[B] Operazione "Chiave di volta"

Il viaggio dall'accampamento degli schiavisti a Sazan'Dur fu compiuto da noi tre con i nervi a fior di pelle. Come avrebbe potuto essere altrimenti? Sapevamo benissimo cosa ci sarebbe aspettato al nostro arrivo, ed eravamo coscienti del numero di vite che si stavano affidando a noi per essere salvate. L'unico ostacolo alla loro sicurezza erano loro, i due cyborg che stavano seminando morte e distruzione.
Ammetto che durante tutto il tragitto, una parte di me era continuamente assorbita a pensare al mio futuro scontro contro di loro. Non sapevo cosa sarebbe successo, ma sapevo che in qualsiasi caso, avrei finalmente avuto esperienza di prima mano sulla loro forza, e avrei capito se quel maledetto esperimento dell'osu fosse stato davvero necessario o meno. E quasi ironicamente, speravo che lo fossero. Perché avrebbe dato un senso alle follie degli scienziati dell'Osu, e dato una ragione ad Haruki e a tutte le altre vittime di sottoporsi volontariamente ad esse.
I due ragazzi di fianco a me, in groppa ad un drago composto di inchiostro, stavano litigando su qualcosa riguardante la perdita del fattore sorpresa, e io contribuii molto poco alla discussione. Non persi nuovamente occasione per criticare chi era rimasto indietro a salvare pochissime persone, mentre una città intera veniva minacciata di essere rasa al suolo. Anche il discorso metà di apprezzamento, metà di rimprovero, di Daisuke mi entrò da un orecchio e mi uscì dall'altro. Il samurai sembrava ragionare come se tutti seguissero il codice samurai inculcato nelle loro menti fin da piccoli. Mi sembrava di parlare ad Haruki le settimane prima della sua dipartita, quando era stato assorbito dalla filosofia di questi guerrieri onorevoli, nella speranza che, se tutti la avessero seguita, il mondo sarebbe stato più giusto, e quindi più felice. Adesso come allora, la domanda che demoliva senza pietà questa linea di pensiero rimaneva la stessa: Perché?
Perché avrei dovuto rispettare la vita di persone che la avevano sicuramente sfregiata più volte di me? Perché spendere più energia del dovuto per risolvere il problema in una maniera meno efficiente? Ah, so cosa risponderebbero: perchè è giusto. Ma era davvero giusto lasciar andare degli schiavisti? Dal mio punto di vista, io non stavo facendo altro che assicurarmi che Jiren e il monaco non fossero sommersi dai rinforzi dell'uomo lupo che stavano combattendo; per pura coincidenza ciò risolveva anche parte di uno dei più gravi problemi che affliggeva questa terra.
Ma il samurai non poteva sapere che essi fossero schiavisti, né che io ero più che volenteroso ad "abbassarmi al loro livello", come lo definiva lui, per poter risolvere un problema efficacemente. Lo guardai, un po' invidioso. Davanti a me vidi una persona che era talmente assuefatta dalla maniera di pensare a lui impartita e talmente tanto protetta dal mondo esterno, che falliva nel fare una delle cose più fondamentali per chi possedeva una forza superiore agli altri: falliva nel mettersi in dubbio. Egli andava avanti nella sua vita, imperterrito e senza dubbi, convinto di avere ogni risposta, cosa che ovviamente nella sua testa lo ha qualificato a comportarsi come un giudice morale. Doveva essere davvero bello vivere senza avere incertezze. Anche nelle mie prospettive più assurde, il riuscire ad arrivare a comportarmi come lui mi sembrava impossibile. E se da un lato ciò mi avrebbe fatto passare molte più notti insonni del ragazzo di fronte a me, era un prezzo che sarei sempre stato disposto a pagare per continuare ad avere una mente critica, che mi avrebbe permesso sempre di agire nella maniera più vera a me stesso.
La discussione proseguì con dettagli più tecnici, e la creazione di un piano per provare ad attaccare il cyborg che non era stato intrappolato dai sazaniti, con l'intento di ridurre al minimo le morti che avrebbero causato da lì in avanti.
Iniziammo a creare un piano d'attacco, decidendo di convergere tutti i nostri sforzi sul cyborg non catturato, nella speranza che i sazaniti riuscissero a tenere isolata l'altra cyborg (che stando ai racconti, era stata colei che aveva creato la maggior distruzione fino ad ora) per poi convergere su di essa e portare a termine la missione.
mano a mano che ci avvicinavamo, la cacofonia di rumori composta da innumerevoli grida umane unite in un unico brutale lamento diventò sempre più forte, così come ogni odore veniva oppresso con forza sempre maggiore dalla puzza di legno bruciato, che rese gradualmente l'aria difficile da respirare.
Ma non fu fino a quando non uscimmo dalla giungla in un ampio spazio aperto (senza dubbio il territorio immediatamente intorno alla città) che potemmo vedere coi nostri occhi il grado di devastazione che i cyborg avevano creato. Dinanzi a noi un'intera città stava bruciando fino alle fondamenta. La gente terrorizzata scappava portandosi stretta al petto qualche oggetto importante, oppure tenendo per mano qualche persona importante a loro. Per strada, un numero incalcolabile di uomini donne e bambini erano stati indiscriminatamente uccisi, e lasciati marcire per le strade, e venivano periodicamente pesatati dalle persone che cercavano di fuggire. Non c'era oggetto scampato alle fiamme, non c'era persona sfuggita alla violenza. Qualche anima sfortunata aveva subito entrambi, ed ora o si stavano contorcendo dal dolore insopportabile, in attesa della morte, oppure avevano finito di aspettare. Non avevo mai vissuto una guerra di larga scala, quindi non sapevo quanto questo scenario fosse simile ad un campo di battaglia. Invece, l'immagine che mi saltò subito in mente fu quella della città abbandonata in cui avevamo svolto la prima prova dell'esame chuunin. Mi ricordai in quel momento del fatto che, appena appoggiati gli occhi su tutta quella distruzione, mi chiesi cosa avrebbe mai potuto creare un risultato del genere.
Adesso, mentre guardavo dal vivo il processo che aveva portato a quel risultato, mi resi conto di aver trovato una risposta.
Adesso, l'esperimento dell'osu sembrava avere molto più senso.


"Ahah, cazzo... adesso capisco, Haruki"
Mi scappò una risatina nervosa, mentre a causa del calore grandi gocce di sudore scorrevano sul mio viso, sfregiando ancora di più la mia pittura facciale.
Mi guardai dietro, mentre il samurai si era fatto spazio sulla mia nuvola. Quasi non ci avrei fatto caso con tutto quello che stava accadendo attorno a noi, ma sfortunatamente la sua armatura continuava ad essere come un altoparlante attivo alla massima potenza per i miei sensi, ed ora era affianco a me, quindi non riuscii ad ignorarlo per neanche un secondo.
In ogni caso, c'erano cose più importanti da fare, perchè il piano si stava mettendo in moto. Per prima cosa, Yuta fece fare una traiettoria particolare al suo drago, per poi lanciarsi in picchiata contro di esso. Quello era il segnale per poter iniziare l'attacco, e quindi caricai di chakra i miei proiettili di sabbia, per poi lanciarli contro il nemico, cercando di colpirlo anche grazie alla risonanza che si sarebbe creata tra il mio sunajutsu e il fuuton appena lanciato dal samurai. Non perdemmo neanche un secondo per non dare respiro all'avversario, quindi scendemmo entrambi dalla nuvola di sabbia, che successivamente mossi per intercettare Yuta ed evitare che cadesse contro il solido terreno. Nel mentre, raccolsi attorno a me tutta la sabbia che avevo sparso in giro per il campo di battaglia (eccetto quella per la sospensione) e composi il sigillo per modificare il terreno sotto al cyborg, che si sarebbe trasformato in lance di terra che avrebbero cercato di intrappolarlo, lasciando uno spazio libero al livello del busto del cyborg per far sì che Daisuke potesse continuare il suo attacco senza interruzioni. Questo avrebbe dato spazio agli altri due ragazzi di ferire il nemico, e soprattutto avrebbe dato tempo a Yuta di creare una bolla d'acqua sopra la testa del cyborg, che altro non era che sia il motivo per cui avevo ritirato la sabbia sia il "la" per poter usare il mio jutsu fuuton più potente su di essa, amalgamandosi nuovamente con il fuuton del samurai per generare un'esplosione d'acqua che avrebbe sicuramente interessato il nemico.
Infine, fu il momento di concludere con la nostra combinazione finale: nuovamente mossi la sabbia attorno a me per cercare di catturare il cyborg, e impegnarlo il tempo necessario affinché Daisuke potesse colpirlo alla testa, che per quel motivo avevo lasciato appositamente scoperta.