[Spin-off guerra] La follia di Torma e Surgi

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    [Prigione di Yugakure, 10 Kiokutsuki]

    ...quanto cazzo di tempo è passato?

    Due anni, quattro mesi, e quindici giorni. Pieno autunno.

    Nudo, con il corpo deperito, legato con dei catenacci al soffitto della sua cella in modo da riuscire a malapena a toccar terra con i piedi insanguinati, rivolgeva come ogni giorno la domanda all'occupante della cella di fronte, che giaceva nelle sue stesse condizioni. Si trattava di un uomo con età indecifrabile, lunghi capelli bianchi, e di pessimo aspetto, quasi mostruoso da quanto fosse oggettivamente brutto. Torma era il suo nome, e dal giorno della sua cattura erano già passati ben più di due anni; anni di permanenza e tremenda tortura nelle spietate prigioni di Yugakure. L'altro, che teneva per lui il conto dello scorrere del tempo, si chiamava Surgi. Era un ragazzo a cui nessuno avrebbe dato più di venti anni, ma il cui volto fanciullesco e tremendamente pallido, nascosto in parte dal lungo ciuffo castano che gli cadeva sulla fronte, non sembrava nascondere la sua grande conoscenza ed esperienza nel mondo, nonostante l'età. I due non si parlavano molto durante il giorno, a parte per quel piccolo scambio di battute quotidiano, necessario a non far perdere loro la sanità mentale, per non cominciare veramente a marcire in quella latrina. Non era la prima volta che finivano in una prigione, ma grazie a questo stratagemma tanto semplice quanto efficace, non ne avevano mai accusata una, delle loro incarcerazioni.
    Ogni giorno venivano visitati dal "Macellaio". Era un uomo immenso, di almeno due metri e mezzo di stazza e con braccia capaci di stritolare e far esplodere la testa di un uomo a mani nude. Il suo arrivo era preceduto da un tintinnio metallico, dato dagli strumenti che teneva attaccati alla vita con una cintura. Ogni giorno li utilizzava per scorticare vivi i due, tagliuzzando loro dei piccoli lembi di pelle e carne da punti sempre diversi del corpo con la sua mannaia affilata. Nessuno dei due, però, dava lui la soddisfazione di emettere qualsiasi gemito di dolore come invece facevano, per forza di cose, tutti gli altri prigionieri. Surgi era solito girare la testa dall'altra parte e sbuffare annoiato aspettando che il maiale mangiasse la sua melma quotidiana, mentre Torma era solito osservare il suo lavoro interessato, ridendo sadicamente quasi come se non fosse egli stesso il torturato. Insomma, anche quel dì si prospettava uguale a tante altre giornate che furono e a tante che ancora dovevano essere, ma quel giorno un quarto incomodo si mise di mezzo.

    Puzza di fogna... marciume dappertutto.

    La voce che echeggiò sulle fredde pareti di mattoni era accompagnata da rumori di passi metallici, ed ecco che l'ultimo squarcio sulla pelle di Torma fu interrotto a metà dall'arrivo di un uomo incappucciato, dai capelli neri. Il grugnito del Macellaio seguì il suo discostarsi per lasciare che Dorian Ashford in persona osservasse il prigioniero.

    Ma il vero marcio sta nel far marcire due uomini rispettabili come voi, alla mercé di questo... scherzo della natura.

    Eheh, anche lui ha il suo ruolo nel disegno del mondo. In questo caso è quello di non farci annoiare troppo.

    Parla per te...

    Un sorriso comparve sul volto di Dorian, che con un movimento rapido della singola mano recise la catena con la quale Torma era appeso dalle mani. Le gambe indolenzite del prigioniero non ressero, facendolo così cadere di peso sul proprio naso, che si ruppe. Non fece altro che ridere mentre si sollevava ed il sangue sgorgava copioso dal setto nasale.

    Un Dio è cieco ai peccati dei suoi adoratori, fintanto che essi non vengono meno ai loro compiti, ma voi due ne siete già al corrente. Una guerra sta infuriando a sud, ed il momento è propizio. Riportatemi il frammento, e come d'accordo farò in modo che siate accetti al villaggio. Fino ad allora non sarete altro che degli evasi. Addio.

    Non aggiunse altro il capo dei Jashinisti, che sparì da un momento all'altro. Torma, ridendo ancora, si sollevò infine appoggiandosi niente di meno che al grembiule sporco del Macellaio, che rimase ad osservarlo allargando e contraendo il torace in profondi respiri.

    Ti muovi a liberarmi? O vuoi che tenga il conto per me le prossime volte?

    ----------------------------------------------------------------------------------


    Pochi giorni più tardi, un annuncio comparve sulle bacheche dei villaggi ninja in guerra contro i pirati. Nessun ninja lo considerò per giorni e giorni, perché troppo impegnati sul fronte, ma la speranza non era perduta con i ninja ormai tornati da alcune delle battaglie, e troppo stanchi o malmessi per tornare sul campo di battaglia. Ufficialmente si trattava di una missione livello B.
    CITAZIONE
    A tutti i ninja del continente,
    abbiamo urgentemente bisogno di protezione per una soffiata che ci è giunta di un imminente attacco mukenin ai danni del nostro piccolo villaggio, probabilmente orchestrato dalla fazione che si fa chiamare "Schiavisti". Stando a quanto riferito dalle fonti, l'attacco dovrebbe avvenire il 20 Yukitsuki. Vi prego, non vogliamo lasciare le nostre case che per noi sono tutto, siamo disperati. Contiamo speranzosi sul vostro aiuto.
    Firmato,
    Paen il capo del villaggio di Shiho, Paese del Fulmine.


    La missione è aperta a ninja di ogni rango e mukenin di ogni rango, ufficialmente è classificata come B. I partecipanti massimi saranno sei, e sull'iscrizione avranno la precedenza gli utenti che non hanno avuto modo di partecipare alla guerra.
    Per i ninja: ruolate il ritrovamento dell'annuncio e, se tornate dalla guerra, le motivazioni che vi spingono ad accettare l'incarico piuttosto che tornare a combattere.
    Per i mukenin: ruolate di aver sentito dire che si organizzerà un attacco congiunto di mukenin ai danni del villaggio del paese del Fulmine, e che vi è un grande tesoro in palio e/o l'occasione di mettere le mani su un ricco bottino. La voce ovviamente è stata divulgata da fonti non ben specificate.

    La missione partirà non appena si sarà raggiunto il numero minimo di due partecipanti, e si avrà una settimana di tempo dal post del primo partecipante per rispondere.
    [/color]


    Edited by ¬Nagi - 22/10/2018, 13:35
     
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    Ci sarò, infermeria permettendo.
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    Per quelli che hanno iniziato da poco: meglio che vi spostiate nella missione C aperta da Stompo, così da evitare rischi.
     
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    se faccio in tempo visti i tempi dell'evento, e nel caso neo-akatsuki permettendo, un giro qui con shaka lo faccio volentieri :shifty:
     
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    In quegli ultimi giorni alloggiavo presso una locanda, visto che, non essendo munito di molti ryo, non avevo altro posto dove andare. D'altronde non avevo pianificato di lasciare il Tetsu Est ed, oltre che mentalmente, non mi preparai neanche economicamente all'idea. Perciò, dopo attente ricerche, mi accorsi che intorno a Yugakure si radunavano shinobi traditori, in locali parecchio angusti a dire il vero. Girovagando nella zona notai come i proprietari fossero molto diffidenti e che la serie di "alloggi" fosse ben sorvegliata da guardie del corpo armate fino ai denti. Erano posti per mukenin, per traditori dei loro villaggi. Assassini, terroristi, ladri d'ogni genere e pazzi criminali. Ed in mezzo a questo letamaio, in mezzo alla feccia dell'umanità, vi ero anch'io. Schifato, provato da tale condizione sociale, temevo il peggio da giorni oramai. Temevo di finire in rovina, chiuso in una realtà che non mi apparteneva affatto. Conscio d'essermi messo in un brutto guaio. Nella notte, durante il sonno, il rumore assordante dell'esplosione della Battaglia del Golfo degli Squali mi faceva ancora trasalire. La testa del chunin della nebbia, la sua caduta a terra in preda alla forza di gravità, era una scena ricorrente dei miei sogni. I sensi di colpa mi attanagliavano e cercavo ardentemente un modo per distrarre me stesso. Poi, una sera, un'occasione si presentò ai miei occhi.
    Mi trovavo in uno dei locali notturni del distretto "proibito" (così veniva chiamato), dove avrei passato la notte. Vi era un salone con dei tavoli all'ingresso ed un bar aperto a qualsiasi ora del giorno e della notte. Intorno alle undici di sera, mentre sorseggiavo una birra (che avevo iniziato a bere solamente in seguito al mio tradimento), feci attenzione al discorso di alcuni uomini dall'aspetto a dir poco equivoco. Sembravano discutere di un qualcosa, di un qualcosa di grosso.

    Ehi Raito senti un po' questa! Rikeda dice che a Kumo si terrà un attacco congiunto per fare un po' di baldoria e mettere le mani su un bel po' di denaro! Che ne pensi?

    Penso che mettere a ferro e fuoco un villaggio come Kumo, nonostante i recenti avvenimenti avvenuti a Kiri, credo che sia vera e propria follia.

    Attaccare Kumo? Mi sembrava un'idea folle. Anche se... Rimasi in ascolto.

    Raito ma che cazzo dici!? Pensi che sia un'operazione da poco! Ci saranno veri killer pronti a mettere le mani su quello che, secondo le mie fonti, è un vero tesoro... Non so bene cosa sia. So solo che, se la voce s'è sparsa fin qui, a Yu, si vede che è qualcosa di grosso. Io penso che parteciperò all'assalto. Dovrebbe essere il 20 di questo mese. Sia mai che riesco a mettere le mani su qualche ninja con una bella taglia sulla testa. Potrei farci un bel gruzzolo...

    Io me ne starò qui a bermi il mio saké invece, perché al contrario tuo ci tengo alla mia vita.

    Raito lo sanno tutti ormai che sei sempre stato un pessimo shinobi!

    Smisi di ascoltare il trio. Cominciai quindi a riflettere sul da farsi.
    Avevo un disperato bisogno di soldi. Inoltre, in quei giorni, avendo così tanto tempo libero a disposizione, non avendo obblighi o mansioni da eseguire, mi dedicai anima e corpo ad allenamenti sempre più pesanti e faticosi. E, dopo una serie di tentativi, riuscii a portare il mio chakra Jinton su un livello più alto. Mi mancò lo zio in quei momenti. Necessitavo disperatamente di un suo consiglio, ma decisi che scrivere una lettera diretta ai miei parenti o a mia madre sarebbe stata pura follia. Mi ripromisi inoltre, in seguito agli eventi del Golfo degli Squali, di starmene un po' in disparte, nell'ombra, attendendo che le acque intorno al mio nome si calmassero del tutto. Già, poiché il sergente di Tetsu Est: Geralt Aizawa, in seguito al suo tradimento, divenne un vero e proprio ricercato. La mia taglia salì di molto, quindi decisi di cominciare a seguire un regime d'allenamenti costante per affinare le mie tecniche e capacità. Temevo gli anbu più d'ogni altra cosa. Ma al tempo stesso mi ripetevo: "con tutti i nuovi guai vai a vedere che se la prendono proprio con me?". Ma non temevo soltanto loro. Temevo Severa, Auron e tutti i miei vecchi commilitoni. Non si lascia l'esercito di Tetsu Est con tanta sfacciataggine, per di più abbandonando il proprio capitano. Sarebbero venuti a "farmi la festa" prima o poi. Ma, l'obiettivo, in quei giorni era soltanto uno: farmi trovare pronto.

    Chissà... Forse attaccare Kumo sarebbe un'occasione per farsi un po' di soldi e magari conoscere qualche contatto nel mondo del crimine.

    Sospirai.

    Devo rassegnarmi che allo stato attuale delle cose non posso pretendere di vivere una vita normale. D'altronde quella vita, così volta alla collettività, mi faceva schifo e mi fa tutt'ora schifo. Ora però devo trovare il modo di reindirizzare questo nuovo "percorso" nel modo giusto. Non voglio abbandonarmi alla solitudine o peggio ancora alla pazzia. Voglio farmi un nome e non dormire in posti simili...

    Conclusi, tra me e me, osservando intensamente una crepa sul muro fianco alla mia sedia. Il muro sembrava veramente vecchio, completamente abbandonato a sé stesso. Osservai per un secondo il bicchiere di vetro, usurato come l'intero locale.

    Devo buttarmi se voglio vivere decentemente! Ho sempre le mie copie a dar man forte almeno...

    Già perché, dal canto mio, comunque non avevo intenzione di sporcarmi troppo le mani. Mi alzai quindi dalla sedia, diretto alla mia stanza da letto. Passai tra gli ubriachi della quasi-mezzanotte, colpito da un'improvvisa scarica d'adrenalina. La mia mente lavorò in modo incessante in quegli istanti, elaborando un piano. Avrei partecipato all'assalto, sì, ma a modo mio. Non volevo assolutamente fronteggiare nemici troppo potenti o pericolosi, perciò ideai una strategia iniziale per far fruttare il mio impiego in quell'assalto. Mi sarei trovato una posizione comoda su di un'altura, o comunque un punto di vista che mi avrebbe permesso di osservare il territorio dall'alto. Dopodiché a rappresentarmi con gli altri mukenin ci sarebbe stato un mio clone che avrebbe anche dato man forte durante gli scontri. Poi, durante la battaglia, altri tre cloni sarebbero scesi in campo e si sarebbero occupati solamente di trafugare dal campo di battaglia i corpi di tre morti, traditori o non. Col chakra Jinton sarebbe stato un gioco da ragazzi appropriarsi di un corpo e portarlo via dalla battaglia. Le copie mi avrebbero raggiunto alla mia posizione, fornendomi intanto un modo per non tornarmene a casa a mani vuote. Dopodiché dopo questo primo step, sarei sceso in campo io. Miravo ad approfittarmene del caos della battaglia per entrare a Kumo con più facilità e provare a metter le mani sul tesoro. Nella peggiore delle situazioni avrei potuto attivare lo Status Supersonico per fuggire, disorientando gli avversari con l'enorme rumore prodotto dai miei movimenti.
    Mi auto-convinsi, quindi, che non avrei potuto fallire. Perciò iniziai i preparativi per il tanto agognato giorno.
    Cominciai ad avvicinarmi, giorno dopo giorno, al Paese del Fulmine. Man mano che i giorni passavano avvertii un senso di disagio in me. Qualcosa che un freddo traditore non dovrebbe provare. Paura. E timore. Non volevo uccidere nessun altro in quest'attacco, non volevo macchiarmi di altri crimini ignobili. Volevo solo sopravvivere. L'uccidere quel chunin fu un atto deplorevole che, solo all'immediato, mi restituì l'adrenalina del momento. Dopo pochi giorni l'adrenalina lasciò posto ad un senso di sconforto.
    In quei giorni cominciai, assalito dai sensi di colpa, a riflettere sul pormi un obiettivo concreto. Iniziai seriamente a riflettere sul futuro, su quel che avrei potuto fare di utile. E nella mia mente qualcosa iniziò a palesarsi. Spesso, durante i miei spostamenti notturni di confine in confine, di strada in strada, l'immaginazione mi portava sempre ad immaginarmi come a capo di un governo. O comunque come principale fonte delle riforme di esso. Non volevo per forza ambire al ruolo di Kage o di Generale Capo, ma semplicemente amministrare nell'ombra. Lessi qualcosa in merito in passato riguardante un certo Danzo Shimura, di Konoha. Quel che mi affascinò di lui fu il ruolo che assunse nella Foglia durante i suoi anni di vita. Mi dissi che forse, un ruolo simile, poco di facciata, mi avrebbe permesso di esprimermi al meglio. Spesso però questi desideri entravano in conflitto con la situazione che vivevo in quei giorni. Ero un emarginato, un traditore ed assassino. Nessuno sarebbe stato interessato ad ascoltare quel che avevo da dire. Perciò spesso questo fantasticare si traduceva in malinconia, in un senso di impotenza totale.
    Raggiunsi il Paese del Fulmine dopo parecchi giorni di cammino, ignorando l'eventuale luogo d'appuntamento di altri traditori come me.


    Geralt Aizawa

    Ho volutamente non specificato dove mi trovo e vorrei attendere prima di generare la copia superiore e magari trovare un punto dove osservare l'attacco. Anche perché se il mio pg non sa prima da dove attacchiamo mi sembra un po' difficile trovare un punto da dove osservare la scena.
     
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    Colui che è e si spera sarà

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    Mi svegliai di soprassalto da un sonno agitato, non ricordavo cosa avessi sognando ma non mi serviva saperlo, in fondo erano sempre le stesse cose da giorni. Mi alzai sbadigliando dalla scomoda brandina e mi diressi lentamente verso la piccola finestrella che illuminava a malapena la stanza, non proprio la migliore locanda dove fossi stato, ma per solo qualche giorno di licenza sarebbe andata più che bene, soprattutto perché avevo completamente la testa altrove, sin dal mio ritorno a Kiri infatti sentivo che ci fosse qualcosa che non andava, ero stato uno dei pochi a poter tornare a casa da quell'inferno eppure non mi sentivo del tutto sereno, c'era qualcosa non andava e questo fastidio si era fatto giorno dopo giorno più insistente, tanto che cominciai a pensare che malgrado non avessi perso né la vita né il sangue ero comunque cambiato, che dopo quello che avevo vissuto e passato non sarei più stato lo stesso.
    Per passare la mattinata decisi, tra un pensiero e l'altro, di farmi una passeggiata per la città ripercorrendo quelle che strade che poco avevo vissuto in quei mesi, passai davanti al mercato dove avevo comprato il mio primo kunai, sorrisi alle insegne del ristorante dove mangiai il più buon ramen che avessi mai assaggiato, con la mente più pesante cercai quantomeno di alleggerire il cuore, ripercorrendo tutti quei posti che mi avevano portato a chiamare quel villaggio casa, la sola vera che abbia mai avuto. Dopo qualche ora passata nel ricordo dei neanche troppo vecchi tempi arrivai davanti alla mia accademia, cavolo sembrava ieri il giorno in cui correvo per quei corridoi con la cartella sulle spalle sempre nella stessa aula dove il maestro attendeva ogni mattina, incredibile quanto mi aveva aiutato quell'uomo nei miei primi tempi qui, mi aveva tirato letteralmente via dalla strada e non lo avevo mai veramente ringraziato a dovere, se non fosse stato per lui sarei quasi certamente finito in carcere o in chissà quale brutto giro, era decisamente venuto il momento di rimediare; mi incamminai quindi con passo svelto verso l'ingresso dell'edificio, passando davanti alla bacheca su cui venivano appese lettere per incarichi e missioni e mi colpì vederlo quasi completamente vuoto, la guerra sembrava aver monopolizzato anche quell'aspetto della vita del villaggio e purtroppo aveva perfettamente senso, con tutti i ninja disponibili che venivano mandati al fronte chi aveva tempo di occuparsi del gattino scomparso o di raccogliere farfalle per conto di qualche contadino? Passando però l'occhio su quei quattro fogli di carta ormai ingialliti me ne colpì uno che sembrava molto più recente, aveva anche lui cominciato a risentire delle intemperie ma niente di paragonabile agli altri:
    CITAZIONE
    "A tutti i ninja del continente,
    abbiamo urgentemente bisogno di protezione per una soffiata che ci è giunta di un imminente attacco mukenin ai danni del nostro piccolo villaggio, probabilmente orchestrato dalla fazione che si fa chiamare "Schiavisti". Stando a quanto riferito dalle fonti, l'attacco dovrebbe avvenire il 20 Yukitsuki. Vi prego, non vogliamo lasciare le nostre case che per noi sono tutto, siamo disperati. Contiamo speranzosi sul vostro aiuto.
    Firmato,
    Paen il capo del villaggio di Shiho, Paese del Fulmine."

    Lessi un paio di volte il messaggio per essere sicuro di averlo compreso appieno e mi venne spontaneo chiedermi quanti avessero aderito a quella richiesta, quelle poche parole riuscivano a trasmettere il senso d'impotenza e di disperazione di quell'uomo, quella che tanti come lui sentivano ormai ogni giorno dall'inizio di quella dannata guerra, tutti bisognosi di qualcuno per avere una speranza di salvarsi e continuare a vivere, ma quanti davvero avevano avuto quantomeno il coraggio di buttarsi in questa missione nel bel mezzo del territorio controllato dai ninja di Yu? Non ero uno stupido, purtroppo avevo imparato a mie spese che non era possibile salvare tutti, ogni volta che chiudevo gli occhi sentivo le voci e vedevo i volti dei commilitoni che avevo visto morire in un istante per colpa delle tecniche di quella pazza e in qualche modo me ne sentivo responsabile, come se non avessi fatto abbastanza per aiutarli, ma per questo villaggio di Shiho forse c'era ancora tempo, forse poteva esserci ancora speranza per gli uomini, le donne ed i bambini che ci vivevano, anche perché se non eravamo in grado di proteggere le persone che vivevano all'interno delle nostre terre e delle nostre case che senso aveva combattere quella guerra? Mosso da quel forte pensiero mi segnai mentalmente la data, il luogo e l'orario segnati, presi la missiva e mi diressi a tutta velocità verso quella stessa locanda che avevo lasciato solo qualche ora prima, ma non prima di essermi scusato mentalmente con il mio sensei, al mio ritorno da quella missione avrei fatto di tutto per passare quantomeno a salutarlo; arrivato a destinazione presi tutto il mio equipaggiamento e mi diressi in tutta fretta ai cancelli d'ingresso del villaggio, le guardie lì per lì mi guardarono con aria sospetta, forse perché non si aspettavano delle partenze per quella giornata, ma si convinsero non appena gli mostrai la missiva con la missione, consigliandomi per arrivare a Kumo:

    "Wow, ti vuoi sul serio buttare lì in mezzo? Pensavo che nessuno avrebbe più aderito a quella missione dopo quello che era successo lungo la costa. Ti consiglio di evitare le strade principali, di questi tempi sono spesso battute da predoni, pezzenti che pensano di poter sfruttare la guerra per depredare i poveri passanti indifesi, per non parlare dei seguaci di Jashin che ormai controllano tutta la regione, non penso debba aggiungere altro..."

    Avevo passato gli anni a studiare mappe e cartine tra un villaggio e l'altro quando ancora vivevo con i miei genitori, era uno dei pochi modi in cui potevo viaggiare con la fantasia ed immaginare quello che i miei occhi non potevano vedere, quindi sapevo perfettamente quale strada fare per evitare ogni guaio e intuivo anche quello che poteva star succedendo in quelle terra, ma quel ragazzo probabilmente voleva solo essere gentile, perciò mi limati a sorridergli e a ringraziarlo, un consiglio in più non mi avrebbe di certo fatto male.
    Fin dai primi passi che feci per allontanarmi dal villaggio di quanto una parte di me non vedesse l'ora di ributtarsi nella mischia, certo riposarsi e staccare era necessario per mantenere la sanità mentale ma ogni minuto che passavo senza far niente era un minuto in cui decine, forse centinaia di persone morivano perché io non ero lì a combattere, certo forse sarebbe potuta sembrare un'esagerazione a pensarla in questo modo ma io la vedevo così, chi aveva modo, la forza ed il dovere di aiutare gli altri aveva il dovere morale di farlo. Per i primi giorni il viaggio fu assai tranquillo, Kiri certo era in fermento e c'era un costante via vai di ninja diretti al porto per difendere i confini e di civili spaventati diretti verso il centro delle isole principali, ma era pur sempre casa e malgrado la paura si riusciva ancora a percepire la determinazione e la forza di volontà dei suoi abitanti di resistere a quello che veniva ritenuto un imminente attacco delle forze nemiche. I problemi sopraggiunsero quanto dovetti cercare un passaggio verso le coste dell'ormai ex-Paese del Fulmine, nessuno infatti voleva rischiare di essere abbordato dai pirati e perfino le navi ninja si rifiutavano di fare ricognizioni prima di essersi assicurati di aver fortificato a sufficienza il litorale locale, mi ci vollero diverse ore e una notevole somma per convincere un capitano con la barca ormeggiata a quel porto a farmi quantomeno avvicinare alla mia destinazione e quando il vento già da parecchio tempo sferzava le mie guance sfruttai la Trasformazione Lignea per assumere l'aspetto e la voce roca di un fumatore, il viso e il volto pieno di tagli e cicatrici, occhi e capelli di colore e forma diversa, camuffai ogni aspetto della mia persona cambiando persino i miei indumenti, agli occhi di tutti sarei dovuto apparire come uno dei tanti mukenin intenti a fare fortuna nel loro nuovo "paradiso", anche se la cosa non mi piaceva per niente, cavolo mi faceva schifo anche solo a rendermi simile a quegli esseri, a dovermi uniformare a quella feccia che aveva supportato ed aiutato quei pazzi a prendere il controllo di quello che un tempo era un rigoglioso Paese ninja, chissà quanti innocenti avevano perso la vita, quante anime avevano lasciato il mondo per colpa loro...
    L'arrivo sulla terra ferma si rivelò molto più tranquillo di quello che mi sarei aspettato, segno evidente di come i ninja di Yu non si aspettassero controffensive da parte di Kiri, troppo prematuro data la recente batosta presa, attraccato al molo poi non ricevetti nessun tipo di accoglienza, se non qualche sguardo torvo dall'ampio campionario di malviventi che bazzicava quell'area, potevo chiaramente sentire i loro occhi indagatori tentare di leggere attraverso le mie fittizie apparenze, probabilmente anche solo per capire se fossi una preda o un predatore. Inutile dire come andò il resto, sapevo molto bene dove dirigermi e soprattutto conoscevo alla perfezione le strade poco battute del paese, non mi fu molto difficile muovermi nelle ombre e i pochi curiosi malavitosi che provarono ad approcciarmi lungo la strada non ebbero molta fortuna, non avrei lasciato che niente si potesse frapporre tra me ed il villaggio.

    Jin Senju

    EDIT. Ho modificato come richiesto dal cambio di scenario mondiale.


    Edited by Stompo - 7/11/2018, 19:09
     
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    Avrei avuto bisogno soltanto di un periodo di convalescenza lungo e tranquillo per riprendermi dalla dura operazione che mi aveva salvato la vita. Avevo seriamente rischiato di morire e non lo avevo ancora realizzato. Forse avevo fatto l’abitudine ad oscillare tra la vita e la morte oppure ne ero così provato da non avere la lucidità per Delle riflessioni profonde. Dalle mie dimissioni dall’ospedale, mi ero preso un periodo di stacco dal mondo, internandomi nell’appartamento di mio fratello. Ero ancora spossato per l’operazione ed ero in uno stato d’animo strano: ero avvinto dalla pigrizia e quando e non lo ero, mosso da un improvviso bisogno di movimento, rispolveravo la manipolazione del chakra eseguendo tecniche già conosciute. Avvertivo un leggero fastidio e non impiegavo molto ad affannarmi: non ero ancora completamente guarito. Vinto dopo non molto dalla stanchezza, mi ritiravo in casa dove potevo far riposare le membra stanche ed il corpo con le sue ferite ancora non cicatrizzate. Dovevo prendere la medicina due volte al giorno e cercavo di assumerla in uno di quei momenti di forte pigrizia affinché mi prendesse per mano guidandomi nello scuro palazzo di Morfeo.

    Non rividi più Mizu, tanto era occupata con la guerra, pensai. Ficcai il naso tra le cose che aveva lasciato in casa e trovai rotoli con appunti di tecniche di un certo livello. Studiare il loro funzionamento risultò essere un piacevole diversivo per trascorrere il tempo senza sforzarmi fisicamente. Metterle in pratica, invece, fu tutt’altra questione. Mi sentivo pervaso da una certa rigidità che accompagnava ogni mio singolo movimento, dal più banale alla realizzazione di una nuova tecnica. Venivo subito colto da una tosse grassa, persistente e fastidiosa, ma, a differenza dall’ultima convalescenza, non sputavo sangue, tuttavia arrivavo più velocemente a respirare aria a grandi boccate. Nonostante ciò, tra teoria e pratica, con grandi sforzi, riuscii a imparare qualcosa di nuovo.

    *

    Una mattina di dicembre ricevetti una missiva: ero invitato a raggiungere la sede di potere centrale del villaggio per l’immatricolazione per il nuovo grado. Indossai la giubba chuunin, sarebbe servita per la foto, e provai un certo orgoglio rimirandomi allo specchio: finalmente ero davvero un ninja, un ninja vero. Lo nascosi sotto un pesante mantello di lana. In strada, il freddo era un vento di coltelli affilati sotto un cielo opaco con una riga scura di nuvole all’orizzonte. Mi strinsi nel mio mantello facendomi largo tra le strade deserte o, comunque, poco affollate. Serrande chiuse e nastri neri sparsi un po’ ovunque erano il chiaro annuncio di tanti lutti individuali che confluivano nel lutto collettivo: eravamo in guerra e quasi in ogni famiglia c’era stata una vittima. Io ero uno dei pochi sopravvissuti alla battaglia del Golfo degli Squali, ma da quello che avevo saputo i superstiti dell’attacco al porto di quel giorno si potevano contare su una mano, invece noi genin ne eravamo una manciata in più. C’erano già stati i funerali a cui non avevo potuto prendere parte poiché ero costretto in ospedale in uno stato di semi incoscienza. Molti altri, purtroppo, avevano scelto di fuggire dalla battaglia senza fare ritorno al villaggio. Ciò era deducibile dal numero di cadaveri rinvenuti, palesemente inferiore alla forza organica inviata. Strinsi i pugni pensando a quei traditori. Se avevo accettato la morte io che credevo poco o nulla nei valori inculcatici in accademia, perché loro non avevano scelto di restare ed affrontare il loro destino? Era ovvio che non avevamo speranze contro quel mukenin, ma allora perchè non erano rientrati al villaggio? Che non fossi l'unico a credere poco o nulla nei valori cardine del nostro sistema?

    Con quei pensieri entrai nella sede del potere militare e civile del villaggio. Mi recai al primo piano dove erano siti i vari uffici. La passeggiato fino a lì mi aveva fiaccato e salii le scale col fiatone. Mi presi un attimo per riposare su una poltroncina osservando ninja che andavano e venivano. Sembravano indaffarati e dai loro volti stanchi e stirati era palese che in quel periodo avessero lavorato più della normalità. Quando mi sentii leggermente meglio, mi avventurati lungo uno dei corridoi leggendo le targhette appese vicino gli stipiti delle varie porte. Quando trovai scritto “ufficio immatricolazione” battei le nocche sulla porta già aperta e feci capolinea sulla soglia.

    -Buongiorno!-

    Era una stanza con alcune sedie sulla destra ed un angolo adibito a spazio fotografico con luci, fotocamera e pannelli bianchi. A sinistra si allungava un bancone grigio chiuso da griglie metalliche dietro alle quali c’erano alcune scrivanie da lavoro e degli schedari. C’era un solo ninja presente intento a spulciare una specie di annuario con foto in primo piano di shinobi del villaggio.

    -Buongiorno!-
    Mi rispose lanciandomi un’occhiata distratta prima di rimettersi al lavoro.
    Provai un leggero imbarazzo che non seppi giustificare.

    -Sono stato convocato per l’immatricolazione e mi è stato detto di recarmi qui… all’ufficio immatricolazione.-

    -Mmh…-

    L’uomo, non molto alto, con il ventre gonfio e i capelli brizzolati lasciò aperto lo schedario sul retro del bancone protetto dal ferro della griglia e lo aggirò passando da una porta posta a ridosso del muro.

    -Sisì, tu devi essere registrato come chuunin, giusto?-

    -Sì-

    -Sei uno dei superstiti di quel massacro, vero?-

    Mi chiese mentre maneggiava la fotocamera installata su un treppiede.

    -Com’è stato laggiù? Ma cosa te lo chiedo a fare! Sarà stato un orrore.-

    -Sì, è stato terribile.-
    Risposi laconico perché non mi andava di dettagliare la mia esperienza bellica con quell’uomo.

    -Vieni, siediti qui così facciamo questa foto.-

    *

    L’immatricolazione fu una faccenda burocratica piuttosto banale da sbrigare. Mi fu scattata una foto e consegnato un foglio per presa conoscenza dei miei nuovi poteri e doveri. Ora avrei potuto lasciare autonomamente il villaggio previo avviso o con una valida giustificazione, come poteva esserlo una missione. Inoltre, avrei potuto prendere parte a missioni più pericolose e, in casi di necessità, essere assegnato come leader di una squadra di genin. Stimolato da ciò, andai a vedere quali missioni fosse in attesa di partecipanti e trovai una bacheca ricoperta di annunci. Alcuni erano addirittura scaduti senza che nessuno se ne occupasse. Eravamo in guerra e gran parte dei ninja vi era coinvolta, in prima linea o nella logistica, quindi in pochi potevano adempiervi. Nonostante la mia condizione fisica gravosa, ero stato ritenuto comunque idoneo al servizio perciò sarebbe stato mio dovere prendere in carico una di quelle missioni. Una in particolare catturò la mia attenzione e mi costrinse a scegliere tra la mia salute e la sicurezza collettiva. Mi si riproponeva, infatti, una situazione analoga a quella che mi aveva fatto mandare giù la pasticca amara della chiamata alle armi per la Battaglia del Golfo degli Squali. C’era un villaggio del Paese del Fulmine che chiedeva aiuto poiché veniva minacciato da una banda di mukenin. Sapevo che lì gli eserciti ninja erano stati sconfitti dai pirati e quindi potevo immaginare quanto la situazione della regione fosse caotica e tendente all’anarchia. Quando muore un leone, anche le iene si fregiano con corone di fortuna. Così era la vita
    Non potevo restare a Kiri ad aspettare un miglioramento fisico mentre famiglie innocenti venivano uccise o private delle loro case. Mi stavo sottoponendo a un grande rischio, ma la missione era catalogata come una rango B, ragion per cui non sarebbe stato troppo difficile, soprattutto tenendo conto che probabilmente altri ninja di altri villaggi sarebbero potuti accorrere in aiuto. Certo, era pur sempre la prima volta che mi cimentavo in una missione di quel livello, perciò non avrei mai potuto calcolare esattamente quanto potesse essere pericolosa.
    Accettai l’incarico e mi preparai per la partenza. Diedi una breve occhiata alle mappe per memorizzare il percorso più rapido da seguire dopodiché lo riformulai evitando le strade più battute. Se bande armate minacciavano centri abitati, sicuramente il brigantaggio sarebbe stato dilagante. Sistemai tutto il mio armamento ed indossai le nuove protezioni che avevo acquistato. Dietro la schiena avevo una lama di medie dimensioni. Ero piuttosto orgoglioso del mio aspetto perché sembravo un guerriero sul piede di guerra. Prima di lasciare Kiri mi rifornii del medicinale che assumevo regolarmente e partii verso il Paese del Fulmine, dove avevo rischiato di morire la prima volta.
    Purtroppo sulle Terre del Continente Orientale la situazione era molto critica. Yu aveva tradito i villaggi ninja finendo per annientare Kumo e la sua forza militare. Era inutile specificare lo stato del Paese del Fulmine in quella situazione di totale incertezza dal momento che le sue terre erano state lasciate in balia di razziatori e criminali che potevano far valere la legge del più forte senza che nessuno tentasse di fermarli. La richiesta del villaggio di Shiho non sarebbe stata l'unica e molto probabilmente ve ne sarebbero state altre, ammesso che gli indifesi abitanti avessero il tempo di farlo. In effetti c'era anche il rischio di trovare Shiho già raso al suolo e i suoi abitanti esodati, uccisi o finiti incatenati nella stiva di qualche nave schiavista. Sbarcato sul continente, fui particolarmente attento a non affaticarmi eccessivamente cercando di sfruttare spostamenti su diligenze o, in loro assenza, lasciandomi trasportare da mercanti che sembrano lieti di avermi a protezione delle loro vite e delle loro merci. È proprio vero che nulla può fermare il dio denaro, pensai. Nonostante ci fosse un alto rischio di finire sventrati da banditi o mukenin, i mercanti continuavano a portare avanti i loro affari, anzi sostenevano che è proprio in periodo dibguerra che fruttano i migliori affari. Istintivamente, sentii sgorgare dentro di me una certa antipatia per tutti loro, nonostante mi fornissero cibo e trasporto, ripagati semplicemente dalla mia presenza armata. Ovviamente mi chiesero molte cose su Kiri e sul perché fossi lì, ma io sfruttai a mio vantaggio la loro conoscenza da viaggiatori per chiedere informazioni in merito al villaggio verso cui mi stavo dirigendo e se sapessero nulla di un imminente razzia da parte di mukenin. Le loro risposte furono vaghe e dissero che ormai scorribande, omicidi, stupri, furti erano la nuova quotidianità, ma erano certi che presto tutto sarebbe finito: "è sempre così, quando tagli la testa un serpente, il suo corpo si dimena incontrollato, ma poi gli spasmi cessano e le formiche assaltano le carni morte fino a consumarlo del tutto."
    Alcune volte dovetti avanzare da solo a piedi perché preferii prendere strade così poco battute da essere veri e proprio sentieri per bestiame tra le polverose montagne del Paese dei Fulmini. In effetti fu una vera fortuna se non incontrai fuorilegge determinati ad attaccare le carovane con le quali condivisi tratti di viaggio. La dea bendata della fortuna doveva avermi baciato con le sue morbide labbra perchè quando il sole aveva raggiunto l'apice del suo viaggio, scorsi il villaggio di Shiho in una fertile vallata bagnata da un esile fiume.



    Edited by tisy16 - 5/11/2018, 21:05
     
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    Erano anni che non bevevo un porca puttana di bicchiere. SIGNORE, mi consenta di dire che il gusto e l'aroma sono... S U B L I M I! - tra un sorso di vino e l'altro, Torma era solito delirare in modi simili. In attesa del suo compagno, ammazzava il tempo tra alcol e l'affilatura di una lama piuttosto larga, che teneva appoggiata sul tavolo di fronte a se.
    1ed6191ee179d649f2bc5b012dcd1895_0
    Poco dopo arrivò Surgi, vestito con degli abiti piuttosto anonimi a differenza del compagno che restava ancora nudo. A seguito del ragazzo, una figura imponente con una maschera a copertura del volto e la pelle nerastra.

    OOH, che lavoro! Quasi non sembra più lui! - esclamò Torma appena vide il gigante di più di due metri, che rimase immobile a tirare null'altro che dei lunghi respiri mentre veniva squadrato dall'uomo.

    Lascialo stare che è stanco: abbiamo giocato fino adesso con gli occupanti delle celle vicino alle nostre. Ricordi? Quelli che urlavano con quelle vocette stridule da checche e ci tenevano svegli la notte.

    EEEEEH?! SAI CHE DEVI CHIAMARMI QUANDO CI SONO QUESTI SPETTACOLI, SURGI!

    Non è uno spettacolo, razza di psicopatico mancato! E' giustizia!

    Tsk! Testa di cazzo di un moccioso petulante... Ti taglierei la lingua, e poi me la mangerei pur di vedere che faccia faresti.

    Qualcosa di buono per te però l'ho trovato... ho sparso la voce sul frammento, sulla ricchezza del villaggio... e su un presunto attacco congiunto di criminali ai danni del povero villaggio. Quel posto tra qualche giorno si riempirà di gente, così prima che i nostri bravi compagni di Yu arrivino per Kumo, noi avremo tutto il tempo per svolgere la missione... e tu per divertirti.

    Surgi... bello mio! Ritiro tutto quello che ho detto... TI AMO!

    [20 Yukitsuki, villaggio di Shiho]


    Come previsto da Surgi, nel giro di qualche minuto dallo scoccare del mezzogiorno, il villaggio di Shiho divenne lo scenario di uno dei peggiori incubi concepibili dall'uomo. Circa una dozzina di mukenin sadici e perversi assaltarono la zona, seminando il panico tra gli abitanti. Non furono risparmiati gli uomini intenti a proteggere le proprie famiglie, che non rappresentarono se non un piccolo contrattempo. Sebbene la metà dei criminali non fossero che pirati sopravvissuti a chissà quale delle grandi battaglie, e ormai liberi di scorrazzare nel continente, la loro slealtà innata gli permise di vincere anche sulle poche guardie della città, le quali vennero per la maggior parte uccise alle spalle mentre erano intente a combattere un altro avversario frontalmente. Le donne ed i bambini vennero invece tutti radunati nella piazza principale, per chissà quale scopo. Ad assistere a ciò, seduti sulle scale del grande tempio che sovrastava la città, le quali davano direttamente sulla piazza principale, Torma e Surgi, assieme al mostro di quest'ultimo. Il secondo si compiaceva dell'operato fumando, mentre l'albino si divertiva ascoltando le urla dei presenti.

    Spero che questi idioti riescano a portare qui tutti prima del tramonto... perché comincerò ad annoiarmi tra poco. - esclamò Torma, cominciando in quell'esatto momento a giochicchiare con un medaglione che teneva al collo - Comunque andrò anche io a sgranchirmi, tra poco avremo sicuramente visite.

    Che vengano... almeno rimedierò del materiale decente. Risparmia chi ti ho detto di risparmiare, altrimenti non avremo modo di penetrare nel tempio.

    Ricevuto! AHAH!

    Detto ciò, il corpo di Torma, rivestito da una armatura ninja di colore violastro, venne avvolto da del fumo che lo fece sparire all'istante. Surgi invece, con un movimento della testa, ordinò alla sua creatura di dirigersi al centro della piazza. Qui, il mostro buttò a terra una donna, cominciando subito dopo a schiacciarle la testa mettendoci sempre più peso. Le urla emanate dalla donna, e il sadismo del mostro, fecero rabbrividire anche i pochi criminali presenti nelle vicinanze. Il ragazzo dai capelli castani rimase invece impassibile, lasciando che coloro che si erano barricati all'interno del tempio udissero quello che la loro resistenza stava provocando.

    Attenzione che la missione non è a Kumo, bensì in un villaggio del Paese del Fulmine! Altra cosa importante sui post: se possibile, modificate inserendo gli ultimi avvenimenti ON GDR. In particolare ora Kumo fa parte del Regno Jashinista, perciò diciamo che non è più un posto molto tranquillo.
    Per quanto riguarda la missione...
    @Stompo e tisy scegliete cosa fare. Ovviamente dovreste arrivare furtivamente in prossimità del villaggio (potreste anche accordarvi su Discord o per mp per dialoghi etc.) e coordinare le vostre azioni essendo entrambi chunin dello stesso villaggio. Siete abbastanza liberi sugli approcci, diciamo. Vedendo i nemici i vostri pg si rendono conto che sono piuttosto deboli. Ah, ovviamente la scena disgustosa che sta avvenendo in piazza la vedete eccome!

    @Shane tu sei ancora più libero, perciò fai quello che ritieni più giusto e consono al tuo pg! Se vuoi unirti alla schiera dei mukenin sei libero di ruolare qualche uccisione o depravazione di sorta. Ovviamente non sai nulla di Torma e Surgi, ma puoi ruolare di vederli o altro.

    Scusate per il post un pochino scialbo, ma ho poca ispirazione in questo periodo.


    Edited by ¬Nagi - 8/11/2018, 17:54
     
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    Ci radunammo durante la notte del 19 alle porte di un villaggio chiamato Shiho, dove mi ritrovai insieme a circa dieci traditori come me. Lì, coperti dalle ombre, preparammo l'attacco al villaggio. Ovviamente, per quelli che erano i miei mezzi, decisi di non scendere in campo nell'immediato. Possedevo, fortunatamente avevo imparato il jutsu prima della Battaglia del Golfo degli Squali, la tecnica della Moltiplicazione Superiore del Corpo che mi permetteva di operare nella più completa autonomia e con un altissimo grado di strategia. Non persi tempo e, dopo aver definito con gli altri traditori la zona d'attacco, mi preparai al meglio. Riposai circa quattro ore, attendendo le luci di mezzogiorno. Osservando nella notte intuimmo come le guarnigioni fossero parecchio esigue. Perciò, intorno a mezzogiorno, iniziammo l'invasione. Attaccammo in ogni punto d'ingresso del villaggio, ma io attesi alle porte di esso. Mi accomodai sulla cima di un albero, coperto dalle fronde di esso. In campo scese un mio Kage Bushin.
    Mi avvicinai, come copia, all'ingresso ad ovest del piccolo villaggio ed, immediatamente, la copia si trovò a fronteggiare un primo difensore. Quest'ultimo, rimase un secondo in attesa, per poi caricare in avanti. Mi accovacciai, per poi darmi un enorme slancio con le gambe e colpirlo con una ginocchiata sulla sterno. Mi armai di kunai e lo piantai senza troppe remore alla giugulare della guardia. Dopodiché frugai nel corpo della vittima, sperando di trovare qualche ryo. Era uno dei miei colpi più tipici: il kunai all'altezza del collo. Ci uccisi quel povero genin nel Paese dell'Acqua. Proseguii avanti, quindi, rinfoderando il coltello. Mi mossi rapidamente, entrando nella casa più vicina all'ingresso. Cominciai ad udire, da ogni dove, numerosissime grida da parte degli abitanti del villaggio. Decisi che se volevo remunerare su quella "visita" dovevo quantomeno depredare qualche civile dei loro averi. Mi introdussi nella casa più vicina che aveva appena serrato con una doppia mandata la porta. Attesi un breve momento, per poi sferrare un sonoro calcio che mi permise di abbattere la porta serrata. Cadde con un tonfo, introducendomi in un ingresso modesto, privo di sfarzi o gioielli preziosi. Sguainai la katana, conscio che la sola vista sarebbe bastata per intimorire chiunque. Non appena entrai nel salotto, sbucò da corridoio di fronte a me un uomo, probabilmente il padre della famiglia, armato di un grosso coltello da cucina.

    C-CHI SEI?! VATTENE!

    Calma non voglio fare del male a te o alla tua famiglia. Se mi pagherete, non mi vedrete mai alzare questa spada per farvi del male. Decidi... Ti do dieci secondi. Se dovesse piombare un altro aggressore sarei costretto a farvi fuori..

    Estromisi il dover portare donne e bambini nella piazza centrale del villaggio. Se avessi rivelato quel dettaglio sicuramente l'uomo non avrebbe collaborato.

    V-va b-b-ene. Sono un semplice contadino, proprietario di un terreno al di fuori del villaggio, non ho molto ma spero comunque che possa bastare...

    Sospirò, porgendomi dei ryo. Li accettai, senza proferir parola.

    Perché proprio questo villaggio?

    Amico... Anche noi in qualche modo dobbiamo vivere. Considerati fortunato ad aver incontrato me questa mattina. Con un altro di quelle bestie adesso non saresti qui a parlare. Se vuoi un consiglio prendi la tua famiglia e vattene prima che arrivi qualcun altro.

    Conclusi, mostrandomi clemente. Non che mi importasse realmente di quella famiglia, ma non uccidevo civili impotenti e di certo non avevo intenzione di radunare donne e bambini al centro della piazza come i miei "colleghi". Uscii dall'abitazione e mi riversai sulla strada. Un pirata si avvicinò, osservandomi di sottecchi.

    Ehi tu, quella casa te la sei fatta?

    No, tutta tua. Va e divertiti....

    Conclusi, dandogli le spalle.

    Anche perché io ho già tutto quello di cui ho bisogno.

    Mentre un lungo sorriso cominciò a ridisegnarmi il volto. Sentivo le monete sbattermi nella tasca, soddisfatto di questo primo incasso giornaliero. Mi diressi verso la piazza centrale, trovando un'abitazione svuotata che dava proprio sulla piazza. Entrai da una finestra aperta, giungendo nella camera da letto. C'erano macchie sulle lenzuola della camera, ancora bagnate, ed un odore che non lasciava dubbi sulla sua origine. Le lenzuola erano in certi punti strappate. Era stato consumato un rapporto, probabilmente uno stupro. Sguainai nuovamente la katana, percorrendo il corridoio. Avvistai un cadavere all'inizio del corridoio, collegato con il salotto. Le case erano tutte più o meno simili. Era un uomo, probabilmente il compagno della violentata. Avevo il cranio completamente fracassato, con la materia organica del cervello spalmata sul tappeto. Pover'uomo. Nel salotto c'era una sedia, l'afferrai e la portai alla finestra che dava sulla piazza. Dopodiché mi sedetti, mettendomi in obliquo per non essere avvistato. Poi, improvvisamente, mi venne un'idea. Non volevo inimicarmi nessuno dei traditori, dei miei colleghi, quindi decisi di ricorrere ad un trucchetto d'accademia che però mi avrebbe potuto evitare qualche grana.

    Cane, Cinghiale, Pecora... Henge no Jutsu!

    Mormorai. Fissai nella mia mente un'immagine in particolare. Decisi di trasformarmi in colui che, durante la Battaglia nel paese dell'Acqua, fu mio complice: Ryuga Senju. Ricordavo chiaramente i capelli corvini del giovane, il volto ben squadrato e la corporatura piuttosto muscolosa. Non mi fu difficile replicarne totalmente le sembianze, trasformandomi in un ragazzo ben più giovane di me. Fatto ciò, cominciai ad osservare la piazza centrale, accorgendomi della presenza di tre individui all'apparenza ben più pericolosi dei miei "colleghi". Uno era albino e sembrava godersi l'ammassare di tutta quella gente nella piazza con soddisfazione estrema. L'altro, dai capelli castani, sembrava più serio. Vi era un terzo, poi, che sembrava uscito da un racconto dell'orrore. Grosso, mascherato ed armato con una sorta di machete. Era una figura imponente, immobile, come se aspettasse un ordine. Aveva qualche pezzo di ferraglia che spuntava da sopra le spalle, all'altezza del collo, come se avesse qualcosa incastrato nella schiena. Era anche lui in attesa. Poi, di colpo, gli altri due si animarono. L'albino, attrezzato di tutto punto con una corazza rossa, svanì all'improvviso. Purtroppo non riuscii ad inquadrare bene come ed in che modo, poiché l'altro con un cenno del capo intimò al terzo, all'energumeno, di caricare in avanti contro una donna. L'essere la gettò a terra senza il ben che minimo sforzo, cominciando a schiacciarla al terreno grazie al suo peso.

    Questa violenza gratuita... Non va affatto bene. Rischio di trovarmi in mezzo ad un altro massacro. Spero di mettere le mani sul tesoro più in fretta possibile ed andarmene da qui. Questo villaggio rischia di diventare la tana degli orrori.

    Mi dissi, auto-convincendomi, notando come le grida si fossero quasi tutte arrestate. Le donne ed i bambini continuavano ad essere radunati al centro della piazza, impauriti, sconsolati, consci che la loro vita oramai sarebbe stata in mano ai loro avventori. Rimasi quindi in attesa, incerto del ruolo da svolgere in quel mezzogiorno nero.

    Non ho specificato né i ryo che mi ha dato l'uomo, né se ho trovato qualcosa dopo aver ucciso la guardia. Lascio a Nagi. Non voglio farmi ryo "gratis", ma narrativamente ci stava troppo questo Geralt opportunista e sempre restio allo scontro frontale.

    Geralt Aizawa
    Resistenza: 450
    Stamina: 400-35=365/2=183
    Azioni: Tecnica della Moltiplicazione Superiore del Corpo (1 Copia)

    Copia Geralt:
    Resistenza: 225
    Stamina: 183-5= 178
    Azioni: Tecnica della Trasformazione in Ryuga Senju
     
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    Colui che è e si spera sarà

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    Arrivato nelle immediate vicinanze del villaggio ragionai rapidamente sulla necessità di unire al basso profilo un approccio per quanto possibile discreto e defilato, quella ormai non era più terra di ninja e me n'ero chiaramente reso conto lungo il tragitto che avevo percorso, case distrutte o in rovina, pirati e schiavisti intenti a fare razzie, pazzi che vaneggiavano di sacrifici in onore del loro dio, corpi senza vita lasciati senza pietà ai lati della strada, non sapevo davvero più cosa pensare, davvero la depravazione umana poteva arrivare a tanto? Davvero esistevano delle persone così morte dentro da fare questo a chi non era nemmeno in grado di potersi difendere? Feci tutto il percorso nel più completo silenzio contemplando la totale anarchia nella sua forma più malata, macabra e cercando via via di allontanare dalla mia testa la crudezza di ciò che vedevo, non che me ne volessi dimenticare o che ci volessi passare sopra, ma sapevo che se mi fossi lasciato troppo trasportare avrei rischiato di minare la mia concentrazione, mettendo a rischio non solo la mia vita ma quella di possibili superstiti. Non appena ne ebbi la possibilità decisi quindi di muovervi il più silenziosamente possibile nella vegetazione, sfruttandone i ripari naturali che il paesaggio per avanzare e guadagnare terreno, finché non avvertii con il mio sviluppato udito un sospetto e leggero rumore di passi non troppo distante e anteriore alla mia posizione, la domanda che subito mi sorse spontanea riguardò la natura e l'identità di tale suono, troppo pesante e regolare perché potesse essere di un qualche tipo di animale; senza pensarci due volte raddoppiai il passo, in pochi istanti inquadrai davanti a me un figura umanoide che si muoveva celermente nella vegetazione e con un rapido balzo la raggiunsi bloccandola con entrambe le braccia:

    "Chi sei? Che cosa ci fai qui?"

    Inizialmente il mio tono partì molto più perentorio, ma si rabbonì secondo dopo secondo mentre con gli occhi squadravo tutti i dettagli che componevano quello che non era altro che un ragazzo, giubbotto da Chunin, capelli neri, occhi color nocciola e soprattutto uno scintillante coprifronte di Kiri che esponeva sopra la testa, tutto quello di cui avevo bisogno per ipotizzare su chi mi trovassi davanti e lasciare la presa:

    "Scusami, in queste terre non ci si può fidare di nessuno di questi tempi, aspetta che mi presento come si deve..."

    Contestualmente alla mie parole avrei rilasciato la trasformazione lignea per permettere al giovane di vedermi per quello che ero realmente e potersi cominciare a fidare di me, certo era una scommessa rischiosa nel caso in cui mi fossi sbagliato, ma avere un alleato in più mi avrebbe fatto immensamente comodo:

    "...mi chiamo Jin, Chunin di Kiri, sono venuto qui per rispondere ad una richiesta di soccorso di un vicino villaggio, non so se ne sei al corrente ma se mi dessi una mano penso che potremmo davvero fare la differenza e magari salvare la vita a quelle povere persone, sempre ammesso che ci sia ancora qualcuno da salvare..."

    Gli avrei parlato in tutta franchezza, non nascondendo né la tristezza per quella mesta situazione né la mia determinazione per quello che avevo intenzione di fare; se avesse deciso di collaborare gli avrei sorriso e gli avrei dato una leggere pacca sulla spalla destra:

    "Ottimo! Mi fa piacere poter collaborare con un ninja del mio stesso villaggio! Cerchiamo di avvicinarci nel modo più discreto possibile per poterci studiare la situazione, se vediamo le brutte ed il villaggio è compromesso io faccio da avanguardia e attiro l'attenzione nemica mentre tu cercando di non farti subito individuare attacchi gli eventuali bersagli isolati o cerchi di prendere alle spalle chi si è buttato contro di me, in modo da chiuderli a tenaglia e sorprenderli, in caso di pericolo riunisci il più in fretta possibile a me così da poter meglio gestire eventuali offensive nemiche. Te lo dico sinceramente non so cosa troveremo là dentro dopo quello che ho visto venendo qui, ma sappi che farò tutto quello che mi è possibile per farci uscire vivi da questa missione e poterci andare a prendere qualcosa da bere al villaggio, tranquillo offro io..."

    Cercai di essere preciso e diretto, caricando molto l'accento sulle mie ultime parole, volevo che il giovane sapesse che sarei stato lì pronto a coprirgli le spalle, avevo già visto troppi morti in quei tristi giorni per accettare che qualcun altro facesse una brutta fine; prima di cominciare a muovermi però mi sarei girato nuovamente verso di lui e cercando di concentrare una piccola porzione di chakra nella mia mano avrei tentato di creare un piccolo semino trasmittente che avrei passato con la mano destra al giovane:

    "Ah prima che me ne dimentichi tieni, porta questa con te, mettila in tasca o dove vuoi, è una specie di localizzatore, mi permetterà di sapere dove sei e potrebbe essere utile nel caso in cui, per qualche motivo, dovessimo separarci, cerca se puoi di non perderlo e di starmi dietro."

    Finito di parlare avrei atteso per eventuali domande a cui avrei dato le mie più oneste rispose, poi avrei cominciato a dirigermi insieme al mio compagno, sempre cercando di passare per quanto possibile defilato nel paesaggio naturale e non, verso il fantomatico villaggio. La prima cosa che pensai in quell'ultimo tragitto che mi mancava per arrivare fu che l'aver trovato un compagno con cui svolgere la missione mi aveva infuso un'energia ed una carica nuova, certo ero pronto mentalmente a buttarmi anche da solo nell'inferno se questo avrebbe significato da una speranza a quelle persone, ma con qualcuno a guardarmi le spalle la storia si faceva molto più interessante.
    Arrivato dinanzi villaggio avrei tentato, sempre cercando di essere il più silenzioso possibile e cercando di non farmi vedere da estranei, di entrare prima al suo interno e poi di muovermi in rapido e furtivo tra le vie del luogo per provare a farmi una ideale mappa mentale del luogo ed identificare eventuali minacce; se tutto fosse andato secondo i piani sarei riuscito ad arrivare non visto alla piazza centrale del villaggio, idealmente rendendomi durante il giro conto della totale assenza di persone, che fine avevano fatto tutti gli abitanti? Che fossimo già arrivati tardi? Le mie risposte purtroppo arrivarono nel luogo più ampio ed affollato del villaggio che era dominato da una gigantesca struttura verticale collegata ad essa mediante una lunga scalinata, al centro della piazza erano stati radunati donne e bambini ed erano circondati da circa una dozzina di persone dall'aspetto poco raccomandabile, Pirati, o chissà forse Mukenin che non avrei comunque saputo riconoscere e tre figure che spiccavano sulle altre, due dalla corporatura normale ed un energumeno dall'aspetto strano e quasi deforme, dopo pochi secondi una delle due scomparve nel nulla defilandosi e l'altra fece un gesto con la testa verso l'essere che si avvicinò a passo lento al centro della piazza, prese una donna, la scaraventò a terra e ci sedette sopra con tutto il suo peso, rimasi completamente allibito a contemplare quella scena macabra e paradossale mentre le urla della donna riecheggiavano e si amplificavano nella piazza. Fu allora che sopraggiunse la rabbia, vedere una cosa così mostruosa, innaturale e malefica invase ogni la mia mente ed il mio cuore con un sentimento d'ira verso l'artefice di quel gesto e di tutti gli altri che lo osservano chi senza fiatare, chi spaventato, chi ridendo, tutti spettatori non paganti in prima fila per le atrocità; con il volto teso, la mandibola contratta e le labbra serrate mi voltai verso il mio compagno e semplicemente lo guardai per qualche secondo prima di uscire allo scoperto e cercare di muovermi velocemente verso il centro della piazza:

    "Lo spettacolo è finito!"

    Lo dissi ad alta voce in modo che tutti i presenti potessero sentirlo, quasi urlai tale era la mia indignazione e contestualmente cercai di concentrare tutto il mio chakra tentando di dirigendolo passo dopo passo verso il suolo con l'intento di infonderlo nelle sottostanti radici e chiedere il loro aiuto nell'imminente scontro:

    " Rūtsu Chika no Jutsu"

    Se tutto fosse andato secondo i piani, senza aver bisogno di eseguire alcun sigillo con le mani, sarebbero dovute uscire numerose e nerborute radici dal terreno che sarebbero andate ad attorcigliarsi attorno agli arti ed al collo di tutti i nemici che potevo vedere dentro la piazza e se ci fossi riuscito anche sulle scalinate con l'intento di strangolarli e metterli fuori gioco, avrei fatto tutto il possibile per salvare quelle povere anime in pena, soprattutto quella poverina che stava soffrendo solo per soddisfare l'insensato sadismo di quei pazzi.


    Scheda

    Resistenza:1000(+100+30)
    Stamina:1000-75=925

    Azioni:
    -Arte del Legno: Radici Sotterranee(Strangolamento)

    Ci siamo accordati su come ci incontravamo all'inizio quindi sono stato più diretto, poi non ho segnato la spesa per la trasmittente perché antecedente allo scontro e prettamente narrativa, ma se serve modifico al prossimo e aggiungo la sua spesa :rosa:


    Edited by Stompo - 9/11/2018, 22:22
     
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    Mentre cercavo di raggiungere Shiho, avevo potuto notare le prime testimonianze scritte col sangue di quali macabre ed inimmaginabili scene trascinasse dietro di sé la guerra. Avevo evitato volutamente le strade principali, ma dai racconti dei mercanti e dei loro carrettieri avevo potuto sentire di locande bruciate, osti uccisi e viaggiatori depredati. Ma spesso sentivo parlare di persone brutalmente uccise e lasciate a terra, disposte all’interno di strani simboli disegnati col sangue, probabilmente opera dei Jashinisti sempre pronti a sacrificare anime al loro cruento dio. Stormi di corvi oscuravano continuamente il cielo in cerca di cadaveri da beccare, riempiendo l’aria con quel roco gracidio. Per puro caso non incontrammo nulla di quanto descritto dai miei momentanei compagni di viaggio.

    Mentre percorrevo da solo l’ultimo tratto che mi separava dal villaggio, avanzando rapido e silenzioso tra gli alberi, improvvisamente senza che me ne accorgessi, sentii una forte stretta chiudersi intorno alle mie spalle per scaraventarmi contro la dura corteccia. Non ebbi tempo di reagire e mi ritrovai a pochi centimetri da uno dei tanti criminali che spargeva sangue e morte per un pugno di soldi. Fui investito dall’odore acre del fumelo mentre mi soffiava in faccia domande a cui risposi con un sibilo.

    -Sono un ninja!-

    Prima che potessi reagire, sentii la presa allentarsi fino a lasciarmi libero di muovermi mentre il suo viso sporco e ricoperto di cicatrici si irrigidì come fosse una maschera e si schiuse con lo scricchiolio tipico del legno. Ne emerse un volto giovane e gioviale, privo di imperfezioni. Fu così che feci la mia conoscenza di Jin Senju, uno dei ninja più forti dei miei tempi.

    -Sono anch’io un chuunin di Kiri, ma probabilmente questo lo avrai già capito da solo perché a quanto pare non sono stato abbastanza furbo da nascondere la mia vera identità. Poco male, perchè non ho avuto inconvenienti per arrivare fin qui. Come te, sono qui in risposta alla richiesta di aiuto del villaggio di Shiho. Spero… spero davvero che non sia troppo tardi. Qui sembra andare tutto per il peggio.-

    Lascia involontariamente trasparire tutta la preoccupazione che nutrivo per le sorti di quelle povere persone e ricevetti una calorosa pacca sulla spalla per rinsaldare il mio animo. Ascoltai attentamente le parole di Jin che non lasciavano trasparire insicurezza, ma soltanto voglia di portare giustizia ed impedire soprusi. Avrei voluto piangere al suo cospetto tant’era grande la mia gioia nell’aver trovato un valido compagno per quell’arduo compito.

    -Dal modo in cui parli, dal tono sicuro della tua voce, dallo sprezzo del pericolo, posso capire che tu sia molto più esperto di me. Mi dispiace che sia proprio tu a dover fare da parafulmini, ma se lo preferisci, farò del mio meglio per chiudere la tenaglia su quegli assassini.-

    Si era implicitamente promosso a capo squadra, ma io non mi sentii scavalcato. Anzi, fui sinceramente lieto di aver trovato un ninja più grande e forte di me capace di guidarmi in questa missione. Con un velo di imbarazzo che non riuscii a dissipare, cercai di fargli capire la fonte delle mie preoccupazioni.

    -Credo sia giusto che tu sappia alcune cose di me. La più importante riguarda il mio stato di salute perchè non sono ancora del tutto guarito dalla battaglia del Golfo degli Squali e di conseguenza non sono al massimo della mia forza.-

    Tentai volontariamente di sottolineare quell’accenno alla battaglia del Golfo perché era l’unica informazione che avrei potuto condividere per tentare di fargli capire che non fossi totalmente inesperto di battaglie, per quanto in realtà mi sentissi davvero un pivello, un orgoglioso pivello.

    -Conosco jutsu Raiton e Suiton e preferisco combattere principalmente con quelli. Tu invece usi strane tecniche, cosa sei in grado di fare?-

    Appresi così di essere di fronte uno dei pochi utilizzatori di mokuton al mondo. Mi affidò un piccolo semino marrone da tenere in tasca in modo tale da essere sempre localizzabile da lui. Rassicurato da tanta premura, procedemmo spalla contro spalla.

    *



    Il villaggio di Shiho sorgeva in una florida vallata scavata da un fiume, esattamente in una larga ansa dove l’acqua scorreva placida. Gli edifici, eretti su quel terreno morbido e pianeggiante, erano semplici e funzionali con al massimo una soffitta ed un seminterrato oltre al pianterreno. Doveva trattarsi delle case degli abitanti poiché in ognuna vi erano alberi di diverse dimensioni e piccoli orticelli. L’unica costruzione che svettava sulle altre per dimensioni e ricercatezza, era un tempio in legno colorato eretto su un lieve rialzo del terreno al centro del villaggio stesso. Ampie colonne rosse e nere ne delimitavano il portico ed una scalinata di pietra levigata lo collegava alla piazza attorno alla quale erano disseminate le case degli abitanti. Da lì una strada di terra battuta serpeggiava tra le basse strutture, uscendo dal villaggio e seguendo il corso del fiume fino a sparire dietro una collina dove sarebbe probabilmente andata ad allacciarsi con un’arteria maggiore. Avanzammo rapidi e silenziosi come spettri in quel borgo deserto, ora tra le strade, ora saltando su tetti e alberi, oltrepassando luoghi di vita quotidiana trasformarti in un quadro di sangue e morte, finché non fummo in vista della piazza vista in lontananza poco prima. Al centro di quella piazza era ammassato un folto gruppo di persone e non potei non notare che fosse unicamente composto di donne, le quali tenevano stretti i loro bambini, e ragazze ancora illibate. Gli uomini, i vecchi e le donne ritenute diverse dalle due precedenti categoria giacevano morte assassinate lungo le stradine, sulle soglie delle loro case o addirittura penzoloni da una finestra sfondata. Davanti a me si delineava, acquisendo orrida forma e macabro colore, il prodotto della spietatezza umana e il fallimento di un mondo di regole e principi.

    Intorno alla folla di prigionieri, uomini armati impedivano loro di disperdersi con minacce e ghigni soddisfati, con lo sguardo avido già proiettato verso il lucro di quella razzia. Non era necessario capire cosa volessero quei criminali da un villaggio povero come quello di Shiho. Non soldi, non gioielli, non ostaggi di un certo rango ma soltanto carne e vite da scambiare con una borsa di cuoio piena di monete suonanti: schiavisti, ecco cos’erano.

    Strinsi i pugni in preda al nervosismo, mentre osservavo il villaggio e i movimenti degli artefici di quel massacro ben nascosto tra le fronde di una quercia abbastanza alta da offrirmi una buona visuale e una certa sicurezza di restare occultato. Kumo era caduta, sconfitta da una quanto mai sciagurata alleanza tra i ninja dell’Erba e i pirati venuti dal mare. Pensai a quanti villaggi avevano patito la stessa sorte di Shiho o quanti l’avrebbero patita nei prossimi giorni. Se Kiri e la sua gente non vertevano nella stessa condizione era solo grazie alla vittoria del Golfo degli Squali. Pensai ai miei genitori perché erano anche loro civili incapaci di difendersi da soli dai mali che ci riserva questo mondo maledetto. Avrei voluto eliminare quell’orda infame e meschina di schiavisti, ma io dovevo aspettare un segnale di jin e infiacchito dalla convalescenza, avrei potuto comunque combinare ben poco. I criminali erano… Li contai uno ad uno fino ad arrivare a quota undici. Undici contro due, quante speranze avremmo avuto? Ma sicuramente non potevamo lasciare quella gente umile e innocente al loro destino nefasto, avremmo dovuto puntare tutto sul fattore sorpresa e, senza ombra di dubbio, sperare in un colpo di fortuna.

    In cima alla scalinata c’erano altre losche figure, difficili da identificare a quella distanza. Una delle tre si dissolse come fosse una copia illusoria mentre un’altra, la più grossa ad occhio e croce, prese a scendere le scale con un passo lento e artificioso. Impiegò un lasso di tempo infinitamente lungo, nel quale ogni attimo era quello giusto in cui potevamo essere scoperti e perdere il fattore sorpresa. Arrivato in piazza, potei fissare meglio in testa l’immagine orribile di quel criminale vestito di un lungo cappotto che male nascondeva le deformità del suo corpo. Aveva il volto coperto da una maschera ed impugnando un grosso machete si fece largo tra i suoi commilitoni fino ad afferrare una donna apparentemente scelta a caso dal gruppo. Le urla della donna e di tutti gli altri civili non gli impedirono di lanciarla a terra e tentare di schiacciarle la testa sotto la sua mole gigantesca. Avvertii il nervosismo di Jin crescere mano a mano che quelle urla disperate si alzavano al cielo. Mi lanciò un’occhiata, ma prima che potessi bloccarlo partì all’attacco.

    -Maledizione! Si tratta chiaramente di una trappola per farci uscire allo scoperto!-

    La mia esclamazione rimase inascoltata nella fredda aria diurna.

    Non potevo fare altro che lasciar credere al nemico che ci fosse solo il mio compagno nascosto su quell’albero. Attesi che Jin facesse la sua mossa attirando tutta l’attenzione su di sé e devo ammettere che riuscì davvero bene nell’intento sfoggiando una tecnica a largo raggio ma mirata a colpire unicamente i criminali presenti. Sfruttai quell’attimo per tentare di scattare fuori dal fogliame e cominciare una folle corsa di tetto in tetto fino alle pendici della collina sulla quale sorgeva il tempo, disegnando un ampio arco che mi avrebbe permesso di risalirne la cima da posizione defilata rispetto alla piazza. Dovevo mirare al nemico più arretrato, come da accordi, anche se avevo la paura di aver scelto il bersaglio più pericoloso: il capo banda. Mi resi conto che soltanto correndo non sarei mai arrivato in tempo così impastai rapidamente il chakra e con l'ausilio di alcuni sigilli avrei sentito l'energia fisica e spirituale del mio corpo trasformarsi in bolle d'acqua che si sarebbero accumularate davanti i miei occhi in una massa informe liquida. L'acqua avrebbe gorgogliato fino a modellarsi secondo mio volere in una testa di squalo, con tanto di denti affilati e ghigno famelico. Mi sarei infilato in esso cin la stessa tranquillità di chi si immerge
    in una vasca termale trattenedo il fiato per poi schizzare fuori dal mia riparto puntando alla cima della scalinata, dove mi attendeva il mio bersaglio. L’aria nei polmoni era fuoco per lo sforzo di tenerli così dilatstibe sentivo girarmi la testa per lo sforzo, ma non potevo mollare proprio in quel momento. Se fossi stato abbastanza abile, avrei potuto privare quei bifolchi del loro capo, sempre ammesso che Jin non avesse già eliminato tutti.

    Avrei sorvolto la piazza sulla mia
    insolita cavalcatura acquatica, volando sulla scalinata di pietra fino a giungere a tiro del mio obiettivo. Restando ancora all'interno del mio squalo, avrei fatto nuovamente appello al mio chakra cercando di accumularlo in petto per poi farlo uscire dal pesce artificiale fino ad ottenere cinque sfere di pura energia che avrei scagliato contro il criminale mirando al petto non appena sarebbe stato a tiro con l'intento di accecarlo più che di ferirlo. Successivamente mi sarei portato alle spalle dell'avversario, frapponendomi tra lui e l'ingresso del tempio, lasciando partire l'animale acquatico contro di lui con le fauci spalancate. Avrei sentito il contatto fisico con la mia tecnica venire meno e tornare a respirare normalmente fu un sollievo mentre la speranza di riuscire a colpire l'artefice di quell'attacco alimentava il mio cuore. Se tutto fosse andato come speravo, non solo il mio squalo acquatico lo avrebbe investito, ma probabilmente lo avrebbe sbalzato via spingendolo oltre la scalinata procurandogli un ruzzolone poco piacevole fino alla piazza in fondo.

    CITAZIONE
    Scheda

    Status Atshushi:
    Resistenza: 200
    Stamina: 400-28=372

    Azioni:
    Squalo acquatico come mezzo di trasporto per arrivare in cima alla scalinata
    Sfere lucenti contro surgi
    Squalo acquatico evocato prima scagliato contro surgi

    Note:
    La mia speranza è di sfruttare il frangente in cui è privo della vista per farlo cadere di sotto causandogli più danni possibili. Spero di non aver sbagliato nulla
     
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    Kiri's Ninja
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    Surgi stava tirando il suo forse ultimo tiro alla sigaretta, quando la terra fu scossa improvvisamente da un tremore. Ancor prima che il mukenin dai capelli castani si potesse accorgere dell'arrivo dei due avversari, delle grandi radici fuoriuscirono dal suolo, attorcigliandosi attorno al gigante e ai quattro altri mukenin presenti, senza dar loro il tempo di reagire tale fu la loro velocità. Due di loro rimasero soffocati in men che non si dica dalla morsa lignea, perdendo conoscenza, mentre i restanti due, portanti un capello di paglia a tracolla sulla schiena ed un coprifronte con il simbolo dell'Erba sul collo, si liberarono con una strana tecnica che permise ai loro corpi di letteralmente "scivolare via" dalla presa. Il gigante invece, dopo qualche attimo di esitazione, distrusse in mille pezzi le radici semplicemente allargando il suo busto e facendo forza con le braccia. Emise poi un grugnito, voltandosi in direzione del nuovo arrivato, affiancato dai due ex-ninja dell'Erba, villaggio che ormai non esisteva nemmeno più. Surgi rimase invece incolume, visto che le radici si fermarono poco prima della scalinata.

    Mh, questa proprio non me l'aspettavo... pensavo che gli utilizzatori del Mokuton fossero ormai quasi estinti. - esclamò a bassa voce, rimanendo seduto al suo posto. Poco dopo si accorse dello squalo d'acqua creato da Atshushi, che si stava dirigendo a gran velocità verso di lui con il suo creatore all'interno. Il suo volto non si deformò mentre veniva colpito e accecato da quel banale ninjutsu, e nemmeno quando venne investito in pieno dall'impeto dello squalo acquatico. L'offensiva lo fece volare fino a far sbattere il suo corpo contro la gigantesca porta semi aperta del tempio, la quale fu spalancata. Ciò nonostante, l'interno del tempio appariva stranamente sfuocato agli occhi del kiriano ora atterrato sulla scalinata. Surgi si sollevò poco dopo, apparentemente dopo aver riportato un bel danno da ustione sul petto. Non contrattaccò subito, limitandosi invece ad osservare il chunin della Nebbia davanti a lui.

    Chi diamine sei tu? Cosa vuoi? - domandò al ninja, scrocchiandosi le nocche delle mani e successivamente il collo - Mi hai fatto molto male... ma ci sono abituato dopo gli ultimi due anni, non pensare. Ora direi che è arrivato il mio turno!

    L'ultima esclamazione fu subito seguita dal lancio di alcuni strani oggetti contro il kiriano. All'apparenza si trattava di semplici spiedi, diretti a gran velocità contro le braccia del chunin.

    [...]


    Dolph01

    Chi diamine sei tu? Cosa vuoi? - domandò Surgi ad alta voce, gettando a terra la sigaretta ed alzandosi in piedi passando tranquillamente davanti ad Atshushi, rimasto improvvisamente fermo ed immobile, e completamente zuppo d'acqua.

    Quell'idiota invece di informarmi se n'è andato per godersi lo spettacolo... tsk, dovevo immaginarlo...

    Lentamente, l'ex ninja di Yu cominciò a scendere le scale in direzione dei suoi commilitoni e della sua creatura, fino a raggiungere l'inizio della piazza.

    Capo? Possiamo eliminarlo? - domandò uno dei ninja dell'Erba. Surgi, prima di rispondere, batté alcune volte il piede a terra, sollevato.

    Sai cosa sopporto ancor meno del mio compagno, discendente degli Hokage? Gli ignoranti come te. Non sai che questo stupido villaggio sorge su un lago sotterraneo profondissimo, e che le tecniche come la tua rischiano di far crollare tutto?! Solo quello stramaledetto tempio sarebbe rimasto in piedi... non sia mai qualcuno ci facilitasse il lavoro, una buona volta. - dopo questo piccolo sfogo, Surgi si girò per tornare al suo posto sulla scalinata, lasciandosi questa volta Atshushi alle spalle - Comunque sì, uccidetelo pure che mi sta già sui coglioni.

    Emettendo un grugnito aggressivo, il gigante tentò con un velocissimo scatto, quasi innaturale per un uomo della sua stazza, di afferrare Jin e buttarlo a terra di peso. Nel mentre, i due mukenin dell'Erba si adoperarono con strategie degne della ben nascosta, ma ancora viva, natura subdula del loro villaggio di provenienza. Uno dei due impose alcuni sigilli con le mani, facendo apparire tutt'intorno alla zona un cospicuo numero di sue copie che oscurarono la vista a Jin su buona parte della zona e sui presenti. Tutto d'un tratto, mentre queste copie si avvicinavano sempre più al giovane kiriano, l'altro si diresse verso il mucchio di donne e bambini, strappando letteralmente una bambina di appena sei anni dalle braccia della madre. Da dietro la sua schiena tirò poi fuori uno strano ombrello, e con un salto si portò dietro Jin, tenendo tra le sue braccia la bambina, e non perdendo occasione per leccarle le lacrime che le stavano sgorgando copiose dagli occhi con la sua lingua lunghissima.

    HAHAHA, questo sì che sarà divertente!

    Detto ciò avrebbe aperto l'ombrello davanti a sé, mentre ne avrebbe lanciato un secondo, estratto da chissà dove, alto nel cielo. Questo avrebbe cominciato a ruotare vorticosamente, rilasciando per tutta la zona un grandissimo numero di aghi, mirando sia al chunin della Nebbia, che alle donne e ai bambini.

    Geralt invece, trasformato nel suo ormai ex compagno di battaglia, avrebbe osservato tutta la scena da una distanza sufficiente per non essere notato da Jin, ma la sua posizione fortuita, sulla strada al fianco destro del chunin della Nebbia, unita alla sua abilità innata, sarebbero potuti risultare dei fattori decisivi che avrebbero potuto mettere in seria difficoltà il potente Senju. Tutto stava nel decidere se intervenire adesso, o aspettare un momento migliore restando ad osservare lo svolgersi degli eventi.

    [...]


    Quasi come in una scena di un anime per ragazzine, il vero Geralt se ne stava beatamente appollaiato su un albero, spensierato e lontano dagli orrori che si stavano protraendo nel villaggio. La tranquillità nella zona regnava sovrana, e gli unici rumori avvertibili erano i cinguettii degli uccellini e il frusciare delle foglie mosse dal vento. Tutta quella tranquillità, quel senso di sicurezza, il piacevole venticello ed i raggi del sole che piacevolmente si posavano sugli addominali scolpiti del samurai dopo aver attraversato le fo-

    Buongiorno principessa!

    Geralt si sarebbe ritrovato Torma accanto a lui, nascosto anch'egli tra le fronde degli alberi... chissà da quanto tempo se ne era stato lì fermo a trattenere le risate osservandolo. Ovviamente il ronin non sapeva chi fosse quell'individuo.
    Childerich01


    Sai, stavo cercando proprio te, la bella addormentata! Avrei bisogno di una cosa! - disse, per poi far scattare ben due lame retrattili dalla sua armatura, le quali si appoggiarono sul dorso delle sue mani. Un ghigno sadico si palesò sul suo volto, mentre muoveva i primi passi in direzione di Geralt. Cosa avrebbe fatto il samurai traditore a quell'uomo il cui aspetto sembrava giurare solennemente di non avere buone intenzioni?

    Penso sia tutto chiaro nel post. Ognuno di voi è in una situazione diversa, e dovrà gestirsela a modo suo. Jin ha il turno di difesa così come Atshushi, mentre Geralt è libero di fare quello che vuole, tenendo ovviamente conto della situazione. La situazione mi sembra piuttosto chiara, perciò mi riserverò il diritto di non rispondere ad eventuali domande stupide che mi rivolgerete, anche perché in certe situazioni è molto facile cadere nel metaplay e voglio constatare la vostra bravura anche in questo. A voi!


    Edited by ¬Nagi - 11/11/2018, 12:40
     
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    III




    Quel giorno la situazione prese pieghe davvero strane. Volevo portarmi alle spalle del mio avversario, ma invece mi ritrovai ad affrontarlo faccia a faccia. Le sfere lucenti lo colpirono, come auspicavo, in pieno petto e deflagrarono in un potente scoppio di luce lasciando il mio avversario apparentemente accecato. Tuttavia, invece di atterrare alle sue spalle, inspiegabilmente mi fermai frontalmente a pochi passi di distanza, uno spazio appena sufficiente per lasciar partire il mio squalo acquatico. L’impatto fu tanto violento da scagliarlo contro la pesante parete del tempio che cedette senza alcuna resistenza spalancandosi con un boato.

    Per qualche strano, inspiegabile motivo non potevo vedere l’interno del tempio. Era tutto sfocato, poco nitido, senza forma e senza colore. L’unica cosa chiara che potevo chiaramente distinguere era la figura magrolina del mio avversario. Si rialzò come se non fosse successo nulla, come se non sentisse il dolore dell’impatto, come se le ustioni che affioravano dalla maglia bruciata non erano che vecchi cicatrici ormai dimenticate. Contro chi avevo a che fare stavolta?

    Vedevo soltanto i suoi capelli castani, la bizzarra giacca azzurrina che copriva spalle esili come le mie, un fisico mingherlino ed uno strano ghigno in viso. Si avvicinò di qualche passo a me, staccandosi da quello sfondo sfocato con un faccino rilassato come se non lo avessi appena usato a mo’ di ariete per aprire le porte del tempio.

    -Tsk…-

    Sentii i nervi tendersi ed i muscoli irrigidirsi, pronti all’azione. Respiravo affannosamente, già stanco per la traversata a dorso di squalo, ma volevo sembrare sicuro di me davanti a quel mukenin. Si fermò a pochi metri di me e, squadrandomi con sguardo saccente, mi chiese bruscamente chi fossi.

    Incerto se rispondere o meno a quel criminale, istintivamente gli dissi chi ero.

    -Atshushi Nasushimo, chuunin di Kiri, e sono qui per darti ciò che meriti.-

    Mi pronunciai con impeto raschiando tutta la sicurezza che avevo in corpo, ma fui subito preoccupato di non aver fatto altro che suscitare una grassa risata nel mio avversario. Avevo ancora il visino d’angelo di un ragazzino, anche se dovevo ammettere che nemmeno lui sembrava l’uomo di mondo, sebbene i suoi modi affermassero il contrario.
    Fece scrocchiare prima le mani e poi il collo. Il suono delle sue ossa fu il gong di che dava il via al nostro scontro, non prima di aver fatto alcune affermazioni che mi lasciarono piuttosto perplesso. Stando alle sue parole, sembrava essere ormai insensibile al dolore per le pregresse esperienze dei recenti anni. Ad ogni modo, se non sentiva dolore, avrebbe voluto dire che lo avrei intrappolato e lasciato in agonia.

    Quasi intimorito di parlare a sproposito, restai in silenzio.
    Comunque, stavolta venni subito aggredito senza avere la possibilità di attaccare. Mi vennero lanciati quelli che, all'apparenza, sembravano spiedi acuminati. La loro traiettoria mirava alle mie braccia e ciò mi fece insospettire al punto da dubitare che non fossero il preambolo per un attacco ben più pericoloso. Avrei richiamato il chakra, sentendolo addensarsi al centro del mio petto. Per la tecnica che avevo in mente avrei dovuto accumularne una gran quantità fino a sentire la mia cassa toracica gonfiarsi come una mongolfiera. Ovviamente ciò mi procurò la fastidiosa sensazione di restare col fiato spezzato, diventando paonazzo in viso. Infine avrei rilasciato tutto d’un colpo la mia energia che mi avrebbe dovuto circondare mutandosi in una sfera sfrigolante di pura elettricità e mi avrebbe protetto da qualsiasi attacco.

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    Resistenza: 200
    Stamina: 372-25=347

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    Sfera di Plasma (Purazuma Booru)

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    Malus del 25 per cento a qualsiasi azione
     
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    Colui che è e si spera sarà

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    Costa stavo provando entrando dentro a quella piazza piena di nemici e civili in pericolo? Poteva sembrare strano o forse innaturale, ma mentre il mio chakra cominciava a fluire verso il terreno per controllarvi le radici sottostanti non stavo provando assolutamente nulla, in quel momento c'eravamo solo io, i miei nemici e il battito costante del mio cuore che sembrava quasi scandire a modo suo lo scorrere del tempo. Lo scontro in ogni caso partì senza esclusioni di colpi, la natura chiamata in mio soccorso riuscì a mettere fuori gioco un paio di mukenin senza che nemmeno se ne potessero rendere conto, mentre gli altri presenti riuscirono ad evitare di essere strangolati passando in qualche modo attraverso alle radici o, nel caso del gigante inquietante, semplicemente strappando le radici prima che potessero fare danni; l'uomo sulla scalinata invece, che era vestito in modo singolare rispetto agli altri, non venne raggiunto dalle radici, cosa che mi provocò lì per lì un leggero disappunto, certo sapevo che non sarebbe stato facile uscire vincitore da quella non rosea situazione, ma una parte di me sperava di poterne mettere fuori gioco un numero maggiore. Fu in quel esatto momento che il mio compagno uscì allo scoperto, attaccando con decisione l'unica persona che non ero riuscito a raggiungere con una potente tecnica acquatica che però semplicemente si dissolse nell'aria inzuppando il suo esecutore

    "Ma cosa diavolo..."

    Rimasi profondamente sorpreso nell'assistere a quella scena, soprattutto perché poi il suo avversario gli passò semplicemente affianco come se niente fosse senza scatenare in lui nessuna reazione, che cosa gli era capitato?

    "Chi diamine sei tu? Cosa vuoi"

    Il mukenin si rivolse a me direttamente con aria calma e rilassata prima di cominciare a scendere la lunga scalinata passando di fianco al mio compagno zuppo ed immobile come una statua, l'uomo sembrava tranquillo e sereno come se stesse passeggiando nel parco e la cosa mi dava quasi fastidio, perciò non risposi alla sua domanda, non ero venuto lì per parlare e in ogni caso qualsiasi cosa che avrei detto non avrebbe fatto molto la differenza, c'era solo un modo in cui quella situazione poteva finire e volevo decisamente che fosse a mio favore. Fu in quel momento che uno dei mukenin rimasti si rivolse a lui apostrofandolo come capo dando conferma a quello che fino a quel momento era solo una leggera intuizione, se quell'uomo era davvero il loro superiore era probabile che fosse il più forte in quella situazione o quanto mento il più abile, avrei dovuto prestargli molta attenzione:

    "Sai cosa sopporto ancor meno del mio compagno, discendente degli Hokage? Gli ignoranti come te. Non sai che questo stupido villaggio sorge su un lago sotterraneo profondissimo, e che le tecniche come la tua rischiano di far crollare tutto?! Solo quello stramaledetto tempio sarebbe rimasto in piedi... non sia mai qualcuno ci facilitasse il lavoro, una buona volta...comunque sì, uccidetelo pure che mi sta già sui coglioni."

    Quelle poche parole mi diedero tante informazioni su chi avevo davanti, visto che il mio coprifronte era di un altro villaggio poteva aver citato gli Hokage per alludere alla mia arte del legno, che già la conoscesse? Non ne potevo essere sicuro ma di certo non potevo escludere quella possibilità, per non parlare poi della storia del lago sotterraneo, poteva essere un menzogna, ma se era davvero la verità avrei dovuto limitare le mie successive mosse o avrei condannato a morte tutti i civili rimasti e questa non era un'opzione accettabile.
    Il consenso del loro capo era tutto quello di cui quei tizi avevano bisogno per buttarmisi addosso, nel caso del gigante fu esattamente quello che fece, muovendosi a velocità innaturale per uno della sua stazza mi si avventò contro cercando di schiacciarmi con il suo peso, cosa che non ero molto entusiasta di accettare: cercai quindi di concentrare ogni goccia di chakra all'esterno del mio corpo, senza l'utilizzo di alcun sigillo, proiettandolo idealmente come un iniziale scudo di legno che avrebbe dovuto poi prendere la forma di un fantoccio che avrebbe tentato di sostituirsi e mettersi al mio posto, mentre contestualmente io sarei dovuto apparire un decina di metri oltre verso il centro della piazza e verso gli ostaggi, evitando sia l'attacco del mio avversario che guadagnando una posizione di maggior vantaggio. Anche se tutto fosse andato bene avrei dovuto comunque fare i conti con gli altri due avversari, uno infatti si sarebbe moltiplicato generando cloni in tutta la piazza, probabilmente come parte di un piano per levarmi per quanto possibile la visuale, mentre l'altro schizzò verso una povera bambina, la prese e strappandola dalle braccia delle mamma in lacrime aprì un ombrello davanti a sé e saltò in aria, lanciando nello stesso tempo un altro ombrello tirato fuori apparentemente dal nulla attirando quasi sicuramente lo sguardo di tutti su di lui:

    "HAHAHA, questo sì che sarà divertente!"

    La risata dell'uomo fu breve ma si propagò ugualmente nella piazza e crebbe quasi quanto la rabbia che in quel momento stavo provando nei suoi confronti, poteva davvero esistere una persona così vile da rapire e tenere come ostaggio una creatura così innocente? Avrebbe pagato, lui come tutti i suoi compagni, avrebbe pagato per tutto quello che stavano facendo. Prima che potessi fare qualcosa però dall'ombrello in aria cominciarono ad uscire una moltitudine di piccoli e minacciosi aghi che sembravano essere diretti in ogni direzione minacciando direttamente i poveri abitanti del villaggio, dovevo fare qualcosa e perciò decisi che per proteggere sia me che loro allo stesso momento avrei cercato di utilizzare nuovamente la mia arte del legno, ma facendovi affidamento in modo diverso: avrei cercato rapidamente di convogliare quanto più chakra possibile nelle mie braccia e senza aver bisogno di eseguire dei sigilli avrei tentato di trasformarle in legno, materiale che avrei poi provato a malleare allungando la legnosa mano destra verso i poveri civili e quando sarei arrivato all'incirca dinanzi a loro avrei cercato di manipolarlo nuovamente, stavolta però in altezza e dimensioni per fargli assumere la forma di una barriera idealmente abbastanza grande da poter proteggere per quanto possibile le vite di quegli innocenti dallo sconsiderato attacco; contestualmente a questa operazione avrei cercato di fare la stessa cosa con la mano sinistra, però con l'idea di creare quella barriera naturale davanti a me per proteggermi dalla medesima offensiva. Non era una situazione facile, ero di più e sembravano anche molto preparati, avrei di certo dovuto sfruttare al massimo tutte le mie risorse e le mie strategie per uscirne vivo, ma anche loro sarebbero dovuti stare attenti, se mi avessero sottovalutato troppo li avrei colpiti con tutta la mia forza, con delle vite in bilico non potevo fare passi falsi.

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    Stamina:925-8-10-10=897

    Azioni:
    -Sostituzione avanzata del legno
    -Controllo del legno per allungo del braccio destro ed erezione pseudo-cupola davanti e sopra ai civili
    -Controllo del legno per allungo del braccio sinistro ed erezione pseudo-cupola davanti e sopra a me
     
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    Rimasi lì ad osservare cosa accadde nella piazza senza intervenire. Non scelsi per chi patteggiare, se per quei due ninja corsi in aiuto del piccolo villaggio, o per quegli individui senza scrupoli. Poi, mi accorsi, osservando meglio, come l'uomo dai capelli castani fosse chiaramente il capo di quella combriccola. Il capo, forse, insieme a quell'altro uomo... Quello con la corazza rossa.
    Rimasi in disparte, osservando bene ogni momento degli scontri.
    Scesero in campo due ninja piuttosto abili che immediatamente diedero del filo da torcere a quegli individui. Uno dei due, il più alto e, con molta probabilità, navigato, sembrava destreggiarsi nell'uso dell'arte del legno. Il Mokuton, così chiamato, destò fin da subito in me molta curiosità. Rimasi quindi per un secondo incerto sul da farsi. Uccidere uno shinobi del genere... Sarebbe stato quantomai allettante per me. Avrei riscosso con moltissima probabilità una quantità davvero ingente di denaro. Il ragazzo, forse mio coetaneo, senza troppe difficoltà riuscì ad imprigionare molti degli avversari in delle radici, mettendo fuori gioco due dei suoi nemici. In tutto ce n'erano quattro ancora in grado di dargli del filo da torcere e non sembravano affatto deboli.

    Chi diamine sei tu? Cosa vuoi?

    Disse una voce. Doveva essere quella del loro capo, quello dai capelli castani.

    Sai cosa sopporto ancor meno del mio compagno, discendente degli Hokage? Gli ignoranti come te. Non sai che questo stupido villaggio sorge su un lago sotterraneo profondissimo, e che le tecniche come la tua rischiano di far crollare tutto?! Solo quello stramaledetto tempio sarebbe rimasto in piedi... non sia mai qualcuno ci facilitasse il lavoro, una buona volta.

    Non riuscivo a vedere dove si trovasse il castano, ma riuscii ad udirlo. I miei ricettori uditivi erano stati appositamente allenati, forse in parte era una capacità che già di mio possedevo superiore alla media, ma erano stati allenati proprio per questo genere di situazioni.

    Comunque sì, uccidetelo pure che mi sta già sui coglioni.

    Sentenziò. Ci trovavamo sopra un lago sotterraneo, almeno così aveva detto quell'individuo. La faccenda si complicava. Inoltre il Senju si ritrovò su di sé ben tre nemici. Il gigante di prima, quello sicuramente più imponente e minaccioso, e due ninja. Non riuscii a distinguere da così lontano cosa raffigurasse il loro copri-fronte, ma anch'essi apparivano parecchio equivoci. Uno di loro cominciò a distrarre il Senju moltiplicandosi in un numero veramente grande di copie, mentre l'altro cominciò a destreggiarsi con degli ombrelli da battaglia. Se la prese con una bambina, catturandola come ostaggio. Disonorevolmente, quindi, rimasi a guardare, senza muovere un muscolo.
    Capii, però, come fosse presto vicino il mio ingresso in scena. Perciò mi allontanai dalla finestra. Mi spostai sul retro dell'abitazione, poiché ero pronto a mettere in gioco un'altra variabile. Eseguii il sigillo del Bue, per poi distribuire bene il chakra in ogni zona del corpo. Sussurai:

    Kage Bushin no Jutsu...

    A bassa voce, sperando di fare meno rumore possibile. Dopodiché, insieme alla mia copia, sarei rimasto in attesa nell'abitazione, pronto a fare la mia comparsa al momento giusto, oppure a depredare un cadavere ed a farlo diventare ottima merce di scambio.




    Ero lì, in attesa d'informazioni da parte della mia copia, in attesa di scendere in campo, quando...

    Buongiorno principessa!

    Sorpreso, immediatamente scesi dall'albero dove mi trovavo.

    Sai, stavo cercando proprio te, la bella addormentata! Avrei bisogno di una cosa!

    Disse la voce, proveniente da una figura poco raccomandabile. Non era uno shinobi, ne fui immediatamente certo. L'abbigliamento me lo preannunciò, finché, con espressione divertita, fece scattare due lame da entrambe le braccia.

    Kage Bushin No Jutsu!

    Esclamai, non appena vidi l'uomo sfoderare quelle armi. Eseguii il sigillo del Bue, il solito, che mi avrebbe permesso di generare la seconda copia della giornata. Infusi il chakra in ogni parte del corpo, pronto a dividerlo con un mio clone. Mostrandomi in superiorità numerica forse l'uomo avrebbe desistito dall'affrontarmi, almeno così sperai. Non volevo guai.
    Mi sembrò subito un individuo abbastanza equivoco, in più quell'espressione usata: "avrei bisogno di una cosa" mi mise in allerta. Cosa diavolo voleva?

    Sappi che non voglio grane. Non mi sembri un ninja, quindi non mi sembri un nemico, ma se stavi all'interno del villaggio c'è una mia copia anche lì. Di fatto sto partecipando all'attacco. Se anche tu provieni da lì non siamo nemici o rivali. Riponi quelle lame e dimmi cosa ti serve, forse potremmo trovare un accordo...

    Conclusi. Dopodiché sfoderai a mia volta la katana, per poi indietreggiare da dove si trovava l'uomo, che nel frattempo era sceso anche lui dall'albero. Lo osservai meglio: non eravamo così dissimili nell'aspetto. Aveva anche lui capelli argentei ed una carnagione parecchio chiara, ma aveva tratti e lineamenti parecchio diversi dai miei. Sembrava anagraficamente più grande d'età e molto a suo agio in una corazza rossa tutta splendente e ben lucidata. Avevo rivelato la presenza di un mio Kage Bushin all'interno del villaggio. Mi ero esposto decisamente. Ma l'istinto mi disse che forse quell'uomo avrebbe potuto rivelarsi un prezioso alleato...

    Ho sfoderato la katana solamente per stare sul tuo stesso piano, se così possiamo definirlo. Per trattare ad armi pari, insomma. Se rinfoderi le armi rinfodererò anche la mia.

    Conclusi, attendendo una risposta. Cercai di sembrare il più ragionevole possibile. Infondo se quell'uomo, come credevo, stava anche lui partecipando al saccheggio del villaggio, non avrebbe potuto avere alcun motivo per ingaggiare uno scontro con me, per di più al di fuori di esso senza alleati a suo seguito.

    Geralt Aizawa
    Resistenza: 450
    Stamina: 183-35=148/2=74
    Azioni: Tecnica Superiore della Moltiplicazione del Corpo (1 copia)

    Copia Geralt #1 (vicina a Geralt):
    Resistenza: 225
    Stamina: 74
    Azioni //




    Copia Geralt #2 (Trasformata in Ryuga Senju):
    Resistenza: 225
    Stamina: 178-35=143/2=71
    Azioni: Tecnica Superiore della Moltiplicazione del Corpo (1 copia)

    Copia Geralt #3 (vicina a "Ryuga":
    Resistenza: 225
    Stamina: 71
    Azioni: //

    Post un po' fiacco, un po' di transizione per quanto mi riguarda..


    Edited by ShaneH - 18/11/2018, 11:42
     
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29 replies since 10/10/2018, 14:52   1147 views
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