Naruto GDR - La via del ninja

Posts written by Ten

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    Gli occhi dischiudono e la fioca luce della stanza pervade le pupille, permettendomi quasi di percepire il loro lento restringimento. Metto a fuoco, ammirando nuovamente le svolazzanti ceneri danzare trascinate dagli spifferi, testimoni della combustione avvenuta. Dal momento in cui ho avvertito la sensazione di calore sulla punta delle dita, realizzando la natura infuocata del mio chakra, è come se ne avvertissi il suo scorrere nel mio sistema circolatorio. Mi sento ardere da dentro. Si tratta, però, di una sensazione piacevole. Una sorta di coccola ardente che avvolge le ossa. Strana definizione, lo so, ma non saprei come altro descriverla.
    Un sospiro di Shikarui mi riporta alla realtà. Mi volto verso di lui e noto che sta seguendo la situazione con interesse. Un'espressione di orgoglio gli si dipinge lentamente sul volto, mentre la sua mano destra viaggia lentamente verso la mia spalla sinistra, andandovisi ad infrangere in una paterna pacca di ammirazione.

    Katon! Un elemento dalle proprietà prettamente offensive. Non proprio congeniale per un Nara...

    Sorrido e mi volto, provocando stupore nel mio anziano interlocutore, che si interrompe, come se immaginasse di dovermi lasciare parlare. Ed è effettivamente quello che mi accingo a fare, schiarendomi la voce.

    ...Perché non permette grandi strategie, immagino. Si tratta di un attacco brutale con poche opzioni di difesa o di supporto. Un po' come il tuo stile di Shogi.

    Rido beffardo, assicurandomi che quanto detto venga percepito dall'altra parte come la provocazione divertente che avevo in mente. L'anziano si lascia andare ad una fragorosa risata, confermandomi quanto sappia ancora prendersi in giro. Si umetta le labbra screpolate, prima di lasciarsi andare ad ulteriori osservazioni.

    Beh, hai colto nel segno, ma questo vale soltanto se non hai degli amici in grado di valorizzare l'elemento Katon. E credo di avere ciò che serve, per questo.

    Sembra ringiovanire tutto d'un tratto quando, repentinamente, la sua ossuta mano destra viaggia verso la sua bocca, ponendo il pollice tra i denti, che si serrano strappandone un pezzettino tale da far fuoriuscire del sangue. La dinamica è inconfondibile: sta per eseguire la tecnica dell'evocazione. Già immagino quale mostruosa creatura possa venirne fuori: un drago? Un gigantesco kraken direttamente dalle storie che si raccontavano sulla nave che mi ha riportato a Konoha? L'emozione mi avvolge, mentre ammiro la velocità con cui il vecchio compone l'intricata sequenza di sigilli per eseguire la tecnica dell'evocazione. Sembra davvero un ragazzino per la velocità dei movimenti, come se avesse recitato un ruolo fino ad ora. La mano insanguinata si schianta sul suolo, generando una grande nube di fumo. Cerco di diradarla agitando le mani in aria, nella speranza di trovarmi davanti una delle creature mistiche ben impresse nel mio immaginario. Man mano che il fumo si dirada, sembra quasi la stanza sia rimasta la stessa di prima, così come il numero di individui che la popolavano. Che Shikarui abbia sbagliato la sequenza di sigilli?
    D'un tratto, un suono rapisce la mia attenzione. Si tratta di un suono gutturale, come se venisse da uno stomaco in digestione. Il fumo si dirada completamente e mi permette di notare nuovamente il volto dell'anziano, che questa volta ha lo sguardo rivolto verso il basso. Mi sporgo dalla scrivania, riuscendo finalmente ad ammirare il nostro ospite, non con poca delusione, non lo negherò: un rospetto piccolo, bruttino e viscido stava al centro della stanza, scambiandosi gli sguardi con il suo evocatore, senza che nessuno proferisse parola. A prendere l'iniziativa è proprio la creatura, che pur non parlando, emette un suono di esortazione. Capisco perché Shikarui non avesse ancora preso parola: ha ancora il fiatone per la lunga sequenza di sigilli eseguita a quella velocità. Appena ripresosi, porge la mano al rospo, facendogli cenno di salirvi sopra, cosa che il rospo fa senza esitare. La mano con sopra il rospo viaggia velocemente al mio cospetto: mi ritrovo a circa 5cm di distanza dagli occhi estroflessi dell'anfibio, che mi scruta.

    Guarda bene questo giovincello! A breve potrebbe venire a farvi visita al monte Myoboku! Avvisa Gamabunta e digli che si tratta di uno sveglio. E digli di preparare quel buon Sakè che abbiamo bevuto... Non so quanti anni fa!

    Sorride al rospo, che con un cenno del capo verso di lui e uno verso di me, approfittandone per scrutarmi ancora meglio, si congeda in una nuvoletta di fumo che, una volta diradatasi, svela il mio volto perplesso, che viene percepito dall'anziano Shikarui. Mi sorride rassicurante, per poi prendere fiato e spiegarmi.

    Creature meravigliose, i Rospi.
    L'elemento Katon, se combinato al loro olio, riesce a dare effetti devastanti. In più, sono una bella famiglia, un po' come noi, seppur il capo famiglia sia un po' più burbero di me. Eheh!
    Dovrai prima avere un discreto controllo del tuo chakra elementale. Andare al cospetto di Gamabunta al tuo stato attuale non farebbe che provocargli una grassa risata con la quale ti congederebbe in malo modo. Però, sto già lavorando per mettere una buona parola!


    Una nuova pacca sulla spalla è ciò che mi sveglia dall'ipnosi provocatami da quella confusa sequela di eventi. Un nuovo chakra elementale, la scoperta dei rospi come alleati e dell'amicizia tra il mio maestro e un burbero rospo a capo di una famiglia di suoi simili. Mi alzo dalla sedia, esortato dall'anziano, involandomi verso la porta con entusiasmo. Raggiunto l'uscio, mi congedo, se non prima di aver proferito qualche parola.

    Grazie. Ma sappi che, esattamente come per il chakra elementale, riuscirò a perfezionare anche la mia tecnica Shogi. Ed allora non avrai più scampo!

    Mi lancio oltre la porta, lasciandomi alle spalle il suono della voce dell'anziano che borbotta qualcosa di indistinto, per poi ridere. Immagino sia arrivato il momento di allenarsi alla scoperta del nuovo chakra. E qui arriva la parte noiosa, no?

    Fine!
    Richiedo assegnazione exp e sblocco chakra Katon, grazie!
  2. .
    La mano tremolante dell'anziano si avvicina sicura, brandendo ancora il suo foglietto speciale tra le ossuta dita indice e medio. Raggiunta quasi la bianca sclera del mio occhio sgranato con l'angolino acuminato del foglietto, istintivamente serro le palpebre temendo di perdere un occhio. All'improvviso, un improvviso lampo di luce è causa del mio trasalimento. La risata soffocata di Shikarui mi riporta alla realtà, mentre una sensazione di calore pervade il lato del volto più vicino al foglietto. Apro gli occhi e lo spettacolo che mi si para dinanzi è esplicativo: l'anziano Nara inarca la bocca in un sorriso beffardo, mentre ceneri di quello che fu il foglietto svolazzano nell'aria trascinate dagli spifferi, che le fanno volteggiare armoniosamente. La reazione del foglietto al chakra Katon.
    Dal medesimo cassetto nel quale frugava poc'anzi, questa volta con più sicurezza, Shikarui estrae un nuovo foglietto speciale, porgendomelo. Lo osservo titubante per qualche istante, in attesa di una spiegazione, che non tarda ad arrivare.

    Che c'è? Preferisci aspettare che sia qualche sensei d'accademia a notarti e proporti di scoprire la tua natura elementale? Credo siano troppo occupati per garantire la crescita dei giovani, ma se vuoi procedere per le vie canoniche...

    La mano ripercorre la traiettoria verso il cassetto, nel viaggio di ritorno del foglietto al suo luogo d'origine, con un'espressione da finta stizza dipinta sul volto dell'anziano, che sembra quasi rallentare il suo gesto, nell'attesa che io lo fermi. E così accade. Mi limito ad alzare la mano, con il dito indice rivolto verso il foglietto, indicandolo.

    Non credo che l'esito di questo "esperimento" possa essere influenzato da chi mi fornisca il foglietto, no?

    L'espressione da finta stizza si tramuta repentina in un sorriso beffardo, mentre la mano che brandisce il foglietto viaggia nuovamente verso di me. Afferro il foglietto, seppur lo sguardo non si sposti dal volto di Shikarui. Conosco bene la teoria dietro le nature elementali del chakra e della loro scoperta, ma non intendo procedere senza una sua precisa indicazione. Lui lo capisce, così si sposta e con la sua andatura a rilento, si pone di fronte a me, prendendo le mie mani e, con esse, il foglietto, tra le sue, stringendole con sicurezza, perché di forza non ne ha più così tanta.
    Prende una abbondante boccata d'aria e, con aria saggia, si spiega.

    Immagino di non doverti spiegare come concentrare il chakra. In quello i sensei d'accademia sono maestri...

    Ride, lasciandosi andare a qualche colpetto di tosse, per riprendere subito a parlare.

    ...Neanche il chakra elementale dovrebbe essere un'incognita per te. Quindi cosa dovrei spiegarti? Tieni ben saldo il foglietto tra le mani e lascia che il tuo chakra fluisca al suo interno. Sarà lui stesso a reagire in base alla natura del tuo chakra: potrebbe prendere fuoco; si accartocciarsi, bagnarsi, ridursi in polvere o venire tagliato. Anche le reazioni del foglietto mi sembrano abbastanza autoesplicative...

    La presa sulle mie mani si fa via via più leggera, fino a svanire, mentre al contrario le mie mani impugnano il foglietto con un aumento graduale di sicurezza. Prendo un bel respiro e chiudo gli occhi, pronto a concentrarmi sul compito. Cerco di avvertire il chakra a livello dell'addome, per poi veicolarlo pian piano verso le braccia. Lo sento scorrere come un lento formicolio sulla superficie della mia pelle, avvicinandosi sempre più alle dita. Giunto alle estremità delle braccia, il chakra fuoriesce dai punti di fuga sulle punte delle dita, venendo quasi risucchiato dal foglio come una spugna fa con una pozza d'acqua. Riesco proprio a percepire quella piccola aliquota di chakra che abbandona il mio corpo per ricolmare i pori del foglio, ma non avverto nessuna reazione immediata. E se non avessi nessuna natura elementale? Potrei non essere ancora sufficientemente maturo? E se questo cambiasse la mia immagine agli occhi del mio clan, dei miei genitori, del mio sensei?
    Respiro di nuovo, riempiendo a pieno i polmoni, che quasi bruciano. Trattengo il fiato ed i pensieri lasciano gradualmente il mio cervello, così come il mio chakra che va ad imbibire il foglietto. Una forte sensazione di calore mi pervade le dita. Un bagliore. Una fiamma. Espiro.
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    ...Mi sa che anche questa partita è una patta, non credi?



    Un ghigno compiaciuto si dipinge sul volto dell'anziano Shikarui, inarcando tutte le rughe che gli solcano il volto formando una fitta rete di epidermide e collagene. La tremante mano si invola con l'energia di un esercito verso una delle sparute pedine rimaste sul suo lato di scacchiera, afferrandola e sollevandola con la sicurezza di chi sa di aver vinto, mentre il sorriso si espande a svelare dei denti che tradiscono l'età. Il pezzo della lancia viene sollevato e portato in avanti, chiudendo il mio re in uno scacco. Una debole risata ariosa aumenta pian piano di volume in un crescendo armonico, mentre il ridente sguardo vispo e nero del candido vecchietto mi scruta in cerca di preoccupazione sul mio volto. Nulla da fare: non mi scompongo se non per contorcere la mia bocca in un rassicurante sorriso. Afferro lentamente il mio re, spostandolo dalla casella a rischio, ripristinando l'equilibrio. L'anziano mi guarda, io ricambio.

    Sai bene che, in una gara tra chi ha più tempo da perdere, parto con un bel vantaggio, no?

    Sorrido, ricevendo in cambio il medesimo trattamento, mentre quegli occhi neri continuano a scrutare il mio volto in cerca, forse, di una microespressione che possa suggerire una mia futura intenzione. Lo sguardo attento e concentrato si trasforma repentino in un'espressione divertita, che lascia presto spazio ad una fragorosa risata a crepapelle, che mi permette di ammirare tutte le vene sul rugoso collo allungato di Shikarui. La risata si affievolisce, mentre l'anziano cerca un appoggio con la mano e riprende fiato, per poi proferire parola.

    Non è tanto importante la quantità di tempo da perdere, ma la qualità...

    Dice, con voce roca scombussolata dalla forte emanazione di divertimento avvenuta poc'anzi. La sua mano si sposta verso la sua pedina più preziosa: il suo re. Posto il solo dito indice sul re, lo sposta a sorpresa nell'unica casella che mi avrebbe permesso, alla mossa successiva, di dichiarargli uno scacco matto e porre fine all'incontro. Riprende nuovamente fiato, per concludere il suo pensiero.

    ...Io non ho molto da fare e tutto il tempo che passo qui è un regalo che la vita mi fa. Tu potresti fare tante cose e star qui a perdere tempo con me non dovrebbe essere nemmeno tra le prime 10 della lista. A te la mossa, figliolo.

    Mi offre la testa del suo re su un piatto d'argento, mentre rimugino ancora sulle sue parole. Sto davvero sprecando il mio tempo su una scacchiera da Shogi sfidando un anziano che non riuscirò mai a battere? C'è davvero un mondo che mi aspetta fuori da questa stanza? Beh, a prescindere da quali possano essere le risposte a queste domande, che mi sono davvero ignote, farmi regalare la vittoria non è certo la mia ambizione principale. Muovo la mia mano sorvolando la scacchiera, in cerca del prossimo pezzo da muovere. Gli occhi di Shikarui sono già sul mio alfiere, il pezzo con il quale potrei dichiarargli uno scacco matto fragoroso e batterlo per la prima volta. Gli stanchi riflessi dell'anziano, però, non riescono a seguire bene i movimenti della mia mano quando quest'ultima cambia traiettoria e s'invola verso la pedina del re, che afferro e sollevo dalla scacchiera, sorridendo.

    Beh, patta anche stavolta, no?

    Mi risponde con un cenno del capo e un sorriso sornione, entrambi simboli dell'orgoglio che sta provando per avermi insegnato l'onore e lo Shogi, vedendoli entrambi messi in pratica simultaneamente.
    In un istante, tutto intorno a me riprende consistenza: la stanza nella quale siamo immersi è illuminata dalla fioca luce di un po' di candele, permettendo di scorgere solo a tratti i titoli dei libri che sporgono dalle enormi librerie ai miei lati. Il tavolino sul quale giochiamo è in legno di cedro, intarsiato con i simboli del clan Nara, nonché tutti i nomi dei vari capoclan succedutisi negli anni. L'unico inconveniente è che stare seduti per terra con le gambe incrociate per qualche ora non è salutare per nessuno. Solo ora mi accorgo di avere le gambe completamente atrofizzate, incapaci di percepire qualsiasi stimolo di natura meccanica. Le libero e le stendo, in attesa che la circolazione riprenda il suo corso, sperando non si sia dimenticata della loro esistenza. Invaso dal formicolio estremo che solo quella condizione può dare, il mio pensiero si sposta verso il mio anziano avversario che, con mia estrema sorpresa, è già in piedi, con in mano un bollitore fumante. Lo guardo sbigottito, lasciandomi sfuggire un pensiero a voce alta.

    Ma come hai fatto ad alzarti così velocemente? Io non sento più le gambe!

    Lui mi sorride, mentre versa amabilmente il tè in due grandi tazze. Inizia a ridere e il flusso del tè nei recipienti è sempre più incerto ed ondulatorio, seguendo il movimento del suo corpo. Prende una grande boccata di fiato e si lecca le labbra, posando il bollitore sul tavolino e insaccando un cucchiaino di miele per poi immergerlo nella bevanda bollente, sollevarla e portarla alle labbra, scottandosi. Porta lo sguardo su di me e, ancora divertito, mi rivela:

    Oh, sapessi! Non le sento da anni, ma questo non vuol dire che non ci siano!

    Dal mio naso esce un forte getto d'aria in risposta allo stimolo di ilarità che mi ha provocato questa frase. Agguanto la mia tazza di tè, soffiandoci sopra nella speranza di renderla meno ustionante. Mentre riprendo il controllo sui miei arti inferiori, noto che la mano dell'anziano si sposta verso un cassetto dell'adiacente e massiccia scrivania in legno, afferrando il pomello di uno dei cassetti. Spostando lo sguardo al suo contenuto, la fronte di Shikarui si aggrotta mentre le mani frugano sapienti dentro il cassetto. Borbotta, il vecchietto, palesemente in cerca di qualcosa di importante.
    Ad un certo punto, si ferma.

    A proposito di cose che ci sono anche se non si sentono...

    Dicendo questo, tira fuori dal cassetto un foglietto bianco apparentemente innocuo, che sventola davanti al mio volto. Capisco che qualcosa sta per accadere.

    ...Avrai sicuramente già sentito parlare del chakra elementale, no?

    Sgrano gli occhi, deglutisco a fatica e annuisco. Mi ricompongo subito, spostando lo sguardo dal foglietto agli occhi di Shikarui e viceversa. Qualcosa mi dice che sto per affrontare uno dei momenti chiave della carriera di un ninja. E in presenza del mio sensei, nonché più grande rivale di Shogi.
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    Ragazzi scusatemi, ma continuo a non stare tanto bene e la sessione ha preso pure il sopravvento. Spero di riuscire a postare entro il prolungamento concesso. Scusatemi ancora per il rallentamento :sigh:
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    Bene, posterò per penultimo allora :si2:
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    Il percorso verso la meta designata procede spedito e, data la prima nota, il vociare degli altri sembra completare perfettamente l’accordo melodioso. Ognuno sembra pronto a raccontarsi, quantomeno parzialmente e ciò non può che far scaturire un candido sorriso dalle mie labbra. Non sono bravo a condividere esperienze con gente fredda e senza sentimenti che non ha voglia di condividere se stessa con me. Shinji è un neo-samurai specializzato nel corpo a corpo; Azibo è un gran bello strambo esotico capace di volare, seppur non sia ancora chiaro come; Yuna è l’unica in grado di utilizzare le tecniche ninja, a quanto pare. La sua abilità non mi è ancora del tutto chiara, ma sento che potrebbe rivelarsi utile. E poi ci sono io.
    Lo scarpiccio che scandiva il tempo è adesso accompagnato da un ben più caldo intrecciarsi di voci, cullate dallo stormire dei rami appartenenti ai sempreverdi adiacenti, mossi da una leggera brezza gelida.
    Ad interrompere la chiacchierata, giunti in prossimità del luogo da esaminare, è proprio il ragazzo di Ishivar, che mi chiede nuovamente di visionare la mappa che tengo in mano. In risposta, mi avvicino a lui annuendo con discrezione, mostrandogli la mappa aperta tra le mie mani. In men che non si dica, lo strambo Azibo inizia a denudarsi per poi sparire tra le frasche innevate, spuntandone fuori come un maestoso gufo reale. O almeno, constatando ciò che ha detto poco prima, credo si tratti di lui. La seconda possibilità è che l’ishivariano sia stato colto da un forte attacco di pupù e non sapesse dove farla, ma spero più nell’effetto scenico della prima. A giudicare da come ci gira intorno, direi che si tratti proprio del nostro compagno. Il maestoso volatile scende di quota fino a giungere al mio fianco. In risposta allungo il braccio destro, fornendogli un appiglio sul corrispondente avambraccio, continuando a tenere la mappa aperta per favorirgli la visione. Sento I suoi artigli da rapace impigliarsi nel tessuto intrecciato del mio kimono, ma la cura che mette nel non affondarli troppo è un’esatta testimonianza della sua natura umana. Osservata nuovamente la mappa, Azibo il gufo spicca nuovamente il volo anticipando il nostro cammino.
    Torna dopo pochi minuti visibilmente colpito da qualcosa, richiamando la nostra attenzione verso il punto precedentemente esaminato. Afferrati velocemente I suoi effetti personali, il rapace inizia un volo a bassa quota, probabilmente per consentirci di seguirlo. Attendo la mossa dei miei compagni prima di compiere la mia e, come previsto, tutti decidiamo di seguire il metamorfo a passo spedito. Dopo aver percorso qualche centinaio di metri, un luogo effettivamente sospetto si staglia al nostro cospetto. Una vera propria grotta scavata nella roccia, protetta da altre formazioni rocciose acuminate ai lati. Il mio sguardo imbonito dalle precedenti disquisizioni si fa ora torvo ed esaminatore, pronto a rispondere a qualsiasi minaccia possa essere celata in quel buco roccioso.
    Mi muovo circospetto, lanciando occhiate di intesa ai miei compagni, mentre mi avvicino lentamente all’entrata della grotta, che già dall’esterno si mostra abbastanza piccola, impossibile da occupare per un numero di persone maggiore di due.
    Dal cielo, intanto, qualcosa cattura la mia attenzione: le nuvole sembrano danzare addensandosi sopra la nostra testa, formando nuvoloni sempre più grandi e neri, presagio di un acquazzone di discreta portata. Continuo ad esaminare ciò che accade sopra le nostre teste, distratto adesso dall’interno della grotta. Come colto da un’improvvisa illuminazione, sposto lo sguardo su Yuna, unica a non aver rivelato le sue abilità, se non in modo molto vago; nonché unica ad avere, apparentemente, la capacità di evocare piccole saette in grado di elettrificare l’aria intorno a tutto il gruppo fino a pochi minuti prima. L’espressione della ragazza è inequivocabile: è visibilmente triste. E sembra che il cielo la compatisca.
    Il rumore della prima goccia che impatta contro il pavimento roccioso è l’unica cosa che mi riporta alla realtà. Mi volto ad osservare la chiazza lasciata dalla stilla pluviale e comprendo ciò che sta per accadere.

    Yuna? Tutto bene?

    È l’unica cosa che riesco a dire prima che la kunoichi stessa prenda la parola, forse cercando di sviare l’attenzione del gruppo dal suo stato d’animo e portare lo sguardo di tutti verso la grotta. Adesso sono certo che la pioggia è scatenata da lei. Tramite quella pioggia riesce, a quanto pare, a localizzare eventuali presenze esterne al gruppo. Beh, che figata le tecniche ninja.
    Non appena le prime gocce vengono seguite in rapida successione da altre, iniziando a bagnarmi il kimono, tutto ciò che mi rimane è rintanarmi all’interno della grotta. La prima cosa che mi colpisce è il forte odore di muffa probabilmente dovuta alla formazione di colonie fungine unicellulari agli angoli alti dell’incavo roccioso. Chi potrebbe vivere in un posto come questo? Di certo si tratta di un rifugio tutt’altro che permanente, arredato con un semplice giaciglio improvvisato, fatto di paglia legata con fragili cordicelle ed I resti di un piccolo fuocherello da campo. All’interno nessuna traccia, nessun indizio, niente di niente. Mi guardo intorno un’ultima volta, prima di fare nuovamente capolino dall’interno della grotta, notando ancora lo scrosciare della pioggia inarrestato. Senza uscire dal rifugio, quindi, alzo un po’ il tono della voce per poter essere udito un po’ da tutti, per poi pronunciarmi sul da farsi.

    Sembra che questo posto sia un buco nell’acqua. Se Yuna non ha piste da segnalare, proporrei di tornare a seguire il mio piano, adesso!

    Il tono è da vero leader. Sta ai miei compagni accettare o meno la mia leadership. Perdonatemi, su. D’altronde è pur sempre la mia prima missione importante!
    Scusate il ritardo, amici :rosa:
    Sorrow
    Equip:
    1x Wakizashi
    1x Tonico Coagulante
    Conoscenze e Maestrie:
    Popolari e linguistiche: I Livello
    Maestria: Combattente armato - Specialista in spade
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    Tra urla e strepiti degni del peggior despota, la distrazione del sensei porta il nostro rapido scambio di battute a trasformarsi, gradualmente, in un dialogo tra due ragazzi qualunque che si incrociano al tavolino di una locanda. Le due chiaviche che si picchiano al momento hanno talmente tanto da imparare che l'attenzione di quell'uomo è mantenuta costante su ogni errore commesso. Nel frattempo Shinji, il giovane che, fiero, si erge davanti a me, mi confessa di essere samurai da appena un giorno. Un sorriso rassicurante si dipinge nuovamente sul mio volto. Il mio sguardo lo scruta in cerca di eventuali segni di preoccupazione, tensione o paura per ciò che andrà ad affrontare, considerando anche chi sarà il giudice. Niente sembra turbarlo più di tanto. Questo depone a suo favore.

    Da un solo giorno? Wow! A pensarci bene, non lo ricordo nemmeno il mio primo giorno. Cerca di marchiarlo bene in mente, perché sono ricordi preziosi.

    Ho perso il conto di quante volte Jin mi abbia raccontato del suo primo giorno da samurai. Quella scintilla nel suo sguardo si riaccendeva ogni volta che tirasse fuori un aneddoto del suo passato da samurai.
    Mi volto di scatto verso il duello, richiamato da un urlo feroce del capitano Mikoto intento ad inveire contro i due samurai coinvolti.

    CARINO QUESTO STILE DI COMBATTIMENTO. VI MUOVETE CON LA GRAZIA DI UN UBRIACO E LA RAPIDITA' DI UN BRADIPO! AL POSTO! UN MINUTO DI PAUSA PRIMA DEL PROSSIMO SCONTRO!

    Leggermente divertito dal siparietto e dal sarcasmo del sensei, mi limito a soffocare una risata che, trovando le labbra serrate, esplode fuori dal naso in un sonoro flusso d'aria che, nel silenzio della sala, sembra attirare l'attenzione di Mikoto che, di scatto, si volta verso di me, scrutandomi con lo sguardo più glaciale che abbia mai visto, tanto da farmi raggelare all'interno. So già cosa mi aspetta, al termine del minuto concesso dallo scontro precedente. Quando Mikoto distoglie l'attenzione è il mio compagno a parlare, forse intuendo la situazione, presentandosi e chiedendomi come me la cavi nel combattimento. Ancora turbato dallo sguardo ricevuto precedentemente, non riesco subito a rispondere, limitandomi a farlo con un cenno del capo in risposta alla presentazione. Sussulto quando la voce dell'uomo fende nuovamente il silenzio del luogo, chiamando proprio la coppia formata da me e Shinji al centro della stanza per iniziare lo scontro. Beh, lo sapevo.
    Prendo un profondo respiro, voltandomi verso Shinji, prima di muovere il primo passo verso il luogo designato.

    Beh, Shinji, credo che lo scoprirai proprio adesso.

    Gli sorrido, mentre lo invito a seguirmi. Giunto al centro della stanza, assumo la mia posa da combattimento, in attesa che il mio avversario faccia lo stesso. Prima di iniziare, Mikoto prende un respiro che non lascia presagire nulla di positivo per le nostre orecchie.

    VI SPIEGO NUOVAMENTE LE REGOLE DI QUESTI COMBATTIMENTI!
    NON SONO PERMESSI FENDENTI, NE' AFFONDI. LE FORZE DEL VILLAGGIO SCARSEGGIANO GIA' E LE INFERMERIE NON HANNO CERTO BISOGNO DI ALTRI PAZIENTI! POTETE USARE LA VOSTRA WAKIZASHI PER COLPIRE L'AVVERSARIO, A PATTO CHE PORTIATE IL COLPO CON IL MANICO DELL'ARMA. QUALSIASI ALTRO STILE DI LOTTA È PERMESSO.
    BENE. PRONTI? SU, VIA!


    Complici il tono di voce e l'eco generata dalla stanza semivuota, ho capito solo l'essenziale di quel regolamento. Anche superfluo, direi. Non punto a trafiggere chiunque mi si pari davanti.
    Invito con un cenno della mano destra Shinji a muovere la prima mossa.

    Sorrow
    Res: 300
    Sta: 50
  8. .
    Ma sì, dai. Posta pure :si2:
  9. .
    Un primo fallimentare brainstorming mostra come la differenza di intenti e di ideologia possa rallentare enormemente un gruppo. Il giovane Ishivariano sembra placare I suoi istinti di protagonismo grazie alla flemma della kunoichi, tanto taciturna quanto convincente nei suoi silenzi. Anche lei sembra rimettersi alla decisione finale degli autoctoni. Restiamo solo io e Shinji, tra un’occhiata di intesa e l’altra, a prendere decisioni potenzialmente cruciali per la riuscita della missione. Io delineo un piano abbastanza lineare e, credendo di non essere interrotto, inizio quasi a mettermi in marcia verso il centro del cerchio. Nemmeno concluso il primo passo, la voce di Shinji interrompe il mio entusiasmo. Per essere un novellino ha un ottimo spirito d’iniziativa. Mi volto verso di lui con espressione interrogativa, mentre porto una mano al mento a grattare la barbetta ispida che lo popola. Non propone uno stravolgimento del piano, ma aggiunge semplicemente un’osservazione su un dato che, effettivamente, mi era proprio sfuggito. Uno dei luoghi sospetti sembra essere isolato dal resto delle scene del crimine. La proposta del giovane Obata è quindi quella di iniziare le ricerche da quella specifica posizione. Non posso dire che si tratti di una stupidaggine.
    Annuisco con espressione perplessa. Ho già preso la decisione di seguire il suo suggerimento, ma non voglio mostrarmi troppo accondiscendente. Apro nuovamente la mappa, osservandola con un’espressione profondamente concentrata, rigirandola un paio di volte tra le mani. Successivamente, con il tono pacato di un investigatore che non vuole ammettere la superiorità di un assistente, asserisco:

    Beh, effettivamente è un’osservazione acuta, Shinji..

    Mi volto sorridente al giovane samurai, spostando in seguito lo sguardo a sondare le espressioni facciali del resto della squadra, in cerca di eventuali segni di contestazione. Nessuno sembra essere contrario.

    …Credo che una deviazione non ci farà perdere poi tanto tempo, mal che vada.

    Il dito indice che prima indicava il centro del cerchio, viaggia ora verso il luogo sospetto segnato nel punto in basso della circonferenza, tracciando dei cerchietti attorno a quel triangolo in rosso. Mostro la mappa a tutti I presenti, in modo tale da essere quanto più chiaro possibile.

    Cambio di programma, quindi. Arriveremo al centro del cerchio passando per questo punto, prima. Se avremo fortuna, l’intuizione di Shinji si rivelerà veritiera e avremo l’occasione di portare a casa una missione in tempo record e andare pure a cena tutti insieme per festeggiare…

    Ripiego nuovamente la mappa, riponendola nel borsello che porto sempre legato alla cinta sulla vita. Scrollo le spalle, mentre continuo nel mio dire.

    …In caso contrario, potrebbe volerci un po’ di tempo. Comunque vadano le cose, ci troviamo davanti a qualcosa di davvero singolare e non sono sicuro che si tratti di una missione dallo svolgimento semplice. Se dovessimo trovarci distanti gli uni dagli altri ed in difficoltà per un qualsiasi motivo, proporrei di utilizzare una parola in codice da urlare per richiamare l’attenzione di tutti. Che ne direste di…

    Mi volto verso Yuna, apparente appassionata di botanica e del mondo floreale, mostrandole il sorriso più smagliante che ho, per poi proseguire nel mio discorso.

    …Camelia? Non sapendo contro cosa combattiamo e di che tipo di “follia” si tratti, qualcuno di noi potrebbe caderne vittima. Se dovesse avvertire qualcosa di strano avvenire nella propria mente, è caldamente invitato ad avvertire tutti con la parola in codice.

    Non so esattamente perché scegliere una parola in codice, ma ho letto in diversi libri di strategia che ogni squadra che si rispetti ne utilizza una per ogni evenienza. E chi sono io per contravvenire a queste usanze? Attendo pochi secondi in silenzio per ricevere eventuali richieste di chiarimenti. Esorto con un movimento della mano destra gli altri a seguirmi in modo tale da – finalmente – iniziare il nostro percorso.
    Le calzature affondano nella neve e quel rumore sembra quasi essere l’unico accompagnamento sonoro del gruppetto. Non sono un fan dei silenzi pubblici.

    Beh, direi che conviene approfondire un po’ le presentazioni.
    Mi chiamo Sorrow. So che è un nome strano, ma non so quale sia quello vero, quindi fatevelo andare bene o datemi un bel soprannome. Basta che sia figo, però.
    Sono un samurai da un po’ di tempo, ormai, ma ho ripreso da poco ad operare dopo un lungo congedo per assistere un parente malato.


    Porto lo sguardo al cielo, per quanto la visibilità di quest’ultimo non sia proprio al top, ostruita dal continuo intrecciarsi di rami di sempreverdi innevati. Ritorno subito ad osservare la strada, per poi riprendere la presentazione con il punto dolente.

    Per quanto riguarda le abilità, vorrei fare una premessa…

    Il tono di voce si abbassa, come quello di chi si vergogna profondamente di qualcosa e cerca in tutti I modi di nasconderla. È una caratteristica che non sono riuscito ancora ad accettare, considerato anche come sia continuamente circondato da gente in grado di usare qualsiasi trucchetto per portarsi in vantaggio sugli altri.

    …Non sono in grado di utilizzare il chakra in alcun modo. La mia arma è il mio corpo. Al vostro servizio.

    Beh, cercate voi di promuovervi meglio di così. Sembra quasi che la mia menomazione sia un vantaggio, a sentirla così. Sorrido, continuando a camminare, pronto a terminare una volta per tutte il discorso.

    E che mi dite di voi? Preferirei ci dicessimo eventuali assi nella manica prima di scoprirli in situazioni spiacevoli. Si ragiona meglio senza una lama puntata alla gola.

    Nel frattempo, il percorso continua verso sud, in cerca di indizi che possano condurci su una pista sicura. Chissà cosa ci aspetta.

    C'era veramente poco da scrivere e spero di avervi dato un bel po' di spunti di conversazione per i prossimi post. Come concordato con tutti, il mio post serve per evitare un giro superfluo agli altri. I componenti del team si spostano tutti verso il luogo sospetto indicato a sud del cerchio. Via libera al master :si2:
    Sorrow
    Equip:
    1x Wakizashi
    1x Tonico Coagulante
    Conoscenze e Maestrie:
    Popolari e linguistiche: I Livello
    Maestria: Combattente armato - Specialista in spade
  10. .
    Benissimo. Tra oggi e domani avrete il mio post. Sono felice di avervi evitato un giro superfluo :rosa:
  11. .
    Ma considerando che ne verrebbe fuori un giro di post (credo) striminzito solo per prendere una decisione e metterci in cammino, non sarebbe meglio (magari dopo un mio post in cui seguo Shinji e descrivo che tutti ci mettiamo in cammino) che posti direttamente Roy con la descrizione del luogo sospetto a sud?
  12. .
    Il quartetto si completa con l’aggiunta di due nuovi personaggi: uno strambo tizio dall’aspetto e dal fare esotici, con un taglio di capelli piuttosto azzardato e la capacità di tramutarsi in un gufo. O magari è solo un gufo con la capacità di trasformarsi in un tizio esotico un po’ bizzarro. Quel che certo è che l’entrata in scena è stata abbastanza teatrale, tanto da scatenare un fugace sorriso sul mio volto che si volatilizza nell’istante successivo, quando noto il saluto riservato alla ragazza dagli occhi color del cielo. Con professionalità mi ricompongo immediatamente, rispondendo alla presentazione del ragazzo-gufo con un semplice cenno di assenso.
    L’altro personaggio ad aggiungersi è una mia recente conoscenza, Shinji Obata. È stato mio “sparring partner” durante una sessione di addestramento militare. Un ragazzo certamente promettente, dal portamento più che consono ad un samurai, ma si tratta pur sempre di una recluta fresca d’accademia. Cercherò di guardargli le spalle sperando in uno svolgimento pacifico della missione. Spero al contempo che, a differenza mia, lui l’abbia ricevuta per via ufficiale. Nessuno sano di mente affiderebbe una missione troppo pericolosa ad un soldato appena formato. La mancanza di forze militari potrebbe portare anche a questo, a pensarci bene.
    Grossi tonfi si avvicendano uno dopo l’altro, come fossero passi di un gigante d’acciaio. L’attenzione del quartetto viene totalmente catalizzata da una figura in avvicinamento: un samurai evidentemente d’alto grado, completamente bardato nella sua armatura di ferro nero, la cui fierezza è apprezzabile dalla sola postura. La conferma arriva quando il samurai, arrivato in prossimità del gruppo, sfila l’elmo dalla testa svelando uno sguardo sicuro e apparentemente privo di emozioni. Si presenta subito come il capitano committente della missione, Hieiasu Kinemon, tradendo quello sguardo con un tono di voce particolarmente pacato, seppur risoluto. Lo stesso sguardo riservato a Yuna poco fa, ora si posa su quella figura così autorevole mai vista prima d’ora. È ricolmo d’ammirazione e al contempo di un pizzico d’invidia per quell’armatura fighissima. Guardandomi un attimo intorno, noto come tutti I miei compagni osservino il capitano con aria attenta e solo allora mi rendo conto di essermi perso nei meandri dei miei pensieri stupidi, immaginandomi in un’armatura altrettanto appariscente, perdendo totalmente l’inizio del discorso del capitano. Scuoto la testa un paio di volte e torno a focalizzarmi sulla missione. Annuisco un paio di volte per ostentare sicurezza, mentre mi appresto ad ascoltare.
    A quanto pare ci troviamo davanti ad un caso di follia di massa dislocato in un’area piuttosto vasta del paese. Il livello di dettagli piuttosto vago lasciato dal capitano è piuttosto preoccupante, considerando anche che si dilegua abbastanza in fretta dopo aver lasciato I fascicoli contenenti decisamente più informazioni sulla vicenda. Ho giusto il tempo di proferire poche parole, prima di vedere la figura del capitano dileguarsi all’orizzonte.

    Agli ordini, capitano Kinemon.

    Non so nemmeno se mi abbia sentito, in realtà.
    Mi volto verso il resto del gruppo con sguardo colmo di scherno nei confronti di quel capitano dal fare così strano. I fascicoli sono già nelle mani di Azibo, il tizio esotico con evidenti manie di protagonismo, che si appresta a leggerli. Man mano che va avanti con I dettagli, il mio stomaco sembra rivoltarsi come un calzino su se stesso. Si tratta di veri e propri casi di follia omicida incontrollata che non risparmia nessuno: innamorati, bambini, famiglie. Qualche goccia di sudore freddo scende dalla mia fronte, mentre tento di deglutire per reprimere I conati che spingono verso l’esterno. La testa si fa sempre più leggera, contemporaneamente l’espressione di tutti muta in una sempre più attonita. La più colpita sembra proprio Yuna, la Kunoichi della foglia che appare quasi estraniata dal contesto. Ad interrompere la mesta atmosfera e riportare il mio cervello sull’argomento principale ci pensa proprio lei. L’aria si carica improvvisamente di elettricità, producendo in ognuno di noi una reazione. Qualsiasi pelo corporeo si solleva trascinato dalla carica elettrostatica, permettendomi di avvertire l’anomalia. A giudicare da come si scusi subito dopo, sembra sia colpa sua. Non mi sono mai trovato davanti nulla di simile, ma siamo già a due stramberie su tre: L’uomo gufo e la meteoropatica. Ci manca l’uomo crotalo ed abbiamo formato un bel gruppetto di supereroi. Un piccolo sorriso di circostanza si dipinge sul mio volto, in risposta alle scuse di Yuna. Si spegne subito per lasciare spazio ad un’espressione particolarmente contrita e pensierosa. Ci troviamo davanti ad una missione con un rischio fin troppo elevato. Perché Jin ha voluto consegnarmela? E perché hanno mandato Shinji? Non sono morti abbastanza samurai durante la guerra? Vengo nuovamente strappato dai miei pensieri dalle manie di protagonismo dell’Ishivariano, che si propone come cane sciolto per indagare da solo.

    Forse non ti rendi conto della gravità della situazione. Non è nemmeno detto che si tratti di un nemico fisico.

    Mi pronuncio finalmente, con aria risoluta. Non sono un fan dei malati di protagonismo, specialmente se mi rubano la scena. La mano di Yuna viaggia repentina verso la manica destra del vestito di Azibo, come a volerne arrestare l’allontanamento. È probabile che ci si trovi sulla stessa lunghezza d’onda. Ciò che dice subito dopo ne è la conferma, seppur usi un tono non propriamente da leader.
    Successivamente passa a delle considerazioni ben più interessanti, che svelano una potenziale appassionata di botanica. Annuisco ammirato, mentre sposto nuovamente lo sguardo sui restanti compagni, curandomi di non perdere nessuno di vista. Faccio qualche passo avanti, avvicinandomi alla kunoichi e richiamando accanto a me gli altri due con un cenno della mano destra. Apro la mia cartella, sfoglio qualche fascicolo e ne estraggo infine la mappa. La mia espressione muta gradualmente da quella spensierata con la quale mi sono presentato, fino ad adombrarsi totalmente, mostrando una visibile concentrazione cerebrale sul caso.
    Continuo ad osservare I vari fascicoli e spostare lo sguardo repentinamente da questi alla mappa e viceversa.

    È necessario capire se queste persone avessero qualcosa in comune tra loro.

    Sussurro tra me e me, abbastanza forte per essere udito dal resto del gruppo, ma nulla sembra balzare all’occhio come una coincidenza determinante.

    Nulla… Sembra non esista un profilo preferenziale per le vittime.

    Contemporaneamente la mia mano destra si chiude in un pugno ad esclusione dell’indice, che viaggia velocemente verso la mappa, posandosi esattamente al centro del cerchio designato, coprendo l’esatto punto al quale si riferisce.

    Proporrei di iniziare le indagini esattamente dal centro del cerchio. È l’unico punto dell’area interessata in cui uno dei luoghi sospetti è esattamente accanto ad uno dei luoghi del delitto. Si tratta inoltre di un punto abbastanza alto, nonché equidistante dagli altri luoghi segnalati, questo ci permetterà di osservare dall’alto la scena, per tenere d’occhio movimenti sospetti. E soprattutto, successivamente…

    Mentre parlo, traccio una spirale con l’indice all’interno del cerchio, per illustrare il movimento che le successive indagini seguiranno.

    …Compieremo questo percorso a spirale, per essere certi di coprire tutta l’area e non tralasciare nulla. È di certo un metodo più dispendioso in termini di tempo ed energie, ma è l’unico modo per non trascurare nessun dettaglio. Spero di essere stato chiaro.

    Un rassicurante sorriso si proietta negli occhi di chiunque mi stia guardando. Considerando che I bollenti spiriti di Azibo sembrano essere stati placati da Yuna, che quest’ultima si rimette alla scelta dei samurai e che sono il più anziano tra gli unici due esponenti del bushido, ho deciso di prendere in mano le redini. Sperando di essere ascoltato dal resto del gruppo, li esorto nuovamente a seguirmi, senza però staccarmi prima dell’eventuale decisione collettiva.
    Sorrow
    Equip:
    1x Wakizashi
    1x Tonico Coagulante
    Conoscenze e Maestrie:
    Oratorie e popolari: I Livello
    Maestria: Combattente armato - Specialista in spade
    NOTE: Come descritto, Sorrow non si separa dal gruppo, ma propone il suo percorso :si2:
  13. .
    L'ennesima mattina in quel di Tetsu. Foste in casa mia, potreste udire perfettamente il suono di denti che affondano in una succosa mela verde e, raggiungendomi nella mia stanzetta, potreste guardarmi mentre, con aria pensierosa, scruto il mondo esterno da poco inondato dalla poca luce che un'alba castrata da un fitto strato di nuvole riesce a far filtrare. Un profondo sospiro smuove la tenda davanti a me.

    Beh, quantomeno non nevica.

    Commento sarcasticamente, mentre con un balzo felino scendo dal letto sul quale ero appollaiato. Dopo la morte di Jin, il mio unico compagno in casa è il silenzio, con il quale convivo a fatica, se devo essere sincero. Quel burbero vecchiaccio era un continuo rimprovero ambulante e di certo mi manca molto, ma ogni giorno che passa continuo a ripetermi, forse per convincermi, che sia stata la scelta migliore.
    Il rumore dello spazzolino che gratta i miei denti è quasi assordante in questo piccolo bagno, senza nemmeno qualcuno che si schiarisca la voce dalla stanza accanto. È assurdo come il silenzio sembri un bene di prima necessità quando si è immersi nel rumore e come la situazione possa ribaltarsi in uno schiocco di dita. Quanti strani pensieri possono affollarsi nella mente di un uomo durante una bella doccia calda.
    Ancora nudo mi reco in stanza per prepararmi alla giornata. Indosso un comodo kimono di colore rosso al quale lego sul fianco destro, tramite un'apposita cintura di tessuto, la wakizashi di Jin.
    Esco di casa cercando di guardarmi intorno il meno possibile, puntando direttamente verso la porta, che si apre in seguito all'applicazione di una leggera pressione delle dita indice e medio della mano destra sulla maniglia, mettendomi di fronte alla visione di una Tetsu ancora distrutta, seppur più unita.
    Vorrei tanto fermarmi a dare una mano alla gente per ricostruire, ma oggi il volontariato dovrà aspettare: sto per rimettere piede in accademia dopo un lungo periodo d'assenza giustificata per accudire il mio malato padre adottivo. E come se non bastasse, se non inizio ad affrettare il passo, arriverò di certo in ritardo.
    Percorro la via principale del villaggio salutando con rapidi cenni del capo tutte le persone che ho aiutato in questi giorni. Non sono nemmeno certo che sappiano come mi chiamo, però non ho avuto veramente molto da fare in questo periodo, quindi perché non dare una mano?
    Compiuto il percorso prestabilito, l'accademia militare mi si para davanti esattamente come la ricordavo. Sembra che la guerra civile non l'abbia minimamente intaccata. Ho come l'impressione che non sia una casualità, considerati gli interessi di entrambi gli schieramenti per rimpolpare i rispettivi eserciti. Le case della povera gente sono sicuramente una perdita più accettabile.
    Prendo un bel respiro e varco la soglia. Ciò che mi accoglie è esattamente ciò che mi aspettavo: puzza di sudore, rumori di spade che cozzano le une con le altre e urla di capitani intenti ad abusare del loro potere sulle ultime reclute. Solita vita, insomma.
    Mi reco in fretta al campo d'addestramento. Lo trovo seguendo la "squillante" voce del sensei, Renji Mikoto: una sorta di psicopatico particolarmente attento a non scendere sotto i 200 decibel con il tono di voce.

    DISPONETEVI IN DUE FILE ORDINATE, UNA DI FRONTE ALL'ALTRA!

    Corro, cercando di evitare una delle sue ramanzine già al primo giorno dopo il congedo. Giunto davanti al campo d'addestramento, noto un ragazzo un po' spaesato che si aggira per i corridoi con aria un po' perplessa. A giudicare dal giovane aspetto e dall'espressione sveglia, deduco si tratti di una nuova recluta. Vorrei evitare anche a lui il trauma del primo impatto con quel folle di Mikoto. Mal che vada, faccio una brutta figura. Devio dalla traiettoria originale, avvicinandomi al ragazzo. Una pacca sulla spalla destra dovrebbe bastare a richiamare la sua attenzione.

    Se è il campo d'addestramento che cerchi, è proprio qui vicino. Seguimi e fai esattamente come faccio io.

    Dico, non perdendo nemmeno per un momento il rassicurante sorriso che mi contraddistingue. Mi accovaccio, sgattaiolando verso l'entrata del campo d'addestramento. Solo una porta mi separa dalla meta, non resta che aprirla con cautela e sgattaiolare dentro l'enorme struttura. Due dita esercitano una pressione sul maniglione simile a quella usata in precedenza per aprire la porta di casa. La porta si apre senza fare alcun rumore. La spingo leggermente per consentire il passaggio e in un lampo mi infilo al suo interno. Ciò che mi si para davanti è esattamente ciò che mi ero immaginato.



    Un enorme edificio spoglio, completamente colorato in antracite, al centro del quale due file di soldati sono poste specularmente l'una all'altra. Nessuno fiata.
    Qualora mi stesse seguendo, trascinerei delicatamente con me la giovane recluta appena incontrata mentre, ancora di soppiatto, mi muovo verso la fine della fila. Il sensei, troppo impegnato a sbraitare contro la prima coppia intenta a darsele di santa ragione, non riesce a notare l'aggiunta di una nuova coppia. Raggiunta una posizione sicura in fondo alla fila, inspiro profondamente e porto il petto in fuori, imitando i miei contigui. Nell'eventualità in cui il malcapitato nuovo arrivato abbia deciso di seguirmi, mi troverei ora esattamente di fronte a lui, osservandolo negli enigmatici occhi, mentre un nuovo sorriso rassicurante mi si dipinge sul volto. Mi volto repentinamente verso l'altro capo della fila, notando che il sensei è ancora troppo impegnato ad osservare lo scontro della prima coppia. Sciolgo la posizione autorevole sbuffando, mentre sussurro:

    Sorrow, piacere. Credo che ci tocchi combattere, tra non molto. Sei una nuova recluta?

    Il tono è amichevole, così come la postura di certo non consona alla situazione, ma chi ha voglia di stare sull'attenti per tutta la durata dell'esercitazione?

    Sorrow
    Sentiti pure libero di non seguire Sorrow e di entrare nel campo d'addestramento come credi sia meglio per il tuo PG :si2:
    Attacca pure nel prossimo turno :si2:
  14. .
    Oh issa! Oooooooh issa! Oooooooooooooh issa!

    Scandisco chiaramente il ritmo di sollevamento dell’imponente trave in legno che stringo tra le mani, coadiuvato da altri due volontari, mentre con qualche sforzo riusciamo a liberare il passaggio bloccato dalla stessa, permettendo nuovamente il transito per la strada a tutti I mezzi provvisti di ruote. È una mattina come tante, a Tetsu, dalla fine della guerra civile. Ci si alza, si osserva con sarcasmo l’immutabilità del clima rigido, si fa una abbondante colazione e si scende in strada per rendersi utili ed accelerare I processi di ricostruzione. E di lavoro da fare ce n’è parecchio, credetemi.
    Nonostante tutto intorno sia ancora distrutto, l’ambiente è permeato da un clima di pace che da tempo non avvertivo. Tutti sono pronti a correre in aiuto del prossimo, sotto ogni punto di vista. Questo stimola ancor più la mia voglia di dare una mano alla comunità. Il fatto di aver perso di recente l’unica persona che abbia mai amato, probabilmente, contribuisce al desiderio di restare quanto più possibile fuori casa. Un sorriso gonfio di rammarico mi si dipinge sul volto, mentre volgo lo sguardo al cielo coperto di Tetsu.
    La mattina continua tranquilla tra le strade del villaggio del ferro, tra rimozione di macerie e pulizie straordinarie di edifici pericolanti. Niente di particolarmente entusiasmante, ma non posso dire mi dispiaccia. Dopotutto, solo da poco il medico mi ha dato il via libera per riprendere le attività a pieno regime. C’è sempre tempo per l’avventura. Per di più, s’è fatta ora di pranzo.
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    Le vie del centro si svuotano rapidamente. Chi è ancora in possesso di una casa integra sa dove tornare per trovare un piatto caldo, ma chi ha perso il proprio rifugio non è stato dimenticato: chiunque può chiedere un pasto caldo presso degli edifici che fungono da centri di soccorso per sfollati. E a giudicare dalla velocità alla quale vengono raggiunti i suddetti centri, direi che la fame è parecchia.
    Percorro la via principale con passo pacato, guardandomi intorno e rimuginando su quanto lavoro ci sia ancora da fare per riportare il villaggio del ferro ad una situazione normale. D’un tratto, da una delle viottole che confluiscono nella strada principale, sbuca fuori una misteriosa figura incappucciata che cammina nervosamente nella mia direzione, ma con verso opposto. Cerco di focalizzarlo da lontano, ma riesco a capirne, dalla corporatura, soltanto il sesso: ho di fronte un uomo. O una donna molto mascolina.
    Non sembra intenzionato a cambiare il suo percorso, né tantomeno lo sono io. L’unica differenza è l’andatura. La mia rimane ciondolante, nonostante capisca la stranezza della situazione, proprio per non dare nell’occhio. L’andatura dell’incappucciato si fa sempre più nervosa, quasi come volesse venire a darmi una testata in pieno naso.
    Sento solo il rumore dei nostri passi, adesso. Sono una corda di violino tesa al punto giusto, pronto ad estrarre la mia wakizashi ed affettare qualunque malintenzionato voglia approfittarsi di Tetsu durante un momento così delicato. A pochi centimetri l’uno dall’altro, nessuno dei due fa la prima mossa. Poco dopo, il primo a compiere un movimento è proprio l’incappucciato misterioso, che giunto nelle mie immediate vicinanze, compie un fulmineo movimento con il braccio sinistro, afferrandomi il polso. E a questo punto mi direte: gli hai tagliato la mano con la tua wakizashi? Beh, se vi dicessi di sì, mentirei spudoratamente. È stato talmente veloce da avere il tempo di piazzarmi in mano un bigliettino, avvicinarsi al mio orecchio e sussurrarmi, con tono estremamente beffardo:

    Dovresti imparare a celare meglio la tua tensione di fronte ad un potenziale avversario. Buon lavoro!

    Prima ancora che potessi mettere mano alla Wakizashi. Si è come volatilizzato in un battito di ciglia, lasciandomi lì con mille interrogativi ed un solo foglietto di carta sul quale erano impresse le direttive per un lavoro di indagine commissionato da un capitano del villaggio, in cerca di soccorso ninja, probabilmente a causa dell’elevato numero di feriti dovuto alla recente guerra.
    Leggo e rileggo il foglietto in cerca di qualcosa di sospetto, ma nulla sembra essere fuori dalla norma. Ripensando al losco figuro incontrato poc’anzi, un dettaglio mi torna alla memoria: il suo tono di voce!

    Ma come ho fatto a non pensarci?!

    Sussurro tra me e me, stringendo I denti. La voce di quel tizio era identica alla voce di Jin, il ronin che mi ha salvato dal lago ghiacciato nel quale sono finito pochi giorni prima, che mi ha anche fatto visita in ospedale, millantando un legame con il mio padre adottivo, suo omonimo. Un motivo in più per non poter rifiutare quell’incarico.


    Il mattino di qualche giorno dopo, indossati dei vestiti comodi, fatta un’abbondante colazione e commentato sarcasticamente il clima uguale ai giorni passati, sono pronto ad uscire conscio di dove sto per andare, a differenza dei giorni precedenti in cui qualsiasi lavoro andava bene per aiutare la comunità.
    Casa mia non dista molto dalle porte di Tetsu, ma non sono ancora sicuro del contenuto di quel bigliettino, pertanto non mi resta che fare il giro lungo, un percorso alternativo che prevede il passaggio attraverso viottole e qualche tetto. Ed è proprio su un tetto che arresto la mia corsa, in modo tale da poter osservare dall’alto la situazione. Qualcuno è effettivamente già arrivato sul posto. Sembra che la missione esista sul serio. Come abbia trovato me, è un mistero, ma non mi resta che buttarmici dentro per scoprirlo.
    Scendo dal tetto sul quale sono appollaiato trovando appigli sul muro esterno della casa, mentre non scosto lo sguardo dalle porte del villaggio. La figura della ragazza già arrivata si fa sempre più chiara ai miei occhi: I suoi capelli hanno il colore dell’orizzonte tra un paesaggio innevato ed un cielo sereno. Il contrasto con la carnagione scura, simile alla mia, mi intriga. È una nota stonata, se paragonata alle carnagioni tipiche del villaggio del ferro, generalmente diafane.
    Riesco ad udire le sue parole. Si chiama Yuna. Mi imbambolo giusto qualche secondo a guardarla, prima di fare un paio di passi decisi ed avvicinarmi finalmente al luogo d’incontro. Sposto lo sguardo repentinamente dalla persona incaricata di accogliere I partecipanti alla missione, riportandolo su Yuna, mentre un profondo respiro fa da preludio alla mia presentazione.

    Sorrow. Soldato di Tetsu. Sono qui per fungere da guida del villaggio e collaboratore in missione. Spero di poter essere utile.

    La mia bocca si inarca in un sorriso rassicurante, mentre la mia mano destra viaggia in cerca della chioma corvina, affondandovi le dita. Il momento di sfoggiare le poche armi di seduzione che posseggo è arrivato. E perché no, magari è pure il momento di mettermi in luce agli occhi delle istituzioni. Due piccioni con una fava.
    Sorrow
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    1x Wakizashi
    1x Tonico Coagulante
    Conoscenze e Maestrie:
    Popolari e linguistiche: I Livello
    Maestria: Combattente armato - Specialista in spade
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    Ed eccoci finalmente alla fine, o meglio, all’inizio di questo racconto. Fermo su questo letto, tormentato da questo incessante rumore di gocce infrante sulla ceramica di quel maledetto lavandino.
    Il tempo corre lasciando indietro chiunque si fermi, però. E mentre io combatto contro il mio stesso corpo, fuori un’altra guerra si sta consumando: l’epilogo della duratura battaglia tra I veri samurai ed I mercenari. Nessuno si risparmia ed il fragore dei colpi è ben udibile dalla mia stanza, seppur non ne capisca la natura fin quando non sento il preoccupato vociare dei medici travolti dall’ondata di feriti più grande degli ultimi anni. Molti devono essere trattati con la massima urgenza e le mie condizioni, ormai stabili, permettono loro di ricevere tutte le attenzioni del caso.
    Resto solo nella stanza, mentre il lavandino ha ormai smesso di perdere e il rumore della battaglia che infuria all’esterno è accompagnato solo dallo sfilare delle barelle lungo il corridoio dell’ospedale.
    D’un tratto, il fragore che riempie l’aria sembra quietarsi quasi del tutto. Un’abbagliante luce bianca fuori dalla finestra è in grado di farmi strabuzzare gli occhi, seppur per un momento. Chiaramente non ho visto nulla e non sono riuscito a tenere gli occhi aperti per più di qualche momento, forse a causa dei sedativi o a causa del fatto che non li apro da diversi giorni.
    La porta della mia camera si apre di scatto. Un rumore di passi decisi scandisce il tempo che sembrava essersi fermato assieme ad ogni rumore esterno. Sono chiaramente passi di un uomo che si reca fino ad un punto della stanza, per poi adagiarsi su una poltroncina in un angolo. Sfoglia delle pagine. Che stia leggendo il giornale?

    So bene che puoi sentirmi. I tuoi segni vitali sono tipici di una persona cosciente. Ti stai chiedendo chi io sia, probabilmente…

    Il tono di voce è pacato, amichevole, ma risoluto. Non credo di averlo mai sentito prima. Quello che mi colpisce è che mi trovo davanti alla prima persona che si è accorta del mio stato di coscienza. Vorrei muovere anche un solo muscolo per rispondere alla sua domanda, ma il massimo che riesco a flettere è il dito indice della mano sinistra che, compiuto un movimento verso l’alto, viaggia verso il materasso, schiantandosi su esso e producendo un lieve rumore sordo.

    …Come sospettavo. Il mio nome è Jin…

    La casualità genera in me un sobbalzo che si traduce in un aumento del ritmo cardiaco, con conseguente aumento del ritmo respiratorio. Un nome la cui lacuna lasciata nella mia esistenza è troppo fresca per poter essere udito di nuovo senza ripercussioni.

    …E sono colui che ti ha tirato fuori dal lago ed ha portato in salvo il corpo del tuo maestro. Conoscevo Jin “Il Toro” Miyazaki. Un grande samurai troppo presto sottratto al suo cammino d’onore.

    Quelle sono le parole che vorrei incidere sulla lapide del mio padre adottivo, ora che di certo riuscirà ad averne una grazie al gesto caritatevole del signore che, dopo avermi salvato, mi regala la sua compagnia in una stanza ormai troppo solitaria. A che prezzo, mi chiedo?

    La guerra tra lo schieramento di Severa e quello di Chul Moo Lee è finita. Ha vinto la prima con l’aiuto dei ninja. Ti conviene svegliarti domani per goderti I festeggiamenti finali.

    Lo immagino sorridente, mentre finisce il suo dire continuando a sfogliare le pagine di qualsiasi cosa stia leggendo.
    Tento più volte di aprire gli occhi ed ogni tentativo mi premia con qualche istante di visione in più. Vorrei guardare la faccia di quell’uomo tanto misterioso, ma lo sforzo si fa sempre più consistente e finisco per crollare in un buio ancor più profondo di quello dato dai miei occhi chiusi, in cui ogni organo di senso finisce per spegnersi pian piano.
    Il giorno successivo riesco anche ad avvertire l’alba che mi illumina il viso, come segno di una migliorata percezione di ciò che mi circonda. L’infermiera entra in camera con il fare stanco di chi non ha chiuso occhio danzando tra una stanza e l’altra ad assistere chi più necessita di cure. Mentre si occupa di cambiare la mia flebo, sento la sua mano fredda andare in cerca del mio polso, probabilmente per sentirne le pulsazioni. Non so da quanti giorni mi trovo in quel letto, ma il minimo che possa fare è convogliare le energie verso il braccio che lei stringe tra le mani, ricambiando delicatamente la stretta, cingendo le sue dita con le mie.

    Grazie di tutto.

    Sussulta sorpresa quando capisce la mia situazione. Poi si lascia andare ad un sorriso commosso mentre completa I controlli di routine. La sento respirare in modo strano, come se stesse piangendo. E la sua voce rotta subito dopo lo conferma.

    È il mio dovere…

    Dice con risolutezza, ma sembra quasi ricordarlo a se stessa in un momento nel quale, forse presa dalla stanchezza, forse dallo sconforto, ne dubita anche lei. Lascia la stanza qualche momento, per poi tornare con il medico di turno. Quest’ultimo, informato della mia condizione, entra nella stanza già pronto ad espormi la sua visione.

    Hai proprio avuto una bella fortuna, giovanotto!
    Non sono tanti a poter dire di essere sopravvissuti ad un bagno nel lago ghiacciato di Tetsu. E probabilmente non potresti farlo nemmeno tu, se un ronin non ti avesse portato qui in condizioni gravissime. Hai combattuto bene, però. Il solo fatto che tu non abbia riportato danni permanenti è già una vittoria. E a quanto pare sei già cosciente. Se continui di questo passo, sarai in grado di andartene qui sulle tue gambe tra qualche giorno. E magari stasera potrai pure goderti qualche fuoco d’artificio.


    A quanto pare, Jin, il ronin che mi ha portato qui in seguito alla mia disavventura, non ha mentito riguardo ai festeggiamenti dovuti alla vittoria dello schieramento samurai. Non aver partecipato alla battaglia non causa in me dei sensi di colpa, perché non credo che sarei riuscito a combinare qualcosa, oltre all’aggravarsi della situazione di quella povera infermiera in ospedale. Probabilmente tutto il trambusto generato il giorno prima è scaturito da chissà quali tecniche ninja: draghi di fuoco, topi di fulmine, manguste di muschio o chessò io! Il deficit che mi porto dietro, non riuscendo ad usare in nessun modo il chakra, mi rende quasi inutile nel combattimento.
    Mi volto verso il medico e apro a fatica gli occhi, riuscendo quasi a percepire lo strozzamento della pupilla in seguito all’inondazione della luce esterna. Riesco a focalizzare sia lui che l’infermiera: una ragazza acqua e sapone, forse troppo impegnata per truccarsi, con un’espressione stanca in volto. Esattamente come l’ho immaginata. Sorrido e, con voce flebile, rispondo.

    Grazie. Vi devo la vita. Sapete dirmi qualcosa sul ronin che mi ha portato qui?

    Entrambi scuotono la testa rammaricati.

    Pensavamo di fare a te la stessa domanda, in realtà. Si tratta di un tipo parecchio misterioso. Non siamo riusciti nemmeno a vederlo in volto a causa del grosso cappello di paglia che gli copriva tutto il volto. Non si è nemmeno fatto più vivo, dopo.

    Celo la sorpresa dovuta all’ultima notizia con un sorriso forzato, per poi annuire e voltarmi verso il soffitto. Gli occhi tornano a chiudersi da soli, ma ciò che ho appreso non mi permette di riposare in nessun modo. Con chi ho parlato ieri, allora?
    Passano le ore e, tra una congettura e un pisolino, giunge la sera. I preparativi per la festa sembrano quasi la festa stessa, da quanto rumore generano, mentre io cerco di risparmiare le energie in attesa di poter scorgere un barlume di gioia dopo tanto dolore. Continuo a riposare.

    Urrà per Severa! Urrà per Tetsu!



    Mi sveglio di scatto a causa del forte rumore dei festeggiamenti. I fuochi d’artificio tingono il cielo notturno con I colori più vividi, mentre fuori è tutto un vociare allegro, un continuo brindare. Vorrei partecipare, ma al contempo so che non lo merito. Mi limito ad osservare dall’esterno come ho sempre fatto, mentre una voce interrompe il mio rimuginare.

    giphy


    Ti sei ripreso, finalmente.

    Mi volto di scatto accusando un forte dolore al collo. Sulla stessa poltroncina della stanza giace, in totale relax, un samurai vestito da un kimono blu, con una lunga chioma nera che, raccolta in una coda, lasciava comunque penzolare sulle spalle due lunghe ciocche di capelli. Lo sguardo interrogativo che rivolgo verso il soggetto vale più di mille domande.

    Già, sono rimasto qui tutto il tempo. Banali tecniche per celare la posizione bastano per chi non è avvezzo a questa roba.

    Porto una mano tra I capelli, mentre a fatica cerco di sollevare la schiena per assumere una posizione più adatta ad un dialogo, cercando di sedermi sul letto. Con non poco sforzo, riesco a posizionarmi con la testa che continua a girare per il cambio di posizione.

    Il ronin che mi ha salvato? Sei tu? Jin? Perché tutto questo mistero e questo continuo nascondersi? Chi sei?

    Sul volto del samurai si stampa un sorriso intrigante, che preannuncia una risposta succulenta, piena di informazioni. O forse ho solo troppe aspettative.

    È meglio che di me si sappia poco qui, almeno per il momento. Per quanto riguarda il nostro incontro, posso dirti che non è stato affatto casuale. Dovevo un favore al tuo paparino adottivo e mi serve che tu sia vivo per portare a termine il mio compito.

    L’entrata in scena dell’infermiera costringe il samurai a dileguarsi nuovamente, ma a giudicare dal riaprirsi della porta alle spalle della donna, credo che non si tratti di una semplice tecnica di celamento della posizione. È proprio andato via. Nel frattempo l’infermiera mi si avvicina con aria di rimprovero a causa dello sforzo eccessivo fatto per cambiare posizione. Mi esorta a sdraiarmi nuovamente, mentre le sorrido imbarazzato. Nel frattempo la mia testa continua a rimuginare sulle informazioni acquisite e crea collegamenti anche improbabili, mentre il mio sguardo fissa il vuoto fuori dalla finestra, oltre ogni spettacolo pirotecnico.
    Devo uscire da qui, Il prima possibile.
    FINEH.


    Edited by Ten - 21/4/2020, 20:01
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