Solo uno dei soliti prologhi

[PQ] Sorrow - Yozora

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    Tetsu's Samurai
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    [P.Q. Ambientata nel periodo Shūtsuki, in seguito all'invasione della capitale]


    Sia chiaro: Yozora era ligia al dovere ma da lì a supporre che svolgesse volentieri quel tipo di lavoraccio era tutta un'altra questione. La realtà dei fatti è che la pazienza sapeva dimostrarla in ben altri contesti, non dovendo fare da sensei ai cadetti dell'accademia Samurai di Testu. E come mai avrebbe potuto considerando il carattere focoso e paradossalmente pigro? Semplicemente era in grado di attivarsi e dare il meglio di sé a propria discrezione e quel genere di compito non poteva proprio andare giù. Le restava sullo stomaco come una cena non digerita ma il suo ruolo, ormai elevato in quanto Colonnello, le impediva di mostrarsi insubordinata. Insomma, era suo dovere obbedire.
    In quella giornata serena il vento spirava forte allo stesso modo dell'inverno nonostante la bella stagione avesse già fatto fiorire gli alberi di peschi e ciliegi che circondavano il grande edificio di stampo militaresco, abbellito solo da quella natura a non voler sembrare una prigione piuttosto che un'accademia. All'orizzonte le irte catene montuose ancora mostravano con convinzione i copricapi innevati, laddove l'aria era così fredda che poco importava la stagione che il paese del Ferro raggiungeva mese dopo mese, in un ciclo infinito. Allo stesso modo anche la Samurai avrebbe dovuto abituarsi all'idea di quella routine che non le lasciava scampo, invece continuava a lamentarsene tra sé e sé, facendo del proprio meglio per dissimulare l'assurda frustrazione provata nell'essere chiamata "maestra" e avere una sfilza di allievi sotto la propria giurisdizione. Il kendo e le arti marziali erano da sempre fondamentale per ogni Samurai degno di questo nome ed è per questo che il suo operato era fondamentale. Non era poi così comune che i gradi alti accettassero di prendersi cura delle truppe di cadetti e soldati, ma forse per l'aura gradevole e paziente che per uno scherzo del destino le era stata affibbiata da superiori e inferiori, Yozora era una delle eccezioni. E così, da Colonnello, si sforzava di ricordare i nomi degli studenti da rimproverare.

    «Dannati ragazzini... !»

    Nessuno avrebbe potuto sentirla poiché il gruppo - circa una ventina - di soldati si erano già allontanati dal campo di allenamento posto sul retro dell'accademia e stavano rientrando all'interno della struttura in ferro e legno. La lezione mattutina era stata più dura del solito per lei che non era riuscita a svegliarsi con il piede giusto. Le testoline degli aspiranti Samurai procedevano ormai allontanandosi dal pezzo di terra recintato ove l'erba (quando non era coperta dalla neve) era tenuta bassa e piuttosto curata. Si trattava di un quadrato di terra 20x20 dove era presente anche una rimessa, una sorta di magazzino dove i bokken e gli shinai - oltre che alle tenute da allenamento ed altri oggetti di sorta, sempre calzanti al contesto accademico - restavano numerati e sempre pronti per essere usati. Proprio sull'uscio aperto della struttura di legno sostava Yozora Furuta, portandosi dietro e con il solo ausilio del braccio sinistro stretto a sé quelle spade di legno rovinate, con tutta l'intenzione di rimetterle in ordine. La si sarebbe potuta riconoscere dalla distanza poiché, oltre che ad essere abile, la giovane Colonnello era di aspetto apprezzabile. Non troppo alta ma dalle giuste proporzioni, i capelli castani erano legati solo sulle punte da un largo elastico rosso, liberi quindi di venire sollazzati dalla brezza primaverile e incorniciarle il volto roseo e dai bei lineamenti. Grandi occhi nocciola che, adesso, lanciavano maledizioni contro il nulla lamentandosi di essere l'unica a dover sempre rimettere in ordine tutto dopo la fatica fatta per dirigere quelle truppe di inesperti. La sacerdotessa non vestiva i panni da miko: in tenuta da allenamento, i calzoni erano neri e attillati come il top corto e senza maniche che avrebbe lasciato la pelle scoperta non fosse per la cotta di maglia leggera che, al contrario, le fasciava il ventre e le spalle fino ai polsi. Nessuna corazza né armamentario ad accompagnarla.

    «È solo per un periodo, Yozora. Sono certa farai un ottimo lavoro. Ti troverai bene, vedrai, gne gne gne!»

    Mormorò di nuovo facendo il verso a chissà chi. Forse una certa signora dall'aspetto fin troppo giovanile e decisamente troppo, ma troppo piena di sé.
    Yozora Furuta ♧ ParlatoSchedaSamuraiIburi



    Edited by Kerberotte - 15/5/2020, 12:47
     
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0 replies since 9/5/2020, 21:54   84 views
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