Tutto scontato [PQ]

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    Scheda narrativa
    Narrato
    Parlato Shōta
    Parlato altrui (vari colori)

    PNG DEL PRESENTE

    Benjiro KM SNG  
    Y NK SZ DNB 
    KD TR DK HS 
    mrm cp-lt-mr   


    PNG DEL PASSATO

    MM PP   
    JN LZ KZ YZ 









    [eventi precedenti: welcome back]

    [pq ambientata prima della missione quando il gatto non c'è...]



    [Parte 1]



    Anche quel giorno il fruscio delle fronde si mescolava armoniosamente con il gorgoglio del ruscello e il cinguettio degli uccelli, formando una sinfonia ben nota ai visitatori abituali di quei luoghi. I colori cominciavano a sfumare delicatamente gli uni negli altri, amalgamandosi progressivamente, mentre la tenue luce del tardo pomeriggio rischiarava tratti di erba completamente appiattita, tronchi spezzati e pareti di roccia incrinate in più punti.
    Al centro di questo paesaggio, indubbiamente "vissuto", c'erano Shingo e Shōta e il respiro affannoso del secondo era destinato a diventare parte integrante della melodia silvestre poc'anzi descritta.
    Il Genin, palesemente distrutto, si sforzava di mantenere il sigillo del gallo mentre, dalle profondità di un serbatoio ormai quasi esaurito, il Chakra non rispondeva più alla sua chiamata

    Ok dai, basta così per oggi disse Shingo, porgendogli un asciugamani

    ...solo un'ultima volta replicò il ragazzo, insistendo nel lanciare quella chiamata che cadeva nel vuoto

    Il fratello lo guardò per qualche secondo senza dire nulla, poi gli appoggiò l'asciugamani sulla spalla sinistra

    No, sono ore che ti alleni e non hai più Chakra insisté Shingo Comunque in sole due settimane sei migliorato molto sia nell'espansione che nell'accelerazione e hai una buona tenuta di strada. Se proprio vuoi saperlo, all'epoca mi ci è voluto un mese per arrivare allo stesso livello...

    Non era una frase da prendere alla leggera, considerando quanto era avaro di complimenti Shingo.
    Il Genin sciolse il sigillo e fece ricadere le braccia lungo il corpo. Poi portò la mano destra sopra la spalla, prese il panno e tamponò il sudore sulla fronte.

    Adesso datti una rinfrescata e muoviti, Denbe ti starà aspettando per andare all'emporio. E vi conviene sbrigarvi, prima che cali il sole disse in conclusione il fratello.

    [...]

    Venti minuti più tardi, Shōta stava seduto al bivio tra la stradina che conduceva alla fattoria e la strada di campagna principale che proseguiva a est verso il villaggio e lungo la quale i viaggiatori si imbattevano senza possibilità di errore in un microscopico centro abitato al cui interno c'era anche l'unico emporio della zona, pratica soluzione per evitare di dover arrivare in città solo per comprare un po' di sale.
    Denbe non era famoso per la sua puntualità e le ombre proiettate dagli elementi presenti lungo il margine della strada stavano già cominciando ad allungarsi sensibilmente. La colorazione del cielo stava gradualmente iniziando a sfumare dall'azzurro tenue all'arancione e l'inclinazione dei raggi del sole faceva risaltare in particolar modo le curve e i rigonfiamenti degli stratocumuli che in esso stazionavano placidamente. Il frinire dei grilli si faceva prepotentemente strada in mezzo al cinguettio degli uccelli e l'aria si stava facendo decisamente più fresca, mentre una leggera brezza trasportava il penetrante aroma della salvia che cresceva rigogliosa nell'appezzamento di terra contiguo alla via.
    Finalmente all'orizzonte comparve la bandana di Denbe, seguita poi da tutto il resto del corpo, ivi compresi i Tonfa che portava infilati nei cinturini di tessuto attaccati alle braccia

    Yo! esclamò il ragazzo sorridendo e salutando vistosamente con la mano

    Alla buon'ora fece l'Akimichi ...e quelli? Perché li hai portati?

    Dovrei andare in giro disarmato? Dopo quello che ci è successo l'ultima volta, anche no!

    Non aveva tutti i torti ma dovevano solo andare a comprare due o tre cose all'emporio. Forse tutta questa faccenda di Muramoto li stava facendo diventare un po' troppo paranoici

    Beh, comunque non ho in previsione combattimenti di sorta. Anche perché sono stanco e a secco di Chakra tagliò corto Shōta

    I due si misero allora in cammino verso oriente.
    Mentre lo scalpiccio prodotto dai loro passi su terra e ciottoli si ritagliava uno spazio nel panorama uditivo, Denbe controllò ancora una volta la lista della spesa preparata da Shingo

    ...zucchero, té, patatine... patatine?? Non sapevo che Shingo avesse questi gusti disse guardando verso l'Akimichi che, in tutta onestà, ne sapeva quanto lui.

    Comunque, sai perché ho fatto tardi? Mi stavo allenando per scoprire la natura del mio Chakra e sai cosa? Ci sono riuscito!

    Ah si? rispose Shōta sorpreso. Il fatto che uno come Denbe, dedito soprattutto al Taijutsu, si stesse spendendo per ampliare il proprio ventaglio di possibilità combattive, lo portò a chiedersi fino a che punto la preoccupazione per le sorti proprie e altrui stesse incidendo sulle loro vite. D'altra parte, non era forse vero che egli stesso aveva ricominciato a dedicarsi con costanza agli allenamenti dopo anni durante i quali si era limitato al minimo indispensabile?

    E quale elemento hai? chiese

    Prova a indovinare! Ti dico solo che mi piace da matti e, al contempo, mi dà sui nervi

    Katon

    Ma come, al primo colpo?? Mi hai spiato mentre mi allenavo, dì la verità...

    Non c'era bisogno. Il fuoco è un elemento dinamico, ed è per questo che ti piace, ma è anche lo stesso elemento di Nyoko, cioè una persona che ti dà sui nervi

    Poteva anche essere il Raiton, allora!

    Perché è l'elemento di Daiki? In quel caso, non avresti detto "mi dà sui nervi", avresti detto "mi fa incazzare come una bestia"

    Stringendosi la mandibola tra l'indice, il pollice e il medio della mano destra, il ragazzo socchiuse le palpebre e squadrò l'Akimichi sottecchi. Probabilmente si stava ponendo dei dubbi sul proprio modo di ragionare. Era davvero così scontato?

    Quando i viandanti giunsero in vista della loro meta, il sole stava ormai tramontando.
    Agli occhi di un visitatore proveniente dal nostro mondo, quel centro abitato sarebbe parso molto simile alla versione rurale di un villaggio del Far West: la via principale con la sua larghezza rimaneva la protagonista ma, ai suoi lati, si ergevano due file di bassi edifici in legno sormontati da cartelli, cisterne, scatoli e botti di vario genere.
    Sulla destra, sul lato meridionale della strada, faceva bella mostra di sé l'emporio che aveva fondato la propria fortuna sull’essere un piccolo avamposto di generi alimentari. Chiunque transitasse per una delle vie occidentali, prima o poi doveva passarci.
    Proprio dal negozio stava uscendo in quel momento una donna. Preoccupati che potesse essere tardi, i ragazzi le chiesero se l'emporio stesse chiudendo ma lei li rassicurò al riguardo, dicendo che mancava ancora mezz'ora. Meno rassicurante fu quando li mise al corrente della possibilità di subire aggressioni da animali selvatici, segnatamente gli orsi che pareva ultimamente facessero sporadici raid notturni, motivo per il quale erano state piazzate grosse trappole qui e lì nei dintorni del villaggio.
    Mentre i due ringraziavano e salutavano la donna, la voce squillante di un bambino li spinse a voltarsi

    Shōta! Denbe!

    Era Isao, il figlio del Signor Demegawa.

    Isao, che ci fai a quest’ora lontano da casa? chiese l’Akimichi

    Mamma si è accorta che avevamo finito il latte e, allora, ho deciso di fare una corsa per comprarlo prima che facesse buio

    E i tuoi non hanno detto niente? soggiunse Denbe, conscio del fatto che anche quella famiglia non se la passasse bene a causa di Muramoto e, perciò, piuttosto incredulo al pensiero che potessero lasciar andare in giro il bambino a quell’ora come se niente fosse

    Beh, a dire il vero… replicò il bimbo abbassando lo sguardo e facendo toccare tra loro più volte le punte degli indici …loro hanno detto di no ma io sono scappato via di corsa dalla finestra, ecco

    Denbe e Shōta si guardarono. Il secondo alzò le sopracciglia e si grattò la fronte pensando al rischio inutile che stava correndo Demegawa Jr. e dimenticando colpevolmente che, alla sua età, spesso era uso comportarsi nella stessa identica maniera.

    Ad ogni modo, ormai Isao era lì e c'era solo da ringraziare il cielo che fosse arrivato a destinazione tutto intero. Per il ritorno, avrebbero potuto fargli da scorta loro due facendo una piccola deviazione.
    Quindi il ragazzo con la bandana appoggiò una mano sulla spalla del piccolo e lo invitò ad entrare nel negozio insieme a loro

    Ok, campione! Sai che ti dico? Adesso facciamo la spesa insieme e poi ti accompagniamo a casa, ci stai?

    Il bimbo sorrise e annuì con il capo, mentre tutti e tre insieme si appropinquavano alla tettoia di legno che sporgeva dinanzi all'entrata dell'emporio.
    Sulla porta c'era un cartello sul quale campeggiava la scritta "tutto scontato"
     
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    [Parte 2]



    La campanella della porta tintinnò con delicatezza mentre i tre facevano ingresso nel modesto emporio. Un intenso aroma di spezie e formaggi stagionati deliziò le loro narici.
    Il negozio, di medie dimensioni, si sviluppava più in larghezza che in profondità poiché nella parete meridionale, alle spalle del bancone, si apriva una porta che conduceva in un disimpegno collegato ai servizi igienici, al magazzino e al piccolo cortile chiuso sul retro.
    Le uniche finestre erano posizionate a nord, sul lato dove c’era anche la porta d’ingresso, mentre a sinistra e a destra vi erano solo scaffali colmi di merci che riempivano fino all’ultimo centimetro disponibile. C’erano pane, pasta, latte, farina, zucchero, sale, olio, prosciutti e chi più ne ha più ne metta.
    A quell’ora il locale era piuttosto silenzioso. Solo un paio di clienti stavano osservando la mercanzia, mentre dietro il bancone attendeva con tranquillità il proprietario, un individuo di mezz’età con i capelli brizzolati che indossava un completo verde oliva con sopra un gilet beige

    Buonasera ragazzi! A cosa devo il piacere di questa visita fuori orario? chiese sorridendo l’uomo

    Un po’ di spesa dell’ultimo minuto! disse Denbe, con un tono che suggeriva un entusiasmo assolutamente fuori luogo

    Non ci vediamo da un po'. Come vanno le cose qui? domandò Shōta

    Tutto come al solito rispose l'uomo avevo bisogno di un po' di spazio in più e per questo mi sono finalmente deciso a spostare i barili di olio sul tetto del negozio

    Hai fatto bene! commentò Denbe.
    Poi si ricordò di Isao
    Ah, si! Lui deve comprare del latte soggiunse, mentre raccoglieva da terra un paio di cestini messi a disposizione della clientela perché si servisse da sola, prima di passare alla cassa.

    Isao, ma certo! esclamò l’uomo, notando la sua minuta presenza Vieni pure, so già quale marca preferiscono i tuoi genitori

    Il bambino sorrise e si fece avanti mentre l’uomo si girava e, con l’aiuto di una scaletta, raggiungeva le mensole più alte posizionate alle proprie spalle.

    Dì un po'... è davvero tutto scontato? chiese Denbe mentre si accingeva a recuperare le cose che erano in lista

    Scontato? Eccome se è scontato, scontatissimo! garantì l'uomo

    I due Genin si erano divisi i compiti e, mentre il ragazzo con la bandana spulciava fischiettando tra gli scaffali, Shōta era in cerca delle famigerate patatine. Dieci sacchetti aveva segnato Shingo nella lista! Piuttosto singolare la cosa.
    Dopo aver gironzolato un po’, finalmente rintracciò lo scaffale giusto. Erano proprio loro, le patatine alla paprica in confezione “mini”. L’Akimichi prese gli ultimi sacchetti rimasti e il mise nel cestino, poi si ricongiunse con Denbe e Isao davanti alla cassa

    Molto bene… fece il proprietario, contando con l’indice le merci poggiate sul bancone …allora, vediamo… tutto insieme viene… iniziò a farsi mentalmente i calcoli con l'aria di uno che stava per sparare un prezzo esagerato, alla faccia del "tutto scontato".

    Nel mentre, Denbe aveva iniziato a saltellare sul posto tenendosi le mani sulle parti intime, segno inequivocabile del fatto che la sua vescica reclamava le giuste attenzioni

    …psst… ehi Shōta sussurrò all’indirizzo dell’Akimichi

    Che c’è? fece lui

    Devo andare in bagno

    Proprio adesso? Non puoi aspettare di essere tornato a casa?

    Non lo so, ci provo

    Mentre erano presi da questa amena conversazione, udirono il tintinnio della campanella della porta, seguito dal rumore di uno scarpone che si posava sulle assi del pavimento facendole scricchiolare. Qualcuno aveva appena messo piede nell’emporio.
    Immediatamente i due Genin furono come attraversati da gelido lampo di consapevolezza. Nel brevissimo intervallo richiesto per fare un passo in avanti e lasciare che la porta si richiudesse, il tempo sembrò rallentare. Mentre una cappa oscura e ovattata pareva calare sul negozio, i due percepirono alle loro spalle una forte pressione, una bieca aura di malevolenza che sembrava non lasciare scampo alcuno.
    Il proprietario aveva smesso di contare i soldi e teneva lo sguardo fisso davanti a sé, inquadrando la porta attraverso il varco tra i due ragazzi.
    Già preconizzando a sé medesimo quale immagine gli si sarebbe parata dinanzi, Shōta cominciò a girarsi molto lentamente.
    Come in una sequenza, dal basso verso l’alto si delineò un paio di scarponi neri, un completo dello stesso colore, un mantello indaco con una piantina di riso dorata ricamata sulla spalla sinistra, una barba incolta, dei capelli neri lisci e due occhi a fessura.
    I ragazzi conoscevano bene quello sguardo. Era lo sguardo di chi non ha niente da temere... lo sguardo del capo delle guardie di Muramoto.
    Da una robusta cintura trasversale, faceva minacciosamente capolino l'impugnatura della Nodachi. Messa in verticale, con i suoi 180 centimetri di lunghezza, quella bestia di lama sarebbe arrivata forse all'altezza del naso di Shōta

    L’uomo avanzò con calma verso di loro

    Uh? I nostri amici del “castello", anche voi qui... ma tu pensa le coincidenze… disse l’uomo, avvicinandosi al bancone e iniziando a guardare distrattamente la mercanzia …come si va?

    "Coincidenze"? Non c'era proprio da crederci.

    Tutto bene... replicò l'Akimichi, che non era intenzionato a dargli soddisfazione per il sabotaggio al mulino e per tutti i disastri che ne erano seguiti.

    Intanto gli altri due clienti erano già sgattaiolati via senza comprare nulla e Isao tremava come una foglia, nascondendosi dietro Shōta. Quando il tipo si accorse di lui, gli rivolse un sorriso appena accennato

    Ciao Isao. Porta a tuo papà i saluti di un vecchio amico, mi raccomando gli disse

    Il bimbo lo guardava fisso senza spiccicare parola.
    Denbe era combattuto tra la voglia di saltargli addosso e la consapevolezza del fatto che questo avrebbe significato morire.
    L'Akimichi, dal canto suo, stava aspettando che il ceffo rendesse note le proprie intenzioni perché a tutto poteva credere fuorché al fatto che fosse venuto fin lì solo per fare la spesa. E proprio quella sera.
    Il proprietario dell'emporio non era meno preoccupato di loro ma dovette ritenere che fosse suo dovere cercare di accelerare le cose per mettere l'ospite indesiderato in condizione di andare via al più presto

    Cosa desidera? gli chiese perciò

    Quello rimase qualche istante in silenzio, poi allungò il braccio destro e indicò uno scaffale posizionato in basso dietro il bancone

    Un bel sacco di farina... quella più prelibata, ottenuta dal grano macinato a pietra nei migliori mulini... disse allora.
    E, nel pronunciare l'ultima parola, inclinò impercettibilmente la testa di lato per guardare di sbieco i ragazzi.
    Dunque era venuto fin lì soltanto per mettere la firma sull'accaduto... non che ce ne fosse bisogno, comunque. Era abbastanza scontato.

    Si crearono attimi di tensione, mentre lo sgherro squadrava intensamente Shōta. Il ragazzo sostenne il suo sguardo e così, per una manciata di secondi, due paia di occhi a fessura si confrontarono nel silenzio più totale.
    Poi sulle labbra del losco figuro si disegnò nuovamente un appena percettibile sorriso. Sembrava che lo divertisse il modo in cui l’Akimichi aveva retto alla sua provocazione.

    Intanto il proprietario dell'emporio si era procurato quanto da lui richiesto.
    Ricevuto il sacco di farina, l'uomo se lo caricò su una spalla e si avviò verso l'uscita. Al centro della strada, i suoi subalterni lo attendevano vicino alla solita sontuosa carrozza.
    Quando aprì la porta, un alito di vento si insinuò nel negozio, scuotendogli le vesti e trasportando con sé qualche granello di farina che fuoriusciva dal sacco non perfettamente chiuso. L'immagine di quel mantello ondeggiante accompagnata dall'odore della farina si sarebbe fusa con la tensione, dando vita ad una sgradevole amalgama che sarebbe rimasta stampata nella mente dei presenti

    I miei omaggi alle vostre famiglie disse l'uomo, chiudendosi la porta alle spalle.

    Il campanello tintinnò di nuovo. Poi più niente.
    All'interno del locale, ridivenuto completamente silenzioso, nessuno proferì parola sin quando il rumore delle ruote e dei cavalli al galoppo non ebbe certificato che i loschi figuri se n'erano andati.

    ok... disse Denbe espirando pesantemente ...adesso ho decisamente bisogno di andare in bagno

    Seconda a destra replicò il proprietario, indicando con il pollice la porta alle sue spalle. Prontamente il ragazzo la raggiunse e sparì al suo interno.

    A quel punto, il negoziante aggirò il bancone e cominciò a camminare verso la porta

    sgms
    Ho bisogno di fumare una sigaretta... disse a Shōta, mentre le mani gli tremavano leggermente ...mi fai compagnia?

    ...non fumo ma... si, ti faccio compagnia rispose l'Akimichi, che lo seguì lasciando la spesa vicino alla cassa e portando per mano Isao che era ancora visibilmente scosso. Giunto in strada, si rese conto di che ora fosse perché il cielo si trovava in quella particolarissima fase di transizione in cui era contemporaneamente arancione e punteggiato dalle luci delle stelle che per prime iniziano a fare capolino al crepuscolo

    Guardate, le lucciole! esclamò il bambino mentre indicava estasiato dei puntini luminosi che gironzolavano a mezz'aria nei pressi di un cespuglio collocato a est, al termine del centro abitato, lì dove la via cominciava a declinare leggermente verso il basso.

    L'uomo tirò fuori un pacchetto di sigarette, ne estrasse una e fece ardere un fiammifero. La leggera brezza che si era sollevata, però, non gli permise di accendere la sigaretta al primo colpo

    Sei tosto tu, eh? Sostenere lo sguardo di quel tipo non è cosa da poco... disse mentre metteva le mani a coppa affinché il vento non gli spegnesse il cerino prima che avesse compiuto il proprio dovere

    Anche tu non scherzi. In quella situazione, difficilmente il negoziante medio riesce a rimanere professionale e a spiccicare parola replicò l'Akimichi mentre lasciava la mano di Isao per pararsi dinanzi all'uomo e fargli da schermo per il vento

    Grazie... fece quello, riuscendo finalmente a farsi un tiro ma sai... quando fai un lavoro come il mio, in un luogo di passaggio come questo, ne vedi tante...

    Con un tono da vecchio lupo di mare che rimembra i tempi andati, lasciò appesa la frase e permise al proprio sguardo di perdersi nella volta celeste. Shōta fece altrettanto, perché era indubbiamente uno spettacolo che meritava.

    Quell'attimo di quiete non era destinato a durare.

    Mentre i due erano ancora assorti nella contemplazione del cielo, un grido acuto li riportò brutalmente sulla terra.
     
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    [Parte 3 - finale]



    L'urlo proveniva da est.
    Shōta e il droghiere si voltarono di scatto verso destra e presero a correre. Percorsa la via nella sua interezza, giunsero poco al di fuori dei confini di quell'agglomerato rurale a bassissima densità abitativa. Lì trovarono Isao accovacciato per terra vicino al cespuglio presso il quale stavano ronzando le lucciole poco prima. Mosso dalla curiosità, il bambino si era incautamente avvicinato e, a causa della poca visibilità di quell'area, non si era accorto di una trappola per orsi che si era fatalmente chiusa intorno alla sua caviglia sinistra, imprigionandolo.
    Shōta pensò tra sé che non lo si poteva lasciare libero un secondo, quel demonietto.
    I due poterono constatare che la gamba sembrava davvero messa male e che la trappola era di un tipo complesso, tale da non consentire un'agevole apertura da parte dei non esperti.
    Mentre cercavano di ingegnarsi per trarre il bambino fuori da quella disperata situazione, Shōta ebbe l'impressione di vedere con la coda dell'occhio qualcosa che si muoveva sul tetto del negozio. Riuscì a voltarsi appena in tempo per notare un'ombra dai contorni umanoidi che si apprestava a tirare un calcio a una botte di olio. A causa del colpo, i supporti di legno che la reggevano si spezzarono e il pesante contenitore rotolò verso il bordo, cadendo in terra con un tonfo sordo dal quale si poté intuire che - senza tema di troppo esagerare - pesava almeno un quintale.
    Avrebbe potuto essere una scena allarmante ma per fortuna, a quanto sembrava, il tonfo non era stato così forte da attirare l'attenzione dei (pochi) abitanti della zona, perché nessuno si affacciò alla finestra.
    Presasi il centro della scena, a causa della leggera inclinazione del terreno la botte iniziò inesorabilmente a rotolare verso il gruppetto, guadagnando sempre più velocità e riempiendo l'aria con un rombo basso e cupo.

    Il negoziante spalancò gli occhi terrorizzato e provò a tirare via con veemenza la trappola ma non c'era verso di aprirla. Era stata evidentemente pensata per non poter essere forzata ma solo aperta da chi ne conoscesse il funzionamento

    Devo andare a chiamare il tipo che l'ha piazzata! Lui è l'unico che può aprirla! urlò l'uomo

    Per un attimo, nella testa di Shōta balenò l'idea di poterle dare un colpo abbastanza forte da spaccarla ma subito fu costretto a fare dietrofront perché avrebbe sicuramente finito per colpire la gamba del bambino, considerato in che posizione si trovava.
    Per quanto folle, l'unica cosa che si potesse pensare di fare era arrestare la corsa della botte per dare al negoziante il tempo di chiamare il costruttore della trappola.
    Sfortuna voleva che Shōta fosse veramente a corto di energie in quel momento. Si era allenato intensamente per tutto il pomeriggio e un riposo di tre quarti d'ora gli aveva permesso di ripristinare solo una piccola frazione del suo Chakra, di certo non quanto ne avrebbe recuperato dormendo o mangiando.
    Non avendo nulla da perdere, non gli rimaneva che raschiare il fondo del barile.
    Prima di tutto avrebbe dovuto colmare parte della distanza che lo separava dalla botte per cercare di intercettarla quando era ancora sufficientemente lontana da Isao. Fece quindi uno scatto in avanti ma, non potendo permettersi di sprecare Chakra per supportare lo spostamento, non riuscì ad arrivare più lontano di quanto le sue attuali capacità fisiche gli permettessero di fare.
    Fu comunque sufficiente a dargli il tempo di recuperare una posizione che gli garantisse il massimo equilibrio possibile.
    Più rapidamente che poteva, iniziò quindi a sollecitare la sua massa adiposa affinché cedesse preziosi lipidi che sarebbero stati trasformati in Chakra necessario per irrobustire la massa magra e incrementare la forza fisica. Quindi si preparò all'arrivo del barile che era ormai a mezzo metro da lui.
    sgms
    Da fedele seguace della via della "montagna umana", con uno sforzo sovrumano Shōta irrigidì il deltoide e il tricipite quasi come se dovessero formare un muro invalicabile. L'impatto fu pesantissimo ma l'Akimichi riuscì ad arrestare la corsa della botte. Fu comunque costretto ad allargare le braccia e mantenerla perché la strada era in pendenza e, se l'avesse lasciata andare, sarebbe finita addosso al bambino.
    Il negoziante tirò un sospiro di sollievo ma il Genin gli fece presente che ogni attimo era prezioso

    ...vai a chiamare l'armaiolo, presto! Non so per quanto riuscirò a tenerla! disse

    Subito l'uomo si affrettò a correre verso il villaggio.

    L'Akimichi pensò che quella serata non voleva davvero finirla di regalare emozioni sgradevoli.

    Purtroppo questo pensiero ricevette una triste conferma pochi istanti dopo, quando ricomparve l'ombra avvistata prima sul tetto dell'emporio. Chi era e perché ce l'aveva con loro?
    Costui, rivelatosi essere un individuo vestito interamente di nero e con un bavaglio che gli copriva la metà inferiore del volto, si stava fiondando sui due brandendo un affilatissimo Tanto.
    Stavolta Shōta non avrebbe potuto davvero fare niente perché aveva le mani occupate e doveva impiegare tutte le energie rimaste per tenere fermo il barile.
    Ma, proprio quando la lama era a pochi centimetri di distanza dal suo volto, un sibilo preannunciò che qualcuno stava per piombare lì come un falco.
    L'aggressore se ne accorse in tempo e inchiodò all'ultimo secondo, facendo un salto all'indietro per schivare il colpo. Il nuovo arrivato atterrò schiantando al suolo due Tonfa. Era Denbe.
    Arrivano i nostri... ma sempre all'ultimo secondo. Tutto scontato

    Alla buon'ora! esclamò per la seconda volta l'Akimichi

    Il ragazzo avrebbe voluto chiedergli cosa stesse succedendo ma non ne ebbe il tempo. L'ignoto malfattore schizzò via lanciando due Shuriken. Denbe li respinse con i Tonfa ma si accorse all'ultimo istante che, nell'ombra del primo, ce n'era un terzo. Evitò l'arma con un salto. Approfittando della situazione, il suo avversario cercò di pugnalarlo al volo ma rimase con un palmo di naso quando il ragazzo con la bandana riuscì ad evitare l'attacco con una schivata aerea. Si era allenato così intensamente che, negli ultimi tempi, era riuscito a sviluppare questa singolare capacità di effettuare piccolissimi spostamenti a mezz'aria senza appigli.
    Andando a vuoto, l'assalitore passò oltre e atterrò due metri più in là, girandosi con l'intenzione di tornare all'attacco. Forse pensava che in quel momento Denbe rappresentasse l'ostacolo principale e che fosse necessario sbarazzarsi prima di lui.
    La cosa giocava a loro favore perché questo significava che, se il ragazzo con la bandana si fosse allontanato, lui lo avrebbe seguito. Spostarsi anche solo di poco avrebbe scongiurato il pericolo che qualcuno nel villaggio potesse allarmarsi e questo Denbe sembrava averlo capito.
    Con un paio di salti verso est, finse si battere in ritirata e il tipo si lanciò all'inseguimento, come previsto. I due cominciarono a scattare a zig zag sui tronchi degli alberi scambiandosi colpi in sequenza e, nel giro di poco, finirono entrambi dietro due grosse querce che resero impossibile vedere cosa stesse succedendo.
    Da quella zona cominciarono a provenire sibili di fendenti che squarciavano l'aria, tonfi sordi, rumori di Shuriken che volavano e andavano a conficcarsi nel legno. Poi due ombre emersero come razzi piovendo nel centro della piccola radura che comprendeva anche il cespuglio e la trappola. Atterrando, cozzarono con un suono metallico e si allontanarono scivolando l'una dall'altra.
    Con una mezza rotazione in senso orario, Denbe fece arretrare il piede destro per arrestare lo scivolamento, mentre il suo avversario compiva una mossa speculare a venti metri di distanza da lui.

    I due contendenti si ritrovarono così uno di fronte all'altro. Alle spalle del bendato c'erano Shōta e Isao.

    L'Akimichi si sforzò di girare la testa per vedere cosa stesse succedendo, nonostante tutte le sue energie fossero devote al compito a cui doveva adempiere in quel momento. Vistose vene a fior di pelle indicavano che i muscoli erano talmente gonfi da stare per scoppiare



    ...com'è...? chiese

    Se la cava, il bastardo... rispose Denbe mentre la lama del Tanto avversario scintillava debolmente riflettendo gli ultimi raggi del sole morente. Il misterioso individuo cominciò a infondere nell'arma quello che si sarebbe detto essere Chakra Fuuton, a giudicare dall'alone biancastro semitrasparente dai bordi ondulati che la avvolse

    ...ma io non ho ancora tirato fuori tutte le mie carte soggiunse

    Dopo aver pronunciato queste parole, allungò un braccio e cominciò a far scorrere il Chakra nel Tonfa. Nel giro di poco, l'arma acquisì una colorazione che andava dal giallo all'arancione vivo, per poi divenire incandescente come un tizzone, mentre un velo di fuoco sottile e tremolante lo avvolgeva interamente. Stessa sorte toccò al secondo Tonfa e, in breve, fu come se il ragazzo impugnasse due torce ardenti, la cui luminescenza risaltava in modo caratteristico a causa del serio calo di visibilità che c'era stato negli ultimi dieci minuti.
    Alla vista dell'inaspettata abilità, il misterioso aggressore sembrò leggermente contrariato

    Tsk!

    eh eh...

    La luce rossastra che promanava dall'arma sollevata illuminava la metà destra del volto di Denbe. Il tenue velo di fuoco tremolante che la avvolgeva produceva un leggero crepitio che, sovrapponendosi al sibilo del vento, avrebbe potuto far pensare che qualcuno avesse acceso un fuoco di bivacco.
    Il tepore delle armi infuse di Katon sembrava quasi poter raggiungere il gruppetto lì dietro.
    Da lontano, si videro passare il negoziante e il costruttore di trappole che correvano verso di loro. Shōta chiese al suo fisico di dare qualcosa in più perché sarebbe stata solo questione di tempo prima che Isao venisse liberato.
    Un leggero cedimento del terreno indicò che la botte stava lentamente ricominciando a muoversi. L'Akimichi si rese conto che non ce l'avrebbe fatta... nonostante tutta la buona volontà, non era nelle condizioni giuste in quel preciso momento... e quello era il suo limite...
    Per qualche strana ragione, la parola "limite" gli risuonò in testa come se venisse pronunciata dalla voce del padre.
    Comprese il perché pochi istanti dopo, quando gli sovvenne quella frase del genitore

    CITAZIONE
    il vero avversario è il tuo stesso limite. È una lotta contro se stessi.

    Spalancò gli occhi e, producendosi in uno sforzo sovrumano, arrestò anche il rinnovato moto del barile.
    Poi si girò verso Denbe

    mghh... ehi... rimani concentrato... disse a fatica ...e cerca di sbarazzarti alla svelta di lui... aghhh

    Uh?? Ah si, certo! rispose Denbe, prima di mettersi nuovamente in posizione di attacco.

    Ma qualsiasi cosa potesse avere in mente di fare si rivelò totalmente superflua. Il suo avversario, arretrando lentamente per lanciare un Jutsu o prendere la rincorsa, urtò con la schiena contro qualcosa di morbido e peloso.
    Si girò di scatto e si ritrovò di fronte un enorme orso piuttosto arrabbiato a causa della sveglia inaspettata. Con un ruglio sinistro, la bestia si preparò a colpirlo con una zampata. Quello evitò il colpo e si mise di lato ma gli fu presto chiaro che l'animale non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare tanto facilmente. Dopo essere stato inseguito per un centinaio di metri, lanciò a terra un fumogeno e si dileguò nel nulla.

    Denbe si voltò verso i ragazzi.
    Proprio in quel momento l'armaiolo aveva aperto la tagliola e liberato il bambino. Il negoziante lo prese in braccio e lo spostò subito da lì mentre Shōta, che davvero non ne aveva più, allentò la presa facendo un salto di lato.
    Il barile rotolò per tre metri e andò a schiantarsi contro il tronco di un albero, spargendo olio dappertutto.

    Ehi! Tutto a posto?? urlò il ragazzo con la bandana

    *ANF*...si ... r un pel... *GASP* rispose l'Akimichi distrutto

    Il negoziante aveva portato anche un kit di pronto soccorso per medicare Isao. In un batter d'occhio il bambino stava già meglio, sebbene zoppicasse un po'

    Ti hanno fatto delle domande? chiese il Genin all'uomo, preoccupandosi che qualcuno potesse essersi accorto dello scontro

    Solo una signora... aveva sentito l'urlo e si chiedeva cosa fosse successo... gliel'ho spiegato ma ho evitato di menzionare il tipo che aveva calciato il barile

    La risposta era confortante. Un po' meno il fatto di essere stati presi di mira in quel modo da qualcuno che, per giunta, l'aveva anche fatta franca... come sempre, il pensiero correva a Muramoto.

    Dopo aver recuperato la spesa che avevano lasciato sul bancone, i ragazzi salutarono il proprietario del negozio e si apprestarono ad accompagnare a casa Isao.

    Lungo la via del ritorno, Denbe narrò al bambino tutti i dettagli dello scontro al quale non aveva potuto assistere perché in preda al dolore.

    Quando Isao gli disse Sei fighissimo! Voglio diventare un ninja come te!, lui si inorgoglì a tal punto che iniziò a gonfiare il racconto con delle palle astronomiche, del tipo che si era messo a volare, a teletrasportarsi e roba così.
    In realtà stava solo sdrammatizzando per scaricare la tensione. Non era meno preoccupato di Shōta.

    Tra tutte le cose a cui sarebbe stato naturale pensare, però, l'attenzione dell'Akimichi andò a cadere sul ricordo del padre. Mai come in quel periodo della sua vita, si era reso conto di quanto dovesse all'uomo che lo aveva instradato sulla via della "montagna umana". Lui non c'era più ma molti dei suoi insegnamenti erano stati piantati come semi e forse adesso stavano iniziando a germogliare.
    Aver superato la scomparsa dei suoi genitori metabolizzandola tanto in fretta - e in maniera apparentemente indolore - non poteva essere una cosa naturale. Ma lui aveva sempre ritenuto che, a differenza di Shingo, fosse riuscito a scenderci a patti e che quindi non avesse più bisogno di affrontare la cosa. Era realmente così?

    Mentre un venticello freddo lo accarezzava sulla nuca, Shōta alzò lo sguardo verso il cielo.
    Alla fine era uscita una bella notte stellata.
     
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