[Esame Chuunin] Inaugurazione

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    TORNEO CHUUNIN
    Cerimonia d'inaugurazione


    Anno 20 d.Z. - Yukitsuki



    Perchè le calamità si abbattono sull'uomo con velocità inesorabile? Per distruggere l'opera umana basta un battito di ciglio, anche se per progettarla e realizzarla sono stati impiegati dieci anni. L'omicidio funziona analogamente: un uomo e una donna devono prima unirsi, poi la donna deve gravarsi del fardello della gravidanza per lunghi nove mesi per riuscire a dare alla luce la propria prole; invece per privare della vita un uomo basta un gesto. Un secondo prima si è vivi e vegeti, l'attimo dopo semplicemente non si è più. Puff! E non resta altro che un cadavere a cui dare sepoltura.

    L'accademia del Fuoco era scomparsa nell'arco di una manciata di secondo. Un boato, un'esplosione e un'onda d'urto violentissima avevano disintegrato l'intera struttura, devastato i corpi di chi vi era dentro o nelle immediate vicinanze e portato via con sè tutto il quartiere. Ricostruire era stato difficile e non soltanto per una questione tecnico logistico, ma perchè a dover essere "ricostruito", ancor prima dei palazzi andati distrutti, era lo spirito di un intero popolo. La volontà del Fuoco era stata nuovamente incrinata. Il villaggio della Foglia non sembrava destinato a conoscere pace o tranquillità, ma soltanto distruzione e devastazione. Tuttavia, quello stesso stato di ansia e incertezza verso il futuro, nonchè il dolore per le perdite subite, peraltro nelle fasce più giovani della popolazione, erano comuni a tutte le terre ninja e non. Fury aveva attaccato e lo aveva fatto in grande stile. Un attentato dinamitardo, uno per ogni istituto di formazione giovanile di tutte le nazione sue avversarie.

    Le macerie furono ammucchiate e smaltite. I palazzi ricostruiti e le accademie rimesse in funzione. Tutto avvenne velocemente, complice la forte volontà di mettere subito alle spalle il duro colpo subito. Nonostante i notevoli sforzi profusi nelle opere di riparazione, nulla potè guarire i cuori doloranti dei genitori, dei fratelli e delle sorelle, degli zii e degli nonni, costretti a piangere i propri "piccoli" aspiranti ninja. Se l'invasione dei pirati sembrava la più grande sciagura di quegli anni, nessuno aveva visto ancora niente. "Fury". Un nome che ormai la gente non pronunciava nemmeno più per il timore suscitato dalla figura di quel divino omicida nei cuori di tutti, anche dei più valorosi.

    Quale posto migliore per inaugurare il Torneo Chuunin se non proprio di fronte l'accademia del fuoco? Un nuovo edificio aveva sostituito il precedente. Le pareti rosse erano rese opache dalla pioggia. Solitamente, era buon costume attendere una giornata di sole per una cerimonia tanto importante, ma l'autunno del Paese del Fuoco e un ben noto conto alla rovescia non avevano permesso ritardi nel torneo. Così, sotto una pioggia battente, erano riuniti tutti i kage, ciascuno con due guardie del corpo. A fare gli onori di case era l'hokage, Takayuki Furuichi.

    Alle spalle dei kage svettava il nuovo edificio dell'accademia e di fronte a loro un ridotto pubblico composto da genin provenienti dai vari villaggi ninja, Tetsu compresa. Quei giovani ardenti di valori si erano raccolti lì per cimentarsi in dure prove che gli avrebbero permesso di raggiungere l'agognato grado di chuunin. Nell'area antistante la nuova accademia, erano state piantate rigogliose querce, simbolo inconfondibile del villaggio, creando un piacevole spiazzo verde laddove un tempo sorgeva il precedente istituto di formazione. Tutte le macerie erano portate via, eccetto la grossa effige della Foglia di Konoha incisa su una pietra piena di crepi e dai bordi frammentati. Sotto di essa una banda arcuata riportava una dicitura corrosa ma leggibile: Accademia del Fuoco.

    Era stata posta su un altarino di marmo nero, circondato da una fontana a forma di anello dalla quale si alzavano spruzzi di acqua che si mescolavano alla pioggia. Due chuunin avanzarono lentamente verso la base della fontana, trasportando al centro di essi una corona di fiori nel silenzio generale. Il tempo veniva scandito soltanto dalle gocce d'acqua che picchiettavano sulle foglie e sui sentieri di ciottoli di quel parco memoriale. Dopo che i due ninja ebbero deposto i fiori ai piedi del memoriale, ricevuto un cenno d'assenso da parte dell'Hokage, presero posto tra la schiera dei capi villaggio e i genin. Uno dei due, fisico asciutto e corti capelli neri afflosciati dalla pioggia prese parola, mentre l'altro estraeva un foglio dal giubbotto.

    < Adesso leggerò i team che si affronteranno nella prima prova del torneo. La prova, per motivi di sicurezza, non si terrà qui al villaggio, ma in un luogo appositamente scelto. In data odierna e nei successivi giorni non si baderà a spese per la sicurezza e posso assicurare personalmente che è intenzione dell'Hokage-sama portare a termine questo torneo senza incidenti. >

    Il suo compagno, simile a lui ma leggermente più alto, gli porse un foglio.

    < La prima prova vedrà due team da tre elementi fronteggiarsi. Ad ogni squadra verrà assegnata una bandiera e per superare la prova bisognerà catturare quella avversaria. Il team che perderà la bandiera, sarà eliminato dla torneo. >

    Il chuunin armeggiò col foglio e cominciò ad elencare i team:

    < Il team 1 è formato da Kyoshi Jiki, Haruki Sato e Kaito Aikikawa di Suna.
    Il Team 2 da Sumairu Akame di Kumo, Sakuaron Hoshigaki e Seto Akame di Kiri.
    Il team 3 da Sabito Tora di Tetsu, Juza Wolf e Shingo Watanabe di Kiri.
    Il Team 4 da Shura Shueisha, Eanor Atreides e Jiren Sakata di Konoha. >


    Non appena il chuunin ebbe terminato di dare le indicazioni per i team, l'hokage si fece avanti. Il suo sottoposto si fece da parte, salutandolo chinando la testa. Con studiata lentezza e somma solennità, il kage cominciò a parlare con voce profonda.

    < Puo' la vita essere un fiore? Le sue radici frutto dell'amore. Il suo stelo un corpo forte e robusto. Il suo polline, la sua anima. Ogni suo petalo, un legame, un'opera, un gesto che si ripercuote nel mondo e lo arricchisce. Cos'è un fiore di fronte la falce affilata? Saprà quello stelo resistere al filo sottile dell'acciaio temprato? E se quel fiore fosse davvero la vita, la vita di tanti ragazzini pieni di sogni e di sorrisi, loro saprebbero resistere agli atti scellerati di un folle figlio del tempo stesso, megalomane al punto da proclamarsi Dio? >

    Takayuki, l'hokage, si umettò le labbra. Aveva spero un'intera giornata a preparare quel discorso, ma aveva deciso di non portare appunti al seguito. Sarebbe andato a braccio.

    < No, il fiore non puo' resistere alla falce. No, i ragazzi non possono resistere alle bombe e alla guerra. Ma la colpa è della falce che si è abbattuta sul prato fiorito o di chi è rimasto a guardare, mentre l'oscuro latore di sonno eterno agitava il suo strumento di morte? Verso chi punteremo il dito e minacceremo vendetta? >

    La sua voce tremeva, tradita dall'emozione e della passione profusa che trapelava ad ogni parola. Parlava ai giovanin genin, ai kage alle sue spalle o a sè stesso?

    < Dopo anni, dopo secoli, ancora non abbiamo imparato che affinchè il male trionfi, basta che i buoni siano vinti dall'inerzia? Questo è il momento di chiedersi se ognuno di noi ha fatto tutto ciò che poteva per evitare che tante giovani vite finissero bruciate in un istante. Fate tutti voi questo esame di coscienza e meditate guardando questa lapide insanguinata. Eterno memoriale del nostro fallimento come istituzioni, come leader, come uomini e donne di un mondo libero e giusto, ma che libero e giusto non è. >

    < Per questo io ora chiedo a tutti voi, noi tutti chiediamo a tutti voi, di dare prova di quel senso di abnegazione e di valore che vi ha contraddistinto finora. Abbiamo pianto. Tutti lo abbiamo fatto. Troppi genitori hanno dovuto posare nuda terra su bare fin troppo piccole per gli innumerevoli cadaveri di coloro che un giorno avrebbe indossato i coprifronte dei propri villaggi e, forti di tale onore e privilegio, avrebbero lottato per la pace e la giustizia. >

    Ormai la sua voce sovrastava qualsiasi altro rumore nel parco. Il suo spirito bruciava ardente, ma riusciva comunque a conservare un tono dignitoso, in grado di penetrare gli animi degli astanti e spingerli a riflettere sul compito che gravava su di loro.

    < Quindi ora voi siete chiamati a compensare il vuoto lasciato da questa folle strage. Voi dovete dimostrare di valere più di quanto sia dovuto. Ognuno di voi dovrà lottare e battersi non come un solo uomo, ma come due o tre o anche più. Vi verrà richiesto di sopportare fatiche e sacrifici incommensurabili. Ora vi stiamo offrendo l'opportunità di mettervi alla prova e di migliorarvi. Voi sarete la colonna portante di un nuovo mondo, sarete la nuova generazione di sannin e kage a cui noi passeremo il testimone. >

    < Dimostreremo di essere più forti di come siamo stati descritti. Daremo prova della granitica e incrollabile volontà che anima il cuore di ogni shinobi. Mai, mai nella storia del Nindo abbiamo permesso al male di prevalere su di noi. I nostri antenati hanno lottato per assicurarci la pace e i loro occhi sono ora puntati su di voi.
    Dimostrate di essere all'altezza della gloriosa storia degli shinobi!
    Che il Torneo Chuunin abbia inizio!>


    Dovrete ruolare tutti in questo post. I vostri post dovranno racchiudere tutta la preparazione all'esame, il viaggio, l'arrivo a Konoha, le ansie, le paure, la cerimonia sopra descritta e l'incontro con i nuovi compagni.
    Da adesso si farà sul serio. 7 giorni a partire da oggi per il post, altrimenti OUT. Quindi entro Natale l'inaugurazione sarà conclusa.
    Eventuali proroghe saranno valutate dallo staff, ma comunque per un massimo di 3 giorni.
     
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    Kiri's Ninja
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    [Esame Chuunin] Inaugurazione




    Narrato - - Parlato - "Pensato"
    Parlato altri



    Il mondo ninja era in lutto, tutti piangevano la perdita delle nuove leve, il ricordo di quel fatidico giorno sarebbe rimasto impresso per sempre nella memoria delle persone, aveva lasciato un segno indelebile nelle loro anime.
    Ormai erano passati giorni, anzi mesi da quel fatidico giorno, i palazzi erano stati ricostruiti, le macerie erano scomparse e i cadaveri sepolti in fredde bare di legno, ma i ricordi rimanevano vivi nella mente della gente che passando davanti ai luoghi della strage non vedeva i palazzi nuovi, ma vedeva ancora il fumo e sentiva ancora le urla di disperazione. Shura non era da meno e proprio in quel momento osservava dal tetto di una casa l’accademia del suo villaggio e i ricordi di quel giorno si sovrapposero a quell’ambiente spensierato e nuovamente “felice”.
    Fury, un nome che ormai correva sulla bocca di tutti, grandi e piccini. Dopo quello che aveva fatto era scontato che ora l’intero mondo sapesse di lui. Aveva attaccato simultaneamente tutte le accademie ninja dei grandi villaggi, Tetsu compresa, eliminando un enorme numero di persone, sopratutto bambini.
    Shura se lo ricordava bene quel giorno, era insieme al suo maestro ad allenarsi su un nuovo elemento, era tornato da poco a Kiri dopo una missione che non era andata affatto bene secondo i suoi standard ed era per quello che aveva intrapreso un rigoroso allenamento che lo avrebbe portato a non sentirsi più inutile in una missione, potendo così essere realmente d’aiuto ai suoi compagni. Un boato aveva squarciato l’aria e lui assieme al suo maestro erano accorsi immediatamente sul luogo del misfatto prestando subito i primi soccorsi ai feriti e potendo così ammirare l’inferno.
    Oggi però sembrava essere tutto cambiato, pure Shura, non era più lo stesso di quel giorno, infatti quelle immagini e la voglia di vendicarsi lo avevano portato ad allenarsi incessantemente ed a raggiungere così un livello che neanche lui pensava avrebbe mai potuto raggiungere. Finalmente iniziava a considerarsi un vero ninja di Kiri, un ninja degno della fiducia dei suoi compagni e dell’ammirazione del suo maestro, non che della sua famiglia e del suo clan. Aveva fatto letteralmente dei passi da gigante, era addirittura riuscito a utilizzare l’abilità peculiare di alcuni membri del suo clan, il Ranton, o come l’aveva chiamata il suo maestro l’arte della tempesta.


    Maestro: Allora Shura ti muovi? Dobbiamo andare!

    Quella voce ridestò il giovane dai suoi pensieri, facendolo tornare alla realtà. Si tirò su la sciarpa andando a coprirsi mezzo viso e sospirando scese dalla casa raggiungimento il suo maestro lungo la strada sottostante.

    Maestro: Stavi ancora ripensando a quel giorno? Dai su smettila di vivere nei ricordi, dobbiamo andare, il Kage sta partendo assieme a tutti gli altri, se non muovi il culo rischi di rimanere qui è perderti l’esame!

    Shura si scusò velocemente e corse dietro al suo maestro dirigendosi verso l’ entrata del villaggio ove sarebbe dovuto partire assieme a nientemeno che il Kage in persona, per non parlare della sua scorta e di altri quattro Genin che come lui avrebbero dovuto partecipare all’esame per chunin a Konoha. L’esame per chunin, un evento più unico che raro, ove avrebbero preso parte ninja con il grado di Genin provenienti da tutti i villaggi ninja e non, con il solo scopo di partecipare ad un esame che aveva lo scopo di valutarli e capire se erano idonei ad essere promossi al grado di chunin, uno scalino della gerarchia ninja che avrebbe aperto a loro un mondo ancora più vasto e pericoloso.
    Ad attenderlo alla porta, oltre ai sopracitati membri della spedizione, vi erano niente meno che i suoi genitori che lo guardavano con uno sguardo carico di orgoglio e amore.
    Superati i convenevoli il gruppo partì alla volta di Konoha, il villaggio ninja principale della nazione del fuoco, ove si sarebbe tenuto l’esame. Shura c’era già stato assieme ad un’altro membro del gruppo in cui si trovava ora, Juza il mannaro, un ninja con il cui aveva partecipato a diverse missioni, tra le cui quella famosa missione prima del disastro, e che ora gli stava accanto assieme al suo immancabile lupo Lars.
    Il viaggio fu lungo, proprio come si ricordava, ma appena giunti al villaggio della foglia si potè notare che il clima era identico a quello del loro villaggio, anche loro non avrebbero dimenticato facilmente.


    ”Quel bastardo la pagherà per tutto il male che ha fatto!”

    Diverse ore più tardi il loro arrivo, precisamente la mattina successiva, Shura si sarebbe ritrovato a fissare, sotto una pioggia battente, l’inizio del fatidico esame per cui si era preparato al meglio in tutti questi mesi. Tutti i kage erano lì, ogni villaggio aveva portato con se i suoi migliori genin e ogni ninja era pronto, come lo era lui, a dare il massimo per difendere l’onore del proprio villaggio.
    Una coppia di ninja di Konoha prese la parola iniziando a spiegare le regole di quell’esame.


    -Adesso leggerò i team che si affronteranno nella prima prova del torneo. La prova, per motivi di sicurezza, non si terrà qui al villaggio, ma in un luogo appositamente scelto. In data odierna e nei successivi giorni non si baderà a spese per la sicurezza e posso assicurare personalmente che è intenzione dell'Hokage-sama portare a termine questo torneo senza incidenti.

    Ed ecco il palesarsi delle preoccupazioni di tutti, la sicurezza al primo posto, di certo non volevano avere incidenti come negli ultimi esami. Shura lo sapeva perché il suo maestro gli aveva narrato di alcuni esami finiti male per mano di ninja traditori.

    -La prima prova vedrà due team da tre elementi fronteggiarsi. Ad ogni squadra verrà assegnata una bandiera e per superare la prova bisognerà catturare quella avversaria. Il team che perderà la bandiera, sarà eliminato dla torneo

    Ed ecco spiegata la prima prova.

    ”Non sono venuto qui per giocare a ruba la bandiera... ma capisco lo scopo di questa prova...”

    Shura sbuffò leggermente, pur capendo il significato di quel tipo di prova l’idea di fare quella specie di gioco gli dava comunque un po’ di fastidio.

    -Il team 1 è formato da Kyoshi Jiki, Haruki Sato e Kaito Aikikawa di Suna.
    Il Team 2 da Sumairu Akame di Kumo, Sakuaron Hoshigaki e Seto Akame di Kiri.
    Il team 3 da Sabito Tora di Tetsu, Juza Wolf e Shingo Watanabe di Kiri.
    Il Team 4 da Shura Shueisha, Eanor Atreides e Jiren Sakata di Konoha.


    Shura non conosceva nessuno dei due ninja che facevano parte della sua squadra. Si mise a riflettere, così facendo gli esaminatori avevano diviso i ninja dei vari villaggi, sicuramente avrebbero valutato le capacità dei singoli di adattarsi a delle situazioni difficili e il sapersi relazionare e adattare al meglio con ninja a loro sconosciuti.

    ”Interessante! Ottima idea per creare collaborazione tra i villaggi e allo stesso modo valutare l’adattamento dei singoli elementi della squadra! Facendo un rapido calcolo dovrebbero dimezzare i partecipanti alla fine di questa prova, solo due squadre passeranno il turno.”

    Shura avrebbe cercato di conoscere i due ninja che erano in squadra con lui e avrebbe cercato sicuramente di far combaciare al meglio le singole caratteristiche di ognuno, in fondo era abbastanza pravo in questo, ma il tutto sarebbe avvenuto a tempo debito, ora l’Hokage in persona aveva preso la parola facendo un lungo discorso, al termine del quale decretò ufficialmente l’inizio del torneo.
    Shura guardò il cielo carico di pioggia e sorrise divertito, le danze stavano per cominciare, ora era in ballo e avrebbe ballato come mai prima d’ora.
    “Dimostrate di essere all'altezza della gloriosa storia degli shinobi!”
    Una delle ultime frasi del l’Hokage che era rimasta in testa al giovane, gli mise una carica particolare in corpo, era lì proprio per dimostrare il suo vero valore e dar prova di essere all’altezza, per cui dopo aver preso congedo dal suo gruppo andò a cercare i suoi nuovi compagni di avventure, ed una volta trovati poté notare che erano dei ninja assai particolari, uno addirittura aveva gli occhi completamente bianchi senza la pupilla e dal coprifronte veniva proprio da Konoha, mentre l’altro che sembrava il più grande dei tre veniva da Ame. Shura decise di rompere subito il ghiaccio e racimolare informazioni il più in fretta possibile.


    -Salve a tutti, sono Shura di Kiri, scusate se vado diritto al sodo ma abbiamo poco tempo per capire chi siamo e cosa sappiamo fare in modo da essere efficaci durante questa prima prova, perché non so voi ma io di essere buttato fuori al primo turno non ne ho la minima intenzione! In ogni caso sono specializzato nell’uso dei Ninjutsu, so usare il Suiton e i Raiton, voi invece cosa sapete fare?

    Shura sperava che i due prendessero bene la schiettezza del giovane e capissero il reale motivo.



    Shura

    Resistenza: 200
    Stamina: 200

    Tecniche usate:





     
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    ParlatoNarratoParlato altri Kyoshi JikiJitonSakinOC: lucky<3

    "Avanti..."
    Dissi quella mattina, appena sentii un corpo avvicinarsi alla mia porta. Probabilmente era uno dei miei genitori, venuto per svegliarmi.
    "Kyoshi, sveglia! Oggi devi partire per Konoha… Devi partire per l’esame chuunin"
    "Ah… giusto… è vero che devo partecipare all’esame chunin..."
    Lentamente, mi alzai dal letto. Come ogni singolo giorno da ormai chissà quanto tempo, il mio corpo, come prima cosa al mattino, mi fece notare che non avevo dormito abbastanza la notte scorsa. Per qualche motivo, mi era ancora difficile riuscire a calmare il mio cervello, quando tutti questi stimoli, ancora relativamente nuovi, lo agitavano. Riuscivo a compensare l’energia che mi mancava con massicce dosi di caffeina, ma il mio aspetto fisico ne aveva risentito; due occhiaie non profonde, ma certamente visibili, si trovavano sotto i miei occhi.
    Trascinai i piedi fino alla porta della mia camera, che, una volta aperta, rivelò la figura di mia madre. Sorridente e raggiante come l’avevo vista poche volte, appena mi vide mi strinse in un caldo abbraccio.
    "Sono così fiera di te Kyoshi..."
    "Anche io ti voglio bene mamma..."
    Rimanemmo in quell’abbraccio per un po’. Era bello. Non importa quanto irritato mi ero svegliato: mia madre mi faceva sempre sentire meglio.
    Sorrisi, e mi staccai dall’abbraccio. Poi andai in bagno, per cercare di svegliarmi come si deve. Ne approfittai anche per applicare la pittura facciale, come era mia abitudine fare. Distoglievano l’attenzione dalle occhiaie, e tanto bastava per convincermi a spendere quindici minuti in bagno per dipingere quelle linee sulla mia faccia ogni mattina.
    Dopo aver completato quella routine, scesi in cucina, pronto ad iniziare una giornata. Mi padre era lì, e anche lui, appena mi vide, mi catturò in un abbraccio.
    "Il mio Kyoshi sta per diventare chuunin, che bello! Sembra ieri che ti hanno dato il coprifronte, e guarda quanto in fretta sei migliorato! "
    "Papà, non è detto che diventi chuunin..."
    Dissi io, per smorzare le sue aspettative. Non esistevano favoriti nell’esame chunin, e spesso erano i più sicuri di loro stessi i primi a fallire.
    Non ero PREOCCUPATO dall’esame chunin, sapevo di avere tutte le carte in regola per fare bella figura, ma non lo avrei preso con leggerezza. Il passaggio di grado a chunin era una possibilità troppo ghiotta da buttare via a causa del mio orgoglio.
    Sinceramente, neanche i precedenti “incidenti” degli esami chunin mi impensierivano troppo. Se c’era una cosa in cui ero diventato incredibilmente bravo, quella era rimanere vigile anche quando non sembrava.
    Non ero ancora sicuro di come comportarmi all’esame, di quanto esporre le mie conoscenze. Mostrare troppo poco, e potrei fallire la promozione. Ma mostrare troppo vorrebbe dire mettersi sotto i riflettori, non la cosa più intelligente da fare, visto che eravamo alle porte di una guerra.
    Decisi che ci avrei pensato una volta conosciute le prove a cui mi sarei dovuto sottoporre. Finii la colazione, poi tornai in camera per vestirmi. Sapevo che ci avrebbe atteso un viaggio non troppo corto, quindi indossai quello che indossai di solito durante le missioni: una maglietta bianca, dei pantaloni neri, un poncho color marrone chiaro, ed una sciarpa nera per proteggermi dalle intemperie del deserto.
    Recuperai anche tutto il mio relativamente scarso arsenale, e dopo un velocissimo controllo, lo riposi nei vari portaoggetti che indossavo quotidianamente su di me. Tutto era pronto, iniziava un ulteriore viaggio verso il paese del fuoco. E se fosse andato tutto bene, sarei tornato a Suna con un grado in più.
    Scesi velocemente le scale, e diedi un ultimo, lungo abbraccio ai miei genitori. Sfortunatamente, non avrebbero potuto accompagnarmi all’esame; avrebbero fatto da spettatori.
    Invece, avrei viaggiato insieme ad Haruki, a Izumi, e a Renji. Dopo la creazione di questo team avevo avuto tempo di conoscere bene sia il sensei che la nuova genin; Del Jonin ero riuscito a comprendere poco, era molto riservato e dedito all’insegnamento, anche al costo di sembrare distaccato da noi. Izumi invece era energetica, sempre pronta ad allenarsi, sempre con la testa al prossimo obiettivo. Ultimamente, aveva la testa fissata sull’esame chunin, e non faceva altro che aspettare il giorno in cui avrebbe potuto dare mostra delle sue capacità.
    Mi diressi verso il cancello est, dove mi potetti riunire con i miei compagni di viaggio. Nonostante non fossi in ritardo, Haruki e Renji erano già presenti al punto di ritrovo… e tutti e due sembravano seri e concentrati verso l'obiettivo. Poi arrivai io, tranquillo e sorridente, senza un’ombra di preoccupazione in corpo. Ero impaziente di iniziare!
    "Buongiorno a tutti! Dov’è Izumi?"
    Chiesi per attirare la loro attenzione. Si girarono verso di me, e Renji prese la parola.
    "Ah, eccoti… Sfortunatamente Izumi ha subito una ferita piuttosto grave mentre stava completando una missione, quindi non potrà partecipare al torneo… ma tranquilli, non sarete gli unici ninja provenienti da Suna. Ora che sapete che siamo al completo, possiamo partire. Ma prima, un piccolo monito… Questa è un’opportunità importante: NON sprecatela. Intesi?"
    "Sì sensei… peccato, lei ci teneva tanto"
    Risposi io. Sapevo che non l’avrebbe presa bene, ma questo non mi avrebbe distratto. Dopo questa amorevole raccomandazione, ci dirigemmo all’esterno delle mura si Suna, e noleggiammo tre dromedari, su cui avremmo potuto proseguire fino a Konoha. Il viaggio fu lungo e stancante, ma il fatto che per chilometri ci fossimo solo noi tre diede un po’ di pace ai miei sensi, finalmente un po’ meno stimolati di quando ero in mezzo alla città.
    Stranamente però, il mio radar magnetico, dopo essersi abituato alla costante presenza dei miei due compagni di viaggio e alle loro armi, incominciò a sentire qualcos’altro. Qualcosa che in mezzo a tutti gli altri campi magnetici, non avevo notato. Sottoterra c’erano dei piccoli punti che reagivano con il mio campo magnetico, ed erano dappertutto! All’inizio ne vedevo solo qualcuno, ma più mi concentravo su di essi, più ne riuscivo a localizzare, un po’ come quando si guardano le stelle di notte. Ero quasi completamente sicuro che essi fossero dei piccoli pezzi di metallo, ma più di quello non sapevo dire. Non sapendo bene che farci di questa informazione, cercai di distrarmi parlando con gli altri due miei compagni, e così passai l’interezza del viaggio da Suna a Konoha. E la prima cosa che notai fu che, nonostante ci fossi già stato un paio di volte, essa era nuovamente cambiata.
    Proprio come stava succedendo a Suna (e come in realtà stava succedendo in ogni paese) il villaggio della foglia era ancora in fase ricostruttiva, sia fisicamente, che spiritualmente. Tutti avevano ancora davanti a loro immagini di corpi di bambini martoriati, di genitori straziati, e di tante, tantissime macerie. A prima vista, la vita a Konoha sembrava essere andata avanti, ma era ovvio che non era così.
    Io però non ero qua per elaborare il lutto, ma per dimostrare ad un pubblico le mie capacità. Un po’ come se stessi facendo un’opera teatrale. A pensarci bene, questa era la cosa che più si avvicinasse al recitare che abbia mai fatto in tutta la la mia carriera genin.
    Mi mancava fare l’attore amatorialmente, era da quando ero diventato genin che avevo smesso di seguire il teatro. Se dopo questo torneo avessi avuto un po’ di tempo libero, lo avrei speso con mia madre, a teatro. Sarebbe piaciuto anche a lei!
    Eravamo arrivati a Konoha la sera prima dell’inizio degli esami, quindi io e Haruki venimmo separati da Renji, e mandati nei nostri alloggi. Spartani, ma funzionali. Stanco morto dal viaggio, andai immediatamente a dormire.
    Il giorno dopo mi svegliai, mi preparai, ed inisieme ad Haruki ci incamminammo verso il luogo in cui avrebbero svolto la cerimonia di inaugurazione, ovvero il nuovo edificio adibito ad Accademia ninja, ricostruito dopo l'attacco dinamitardo che aveva colpito gli aspiranti ninja di tutti i Paesi ninja. In contrasto con le edizioni precedenti di questo torneo, la cerimonia di apertura fu molto sobria e contenuta, con poche persone, specialmente se si contano i bagni di folla che avevano caratterizzato gli esami passati. Per quanto la mia parte più estroversa fosse contrariata dalla mancanza di fan adoranti, apprezzai la riservatezza che ci era offerta, specialmente in momento di instabilità come questo. Eravamo noi gruppo di genin, i Kage, le loro guardie del corpo, e due chunin. C'erano un paio di genin che avevo già incontrato, come Suimaru, Eanor e ovviamente Haruki. Ma la persona che aveva attirato di più la mia attenzione era senza dubbio il genin di Kiri, Juza. Con lui avevo un conto in sospeso, e avrei approfittato della situazione per pareggiare vittorie e sconfitte. La prima parte della cerimonia fu molto silenziosa, durante la quale due chunin posero dei fiori su un monumento color nero pece, su cui era appoggiato una maceria della vecchia accademia, in cui era dipinta l'effigie del paese della foglia. Una sobria rimembranza delle piccole vite, portate via troppo presto. Così tante vite portate via così velocemente, e così indiscriminatamente, era una tragedia, e necessitava di essere ricordata. Dopo aver completato la cerimonia di memoria, i due chunin si rivolsero a noi genin, iniziando ad elencare le regole della prima prova. Uno scontro tre contro tre, in cui l'obiettivo era appropriarsi della bandiera del team avversario. Abbastanza semplice, ma l'alto numero di persone in campo aumentava le possibilità e le strategie attuabili in maniera esponenziale. Mi ritrovai in squadra con Haruki, e con un altro ragazzo di Suna che non conoscevo. Probabilmente il genin di cui ci aveva parlato Renji. Le squadre avevano tutte almeno un nome a me conosciuto, e in base alle informazioni che avevo sui genin con cui mi ero scontrato o avevo collaborato, incominciai a pensare alle strategie. Però la cerimonia non era ancora finita, l'Hokage prese parola. Intavolò un discorso molto solenne, pieno di paragoni poetici e ragionamenti filosofici. Forse non il tono più adatto per un gruppo di giovani soldati. Non provai neanche a prestare attenzione, tanto era preso altri pensieri che continuavano ad affollare la mia mente come strategie, tattiche, voglia di rivalsa su altri genin lì presenti, e sicuramente non ultimo, le informazioni che il mio chakra mi stava dando sulla zona a me circostante, sia per quanto riguarda le persone, che per quanto riguarda quei piccoli granelli di materiale magnetico che stavo continuando a percepire. Un punto dell'arringa dell'Hokage però attirò la mia momentanea ed effimera attenzione:
    "[...]Questo è il momento di chiedersi se ognuno di noi ha fatto tutto ciò che poteva per evitare che tante giovani vite finissero bruciate in un istante. Fate tutti voi questo esame di coscienza e meditate guardando questa lapide insanguinata.[...]"
    Stava cercando di scaricare parte della colpa per l'attentato su di noi, dei genin, letteralmente le persone che avrebbero potuto fare meno in quella situazione e che non avevano nessun impatto sulle decisioni geopolitiche di paesi per cui stavano combattendo? Decisi di non pensarci più di tanto, e dopo la fine del capo della foglia, ci fu lasciato un po' di tempo per parlare con i nostri compagni di squadra. Non fu difficile individuarli, un po' perché uno di loro lo conoscevo molto bene, un po' perché eravamo gli unici Suniani in quel gruppo di genin. Mi avvicinai a loro due, e finalmente ebbi la possibilità di osservare per bene il mio compagno meno conosciuto. Era un ragazzo molto esile e minuto. Aveva capelli rossi, e occhi blu molto particolari per un ragazzo Suna. Cioè, non che io e Haruki fossimo più... standard, ma poco importa. Senza alzare troppo la voce, presi la parola.
    "Ciao... Kaito, giusto? Piacere, sono Kyoshi, e saremo compagni do squadra per la prima prova... direi che sarebbe una buona idea incontrarci in camera di qualcuno stasera, per discutere di strategie, che ne dite?"
    Mentre ascoltavo le loro risposte, iniziai a pensare al team che mi era capitato. Tutti e tre sembravamo specializzati in ninjutsu, non proprio la combinazione migliore, visto che per vincere bisogna andare dal team nemico, e prendere fisicamente la bandiera. Sarà un problema elaborare una strategia che ci consenta la vittoria.
    La mancanza di qualcuno bravo nel corpo a corpo sarebbe stata una mancanza importante, ma avrei trovato una soluzione. Tranquillo e calmo come mio solito, sapevo che sarei riuscito a superare questo esame, quindi ritornai negli alloggi per i genin, aspettando il giorno seguente per iniziare le danze.

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    ◊ Capitolo I - Presagio di Catastrofe

    Scheda - Parlato - Pensato
    Amegakure - Ora di Pranzo - D-Day

    Riguardo ai fatti che avvennero il 1 Dicembre dell'anno corrente, e riguardo a ciò che ne conseguì, non credo di essere la persona più indicata a parlarne, giacchè potei subirne soltanto l'eco, l'onda d'urto per così dire, ma molti di coloro che sarebbero più accreditati per parlarne si rifiutano...o sono morti nell'esplosione, quindi, per quanto non sia la persona più adatta, esporrò il mio pensiero riguardo ai fatti del 1 Dicembre, Anno 20 d.Z., il giorno in cui tutto cambiò.


    Man of The World


    L'esplosione principale, quella dell'"Accademia delle Arti Ninja di Amegakure" avvenne all'ora di pranzo, più o meno verso le 12:30, orario in cui le lezioni terminano e gli studenti si recano in refettorio per pranzare; il refettorio è anche luogo di ritrovo per gli insegnanti e gli assistenti, giacchè la sala da pranzo è molto vasta, e unica per tutta la scuola.
    E' stato li, infatti, che la maggior parte dei corpi, carbonizzati dalle fiamme e schiacciati dalle macerie, sono stati ritrovati, ammassati e fusi tra loro dalla pelle e dai vestiti disciolti e ri-solidificatisi davanti alle porte d'uscita, bloccate dalla parte opposta da alcune macerie del piano superiore...non avevano avuto via di scampo...erano chiusi in un forno crematorio, e chi non è morto per le inalazioni di fumo, è morto per le fiamme, che non trovando altro sfogo, si sono condensate nella stanza come fosse un forno, carbonizzando tutti i presenti lentamente e indistintamente, insegnanti e bambini.
    La seconda esplosione, quella della tanica di propano che alimentava il gas della scuola, è avvenuta 5 minuti dopo la prima a detta degli abitanti dei palazzi astanti, che hanno potuto scandire con ansiogena chiarezza le tempistiche di quello che solo successivamente, è stato identificato come un attentato.
    Se la prima esplosione aveva incrinato pesantemente l'integrità della struttura, la seconda detonazione aveva disintegrato il muro portante interno, facendo letteralmente collassare la struttura su se stessa, uccidendo chiunque fosse riuscito a sopravvivere al primo piano o al piano terra.
    Le uniche persone che riuscirono a uscire vive da quell'inferno di fuoco, cemento e metallo, pur ferite, alcune anche gravemente, furono coloro che si trovavano ancora al secondo piano, coloro che si erano attardati ad andare a pranzo, magari sistemando qualche compito per l'ora successiva, o semplicemente si erano fermati al bagno o a parlare con i compagni.
    Loro si videro crollare il pavimento sotto ai piedi, finendo al piano inferiore e schiacciando i corpi dei propri insegnanti e compagni di classe, riuscendo ad evitare le fiamme ed uscire, anche se feriti, fuori dalla scuola.
    Dopo la seconda esplosione, quando la cenere si depositò sul terreno bagnato dalla pioggia, ci si rese conto che i sopravvissuti, su 650 persone tra personale della scuola, corpo insegnanti e studenti presenti quel giorno, non arrivavano a 100, e non sono certo di quanti, tra quei 70-80, siano morti in ospedale in seguito alle ferite riportate quel giorno.
    Ricordo bene che a quell'ora io ero a casa, stavo preparando il pranzo, quando un esplosione assordante mi colse di sorpresa, i vetri esplosero in frantumi in tutta la casa, scoprii poi che era successo la stessa cosa a chiunque in un raggio di 2km dall'esplosione.
    Mi gettai a terra quando sentii tremare la terra, mi coprii il volto appena vidi i vetri andare in frantumi, capii subito che era successo qualcosa di terribile, sapevo riconoscere un esplosione quando ne sentivo una, ed abitando piuttosto vicino all'Accademia, circa 1km, subii la poderosa onda d'urto dell'esplosione principale, che distrusse completamente la mia palizzata esterna, il cancello di accesso di casa mia e anche parte del tetto, tutto venne spazzato via verso est, pare che molti detriti volati dal nostro quartiere abbiano colpito anche l'ospedale, ma senza causare gravi danni alla struttura o ai degenti.
    Ricordo una sirena, una sirena assordante che cominciò a suonare per 20 minuti di fila senza mai smettere.
    Uscii subito di casa, aprendo violentemente la porta principale e saltai sul tetto, per avere una visione periferica migliore della zona; mi resi subito conto da dove provenisse l'esplosione, giacchè una colossale colonna di fumo, denso e nero come la pece, si innalzava dall'accademia, tra le urla delle persone, udibili fino a qui, sovrastate dalla sirena d'emergenza del villaggio, che mai, in 25 anni, avevo sentito suonare, era un presagio di catastrofe.
    Mi gettai dal tetto con un balzo agile verso il tetto davanti al mio, in direzione dell'accademia, e mentre balzavo da un tetto all'altro, guardavo le strade sotto di me, ricolme di persone che fuggivano nella direzione opposta, urlando con in braccio bambini e animali da compagnia, gettandosi nelle strade ricolme di detriti e pioggia per mettersi in salvo.
    Il mio pensiero andò poi all'orfanotrofio, piuttosto vicino all'accademia anche se in posizione inferiore rispetto ad essa; essendo esso posizionato in fondo alla collina forse l'onda d'urto non lo aveva danneggiato, forse i bambini stavano bene...forse.
    Quando arrivai davanti all'accademia, tra le urla dei soccorritori e i pianti delle donne attorno a me, la visione che ebbi fu talmente...come dire...forte...prorompente, inaspettata...da lasciarmi senza fiato.

    SxNAFy



    La scuola era una gigantesca palla di fuoco, il tetto non c'era più, era sprofondato al pian terreno, e le mura laterali resistevano a stento.
    Non riuscivo a muovere un muscolo davanti a quella visione, i miei occhi riflettevano la luce delle fiamme, mentre, con la mente, ripercorrevo tutti i momenti che avevo passato la dentro, tutte le verifiche, gli allenamenti, gli esami...cristo ero li due giorni fa per consegnare dei documenti...potevo essere li oggi, potevo essere li dentro ora.
    Non ebbi il tempo di analizzare i miei pensieri, i soccorritori mi costrinsero ad abbandonare la zona, spingendomi via e portando delle barelle il più vicino possibile alla scuola, ancora in fiamme.
    Arrivarono molti ninja in tenuta da combattimento, che con grande maestria e controllo di se, sfruttarono il loro chakra suiton per cercare di domare le fiamme, riversando potenti e precisi getti d'acqua alla loro base, mentre i ninja medici, i primi ad arrivare sul posto, cominciarono a eseguire medicazioni di primo intervento sui feriti, in attesa che arrivassero le ambulanze per portarli all'ospedale più vicino, l' "Ame General ".
    Mi sentii totalmente inutile in quella situazione, desideravo ardentemente aiutare, ma capii presto che sarei stato solo d'intralcio ai soccorsi, ero solo un genin dopo tutto, non avevo conoscenze mediche, ne altre conoscenze utili in questa situazione, quindi passai oltre il cordone di sicurezza imposto da alcuni jonin, e rimasi a guardare da lontano.
    Con la coda dell'occhio, vedevo delle figure muoversi molto rapide nella folla accalcatasi li, alcuni erano anche sul tetto del palazzo antistante, e più mi guardavo attorno, più vedevo questi individui, che si guardavano attorno, e scrutavano tutto senza destare la minima attenzione.
    Almeno dieci ANBU avevano circondato il perimetro della scuola, fu quello che mi fece capire che non si trattava di un un incidente, mai visti così tanti ANBU tutti insieme; avevano circondato tutta la zona, e stavano cercando di capire se qualcuno di sospetto fosse venuto ad ammirare la sua opera...mi sentii gelare il sangue nelle vene quando vidi una di quelle maschere, dal tetto del palazzo alla mia destra posare il suo vitreo sguardo su di me, passando poi alla persona accanto a me; quelle maschere non facevano trasparire nessuna emozione, chi c'era dall'altro lato? Un uomo? Una donna? Un essere umano?.
    Decisi di tornare a casa, li non potevo fare molto dopo tutto, e sapevo che la peggior cosa che potessi fare era intralciare i soccorritori, quindi diedi pace al mio animo, quanto possibile almeno, e tornai a casa, i vetri andavano sostituiti, ed il tetto andava riparato in fretta, o la pioggia avrebbe potuto causare danni da muffa.

    - Un anno dopo, dimora degli Atreides -



    La notizia dell'esplosione si era propagata prima in tutto il paese, e poi in tutto il resto del continente, ma non fu un caso isolato, come all'inizio si era ipotizzato, nè tanto meno un incidente.
    I telegiornali di tutto il continente diedero la notizia che più o meno alla stessa ora, in tutti i maggiori villaggi del continente, un attacco della stessa identica portata aveva spazzato via le accademie ninja o le istituzioni preposte allo stesso scopo, annientando, di fatto, un intera generazione di nuovi ninja.
    La notizia scosse le fondamenta dell'intero sistema militare continentale, molte telefonate furono fatte, molti incontri programmati, molti piani ideati, ma la realtà dei fatti era che al momento, una ricostruzione totale era possibile solo in parte, un palazzo di mattoni poteva essere ricostruito, non ci sarebbe stato alcun modo di riportare indietro quelle migliaia di bambini morti, un intera generazione di genin distrutta nel giro di 10 minuti, in perfetta sincronia, un attacco terroristico di una portata mai vista prima, non dalla dipartita dell'Imperatore del Fuoco Zero, almeno.
    o0RBg0
    Quel giorno, un martedì mattina presto, sentii bussare alla porta, non aspettavo nessuno in realtà, quindi mi diressi rapido a vedere chi mi stesse cercando così presto, e rimasi felicemente sorpreso quando, dall'altra parte, vidi Bann, il mio Jonin di riferimento, nonchè ormai amico.
    Era vestito in tenuta civile, probabilmente era il suo giorno di riposo, con la solita benda sull'occhio sinistro e i suoi capelli castani, perennemente spettinati e lasciati al vento, come amava fare da quando lo avevo conosciuto, 2 anni addietro.
    Lo invitai ad entrare, e notai che stringeva una cartellina nera sotto il braccio sinistro, il suo sguardo era leggermente cupo, non che fosse un tipo sorridente generalmente, ma questa volta era più scuro del solito.

    «Grazie Eanor, non ti ruberò molto tempo, intanto come stai?»

    «Bene tutto sommato, ultimamente non sto facendo molto, la situazione è quella che è.»

    «Si lo immagino, ma se ti annoi sarai contento della notizia che ti sono venuto a portare, ho chiesto al Kage in persona di potertela notificare io stesso.»

    «L'Amekage? Sai che non l'ho mai incontrato di persona? Cosa vuole il grande capo..»

    «Tu sei, assieme a molti altri, ufficialmente l'ultima generazione di genin ancora in vita, con quello che è successo adesso tutti gli occhi sono puntati su di voi, ci vorranno anni per poter addestrare una nuova generazione di ninja, e la guerra incombe vicina, dobbiamo prepararci a una schermaglia con il nemico, un nemico che conosciamo ancora troppo poco.»

    «Cosa stai cercando di dirmi Bann? Che devo andare in guerra?»

    «Si e no, un passo alla volta.»

    Appoggiò poi la cartellina sul tavolo, e, una volta aperta, ne tirò fuori un documento di diverse pagine, almeno 10, sulla cui copertina svettava una scritta a caratteri maiuscoli ben più grande del resto del testo, il titolo era...

    «Esame di selezione dei Chunin? Adesso capisco perchè sei voluto venire di persona...»

    «E' stato deciso che, vista la scarsità di forza militare attualmente impiegabile, è necessario testare i genin più meritevoli e promettenti, e vedere se hanno le carte in regola per passare al grado di Chunin, non possiamo più adagiarci su gli allori Eanor, non può permetterselo Ame come nessun altro paese del continente...la minaccia si è concretizzata, e occorre una risposta a tono.»

    «Dove si terranno gli esami? Qui?»

    «No, a Konoha, è stata scelta quella sede per motivi a me sconosciuti, tra gli altri sicuramente motivi di sicurezza, vorrei accompagnarti io stesso se per te va bene.»

    «Non vorrei nessun altro al mio fianco lo sai...mi hai insegnato tutto quello che sò, quando sono uscito da quell'orfanotrofio ero perso, ma l'accademia mi ha formato, mi ha dato gli strumenti per difendermi, per combattere...sarebbe un insulto alla memoria dei caduti non combattere.»

    «Ero sicuro che avresti accettato, quindi mi sono permesso di compilare le scartoffie burocratiche al tuo posto, devi solo firmarmi questo foglio e siamo pronti, si parte domani stesso.»

    Presi una penna dalla scrivania li vicina e apposi le 6 firme necessarie, il tutto si stava concretizzando molto rapidamente, e non ebbi molto tempo per pensare a cosa provassi o sentissi, di certo ero molto felice per la fiducia accordatami dalle alte cariche militari, dall'altra, temevo di deludere il mio villaggio, il mio intero Paese, una paura che però ero certo essere condivisa dai cuori di molti degli altri genin che, come me, avevano ricevuto la stessa notizia.

    «Bene, ci vediamo qui domattina alla stessa ora, ci aspettano due giorni di viaggio, arriveremo il giorno precedente alla cerimonia di inaugurazione del torneo, prepara le tue cose e saluta chi devi, non torneremo ad Ame per un po di tempo.»

    Quella notte mi addormentai con la certezza nel cuore che il giorno successivo cominciava un nuovo capitolo della mia vita, e che, comunque fossero andati gli esami, le cose non sarebbero più state come prima.

    - Il giorno seguente, dimora degli Atreides. -



    Bann bussò alla mia porta di buon mattino, verso le 8, io ero già in piedi da un ora, stavo sistemando le ultime cose per il viaggio.
    Gli shuriken e il cavo metallico erano riposti nel mio borsello, e l'innovativa arma che avevo acquistato da poco, riposta in salotto, pronta per essere evocata tramite il mio nuovo polsino per evocazioni, ben legato al polso destro, con il sigillo del richiamo già disegnato la sera precedente.
    L'idea era quella di viaggiare leggeri; il mio bagaglio principale, le mie conoscenze delle arti magiche, era diventato molto più ricco e pesante negli ultimi mesi, la scoperta del mio elemento secondario mi aveva dato la possibilità di apprendere nuove tecniche, alcune si sposavano molto bene con il mio elemento primario, che ormai padroneggiavo alla quasi perfezione.

    *Toc Toc Toc*

    «Arrivo Bann! Quasi pronto»

    «Sbrigati!»

    Sentii urlare dall'altra parte della porta.
    Sistemai gli ultimi preparativi e chiusi casa, pronto a partire con Bann alla volta di Konoha.
    Ci incamminammo verso l'uscita est del villaggio, di li avremmo camminato per due giorni sempre dritti verso Est, fino ad arrivare a Konoha, il viaggio era relativamente breve e sempre dritto, non ci sarebbero stati particolari problemi, fù molto più complicato raggiungere Tetsu per quell'allenamento speciale.
    La pioggia accompagnava i nostri passi, gli ombrelli che aveva portato Bann ci riparavano, ma il continuo scrosciare dell'acqua, misto al panorama cupo e nuvoloso, non rendeva certo quel viaggio il più piacevole mai fatto.
    Mentre camminavamo, incontrammo molte persone lungo la strada, per lo più mercanti o viandanti solitari, tutti si dirigevano verso Est come noi, e non verso Ame, come avveniva spesso.
    C'era uno strano sentimento nell'aria, gli attentati del 1 Dicembre erano accaduti ormai 30 giorni fa, ma la ferita era ancora molto fresca negli occhi degli abitanti del continente, che, in un modo o in un altro, erano stati colpiti dalla tragedia, e avevano ancora molta paura delle grandi città, facile bersaglio.
    Le bombe non avevano distrutto solo le accademie, ma anche interi distretti abitativi, negozi, ristoranti...le vittime non erano state soltanto bambini e insegnanti, molti soccorritori erano periti nel tentativo di estrarre vivi dalle macerie i sopravvissuti, e molti altri erano morti in seguito alle inalazioni di fumo, la stima dei morti non era stata ancora rilasciata ufficialmente, ma ad Ame come minimo 700 anime si erano spente quel giorno e i giorni subito successivi.

    «Come ti senti? Carico? Sei un po silenzioso oggi..»

    «Più o meno, non ho mai sostenuto una prova così importante...non amo il pubblico lo sai, immagino che ci saranno anche gli altri Kage no? »

    «Oh si, l'Amekage si teletrasporterà li il giorno stesso, motivi di sicurezza.
    Ci saranno anche vari esponenti di alcuni villaggi minori, sai, quelli non abbastanza grandi da avere molti genin da mandare al torneo, vuole essere non solo un torneo di ninja, ma anche un messaggio di unità, di fratellanza, di vicinanza nel momento più buio.»


    «Capisco...si sa nulla sulle prove d'esame?»

    «Sapremo tutto quando arriveremo a Konoha, ormai siamo quasi a metà del viaggio, quando saremo li potrai riposarti, il giorno seguente ci sarà la cerimonia di inaugurazione, presenzieranno tutti i Kage, sarà un momento importante, sicuramente solenne, parlerà l'Hokage.»

    «E noi ci saremo.»

    - Due giorni dopo, Konoha, giorno dell'Inaugurazione -



    La pioggia pareva aver seguito le nostre orme fino a Konoha, giacchè quella mattina nemmeno il cielo, nuvoloso e cupo, smetteva di piangere per le vittime dei recenti attentati terroristici.
    Ci eravamo sistemati la sera precedente, dopo il nostro arrivo in città, in una palazzina del centro villaggio, non molto distante dal palazzo del Kage, o almeno quello è ciò che credevo fosse, essendo il palazzo più grande di tutto il villaggio, e riportante un grande simbolo del fuoco sulla parete nord.
    Era la mia primissima volta a Konoha, ma ne avevo sentito parlare così tanto che quando la vidi, non rimasi particolarmente colpito.
    Era un villaggio semplice, alte mura a protezione di esso, un distretto del mercato, uno abitativo, uno industriale, molta vita per le strade e una densa foresta che proteggeva tutto questo dal resto del mondo, era bello certo, suggestivo forse, ma non rimasi particolarmente colpito dall'architettura, molto semplice e, per certi versi, umile.
    Il giorno della cerimonia, la piazza antistante alla vecchia accademia ninja del villaggio, rasa al suolo proprio come la nostra, era gremita di persone, ninja e non, tutti volevano assistere al discorso dell'Hokage, previsto per quella mattina.
    L'accademia era stata ricostruita in tempi record, un edificio dalle pareti rosse come la volontà del fuoco, che ardeva nei cuori dei ninja di quel paese, così dicono almeno.
    L'unico ricordo della vecchia accademia pareva essere una grossa effige con il simbolo del fuoco, dai contorni smussati e parzialmente annerita dalle fiamme.
    Quando la cerimonia ebbe inizio, un chunin in divisa salì sul palco costruito per l'occasione, e si avvicinò al microfono posto al suo centro, mentre l'attenzione di tutti era rivolta verso di lui e il suo compagno.

    «Adesso leggerò i team che si affronteranno nella prima prova del torneo. La prova, per motivi di sicurezza, non si terrà qui al villaggio, ma in un luogo appositamente scelto. In data odierna e nei successivi giorni non si baderà a spese per la sicurezza e posso assicurare personalmente che è intenzione dell'Hokage-sama portare a termine questo torneo senza incidenti.
    La prima prova vedrà due team da tre elementi fronteggiarsi. Ad ogni squadra verrà assegnata una bandiera e per superare la prova bisognerà catturare quella avversaria. Il team che perderà la bandiera, sarà eliminato dla torneo.

    Il team 1 è formato da Kyoshi Jiki, Haruki Sato e Kaito Aikikawa di Suna.
    Il Team 2 da Sumairu Akame di Kumo, Sakuaron Hoshigaki e Seto Akame di Kiri.
    Il team 3 da Sabito Tora di Tetsu, Juza Wolf e Shingo Watanabe di Kiri.
    Il Team 4 da Shura Shueisha, Eanor Atreides e Jiren Sakata di Konoha.»


    Quando nominò il mio nome, mi resi conto, qualora non lo avessi fatto già inconsciamente prima, che ormai non si tornava più indietro, sarei tornato ad Ame da Chunin o da sconfitto, e non so se avrei avuto il coraggio di mostrare la mia faccia in giro dopo un simile disonore verso il mio paese e tutto ciò che l'istituzione dei "Ninja di Ame" rappresenta.
    Fu poi il turno del'Hokage, che prese la parola e fece un discorso che, ancora oggi, ricordo come profondamente malinconico e al contempo ottimista, una speranzi di un futuro non scevra dalle difficoltà che ci attendono, ma consci del fatto che i ninja non sono solamente una forza militare, ma un istituzione votata alla pace, e non alla guerra, ma comunque pronti a combattere per ciò in cui ognuno di loro crede, qualunque cosa essa sia.
    I miei compagni erano dunque un certo Shura e un certo Jiren, quest'ultimo di Konoha a quanto pare; fu il primo nominato a farsi vivo ancora prima che io potessi capire che volto avevano quei nomi su una lista, un ragazzo con il copri-fronte di Kirigakure, alto poco meno di me e con i capelli bianchi, di corporatura media, e uno sguardo leggermente arcigno, di qualche anno più giovane.

    «Salve a tutti, sono Shura di Kiri, scusate se vado diritto al sodo ma abbiamo poco tempo per capire chi siamo e cosa sappiamo fare in modo da essere efficaci durante questa prima prova, perché non so voi ma io di essere buttato fuori al primo turno non ne ho la minima intenzione! In ogni caso sono specializzato nell’uso dei Ninjutsu, so usare il Suiton e i Raiton, voi invece cosa sapete fare?»

    Così esordì il ragazzo, e mi piacque la sua schiettezza, dritto al punto, come faccio io.
    Sembrava un genin abbastanza navigato, non il primo promosso che capita, e capii che potevo aver trovato un affidabile compagno di squadra, toccava capire chi fosse questo Shura adesso.

    «Piacere, io sono Eanor, da Ame.
    Per quanto riguarda me, Katon e Doton sono le mie armi principali, direi che copriamo quattro elementi su cinque, niente male davvero.
    Hai idea di chi sia questo Shura? Vedo molti coprifronte di Konoha ma non credo di riconoscerlo..»


    Sono l'unico PG di Ame che partecipa, quindi ci tenevo a dare una visione di Ame al momento dell'attentato e dei suoi momenti successivi, per poi ricollegarmi al torneo come sua diretta conseguenza.


    ◊ Resistenza 150
    ◊ Stamina 200
    ◊ Equipaggiamento
    - 1x Kunai
    - 5x Uchiha Shuriken
    - 20m Filo d'Acciaio
    ◊ Conoscenze e Maestrie
    - Oratorie e Popolari [LV.I]
    - Arte Suprema del Fuoco [LV.I]
    --------------------------------------------------- »
    Azioni






    Edited by Revan - 21/12/2020, 14:09
     
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    Che bella la Luna. Quello era l'unico pensiero in quel preciso momento. Splendeva così raggiante lì in alto, accompagnata dalle sue solite damigelle d'onore, le stelle, che altro non potevano fare se non sforzarsi di brillare come lei, regina in vestiti lucenti, seduta proprio sul trono che più si addice ad ella. Un infinito manto scuro, cupo come le tenebre stesse e pulito di qualsiasi macchia di nuvola, fa da cornice a tale meraviglia. La sua bellezza incantava ed ammaliava, ero completamente paralizzato dinanzi ad essa. Tutto tace. Tutto è tranquillo. Nessuno sembrava intenzionato a spezzare cotanta pace. Uno stato di quiete ottenuto con grande dolore e con i sacrifici di anime troppo giovani per essere state spezzate in quel modo. Lo sguardo puntava proprio alla Luna ma per i più attenti, era facile capire che ero completamente sommerso dai pensieri, assente dunque nello spirito ma presente solamente con la carne. Tanti erano i timori e tanti erano i visi di dolore impressi nei ricordi, di madri e di padri, di giovani ed anziani. Il mondo ninja aveva subito un "duro" colpo, anche se era meglio usare un altra parola per descrivere ciò che veramente era successo. Quel nome andava a ripetersi più e più volte, attaccando la mente dall'interno, proprio come una sanguisuga che si ciba del corpo dall'interno. Le sue azioni erano state terrificanti, forse impensabili anche per il più cattivo uomo presente sulla faccia della Terra. Lui era diverso. Lui incarnava il male stesso. Progenitore del male e al tempo stesso, figlio del demonio.

    Fury..

    Sospirai, provando a liberarmi di tali pensieri ma a nulla serviva tale intento. Era lì e non voleva proprio volersene andare. Il male stava trionfando, avvolgendo il mondo intero in un caloroso abbraccio. Il bene era debole, troppo esile per riuscire a portare un contrattacco e ristabilire gli equilibri. La Luce ormai non riusciva più a guidare i più deboli. Un gregge che dunque, si ritrova a marciare senza un pastore, priva di una guida vera e propria. Sospirai nuovamente, lasciandomi andare a quella visione pessimistica che da sempre avevo della vita. In quella solitudine, in quella calma e in quel silenzio, riuscivo a trovare il vero me stesso. Sentivo come se non appartenessi a tale realtà, ad un mondo che era fin troppo cruento per il mio essere. Non accettavo tutto questo male. Non contemplavo tale mostruosità eppure ero lì, seduto sul tetto di quella che era stata da sempre la mia abitazione, incapace di muovere un muscolo per fermarlo. Come potevo? Debole. Ripetevo nella testa. Devo diventare più forte. Aggiungevo. Riuscirò un giorno..? i costanti dubbi facevano a pugni con la mia volontà. Dentro di me vi era una guerra di trincea, un conflitto che non riuscivo a far cessare e che continuava a logorarmi e che impediva di prendere posizione. Inoltre, la scoperta delle mie radici non aiutava affatto. Un passato che ora diventava sempre più oscuro, inferiore solamente allo stato in cui si ritrovava il mondo ninja. Un Senju. Buffo pensare come un essere come me poteva in qualche modo incarnare il potere della Vita. La serata proseguiva, lenta come non mai.

    « Sapevo di trovarti qui »

    Quella voce così soave, così dannatamente pura e gentile, altro non poteva appartenere che ad ella. La quiete del posto si era dunque spezzata e mai ero stato così felice. Con la sola presenza riusciva a rasserenare i momenti più bui, portare luce sul mio cammino e accompagnarmi proprio come un angelo custode. Forse lo era davvero. Dovetti spostare una ciocca di capelli caduta proprio a coprire l'occhio destro, mentre tutto il capo ruotava proprio in direzione dell'angelo, Shizuka. Rimasi incantato da quella visione, da quel viso che riusciva a splendere più della Luna stessa e da quel sorriso capace di placare qualsiasi mia ansia e paura. Risposi a quel dolce sorriso, emulandolo a mia volta e facendo in modo che i nostri sguardi s'intrecciassero l'uno contro l'altro.

    « Questo è il posto che più amo in assoluto »

    « Ti conosco Haru. Cos'è che ti tormenta? »

    « ..Nulla.. »

    Lo sguardo si distaccò dal suo, andando a rivolgersi nuovamente alla Regina lucente in alto. Era vero. Lei più di tutti conosceva esattamente ogni mio lato nascosto, forse più di me stesso. Non riuscivo a nascondermi dai suoi occhi e dalle sue attenzioni, proprio come due poli magnetici opposti, ci ritrovavamo sempre insieme, uniti da qualcosa che andava oltre l'amicizia e da quella specie di fratellanza.

    « Non mentirmi. Non a me Haru »

    Stetti in silenzio, non riuscendo minimamente a darle una risposta concreta. Lei era l'unica che riusciva a vedere attraverso la mia corazza e abbattere ogni debolezza.

    « Domani dovrai partire per l'esame Chuunin e ciò che è successo ti affligge e non poco »

    « Hai centrato il punto.. »

    « Non devi farti abbattere. Ti aspetta un giorno importante e sappì che sarò sempre con te.. »

    « Shi.. »

    Rapida si mosse, portando il proprio busto ad avvicinarsi e porre le sue labbra al contatto con le mie. Sentì come un lungo brivido percorrere la spina dorsale mentre gli occhi erano spalancati, completamente colto alla sprovvista dall'iniziativa di Shizuka. Il bacio fu' decisamente romantico e molto passionale, quasi riuscivo a sentire i suoi sentimenti. Ero felice, sollevato dall'oscurità in cui vagano e posto ora sotto una grande luce. Il faro del mio sentiero era lì, proprio al mio fianco, pronta ad alluminare ogni pericolo.

    [...]



    Il risveglio era stato uno dei più perfetti mai avuti. Sembravo sereno come una pasqua, libero da qualsiasi fardello e da ogni sorta d'ansia e preoccupazione, anche se non erano completamente sparite ma solamente accantonate. La serata era proseguita in maniera piacevole, forse fin troppo. Ero davvero felice del colpo di scena avvenuto in quel momento ed ero quanto più carico possibile, pieno d'energie e vitalità. L'alba era giunta, portando un nuovo giorno sulle calde sabbie di Suna. Le temperature s'aizzavano lentamente, proprio ad accompagnare il sorgere del Sole stesso. Detti un rapido sguardo al piccolo orologio fissato su un altrettanto piccolo mobile, fatto in legno e colpito da una potenza ben superiore a Fury stesso, il tempo. Le lancette segnavano circa le sette di mattina ed avevo ancora tempo per prepararmi per il lungo viaggio, proprio verso il luogo dove risiedevano le mie radici. Ancora vivi erano i ricordi di quella prima missione, anche se ormai di tempo n'era passato, le capacità erano aumentate, così come le abilità nel campo dei Ninjutsu. Sollevai il corpo dal letto, portandolo a indossare un completo quanto più semplice possibile, capace di donarmi una grande mobilità e resistenza al tempo stesso. Gli arti superiori, inoltre, andarono a controllare che il Copri Fronte fosse ben stretto alla nuca e successivamente l'abnorme Giara di Sabbia veniva collocata e cinta alla cintura trasversale. Ero pronto, armato di un incredibile determinazione e carico d'energia, non potevo desiderare di meglio. Le leve inferiori trascinarono il resto del corpo verso la porta, cercando di muovermi in modo quanto più silenzioso possibile.

    « Buongiorno Haruki »

    La voce di Kazuhiko interruppe i miei movimenti, facendomi arrestare proprio sull'uscio della porta, tenuta poi semi aperta.

    « Buongiorno, non volevo svegliarti »

    « Tranquillo. Metti tutto te stesso in questo esame e ricorda.. sono molto orgoglioso di te »

    Rimasi immobile per qualche secondo mentre un eco ripeteva quelle esatte parole nella mente. Era la prima volta che mi donava tali parole e ciò, mi rasserenava il cuore, andando a riempirlo di gioia infinita. Sorrisi infine, per la prima volta dinanzi alla sua figura. Era davvero un giorno speciale.

    « Grazie. Tornerò da Chuunin, promesso »

    Gli diedi le spalle, incamminandomi verso il luogo d'incontro datomi da Renji stesso. Sospirai, caricandomi sulle spalle le speranze di quella "famiglia". Non volevo deluderli, non potevo assolutamente farlo e avrei provato in qualsiasi modo ad afferrare quel grado e tornare quindi da vincitore in questo caldo Deserto. La sinuosa polvere gialla ribolliva nel ventre della Giara, quasi come a voler emulare quel piccolo fuoco che cresceva dentro di me. Impiegai poco tempo a raggiungere il Capitano del team, Renji Yomo. Il Jonin dal bianco crine stava aspettando al cancello di Suna, pronto a scoprire com'erano cresciuti i suoi due allievi e quale livello avevano raggiunto. Arrivai per primo, ponendo lo sguardo proprio sul Jonin, che probabilmente era lì già da un bel po' di tempo.

    « Buongiorno »

    « Ciao Haruki. Come ti senti? »

    « Bella domanda. Ho talmente tante emozioni in corpo che elencarle tutte mi è impossibile »

    « E' comprensibile. Ricorda però, questa è un importante occasione »

    Poche parole e altrettante risposte. Questo era Renji Yomo, abile Jonin di Suna. Tuttavia il suo modo di agire parlava per se. Le sue azioni erano conosciute a tutti gli abitanti del Villaggio ed essere sotto la sua guida era motivo d'orgoglio. Iniziavo lentamente a comprenderlo. Un uomo che pare essere distaccato e freddo ma che nasconde un cuore puro e gentile, vigile sui suoi allievi e preoccupato quando deve esserlo. Non potevo avere maestro migliore. Dunque avevo raggiunto l'incontro e non restava altro che attendere gli altri Genin del Team, ovvero Izumi e Kyoshi. Quest'ultimo, tuttavia, non tardò ad arrivare, portando la sua figura proprio sul mio fianco destro. Eravamo cambiati e ciò si poteva chiaramente osservare dai nostri visi, leggermente più maturi e conscio del nostro potere.

    « Buongiorno a tutti! Dov’è Izumi? »

    Mancava solamente la ragazza dalla folta chioma cremisi, rossa come il fuoco stesso. Buffo come quel particolare riuscisse a rispecchiarla profondamente, lei che sembra proprio un Vulcano attivo.

    « Ah, eccoti… Sfortunatamente Izumi ha subito una ferita piuttosto grave mentre stava completando una missione, quindi non potrà partecipare al torneo… ma tranquilli, non sarete gli unici ninja provenienti da Suna. Ora che sapete che siamo al completo, possiamo partire. Ma prima, un piccolo monito… Questa è un’opportunità importante: NON sprecatela. Intesi? »

    « Sì sensei… peccato, lei ci teneva tanto »

    Era triste sapere che non avrebbe partecipato al torneo e che quindi le sarebbe mancata l'opportunità di divenire Chuunin, lei che doveva ancora mostrarci le sue abilità combattive ma se era stata scelta da Renji, di una cosa potevamo essere certi: era molto abile. Dunque il team era stato formato ed era arrivato il momento di lasciare il Villaggio di Suna, per poi dirigerci verso Konoha, ove ebbe luogo la tanto agognata prova.

    Si parte..

    [...]



    Impiegammo diversi giorni per raggiungere Konoha, che altro non era che un Villaggio nascosto dalle foglie, posto nel mezzo di una fitta Foresta e circondata da un verde infinito. I dromedari accorciarono certamente la durata del viaggio e permise di raggiungerla in un tempo quanto più breve possibile. Ormai le alte temperature erano soltanto un ricordo e quel infinito Deserto lasciava spazio a del curioso terreno, bagnato per altro proprio a causa di quella pioggia incessante. Il grande Sole era sparito, coperto da fitti nuvoloni grigi, densi d'acqua e di ira. Così come il mondo ninja, anche il tempo sembrava piangere dal dolore di quelle povere vittime, da quell'attacco che resterà per sempre nei ricordi dell'uomo. La sensazione d'appartenenza provata dopo la prima missione svolta, era in quel momento surclassata da una fitta piaga al cuore, mentre lo sguardo si poggiava sui visi dei tanti abitanti. Ognuno provava a condurre la propria vita al meglio che poteva, mascherando il proprio dolore dietro uno spiccato sorriso e trattenendo le lacrime e la paura, la rabbia e il dolore nei meandri del proprio spirito. I danni riportati da quel Villaggio rispecchiavano esattamente quelli di Suna e ovunque poggiavo attenzione, potevo osservare solamente dolore. Un silenzio tombale regnava dentro di me, riuscendo ad ammutolire anche i pensieri più oscuri e rendendo quindi la mente libera da qualsiasi stress.

    « Qui e dove alloggerete. Riposatevi perché domani s'inizia a fare sul serio »

    Annuì semplicemente al Jonin, non avevo la forza psicologica per provare a mettere due parole in croce e nemmeno quella fisica, dato lo stancante viaggio fatto sul dorso di quel resistente dromedario. Infine levò le tende, lasciandoci soli davanti a quella palazzina, suggerendo di riposare e recuperare le forze. Scesi dal destriero e m'incamminai proprio verso l'alloggio a me destinato, poggiando delicatamente gli indumenti su un piccolo mobile, segnato vistosamente dal tempo. La stanza non era male, semplice oltremodo ma funzionale per quello che serviva. Difficile fu' cadere nella fase Rem. Quelle urla e quel fuoco, venivano incessantemente visualizzati al solo chiudere le palpebre, rendendomi quasi impossibile addormentarmi e trovare il meritato riposo. Si andava ad aggiungere poi anche la scoperta delle origini, che non mi vedevano più collocato nel Deserto ma proprio in quella fitta Foresta, in questo stesso villaggio dove cercavo di riposare. L'alba arrivò infine, portando una ventata d'aria fresca e tanta speranza in un domani assai migliore. Indossati gli indumenti e le armi, andai a recarmi dove indicato da Renji, proprio dinanzi all'Accademia del Fuoco, ove un nuovo palazzo sostituì quello vecchio, distrutto dalle azioni ignobili di un folle. Le nocciola iridi ammiravano tale edificio, decorato da un rosso quanto più acceso possibile, capace di rispecchiare l'animo degli abitanti di Konoha, che come un gruppo di frecce unite: si piegano ma non si spezzano.

    « Adesso leggerò i team che si affronteranno nella prima prova del torneo. La prova, per motivi di sicurezza, non si terrà qui al villaggio, ma in un luogo appositamente scelto. In data odierna e nei successivi giorni non si baderà a spese per la sicurezza e posso assicurare personalmente che è intenzione dell'Hokage-sama portare a termine questo torneo senza incidenti »

    Uno dei due Chuunin prese parola, spiegano in sostanza in cosa consisteva il torneo. Un uomo dal fisico asciutto ma con fare assai serio. Prese il biglietto che gli fu' passato da un altro Chuunin ed iniziò dunque a leggere i vari team.

    « La prima prova vedrà due team da tre elementi fronteggiarsi. Ad ogni squadra verrà assegnata una bandiera e per superare la prova bisognerà catturare quella avversaria. Il team che perderà la bandiera, sarà eliminato dal torneo »

    Tre contro tre quindi..

    « Il team 1 è formato da Kyoshi Jiki, Haruki Sato e Kaito Aikikawa di Suna.
    Il Team 2 da Sumairu Akame di Kumo, Sakuaron Hoshigaki e Seto Akame di Kiri.
    Il team 3 da Sabito Tora di Tetsu, Juza Wolf e Shingo Watanabe di Kiri.
    Il Team 4 da Shura Shueisha, Eanor Atreides e Jiren Sakata di Konoha »


    Conoscevo alcuni di loro. Qualcuno incontrato in missione, come Eanor Atreides, Genin di Amegakure no Sato. Conoscevo poco sul suo conto ma sembrava sapere il fatto suo. Seto Akame, Genin di Kiri. Conosciuto in un allenamento proprio nel suo Villaggio. Juza Wolf e Sumairu Akame. Anch'essi affrontati in un allenamento. Le squadre sembravano equilibrate ma la prova era atta a far collaborare e far adattare noi giovane Genin ad ogni possibile situazione. Dunque, ero stato assegnato al team numero uno, proprio con Kyoshi Jiki ed un nuovo Genin di Suna mai visto prima d'ora. Ero felice di poter contare sulla forza del mio compagno, di certo insieme potevamo creare grandi grattacapi. L'inaugurazione non era minimamente finita, anzi, ora toccava alla persona più importante di quel Villaggio, ovvero l'Hokage in persona.

    « ...Dimostreremo di essere più forti di come siamo stati descritti. Daremo prova della granitica e incrollabile volontà che anima il cuore di ogni shinobi. Mai, mai nella storia del Nindo abbiamo permesso al male di prevalere su di noi. I nostri antenati hanno lottato per assicurarci la pace e i loro occhi sono ora puntati su di voi.
    Dimostrate di essere all'altezza della gloriosa storia degli shinobi!
    Che il Torneo Chuunin abbia inizio! »


    Finalmente era iniziato il torneo Chuunin, l'evento più importante a cui avevo mai partecipato. Con me portavo tanti fardelli e tante speranze. Non volevo tornare a casa a mani vuote e deludere quelli che più mi hanno mostrato affetto. Dovevo assolutamente ottenere quel grado e avrei messo in campo tutte le mie capacità per riuscirci. Era finita dunque, non restava altro che riposare in vista del giorno dopo ma prima, era meglio conoscere l'altro Genin di Suna. Kyoshi avanzò per prima, andando ad avvicinarsi proprio a lui e così feci anch'io, proprio seguendo le sue traccie.

    « Ciao... Kaito, giusto? Piacere, sono Kyoshi, e saremo compagni di squadra per la prima prova... direi che sarebbe una buona idea incontrarci in camera di qualcuno stasera, per discutere di strategie, che ne dite? »

    « Io sono Haruki piacere. Ottima idea, andiamo nella mia stanza. Conosco alcuni Genin e posso darvi alcune informazioni su di loro »


    Haruki Sato
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    Atmosfera

    Fascicolo n°481: Attentato dell'accademia
    [...]



    Data dell'evento: Gennaio 20 d.Z.
    Luogo dell'evento: Red'Nuh

    L'esplosione principale, come quelle in tutti gli altri paesi, avvenne alle 12:30.
    In particolare esso avvenne durante l'ora di ristoro dei ragazzi, avvenuta nel cortile al coperto della scuola, strutturata per contenere facilmente un gran numero di essi senza problemi, con una pianta rettangolare, fornita di spazi sportivi per i ragazzi e alcuni strumenti da palestra.
    4 porte erano state posizionate in corrispondenza del centro di ogni muro dell'accademia, per renderne più efficace lo scolo in caso in corrispondenza di emergenze.

    E' stato li, infatti, che avvenne l'esplosione:

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    Durante il sopralluogo vennero infatti ritrovati numerosi cadaveri, la maggior parte carbonizzati dalle fiamme e i cui resti non bruciati erano stati schiacciati dalle macerie.
    Furono ritrovati ammassati alle pareti, constatando che l'esplosione venisse dal centro della sala.
    La confusione creatasi in seguito, aveva generato il panico tra la folla di sopravvissuti che si erano subito ammassati sulle porte di sicurezza, che però purtroppo erano state bloccate dall'esterno dalle macerie.
    In questo modo le vittime sono rimaste senza via di scampo.

    Al centro de cortile, venne ritrovata la causa del collasso: il corpo di un bambino, dilaniato, fuso al terreno e alle macerie, che dava alla vista un intrico di cavi che per il calore erano diventati un tutt'uno. Analizzando quello che doveva essere il cyborg, vennero rinvenuti i resti della camera di afflusso del gas incendiabile e un fiammifero, ingerito dal cyborg stesso. Fu per questo attribuita ad esso la prima esplosione, che diede alle fiamme la scuola.



    La seconda esplosione avvenne pochi secondi dopo, evento particolare rispetto ai disastri speculari delle altre capitali:
    A detta degli abitanti, 4 chunin del villaggio si erano posti in corrispondenza delle uscite di sicurezza esterne, cominciando ad accumulare oggetti di entità molto grossa, tramite la loro immensa forza, di fronte alle porte ancora libere del palazzo, in modo da bloccare la fuoriuscita dei prigionieri.

    A quel punto, eliminati i ninja postisi a difesa del villaggio, gli efferati atti violenti dei cyborg nei confronti della popolazione sono cessati e questi ultimi, come in stato di trans, hanno cominciato ad accumulare energia, emanando un calore insostenibile per i passanti, che hanno potuto scandire con ansiogena chiarezza le tempistiche di quello che solo successivamente, è stato identificato come un attentato.

    L'esplosione che ne susseguì destabilizzò i palazzi vicini, radendo al suolo l'accademia già debole strutturalmente, scaraventando per aria civili e ninja arrivati poco più tardi la prima esplosione, e generando un cratere non da poco, ricoperto da cenere e materiali metallici incandescenti e con al centro, quello che rimaneva delle fondamenta della scuola.

    Coloro che per pura fortuna non si erano ritrovati nell'epicentro dell'esplosione, perché sbadati avevano dimenticato il loro kunai o il loro zaino, non riuscirono comunque a resistere al viaggio fino all'ospedale, morendo pochi minuti dopo e riscontrando arti mancanti o gravemente maciullati, ossa rotte e solo i soccorritori sanno cosa ci fosse ancora tra quelle macerie... compreso me.

    Quest'ultima esplosione è da considerarsi la conseguenza di un fallimento non calcolato dagli attentatori. Probabilmente essi intendevano far crollare la scuola in un colpo solo, visti gli ingenti danni provocati alla scuola, ma data la condizione in cui è avvenuta la seconda esplosione, è da considerarsi un azione improvvisata sul momento che non avrebbe dovuto coinvolgere anche i passanti, che verranno però conteggiati nel seguente rapporto dei danni
    Sound effect

    Resoconto dei sopravvissuti:
    Di 1.038 vittime delle due esplosioni, tra insegnanti, alunni, personale medico, inservienti e passanti rimasero in tutto, contando i menomati permanentemente e gli invalidi, soltanto 30 sopravvissuti e 1 disperso.


    [Paese del Fulmine, Red'Nuh]
    Data: 11 mesi prima l'inaugurazione


    The Day


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    La guerra... la guerra non cambia mai...

    Quando la città esplose, fu un colpo al cuore. Quei pochi attimi di pace, che era riuscita a passare, erano stati spodestati da un dolore incommensurabile: la perdita delle nuove leve.
    Ripensai ai miei mesi in accademia, a quelle fredde giornate al fianco del mio migliore amico, ormai defunto, e alle promesse che, insieme ai miei vecchi compagni, avevo compiuto e le paragonai a quelle che potevano essere quelle dei bambini, dei ragazzini che si allenavano per diventare giovani ninja come me in quella stessa scuola.

    Accolsi dentro di me tutto il loro dolore, e lo trasformai in odio e l'odio in forza. L'immagine dei loro sorrisi sepolti sotto la terra, le mie mani che scavavano le buche delle loro tombe e che si sporcavano del suolo che dovrebbe ricoprire solo le membra degli anziani o dei bastardi che hanno fatto si che tutto ciò si avverasse... quest'immagine mi spezzava il cuore.

    Dovevo andare avanti, lo dovevo fare proprio per tutte quelle promesse infrante, per tutti i sogni andati in pezzi, rimasti nelle menti di quei bambini.


    Fu quando seppi del torneo che le cose presero una svolta...

    Fu in quel momento che capii che il mio momento era arrivato e dovevo mettermi in gioco con tutto me stesso, per riuscire nel mio intento, per vendicare tutti quei giovani ninja che non ce l'avevano fatta.
    Per questo cominciai con i turni doppi:

    Di giorno, tutte le mie energie si fiondarono sull'aiutare il villaggio. Ogni abitante che ne avesse bisogno, ogni bambino, ogni anziano che riuscissi ad aiutare, di cui riuscissi a percepire il debole chakra, migliorava il mio spirito e lo temprava, migliorando anche quella che poteva essere la mia ancora flebile percezione del chakra e il mio controllo di esso.
    Dopotutto, un elefante adulto può essere molto potente, ma non potrà mai spostare una zavorra più pesante di quanto gli sia possibile muovere. Quindi, non bastava sbloccare la mia innata, ma dovevo metterla in pratica, allenarla, farla mia.

    Dovevo essere capace di gestire quel flusso immenso di emozioni, positive o negative che fossero, senza farmi influenzare da esse, ma la complessità di controllare un doujutsu come quello era che nessuno poteva darti una mano, o almeno nessuno di mia conoscenza, visto che da quanto sapevo non esistevano altri possessori dei Magan, anche se lo sospettavo. Ma non avevo tempo di cercarli.

    Tornando ai turni, la notte la impiegai in modo molto diverso. Per quanto il mio maestro fosse altamente contrario ai miei attuali ritmi, non ci misi molto a convincerlo che quella era la cosa più giusta da fare.

    CITAZIONE
    -Sei davvero incredibile ragazzo, finirai per farti uccidere prima o poi. Va bene, ti darò una mano ma a una condizione. Ricordati le mie parole, stampatele su quella testa dura che ti ritrovi:

    Tutto ciò che ami, alla fine finisce col farti del male. Quindi, se finirai per caricarti tutto il dolore di questa povera gente, preparati a soffrire le pene dell'inferno. Mi raccomando ragazzo, sta attento.

    E ora, combatti!
    -

    Furono queste parole che mi disse, prima di ingaggiare il nostro primo allenamento nel campo del villaggio. Non ero assolutamente al suo livello, tanto che non riuscii a toccarlo una sola volta durante tutto l'allenamento. Era troppo più veloce, non riuscivo a seguire neanche i suoi movimenti, nemmeno con il mio Doujutsu.
    Ma nonostante tutto vedevo dei miglioramenti costanti, sia per la quantità di sforzo che potenziava la mia muscolatura di giorno, sia per la tecnica che mi veniva impartita in quei duri confronti, rendendomi più reattivo.

    CITAZIONE
    -Per il momento non ti insegnerò altre tecniche raiton, ho notato che nonostante tu ti impegni molto, sei decisamente più portato per i taijutsu, per questo dovrai puntare tutto su quello durante il torneo, ma usare anche un bel po' di logica. Dopotutto non saranno solo combattimenti 1v1 come durante i nostri allenamenti.-

    Questa idea mi spaventava, nonostante avessi dimostrato più volte di saper utilizzare una buona dose del mio ingegno durante gli allenamenti che avevo intrapreso:
    Quella era un occasione irripetibile di dimostrare il mio valore, era l'unico modo per diventare Chunin, ed era un importante passo verso la mia scalata per diventare Anbu, il mio obbiettivo attuale, per il momento. Se avessi fallito avrei dovuto aspettare mooolto tempo e non potevo permettermelo, dovevo dimostrare che tutto quel dolore che ho visto e ho vissuto sulla mia pelle, non era andato sprecato.

    [Paese del Fulmine, Red'Nuh]
    Data: 5 giorni prima dell'inaugurazione



    Kumo Peace



    -Sei pronto?-

    Mi ero appoggiato al letto solo da un paio d'ore, era da poco finito l'ultimo allenamento ed ero stanco morto, tutte quelle notti e le poche ore di sonno mi avevano sfinito. Non riuscivo più a staccarmi dal letto.

    -Non voglio andare a scuola nonno! Ci vado domani, altri 5 minuti, ti prego.-

    -Stai vaneggiando, la scuola è distrutta. Il maestro ti sta aspettando per partire, rischi di arrivare tardi al Torneo. Se vuoi gli dico che molli ahahaha.-

    Balzai dal letto di gran leva, quelle parole mi avevano riscosso.

    Il mio corpo, però, come prima cosa al mattino da un anno mese a quella parte, mi fece notare che non avevo dormito abbastanza la notte scorsa. Riuscivo a compensare l’energia che usavo le notti prima, grandi dosi di caffeina, ma il mio aspetto fisico non era certo dei migliori; due occhiaie grandi quanto borse da viaggio si mostravano specchiate nel mio riflesso, i capelli erano ormai allo sfacelo ed i muscoli erano indolenziti.
    In effetti, di recente non mi ero visto molto allo specchio... più o meno da un mese a questa parte.

    Trascinai i piedi fino alla porta del mio bagno, per cercare di svegliarmi sciacquandomi la faccia. Ne approfittai anche per applicare la pittura facciale, come era mia abitudine fare, nonostante mi fossi reso conto da tempo che non avevano più utilità, ma la forza dell'abitudine e quello che simboleggiava per me quella pittura, ossia i miei vincoli e il mio senso del dovere verso mio nonno, mi spingevano a tenerla.

    Ed in fondo copriva le occhiaie, quindi poteva essere anche utile.

    Dopo aver completato quella routine ed essermi fatto una veloce doccia, prima di scendere e correre dal mio maestro, tornai in camera e decisi che, visto che comunque si trattava di rappresentare il mio villaggio, sarebbe stato meglio mettersi una divisa migliore dei miei soliti vestiti.

    Cercai nel mio armadio per un po' ma finalmente trovai la divisa ufficiale del villaggio, dopotutto quale migliore occasione per indossarla?

    Zelda: Chest Opening!




    A questo punto, pronto per partire, scesi per le scale scivolando velocemente sul corrimano della scala, salutai di sfuggita il nonno, che mi lancio una mela come spuntino, e uscii dalla porta di casa, oltre la quale una figura di spalle, dai capelli corvini e con dei particolari orecchini, mi aspettava.

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    -Ce l'abbiamo fatta, ti sembra questo l'orario?-

    -Mi scusi maestro Arashi, non volevo. Stavo solo riposando gli occhi-

    Portai la mano dietro la testa e feci un sorriso nervoso, ma innocente.
    Quando mi vide il maestro sorrise, come felice di vedermi così sorridente dopo tutti quei problemi. Cominciò ad avvicinarsi a me, con gli occhi bassi e allegri, e una volta che fu a pochi passi.. mi mollo un pugno sulla testa, facendomi un male cinsiderevole.

    -Che ti serva di lezione! Forza andiamo, testone.-

    Nonostante il dolore delle botte che mi beccavo ogni volta, con la sola presenza riusciva a rasserenare i momenti più bui, portare luce sul mio cammino e accompagnarmi proprio come...


    -Un padre.-

    Meglio non pensarci, non volevo pensarci. Forse davo troppo peso a qualsiasi cosa per il turbinio di emozioni che mi stava travolgendo in quei giorni. Il villaggio non si era ancora ripreso, c'era ancora tanto lavoro da fare e ora ci si metteva anche questo torneo ad aggiungere peso sulle mie spalle, nonostante me la fossi cercata in un certo senso.
    Ci mancava soltanto che tornasse dall'aldilà il mio migliore amico per dirmi le sue ul...

    -SAM! SAAAAAM! COME STAI? È DA TANTO CHE NON CI SI VEDE!-

    Sentì come un lungo brivido percorrere la spina dorsale mentre gli occhi erano spalancati, completamente colto alla sprovvista dalla familiarità di quella voce, dalla sua dolcezza ma anche dalla stridulità fastidiosamente e stupendamente accogliente.

    Avrei riconosciuto quella voce in mezzo a mille altre, doveva essere per forza lei, ma come era possibile che non fosse... morta. Mille pensieri viaggiarono per la mia mente, contorcendosi tra loro e scontrandosi con la mia logica che li smentiva tutti.
    Eppure era impossibile, come aveva fatto a sopravvivere a quell'esplosione? Era impossibile, nessuno degli alunni era sopravvissuto e chi ce l'aveva fatta, era morto poco tempo dopo l'esplosione. Eppure non avevo visto il suo corpo durante i soccorsi, quindi c'era la possibilità che si fosse salvata. Ma come?

    -PRENDI QUESTO!-

    Non ebbi neanche il tempo di girarmi, per capire se tutto quell'arrovellarsi si sarebbe tramutato in una conferma delle mie speranze, che venni travolto dal peso di quella stessa persona che mi aveva chiamato poco tempo prima. Il pugno che mi aveva sferrato era di per se molto debole, ma seguito da tutto il peso del corpo che goffamente si era scaraventato sul mio, mi fece cadere a terra, rotolando nella sabbia terra. Alla fine, dopo tutto quel rotolare, mi ritrovai a terra, steso e bloccato dal corpo della mia aggreditrice.

    -Sei diventato più lento o sbaglio?-


    Quando scorsi i lunghi capelli rossi della ragazza che mi stava sopra, la abbracciai, stringendola a me senza pensarci due volte. La strinsi al mio corpo e per alcuni minuti rimasi immobile in quella posizione poiché mi era mancata moltissimo, nonostante mi fossi completamente dimenticato della sua esistenza.

    -Se non ci muoviamo faremo tardi al torneo, non ho voglia di stare qui tutto il giorno.-

    La guardai stranito: Torneo? Il mio sguardo perplesso viaggiava da lei al maestro. Ero confuso, non capivo cosa intendesse, ero già troppo stranito del fatto che fosse anche solo viva. Come diavolo era possibile?

    -Ti spiegherò durante il viaggio, abbiamo perso fin troppo tempo. Ben trovata signorina Uzumaki, la trovo bene.-

    [...]



    [Paese del Fuoco, Konoha]
    Data: Giorno dell'inaugurazione



    Impiegammo ben 5 giorni per arrivare alla nostra meta, poiché per riprendermi da quel mese di lavoro ininterrotto ci dovemmo fermare ad un ristoro. Oramai ci eravamo lasciati alle spalle le basse temperature di Red'Nuh, esse erano soltanto un bel ricordo ormai e una volta passate le catene montuose di Kumogakure trovò spazio quel curioso terreno, non secco e freddo come quelli della mia terra natia, ne caldo e sterile come quello del deserto di Suna.
    Da poco tempo il sole era stato coperto da nuvoloni temporaleschi, densi d'acqua. La sensazione d'ansia provata all'inizio del viaggio, era, per tutta la durata di essa, stata soppressa dall'adrenalina che pervadeva il mio corpo, ma proprio di fronte alle porte del luogo dove dovevo usare appieno le mie facoltà, le forze mi vennero meno.

    Improvvisamente mi sentivo bloccato: tutte quelle persone, tutti quegli occhi puntati addosso, le speranze del mio villaggio, le speranze di mio nonno, del mio maestro... e l'aspettativa di Jinsei, la sorella del mio migliore amico, la portatrice delle sue memorie e la persona che rappresenta la promessa che ci facemmo la sera della sua morte.
    Tutta quella pressione psicologica mi stava facendo scoppiare il cuore.

    -Non vorrai svenirmi ora, Sam? Abbiamo fatto 5 giorni di viaggio ed ora ti viene l'ansia e non hai fatto tutta quella fatica per nulla.-

    Era vero, ma qualcosa mi bloccava, qualcosa che dipendeva solamente da me e che, nonostante sapessi fosse qualcosa di completamente normale, non riuscivo ad accettare: la paura di fallire ancora.
    Sentii però che qualcuno mi afferrava la mano, e la stringeva facendo incastrare le dita tra di loro.

    -Fai un bel respiro e facciamo il primo passo insieme. Ricordati che potrai sempre ritentare la prossima volta, quindi non andare in panico-

    Lentamente la tensione cominciava a scendere, il cuore batteva più lentamente, la presa si faceva più salda. Dopo essermi ricordato gli esercizi per controllare le emozioni, presi un forte respiro, guardai i miei piedi e feci il primo passo. A quel punto potevo dire di essere pronto.

    [...]



    La pioggia non smetteva di battere sulle nostre teste. Nemmeno le nuvole tempestose smettevano di lacrimare per così tante vittime innocenti, così tanti poveri aspiranti adulti.
    Purtroppo, dopo il nostro arrivo in città, non avevamo avuto il tempo di sistemarci ne villaggio, perciò dovetti lasciare i miei pochi averi necessari a i miei compagni di viaggio.
    Era la mia prima volta a Konoha, nonostante ne avessi sentito molto parlare, principalmente da parte di Jinsei che mi aveva raccontato principalmente della sua storia durante la guerra e del fatto che era stato il primo villaggio ad essere stato attaccato.
    Era un villaggio semplice e bella, ma di certo non reggeva il confronto con la nostra Kumo. Non aveva uns particolare struttura che la contraddistingueva, era abbastanza umile ma aveva la sua dignità come villaggio.
    Dopotutto non era conosciuto di certo per la sua architettura, ma per la sua potenza militare.

    Quel giorno, la piazza, fornita di civili e ninja, non attendeva altro che assistere al discorso dell'Hokage, la figura di comando nel villaggio, che aveva fatto un buon lavoro da quanto vedevo per la ripresa del villaggio dopo l'attentato.
    La tensione era palpabile e tutti attendevano che la corona di fiori venisse posata correttamente al suo posto. Per fortuna, riuscii ad allentare la tensione che affliggeva il mio corpo riconoscendo alcuni ninja che avevo già affrontato:

    -Il tizio sospetto di Ame, Haruki, Kyoshi. Ci sono tutti eppure...quel tizio ha dei tratti familiari. Possibile che...-

    Quando la cerimonia ebbe inizio, un chunin in divisa salì sul palco costruito per l'occasione, e si avvicinò al microfono posto al suo centro, mentre l'attenzione di tutti era rivolta verso di lui ed un suo collega, ma io ero particolarmente concentrato su un ninja dal coprifronte di Kiri. Non era molto alto, ma i suoi tratti mi turbavano. Specialmente i suoi occhi chiari, molto simili ai miei.

    CITAZIONE
    «Adesso leggerò i team che si affronteranno nella prima prova del torneo. La prova, per motivi di sicurezza, non si terrà qui al villaggio, ma in un luogo appositamente scelto. In data odierna e nei successivi giorni non si baderà a spese per la sicurezza e posso assicurare personalmente che è intenzione dell'Hokage-sama portare a termine questo torneo senza incidenti.
    La prima prova vedrà due team da tre elementi fronteggiarsi. Ad ogni squadra verrà assegnata una bandiera e per superare la prova bisognerà catturare quella avversaria. Il team che perderà la bandiera, sarà eliminato dla torneo.

    Il team 1 è formato da Kyoshi Jiki, Haruki Sato e Kaito Aikikawa di Suna.
    Il Team 2 da Sumairu Akame di Kumo, Sakuaron Hoshigaki e Seto Akame di Kiri.
    Il team 3 da Sabito Tora di Tetsu, Juza Wolf e Shingo Watanabe di Kiri.
    Il Team 4 da Shura Shueisha, Eanor Atreides e Jiren Sakata di Konoha.»

    Quando sentii il cognome di uno dei miei compagni, il mio cuore ebbe un sussulto. Finalmente riuscivo a conoscere un altro Akame oltre mio nonno, non dovevo per forza sentirmi isolato, senza un clan. Forse potevo trovare qualcuno che mi facesse sentire a casa?

    -Possibile che sia lui l'Akame di cui parlano?-

    Il commovente dicorso dell'Hokage, che ricordo nonostante il momento di sbigottimento, passò in secondo piano visto che la mia curiosità non mi permetteva di pensare ad altro che a quel misterioso ragazzo.
    Alla fine del discorso, aspettai che i primi gruppi si formassero, visto che non conoscevo i miei due compagni.
    Una volta che questo accadde, riconobbi subito il ninja di Kiri, doveva essere per forza lui, ci avrei scommesso la mia stessa vita, e così mi avvicinai a lui.

    -Ciao, piacere Sumairu Akame, ma puoi chiamarmi Sam. Tu devi essere Seto vero? Ti stai chiedendo come lo so? Beh ho tirato ad indovinare. H-Ho un sacco di domande da farti [...] Pensavo di chiederti se questa sera ci potessimo incontrare tutti insieme nella mia stanza, così da decidere come muoverci durante la prova, visto che me la cavo sia con i taijutsu che con i ninjutsu. A proposito hai visto il nostro compagno? Spero non si sia allontanato senza presentarsi. Volevo proprio andare a mangiare qualcosa tutti insieme per parlare di noi, prima di organizzarci per la prova. -

    Era incredibile, avevo cominciato a parlare a vanvera. Ero talmente emozionato e in ansia che la mia lingua si muoveva da sola non permettendo al mio interlocutore di rispondere alle continue domande, cosa assolutamente non da me.

    -Che mi prende? Farò di certo cattiva impressione.-



    Essendo l'unico ninja di Kumo ho voluto dare uno spiraglio, per dare vita a Kumo durante il disastro, quindi il post si è allungato un po'. Però per evitare di allungare il brodo con cose inutili, ho tagliato il viaggio che lascerò per PQ o flashback futuri (Se fuori o dentro l'evento si vedrà, ma prevedo scene smielate peggiori di quelle di Haruki XD)


    Scheda
    -------------------------------------------------------------------------
    Azioni:
    -
    -
    -
    -

    -------------------------------------------------------------------------
    Statistiche:
    Calcolo:
    Stamina: 150-0
    Resistenza: 150-0

    Statistiche Finali:
    Stamina: 150/150
    Resistenza: 150/150

    -------------------------------------------------------------------------
    Armatura:
    [Testa]Coprifronte[30-P. Resistenza]

    Equipaggiamento:
    -Katana
    -2x Shuriken
    -2x Meccanismo Retrattile del Kunai + 2x Kunai
    -2x Meccanismo Lancia-Spiedi + 2x Spiedi da Lancio

    Abilità / Conoscenze / Maestrie:
    -Concentrazione del Chakra/Udito Fenomenale/Transfert
    -Orientative Geografiche/Oratorie e Popolari
    -Specialista in Katane


    Edited by Tenshi-1 - 21/12/2020, 20:42
     
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    In quel di Kiri il tempo fluiva inesorabile e gli allenamenti proseguivano con sempre crescente intensità. Le mie escursioni nei pochi boschi della zona si facevano sempre più frequenti e durature ed oltre a migliorare sempre più il mio rapporto con Lars, riuscii anche a padroneggiare in modo più fluido e preciso le mie capacità animali nonchè i passaggi tra i vari tipi di trasformazione a cui potevo accedere. Ebbi addirittura modo di conoscere un nuovo amico, Kiba, lupo dal manto marrone che sembrava essersi stanziato da poco in quella zona. Andammo d'accordo fin da subito, anche se durante il nostro prima incontro io sarei dovuto essere la sua cena. A renderci amici forse fu il fatto che entrambi ci eravamo trovati a dover lasciare il nostro paese natale e cercare di sopravvivere a quel periodo di guerra con le nostre sole forze. Io e Lars iniziammo così a frequentarlo quasi giornalmente ed allenarci con lui per quanto lui sembrava ancora restio ad accettare il nostro invito a seguirci al villaggio. Era intimorito dai grandi centri abitati, d'altronde come biasimarlo, per un lupo abituato a vivere con gli altri esemplari della sua stessa specie era naturale che l'uomo lo mettesse a disagio.

    Passarono così i mesi e lentamente lo vedevo aprirsi sempre di più verso di me fino ad arrivare a confidarmi addirittura che sarebbe dovuto giungere lì con il suo intero branco, branco che purtroppo però non esisteva più. Un danno collaterale della guerra che ormai ci attanagliava, o qualcosa del genere, loro tutti vivevano in un bosco nei pressi Hekisui ed a causa di alcuni scontri tra ninja scoppiò un terribile incendio, domato solo dopo diverso tempo. Uno dei poderosi colpi sferrati durante lo scontro, fu talmente forte da spazzare via un'intera zona di bosco e lasciarla in fiamme. Il caso volle che proprio in quel momento il branco stesse passando nei dintorni e rimase coinvolto nel colpo. Kiba in quel momento era distante, in perlustrazione avanzata e fu l'unico a salvarsi. Non era facile sopravvivere da soli e così si apprestò a spostarsi in cerca di una soluzione, fu durante il suo spostarsi che si trovò ad entrare in contatto con il branco di Konoha, e proprio lì gli fu rivelata l'esistenza mia e di Lars. Scoprii così che non era giunto per caso fin lì, ma apposta per cercare noi due. L'Alfa aveva ritenuto che per che, sia per me che per Kiba, era giunto il momento di andare avanti e formare un nuovo branco. Anche a distanza quel vecchio non smetteva di aiutarmi, mi aveva insegnato lui a controllare i miei istinti, ad incanalare le mie energie, ed ora, dopo Lars, mia mandava nuovi compagni con cui condividere il mio destino, o meglio il nostro, perchè ormai eravamo tutti e tre accomunati da qualcosa che andava ben oltre il concetto di compagni o amici. Senza rendercene conto eravamo davvero diventati un branco e questo era più importante di qualsiasi altra cosa, era un legame imprescindibile tra l'uno e l'altro ma sopratutto tra ogni componente e l'Alfa...

    In seguito a questo grande passo avanti, Kiba decise di farsi coraggio e seguirci fino all'interno del villaggio, dove per prima cosa mi apprestai ad attrezzare il mio appartamento con un nuovo giaciglio, di fianco a quello di Lars. Ci trovammo così ad essere in tre sotto lo stesso tetto e ciò avvenne solo pochi giorni prima che un'importantissima comunicazione giungesse alla mia conoscenza. La guerra era vicina e le fila dell'esercito andavano redistribuite in modo congruo, ciò voleva dire che i genin più meritevoli dei diversi villaggi sarebbero stati chiamati a sottoporsi ad un esame che avrebbe potuto significare la loro promozione a Chunin.

    Lars, Kiba, si va a Konoha...

    Esclamai con un sorrisino stampato in volto, per quanto il tempo passasse e le vicende si susseguissero, quel luogo continuava a ripresentarsi costantemente sul mio cammino, ogni volta con qualcosa di grande importanza da lascarmi. Questa volta sarebbe stato il teatro di una esperienza che, indipendentemente dal risultato, mi avrebbe certamente segnato nel profondo, d'altronde avrei potuto aver modo di affrontare shinobi di ogni dove ed accrescere ulteriormente le mie capacità. Oltre che avere modo di tornare a salutare il vecchio che tanto ci teneva a darmi una zampa. A quel punto, tra eccitazione e preoccupazione, non ci restava che ultimare i preparativi necessari al viaggio e metterci in marcia, il tragitto era ormai ben noto a tutti e non fu nulla di più di una routine, per quanto le emozioni che ci accompagnarono furono decisamente inusuali quanto potenti. Ansia? Paura? Desiderio di farsi valere? Troppe sensazioni diverse si sovrapponevano e scambiavano in un turbinio instancabile ed inesauribile. Addirittura Kiba, inizialmente restio a dedicarsi a quella vita per metà legata agli umani, iniziava a vederci qualcosa di affascinante e quindi a desiderare di dare il meglio in quell'evento.

    Ei Juza, ma precisamente cosa comporterà questa promozione che agogni tanto?

    Mi chiese al terzo giorno di viaggio, mentre ancora solcavamo i mari, ormai vicini al porto di Konoha. Nell'udire quella domanda non potei che sorridere scrutando i suoi profondi occhi, per poi andare a fissare l'orizzonte ed apprestarmi a rispondere.

    Beh, per molti è una questione di titolo gerarchico che permette di accedere a diversi benefici nonchè responsabilità... Ma per me... Come dire... Sarebbe il segno che sono stato davvero accettato in questa società... Ora come ora mi sembra ancora di essere solo un ospite non totalmente desiderato... Ma potrò dare prova di quello che sono e di cosa posso dare, a quel punto potranno comprendermi ed prendermi in considerazione come uno di loro...

    Attesi qualche istante, anche per chiarire meglio nella mia mente ciò che volevo dire, e ripresi.

    Sai bene cosa sono... Ne pienamente uomo, ne pienamente lupo... Non riuscivo a sentirmi completo con il mio branco, c'era qualcosa che mi portava in questo mondo, qualcosa che ancora non ho pienamente compreso ma che sento essere più vicina ora che sono qui... Andando avanti sono certo che potrò comprenderla e magari riuscire a creare quel qualcosa in cui tutti quelli come me possano sentirsi pienamente realizzati. Infondo è vero che non sono completamente lupo o completamente uomo, ma mi piace pensare di essere il meglio di entrambi...

    Il viaggio proseguì così in convoglio fino Konoha dove tutti i nuovi arrivati venivano controllati e smistati in base al motivo del loro arrivo. Io ed altri provenienti da Kiri per il mio stesso motivo, venimmo indirizzati verso degli edifici appositamente allestiti per gli esaminandi stranieri. Giunto a destinazione non persi tempo e mi dedicai ad un pò di relax in vista della cerimonia di apertura degli esami che si sarebbe tenuta il giorno seguente. Avrei voluto approfittarne subito anche per correre nei boschi vicini ma dovevo conservare le energie e prepararmi al meglio, avrei certamente avuto tempo per gli amici. Decisi così di portare Kiba a cena in uno dei più buoni locali scoperti durante le mie precedenti visite a Konoha. La cena fu come al solito squisita e, per quanto la tensione drammatica data dalla situazione generale in cui il mondo imperversava, era palpabile nell'aria, si respirava anche quella voglio di risorgere dalle proprie ceneri per dire nuovamente al mondo:

    NOI SIAMO QUI! E NON CE NE ANDREMO TANTO FACILMENTE!

    Quel pensiero si fece strada con prepotente determinazione nella mia mente, forse perchè in quel villaggio la ferrea volontà del fuoco contagiava tutti, anche i visitatori, e si faceva sempre più forte man mano che la minaccia da affrontare era grande. E questa volta lo era decisamente tanto! Fury, l'autoproclamatosi Dio, il burattinaio delle guerre passate, latore della rovina che aveva segnato la fine di innumerevoli vita in un breve battito di ciglia.

    La serata trascorse rapida, al contrario della notte che sembrava non passare mai, l'agitazione e l'emozione iniziavano ad incalzare e restarono frementi fino al grande momento, quando tutti noi eravamo lì, davanti a quella che era la nuova accademia delle Foglia, con tutti i Kage a presenziare all'inizio di quell'importante evento. A prendere parola per primo fu quello che sembrava essere proprio un Chunin.

    CITAZIONE
    < Adesso leggerò i team che si affronteranno nella prima prova del torneo. La prova, per motivi di sicurezza, non si terrà qui al villaggio, ma in un luogo appositamente scelto. In data odierna e nei successivi giorni non si baderà a spese per la sicurezza e posso assicurare personalmente che è intenzione dell'Hokage-sama portare a termine questo torneo senza incidenti... La prima prova vedrà due team da tre elementi fronteggiarsi. Ad ogni squadra verrà assegnata una bandiera e per superare la prova bisognerà catturare quella avversaria. Il team che perderà la bandiera, sarà eliminato dal torneo:
    Il team 1 è formato da Kyoshi Jiki, Haruki Sato e Kaito Aikikawa di Suna.
    Il Team 2 da Sumairu Akame di Kumo, Sakuaron Hoshigaki e Seto Akame di Kiri.
    Il team 3 da Sabito Tora di Tetsu, Juza Wolf e Shingo Watanabe di Kiri.
    Il Team 4 da Shura Shueisha, Eanor Atreides e Jiren Sakata di Konoha. >

    Team 3...

    Pensai iniziando a guardarmi intorno cercando quelli che dovevano essere i nostri compagni ed accarezzando i miei due lupi sulla testa

    A quanto pare la prima prova sarà di squadra, mi raccomando amici... Collaboriamo al meglio con quelli che saranno nostri compagni!

    Le mie parole furono poi quasi bloccate dalla presenza di colui che aveva ormai già preso la parola, l'Hokage, tornai quindi subito a prestare la massima attenzione verso il suo coinvolgente discorso. Mai parole mi avevano scosso di più, era tutto vero, io per primo mi ero spinto tanto lontano principalmente per proteggere la mia famiglia, per diventare più forte e dimostrare quanto il mondo fosse diverso da come era un tempo verso noi ibridi. Ora Fury minacciava tutta l'esistenza, questa guerra avrebbe coinvolto tutti, ed io avevo il dovere di dare il massimo per fare la mia parte! Con il cuore carico di determinazione strinsi quindi il pugno pronto a dare tutto quello che potevo, forse anche di più!

    Al termine della cerimonia venimmo quindi presentati a quelli che sarebbero stati i nostri compagni, ebbi così modo di conoscere Sabito Tora e Shingo Watanabe. Il primo samurai di Tetsu ed il secondo proveniente come me da Kiri.

    Salve ad entrambi, come immaginerete io sono Juza Wolf... E loro sono Lars e Kiba... Non abbiate paura, saranno solo i nostri avversari a doverli temere!

    Esordii sorridendo e presentando anche i miei due fidati amici che intanto si destreggiarono in un leggero gesto del capo in segno di saluto. I due giovani che avevo davanti non sembravano avere molta esperienza al contrario di altri partecipanti, ma io ero fiducioso che insieme avremmo potuto dare prova della nostra abilità, e poi la tipologia della prova mi dava sicurezza essendo qualcosa in cui le mie abilità erano particolarmente adatta.

     
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    [Tetsu]



    Era passato quasi un anno da quando quel 'nemico' si era palesato, quel ninja aveva dimostrato a tutti un concetto molto semplice, un piccolo, basilare concetto....il potere è tutto quando vuoi far valere le tue idee, qualsiasi esse siano, non importa se si tratta di potere economico, pura forza fisica o anche il saper vincere nei dibattiti ...no... il potere è potere in ogni sua forma ed aspetto.

    Sicuro di aver preso tutto?

    Fa alcuna differenza se lascio qualcosa? Tanto è solo una visita di cortesia

    Non è solo una visita, è ciò che ci succederà se non cambi modo di pensare...stiamo per affrontare un viaggio molto importante quindi si, fa differenza.


    Presi sia la katana che il mio wakizashi....o meglio i nostri..., oramai avevo ricordato il suo nome e da quel giorno non mi sembrava più una semplice allucinazione, Yasshan era nato da dopo la scomparsa di mia madre, era un altro me solo che più forte, più testardo e più risoluto...era una versione di me con fegato se così si poteva dire.

    <sto andando in accademia per il saluto, tornerò più tardi per finire i bagagli...padre>

    Per la prima volta dopo tanto tempo non provavo più nessun sentimento di paura nei suoi confronti, non era cambiato nulla se non la mia presa coscienza della mia altra personalità, da quando eravamo tornati assieme avevo notato un netto miglioramento nel mio comportamento, non avevo più tutta quella paura, non provavo più tutta quella insoddisfazione nei miei confronti, mi sentivo più leggero, più sicuro di me, a detta di Yasshan tutto questo era nato dal fatto che adesso accettando nuovamente la sua esistenza i miei sentimenti venivano filtrati da lui e quindi poteva evitare di farmi pensare a cose inutili, o almeno così diceva. Durante il tragitto che divideva la mia abitazione dal centro villaggio iniziai a guardare con attenzione i visi di tutti coloro che mi passavano affianco, visi forti e duri resi ancora più rigidi non dal freddo ma dalla situazione in cui versava l'intero mondo, qui e la si vedevano ancora cartelli di chi nei mesi precedenti aveva richiesto a Severa e a tutti
    i militari del nostro paese di vendicare l'onta subita, il popolo era arrabbiato, i padri piangevano, le madri affogavano il dolore nel rutinario e i fratelli e le sorelle non giocavano più, l'intera Tetsu come ogni altro paese era in lutto, un lutto senza fine, un dolore senza fine...tutto questo perché i kage avevano rifiutato di accettare le condizioni di un folle.


    Addrizza la schiena, mento in fuori e sopportiamo anche oggi

    <tranquillo....lo so...>

    L'intero mondo era stato scosso dall'attacco terroristico portato avanti da Fury, l'uomo se così lo si poteva definire aveva fatto esplodere tutte le accademie, compresa quella di Tetsu, moltissimi giovani e istruttori erano morti e la ricostruzione dell'accademia militare con tanto di monumento non era stata vista di buon grado da tutti coloro che avevano perso una persona quel giorno, secondo alcuni non era altro che una dimostrazione della debolezza del nuovo governo e sempre secondo loro se fossimo rimasti uniti fin da subito sotto il potere di Chun-Moon Lee tutto questo non sarebbe successo, ma ovviamente quelle idee morirono subito insieme visto che non avevamo bisogno di in altra guerra civile, era il momento di essere uniti, era il momento di essere forti, o almeno questo era ciò che veniva richiesto a noi soldati. Portai come tutti i giorni i miei saluti al monumento, una lunga fila di lastre nere di marmo con incisi i nomi di tutti coloro che erano morti, sentivo dentro di me Yasshan ribollire di rabbia al mio posto, da quel giorno era stato più 'tranquillo' non mi stuzzicava più e stava facndo di tutto per aiutarmi con gli allenamenti, non avevamo amici o familiari nell'accademia, non c'era nessun conoscente o altro, semplicemente Yasshan odiava perdere e quella dimostrazione di potere da parte di Fury era per lui la sconfitta più grande.

    <soldato Sabito Tora il suo superiore la vuole nel suo ufficio>

    Non sa venire lui stesso? Tsk sbrighiamoci che dobbiamo finire i preparativi.

    <non ci vorrà molto tranquillo>

    [....]

    <quindi stai per affrontare il viaggio verso Konoha... le ultime due volte che ti sei scontrato con dei ninja hai fallito, cerca di non portare altra vergogna visto che sarai l'unico di Tetsu dopo ciò che è accaduto..in molti hanno abbandonato mentre altri sono morti quindi tutti gli occhi saranno puntati su di te...sicuramente ci saranno persone che hai incontrato quindi cerca di collaborare se sono compagni, ma se sono nemici donagli i tuoi pugni pieni dei tuoi progressi e delle nostre aspettative. Ora va e torna solo se vittorioso...buona fortuna...>

    Non sapevo se definirlo un incoraggiamento oppure una minaccia.... il capitano Benimaru non era mai stato bravo con cose del genere e anche se oramai era passato quasi un anno dal nostro primo incontro il suo modo di trattarmi non era cambiato quasi per nulla eccetto per qualche piccola lode dopo missioni o allenamenti in coppia dovevo avevo sudato anche il sangue. Presi congedo dal suo ufficio e mi diressi verso casa, il clima teso
    che si percepiva era talmente tanto che si poteva tagliare con un coltello da burro.


    Maledetti codardi...perché al posto di guardarci con quegli occhi pieni di paura non tirate fuori il vostro coraggio eh?! imbracciate un'arma e allenatevi, imparate a uccidere e andate a cercare la forza per contrastare quel ninja! Dio che rabbia!

    Non tutti sono pronti a togliere la vita a qualcuno, lo sai bene anche tu che per farlo bisogna essere consci di quello che succederà, il senso di colpa per alcuni può essere un fardello troppo pesante...

    E allora che ci dessero la possibilità di imparare di imparare qualcosa di veramente utile, oppure di lanciare un attacco su vasta scala... l'hai sentito anche tu no? Era debole...bastava portare ogni persona utile ma invece no, i vari rappresentanti hanno preferito aspettare e leccarsi le ferite ma una tigre non si lecca le ferite, una tigre si difende.

    Ed è per questo che ci hanno allenato così tanto no? Per questo motivo hanno dato la possibilità a tutti noi giovani leve,per quelle rimaste, di affilare i nostri artigli....

    Continua ad affilare se vuoi, ma se non li si sfodera sono inutili...


    [Partenza]



    Avevo legato i lancia spiedi alle braccia, i fori d'aria che mi erano stati impiantati erano stati puliti, la katana e il wakizashi erano stati preparati per poter tagliare con estrema facilità e il falcetto retrattile la mia prima arma era legato come sempre alla mia coscia. Avevo finito tutti i bagagli ed ero finalmente pronto, andai al molo da cui ero salpato la prima volta e li trovai ad aspettarmi lo stesso capitano che mi aveva portato la prima volta per mare.

    <ed eccoci qui, per la seconda volta assieme giovane...cerca di non vomitare ancora sul ponte sennò ti toccherà pulirlo nuovamente. Ora sali che il viaggio è lungo>

    Da quando era successo tutto quanto non avevo mai avuto un momento per poter pensare in tranquillità quindi in quei giorni chiesi a Yasshan di non bloccare neppure un sentimento, avevo bisogno di un confronto con me stesso e con i miei sentimenti.

    Vedo che hai imparato a gestire bene la stanza mentale Sacchan, uhm pareti spesse, luce in ogni angolo, e questa sbaglio o è una piccola puntina di presa di coscienza di se stesso? Mi piace!

    Oh beh...grazie...penso, ora però falli arrivare, lascia che tutte le mie paure tornino a casa.

    .....E pensare che stavi facendo dei progressi...non dire che non ti avevo avvisato...eccoli


    Il mio corpo immaginario in quella stanza mentale che avevo imparato a creare grazie ai consigli della mia seconda personalità diede il pugno a Yasshan mentre il mio corpo fisico sedeva con le gambe consorte nella nostra stanza sulla nave. Il mio secondo me lascio fluire nella mia testa tutte le paure che aveva soppresso al mio posto e quella sensazione di inadeguatezza che avevo finalmente eliminato dalla mia mente tornò più pressante di prima comprese la paura della morte, la paura di fallire, di rimanere ferito e di perdere tutto ciò che consideravo importante, venni letteralmente stravolto da tutte quelle cose che avevo soppresso, o meglio che lui aveva soppresso per me. Ad un tratto realizzai che non avevo nessuna speranza di affrontare ciò che mi aspettava, non avevo le conoscenze o le capacità, il mio stesso corpo si stava rifiutando con tutte le sue energie, voleva scappare dalla nave ed andare il più lontano possibile e per poco non rischiai di dargli retta, potevo percepire le gocce di sudore bagnarmi tutto il corpo, ma ad un certo punto mi tornarono in mente le parole di Benimaru-sama 'Non importa quanto sia grande la tua disperazione o le tue paure, non importa quanto tu sia nei guai ricordati sempre che sei vivo e puoi provare tutto questo perché respiri ancora a differenza di tutti loro...nessuno di questi giovani soldati...di questi giovani potrà avere paura o ridere, piangere o farsi coraggio...per loro è tutto finito quindi ringrazia gli dei di essere qui e fatti carico dei loro desideri...questo è ciò che ci chiedono i morti ed è ciò che faremo, non pensare a come finirà la tua vita...pensa a viverla senza rimpianti.'

    Fai fin troppo bene il tuo cazzo di lavoro...Yasshan...

    Non fare lo spavaldo Sacchan, io sono così perché tu avevi bisogno di qualcuno forte che ti sostenesse.


    Mi addormentai piangendo, lo stress che avevo accumulato durante quei mesi, ciò che avevo visto aiutando con la rimozione delle macerie, i lutti, gli scontri con i piccoli gruppi che volevano qualcosa anche se loro stessi non sapevano cosa, era stato rilasciato tutto in una volta e non potei, anzi, non tentai nemmeno di darmi un decoro, avevo bisogno di quello sfogo così infantile ma anche così liberatorio. Il resto del viaggio passò tranquillamente, il giorno aiutavo i marinai con le loro faccende mentre la notte mentre dormivo mi allenavo con Yasshan provando quello o l'altra tecnica, tenermi occupato mi permetteva di buttare fuori tutta l'agitazione che avevo, d'altronde stavo andando ad affrontare un esame in un periodo di guerra fredda.

    [L'inaugurazione]



    Konoha era come l'ultima volta, o meglio, era quello che avrei voluto dire...anche qui le persone avevano perso molto e la sicurezza era molto più ferrea, anche se tra di loro e con noi 'stranieri' erano tutti sorridenti si capiva fin troppo bene che quei visi nascondevano ancora dentro di loro il dolore per le perdite e la paura per l'ignoto, i ninja a guardia della porta nord dopo aver controllato tutti i documenti che avevo con me mi scortarono davanti a un gruppo di giovani ragazzi, tra di loro scorsi dei visi conosciuti ma preferii tenermi un po' distante, non mi sembrava il caso o la situazione idonea per andare a salutare qualcuno, tra tutti loro l'unico che attirò di più la mia attenzione era un giovane di suna a giudicare dal coprifronte con delle pitture sul viso.

    Presta attenzione piuttosto, dopo potrai andare a sbavargli dietro, stanno per parlare.

    I due ninja al fianco dell'Hokage iniziarono a smistarci in gruppi e ci descrissero la prima prova, era una semplice battaglia a ruba bandiera, ma non eravamo più bambini, eravamo armati e con tecniche che potevano tranquillamente uccidere un adulto, figuriamoci dei ragazzi come noi. Il discorso del kage invece fu più toccante, quasi come una poesia, cercò di toccare il cuore di tutti i presenti ed inaugurò non solo la nuova accademia ma anche il monumento alla caduta delle vittime di quell'attentato che aveva colpito tutti, . Non appena ci congedò mi precipitai dai due ragazzi di Kiri con cui avrei fatto squadra e mi presentai subito dopo Juza.

    <salve a entrambi... io invece sono Sabito Tora da Tetsu come avrete immaginato dalla mia assenza di coprifronte, sono capace di usare sia il raiton ma anche di rendere il mio chakra nocivo per gli altri e se volete più tardi vi posso dare alcune informazioni su due ragazzi qui presenti e dirvi nello specifico cosa so fare e dove pecco, in modo da avere un quadro più chiaro...comunque non so voi ma sto tremando come una foglia dentro di me...eheh... Ah Juza....adoro i tuoi due lupi>

    Quand'è che imparerai a tenere la bocca cucita?

    Oooooh sta zitto


    [Azioni, Consumi ed Equip]


    Azioni
    Equip
    1 Wakizashi
    1 Katana
    3 Lancia spiedi
    1 Falcetto retrattile
    2 Fori d'aria
    Consumi
    Stamina 100/100
    Resistenza 200/200

    <parlato>Pensato SabitoPensato YasshanNarratoSabito ToraSamuraiKotonFunny



    Volendo fare un paio di pq su viaggio e attacco ho descritto volontariamente poco a differenza dei mie compagni di esame XD si mi dispiace, no non intendo cambiare post e no non ho riletto nulla quindi ggwp
     
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    L'aria fredda del mattino è sempre un toccasana per Jiren, gli da una certa frizzantezza e freschezza, che fa venir voglia di inspirare a pieni polmoni. Il sole si sta alzando entrando in spiragli luminosi dalla finestra semi-aperta, filtrando fra le tende smosse dalla brezza.
    Oggi è un giorno speciale, un giorno importantissimo non solo per Jiren, ma per ogni persona delle terre Ninja!
    L'esame di selezione dei Chunin sta per cominciare e si tiene proprio a Konoha, un'occasione per molti giovani di distinguersi, per i paesi di dimostrare la propria forza bellica, e per le persone di avvicinarsi ed unirsi in uno spirito goliardico senza precedenti. Tuttavia, questa edizione degli esami rappresenta anche qualcos'altro: all'inizio dell'anno, un folle individuo di cui Jiren ha sentito parlare dal nonno e dal sensei, ha organizzato una serie di attacchi ai danni delle accademie di tutti i villaggi ninja, perfino nel paese dei samurai. una dichiarazione di guerra ed un atto che mira a minare lo spirito dei vari paesi, determinando la distruzione della catena di formazione dei guerrieri. Ha compiuto un atto di inenarrabile atrocità distruggendo il simbolo dell'istruzione, della conoscenza e dell'identità dei paesi, poichè senza istruzione, siamo poco più che bestie. Per questo, l'attuale edizione degli esami di selezione dei Chunin ricopre un ruolo ancora più importante, per poter urlare a gran voce al mondo intero "Noi siamo ancora qua!" "Noi non ci arrendiamo!" "Non ancora!" come urlano di solito gli eroi dei film, quando sembrano sul punto di essere sconfitti, ma poi si rialzano nonostante tutto.
    Jiren ha già affrontato una missione molto difficile, in cui è perfino stato prigioniero per lungo tempo di un gruppo di banditi capeggiati da un adepto del culto di Jashin. Non sapeva nulla di tale culto, ma si è fatto spiegare dai suoi salvatori in cosa consiste: una macabra religione di adoratori di una sorta di demonio in grado di conferire l'immortalità, a costo di sacrifici umani. Jiren ha visto e vissuto in prima persona le sofferenze della prigionia, e la follia di questi cultisti, da quel giorno è deciso più che mai ad estirpare dalla faccia della terra questa religione sanguinaria. Ininterrottamente per i mesi a seguire dal suo rientro a casa, si è allenato per padroneggiare al meglio la sua abilità innata, per imparare nuove tecniche e per rafforzare il proprio fisico e mente. Ed ora è finalmente giunto il momento di mettersi alla prova contro avversari forti e dalle capacità ed abilità inimmaginabili. Ha visto in prima persona cosa è in grado di fare un Chunin ed ha tutte le intenzioni di raggiungere e superare tale livello.
    E' molto in ansia e fatica a fare colazione, il fatto è che non affronta un vero duello dal rientro dalla missione, dove ha dovuto combattere per la propria vita, è stato costretto dalle circostanze ad uccidere dei nemici, ed è rimasto profondamente scosso da questo. Eppure, durante la prigionia, è riuscito a metabolizzare tutto, arrivando a comprendere che non si può essere completamente buoni o completamente cattivi, ognuno ha luce ed oscurità dentro di se, sta a noi scegliere cosa ascoltare, ma non vuol dire che l'altra parte se ne andrà. Accettando questo e mantenendo un equilibrio, Jiren è in grado ora di brandire nuovamente una spada.



    Finalmente pronto, esce di casa e sale sul tetto per ammirare la nuova moderna Konoha, avvolta dal grigiore dell'arrivo dell'inverno, accompagnato da un paio di corvi.
    L'atmosfera sembra presagire qualche catastrofe, che ultimamente infestano i grandi eventi come quello odierno, oppure è solo la tensione del periodo storico, l'incertezza del domani e della rivalsa dei cosiddetti buoni.
    La pioggia inizia a cadere proprio mentre il Genin decide di avviarsi verso il luogo selezionato per la cerimonia di apertura del torneo: la nuova accademia della Foglia.
    Non ha fretta e si gode la camminata sotto la pioggia, ammirando le vecchie e antiche costruzioni in legno di Konoha, alternate ed integrate con edifici più moderni.
    In quindici minuti di camminata si ritrova davanti ad una grande folla concitante in attesa di qualcosa, ed appena oltre la folla, la ricostruita e modernizzata accademia ninja del villaggio.

    Jiren, pensavo che te la fossi fatta sotto e non saresti più arrivato bwahahaha

    Eddai nonno, non cominciare, almeno oggi sii serio. Gli altri sai dove sono?

    Qui da qualche parte, ma ora vai, avanza e vai assieme agli altri contendenti!

    E con una vigorosa pacca sulla schiena, nonno Baki getta letteralmente Jiren in mezzo alla folla di persone. Si fa largo imbarazzato fino ad arrivare dall'altra parte, il suo sensei è li che lo aspetta e gli fa cenno di avvicinarsi. Ci sono molti altri giovani con coprifronte di vari paesi, spicca anche una coppia di lupi.
    Jiren non fa in tempo a salutare a dovere il maestro, che la folla si ammutolisce. Delle figure austere ed imponenti stanno davanti a quella folla, dove ora sorge un monumento ai caduti nell'esplosione dell'accademia. Quelli sono i Kage, riunitisi per assistere a questo importante evento.
    Due Chunin avanzano reggendo una corona di fiori che posano ai piedi della fontana del memoriale. Dopo qualche istante di rispettoso silenzio, uno dei due comincia a parlare mentre l'altro estrae un foglietto.

    Adesso leggerò i team che si affronteranno nella prima prova del torneo. La prova, per motivi di sicurezza, non si terrà qui al villaggio, ma in un luogo appositamente scelto. In data odierna e nei successivi giorni non si baderà a spese per la sicurezza e posso assicurare personalmente che è intenzione dell'Hokage-sama portare a termine questo torneo senza incidenti.
    La prima prova vedrà due team da tre elementi fronteggiarsi. Ad ogni squadra verrà assegnata una bandiera e per superare la prova bisognerà catturare quella avversaria. Il team che perderà la bandiera, sarà eliminato dla torneo.
    Il team 1 è formato da Kyoshi Jiki, Haruki Sato e Kaito Aikikawa di Suna.
    Il Team 2 da Sumairu Akame di Kumo, Sakuaron Hoshigaki e Seto Akame di Kiri.
    Il team 3 da Sabito Tora di Tetsu, Juza Wolf e Shingo Watanabe di Kiri.
    Il Team 4 da Shura Shueisha, Eanor Atreides e Jiren Sakata di Konoha.


    Shura ed Eanor saranno i miei compagni . . . spero di ricordarmi i loro nomi, cazzo e se se la prendono quando li sbaglio? Beh, prima devo capire chi siano!

    Ma non fa a tempo a guardarsi attorno che l'Hokage prende posto al centro della scena, prondo a pronunciare il suo discorso di inaugurazione.
    L'Hokage non è anziano, anzi sembra molto giovane, uno shinobi con una carriera pressochè perfetta e dal forte animo devoto al senso di giustizia, ed ancorato alla Volontà del Fuoco.

    Puo' la vita essere un fiore? Le sue radici frutto dell'amore. Il suo stelo un corpo forte e robusto. Il suo polline, la sua anima. Ogni suo petalo, un legame, un'opera, un gesto che si ripercuote nel mondo e lo arricchisce. Cos'è un fiore di fronte la falce affilata? Saprà quello stelo resistere al filo sottile dell'acciaio temprato? E se quel fiore fosse davvero la vita, la vita di tanti ragazzini pieni di sogni e di sorrisi, loro saprebbero resistere agli atti scellerati di un folle figlio del tempo stesso, megalomane al punto da proclamarsi Dio?
    No, il fiore non puo' resistere alla falce. No, i ragazzi non possono resistere alle bombe e alla guerra. Ma la colpa è della falce che si è abbattuta sul prato fiorito o di chi è rimasto a guardare, mentre l'oscuro latore di sonno eterno agitava il suo strumento di morte? Verso chi punteremo il dito e minacceremo vendetta?
    Dopo anni, dopo secoli, ancora non abbiamo imparato che affinchè il male trionfi, basta che i buoni siano vinti dall'inerzia? Questo è il momento di chiedersi se ognuno di noi ha fatto tutto ciò che poteva per evitare che tante giovani vite finissero bruciate in un istante. Fate tutti voi questo esame di coscienza e meditate guardando questa lapide insanguinata. Eterno memoriale del nostro fallimento come istituzioni, come leader, come uomini e donne di un mondo libero e giusto, ma che libero e giusto non è.
    Per questo io ora chiedo a tutti voi, noi tutti chiediamo a tutti voi, di dare prova di quel senso di abnegazione e di valore che vi ha contraddistinto finora. Abbiamo pianto. Tutti lo abbiamo fatto. Troppi genitori hanno dovuto posare nuda terra su bare fin troppo piccole per gli innumerevoli cadaveri di coloro che un giorno avrebbe indossato i coprifronte dei propri villaggi e, forti di tale onore e privilegio, avrebbero lottato per la pace e la giustizia.
    Quindi ora voi siete chiamati a compensare il vuoto lasciato da questa folle strage. Voi dovete dimostrare di valere più di quanto sia dovuto. Ognuno di voi dovrà lottare e battersi non come un solo uomo, ma come due o tre o anche più. Vi verrà richiesto di sopportare fatiche e sacrifici incommensurabili. Ora vi stiamo offrendo l'opportunità di mettervi alla prova e di migliorarvi. Voi sarete la colonna portante di un nuovo mondo, sarete la nuova generazione di sannin e kage a cui noi passeremo il testimone.
    Dimostreremo di essere più forti di come siamo stati descritti. Daremo prova della granitica e incrollabile volontà che anima il cuore di ogni shinobi. Mai, mai nella storia del Nindo abbiamo permesso al male di prevalere su di noi. I nostri antenati hanno lottato per assicurarci la pace e i loro occhi sono ora puntati su di voi.
    Dimostrate di essere all'altezza della gloriosa storia degli shinobi!
    Che il Torneo Chuunin abbia inizio!


    Non c'è che dire, un discorso toccante, ma soprattutto pieno di sentimenti ed uscito direttamente dal cuore dell'Hokage. Jiren ammira quell'uomo per la sua semplicità ma anche per la sua volontà incrollabile, un vero esempio di come dovrebbe essere un ninja: un vero Kage.

    Non si diventa il più forte solo coi muscoli o con la testa, ma soprattutto col cuore!

    Pensata questa perla di saggezza, comincia la ricerca dei suoi compagni di squadra. Decide di optare per una strategia semplice e funzionante: aspettare che tutti gli altri si riuniscano nei rispettivi gruppi ed andare da quelli che rimangono in due.
    E la sua strategia funziona brillantemente, due ragazzi, beh, in realtà uno un po' più vecchiotto, sono rimasti soli e stanno parlottando fra loro.
    Jiren si avvicina a loro con la mano alzata in segno di saluto ed un grande sorriso stampato in volto.
    Avvicinandosi sente che stanno già iniziando a presentarsi senza aspettarlo



    Perfetto, mi stanno già escludendo . . . cominciamo bene!

    Salve a tutti, sono Shura di Kiri, scusate se vado diritto al sodo ma abbiamo poco tempo per capire chi siamo e cosa sappiamo fare in modo da essere efficaci durante questa prima prova, perché non so voi ma io di essere buttato fuori al primo turno non ne ho la minima intenzione! In ogni caso sono specializzato nell’uso dei Ninjutsu, so usare il Suiton e i Raiton, voi invece cosa sapete fare?


    Piacere, io sono Eanor, da Ame.
    Per quanto riguarda me, Katon e Doton sono le mie armi principali, direi che copriamo quattro elementi su cinque, niente male davvero.
    Hai idea di chi sia questo Shura? Vedo molti coprifronte di Konoha ma non credo di riconoscerlo..


    Heilà, io sono Jiren Sakata e diventerò il più forte ninja di tutti i tempi!
    Comunque sono un disastro coi nomi ma vedo che siamo in due, andremo d'accordo io e te, Ennio . . . Su non siate così tesi, dopotutto comincia domani l'esame, oggi approfittiamone per conoscerci come persone e non come dati, che ne dite di andare a mangiare qualcosa tutti insieme?
    Ah, comunque io ho dei begli occhi, ma ve lo spiegherò dopo lontano da orecchie indiscrete hehehe


    Jiren ha gli occhi bianchi solo quando attiva il Byakugan, normalmente sono neri
     
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    [Esame Chuunin] Inaugurazione
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    Chi è in grado di giudicare senza macchia cosa è giusto e cosa è sbagliato?
    Sembrerebbe tutto così dannatamente semplice, distinguere i buoni dai cattivi, imparare dai primi e stare alla larga dai secondi.
    Però qualcuno ha detto che non tutto il male viene per nuocere e allora dove sta la verità?
    Mille sfumature che come la tavola dei colori formano un intero ecosistema, dove tutto e dentro e alla fine si è solo un puntino, così remoto da essere insignificante.
    Ancora una volta era beffardo l’attimo.

    Urla e schiamazzi. Una campanella che puntuale ti attendeva proprio nell’istante in cui la desideravi di più. Il trambusto di quei momenti pieni di vita, in cui la diligente e seria attitudine, che designavi all’accrescimento di te stesso, lasciavano spazio alla spensieratezza di un nuovo pomeriggio al villaggio.
    Le smorfie del tuo sensei e lo sguardo complice del tuo compagno di corso.
    Potrei ricordare una marea di sensazioni legate al mio periodo all’accademia; è stato un momento fondamentale della mia vita, dove l’adolescenza si è consumata all’insegna dell’impegno e della dedizione, del rispetto e della sana e forte educazione Kiriana.
    E tutte queste stesse emozioni che care conservo nell’anima, mi si fanno incontro quando ripenso a quei momenti.
    Sì, è proprio sull’attimo che mi voglio concentrare.

    La lunga colonna di fumo che si espande verso il cielo, notificata da un botto assordante e da un sussulto del terreno.
    Da qualche settimana avevo intrapreso un allenamento che mi permettesse di concentrarmi maggiormente sul controllo del territorio che mi stava intorno; la mia nuova posizione, leggermente al di fuori del villaggio, mi permetteva di perlustrare diverse vie per raggiungere il centro abitato e perché no, di tracciarne di nuove.

    Precipitatomi alla finestra di casa, ancor prima di aprirla, potevo sentire l’odore di quella densa e oscura nube di fumo.
    Purtroppo le mie deduzioni non mi stavano ingannando, proprio l’accademia di Kiri era stata bersagliata da un qualche tipo di attacco, che era evidentemente andato a segno.
    La confusione dovuta all’agitazione del momento fece si che non riuscissi a delineare con lucidità il susseguirsi degli eventi.
    Infatti mentre mi precipitavo, con una corsa scoordinata, per strada, le immagini mi parevano intermittenti, sconnesse, come note di un nastro che singhiozza.


    IMG_4870.gif



    Man mano che mi avvicinavo al posto dell’esplosione, la gente era sempre più agitata finché, angolo dopo angolo, la situazione iniziò a palesarmisi in tutta la sua drammaticità.
    Gli occhi hanno potuto vedere, il naso poteva sentire e così l’udito ed il tatto..la fine della spensieratezza.
    La realtà era quella, perché girarci intorno?!

    I sorrisi, gli sguardi, il sensei, gli allenamenti e le aule; tutto era stato spazzato via. In quell’istante solo dolore e distruzione.
    La polvere, le fiamme che ancora con sete di distruzione si alimentavano del loro stesso ardere, avvolgendo l’edificio dalle sue fondamenta.
    Ma quando arrivai sul posto, inerme davanti alla portata terroristica di quell’atto, mi fu difficile ragionare per qualche istante e probabilmente, preso da un leggero isterismo psicotico, piansi anche. Non dimenticherò mai le urla disperate delle mamme..Da figlio di Kiri porterò avanti con me le loro preghiere.

    Dall’altra parte Fury.
    Aveva dichiarato guerra ad un mondo corrotto fatto di alleanze strategiche puntualmente tradite, di continue lotte al potere, di sotterfugi e di segreti.
    L’incredibile capacità di auto sabotaggio dell’essere umano che, in nome del suo ego spropositato, si spinge a distruggere i frutti del suo stesso lavoro; chi per essere ricordato, chi semplicemente per sentirsi vivo.
    E allora è una lotta continua di menzogne. Maschere e volti, qual era la vera differenza?


    […]


    Nei giorni successivi si procedette con la conta dei danni.
    Inutile parlare di numeri, così fini a se stessi che non potrebbero in alcun modo descrivere il vuoto che quell’evento aveva portato nel nostro mondo.
    La collaborazione tempestiva di migliaia e migliaia di shinobi che, ognuno per il suo villaggio, si erano prodigati dal primo istante per contenere le esplosioni e soccorrere i propri concittadini, fu il primo segnale della necessità di rispondere uniti al forte messaggio che il nemico aveva voluto lanciare.

    Poi ci fu il tempo per contemplare. In una giornata di irreali silenzi, tutta Kiri si riunì per ricordare e congedare le vittime di quel folle attentato.
    Il nuovo Mizukage, con il suo discorso, dettò la linea guida per una pronta ricostruzione e per un futuro fatto di unità di intenti e aiuto reciproco, non solo all’interno dei confini del nostro villaggio.

    Sentivo che era arrivato il momento di mettermi in gioco sul serio. La situazione risultava drammatica e forse il pericolo era più grande di quanto io potessi immaginare, ma grazie alle missioni e gli allenamenti degli ultimi tempi mi sentivo pronto per dare il mio contributo.

    I giorni scorrevano lenti e per le strade del villaggio non c’era più il solito via vai. Sembrava di vivere in una bolla, pronta a scoppiare all’improvviso. La quiete prima della tempesta.


    […]


    Rintanato nella mia dimora, in una rigida mattinata, intento a studiare l’ennesimo manuale di tecniche ninja, fui attirato dal rumore di una serie di passi frettolosi che si dirigevano nella mia direzione.
    Le vicinanze del grande lago Ibuse non erano molto frequentate, ci si avvicinavano per lo più pescatori e nei periodi un po’ più caldi qualche famiglia per un pic-nic.
    Così dai vetri della finestra del pian terreno guardai verso l’esterno per scorgere i tratti della presenza che avevo avvertito.
    Con gran sorpresa riconobbi Izo Ogawa, un mio vecchio compagni di accademia che da qualche tempo dava una mano come messaggero del villaggio.
    Gli andai incontro e lo accolsi davanti all’uscio. Era visibilmente affaticato dalla sua corsa e come suo solito risultava goffo persino nel prender fiato.


    Izo! Cosa ti porta da queste parti?!


    Con la voce ancora leggermente affannata mi porse una lettera. Proveniva dagli alti ranghi del villaggio, doveva essere senz’altro una comunicazione ufficiale.


    S..Se..Se-Seto! Q-Que-questa è una lettera da parte del Mizukage! Complimenti, davvero!


    Non mi diede neanche il tempo di prenderla dalle sue mani che si voltò e riprese a correre nella direzione da cui era sopraggiunto.


    Il solito Izo..


    Rientrai in casa chiudendomi la porta alle spalle ed appoggiai la lettera sulla mia scrivania; con un kunai recisi la parte superiore della busta che conteneva la missiva ed estrassi il foglio, aprendolo.
    Iniziai a leggere le righe dattiloscritte.


    CITAZIONE
    Kirigakure no Sato
    Ufficio del Mizukage

    Destinatario: Seto Akame
    OGGETTO: Selezione Torneo Chuunin

    Buongiorno,
    Con la seguente nomino ufficialmente il sig. Seto Akame come partecipante al Torneo Chuunin, indetto straordinariamente nel paese del fuoco a Konoha, come rappresentante di Kiri.
    In questo momento difficile di tumulti, è intenzione condivisa di tutti i capi villaggio quella di alimentare la fiamma ardente dentro ogni giovane shinobi con lo scopo di costruire un futuro migliore.
    Per questo, sicuri che questa esperienza contribuirà a temprare non solo ninja ma soprattutto uomini,
    Auguriamo buona fortuna.

    Janbo Nuruoki

    Non mi sarei mai aspettato, soprattutto in quel periodo, che venisse indetto un Torneo internazionale per la selezione dei nuovi Chuunin.
    Non mi stupì invece la mia candidatura da parte del villaggio; d’altra parte i recenti successi in missione ed i miei progressi, frutti di un duro e oculato lavoro, non potevano passare inosservati.
    Pensai che, in un certo senso, l’organizzazione di un evento di tale portata, sarebbe stato l’ennesimo segnale di unità e voglia di rialzare la testa da parte delle grandi nazioni verso la compagine di Fury.

    Konoha..un viaggio è proprio quello che ci vuole.
    Potrò nuovamente misurarmi contro shinobi stranieri e valutare meglio i risultati dei miei allenamenti.
    Spero di trovare anche ispirazione per nuove tecniche.
    Non deluderò il Mizukage.



    […]


    All’orizzonte un pallido sole sorgeva dalle calme e gelide acque dell’aperto mare che circondava gli arcipelaghi del nostro paese.
    Pescatori esponevano il proprio bottino su bancali che luccicavano, grazie all’effetto dei primi raggi solari che battevano sulle squame ancora umide dei pesci .Altri, di ritorno dall’attività, ormeggiavano i propri pescherecci.
    Grandi imbarcazioni venivano caricate di qualsiasi merce immaginabile da una lunga fila di uomini i quali formavano una vera e propria catena.
    L’incredibile vitalità del porto del Paese delle Acque.
    Io con il mio borsone in spalle contemplavo l’energia di quel posto, in attesa che il mio traghetto aprisse le sue porte per imbarcarmi.
    4 giorni di viaggio nell’aperto mare per poi affrontarne altri 3 sulla terra ferma. Tempo che mi sarebbe stato molto utile per organizzare le mie idee ed a riposarmi prima del torneo.


    […]


    Arrivato a Konoha, il tempo per le riflessioni si era esaurito ed ora un’elettrizzante sensazione di ansia, mista a voglia di mettersi in gioco, mi pervadeva.
    Ero già stato da quelle parti e come per il mio villaggio notai che la situazione era in qualche modo cambiata anche lì.
    Non trovai la spensieratezza e l’affollamento che mi colpì alla mia prima visita.
    Mi resi conto, una volta arrivato dinanzi al luogo designato per la cerimonia di inaugurazione del torneo, di come tutte le nazioni in realtà avessero subito in egual modo la brutalità degli attacchi terroristici del nemico.
    Delle rigogliose querce ed uno spiazzo verde donavano al posto la vivacità dei colori dell’autunno che ci si aspetta di vedere al Villaggio della Foglia.
    La scritta corrosa “Accademia del Fuoco” mi ricordò lo scenario di distruzione che vissi a Kiri e allo stesso tempo potevo immaginare lo spirito di collaborazione di tutti gli Shinobi che tempestivamente avevano risposto alla minaccia, rimettendo in piedi quei luoghi.
    Una leggera pioggia cadeva dal cielo e mi faceva sentire ancor più a casa.

    Tutti i Kage presenziavano, fedelmente scortati ed al centro del piazzale noi giovani Genin, rappresentanti ognuno le proprie origini, eravamo schierati in attesa di indicazioni.
    Ci fu il tempo di ricordare ancora una volta tutte le vittime e di omaggiarli con una cerimonia decisamente insolita, che poteva dar spunto di riflessione a tutti noi che ne eravamo spettatori.

    Un funzionario della Foglia, a pochi metri da me, estrasse un foglio dal giubbotto e cominciò a leggerne il contenuto a gran voce.


    La prima prova vedrà due team da tre elementi fronteggiarsi. Ad ogni squadra verrà assegnata una bandiera e per superare la prova bisognerà catturare quella avversaria. Il team che perderà la bandiera, sarà eliminato dal torneo. >

    Il team 1 è formato da Kyoshi Jiki, Haruki Sato e Kaito Aikikawa di Suna.
    Il Team 2 da Sumairu Akame di Kumo, Sakuaron Hoshigaki e Seto Akame di Kiri.
    Il team 3 da Sabito Tora di Tetsu, Juza Wolf e Shingo Watanabe di Kiri.
    Il Team 4 da Shura Shueisha, Eanor Atreides e Jiren Sakata di Konoha.



    Dunque ci attendeva una prova a squadre, dove la cooperazione tra i membri sarebbe risultata fondamentale per il raggiungimento dell’obbiettivo.
    Conoscevo alcuni di quei ninja, qualcuno lo avevo persino affrontato in allenamento.
    Non avevo mai sentito nominare invece i miei compagni di squadra ma rimasi piacevolmente colpito dal fatto che uno era un mio concittadino mentre l’altro portava addirittura il mio stesso cognome.

    Non mi dilungai più di tanto in pensieri, ritenevo più opportuno concentrarmi sul presente.

    Takayuki Furuichi, l’Hokage, prese parola e articolò un discorso tanto filosofico quanto pragmatico e sentito.
    L’ennesimo spunto di riflessione nel tentativo di smuovere le coscienze nel migliorare se stessi per potersi mettere a disposizione della comunità.


    Dimostreremo di essere più forti di come siamo stati descritti. Daremo prova della granitica e incrollabile volontà che anima il cuore di ogni shinobi. Mai, mai nella storia del Nindo abbiamo permesso al male di prevalere su di noi. I nostri antenati hanno lottato per assicurarci la pace e i loro occhi sono ora puntati su di voi.
    Dimostrate di essere all'altezza della gloriosa storia degli shinobi!
    Che il Torneo Chuunin abbia inizio!



    L’appello era quello di dimostrarsi forti, determinati e lungimiranti.
    Esattamente le qualità che avevo intenzione di dimostrare in quell’occasione.
    Diedi nuovamente un’occhiata ai partecipanti, eravamo una dozzina. Qualcuno lasciava le proprie emozioni più libere mentre altri erano imperscrutabili.
    Decisi di concentrarmi sul mio team in un primo momento.

    Un ragazzo dai capelli bianchi e con dei segni di pittura sul volto mi si fece incontro e si presentò, visibilmente emozionato dalla situazione e con ritmo frettoloso.
    Sumairu Akame, proprio il ragazzo con cui condividevo il valoroso cognome distintivo del mio clan.

    Risposi in modo tranquillo cercando di dimostrarmi il più amichevole possibile, anche se non ero molto abituato a farmi comprendere dalla mia mimica, accennando un sorriso che sapevo sarebbe risultato forzato ai suoi occhi.


    Sono Seto Akame e vengo da Kiri.
    È un piacere fare la tua conoscenza.
    Metterò le mie capacità a completa disposizione del team e pretendo che voi facciate lo stesso.
    Vi illustrerò i miei punti di forza in separata sede, quando saremo soli.
    Contate pure su di me.



    E così i preparativi stavano per essere ultimati e non rimaneva altro che mettere in campo i propri valori.
    Sapevo di essere contornato da Genin di ottimo livello e non intendevo sottovalutare nessuno di loro.
    Dall’altra parte ero convinto delle mie abilità e come al solito, l’incognita di quello che sarebbe stato di lì a poco accresceva la mia determinazione.




     
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    ESAME CHUNIN

    Sensei parlato Sakuaron parlato Sakuaron pensato


    Il giorno dell’esame era finalmente arrivato. Io ero sia intimorito che eccitato al pensiero di potermi confrontare con i genin degli altri villaggi e infatti a konoha avrei trovato molti abili sfidanti. Del resto la situazione globale richiedeva la nostra crescita immediata, dovevamo allenarci e impegnarci al massimo visto il pericolo all’orizzonte e ad essere sincero tutta questa pressione su di me non aiutava molto. Mi sentivo quasi soffocare però avevo il dovere di provarci, di almeno tentare di passare questo esame. Lo dovevo per la mia famiglia, per il mio maestro e soprattutto per il mio villaggio.

    Il viaggio cominciò una volta arrivato al porto di kiri. Lì trovai un grosso traghetto all’apparenza molto malandato. Quell’ammasso di ferraia, che non sembrava in grado di trasportarci, ci avrebbe portato in 4 giorni spaccati a konoha. Incredibile, no?
    Saliti sul traghetto la prima cosa che feci fu di affacciarmi dal lato destro. L’odore della brezza di mare mi inondò il naso, osservai il mare calmo come una tavola e se quello non fosse stato il viaggio per l’esame chunin sicuramente me lo sarei gustato di più. Quel mare e quella calma imperversavano nel mio stato d’animo e tutto a un tratto mi sentivo come se avessi la testa libera e il corpo più leggero. Ero tranquillo e in pace dopo tanto tempo e, notato questo mio stato d’animo, il sensei, che mi avrebbe accompagnato per il viaggio, ne approfittò:

    Senti Sakuaron, su questo traghetto non c’è molto spazio per l’allenamento e soprattutto non possiamo dare fastidio agli altri passeggeri, perciò utilizzerai questi 4 giorni per allenarti ancora di più nell’impasto del chakra e nella meditazione. Non é molto ma già é qualcosa piuttosto che non far nulla. Su! Incomincia mentre io vado a prendermi un caffè al bar del traghetto, quando torno ti voglio trovare qui fermo ad allenarti. Non ammetto repliche.

    Beh direi che non mi resta altro da fare, prima di tutto devo svuotare la mente da inutili pensieri. L’unica cosa su cui devo focalizzarmi è la produzione del chakra, quindi l’impasto tra la mia energia spirituale e fisica...

    Quando il sensei tornò decise di sedersi e mettersi a meditare al mio fianco, non so se lo facesse per allenarsi o per farmi da supporto, ma comunque apprezzai molto quel gesto. Era come dire che lui ci sarebbe stato, perciò questo poteva aiutarmi per il morale, anche se all’esame, in realtà, mi sarei trovato da solo contro gli altri genin agguerriti. Ad essere sincero questa idea mi spaventava e in una piccola parte mi incuriosiva, specialmente il voler scoprire le tecniche e le abilità dei miei futuri avversari. Potevano due emozioni del genere coesistere simultaneamente?

    Da quel momento passarono tranquillamente i 4 giorni di viaggio fra meditazione e riposo. Devo dire che furono abbastanza noiose le giornate però era il metodo migliore per prepararsi per l’esame su quell’affare chiamato traghetto.
    Infine quando scesi dal traghetto ci incamminammo a piedi e raggiungemmo in men che non si dica l’accademia del fuoco. Mentre camminavamo nelle vicinanze di Konoha il sensei si fermò.

    Direi che il mio compito qui é finito Sakuaron. Ora dovrai cavartela da solo, ma non temere i tuoi avversari. Io ti conosco e so quali sono i tuoi punti di forza. Non mi crederai ma sappi che secondo me c’è la puoi fare alla grande, non sei un bamboccio e puoi farti valere in questo esame. Con i tempi che corrono il mondo ninja non si può permettere pause e ciò vuol dire che anche un genin come te deve allenarsi e migliorare sempre di più e il più velocemente possibile. Sinceramente all’inizio avevo timore anche io per questo esame, però ora guardandoti negli occhi so che ce la puoi fare. Ho estrema fiducia in te Saku, non mi deludere, dimostra il tuo valore!

    Grazie maestro delle sue parole, state tranquillo che io non la deluderò. Darò il mio massimo. A dire il vero questo sembra una frase fatta, da dire in una circostanza come questa, ma é quello che penso davvero, dimostrerò chi sono. Se non c’è la dovessi fare almeno non avrò rimpianti inutili, stammi bene sensei, arrivederci...

    ***

    Arrivato davanti all’accademia vidi altri genin posti tutti in fila come ad aspettare qualcosa, non ci pensai due volte e mi unii a loro. Fortunatamente fu la scelta giusta e da lì a pochi momenti ci fu il discorso della hokage. Mi colpii molto il suo monologo, si vedeva che proveniva dal profondo, non c’erano bugie nelle sue parole, ma bensì era un appello alle nostre giovani e inesperte anime. Da lì in poi saremmo stati chiamati alla lotta, il nostro nemico era forte, tanto forte da mettere in grave pericolo tutto il mondo ninja e noi dovevamo affrontarlo per difendere la nostra casa. Era ovvio che l’unico modo per migliorare la nostra situazione era quello di farci crescere in fretta, questo era l’intento maggiore da parte dei Kage e per questo motivo era stato inaugurato il torneo chunin...promozioni per i più forti e più guerrieri a proteggere il mondo.

    Finito il discorso si fecero avanti due chunin che avanzarono fino alla base della fontana. Essi iniziarono a spiegarci la prima prova e le 4 squadre di partecipanti:

    < Il team 1 è formato da Kyoshi Jiki, Haruki Sato e Kaito Aikikawa di Suna.
    Il Team 2 da Sumairu Akame di Kumo, Sakuaron Hoshigaki e Seto Akame di Kiri.
    Il team 3 da Sabito Tora di Tetsu, Juza Wolf e Shingo Watanabe di Kiri.
    Il Team 4 da Shura Shueisha, Eanor Atreides e Jiren Sakata di Konoha. >


    aaaaah almeno uno é di kiri. Beh spero che saremo in sintonia nella lotta, perché questo potrebbe darci un reale vantaggio sugli avversari. Spero solo di non essere un impiccio. Uhm...devo darmi da fare per bene questa volta e se rovino l’esame agli altri due posso ritenermi un vero fallimento...

    Finito il discorso i due chunin ritornarono ai loro posti e tutti i genin cominciarono a cercare i propri compagni. Da lontano sentii qualcuno dire il nome di Seto, da quello che avevo sentito era lui il mio compare di kiri. Che botta di fortuna! Almeno mi evitai l’imbarazzo di sbagliare persona. Così decisi di avvicinarmi ai due ragazzi, i miei due compagni di team.
     
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    Non era la prima volta che mi ritrovavo a dover viaggiare verso Konoha, ma l'ultima volta non era stata proprio un'esperienza piacevole. Non c'era un solo ricordo di quella missione che potesse essere definito positivo, se non il fatto di esserne uscito vivo per miracolo.

    Il motivo di questo nuovo viaggio era totalmente diverso, ma c'era comunque un piccolo particolare che non rassicurava affatto. L'ultimo esame chunin era stato macchiato dalla strage di molti parteciparti a causa della follia di un mostro visionario chiamato Fury.

    Ne avevo solo sentito parlare ma non era la prima volta, mio malgrado, che avevo a che fare con un pazzo con esagerate manie di grandezza e quel viaggio riportava alla mente proprio il suo ricordo, Qayin e il suo altisonante appellativo Figlio bastardo del caos.

    Questi ricordi e le preoccupazioni varie per la prova che avrei dovuto affrontare non mi fecero dormire granché bene, impiegai parecchio tempo per addormentarmi e mi svegliai con un energia tale da fare invidia agli zombi affrontati nell'ultima missione.

    Ciononostante mi preparai, feci una sostanziosa colazione, controllai un'ultima volta tutta l'attrezzatura accuratamente preparata il giorno prima, presi tutto e mi incamminai verso le porte del villaggio dove probabilmente avrei trovato ad attendermi un chunin pronto ad accompagnarmi in questo viaggio.

    Come la scorsa volta, il viaggio fu molto lungo, altrettanto tranquillo e con una buona dose di ansia (questa volta però quest'ultima era in dose doppia) che cercai di tenere a freno il più possibile concentrandomi sulla bellezza del panorama.

    A differenza ella scorsa volta, ci fermammo a Konoha. Il paesaggio era verdeggiante e molto rigoglioso, tutto il contrario della mia terra natia. Faceva quasi strano vedere tutto quel verde intorno a me.

    Era evidente la natura recente degli edifici del villaggio e le macerie non erano ancora state smaltite. Si respirava un aria di tensione e rispetto per i ninja innocenti caduti non troppo tempo fa proprio in questo luogo.

    Fummo scortati fin davanti all'accademia del fuoco per assistere all'inaugurazione. Il discorso dell'Hokage era appena iniziato e arrivammo giusto in tempo per sentire lo svolgimento dell'esame. Durante la lettura delle squadre partecipanti alla prima prova del torneo, trovai anche gli altri due genin provenienti dal mio villaggio.

    Anche loro sembravano essere arrivati da pochi istanti e, a prima vista, sembravano anche conoscersi.
    Mi avvicinai e, accortomi di essere stato notato, feci un cenno col capo per salutare senza però ancora proferire parola.

    Non dovetti attendere molto che uno dei due prese subito la parola, seguito a ruota dall'altro.

    Ciao... Kaito, giusto? Piacere, sono Kyoshi, e saremo compagni do squadra per la prima prova... direi che sarebbe una buona idea incontrarci in camera di qualcuno stasera, per discutere di strategie, che ne dite?

    Io sono Haruki piacere. Ottima idea, andiamo nella mia stanza. Conosco alcuni Genin e posso darvi alcune informazioni su di loro.

    Sembravano molto determinati e sapere il fatto loro, inoltre il fatto che si conoscessero già avrebbe facilitato il gioco di squadra, almeno ci speravo.

    Kaito, esatto. Piacere di conoscervi. Si, mi sembra una buona cosa confrontarsi prima della prova, così da prepararsi il più possibile.

    Ero teso e allo stesso tempo emozionato, nell'ultimo periodo avevo imparato molte tecniche e, per quanto non fossi convintissimo di padroneggiarle al meglio, non vedevo l'ora di mettermi alla prova e scoprire se finalmente stavo riparando tutte le lacune che man mano scoprivo di avere.

    Ero inoltre molto curioso di scoprire quali fossero le abilità dei miei compagni e quali sinergie saremmo riusciti a trovare.

     
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    Narrato - >Parlato Shingo - "Pensato" - >Parlato Ayako - >Parlato ninja di Konoha


    Il buio della notte stava lentamente cedendo il passo al chiarore dell’alba. Shingo non aveva dormito più di tanto, nonostante i giorni di viaggio e di attesa dell’esame si rivelarono essere ben più duraturi di quanto stabilito inizialmente, il ritmo dei suoi allenamenti non venne modificato minimamente. Erano arrivati da qualche giorno nel villaggio della foglia ed anche se Yuu non era potuta restare, gli aveva assicurato l’ospitalità di una sua vecchia amica residente nel villaggio: Ayako, una ragazza davvero singolare. I suoi lunghi capelli neri erano perennemente scompigliati e non riuscivano a mettere in risalto un viso che si nascondeva anche dietro ad un spesso strato di occhiali da vista, senza i quali la ragazza era praticamente cieca. Non completò mai gli studi d’accademia scegliendo di continuare l’attività di famiglia, una piccola sartoria alla quale non mancavano i clienti, e che ora ospitava un genin di Kiri.

    La stanza era piccolissima e posta sul retro del negozio, aveva lo stretto necessario, un bagno ed un armadio dove si trovava il materasso che il ragazzo avrebbe poi steso sul terreno per coricarsi. Era palesemente la stanza dove Ayako si riposava quando faceva tardi a lavoro. Nonostante l’esiguo spazio vitale, che non permetteva assolutamente l’allenamento dello spadaccino, la giovane aveva messo a disposizione anche il piccolo giardino al quale si accedeva sempre dal retro, era piccolo, sparuti alberelli ma si vedeva la mano di qualcuno che li curava. Non era il massimo ma avrebbe potuto fare i suoi allenamenti in tranquillità e senza disturbare in qualche modo la ragazza.

    Shingo era già in piedi che si allenava, brandendo la spada di legno, che ormai riusciva a maneggiare alla perfezione nonostante l’anima di pesante metallo della stessa.
    I suoi movimenti erano diventati finalmente fluidi e la spada sembrava essere diventata un prolungamento naturale del suo arto, il tutto si traduceva in un’armonia che faceva sembrare i suoi affondi verso il tronco dell’albero come passi di danza, di certo non elegante come riusciva ad esserlo la sua insegnante ma abbastanza efficaci.

    “Affonda e… ritira!” Shingo ritirò il suo fendente pochi attimi prima che questo impattasse sulla corteccia dell’albero, non poteva certo danneggiare il giardino di chi lo aveva gentilmente ospitato, quindi continuava a fare esercizi di controllo, sicuro del fatto che una volta impugnata la sua vera katana l’avrebbe maneggiata con una scioltezza ed una facilità pari a quella dei maestri dello stile dell’acqua di cui parlavano i rotoli.

    “Il vero danzatore dell’acqua riesce a combattere senza increspare la superficie dell’acqua” era la frase che si ripeteva in quei duri giorni d’allenamento, e fungeva anche come mantra motivazionale. Aveva perso momentaneamente la sua guida, dovuta tornare al villaggio in fretta e furia, ma ciò non significava che avrebbe dovuto diminuire l’intensità degli allenamenti, anzi, doveva cavarsela da solo, era un ninja ormai, per quanto Yuu gli avesse fatto aprire gli occhi sulle differenze tra genin e chunin, lui era uno shinobi, punto.

    Un ultimo affondo, la spada questa volta colpì la corteccia dell’albero creando una lieve ammaccatura, il rumore dell’apertura del negozio distrasse il genin dal suo allenamento e questo, unito alla stanchezza, portò alla fine dell’allenamento. “Speriamo che non se ne accorga…” pensò il kiriano mentre appoggiava l’arma di legno al muro rientrando nella sua stanza.
    Nello stesso momento in cui Shingo stava rientrando, la porta che dava accesso al negozio si aprì.

    >Hey ciao, ti ho portato la colazione, non fare complimenti tranquillo. Oggi è il giorno del tuo esame giusto? Devi diventare un chunin, siete in molti mi sa, ho visto tanto movimento, pure troppo. Non amo gli esami, l’ansia mi divora e non mi fa muovere un muscolo, è il motivo per cui non sono diventata ninja alla fine, te l’ho già detto? Va be’ datti una ripulita e vieni di là a mangiare, non è un problema, ti ho fatto dei vestiti nuovi.

    Ayako era decisamente strana, aveva la strana capacità di riuscire ad essere l’unica interlocutrice di un dialogo, dando anche le risposte dell’altra persona, il tutto ridacchiando.

    Shingo fece esattamente come gli era stato suggerito, si liberò dei vestiti ormai lerci dopo giorni di viaggio ed allenamento e si avviò in bagno a farsi una doccia calda e rilassante. La temperatura bollente e l’alone di nebbia che si creava rappresentavano le chiavi di meditazioni sulla vita da parte del ragazzo. Shingo perdeva completamente la cognizione del tempo arrivando anche a metterci una ventina di minuti per una semplice doccia, e quella volta non fece eccezione.

    La sua mente era decisamente satura di pensieri dai quali non riusciva a distrarsi, il primo fra tutti, a rigor di logica, avrebbe dovuto essere l’esame. Si interrogava di continuo sui pericoli che avrebbe corso, sulle prove alle quali lo avrebbero sottoposto e la povera Ayako non aveva fatto altro che aumentare la sua ansia grazie ai suoi racconti poco opportuni. Eppure, in quel momento i suoi pensieri non riuscivano a non virare verso altre rotte. Shingo conosceva ben poco della storia del mondo ninja, nonostante l’anno passato all’accademia di kiri, il giovane non era riuscito a rendersi conto della gravità della situazione nella quale il mondo degli shinobi versava.

    L’attacco di fury non gli era mai stato spiegato, Yuu cercava sempre e continuamente di proteggerlo, probabilmente per non togliere l’illusione di un mondo bello da vivere e ricco di avventure al ragazzino che l’aveva seguito. Così facendo però Shingo si era ritrovato ad essere totalmente impreparato dinanzi alla vita che in realtà lo aspettava. La dimostrazione di potere di quel pazzo criminale era stata tale da piegare le nazioni ninja e costringerle a prepararsi ad una guerra futura, questa preparazione era culminata quindi nell’esame che il genin di Kiri avrebbe affrontato quel giorno.

    L’acqua cessò di scorrere, l’asciugamano fece il suo dovere e Shingo uscì dal bagno per indossare i vestiti gentilmente offerti dalla sarta. Non erano nel suo stile ma la fantasia a scacchiera verde acqua e nera non gli dispiaceva. Si diresse nel negozio per prendere la sua colazione. Gli si leggeva chiara in volto la preoccupazione ed Ayako, in fondo, immaginava che il discorso fatto la sera prima, durante il quale gli aveva parlato dell’attacco di Fury e del pericolo che rappresenta questo ninja, potesse aver peggiorato solo la situazione di un ragazzo sotto esame. Non lo aveva fatto con cattiveria, era impensabile che un ninja neo diplomato non fosse a conoscenza di tutta la situazione, ma ormai il dado era tratto, i sensi di colpa l’attanagliavano ma non ne voleva parlare, avrebbe riaperto un discorso chiuso.

    >Dai, vai e fatti valere, altrimenti Yuu chi la sente…

    Cercò di sdrammatizzare, riuscendo ad ottenere un sorriso abbozzato, nulla in più. Shingo afferrò la sua colazione al sacco e si incamminò verso l’uscio

    >Grazie mille di tutto Ayako, spero di rivederti presto.

    Forse nella sua mente quelle parole dovevano suonare come un messaggio di speranza ma ebbero l’effetto di sembrare più le ultime parole di uno che sta per essere condannato a morte, di sicuro non lo spirito migliore con il quale iniziare questo esame.

    Le strade del villaggio della foglia erano molto diverse da quelle di kiri, anche qui la vita era frenetica ma, non essendo celata dietro un grande velo di nebbia, sembrava esserlo il doppio della capitale del paese dell’acqua.
    Shingo aveva la perenne impressione di perdersi tra i grandi palazzi che costeggiavano le strade principali, questo era decisamente più vicino a ciò che aveva immaginato quando Yuu gli parlava dei villaggi del continente ninja.
    La grande piazza dove si sarebbe tenuto il discorso d’apertura era davanti a lui. Da lontano la folla di gente sembrava inghiottirla. Era tutto molto diverso da come l’aveva immaginato nella sua mente, ma d’altronde l’errore sembrava essere stato solo suo, un evento di quella portata non poteva non attirare tanta attenzione.

    >Adesso leggerò i team che si affronteranno nella prima prova del torneo. La prova, per motivi di sicurezza, non si terrà qui al villaggio, ma in un luogo appositamente scelto. In data odierna e nei successivi giorni non si baderà a spese per la sicurezza e posso assicurare personalmente che è intenzione dell'Hokage-sama portare a termine questo torneo senza incidenti.

    La prima prova vedrà due team da tre elementi fronteggiarsi. Ad ogni squadra verrà assegnata una bandiera e per superare la prova bisognerà catturare quella avversaria. Il team che perderà la bandiera, sarà eliminato dla torneo.

    “Sono arrivato giusto in tempo. Quello dev’essere un ninja di konoha, chissà quanti in questa folla dovranno prendere parte all’esame…”

    >Il team 1 è formato da Kyoshi Jiki, Haruki Sato e Kaito Aikikawa di Suna.
    Il Team 2 da Sumairu Akame di Kumo, Sakuaron Hoshigaki e Seto Akame di Kiri.
    Il team 3 da Sabito Tora di Tetsu, Juza Wolf e Shingo Watanabe di Kiri.
    Il Team 4 da Shura Shueisha, Eanor Atreides e Jiren Sakata di Konoha.


    “Solo quattro team?!”


    Shingo non riusciva a contenere la delusione alla scoperta del numero dei partecipanti. Aveva immaginato un evento con decine e decine di ninja a sfidarsi tra loro, invece si era ritrovato semplicemente a competere con altri undici genin, non sapeva se gioirne o meno.

    “Sabito Tora e Juza Wolf…”

    I nomi dei suoi compagni di squadra gli erano rimasti impressi ed ora la sua attenzione era totalmente indirizzata a scovarli tra la folla, fino a quando l’hokage non prese la parola. Il suo discorso fu emozionante, accorato, e nonostante il succo fosse: “dimostrate quanto valete perché ci servono solo i ninja forti”, fece molta presa sul cuore del ragazzo, facilmente influenzabile da quel tipo di parole.

    Una volta che il discorso fosse giunto al termine, il ragazzo fu presentato ai suoi nuovi compagni di squadra, sarebbero stati i suoi unici alleati per la prima parte di quell’esame. Sabito Tora e juza Wolf sembravano essere due ragazzi nella media, entrambi accomunati dall’avere i capelli di un bianco particolare. Juza si accompagnava con due lupi che non sembravano essere particolarmente aggressivi, tanto che il giovane ninja avrebbe voluto accarezzarli subito.

    Sabito fu il primo a prendere la parola e a presentarsi, sembrava essere molto carico, almeno fino a quando non ammise di star tremando come una foglia ma era normale, tutti loro erano spaventati ed emozionati. Mentre il primo fece una rapida descrizione delle sue capacità, il secondo si limitò a presentarsi assieme ai suoi lupi, Shingo optò per una via di mezzo

    >Io sono Shingo Watanabe, sono diventato da poco genin e le mie abilità si basano soprattutto sul corpo a corpo.

    Non voleva dare troppe informazioni, nella prima prova sarebbero stati compagni, nulla assicurava che lo sarebbero stati per tutta la durata dell'esame


    -----------
    Shingo Watanabe

     
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