Naruto GDR - La via del ninja

Posts written by Kerberotte

  1. .
    Di solito le persone non mi lasciavano mai alcuna sensazione. Ho sempre pensato che il motivo fosse il tempio di cui mi prendevo cura: ogni Matsuri così tante persone mi passavano sotto la punta del naso come una fiumana impazzita, che avevo dimenticato il valore individuale di ognuno. Ero molto presa da me stessa ma non potevo dire lo stesso degli altri. Non era cattiveria o noncuranza, la mia, ma avevo una certa, reale difficoltà con gli altri. Spesso non ne ricordavo i volti e nemmeno i nomi, anche parlando occasionalmente con qualcuno, questo non mi restava impresso. Faticavo persino a ricordare le voci dei miei parenti e pregavo per antenati in modo generico, poiché nessuno restava impresso nella mia memoria. I miei genitori costituivano un'ovvia eccezione, l'unica rarità in un mondo fatto di volti di cartapesta e voci che si confondevano come un minuscolo pesce in un banco di pesci più grandi, disperso per l'oceano. Non avevo mai avuto alcun tipo di relazione, vivevo per il Tempio e per il Bushido -dunque per Severa, per estensione- e nulla più, nulla di meno. "Il samurai avanza giorno dopo giorno: oggi diventa più abile di ieri, domani più abile di oggi. L’addestramento non finisce mai", fu il primo insegnamento della mia maestra quando entrai in Accademia la primissima volta. Ecco, il suo viso lo ricordo bene e sono passati anni dalla sua morte, ben prima che potessi completare il mio corso di studi e dirle che, finalmente, ero divenuta una Samurai.
    «...»
    Rimasi in silenzio perdendomi il breve scambio tra il Chunin sconosciuto e il mio accompagnatore. A quest'ultimo non rivolsi nemmeno un cenno di saluto, restando a fissare il primo per qualche momento. Lo squadrai per bene e, come sospettavo, ero certa che il suo viso non sarebbe mai rimasto scalfito nella mia memoria, o almeno solo a breve termine. Succedeva così ed io c'ero abituata a tal punto da non farmene nemmeno più un cruccio. Attendevo che mi dicesse qualcosa sistemandomi la katana ben foderata al fianco destro, al pari della gigante Kurosawa legata dietro la schiena, a riposo; ammetto che mi piaceva l'idea di portarmi dietro le mie fidate armi anche durante un semplice giro di perlustrazione volto a farmi conoscere i luoghi dell'OSU, non sarebbe stato lo stesso.
    Dunque presi a passo costante a star dietro al ragazzo ovviamente più basso di me per quanto probabilmente più giovane, guardandomi intorno con aria annoiata, devo ammetterlo.
    CITAZIONE
    "Beh, per prima cosa vorrei darle il benvenuto sulla Nova Shinigami, base operativa dell'OSU nonché uno dei mezzi di trasporto più tecnologicamente avanzati attualmente disponibili sul continente sia in campo bellico che in quello aeronavale!
    Essa si compone di diverse sezione, ognuna delle quali provvede ad uno specifico bisogno dei ninja: si passa da semplici aree di qualità di vita, come dormitori e punti di ristoro, a zone di allenamento, alle cabine di pilotaggio, presenti sul ponte di comando. Partiamo dall'area comune Dell'aeronave, che come potrà immaginare, è anche quella più affollata, seguita immediatamente dopo dalle zone di sparring. Si trova qua vicino, mi segua!"

    "Perfetto, una scampagnata", pensai sarcasticamente alzando gli occhi al cielo, ma presi a seguire lo stesso il mio nuovo accompagnatore, anzi, il mio Cicerone in questo caso. Non che ne volessi uno, specialmente un ragazzo. I nostri passi non erano in sincronia e i miei piedi sudati mi stavano facendo uscire di testa. Mi sistemai il fiocco sulla testa nervosamente e le parole del ragazzo non facevano altro che essere il suono bianco che non riusciva a rilassarmi. Senza rendermene conto, finii per rispondergli come mi sentivo di fare, senza nemmeno uno straccio di considerazione.
    «Sì, grazie... lo vedo che è un posto affollato. Le stanze dei dormitori sono singole, per caso? Non ho alcuna intenzione di dividere il mio spazio con qualcuno che non conosco.»
    Il mio tono era più annoiato che mai ma ne avevo ogni ragione: ero abituata ai miei spazi -e me ne servivano di ampi, per giunta- ed improvvisamente l'idea di dovermi costringere in stanzette dove non avere nemmeno un po' di privacy era opprimente. Troppo per essere sopportata. In ogni caso seguii quel Signor Jiki di cui ancora non conoscevo il nome, osservando attentamente l'ambiente circostante per deformazione professionale più che per interesse. Tentai di ricordare le varie zone e persino i punti di maggiore affluenza, tracciando una mappa mentale che avrebbe potuto aiutarmi in qualsiasi momento: del resto, quella stava per diventare la mia nuova dimora, assurdo anche solo pensarci. Quando giungemmo in una stanza più ampia e particolarmente fornita, bianca di pareti, ci fermammo. Prestavo attenzione a mantenermi ad una certa distanza dal ragazzo perché la mia avversione verso il sesso opposto al mio non aveva senso di affievolirsi o placarsi solo perché tecnicamente l'altro mi stava facendo una sorta di favore. Insomma, quella ero io e non avrei rinunciato ad essere me stessa nemmeno per un istante.
    CITAZIONE
    "Questa, è la zona ristoro. da qui, si può raggiungere comodamente qualsiasi punto dell'aeronave, quali le sopracitate zone di addestramento, l'infermeria e le cabine di pilotaggio presenti sul ponte di controllo. Sfortunatamente queste ultime sono inaccessibili per chi non ha i permessi speciali, e a meno che lei non ne sia fornita in quanto visitatrice importante, lì non la posso accompagnare..."

    Fu allora che, fissandolo, alzai un sopracciglio con aria confusa. Il modo stranamente formale di porsi, la visita un po' troppo rigida. Ma per chi mi aveva presa quello lì?!
    «Non sono mica una visitatrice, eh. Sono un agente anche io!»
    Protestai incrociando le braccia al petto, imbronciandomi con ogni cognizione di causa, senza temere alcuna ripercussione per i miei capricci: quello era un equivoco bello e buono e a rimetterci ero solamente io. Scrutai con occhi più attenti e con tono più acidulo il ragazzo che avevo davanti, presentandomi formalmente, stavolta.
    «Furuta Yozora, Sezione Argento. E Colonnello di Tetsu, per giunta. Se ti interessa saperlo, sono più preparata in combattimento di più della metà della gente qui dentro, ma per la mia solita fortuna, sono io la "nuova leva". Beh, è solo una facciata: mi aspetto un trattamento con i guanti, chiaro?»
    Sottolineai come la maestrina che ero, convinta delle mie ragioni al cento percento. Sciolsi il nodo alle braccia subito dopo, portando le mani ai fianchi ed osservando l'altro dal basso verso l'alto a causa della differenza d'altezza; eppure, non mi sentivo affatto inferiore, anzi. Ero seriamente convinta delle mie parole. Del resto, di Ninja si parlava.
    «Mi pare di non aver capito il tuo nome, invece. Chi saresti? Il mio valletto? Da come parli sembra tu voglia vendermi tutta la baracca...»
    Schioccai la lingua al palato con ancora un sopracciglio alzato, in attesa di avere una giustificazione che mi soddisfacesse. Altrimenti, sarebbero stati guai: lamentarmi era il mio hobby preferito.
    Yozora Furuta ♧ ParlatoSchedaSamuraiIburi

    Riassunto Azioni


    Azioni
    ///

    parametri
    Resistenza: 1100/1100
    Stamina: 1000/1000

    Maestrie
    ///

    equipaggiamento
    ///

    Consumabili
    ///

    Conoscenze
    ///

    note
    ///

  2. .
    Un fascio di nervi. Non ci sarebbe stato modo migliore per descrivere il mio stato negli ultimi tempi, da quando avevo lasciato Tetsu e il mio tempio. A causa del mio alto grado -e non che significasse poi chissà cosa, giacché anche l'ultimo dei servi, avendo occhi per guardare, avrebbe potuto rendersi conto della situazione- ero ben informata circa la situazione bellica del Paese del Ferro. E gli incursori... per la prima volta capii essere troppi, più di quanto mi sarei mai aspettata. La ferita da taglio tirava ancora tra gomito e polso sinistro, richiusa con ago e filo alla bell'e meglio, sul posto. Raramente avevo visto qualcosa del genere in vita mia e mai avrei pensato che il volere di Severa fosse il mio allontanamento. Quel misterioso vecchio era scomparso durante le insurrezioni e la nobile reggente, l'eterna bambina, aveva ritenuto necessario che io prendessi parte ad un progetto più grande. Non riuscivo nemmeno a pensare al perché, sinceramente. Forse temeva di perdermi, ma allora per quale motivo ero diventata Colonnello?
    «Dannazione».
    Mi lasciai scappare, passandomi stancamente la mano sul viso. La verità era che non ne potevo più di stare seduta lì ad aspettare. Ebbene sì, per quanto amassi lamentarmi e costringermi a rimuginare così tanto su tutto ciò che stava sconvolgendo radicalmente la mia vita, ero già partita lasciandomi Tetsu alle spalle, e tanti saluti. A malincuore, davvero, ma se c'era una cosa che più mi spaventava del cambiamento e della pericolosa situazione in cui il Ferro verteva, era proprio vedere Severa arrabbiata. Non ero mai stata a contatto con Ninja, intendo VERI Ninja e il loro mondo; tutto ciò che il mio sguardo aveva incontrato durante il viaggio fino alla Sabbia -dove tra l'altro avevo il mio unico contatto sicuro- era nuovo e curioso, per me. E le novità spesso mi spaventavano. Fu il caldo ad abbattermi subito e capii quanto fossi inadatta mentalmente a quella nuova prova nel momento in cui mi presentai sull'aeronave vestita nella maniera più sbagliata possibile. Non avevo indossato l'armatura ma gli anfibi foderati di pelliccia d'orso costituivano già un grave impedimento. Troppo caldo. Gli hakama neri, alti e la parte superiore del kimono -di un blu scuro con appena na fantasia di carpe koi rosse, bianche e arancio sul retro- erano poi abbastanza pesanti (e non volutamente caratteristici) da attirare l'attenzione e un altro po' di quel calore primaverile. A Tetsu ero solita vestirmi in questo modo e mai avrei pensato di dovermi adattare alle usanze di qualcun altro, anzi, non avevo la minima intenzione di farlo.



    Insomma, l'aria all'interno dell'aeronave dell'OSU era così diversa da Tetsu che quasi mi dimenticai da dove provenissi. Una fiumana di gente inondava di tanto in tanto la sala in cui mi trovavo, in attesa su una poltrona non troppo comoda, ed io osservavo con occhi rapiti e vestiti di una sorta di muto stupore tutta quella vita. Era quella sorta di spensieratezza che non ricordavo sui visi dei miei vicini. Non che fossero spensierati, gli agenti dell'Osu, ma erano al sicuro, precisi ed occupati nelle loro mansioni; fu quello che carpii dai loro sguardi a colpirmi. Ed io, con una katana al fianco destro, il borsello attorno alla cintura che reggeva gli hakama e la gigantesca Kurosawa legata trasversalmente dietro le spalle, al sicuro nell'enorme fodero, ero più che un pesce fuor d'acqua. Fossi stata una novellina, mi sarei potuta permettere di esserlo. E invece no, ero un fascio di nervi.
    «Furuta san, vieni per favore»
    Non realizzai nemmeno che la voce, la stessa che mi aveva detto di aspettare lì qualche dozzina di minuti prima, mi aveva chiamata di nuovo. Strabuzzai gli occhi, scattando in piedi come li soldato che ero (erano stati parecchi rigidi in accademia).
    «Sì!»
    Esclamai sperando di non dover di nuovo svolgere nessuna delle tragiche procedure di imbarco. Avevo saputo dei recenti avvenimenti nonostante nessuno si fosse davvero fermato a spiegarmi con esattezza cosa fosse accaduto sull'aeronave. In ogni caso, il mio accompagnatore era un uomo, e già questo bastava a me per stargli ad un paio di palmi di distanza, camminando a braccia conserte.
    «Quindi è adesso che posso visitare la nave?»
    Domandai con una punta di impazienza, lanciando uno sguardo di traverso a quello che, fino a prova contraria, sarebbe dovuto essere il mio interlocutore. Fu allora che notai il suo sguardo, fisso davanti a sé, verso qualcuno. Silenziosamente voltai il capo e lo scossi per togliermi un ciuffo bruno da davanti la faccia, tentando di capire dove l'altro stesse osservando. Sembrava che a rientrare nella sua traiettoria fosse un ragazzo, casualmente anche lui incamminatosi verso di noi.
    «Oh...»
    Non realizzai per il momento ma mi limitai ad osservare lo sconosciuto con una strana espressione perplessa, lo ammetto. Forse era la pittura facciale ad incuriosirmi dato che si trattava di qualcosa che non avevo mai visto prima. Manco a dirlo, ovviamente avevo davanti un perfetto sconosciuto, dunque tutto di lui era qualcosa che non avevo mai visto prima. Ad essere sincera non gli prestai poi così tanta attenzione, convinta forse che non avesse poi così attinenza con la mia prima visita all'OSU. Era quello il motivo per cui avevo superato così tanti ostacoli e viaggiato così tanto: ritrovarmi la prima volta sull'aeronave e visitarla, da brava "nuova leva" che ero, nonostante di esperienza ne avessi eccome. Quella e i piedi sudati, tra l'altro. Mi sembrava persino di avere la gola secca e che un certo mal di testa incipiente stesse per colpirmi, non abituata a quell'aria e a tutto quel via vai. Mi passai di nuovo il dorso nudo della mano sinistra sugli occhi, sfregando leggermente. Non dovevo affatto sembrare promettente, lo ammetto. Così, seguendo il passo dell'uomo al mio fianco -ma non troppo vicino- mi resi conto come le strade tra me e il ragazzo dai tratti gentili si accorciava e di come stessimo letteralmente per incrociarci. E a giudicare dal passo rallentante del mio accompagnatore, forse una ragione c'era eccome.
    Yozora Furuta ♧ ParlatoSchedaSamuraiIburi

    Riassunto Azioni


    Azioni
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    parametri
    Resistenza: 1100/1100
    Stamina: 1000/1000

    Maestrie
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    equipaggiamento
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    Consumabili
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    Conoscenze
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    note
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  3. .

    [P.Q. Ambientata nel periodo Shūtsuki, in seguito all'invasione della capitale]


    Sia chiaro: Yozora era ligia al dovere ma da lì a supporre che svolgesse volentieri quel tipo di lavoraccio era tutta un'altra questione. La realtà dei fatti è che la pazienza sapeva dimostrarla in ben altri contesti, non dovendo fare da sensei ai cadetti dell'accademia Samurai di Testu. E come mai avrebbe potuto considerando il carattere focoso e paradossalmente pigro? Semplicemente era in grado di attivarsi e dare il meglio di sé a propria discrezione e quel genere di compito non poteva proprio andare giù. Le restava sullo stomaco come una cena non digerita ma il suo ruolo, ormai elevato in quanto Colonnello, le impediva di mostrarsi insubordinata. Insomma, era suo dovere obbedire.
    In quella giornata serena il vento spirava forte allo stesso modo dell'inverno nonostante la bella stagione avesse già fatto fiorire gli alberi di peschi e ciliegi che circondavano il grande edificio di stampo militaresco, abbellito solo da quella natura a non voler sembrare una prigione piuttosto che un'accademia. All'orizzonte le irte catene montuose ancora mostravano con convinzione i copricapi innevati, laddove l'aria era così fredda che poco importava la stagione che il paese del Ferro raggiungeva mese dopo mese, in un ciclo infinito. Allo stesso modo anche la Samurai avrebbe dovuto abituarsi all'idea di quella routine che non le lasciava scampo, invece continuava a lamentarsene tra sé e sé, facendo del proprio meglio per dissimulare l'assurda frustrazione provata nell'essere chiamata "maestra" e avere una sfilza di allievi sotto la propria giurisdizione. Il kendo e le arti marziali erano da sempre fondamentale per ogni Samurai degno di questo nome ed è per questo che il suo operato era fondamentale. Non era poi così comune che i gradi alti accettassero di prendersi cura delle truppe di cadetti e soldati, ma forse per l'aura gradevole e paziente che per uno scherzo del destino le era stata affibbiata da superiori e inferiori, Yozora era una delle eccezioni. E così, da Colonnello, si sforzava di ricordare i nomi degli studenti da rimproverare.

    «Dannati ragazzini... !»

    Nessuno avrebbe potuto sentirla poiché il gruppo - circa una ventina - di soldati si erano già allontanati dal campo di allenamento posto sul retro dell'accademia e stavano rientrando all'interno della struttura in ferro e legno. La lezione mattutina era stata più dura del solito per lei che non era riuscita a svegliarsi con il piede giusto. Le testoline degli aspiranti Samurai procedevano ormai allontanandosi dal pezzo di terra recintato ove l'erba (quando non era coperta dalla neve) era tenuta bassa e piuttosto curata. Si trattava di un quadrato di terra 20x20 dove era presente anche una rimessa, una sorta di magazzino dove i bokken e gli shinai - oltre che alle tenute da allenamento ed altri oggetti di sorta, sempre calzanti al contesto accademico - restavano numerati e sempre pronti per essere usati. Proprio sull'uscio aperto della struttura di legno sostava Yozora Furuta, portandosi dietro e con il solo ausilio del braccio sinistro stretto a sé quelle spade di legno rovinate, con tutta l'intenzione di rimetterle in ordine. La si sarebbe potuta riconoscere dalla distanza poiché, oltre che ad essere abile, la giovane Colonnello era di aspetto apprezzabile. Non troppo alta ma dalle giuste proporzioni, i capelli castani erano legati solo sulle punte da un largo elastico rosso, liberi quindi di venire sollazzati dalla brezza primaverile e incorniciarle il volto roseo e dai bei lineamenti. Grandi occhi nocciola che, adesso, lanciavano maledizioni contro il nulla lamentandosi di essere l'unica a dover sempre rimettere in ordine tutto dopo la fatica fatta per dirigere quelle truppe di inesperti. La sacerdotessa non vestiva i panni da miko: in tenuta da allenamento, i calzoni erano neri e attillati come il top corto e senza maniche che avrebbe lasciato la pelle scoperta non fosse per la cotta di maglia leggera che, al contrario, le fasciava il ventre e le spalle fino ai polsi. Nessuna corazza né armamentario ad accompagnarla.

    «È solo per un periodo, Yozora. Sono certa farai un ottimo lavoro. Ti troverai bene, vedrai, gne gne gne!»

    Mormorò di nuovo facendo il verso a chissà chi. Forse una certa signora dall'aspetto fin troppo giovanile e decisamente troppo, ma troppo piena di sé.
    Yozora Furuta ♧ ParlatoSchedaSamuraiIburi



    Edited by Kerberotte - 15/5/2020, 12:47
  4. .
    SBAM! Vi era poco da dire: fu un inaspettato k.o. istantaneo. Veloce e precisa, quando Yozora si rialzò con quel suo sorrisetto trionfante, si aspettava di poter continuare a lanciare le sue snervanti e fastidiose frasi ad effetto, ma lo sguardo le regalò la visione di Ren ed Hisao a terra, esanimi.

    - Ma che diavolo... ?! -

    Sfarfallò le ciglia scure e lunghe, incredula difronte a quella scena cui non aveva pensato, anche scioccamente. Che fosse bastato così poco in parte la lusingava, ma in parte si potrebbe dire non fosse proprio sua intenzione finirla così presto. Sbuffò sonoramente avvicinandosi all'artigiano dai capelli verdi borbottando tra sé e sé. Lasciate le spade conficcate nel terreno nevoso, la Samurai fletté le ginocchia verso il diretto interessato, osservandolo affatto conciliante considerando quanto poco le piacessero gli uomini. In generale, non nutriva per loro grande rispetto o aspettativa. Eppure, con la mandritta tentò di scuotere il corpo altrui con delicatezza, chiamandolo ad alta voce, forse anche seccata.

    - Hm, sveglia... mi senti? Svegliaaaaa! -

    Ebbe un po' da scuotere ma finalmente l'altro diede i primi segni di vita, e lei poté rialzarsi, allontanarsi di appena un passo senza dargli le spalle e sospirare di sollievo.

    - Mpfh, mattaku... -

    Almeno non avrebbe avuto quel tizio sulla coscienza. Ed egli si rialzò sotto lo sguardo ora piuttosto compiaciuto della moretta, che fece spallucce alle sue parole.
    CITAZIONE
    Devo farti i miei complimenti... Pochi riescono a starmi dietro quando accelero, ma la tua abilità è invidiabile...

    - Hai, hai... non c'è molto da stupirsi. L'esperienza è fondamentale in combattimento. Sono certa che, quando avrai il mio stesso grado, sarai un avversario invidiabile, Natsume san -

    Ciondolò la testa a destra e a sinistra, seguendo con lo sguardo lo stesso artigiano andare a svegliare il più giovane Hisao che - fortunatamente - si riprese poco dopo. Ed un altro sospiro di sollievo si levò dal Colonnello, ormai del tutto innocente.
    CITAZIONE
    « Uhm...grazie per il duello, Furuta-san. Anche se probabilmente lei non si è divertita molto. »

    Chinò rispettosamente la testa verso il Soldato, ma la scosse subito dopo, rispondendo sollevata ma sempre con quel pizzico di orgoglio che mai le mancava.

    - Non l'ho fatto per divertirmi quindi va bene così. In ogni caso, è stato un mio errore non sapermi trattenere, sono spiacente. -

    Si scusò arricciando appena le labbra color pesca, alzando quindi un sopracciglio per interrogare entrambi i due ragazzi senza tanti complimenti.

    - Confido sia stato istruttivo per tutti... no? -

    Retorica, lasciò perdere la questione scrollando appena le spalle. Istruttivo o no, si strinse nelle spalle guardandosi intorno, pensando che effettivamente adesso aveva ben poche ragioni per restare lì. L'imbarazzo della ripresa fu repentinamente colmato dal fare solare di Ren che si rivolse alla Furuta, aiutandola a distendere i nervi ora con più cognizione di causa.
    CITAZIONE
    Come d'accordo... Lo scudo è tuo, fanne buon uso... Qui sarai sempre la benvenuta ed anche in futuro potrai godere di uno sconto speciale. Per l'altra questione invece, chiederò in giro... In caso scopra qualcosa vedrò di farti avere le informazioni... A presto!

    - Ohn, arigatou, Natsume san. Ti ringrazio per il duello e per lo scudo. Immagino rimarremo in contatto per "quella cosa"... -

    Sapevano esattamente di cosa stessero parlando ma non ci fu bisogno di dirlo di nuovo. Il volto fresco e roseo della ragazza raggiunse quindi Hisao, ascoltandolo in silenzio.
    CITAZIONE
    « Quando non si pensa alle differenze tra Ovest ed Est, è più facile incontrare gente interessante, non trova? Ci vediamo in giro! »

    - Hm, immagino sia così! -

    Non poté fare a meno di mostrare un sorrisetto vagamente amichevole verso il corvino, annuendo distrattamente e portando quindi lo sguardo prima su di lui, poi su Ren. Era giunto il momento di andarsene e quindi la ragazza alzò la mandritta, sventolandola con leggerezza verso entrambi.

    - Ci si vede in giro! -

    Di seguito avrebbe recuperato il proprio scudo, guadagnato gratuitamente, e tutta gongolante si sarebbe incamminata per tornare al suo villaggio. E fu quello il modo in cui impiegò la sua unica giornata libera.
    Yozora Furuta ♧ ParlatoSchedaSamuraiIburi

    Grazie ad entrambi!
  5. .
    Fu piuttosto facile per lei. Mentre il suo corpo lentamente riacquistava forma solida - a tre metri dal duo di Samurai - il sorrisetto sprezzante e del tutto soddisfatto che si dipinse sul bel volto roseo della ragazza non lasciava spazio ai dubbi. Il duello amichevole era appena cominciato e lei già pregustava la vittoria sotto forma di gloria e quello scudo gratis che non le avrebbe fatto sborzare nemmeno mezzo ryo. O almeno, il piano era proprio quello. Il flusso di chakra si interruppe bruscamente e quindi ella tornò com'era all'inizio, null'altro che lei e il suo corpo esile ma allenato, in carne ed ossa e non più fumo. Roteò il polso della mano destra e con lui l'arma che tagliò l'aria con uno "swosh" silenzioso. E dunque la punta della lama di legno tornò verso il basso e Yozora osservava sia Hisao che Ren, rimbalzando lo sguardo tra di questi, senza soffermarsi su nessuno in particolare.

    - Attaccare così a viso aperto un Samurai che si sa essere più esperto, è davvero una mossa azzardata. -

    Si pronunciò zelante ma affatto superba come si sarebbe invece potuto pensare. Solerte e attenta, indugiò per un solo istante prima di umettare le labbra. Le spalle si incurvarono leggermente in avanti ed il peso del corpo si spostò sui metatarsi; ginocchia flesse e già pronte a scattare mentre le braccia continuavano a mantenersi basse e con loro le spade gemelle in legno.

    - Ma non è una cattiva idea... per me! -

    Fu allora che la Samurai tentò di scattare in direzione di entrambi i suoi avversari. Forte della propria velocità, dell'esperienza e degli appena tre metri a separarla da Ren e Hisao, la ragazza aveva già in mente cosa fare. Per prima cosa il suo scatto sarebbe stato minimo, appena un metro e mezzo dalla sua posizione; gli arti superiori - dapprima tenendo basse le spade di legno, avrebbero tentato di portarsi davanti a sé e quindi conficcarsi brutalmente nel terreno nevoso in seguito ad uno sbilanciamento voluto e ponderato, che sarebbe quasi sembrato un semplice incespicare. Eppure, la forza con cui le braccia avrebbero fatto affondare buona parte delle "lame" le avrebbe fornito un ottimo punto di appoggio, giacché il restante metro e mezzo di distanza Yozora l'avrebbe impiegato facendo leva proprio sulle braccia, forzute ed atte a controllare il resto del corpo che, contraendo l'addome, sarebbe stato guidato in ben altra maniera. La Samurai avrebbe tentato di stendere la gamba destra e dare a lei e all'intero corpo un moto ascendente, puntando al petto di Ren più che alla gola, con un calcio a spazzata. L'esecuzione del Taijutsu sarebbe infatti stata un poco diversa dal solito, non desiderando causare ingenti danni all'artigiano rischiando di colpirlo in una parte del corpo più delicata. Eppure, la potenza dello slancio e la coordinazione del corpo certamente non gli avrebbe fatto bene se fosse riuscito a colpirlo e sbalzarlo lontano, probabilmente persino in aria - seppur di poco - considerando l'inclinazione della gamba.

    - Ahuf! -

    Uno sbuffo d'aria lasciò le sue labbra durante la mossa acrobatica (in un certo senso) che non era sua intenzione arrestare in quel modo. Avrebbe potuto lasciar andare la doppia presa sulle lame e balzare in piedi tra gli applausi immaginari del pubblico, ma sapeva bene di non avere un unico avversario. Gli occhi nocciola tentarono con la coda dell'occhio di avvedersi della posizione di Hisao, nonostante fosse il naso - che dalla nascita possedeva un'acutezza innata - a tentare di percepirne l'odore e di conseguenza dove si trovasse.

    - !!! -

    Rinsaldò la presa sulle impugnature dei bokken e, nonostante il moto del corpo volesse portarla verso l'alto, gli addominali si contrassero ancor di più e fu onere delle braccia controllarne la direzione. Snodata e avvezza a certi funambolismi, i movimenti della Samurai apparivano sciolti e rapidissimi e non lasciavano intendere la fatica e il lavoro dei muscoli che vi fosse dietro. Sfruttando come perno i bokken ancorati nella neve e lasciando il compito di timoniere agli arti superiori, Yozora avrebbe tentato di ruotare alla propria sinistra stendendo entrambe le gambe per compiere un mezzo giro sfruttando le spade. Il moto non sarebbe stato più ascendente ma discendente, rendendola quasi una trottola che, sfruttando quindi la velocità di movimento, avrebbe tentato di colpire al fianco sinistro Hisao con entrambe le gambe ben stese. Probabilmente il colpo meno potente non l'avrebbe fatto ruzzolare troppo distante nel caso l'avesse colpito, ma nonostante l'attrito Yozora avrebbe quindi cercato di completare il giro che l'avrebbe riportata in posizione di partenza, strappando dal terreno le due spade e tornando in piedi.
    Yozora Furuta ♧ ParlatoSchedaSamuraiIburi

    Azioni
    - Rilascio: Trasformazione di fumo [intero corpo]
    - Chiaro di luna
    - Spazzata


    Resistenza [1100] -35 (Chiaro di Luna), -1 (spazzata) --> 1064
    Stamina [940]


    | Equipaggiamento |
    2 spade di legno


    | Maestrie usate |
    Meteora » I Livello: Cataclisma [spazzata con gambe]
    Stile Acrobatico » III Livello: Stile Acrobatico - Wushu [Taijutsu, spazzata con gambe]
    Stile Acrobatico » II Livello: Stile della Cavalletta [Taijutsu, spazzata con gambe]


    | Abilità usate |
    Specializzazione Sensoriale: Olfatto Sopraffine
  6. .
    Non che ormai potesse rifiutare. L'occasione di non poter sborsare un solo ryo per quello scudo cui in realtà avrebbe fatto a meno, deliziosamente la sconfinferava quasi più di poter menare le mani. Ovviamente, vi era una continua lotta in Yozora a tal proposito. La parte più razionale di lei che dignitosamente tentava di mostrare al prossimo, era legata al Bushido. Non avrebbe mai potuto venire meno agli insegnamenti della Via del Guerriero e per questo, caparbia nel voler disperatamente fare la cosa giusta, non poté fare a meno di accettare di buon grado l'accordo proposto da Ren, avendo ben cura di non mostrarsi troppo entusiasta. E questo doveva farlo necessariamente poiché la parte più reale di lei smaniava per dimostrare la propria superiorità. Non ci si aspetterebbe una tale indole battagliera da una sacerdotessa, ma più volte la storia ha rivelato quanti paradossi possano coesistere in una sola realtà. "Certo, con delle spade di legno...", aveva pensato la Samurai osservando le due spade di legno gemelle che reggeva una in ogni mano. Piuttosto consumate ma ancora forti e pronte per lo scopo che le aveva generate. Così, posizionandosi a circa 5 metri dal duo di uomini, la mora aveva semplicemente atteso regolando il respiro. Segretamente - seppur ciò fosse davvero intuibile - aveva tentato di concentrarsi in brevi istanti, forte della propria esperienza, per risvegliare il proprio chakra. Impastandolo, questo le avrebbe fornito l'energia necessaria per quello scontro che, a conti fatti, era semplicemente un allenamento del tutto amichevole. Nonostante ciò, la concentrazione della Samurai non sarebbe venuta meno. Gli occhi nocciola già si assottigliavano e il musetto prendeva a farsi serio, adorabile così concentrato. La prese sulle spade si rafforzò ma queste erano ancora basse lungo i fianchi.
    CITAZIONE
    Se vogliamo divertirci un minimo andiamo insieme ragazzo... Forza!

    La Samurai reputò sciocco da parte dell'artigiano il manifestare le proprie intenzioni in quel modo. Certo, ella aveva da che vedere ed annusare l'aria, ma il fatto che il suo avversario le avesse presentato così a cuor leggero l'attimo preciso in cui l'avrebbe attaccata, la fece sorride. Invero, era un ghigno il suo.

    - Tsk! Pessima scelta! -

    Non poté fare a meno di rimarcare ad alta voce e dunque seppe già cosa fare. Restando momentaneamente immobile, tentò inizialmente di attingere al proprio flusso di chakra per plasmarlo e canalizzarlo in ogni dove. Ogni singolo tsubo sarebbe stato irradiato dall'energia alterata non in forma di chakra puro: ricoperto il corpo - internamente ed esternamente - della patina di chakra, questo provò ad assumere una connotazione gassosa. Fumo. La Samurai aveva un segreto, ovvero la propria innata; questa tentò di essere sfruttare per trasformarla interamente, da capo a piedi, in una massa di fumo nero come il carbone che, contrariamente alle aspettative, tentò di scattare davanti a sé, andando incontro alla combo di fendenti di Ren. Certa che nulla avrebbe potuto toccarla in quello stato gassoso, Yozora provò a muoversi con tutta l'intenzione di oltrepassare lo spazio che divideva Hisao e Ren, posizionandosi a circa due metri dietro di loro.

    Non avrebbe interrotto il mantenimento del flusso di chakra, per il momento, perdurando in quello stato nonostante i fendenti congiunti di entrambi, che l'avessero raggiunta mentre vi andava incontro o - seguendone la scia di fumo nero - che fosse perdurata anche in seguito all'evidente spostamento. La sua intangibilità le dava forza e avrebbe deciso lei stessa quando il momento propizio per tornare ad essere un corpo su quella terra di fredda neve, sarebbe giunto. Ed allora, sarebbero stati dolori. Questo lo sapeva già.
    Yozora Furuta ♧ ParlatoSchedaSamuraiIburi

    Azioni
    - Trasformazione di fumo [intero corpo]
    - Spostamento mantenendo la trasformazione di fumo


    Resistenza [1100]
    Stamina [1000] -60 (trasformazione) --> 940


    | Equipaggiamento |
    2 spade di legno


    | Maestrie usate |
    ///


    | Abilità usate |
    ///
  7. .
    Potrebbe pagare il suo scudo, sigillare l'accordo, alzare i tacchi ed andarsene. Sono queste le ovvie intenzioni della Samurai che ha la sensazione di aver perso già troppo tempo in quel posto. Non che lo detesti ma il cammino per tornare al Tempio è lungo e vorrebbe davvero dedicarcisi con calma e pazienza. E non può farlo se continua a stare là senza un buon motivo. Hisao sta concludendo l'affare e lei farebbe già per mettere mano ai ryo, col cuore che le piange, quando è l'uomo dai capelli verdi a proporre qualcosa di davvero interessante...
    CITAZIONE
    Ho una proposta da farvi... Che ne dite di un allenamento tranquillo con delle spade di legno?Mi piace valutare le abilità delle persone che acquistano le mie armi... E chissà... Se mi impressionerete potrei decidere di lasciarvi tenere gratis questi due pezzi...

    - Hm? Un duello, dici? -

    Fraintendendo la chiarissima parola "allenamento" non di proposito, ma semplicemente poiché il filtro della ragazza lavora in modo del tutto particolare. E per una maniaca delle sfide come lei, non esiste alcun allenamento, solo il modo per mettersi in risalto. A causa di questo ascolta con attenzione le condizioni imposte dal proprietario di quel posto, fino a che un sorrisetto mellifluo e furbesco non fa capolino sul faccino roseo della mora.

    - Tsk! Hai trovato la persona giusta per te! Quando cominciamo? -

    Si potrebbe dire non stia più nella pelle e, seguendo l'invito altrui, si approprierebbe di 2 spade di legno da allenamento, non nuove di zecca ma nemmeno così consumate da risultare impraticabili. Del resto, non ci pensa nemmeno a mettersi a scegliere con cura nel momento in cui segue lo spadaccino fuori nella zona adiacente a ciò che è il cuore dell'armeria. Una zona recintata, all'esterno. Le parole di Ran vengono accolte con un'alzata di occhi al cielo e uno sbuffo che si palesa repentino sul volto di Yozora, non in totale accordo con lui.
    CITAZIONE
    Visti i grandi divari di forza che sembrano esserci, direi comunque di andarci piano

    - Uff, sì sì, come volete. -

    Non calcola nemmeno il sorriso d'intesa dell'uomo più grande di lei, limitandosi ad alzare le piccole spalle come se per lei non avesse poi molto senso trattenersi. Stanno già per usare spade di legno, cosa vuole di più?
    CITAZIONE
    Non mi aspetto vincitori ne altro, semplicemente mostriamo ciò che sappiamo fare e sopratutto... Ciò che capiamo nel nostro cuore!

    "Questo qui sta dando i numeri..." pensa non riuscendo a nascondere un'espressione che sa di impressionata ma... non nell'accezione positiva del termine. Fin troppo stucchevoli quelle parole che tenta di ignorare semplicemente pensando che, alla fin fin, Natsume non stia poi così bene.

    - Avanti, non perdiamo altro tempo. Chi è che comincia? -

    Sfida con lo sguardo entrambi, assai sicura delle sue possibilità. Si posiziona al centro dell'area recintata tentando di sostare ad almeno cinque metri da entrambi i suoi avversari. Non potrebbero essere altro: lei fare squadra con dei ragazzi? Certo che no. Ma invece di brandire le armi - una spada di legno per mano - resta in attesa. Del tutto compiaciuta di come stia andando a finire quella compravendita.

    scusate, non sono stata bene e ovviamente me la sono fatta sotto per la paura. Invece sto meglio, ho postato appena possibile. Perdonatemi :palm:
  8. .
    Ha quindi tutta l'attenzione dell'artigiano e non potrebbe chiedere di meglio. Chiede ciò che vuole riguardo il guanto della luna e invero nemmeno le dispiace quando è Hisao a rivolgerle la parola, presentandosi come si deve. Per lo meno cessa quell'aria tesa di ostilità che si era creata fino a poco prima, distendendo gli animi di tutti i presenti.
    CITAZIONE
    « Piacere, Furuta-san. Non mi aspettavo di trovare addirittura un colonnello...dell'altra parte, qui. »

    A quelle parole la ragazza fa spallucce senza tanti complimenti, rispondendo senza nemmeno guardare il Soldato, incrociando le braccia al petto e tornando ad osservare lo scudo che svetta sopra il bancone.

    - Beh, fino a prova contraria questo è territorio neutrale -, rimbecca arricciando appena la punta del naso, sapientona come sempre. - Sono qui solo per fare compere, quindi... -

    Non concede spazio né vittoria all'altro, ora concentrandosi sullo scudo che le viene mostrato da Ren. Lo osserva con un sopracciglio alzato, rimbalzando gli occhioni nocciola dall'ammasso di ferro all'artigiano, piuttosto critica nell'ascoltare le sue parole.
    CITAZIONE
    Cosa ne pensi di questo? Essendo più fine e meno ingombrante, ma egualmente resistente, potrà esserti molto più utile sul campo... Ti si addicono anche i colori... Non pensi?

    - Hm, penso di sì... va bene, prendo quello allora! -

    Tanto uno vale l'altro dato che la scusa dello scudo è stata, appunto, solo una scusa. A quel punto, non avendo più motivo di farla pagare ad Hisao per esserle andato contro, va a rivolgergli un'occhiata più cortese per quanto fredda come al suo solito. Resta sempre un ragazzo e lei non li sopporta proprio. Nessuno di loro.

    - Prego, Akiyama san. -

    Fa spazio al corvino per lasciarlo passare ora che ha finito. Tuttavia, non se ne va ancora. Le braccia restano conserte al petto e, arretrando di appena un passo, la Samurai se ne resta lì ad osservare gli altri due e i loro affari, sfacciatamente e senza preoccuparsi di risultare fastidiosa. Ha una bella faccia tosta, insomma.
  9. .
    È praticamente da quando è entrata in quell'armeria che vuole attirare l'attenzione su di sé. Prima con i modi, poi con le richieste, non sembra voler perdere tempo e questo si traduce nel non lasciare spazio a nessun'altro. Il povero Ren non avrà pace fino a che la moretta non avrà ciò che desidera e, fino ad allora, trattare con lei sarà estremamente difficile. Non che manchi di educazione o che sia aggressiva, ma il modo sprezzante ed egocentrico non contribuisce a creare un bel clima all'interno dell'armeria. Ed ha cominciato con Hisao a mostrare il caratterino tutto pepe che si ritrova; ed è il momento che il corvino si riavvicini a lei. "Hm? E ora cosa vuole questo qui?", pensa - sempre gentilissima verso gli uomini... - osservandolo con un sopracciglio alzato. L'altro, tuttavia, sembra pacato nel rivolgerle la parola, affatto in vena di litigi.
    CITAZIONE
    « Siamo partiti col piede sbagliato. Akiyama, soldato di Tetsu. Piacere. »

    Medita un attimo mentre serra le labbra color corallo, quindi non può fare meno all'educazione e si placa mantenendo una certa rigidità nel volto. Si inchina a sua volta, presentandosi non solo al Soldato quanto al proprietario dell'armeria, non essendosi presentata come si deve nemmeno con lui, omettendo il proprio grado e mestiere.

    - Furuta Yozora, Colonnello di Tetsu. Piacere. -

    Non sta a darsi tante arie, abbastanza sicura di sé da capire quanto non ce ne sia bisogno. Ha davanti un Soldato, un pesce piccolo sotto ogni punto di vista. Non fa la spavalda ma nemmeno cambia atteggiamento trovandosi davanti ad un collega. Lo stesso che ora si rivolge a Ren, avendo sentito la richiesta della giovane Samurai.
    CITAZIONE
    « Ero venuto per una katana. Anche se ormai sembra più un contrabbandiere di manufatti strani, Natsume-san. »

    - Non si tratta di un "manufatto strano", Akiyama san. È un tesoro. Si dice tramuti in pietra ciò che tocca! -

    Interrompe con una punta di saccenza la ragazza, riportando l'attenzione su di sé inventandosi di quello scudo di cui ha proprio bisogno. E il venditore ovviamente coglie la palla al balzo.
    CITAZIONE
    Certo, nessun problema... Anche se potrei consigliare qualcosa di diverso, magari più raffinato ed efficace... Che ne pensi?

    A quel punto la ragazza si stringe nelle spalle sottili e non può far altro che accettare di buon grado, trattenendosi a stento dall'alzare gli occhi al cielo, lasciandosi andare - invece - ad un sospiro appena accennato.

    - Mpfh, va bene. Cosa hai da mostrarmi, quindi? -

    Ormai ha detto che comprerà uno scudo e non può tirarsi indietro, incrociando le braccia al petto modesto, in attesa di sapere per cosa le toccherà sborsare stavolta.
  10. .
    CITAZIONE
    In effetti potrebbe essere una buona idea mettere dei numeretti dopo l'ingresso, in questo modo anche i più autoritari capirebbero che nel mio negozio ogni cliente è uguale ed importante in egual misura...

    Sbuffa sonoramente sentendosi chiamata in causa come "cliente autoritaria", la quale non si sente. Alla fine cosa ha fatto se non passare avanti a qualcuno che le stava facendo perdere tempo? Non si cura di sottolineare il malinteso e, con la faccia tosta che si ritrova, fa le sue domande a Ren senza nemmeno avergli realmente prestato attenzione. Che l'altro poi abbia assunto un tono gentile piuttosto che sprezzante, per la Samurai non fa alcuna differenza. E dunque la risposta dell'artigiano non tarda ad arrivare, catturando l'attenzione della giovane mora.
    CITAZIONE
    Non potevi cercare persona migliore per per informazioni sulle specifiche dell'oggetto in questione... Ma sono un professionista e non posso permettermi di dare erroneamente false informazioni, mi esporrò solo se avessi la possibilità di esaminarlo... Il che ci porta ad un'offerta che posso farti... Il mio aiuto nella ricerca del Guanto in questione, che ovviamente terrai per te, in cambio ti chiedo solo di poterlo esaminare una volta recuperato

    Bingo. Un sorrisetto malizioso e soddisfatto si dipinde allora sul bel volto della giovane che annuisce e schiocca la lingua al palato per tutta risposta.

    - Affare fatto. Quindi dimmi: sai dove si trova? -

    Incalza mettendo in secondo piano la faccenda della condivisione e bla bla bla... Non le interessa ciò che avverrà, per ora le interessa solo mettere le mani su quel guanto. Il problema nasce solo nel momento in cui il proprietario dell'armeria fa il passo falso di distrarsi da Yozora per concentrarsi su Hisao. Vedersi momentaneamente ignorata accende un moto di stizza nell'altra che subito si impettisce, permalosa come pochi.

    - Guardi che non avevo ancora finito, Natsume san. -

    Proferisce più lugubre, lanciando un'occhiataccia verso l'altro cliente, il corvino lì accanto. In realtà sta mentendo e, per non fare la figura di quella che sbraita e basta, lo sguardo scatta veloce dal bancone agli oggetti esposti verso l'alto delle pareti, soffermandosi su qualcosa in particolare che cattura la sua attenzione, nonostante l'abbia fatto solo ora.

    - Quello lì. Vorrei anche quello scudo, per cortesia! -

    E indica con la manina un semplice scudo tondeggiante, dalle dimensioni grandi e probabilmente di ferro giacché ha pochi intarsi e decorazioni sul fronte. Uno scudo qualsiasi in pratica.

    scusate il ritardo, purtroppo ho avuto gravi problemi in off che mi hanno impossibilitata a continuare
  11. .
    Il delirio cosmico. Non vi è altro modo di descrivere quanto quella situazione diventi di punto in bianco surreale, grottesca, onirica, decisamente extra. Uno sfoggio di fastosità si dipana in quella stanza che allargandosi diviene piazza in festa. Colori e musica che mai si sono visti nella fredda Tetsu adesso attirano su di sé gli sguardi di... chiunque, realtà o illusione. Cori che inneggiano e danzatori che ballano per lui: il grande Jingle Bells. Ma chi è in realtà quello strambo uomo vestito peggio di quanto l'etichetta vorrebbe?
    Yozora non può fare altro che restare inerme quando viene svestita e riconciata in modo indecente, senza nemmeno la forza psicologica di nascondersi tanto quello spettacolo è fuori da ogni grazia del Divino.
    Quindi si ferma, infine, ma non la megalomania del committente che, terminato il suo show, si ritira lasciando ai posteri ben poche parole. Nuove indicazioni, quasi minacce.
    CITAZIONE
    - Signori e Signore, avete visto Jingle Bells!
    Tu intanto preparati per la missione, mio delicato fiore del Ferro! Tornerò prestissimo per venirti a prendere!
    E ricordo a tutti, signora Severa, che se la ragazza non indosserà quell'abito reputerò la missione fallita a priori. Arrivederci! -

    Un silenzio cala inesorabile sulla sala del Generale di Tetsu. Allibiti i volti, increduli ai suoni che non hanno lasciato la loro eco ma sono svaniti come in un sogno. Forse è proprio quello che hanno appena vissuto. Severa sfarfalla le ciglia, apparentemente confusa. Il resto dei presenti imbambolato, con le teste pesanti e dai borbottii muti. E Yozora, vestita da coniglietta contro la sua volontà, che ben prima di ogni altro capisce e reagisce.

    - I... io... -

    Mormora delicatamente mentre gli occhi si fanno lucidi e il volto paonazzo di una frustrazione immane. Prende un respiro e, reclinando il capo all'indietro, urla infine tutta la sua indignazione.

    - NON ESISTEEEEEEEEEEEEEEEEEH!!!!! -

    Si chiude così il sipario su quella mattinata che sugella un patto davvero importante. La missione che Furuta Yozora dovrà affrontare per conto di quel pervertito di Jingle Bells che la vedrà affrontare peripezie di encomiabile difficoltà e metterla dinnanzi ad ostacoli insormontabili se non per una volontà fuori dal comune. Primo tra tutti, quello stupido vestito da coniglietta.

    Scusa il ritardissimo!
  12. .
    È bastato qualche secondo all'interno dell'armeria ed è chiaro chi sia a comandare. È quella ragazza non troppo alta che con noncuranza invidiabile si muove come se quel posto fosse suo. Non di certo sgraziata né sprezzante nella gestualità, ma va dritta al sodo senza perdere tempo. Ed ovviamente ignora Hisao come non ci fosse un domani. Passa accanto al ragazzo a labbra serrate, contrita nonostante sia abbastanza in grado di dissimulare il proprio atteggiamento. Non ricambia il sorriso dell'Akiyama né tantomeno lo ringrazia per averla fatta passare.

    - Mpfh -. Mugola semplicemente tra sé e sé, tirando dritto proprio verso il bancone. Della serie "come rendersi antipatica con meno di cinque parole". Non è di certo colpa dell'altro Samurai ma questa è un'altra storia. Dunque poggia gli avambracci sul bancone e richiama il proprietario che si paesa qualche istante più tardi. Fa dunque il suo ingresso Ren.

    - Oh... -

    Si sente mugolare Yozora silenziosamente ma non è chiaro il perché. In ogni caso le braccia scivolano via dal bancone e le dita vanno ad intrecciarsi tra di loro dietro la schiena mentre la castana se ne sta a fissare il famoso artigiano. China la testa verso questo nel momento in cui sono uno di fronte all'altra, non mancando di un'educazione superficiale, forse, ma che non manca di esistere.

    - Piacere, Natsume san. Il mio nome è Furuta Yozora -

    Si presenta e quindi rialza lo sguardo. E non appena il giovane uomo prova a metterla e mettersi a proprio agio, ecco che Yozora gli rivolge la prima stoccata.
    CITAZIONE
    Mi chiami pure Ren

    - Preferisco non prendermi questa confidenza, grazie -

    Non ha proprio pazienza con gli uomini. Per lo meno mantiene una certa facciata educata nonostante non rivolga all'altro nemmeno mezzo sorriso. Totalmente gelida e marziale, potrebbe cominciare subito a fare le proprie domande ma lei e Ren vengono interrotti da Hisao.
    CITAZIONE
    « Quando ha tempo mi potrebbe aiutare pure a me, Natsume-san? Anche perché sono entrato prima io. »

    Al sentirlo parlare, Yozora torce collo e torace per squadrarlo dalla testa ai piedi, fissandolo con aria piuttosto critica e rispondendo con tono chiaramente supponente.

    - Non c'è mica il biglietto da prendere, mi pare. Chi tardi arriva male alloggia -

    Da prendere a schiaffi ma piuttosto soddisfatta della "argustissima" risposta, la Samurai accenna un sorrisetto soddisfatto prima di tornare a voltarsi verso Ren, riprendendo completamente l'aplomb che la contraddistingue in quanto Colonnello. Deve pur essere professionale ad un certo punto, no?

    - Dunque, Natsume san, ho delle domande da farti. Si dia il caso che stia cercando un oggetto un po' "particolare". E in realtà speravo che tu avessi qualche informazione in merito... -

    Il tono è volutamente basso ma non abbastanza da rendere quella conversazione privata, sicché anche Hisao potrà sentire chiaramente le parole della moretta.

    - Ti dice nulla il "Guanto della Luna"? -

    Domanda infine verso Ren che forse potrebbe restare deluso dal fatto che la giovane ragazza abbia viaggiato non per comprare qualcosa in particolare ma solo per sfruttare la sua conoscenza e chiedergli di quel misterioso guanto.
  13. .
    Non si può dire che il Generale di Tetsu brilli per intelligenza. Complice la pigrizia mentale o semplicemente una sorta di ingenuità mal espressa dal volto perennemente imbronciato, la donna dall'aspetto di eterna bambina non si rende conto del continuo sfottò di Jingle Bells. Per lui è decisamente ilare che quella ragazzina di appena un metro e quaranta possa letteralmente spaccare in due la terra del suo prezioso paese con la solita portata del braccio; e in un certo senso è un bel colmo. Poco reattiva - soprattutto di primo mattino e per questioni amministrative che non le interessano - sembra che gli occhietti scuri riguadagnino un barlume di chiarezza solo nel momento in cui il signore buffo e decisamente particolare va a spiegarsi più accuratamente riguardo alla somma effettiva che entrerebbe a scorta conclusa direttamente nelle tasche di Tetsu.

    - Centomila ryo?! -

    Esclama in realtà senza entusiasmo ma capendo bene che quella cifra supera di gran lunga la spesa richiesta per una missione di rango elevato. Talvolta nemmeno gli incarichi di livello S richiedono una spesa così esagerata per essere svolti. Non c'è da stupirsi che, a quelle parole, la Reggente sia molto più invogliata a sbrigarsi a chiudere quella storia e quindi a far convocare chi di servizio. Tra cui risalta Yozora Furuta, unica ragazza nel gruppo di Samurai ma non per questo meno temibile. Certo, la faccia tonda e gli occhioni da cerbiatto non aiutano a farla sembrare una guerriera quanto più una donzella pronta a prender marito. Peccato che lei preferirebbe morire, piuttosto. Ed eccola lì, sull'attenti a cercare di dissimulare lo sguardo critico che si posa su Jingle Bells, sorvegliato a vista.

    - Uhm -, mugola quando i loro sguardi (nonostante gli occhiali rendano impossibile osservare con accuratezza gli occhi dell'uomo di mezza età) si incrociano, alzando un sopracciglio nell'osservare la bavetta che cola senza ritegno dalle labbra del signore. Disgustata quanto stupita nel dover avere proprio quella visione per cominciare bene la mattinata, la giovane finisce col sentirsi ancora più a disagio quando l'altro, purtroppo, le si avvicina. Prima che possa fare qualcosa - considerando anche la presenza "vigile" di Severa su di lei - si sente prendere con sfrontatezza la mano, baciata da quelle labbra forse un po' sottili.
    CITAZIONE
    - Enchanté, delicatissima fiore del metallo! -

    - Cos... ? -

    Non può fare a meno di mostrarsi interdetta a quella che per lei è una molestia in tutto e per tutto. Fin troppo spietata nei confronti degli uomini, non le fa un bell'effetto ricevere avances poco professionali. E, di nuovo, di primo mattino. Volta quindi lo sguardo per esaminare un'eventuale reazione di Severa, tutta intenta a scavarsi con il mignolo della mano la cavità dell'orecchio, come se nulla fosse. La poker face della Samurai è quindi istantanea, rendendosi conto di quanto abbia avuto la sfortuna di avere un capo così poco... capo. "Non mi pagano abbastanza per questo lavoro..." si dice sconsolata tra sé e sé, finendo col serrare le labbra carnose verso Jingle Bells. Ritira la mano ma, tra i denti, sibila freddamente:

    - Piacere... -.

    Presmue il peggio e il peggio arriva manco a dirlo.
    CITAZIONE
    - Ho deciso: sarà lei la mia "accompagnatrice"! Come ti chiami, signorina? -

    "E TI PAREVA, CAZZO!" Trattiene tra sé e sé l'impeto e il desiderio di urlare e rovesciare Severa con tutta la sua sedia rialzata. Non può farlo, non è qualcosa che farebbe un Samurai nonostante la parte più spontanea di lei si darebbe volentieri alla macchia piuttosto di... fare cosa, esattamente?

    - Furuta Yozora, oji-san -, inchina lievemente il capo, educata nonostante i nervi, chiamando "signore" quello sconosciuto su cui, successivamente, rialza lo sguardo. E riesce persino a parlare senza mostrare alcunché della sua seccatura.

    - Accompagnatrice in che modo, mi scusi? -.

    Guardinga assottiglia lo sguardo, cominciando persino a dubitare che sia stata chiamata lì per qualcosa di realmente serio. Del resto, a Severa è importato così poco di spiegare la situazione che la Colonnella si ritrova a non aver capito nemmeno perché sia stata convocata lì.

    Il peggio, comunque, arriva subito dopo quel breve scambio, ahimè. Nel momento in cui il vecchio la indica con l'indice, già le è chiaro che perderà la pazienza da un momento all'altro.
    CITAZIONE
    - Ma c'è una condizione: voglio vederla qui ed ora "vestita" a dovere! La nostra è un'ardua missione, fatta di ricerca, lotte e soprattutto infiltrazione tattica! Quindi mettetele qualcosa addosso con cui possa adescare gli uomini e mostratemela!
    Aggiungerò altri 20.000 ryo come extra! -

    - Ma... non esiste! Che vorrebbe dire "adescare gli uomini"?! Sono una Samurai, faccio a spadate, io! -

    Protesta ad alta voce stavolta mentre diviene paonazza in viso, non furiosa ma risentita. Osserva Jingle Bells stringendosi le mani al petto - nemmeno fosse svestita - e l'occhiata che gli rivolge è esattamente quello che sembra: gli sta dando mentalmente del pervertito.

    - Nobile Generale, vi prego di rivedere l'offerta di quest'uomo! -.

    Si rivolge direttamente a Severa, ora intenta a guardarsi la punta del mignolo, sporacata da un sottile strato di cerume. Bleah.

    - Sono certa che indossare abiti succinti non rientri tra le mie mansion– -

    - Da adesso sì - sentenzia tutta tranquilla la nanetta dai capelli rossi, scoccandole un'occhiata. - Suvvia, che vuoi che sia un vestitino? Allo scorso Matsuri ti sei messa uno yukata cortissimo, ti ho vista! -

    - NON È VERO - invece lo è. Diviene ancora più paonazza e il sospiro di Severa che prontamente alza il palmo aperto davanti a sé, sancisce che da ora non vi saranno più discussioni.

    - Un Samurai è tale fino a quando segue i precetti del Bushido. Non importa che indossi un'armatura o degli stracci. Sono le nostre azioni a dire chi siamo, molto più... di una gonna vertiginosa -
    "E poi sono ventimila ryo in più, accidenti!"

    Non vi è scampo per Yozora che, livida di rabbia, risucchia le labbra carnose e scocca un'occhiata ben più di gelida verso Jingle Bells.

    - Bene... eseguo gli ordini, nobile Generale -.

    E le sue imprecazioni saranno questa volta ben udibili nel momento in cui abbandona la stanza per dirigersi verso lo spoiatoglio, meditando vendetta.


    Ne viene fuori una decina di minuti dopo, strascinando i piedi senza alcuna voglia di rientrare nell'ufficio del Kage. Invece, è proprio ciò che fa nonostante non sia affatto d'accordo. Si presenta struccata ma quel viso non ha certo bisogno di alcun ritocco per apparire grazioso, per quanto "canonico". I lunghi capelli castani sono stati tirati su in uno chignon elegante e anche un po' sbarazzino. E, al posto di vestiti succinti - che ovviamente non ha - la Samurai ha interpretato a modo suo la richiesta dell'uomo. Ai piedi nudi indossa un paio di semplici geta e, a coprirle il corpicino vi è uno yukata forse troppo leggero, di un bel rosso scuro con tutta una fantasia di carpe bianche, nere ed arancioni ad adornarne il tessuto pregiato quanto basta. Corto, purtroppo. Le maniche sono lunghe ma, sotto la cintura al vitino stretto, si allunga di poco il tessuto, fermandosi a metà delle cosce. Le gambe rosee sono quindi il pezzo che davvero risalta in quella figurina. Imbronciata, rossa, braccia conserte e un'occhiataccia verso tutti i presenti, colleghi compresi che già si sono girati a guardarla con gli occhi luminosi. Sembra proprio che tutti stiano segretamente ringraziando Jingle Bells per la visione. Tranne Severa che, invisiosa, alza gli occhi al cielo.

    - Mi chiedo a cosa serva tutto questo. Non si tratta di una missione estremamente pericolosa? -

    Lancia una frecciatina praticamente a tutti i presenti, pure a chi non c'entra niente di niente. Con le braccia serrate al petto voluminoso - che nasconderebbe volentieri al momento - diviene molto simile al suo capo mettendo un broncetto risentito sul volto, ancora rosso.


    Edited by Kerberotte - 28/1/2020, 21:28
  14. .
    È proprio vero che da grandi capacità derivano altrettante responsabilità. Un gioco continuo ed implacabile che scandisce perfettamente ogni singolo aspetto temporale della vita di chi è investito dal peso di essere di vitale importanza per qualcuno, come anche per il sistema. Diviene un peso che non molti sono tagliati per sopportare, ma non è il caso di Yozora.
    Nonostante quello sia letteralmente il suo unico giorno libero della settimana - che la porta lontana dall'Accademia di Tetsu Est, laddove in qualità di Colonnello è suo compito addestrare i sottoposti Samurai con fin troppa veemenza - lo impiega viaggiando per una giusta causa. Ryo spesi per portarsi fuori dal villaggio principale, spingendosi verso la costa a sud, più o meno nelle zone "neutrali" del Paese del Ferro. La guerra civile non ha di certo risparmiato nessuno ma vi sono zone, per quanto strategicamente utili ad una fazione più che all'altra considerando la vicinanza con il mare, che sembrano aver risentito meno di quel conflitto interno durissimo, durato ormai fin troppo tempo. Proprio in una zona come quella la necessità indirizza la Samurai che, abbandonata la propria carrozza al villaggio più vicino, prosegue a piedi senza farsi alcun cruccio dei fiocchi di nevi che danzano lenti e soavi donando alla vista una vasta distesa di bianco candido.
    Il passo della giovane ragazza è svelto e cadenzato da un'andatura marziale, così come l'espressione che mantiene lungo il tragitto. Marziale, fredda e dura come un vero Samurai nonostante il naso sia di un rosso paonazzo a causa del freddo e lei non ne sia nemmeno a conoscenza. Dopo poche ore di viaggio si presenta di buona lena difronte al luogo che stava cercando.

    "Dovrebbe essere proprio questo" si dice osservando la struttura di legno. Più che un'armeria rinomata, sembrava una onsen tradizionale. Di certo alla ragazza non dispiacerebbe trovarsi davanti una sorgente termale al chiuso, considerando quel freddo. Ma è lì non per riposarsi, purtroppo. I passi giungono alla porta d'ingresso qualche minuto dopo che questa venisse aperta da un ragazzo con i capelli scuri di cui lei non si è minimamente avveduta. Giunge quindi all'ingresso dell'armeria e, semplicemente poggiando la mancina sulla porta, spinge verso l'interno la stessa e la campanella all'uscio ne annuncia la presenza.

    - Ohayō... -

    Pronuncia con voce nasale per salutare con educazione chiunque si trovi all'interno del locale. Piuttosto caldo, accogliente. Forse fin troppo poiché lo sbalzo di temperatura fa subito rabbrividire la ragazza dai lunghi capelli castani.

    - Eh... ETCIÙ! -

    Starnutisce sonoramente non appena mette piede dentro, persino con i grandi occhi color nocciola tutti umidi, provati dalle temperature in ribasso. Si presenta vestita con una lungo e pesante pastrano di un bel blu scuro che ricade fino a metà dei polpacci, mostrando dei anfibi neri e chiusi, piuttosto alto giacché la fine viene nascosta dal mantello stesso che avvolge il corpo minuto della ragazza. Senza che il cappuccio ne nasconda il viso roseo, la Samurai - sprovvista di qualsiasi arma attualmente - non perde certo tempo a guardarsi attorno: cercato il bancone, fa per dirigersi verso quello. Non è l'unica cliente - o curiosa - presente quel mattino, però. L'occhiata che rivolge a Hisao è indecifrabile quando, ritrovandoselo davanti e quindi "intralciando" il suo cammino, si ritrova a schiarirsi la voce.

    - Permesso -, sentenzia ad alta voce, anzi chiede nonostante il tono appaia stranamente frettoloso nei confronti dello sconosciuto. Lo ignorerebbe totalmente da quel momento, affrettandosi a sbrigare i suoi affari il prima possibile sperando di potersi rilassare un po' prima di ricominciare con l'addestramento dell'indomani. Giunta nei pressi del bancone, la moretta poggia gli avambracci sulla superficie lignea e, sporgendosi in avanti nel tentativo di cercare qualcuno in particolare - non trovandola lì pronta a servirla - si ritrova ad esclamare ad alta voce:

    - C'è nessuno? Sto cercando Natusme san -

    Il proprietario di quell'armeria, da ciò che sa. O almeno, così le è stato indicato.
    E lo aspetta lì, pronta per rompere le scatole di primo mattino senza tanti complimenti, giacché sotto il bel visetto si nasconde un animo che scalpita per non perdere nemmeno un secondo del suo prezioso giorno libero. Possibile che Ren Natsume potrà riconoscere quel viso roseo e dagli occhi grandi. Non certo per la sua bellezza quanto per il suo grado essendo la giovanissima una delle punte di diamante di Severa, Generale di Tetsu Est. L'alto grado e l'abilità è quantomeno rinomata almeno nel lato del Paese del Ferro per il quale Yozora combatte, differente rispetto a quella degli altri due presenti. Questo, tuttavia, non sembra turbare la giovane nemmeno un po'.

  15. .
    CITAZIONE
    Questo evento è antecedente all'attuale guerra civile a Tetsu.

    L'ufficio di Severa si trova all'ultimo piano della mastodontica accademia Samurai. Un edificio grande, imperioso, dove in ogni aula e corridoio si possono osservare lunghe pergamene di carta di riso intinte nell'inchiostro che si snoda sinuoso in tratti energici e tuttavia perfettamente studiati. Ognuno di quegli ornamenti rimanda a tempi di antiche battaglie che si sono svolte nel freddo e nel gelo di Tetsu, luogo ove la guerra non si è mai placata ma è stata l'unico e il primo mezzo necessario per la pace. La marzialità di quel luogo asettico e dagli schemi e architetture tradizionali si può respirare nell'aria fredda che si impegna a scuotere con forza gli animi delle reclute.
    Le guardie che scortano Jingle Bells in quel mattino freddo sono imperscrutabili, impeccabili sapendo di doversi presentare difronte a Lei. Salite le scale dopo numerosi inchini e saluti militari ai superiori incontrati, l'unica sala accessibile è anche l'unica che serve. Si nota fin da subito quella figurina troppo bassa e gracile per sembrare non una Samurai ma una combattente nella maniera più generica possibile. Lunghi capelli rossi legati in due code ai lati della testa, un viso olivastro, un broncio infantile perennemente stampato sul volto.
    E nel vedere e soprattutto sentire cosa lo straniero è venuto a fare dinnanzi a lei, la smorfia si pronuncia ancor di più.
    CITAZIONE
    - Jingle Bells, per servirla! Le porgo i miei saluti, onorevole signora.
    Avrei affisso come tutti gli altri la mia richiesta nella bacheca, se per me non fosse stata così importante: necessito di una guardia del corpo che mi permetta di arrivare incolume e il più presto possibile a un tesoro!
    Le domando inoltre di poter scegliere io stesso tra i vostri migliori samurai colui o colei che mi accompagnerà nel mio viaggio!

    - ... sigh. Come si fa a parlare così tanto di primo mattino? -

    Sentenzia lugubre la giovinetta, ma solo d'aspetto, tutta bardata nella sua mini armatura e con le sopracciglia rosse tutte aggrottate. Se ne sta sul "trono", ovvero una sedia un po' più alta in quella stanza nemmeno troppo grande poiché è solo il suo ufficio. Un luogo spoglio quanto disordinato; un archivio ove svetta, fissata al muro davanti all'entrata e quindi sopra il posto di Severa, una spada dalla brillantezza abbagliante. Una lama a doppio filo, lunga poco più di un metro, sulla cui superficie sono incisi kanji specifici e particolari ma che solo una persona molto vicina o dotata di una vista superiore alla norma può notare e decifrare. L'elsa è bendata da fasce di un candore immacolato e una pietra, una giada, incamera e riflette la luce del giorno.

    - La prossima volta dite a Lon'zu di sostituirmi quando si tratta di smistamento missive -

    Cozza con l'umore perennemente nero e stizzito di quella che sembra avere dodici anni per una rara sindrome, ma in realtà è una Donna con la d maiuscola. Incastrata dalla "urgenza" con cui è stata trattenuta nel suo ufficio invece di andare a sbrigare i suoi affari nel migliore dei modi che conosce (combattere), non sembra prendere bene la presenza di quel curioso individuo. Più che altro, non sembra essere contenta né tantomeno paziente nel doversela vedere da sola senza poter delegare. Lo direbbe chiaramente non fosse così orgogliosa: lei è una Samurai, non le piace sbrigare faccende burocratiche e amministrative.
    Ad ogni modo, si rende conto di star lasciando appeso quel Jingle Bells e quindi gli rivolge un'occhiata inespressiva, posandovi sopra i sottili occhi ramati.

    - Salve... - Sentenzia serrando le labbra sottili. - Avrebbe potuto mandare una richiesta come tutti, signore. Però ormai è qui, tanto. Quindi... eh. -

    Alza gli occhi al cielo, sarcastica e insofferente come pochi sanno essere. O come un'adolescente qualsiasi. Se ne sta con il gomito mancino poggiato alla sedia, attirando a sé un suo sottoposto (un ragazzetto dai lunghi capelli biondi e una vistosa cicatrice sulla guancia). Lo chiama ma torna, piuttosto stancamente e senza entusiasmo né gioia nel tono, a rivolgere domande più precise allo Straniero.

    - Dove è diretto esattamente? A seconda delle sue esigenze le affiancherò un Samurai di grado più alto rispetto ad un altro. -

    Svogliata, almeno ha la decenza di ascoltare e posare lo sguardo sui 10.000 ryo che vengono mostrati senza tanti complimenti del signore di una certa età. Dunque la lingua della Generale scocca al palato mentre torna a rivolgersi al soldatino, praticamente il suo segretario.

    - Chi c'è in servizio oggi dei Colonnelli? No, senti, mandameli tutti che facciamo prima -.


    [...]


    Sei piani più sotto, nel cortile d'allenamento innevato, si leva un lamento. La voce di una ragazza che protesta a pieni polmoni la sua indignazione.

    - Eeeeh?! Ma mi ero accordata con gli altri per avere il resto della mattina libera, oggi! -

    La prima reazione è sempre la più spontanea, si dice. Espressivissimo il volto piccolo e roseo di quella giovane non troppo alta che indossa parte della propria armatura su misura, senza però indossare alcun elmo. In quel modo i lunghi capelli castani e i grandi occhi nocciola possono fulminare con lo sguardo quell'emissario gracile e biondino che, seppur ambasciatore, di pena ne porta eccome. Con l'elmo sottobraccio e la mano destra poggiata sull'elsa di una katana legata al medesimo fianco, Yozora Furuta osserva a labbra dischiuse e sopracciglia aggrottate il valletto di Severa. Un coro di mormorii si leva quindi da un manipolo di Cadetti che, conclusasi una lezione particolarmente pesante per essere primo mattino, si stanno allontanando dal largo recinto di legno. Curiosi, osservano la loro Sensei farsi paonazza e cambiare improvvisamente espressione. Rassegnata ma marziale, annuisce verso lo sfortunato tuttofare che almeno non dovrà beccarsi le ire di Severa, essendo riuscito nel suo intento.


    [...]


    La verità è che trattenersi dal prendere a schiaffi il proprio Generale è divenuta un'impresa, per Yozora. Sa bene di doversene stare ad ubbidire ma è terribilmente difficile quando la regnante del Paese del Ferro è visivamente una bambina di un metro e quaranta. Capricciosa ben più della sacerdotessa, ora un fascio di nervi che riesce a stento a contenere. A viso scoperchiato, sta sull'attenti, in fila con altri sei Colonnelli - suoi parigrado - molto più grossi e minacciosi di lei. Barbe e capelli lunghi, volti austeri e cicatrici sparse ad indicazione di quanto la vita li abbia messi alla prova ma siano ancora lì. Fieramente a testa alti ma umili di atteggiamento difronte a Severa, pronti ad essere scelti. Tutti uomini, "naturalmente".

    - Le presento l'elitè del Paese del Ferro. O almeno, quelli che c'erano oggi. Scelga con calma, mi raccomando -.

    Continua a cimentarsi nel suo distaccato sarcasmo, la Kage, sventolando la mano sinistra che quindi si chiude di nuovo a pugno, sostenendo il mento a diamante della Reggente del Ferro. Il pugno di Yozora si serra impercettibilmente mentre ripensa per l'ennesima volta a quanto sia proprio quel modo di fare arronzato e sprezzante nei confronti del prossimo a non farle andare del tutto già Severa. Potrebbe semplicemente ammirarla per il suo operato ma non ci riesce, non quando l'altra è così impulsiva da dimenticarsi di averle dato la giornata libera.

    - ... -

    I grandi e tondi occhi nocciola del Colonnello si spostano però, piuttosto curiosi, sul motivo per cui si trova lì, sull'attenti di primo mattino. Osserva infatti quel misterioso sconosciuto che, a vederlo, sembra uscito da chissà dove. La ragazza, piuttosto giovane per il grado che detiene, lo giudica silenziosamente, soffermandosi in particolare su quegli occhiali scuri così spessi da non lasciar vedere gli occhi attraverso. Per quanto voglia osservarli da più angolazioni, sembrano fare fin troppo bene il loro dovere, mascherando parte del volto dell'uomo di mezza età. Questo potrebbe probabilmente mettersi a scrutare tutti loro, quei sei uomini e una ragazza decisamente più attraente degli ammassi di muscoli, peli e cicatrici.

    - Mpfh. -

    Si lascia sfuggire una smorfia verso Jingle Bells, risentita anche con lui da quella chiamata inattesa e inaspettata, decisamente non gradita. E non sa nemmeno il perché.

    "Che faccia da pervertito."

    Diviene quella la pacatissima stoccata mentale verso il mandante che di ryo ne ha da sborsare. Un motivo in più per dargli del pervertito (ma a mente) secondo la giovane androfoba, decisamente seccata, adesso. Fa comunque del suo meglio per restare in posizione e non le riesce nemmeno difficile. Più complesso non fomentare le maledizioni mentali che lancia a destra e a manca, mantenendo una facciata di perfetta marzialità. Si fa per dire.


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