[B] Neve Rosso Sangue

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    Con la fine della guerra civile, in tutto il Paese del Ferro hanno iniziato a verificarsi strani delitti non sempre imputabili a Samurai fuggitivi o briganti.
    Chiediamo l'aiuto dei villaggi alleati per far luce su questo macabro mistero, chi deciderà di rispondere a questa richiesta si rechi il giorno XX/XX alle ore xx.xx alle porte di Tetsu

    Capitano Hieiasu Kinemon


    Sarà una missione abbastanza particolare quindi non ci sono restrizioni di grado, prenotatevi e successivamente postate editando la prenotazione stessa. Iniziate dal modo in cui acquisite la missione fino all'arrivo alle porte di Tetsu.
     
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    Ishivar's Warriors
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    Mentre volavo alto nel cielo le prime cime innevate iniziavano a scorgersi in lontananza. Fu una sensazione piacevole rivedere un luogo tanto familiare, una stretta al cuore che non provavo ormai da tempo. Tetsu era sempre stata una seconda casa per me, la terra dei samurai era il posto in cui mi rifugiavo da ragazzo ogni volta che qualcosa non andava, le montagne ghiacciate erano sagge consigliere e il loro profondo silenzio valeva spesso più di mille parole. Tra quelle cime innevate avevo imparato a volare, salendo fin sulle catene più tempestose e selvagge mi ero allenato a combattere la natura fino a sconfiggerla, per poi diventarvici amico. Ah, che bei tempi quelli in cui potevo volare spensierato nelle belle giornate di cielo limpido e guardare l'orizzonte contemplando l'infinito con la mente sgombra dai problemi. Ora non era più così purtroppo, ero sempre pieno di pensieri, e non ero sereno da non so quanto tempo. La mia terra era stata profanata, distrutta, violentata da dei criminali spietati. I miei familiari e molti dei miei amici erano morti, e i pochi superstiti si erano trovati dei nomadi senza terra, feriti nell'animo e nell'orgoglio. Ma il nostro tempo sarebbe giunto ancora, un giorno ci saremmo ripresi quel che era nostro, o saremmo morti nel tentativo di farlo. Non c'era dubbio.

    icevill



    Il villaggio si scorgeva in lontananza, una landa ghiacciata mi separava dalla mia destinazione e decisi di percorrere anche l'ultimo tratto in volo. Quelle terre non erano più sicure come un tempo, gli uomini del nemico sorvegliavano i confini e nessuno poteva sapere quanto si fossero spinti oltre. Nella mia forma di gufo osservavo la distesa ghiacciata dall'alto, percorrendola in solitaria. Il vento s'infilava tra le mie piume e mi cullava, trasportandomi nella giusta direzione in modo che non dovessi nemmeno sforzarmi. Infine arrivai a Tetsu. Sorvolai il villaggio dando un'occhiata dall'alto, avevo sentito che la guerra civile aveva devastato il paese e quel che vidi lo confermò a pieno. Tetsu era distrutta per la gran parte, molti uomini lavoravano alla sua ricostruzione, collaborando pacificamente come da tempo non si faceva da quelle parti. Abbassai il mio volo, poggiandomi su un muro in rovina e osservando alcuni di quegli uomini a lavoro. Le persone si davano da fare piene di spirito, e anche in mezzo a tutta quella devastazione sembravano finalmente fiduciose in un futuro migliore. Si respirava un'aria positiva, ognuno faceva il suo e tutti insieme si marciava in un'unica direzione, in avanti. Tetsu aveva di nuovo un popolo unito, e questo era importante anche politicamente nella lotta contro il nemico comune. Ora che Ishivar era caduta non ci sarebbe voluto molto probabilmente prima che anche Tetsu subisse il giogo del male, ma non potevamo permetterlo.

    Non c'è ancora nessuno...

    Io dal canto mio non ero li per caso, avevo raccolto la chiamata per un incarico, e mi era sembrata la giusta occasione per vedere come andavano le cose da quelle parti. L'appuntamento era alle porte del villaggio, volai un po' sopra le mura in cerchio come un avvoltoio, poi mi posai su un albero nei paraggi, uno dei pochi vegetali che riusciva a sopravvivere a quelle temperature, e li aspettai...

    CITAZIONE


    Edited by Cagnellone - 18/4/2020, 16:56
     
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    Parlato Yuna
    Pensieri Yuna
    Parlato Azibo



    Il viaggio non fu facile e lei non era nemmeno vicino alla meta, lo poteva avvertire da qualche cartina ed indicazione chiesta ai venti di passaggio. I suoi piedi e le gambe già imploravano perdono da giorni eppure nell'indecisione e fatica più totale non fu affatto semplice notare un minimo svilimento nella Kunoichi. Armata delle più misteriose intenzioni - e chiaramente del suo fido armamentario - si era gettata ad anima e corpo in quella traversata che la trascinò oltre le foreste di Konoha e molti confini del Paese della Pioggia e del Paese delle Verdi Acque; si sarebbe poi diretta all'interno del Paese della Roccia dove avrebbe ricercato sentieri diretti proprio a Tetsu, il centro nevralgico della guerra civile che lei non aveva minimamente sfiorato. Probabilmente risultava la persona meno adatta a quel genere di missione - tra l'altro una di grado B - suscitando nei suoi superiori tipiche domande che lei avrebbe ignorato o fatto carta straccia con un ghirigor di voce bene assestata. Non era nata per farsi mettere i piedi in testa, o almeno poteva esserlo nata come fioraia ma non come ninja, quella sua nuova esistenza si brontolava cullata in poteri di strana comprensione, emozioni ed incontri più o meno ufficiali. Si trovava vicino ad una piccola catapecchia sconsacrata dalla vita, una di quelle che soli quattro assi rimanevano lì a venerare un calore familiare ormai dispero in scricchiolii lontani, come sussurri o lamenti di un gelido ricordo a lei impalpabile. Durante il pernottamento - alla luce tenute di una speranza - tirò fuori un certo foglio ben curato, lo rigirò tra le dita e lesse a bassa voce, come per farsi ascoltare dai fantasmi di quell'abitazione e donare loro un po' di vita, o almeno una sua pallida imitazione.

    Guerra civile. Morti. Samurai..

    Soppesò la pienezza di quelle parole, con lentezza le esaminò una ad una e fece vorticare le dita con lenta pigrizia lungo la sua firma dove si attestava la partecipazione alla missione. Era stato uno scontro arduo contro quello Kobunaga ma alla fine aveva trionfato e vinto - come sempre - strappando un consenso per partire, per distaccarsi da quel nido che emanava malinconia e familiarità. Sensazioni che a quanto pare non fecero in tempo ad inseguirla che già lei le teneva con se; fu dura scoprire che ciò la rendeva forte non era un luogo ma semplicemente se stessa. Per molti un dono, per altri una maledizione. Per lei - Yuna - l'ennesima scoperta di ciò che aveva accumulato nel petto, tra emozioni e potere, un miscuglio che ora teneva sotto chiave, a tripla mandata, scoraggiando la sua anima a fiorire nei dintorni. Dovrei pensare alla missione. sospirò insieme ad un pensiero che emerse dalle viscere delle sue ripetute riflessioni. Fece stiracchiare nuovamente il foglio tra le dita e rigirò l'attenzione su ogni dettaglio che le poteva essere sfuggito, su quelle parole che nuovamente danzarono sulle labbra che mimarono mute la loro forma. Morte. Guerra. Samurai. rifletté a lungo, in silenzio, soffermando i respiri in qualche momento intenso che la esorto a chiudere gli occhi, a ritirarsi in un luogo che apparteneva solo a lei. Si addentrò nelle viscere della sua essenza e se ne vestì di ardenti flutti emotivi, paure vorticose si animarono attorno ai suoi arti mentre lei - stella cometa - si fece trascinare da quelle bestie. Le lasciò nuovamente fare - come fu con Kobunaga - e con piccoli tocchi li ammaestrò senza costringerli, liberò quelle oscure riflessioni di terrore così che ancora più prepotentemente poterono afferrarla e minacciare la lucentezza delle sue vesti. Morte. con la voce di un'antica compagnia - che non fu voce ma pensiero - la evocò a farsi strada con lei, con i suoi flutti d'anima colorati e le scure paure. La attendeva al varco, leggera e seria. Emerse finalmente. Esalò il suo viaggio in un profondo sospiro e la notte le spense i pensieri dalla testa, come una piccola lampadina stanca fu tempo di temprare il sonno e abbandonarsi ai successivi giorni di viaggio.

    Diversi giorni dopo ~ Tetsu


    Per lei quel luogo non fu eccezionalmente freddo, le vesti e le sue origini sembrarono vibrare all'unisono in ogni passo che scioglieva la neve. Avvertiva sulla sua pelle un lontano ricordo che la fece sorridere di cuore, un'espressione che non si spense quando sulla fronte venne legato il coprifronte, un giro di elastico ai capelli e continuò ad avanzare a passi pesanti, ovattati come i pensieri in riposo nella sua testa. Era riuscita a dominarli in una lontana notte di viaggio, li poteva sentire protestare controvoglia se avesse dato ascolto alla neve lì attorno - non lo fece. La realtà sembrava reclamarla ad ogni passo e i suoi occhi del cielo non smisero di osservare ciò che la storia aveva creato per punire gli uomini o, meglio, ciò che gli uomini avevano creato per punire la storia. Da parte sua, certo, ben poco era a portata di dita, solo dicerie di confine che non comprese fino in fondo così che Yuna, ignorante in materia, si spinse fino alle porte del Villaggio di Testu, come ordinato dal capitano Hieiasu Kinemon. I passi tutt'altro che marziali la fecero avanzare in zona, lì dove sarebbe dovuto tenersi l'incontro, presentandola come una donna dalla postura morbida - tutt'altro che militaresca - dal sorriso di nuvole e dagli occhi di pioviggine.

    Yuna Hittori, Chunin del Fuoco.
    Sono stata inviata come supporto a questo incarico.


    Parole che avrebbe annunciato a chi di dovere - a qualche controllo o magari anche a chi si sarebbe palesato come il Capitano - mentre accompagnò quella presentazione al rinomato foglia di presa in carico della missione. Burocrazia portala via ~



    Yuna Hittori


    ◕Equipaggiamento:
    • Wakizashi
    • Fiori Ninja x1
    • Carta Bomba x2
    • 40 m. Filo Spinato
    • Tracciante Luminoso
    • Palla di Luce
    • Fumogeno


     
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    Sorrow

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    Oh issa! Oooooooh issa! Oooooooooooooh issa!

    Scandisco chiaramente il ritmo di sollevamento dell’imponente trave in legno che stringo tra le mani, coadiuvato da altri due volontari, mentre con qualche sforzo riusciamo a liberare il passaggio bloccato dalla stessa, permettendo nuovamente il transito per la strada a tutti I mezzi provvisti di ruote. È una mattina come tante, a Tetsu, dalla fine della guerra civile. Ci si alza, si osserva con sarcasmo l’immutabilità del clima rigido, si fa una abbondante colazione e si scende in strada per rendersi utili ed accelerare I processi di ricostruzione. E di lavoro da fare ce n’è parecchio, credetemi.
    Nonostante tutto intorno sia ancora distrutto, l’ambiente è permeato da un clima di pace che da tempo non avvertivo. Tutti sono pronti a correre in aiuto del prossimo, sotto ogni punto di vista. Questo stimola ancor più la mia voglia di dare una mano alla comunità. Il fatto di aver perso di recente l’unica persona che abbia mai amato, probabilmente, contribuisce al desiderio di restare quanto più possibile fuori casa. Un sorriso gonfio di rammarico mi si dipinge sul volto, mentre volgo lo sguardo al cielo coperto di Tetsu.
    La mattina continua tranquilla tra le strade del villaggio del ferro, tra rimozione di macerie e pulizie straordinarie di edifici pericolanti. Niente di particolarmente entusiasmante, ma non posso dire mi dispiaccia. Dopotutto, solo da poco il medico mi ha dato il via libera per riprendere le attività a pieno regime. C’è sempre tempo per l’avventura. Per di più, s’è fatta ora di pranzo.
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    Le vie del centro si svuotano rapidamente. Chi è ancora in possesso di una casa integra sa dove tornare per trovare un piatto caldo, ma chi ha perso il proprio rifugio non è stato dimenticato: chiunque può chiedere un pasto caldo presso degli edifici che fungono da centri di soccorso per sfollati. E a giudicare dalla velocità alla quale vengono raggiunti i suddetti centri, direi che la fame è parecchia.
    Percorro la via principale con passo pacato, guardandomi intorno e rimuginando su quanto lavoro ci sia ancora da fare per riportare il villaggio del ferro ad una situazione normale. D’un tratto, da una delle viottole che confluiscono nella strada principale, sbuca fuori una misteriosa figura incappucciata che cammina nervosamente nella mia direzione, ma con verso opposto. Cerco di focalizzarlo da lontano, ma riesco a capirne, dalla corporatura, soltanto il sesso: ho di fronte un uomo. O una donna molto mascolina.
    Non sembra intenzionato a cambiare il suo percorso, né tantomeno lo sono io. L’unica differenza è l’andatura. La mia rimane ciondolante, nonostante capisca la stranezza della situazione, proprio per non dare nell’occhio. L’andatura dell’incappucciato si fa sempre più nervosa, quasi come volesse venire a darmi una testata in pieno naso.
    Sento solo il rumore dei nostri passi, adesso. Sono una corda di violino tesa al punto giusto, pronto ad estrarre la mia wakizashi ed affettare qualunque malintenzionato voglia approfittarsi di Tetsu durante un momento così delicato. A pochi centimetri l’uno dall’altro, nessuno dei due fa la prima mossa. Poco dopo, il primo a compiere un movimento è proprio l’incappucciato misterioso, che giunto nelle mie immediate vicinanze, compie un fulmineo movimento con il braccio sinistro, afferrandomi il polso. E a questo punto mi direte: gli hai tagliato la mano con la tua wakizashi? Beh, se vi dicessi di sì, mentirei spudoratamente. È stato talmente veloce da avere il tempo di piazzarmi in mano un bigliettino, avvicinarsi al mio orecchio e sussurrarmi, con tono estremamente beffardo:

    Dovresti imparare a celare meglio la tua tensione di fronte ad un potenziale avversario. Buon lavoro!

    Prima ancora che potessi mettere mano alla Wakizashi. Si è come volatilizzato in un battito di ciglia, lasciandomi lì con mille interrogativi ed un solo foglietto di carta sul quale erano impresse le direttive per un lavoro di indagine commissionato da un capitano del villaggio, in cerca di soccorso ninja, probabilmente a causa dell’elevato numero di feriti dovuto alla recente guerra.
    Leggo e rileggo il foglietto in cerca di qualcosa di sospetto, ma nulla sembra essere fuori dalla norma. Ripensando al losco figuro incontrato poc’anzi, un dettaglio mi torna alla memoria: il suo tono di voce!

    Ma come ho fatto a non pensarci?!

    Sussurro tra me e me, stringendo I denti. La voce di quel tizio era identica alla voce di Jin, il ronin che mi ha salvato dal lago ghiacciato nel quale sono finito pochi giorni prima, che mi ha anche fatto visita in ospedale, millantando un legame con il mio padre adottivo, suo omonimo. Un motivo in più per non poter rifiutare quell’incarico.


    Il mattino di qualche giorno dopo, indossati dei vestiti comodi, fatta un’abbondante colazione e commentato sarcasticamente il clima uguale ai giorni passati, sono pronto ad uscire conscio di dove sto per andare, a differenza dei giorni precedenti in cui qualsiasi lavoro andava bene per aiutare la comunità.
    Casa mia non dista molto dalle porte di Tetsu, ma non sono ancora sicuro del contenuto di quel bigliettino, pertanto non mi resta che fare il giro lungo, un percorso alternativo che prevede il passaggio attraverso viottole e qualche tetto. Ed è proprio su un tetto che arresto la mia corsa, in modo tale da poter osservare dall’alto la situazione. Qualcuno è effettivamente già arrivato sul posto. Sembra che la missione esista sul serio. Come abbia trovato me, è un mistero, ma non mi resta che buttarmici dentro per scoprirlo.
    Scendo dal tetto sul quale sono appollaiato trovando appigli sul muro esterno della casa, mentre non scosto lo sguardo dalle porte del villaggio. La figura della ragazza già arrivata si fa sempre più chiara ai miei occhi: I suoi capelli hanno il colore dell’orizzonte tra un paesaggio innevato ed un cielo sereno. Il contrasto con la carnagione scura, simile alla mia, mi intriga. È una nota stonata, se paragonata alle carnagioni tipiche del villaggio del ferro, generalmente diafane.
    Riesco ad udire le sue parole. Si chiama Yuna. Mi imbambolo giusto qualche secondo a guardarla, prima di fare un paio di passi decisi ed avvicinarmi finalmente al luogo d’incontro. Sposto lo sguardo repentinamente dalla persona incaricata di accogliere I partecipanti alla missione, riportandolo su Yuna, mentre un profondo respiro fa da preludio alla mia presentazione.

    Sorrow. Soldato di Tetsu. Sono qui per fungere da guida del villaggio e collaboratore in missione. Spero di poter essere utile.

    La mia bocca si inarca in un sorriso rassicurante, mentre la mia mano destra viaggia in cerca della chioma corvina, affondandovi le dita. Il momento di sfoggiare le poche armi di seduzione che posseggo è arrivato. E perché no, magari è pure il momento di mettermi in luce agli occhi delle istituzioni. Due piccioni con una fava.
    Sorrow
    Equip:
    1x Wakizashi
    1x Tonico Coagulante
    Conoscenze e Maestrie:
    Popolari e linguistiche: I Livello
    Maestria: Combattente armato - Specialista in spade
     
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    [B] Neve Rosso Sangue




    Narrato - - Parlato - "Pensato" - - Parlato rospi



    Il male, il male assoluto. Un mostro, una città devastata, un gruppo di mukenin e cyborg pronti a ribaltare il mondo, il tutto in nome di un unico dio, se così si poteva definire, di un’unica persona, Fury.
    I pochi giorni passati da quel fatidico giorno avevano lasciato logorato l’animo del giovane Senju.
    Quello che aveva visto, quello che aveva fatto, le scelte che aveva preso e la strada che aveva deciso di percorrere avevano cambiato completamente la sua intera vita, lo avevano portato a riflettere e a mettere in discussione il suo stesso essere. Chi era e cosa voleva essere, cosa volesse fare della sua vita. Mille domande lo avevano colto e il mondo in cui stava vivendo lo avevano pian piano cambiato. Fury era un capo molto particolare, aveva pian piano scavato nell’animo del ragazzo, lasciandovi dentro un seme che, nei giorni successivi era maturato, grazie ai suoi discorsi e ai suoi modi di fare era riuscito a convincerlo.
    Da diversi giorni ormai vi erano voci che circolavano tra gli uomini dell’esercito, erano giunte informazioni che il paese del ferro aveva finalmente ritrovato l’unità, Tetsu Est aveva sconfitto il generare Lee, Tetsu Ovest ormai non esisteva più. Altre voci però giungevano fino a lì, si parlava di una instabilità, di delitti inspiegabili. Insomma non era tutto rosa e fiori come volevano far credere i potenti Kage.
    Pur di allontanarsi da quel luogo Ryuga aveva deciso di intraprendere un viaggio verso quei paesi dove la neve ne faceva padrone, si era stancato di rimanere con le mani in mano aspettando che succedesse qualcosa. Aveva deciso di infiltrarsi nel paese per procurarsi qualche informazione sulla situazione che regnava in qui luoghi, doveva stare attento però.
    Recuperare eventuali informazioni su quanto stava succedendo a Testu per poi riferirle al suo nuovo capo, ecco cosa avrebbe fatto, se nel frattempo si fosse imbattuto in qualcosa di interessante avrebbe portato anche quello con se.
    Il viaggio non fu lungo, in fin dei conti il paese del ferro confinava con quello della speranza. Per evitare di essere riconosciuto Ryuga si era procurato un mantello e una maschera così da coprirsi completamente, aveva deciso di percorrere strade secondarie, mentre nei momenti in cui aveva dovuto attraversare zone affollate aveva usato la tecnica della trasformazione per evitare qualsiasi possibilità di riconoscimento.
    In più non andava in giro mai da solo, aveva sempre con se un piccolo rospo posto sulla sua spalla destra, Kosuke.


    Kosuke

    Grazie a questo piccolo amico potè evitare di incontrare pericoli, tutto grazie alle sue doti “sensoriali”, ma non tutti gli incontri erano un pericolo, infatti durante il viaggio potè incontrare diversi viandanti che, come lui si muovevano lungo il paese per svariati motivi. Da qualcuna di queste persone riuscì ad avere alcune blande informazioni sulla situazione di testu. Dai suoi amici rospi ricevette alcune altre informazioni, infatti Gama, uno grande amico del ninja, aveva preso parte a quella battaglia, era stato l’altro evocatore che ryuga conosceva ad usarlo. Atshushi, un ninja di Kiri che Ryuga aveva conosciuto quasi per errore, era stato mandato li a salvare il paese. Purtroppo Gama non era riuscito a dargli molte informazioni al riguardo, ma quelle che aveva potuto fornirgli bastavano al ninja per farsi una idea.
    I gemelli, invece, erano riusciti a fornirgli una importante notizia, il paese del ferro aveva richiesto una task force di ninja di altri villaggi per poter porre fine a quei fenomeni che colpivano il paese. Dopo aver letto il messaggio mandatogli da quei due pazzoidi Ryuga aveva cambiato la sua rotta, ora puntava al villaggio di tetsu.
    Giunto in prossimità del villaggio il giovane decise di evitare qualsiasi rischio perciò si fermò a qualche kilometro di distanza dal paese.


    - Bene Kosuke, ora dobbiamo dividerci, tu andrai verso l’ingresso del villaggio e cercherai di cogliere quante più informazioni puoi su quello che sta succedendo, tieniti a debita distanza da qualunque pericolo, stai nascosto, so che sei bravo in queste cose, ma se per qualunque motivo la situazione degenera voglio che tu sciolga l’evocazione e te ne vada hai capito?

    Il rospo fece segno di si con la testa e diede segno della sua fierezza e sicurezza.

    - Non ti preoccupare non sono un novellino… lascia fare a me.

    Anche Ryuga fece segno con la testa di aver colto la convinzione del suo amico.

    - Bene, io invece mi fonderò con il terreno in maniera da poter stare più al sicuro ed osservare indisturbato la riunione della task force… sai sono proprio curioso di vedere quali guerrieri indomiti e quali ninja questi paesi hanno deciso di schierare vista la situazione. Beh muoviamoci.

    I due compagni si separarono, Kosuke si allontanò saltellando in direzione del villaggio, mentre Ryuga attese qualche minuto per poi avviarsi pure lui. Giunto ad una distanza ritenuta sicura da lui e priva di qualsivoglia anima viva, attivò la sua tecnica e si fuse con il terreno circostante portandosi poi velocemente verso il luogo in cui si sarebbero dovuti trovare i ninja d’elite inviati dai vari villaggi. Giunto davanti all’ingresso del villaggio potè notare che vi era un gruppo di ragazzi più o meno della sua età e che, dai coprifronte, provenivano da villaggi differenti.

    ”Che siano loro? Vediamo…”

    Non ne riconobbe nemmeno uno, ma poco gli importava, da quello che stavano dicendo erano proprio i ninja che stava cercando. Ora doveva capire se ne valeva la pena stargli dietro oppure avrebbe volto il suo sguardo altrove alla ricerca delle informazioni che tanto bramava.



    Ryuga Senju

    Resistenza: 750
    Stamina: 1000-35=965

    Tecniche usate:
    - Assimilazione di Tutto il Creato: Tecnica della Prevenzione dell’Attacco (Hiru Banshō: Bōka no Jutsu)(-35)







    Bene bene eccomi qui tra voi, come da accordi presi con il vostro master, ho deciso di inserirmi di straforo nella vostra bella missioncina! Che sia un bene od un male per voi? Vedremo :eh:
     
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    ▲neve rosso sangue▼


    Pese del ferro, Anno 13 d.Z
    Residenza principale degli Obata


    La pioggia scivolava lenta ed inesorabile sulle mura dell’abitazione degli Obata. Shinji passeggiava con suo nonno lungo il perimetro coperto del cortile antecedente la casa. Il bambino aveva solo dieci anni, la sua giornata era composta da interminabili ore di lezione, “alleggerite” da brevi pause che lui era solito passare con i suoi amici, anch’essi abitanti della residenza principale, oppure intrattenendosi con suo nonno.
    Le lunghe passeggiate dei due nascondevano quasi sempre qualche insegnamento filosofici da parte dell’esponente più anziano. Shinji adorava quei momenti. Suo nonno era uno che con i bambini sembrava saperci fare, o almeno era molto più accomodante e paziente di suo figlio, il quale, purtroppo, non degnava quasi mai della giusta attenzione le parole del giovane Obata.

    La pioggia era un ottimo sottofondo, la conversazione non sembrava essere ancora cominciata. Se ne stavano lì, in silenzio, ad osservare le gocce cadere giù dal grigissimo cielo. Prima di parlare, suo nonno era solito compiere sempre gli stessi gesti, era una sua abitudine, forse un modo per attirare l’attenzione. Sbuffava per un paio di volte portando gli occhi verso l’alto, poi dopo iniziava a grattarsi il mento coperto dal folto pizzetto, solo allora prendeva a parlare. Ed anche quella volta seguì in pieno il suo rituale, attirando l’attenzione del bambino che gli stava di fianco e che smise prontamente di osservare il nulla puntando il suo sguardo verso di lui.

    «Che lezione hai fatto oggi?»
    «Parlavamo della spada, del suo spirito, del rispetto che deve avere il samurai nei suoi confronti…»

    «Cose che ti ho già insegnato io, no?»
    L’osservazione del vecchio capofamiglia aveva colto in pieno lo stato d’animo del nipote, che rispose annuendo con aria piuttosto scocciata. Non aveva iniziato da molto il proprio percorso con questo nuovo tutore. Ne cambiava uno ogni cinque mesi, con un mese di pausa tra l’uno e l’altro. Fino a quel momento gli insegnamenti ricevuti non erano dissimili da quelli impartitegli da suo nonno. Era come ricominciare periodicamente dalle stesse basi. La storia dei samurai sapeva essere eccessivamente ripetitiva, pregna degli stessi insegnamenti, basata su figure che condividevano gli ideali e li portano alla loro evoluzione estrema. Soprattutto erano valori che venivano trasmessi nel modo più astratto possibile, ed il ragazzo non riusciva a trovarne un motivo.

    «Nonno quando inizierò ad allenarmi seriamente come un samurai? Ormai sono grande!»
    Una risata fece la sua comparsa poco sopra al pizzetto bianco.
    «Pazienza Shinji, pazienza. Sai bene che è una dote importante per un buon guerriero, nonché per un buono studente. La vita di un samurai non è solo combattimento, anzi. La spada va utilizzata solo come ultima risorsa. Durante le missioni che svolgerai ne tempo te ne accorgerai. Ti assicuro che un giorno rimpiangerai la filosofia così teorica che ti insegnano. Fino a quel giorno, porta pazienza.»

    Pese del ferro, Anno 20 d.Z
    Residenza di Shinji Obata - Porte del villaggio


    Shinji osservava la foresta che circondava la sua nuova casa. Sembrava così calma, isolata dal tempo e dagli avvenimenti che stavano sconvolgendo il mondo esterno. Quell’oasi impermeabile poteva sparire da un momento all’altro, segno della sua effimera consistenza. La guerra civile che aveva colpito il paese del ferro si era conclusa, Tetsu era tornato ad essere un villaggio unico, aveva vinto il suo partito, aveva vinto la causa che Shinji appoggiava ma che non aveva potuto combattere. Una regola, una delle tante e stupide regole della sua famiglia non gli aveva permesso di entrare tra le fila del villaggio in tempo per partecipare alla guerra, in tempo per svolgere il suo dovere, in tempo per mettere in pratica tutto ciò che aveva attivamente assorbito dagli insegnamenti dei sensei che si erano succeduti negli anni. Le parole di suo padre sembravano rimbombare ancora nelle sue orecchie. Il sunto era che nessun Obata era diventato un samurai prima dei sedici anni e nessun Obata lo sarebbe mai diventato. Regola stupida, probabilmente la prima che avrebbe cancellato una volta diventato capofamiglia, una volta attuata la riforma che solo lui sembrava voler mettere in pratica. Gli altri giovani della famiglia ormai erano obnubilati da concetti che lasciavano il tempo che trovavano, figli di una società, di una famiglia che non aveva saputo evolversi col tempo.

    «Signor Shinji. C’è una visita per lei»

    La voce, chiara e squillante, di uno dei suoi servi, lo riportò alla sua vita quotidiana.
    «Chi sarebbe?»
    «Un samurai.»

    A passo svelto il ragazzo si incamminò verso il portone principale. Arrivato sul posto vide che ad aspettarlo c’era un uomo con indosso la tipica corazza dei samurai di Tetsu, segno che si trattava almeno di un sergente, un suo diretto superiore. Superati i convenevoli di rito, i due vennero al dunque.

    «Sono qui per consegnarti questo.»
    L’uomo cacciò dal suo taschino un biglietto ripiegato su sé stesso, consegnandolo al giovane.
    Shinji non aspettò oltre, spiegò il pezzo di carta riportandolo alla forma originale e ne lesse il contenuto. Si trattava di una richiesta, o forse meglio dire un ordine, di partecipazione ad una missione. La sua prima missione. Il ragazzo strabuzzò gli occhi, ci doveva essere qualche errore. Il testo raccontava di una missione contro ignoti che stavano commettendo dei crimini nella zona, approfittando della situazione caotica dovuta alla recente guerra civile. Tutto nella norma se non fosse per due particolari: la missione portava il riferimento di una specifica richiesta d’aiuto mandata ai villaggi ninja dei paesi vicini e, soprattutto, era dichiaratamente una missione di grado B, troppo difficile da affrontare per un soldato appena promosso.

    Il giovane Obata non ebbe tempo di porre domande a colui che gli aveva consegnato la lettera, in quanto quest’ultimo sembrava già essersi dileguato. Era chiaro dunque che non era ammessa una risposta, semplicemente doveva presentarsi alle porte del villaggio l’indomani. Le due particolarità della missione che gli era stata assegnata potevano significare solo una cosa: le forze del paese erano dispiegate ed impegnate ancora su troppi fronti e non c’erano samurai del grado giusto per assolvere a questo compito.

    Rientrato in casa, Shinji, sistemò la lettera sulla scrivania della sua camera per poi preparare l’occorrente per il giorno successivo, normalmente avrebbe fatto fare tutto ciò ad Etsuko ma si trattava della sua prima missione, era qualcosa di speciale. Non si pose molte domande, era diventato un soldato per svolgere le missioni affidategli dal suo paese, per servire il suo paese. Una missione di grado D o una di grado B non faceva molta differenza: doveva farsi trovare pronto. La sua fantasia tuttavia non corse troppo. Sapeva che i veri protagonisti sarebbero stati i ninja richiesti agli altri villaggi e che lui avrebbe dovuto fargli da semplice guida sul territorio, ruolo sicuramente importante, ma non certo quello per cui aveva studiato per anni e anni. La giornata proseguì nella totale normalità, studio, allenamento e un bagno purificante prima di coricarsi in attesa dell’alba successiva. Dormiva da solo quella notte, di solito la sua serva gli teneva compagnia, si intratteneva con lui prima di abbandonarsi al sonno, ma non quella volta. Era un’abitudine che aveva preso da quando si era trasferito lì, il suo rapporto con Etsuko era diventato molto più profondo rispetto al passato, dove almeno le apparenze si salvavano. Tuttavia, la notte precedente alla sua prima missione, richiedeva il massimo riposo possibile. Cosa che arrivò senza troppa difficoltà. Fin da piccolo, Shinji, era riuscito sempre a dormire, a discapito di ogni avvenimento che aveva luogo nella sua vita. Il riposo era una parte fondamentale dell’allenamento di un samurai, o meglio, della vita di un guerriero. La mente lucida, i riflessi pronti, un corpo forte, sono cose non facilmente ottenibili con una scarsa attenzione a questo aspetto così importante.

    L’alba non tardò ad arrivare. Una flebile luce splendeva timidamente attraverso i vetri delle finestre. L’occhio del ragazzo sembrò aprirsi quasi per naturale reazione, vigile e scattante già dal primo istante di attività. Quella mattina non avrebbe perso tempo con i suoi rituali, il villaggio era lontano ed era una scelta saggia quella di avviarsi quanto prima. Così, per la prima volta nella sua vita, il ragazzo si preparò nel silenzio più totale, senza la minima partecipazione della sua servitù che era comunque già a lavoro. Indossò uno dei suoi abiti da combattimento ufficiali, quelli con l’effige della famiglia ricamata sulla schiena, prese la sua wakizashi e si diresse verso l’uscita della casa, portando con sé la lettera del giorno prima.

    Il tragitto non gli era sembrato così lungo le altre volte, nonostante fosse sovrappensiero, il paesaggio ripetitivo che lo circondava sembrava averlo imprigionato in un perenne ciclo fatto di neve eterna e alberi alti e fitti che pochi raggi di sole sarebbero riusciti a superare. Un passo dopo l’altro e gran parte del sentiero era stato lasciato alle spalle. Ora davanti ai suoi occhi aveva preso forma ciò che da lontano sembrava solo un insieme disordinato di puntini. Il villaggio di Tetsu appariva davanti a lui in tutto il suo candido splendore, martoriato dalla guerra ma con un fascino del tutto particolare. Il punto di ritrovo era a pochi metri, e da lontano il suo occhio aveva visto delle figure già sul posto. Non sembravano essere lì da molto, non avevano l’aria di chi aspettava qualcuno che tardava ad arrivare, o almeno è ciò che il samurai si ripeteva per non sentirsi in difetto già prima dell’inizio della missione.

    Avvicinatosi a loro, Shinji capì che non si trattava di samurai, o almeno nessuno di loro sembrava esserlo a prima vista, segno che la sua intuizione del giorno prima poteva essere esatta. Non sapeva se esserne preoccupato o felice. Avanzò fino a raggiungerli e con tono pacato si sarebbe presentato a chi era sul posto.

    «Sono Obata Shinji, soldato di Tetsu.»






     
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    L'ora designata era giunta e ben cinque persone si erano presentate all'appello, uno di loro sfuggiva però ai sensi di tutti i presenti, come un fantasma per nulla intenzionato a mostrare benchemminimo segno del suo passaggio. Ben presto, dai resti del villaggio in ricostruzione, iniziò ad avvicinarsi un individuo in armatura che, solo una volta giunto nei pressi del gruppo, si apprestò a togliere il casco mostrando il suo volto.

    Prima di tutto ringrazio tutti voi per essere qui... Sono il Capitano Hieiasu Kinemon, non mi perderò in chiacchiere e mipasserò subito ad illustrarvi la situazione...

    Il portamento ed il tono di voce dell'uomo si rivelarono fin da subito fermi e coinvolgenti. Tutti i presenti non poterono che notare la straordinaria fierezza ed autorità che l'uomo sapeva emanare con totale disinvoltura, prestarono quindi attenzione alle sue parole.

    Con Tetsu finalmente riunificata si potrebbe pensare che le cose qui vadano per il meglio e tutti i nostri problemi siano stati risolti... Ma aimè non è così. La guerra civile ha strappato qualcosa di estremo valore al nostro popolo e la cicatrice che ne è derivata non sarà facile da nascondere... Tra ricostruzioni, disordini e caccia ai fuggitivi... Abbiamo davvero poco tempo da dedicare al resto... Eccoci dunque giunti al motivo per cui voi siete qui... Da un pò di tempo si stanno verificando "episodi" anomali circoscritti ad una vasta zona del nostro paese, delle rapide indagini preliminari riportano una strana follia che colpisce indistintamente civili e Samurai. Le vittime sono già innumerevoli ma in nessuno dei casi siamo riusciti a trovare una spiegazione effettiva... Il vostro obbiettivo è svelare questo mistero e chiudere del tutto la faccenda, ce ne saremmo occupati noi ma in virtù della fiducia guadagnata dai ninja durante la liberazione del nostro paese, ed a causa della sovrabbondanza di incarichi a fronte del nostro personale attualmente limitato, abbiamo deciso di chiedere aiuto ai villaggi ninja.

    L'ufficiale avrebbe quindi tirato fuori da una cartellina che portava con se dei fascicoli e li avrebbe distribuiti ai quattro ragazzi.

    Qui troverete una mappa approssimativa dell'intero territorio... Il cerchio rosso è l'area in cui sono avvenuti i delitti, le tre stelle sono i più recenti, avvenuti negli ultimi tre giorni. Sono inoltre evidenziate delle montagne e grotte sospette notate nei pressi delle scene... Sfogliando le pagine troverete poi dettagli più precisi, si fa per dire, sui tre casi indicati... Procedete come meglio credete... Buona fortuna a tutti voi!

    Infine, se non fosse stato fermato da domande o considerazioni, il capitano di sarebbe voltato e quindi incamminato nuovamente verso il villaggio. Ai presenti non restava che decidere cosa fare e come farlo, sopratutto a colui che si celava nella fredda terra e che non aveva accesso a quei fascicoli. Egli aveva però un'altra fonte di informazioni, il suo fidato compagno Kosuke che intanto, non molto lontano dalla loro posizione, aveva assistito ad una strana scenetta ed insospettito, aveva iniziato a pedinare un samurai dal fare irrascibile diretto a est del villaggio.

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    #1
    Due giovani del posto, fidanzati da pochi mesi, hanno assaltato un viaggiatore massacrando prima il suo cavallo, poi il suddetto. Rintracciati per caso da un nostro ufficiale sono stati visti uccidersi tra loro in preda ad una follia inspiegabile.
    I due presentavano chiari segni di instabilità mentale, sembrava che godessero di ciò che avevano fatto ed ancor di più nel pugnalarsi a vicenda fino alla morte
    Frase riportata dal rapporto riguardante l'accaduto.

    CITAZIONE
    #2
    Una insegnante dell'accademia, colta da un improvviso raptus violento, trucida quasi metà della sua classe durante una gita didattica. Il sergente assegnato come supervisore, per salvare i restanti bambini, è stato costretto a prendere una decisione risolutiva.
    Improvvisamente si è come paralizzata, dopo pochi secondi ha iniziato a gridare spaventata ed ha assalito con immane violenza i ragazzi... Dopo svariati tentativi di calmarla, non ho potuto fare altro che prendere la decisione più difficile...
    Testimonianza del Sergente incaricato

    CITAZIONE
    #3
    Un'intera famiglia è stata ritrovata lungo una delle vie secondarie del paese, a giudicare dalla scena viaggiavano in carro ed improvvisamente hanno iniziato ad uccidersi tra loro. Il cavallo terrorizzato è riuscito a fuggire attirando l'attenzione di altri viandanti poco lontani, i suddetti hanno contattato il villaggio denunciando l'accaduto.
    Era un lago di sangue, mai vista tale brutalità... Sui volti di quei cadaveri c'era il volto della follia
    Dalla dichiarazione del viandante che ha chiamato i soccorsi

    Bene, a voi la scelta su come muovervi... Come avrete capito c'è una prima fase investigativa, siete liberi di approcciarvi al caso come preferite. Per dubbi sono a portata di MP

    Dragon, il tuo bel rospetto ha fiutato una pista e la sta seguendo. Per un pò sarà sotto il controllo del master :shifty:
     
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    Appollaiato sull'albero mi guardavo in giro aspettando l'arrivo dei compagni. La prima ad arrivare fu una mia vecchia conoscenza di Konoha, una kunoichi contro cui avevo combattuto recentemente in un piacevole allenamento nella foresta del paese del fuoco, Yuna. Fu piacevole rivederla, e quando arrivò mi decisi ad abbandonare la mia posizione, mi lanciai dall'albero e planando verso il suolo assunsi il mio aspetto originario. Abbassai il cappuccio in modo da essere riconosciuto e mi avvicinai. Nel frattempo giunsero all'appello altri due ragazzi, entrambi samurai autoctoni. Giunsero dall'interno delle mura e ci trovammo quasi contemporaneamente a presentarci l'un l'altro. Cronologicamente fui l'ultimo ad arrivare ma riuscii a sentire le presentazioni grazie al mio udito.

    Salve a tutti, mi chiamo Azibo e sono originario di Ishivar. Ciao Yuna!

    Una volta conclusi i convenevoli ci raggiunse un terzo samurai, che dall'aspetto doveva essere più alto in grado degli altri due, che al contrario sembravano all'inizio della loro carriera militare. Indossava una notevole armatura e impugnava una naginata di pregevole fattura. Si limitò al necessario, spiegando il motivo per cui eravamo stati convocati in modo chiaro e conciso.

    Prima di tutto ringrazio tutti voi per essere qui... Sono il Capitano Hieiasu Kinemon, non mi perderò in chiacchiere e mipasserò subito ad illustrarvi la situazione...
    Con Tetsu finalmente riunificata si potrebbe pensare che le cose qui vadano per il meglio e tutti i nostri problemi siano stati risolti... Ma aimè non è così. La guerra civile ha strappato qualcosa di estremo valore al nostro popolo e la cicatrice che ne è derivata non sarà facile da nascondere... Tra ricostruzioni, disordini e caccia ai fuggitivi... Abbiamo davvero poco tempo da dedicare al resto... Eccoci dunque giunti al motivo per cui voi siete qui... Da un pò di tempo si stanno verificando "episodi" anomali circoscritti ad una vasta zona del nostro paese, delle rapide indagini preliminari riportano una strana follia che colpisce indistintamente civili e Samurai. Le vittime sono già innumerevoli ma in nessuno dei casi siamo riusciti a trovare una spiegazione effettiva... Il vostro obbiettivo è svelare questo mistero e chiudere del tutto la faccenda, ce ne saremmo occupati noi ma in virtù della fiducia guadagnata dai ninja durante la liberazione del nostro paese, ed a causa della sovrabbondanza di incarichi a fronte del nostro personale attualmente limitato, abbiamo deciso di chiedere aiuto ai villaggi ninja.
    Qui troverete una mappa approssimativa dell'intero territorio... Il cerchio rosso è l'area in cui sono avvenuti i delitti, le tre stelle sono i più recenti, avvenuti negli ultimi tre giorni. Sono inoltre evidenziate delle montagne e grotte sospette notate nei pressi delle scene... Sfogliando le pagine troverete poi dettagli più precisi, si fa per dire, sui tre casi indicati... Procedete come meglio credete... Buona fortuna a tutti voi!


    Essendo il più vicino afferrai la mappa e la aprii in modo che anche gli altri potessero vederla. Rappresentava l'area di Tetsu, vi erano evidenziati tre punti. Voltai pagina per i dettagli, iniziando a leggere nella mia mente ebbi un sussulto. Le notizie erano delle peggiori, di una crudeltà unica. Decisi di leggere ad alta voce per rendere i fatti noti a tutti.

    Se volete lo leggo per tutti. Numero uno. Due giovani del posto, fidanzati da pochi mesi, hanno assaltato un viaggiatore massacrando prima il suo cavallo, poi il suddetto. Rintracciati per caso da un nostro ufficiale sono stati visti uccidersi tra loro in preda ad una follia inspiegabile. I due presentavano chiari segni di instabilità mentale, sembrava che godessero di ciò che avevano fatto ed ancor di più nel pugnalarsi a vicenda fino alla morte. Frase riportata dal rapporto riguardante l'accaduto.

    Numero due. Una insegnante dell'accademia, colta da un improvviso raptus violento, trucida quasi metà della sua classe durante una gita didattica. Il sergente assegnato come supervisore, per salvare i restanti bambini, è stato costretto a prendere una decisione risolutiva. Improvvisamente si è come paralizzata, dopo pochi secondi ha iniziato a gridare spaventata ed ha assalito con immane violenza i ragazzi... Dopo svariati tentativi di calmarla, non ho potuto fare altro che prendere la decisione più difficile... Testimonianza del Sergente incaricato

    Numero tre. Un'intera famiglia è stata ritrovata lungo una delle vie secondarie del paese, a giudicare dalla scena viaggiavano in carro ed improvvisamente hanno iniziato ad uccidersi tra loro. Il cavallo terrorizzato è riuscito a fuggire attirando l'attenzione di altri viandanti poco lontani, i suddetti hanno contattato il villaggio denunciando l'accaduto. Era un lago di sangue, mai vista tale brutalità... Sui volti di quei cadaveri c'era il volto della follia. Dalla dichiarazione del viandante che ha chiamato i soccorsi.


    Non riuscii a dire altro, non un commento. I fatti erano molto gravi, inspiegabili, e coinvolgevano dei civili. Le testimonianze e i resoconti non facevano che peggiorare la faccenda, che già dalle prime battute sembrava estremamente complicata. Dopo qualche secondo per raccogliere le idee e sentire i primi pareri, dissi la mia opinione.

    Beh, forse avremmo più possibilità dividendoci. Io ho un po di esperienza nel risolvere casi complicati, ma non mi si è mai presentato nulla di simile. In ogni caso io vorrei occuparmi del caso numero tre, mi sembra quello con meno testimonianze ed è probabile che avendo coinvolto più persone possa avere più elementi da analizzare. Per i primi due casi, io credo che sarebbe opportuno parlare con i due ufficiali che si sono occupati della faccenda, farsi raccontare i dettagli e recarsi sui luoghi del delitto. Comunque il mio è solo un consiglio, questa faccenda è molto insolita e non sarà seguendo i metodi convenzionali che credo ne verremo a capo.

    Detto ciò ascoltai gli altri cosa avevano da dire, dunque ci dividemmo per raggiungere i luoghi designati. Io restai solo, ero abbastanza esperto nel settore per muovermi in solitaria. Raggiunsi il luogo segnato sulla mappa, la carovana era ancora sul posto, i corpi erano stati rimossi ma una ruota era danneggiata e nessuno doveva aver pensato fosse il caso di recuperarla. Inoltre il legno era ancora impregnato di sangue su tutta una fiancata e all'interno. Cercai qualche indizio, osservando attentamente all'interno e nelle vicinanze, sebbene la neve avesse ormai ricoperto ogni cosa. Dunque mi sarei avvicinato a una delle grotte segnate nelle vicinanze, in cerca di un filo conduttore in quella faccenda cosi spinosa.
     
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    Parlato Yuna
    Pensieri Yuna
    Parlato Azibo
    Parlato Sorrow
    Parlato Obata
    Parlato Capitano Hieiasu Kinemon




    Oh caro viandante. sussultò con dolcezza come un ricordo un po' lontano e un po' vicino, a portata di mano, stretto in quel sorriso più caldo che Yuna stabilizzò solo e soltanto verso Azibo. Un piccolo cenno accogliente ed amichevole che per qualche motivo venne leggermente smorzato in direzione di Obata e Sorrow. Il primo - nonostante l'età - non ricevette alcun trattamento particolare dalla Kunoichi che per tutta risposta sorrise allegramente verso di lui, un gesto sincero, tranquillo, cercando in modi tutt'altro che velati di instaurare un rapporto solido tra compagni di squadra. Forse l'unica nota stonata - ma non sgraziata - fu quella che imperversò su Sorrow; lei non era di certo avvezza a qualsivoglia tipo di corteggiamento e il suo sguardo si impietrì lentamente con una curiosità che trabocco frettolosa dai suoi occhi di cielo. Lo osservò a lungo come se si stesse domandando qualcosa, come se non capisse dei particolare del suo viso o, meglio, del suo atteggiamento. Una tontolona per l'esattezza. Fortunatamente il Capitano richiamò l'ordine con qualche parola sottile e di presentazione: un discorso che frantumò appena l'umore della Yota così che la costrinse a far scavalcare lo sguardo altrove, verso la punta dei suoi stivali, cercando in loro un interesse che potesse distrarla dalle notizie sanguinolente, pregne di morte. Si estraniò per diversi istanti e solo per caso si ritrovò tra le mani i fascicoli consegnati dal capitano. Prima ancora che la ragione prese il sopravvento le sue goffe dita già solcavano dati e testimonianze; lentamente il suo sguardo si fece cupo e un groppo in gola la indusse in un silenzio rotto soltanto dalla parlata di Azibo. Ad ogni suo suono - che rifletteva le testimonianze pronunciate dall'Ishvariano - il suo collo si tese leggero, qualche vena esposta borbottò all'esterno un miscuglio di emozioni a dir poco elettrico. Sentì dalle viscere un richiamo ancestrale, brutale, il controllo le sgusciò via dal cuore e lentamente una fitta energetica si decise ad estendersi come anima nell'atmosfera. Riuscì a percepire il cambiamento nell'aria, gli occhi chiusi si inspessirono di mille pensieri ed un solo soffio evase la sua essenza in minuscole scintille tutt'attorno a lei e ai presenti. L'aria si fece elettrica, fulminante, insidiandosi sotto la pelle di ognuno come una serpe assassina, gelosa, che sgusciò nei loro cuori cercando di avvinghiare della rabbia ai loro tiepidi battiti. Di certo non era una furia prorompente ma una sensazione d'ombra nelle loro menti, un aiuto suggerito dalle correnti elettriche continuavano a materializzarsi nei dintorni.

    S-scusate.

    Risuonò la voce un po' incrinata e provata, il sussulto del suo corpo tentò di modellare le emozioni in una catena da inglobare nuovamente a sé. Avvertì quelle manifestazioni farsi sempre più piccole ed invisibili e così, come erano apparse, vennero riassorbite dalla Kunoichi che presentava un leggero filo di sudore a coprire il volto. Per prima cosa voltò la sua attenzione verso il Capitano Hieiasu.

    La ringrazio per queste informazioni, vedremo come muoverci. Io non sono di questa zona e sono convinta che le nostre due guide sapranno perfettamente come delineare degli spostamenti precisi. Farò del mio meglio per queste terre.

    Esortò la promessa ad uno sguardo verso Sorrow e Obata cercando - ad ora - di trattenere per un attimo Azibo con un tocco delle mani; gli avrebbe afferrato la manica del braccio destro quasi sperando di calmare i suoi istinti e le sue intenzioni. In un momento avrebbe tentato di canalizzare tutte le intenzioni su di se così che la sua voce - inadatta - si mostrò tutt'altro che sicura e combattiva.

    Credo che dividerci possa essere un rischio. Per favore Gufo, mi ascolti.
    Questo territorio non lo conosco quindi dovrei essere accompagnata da qualcuno che mi faccia una guida, ciò vuol dire che se volessimo esplorare tutti e tre i luoghi contemporaneamente due di noi dovrebbero ritrovarsi da soli in delle scene importanti da studiare ai minimi dettagli. Non abbiamo nulla e la presenza del nemico ci è tra l'altro ignota, così come il suo modo di operare.


    Sperò che la voce si potesse adornare di un tono quanto più determinato possibile, scelse eventuali note con cura e tastò l'attenzione degli altri con infinito rispetto che si soleva tra militari di paesi diversi. Solo in quel momento lasciò il braccio di Azibo e sfilò qualche foglio dai fascicoli che le avevano consegnato.

    Vedete, può capitare che non solo una persona sia presa di mira o che addirittura solo parte del gruppo possa manifestare questa strana "follia". Muovendoci in quattro abbiamo la possibilità di intervenire su eventuali episodi che possono colpirci: per quanto ne sappiamo il tutto può essere ricollegato ad una presenza di flora autoctona che avvelena le menti. Non sono sicura che possano esistere delle specie del genere ma può essere una pista.
    Il mio consiglio è quindi di muoverci tutti insieme, come una squadra che è stata appunto convocata qui, almeno da tenerci d'occhio l'un l'altro e permettere al signor Obata e al signor Sorrow di scegliere il luogo perfetto per iniziare. Oserei dire un caso vicino a molte montagne e grotte così da coprire più spazio in una sola spedizione.
    Che dite signori?


    Yuna Hittori

    ◕ Stamina: 600-15 = 585

    ◕ Azioni:
    ~ Aria elettrica: attivazione&disattivazione

    ◕Equipaggiamento:
    • Wakizashi
    • Fiori Ninja x1
    • Carta Bomba x2
    • 40 m. Filo Spinato
    • Tracciante Luminoso
    • Palla di Luce
    • Fumogeno


     
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    Sorrow

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    Il quartetto si completa con l’aggiunta di due nuovi personaggi: uno strambo tizio dall’aspetto e dal fare esotici, con un taglio di capelli piuttosto azzardato e la capacità di tramutarsi in un gufo. O magari è solo un gufo con la capacità di trasformarsi in un tizio esotico un po’ bizzarro. Quel che certo è che l’entrata in scena è stata abbastanza teatrale, tanto da scatenare un fugace sorriso sul mio volto che si volatilizza nell’istante successivo, quando noto il saluto riservato alla ragazza dagli occhi color del cielo. Con professionalità mi ricompongo immediatamente, rispondendo alla presentazione del ragazzo-gufo con un semplice cenno di assenso.
    L’altro personaggio ad aggiungersi è una mia recente conoscenza, Shinji Obata. È stato mio “sparring partner” durante una sessione di addestramento militare. Un ragazzo certamente promettente, dal portamento più che consono ad un samurai, ma si tratta pur sempre di una recluta fresca d’accademia. Cercherò di guardargli le spalle sperando in uno svolgimento pacifico della missione. Spero al contempo che, a differenza mia, lui l’abbia ricevuta per via ufficiale. Nessuno sano di mente affiderebbe una missione troppo pericolosa ad un soldato appena formato. La mancanza di forze militari potrebbe portare anche a questo, a pensarci bene.
    Grossi tonfi si avvicendano uno dopo l’altro, come fossero passi di un gigante d’acciaio. L’attenzione del quartetto viene totalmente catalizzata da una figura in avvicinamento: un samurai evidentemente d’alto grado, completamente bardato nella sua armatura di ferro nero, la cui fierezza è apprezzabile dalla sola postura. La conferma arriva quando il samurai, arrivato in prossimità del gruppo, sfila l’elmo dalla testa svelando uno sguardo sicuro e apparentemente privo di emozioni. Si presenta subito come il capitano committente della missione, Hieiasu Kinemon, tradendo quello sguardo con un tono di voce particolarmente pacato, seppur risoluto. Lo stesso sguardo riservato a Yuna poco fa, ora si posa su quella figura così autorevole mai vista prima d’ora. È ricolmo d’ammirazione e al contempo di un pizzico d’invidia per quell’armatura fighissima. Guardandomi un attimo intorno, noto come tutti I miei compagni osservino il capitano con aria attenta e solo allora mi rendo conto di essermi perso nei meandri dei miei pensieri stupidi, immaginandomi in un’armatura altrettanto appariscente, perdendo totalmente l’inizio del discorso del capitano. Scuoto la testa un paio di volte e torno a focalizzarmi sulla missione. Annuisco un paio di volte per ostentare sicurezza, mentre mi appresto ad ascoltare.
    A quanto pare ci troviamo davanti ad un caso di follia di massa dislocato in un’area piuttosto vasta del paese. Il livello di dettagli piuttosto vago lasciato dal capitano è piuttosto preoccupante, considerando anche che si dilegua abbastanza in fretta dopo aver lasciato I fascicoli contenenti decisamente più informazioni sulla vicenda. Ho giusto il tempo di proferire poche parole, prima di vedere la figura del capitano dileguarsi all’orizzonte.

    Agli ordini, capitano Kinemon.

    Non so nemmeno se mi abbia sentito, in realtà.
    Mi volto verso il resto del gruppo con sguardo colmo di scherno nei confronti di quel capitano dal fare così strano. I fascicoli sono già nelle mani di Azibo, il tizio esotico con evidenti manie di protagonismo, che si appresta a leggerli. Man mano che va avanti con I dettagli, il mio stomaco sembra rivoltarsi come un calzino su se stesso. Si tratta di veri e propri casi di follia omicida incontrollata che non risparmia nessuno: innamorati, bambini, famiglie. Qualche goccia di sudore freddo scende dalla mia fronte, mentre tento di deglutire per reprimere I conati che spingono verso l’esterno. La testa si fa sempre più leggera, contemporaneamente l’espressione di tutti muta in una sempre più attonita. La più colpita sembra proprio Yuna, la Kunoichi della foglia che appare quasi estraniata dal contesto. Ad interrompere la mesta atmosfera e riportare il mio cervello sull’argomento principale ci pensa proprio lei. L’aria si carica improvvisamente di elettricità, producendo in ognuno di noi una reazione. Qualsiasi pelo corporeo si solleva trascinato dalla carica elettrostatica, permettendomi di avvertire l’anomalia. A giudicare da come si scusi subito dopo, sembra sia colpa sua. Non mi sono mai trovato davanti nulla di simile, ma siamo già a due stramberie su tre: L’uomo gufo e la meteoropatica. Ci manca l’uomo crotalo ed abbiamo formato un bel gruppetto di supereroi. Un piccolo sorriso di circostanza si dipinge sul mio volto, in risposta alle scuse di Yuna. Si spegne subito per lasciare spazio ad un’espressione particolarmente contrita e pensierosa. Ci troviamo davanti ad una missione con un rischio fin troppo elevato. Perché Jin ha voluto consegnarmela? E perché hanno mandato Shinji? Non sono morti abbastanza samurai durante la guerra? Vengo nuovamente strappato dai miei pensieri dalle manie di protagonismo dell’Ishivariano, che si propone come cane sciolto per indagare da solo.

    Forse non ti rendi conto della gravità della situazione. Non è nemmeno detto che si tratti di un nemico fisico.

    Mi pronuncio finalmente, con aria risoluta. Non sono un fan dei malati di protagonismo, specialmente se mi rubano la scena. La mano di Yuna viaggia repentina verso la manica destra del vestito di Azibo, come a volerne arrestare l’allontanamento. È probabile che ci si trovi sulla stessa lunghezza d’onda. Ciò che dice subito dopo ne è la conferma, seppur usi un tono non propriamente da leader.
    Successivamente passa a delle considerazioni ben più interessanti, che svelano una potenziale appassionata di botanica. Annuisco ammirato, mentre sposto nuovamente lo sguardo sui restanti compagni, curandomi di non perdere nessuno di vista. Faccio qualche passo avanti, avvicinandomi alla kunoichi e richiamando accanto a me gli altri due con un cenno della mano destra. Apro la mia cartella, sfoglio qualche fascicolo e ne estraggo infine la mappa. La mia espressione muta gradualmente da quella spensierata con la quale mi sono presentato, fino ad adombrarsi totalmente, mostrando una visibile concentrazione cerebrale sul caso.
    Continuo ad osservare I vari fascicoli e spostare lo sguardo repentinamente da questi alla mappa e viceversa.

    È necessario capire se queste persone avessero qualcosa in comune tra loro.

    Sussurro tra me e me, abbastanza forte per essere udito dal resto del gruppo, ma nulla sembra balzare all’occhio come una coincidenza determinante.

    Nulla… Sembra non esista un profilo preferenziale per le vittime.

    Contemporaneamente la mia mano destra si chiude in un pugno ad esclusione dell’indice, che viaggia velocemente verso la mappa, posandosi esattamente al centro del cerchio designato, coprendo l’esatto punto al quale si riferisce.

    Proporrei di iniziare le indagini esattamente dal centro del cerchio. È l’unico punto dell’area interessata in cui uno dei luoghi sospetti è esattamente accanto ad uno dei luoghi del delitto. Si tratta inoltre di un punto abbastanza alto, nonché equidistante dagli altri luoghi segnalati, questo ci permetterà di osservare dall’alto la scena, per tenere d’occhio movimenti sospetti. E soprattutto, successivamente…

    Mentre parlo, traccio una spirale con l’indice all’interno del cerchio, per illustrare il movimento che le successive indagini seguiranno.

    …Compieremo questo percorso a spirale, per essere certi di coprire tutta l’area e non tralasciare nulla. È di certo un metodo più dispendioso in termini di tempo ed energie, ma è l’unico modo per non trascurare nessun dettaglio. Spero di essere stato chiaro.

    Un rassicurante sorriso si proietta negli occhi di chiunque mi stia guardando. Considerando che I bollenti spiriti di Azibo sembrano essere stati placati da Yuna, che quest’ultima si rimette alla scelta dei samurai e che sono il più anziano tra gli unici due esponenti del bushido, ho deciso di prendere in mano le redini. Sperando di essere ascoltato dal resto del gruppo, li esorto nuovamente a seguirmi, senza però staccarmi prima dell’eventuale decisione collettiva.
    Sorrow
    Equip:
    1x Wakizashi
    1x Tonico Coagulante
    Conoscenze e Maestrie:
    Oratorie e popolari: I Livello
    Maestria: Combattente armato - Specialista in spade
    NOTE: Come descritto, Sorrow non si separa dal gruppo, ma propone il suo percorso :si2:
     
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    [B] Neve Rosso Sangue




    Narrato - - Parlato - "Pensato" - - Parlato rospi



    Beh presto il gruppo si fece più folto con l’arrivo di altri membri, tra cui una vecchia conoscenza del mukenin. Quest’ultimo sorrise tra se e se vedendo scendere da un albero niente meno che Azibo, che da uccello si era trasformato in umano, stuzzicando la curiosità di Ryuga.

    ”Interessante, quindi è un metamorfo… “

    Mentre li osservava da sotto il suolo fece la sua apparizione, in scena, niente meno che un capitano dell’armata di Tetsu, un certo Kinemon che, senza perdere altro tempo si presentò al gruppo e espose loro il motivo di quella convocazione. Le informazioni che trasmise al gruppo erano assai interessanti, vi era un qualcosa che faceva impazzire la gente a tal punto che li portava ad uccidersi li uni con li altri. Qualunque fosse stata la causa se ne fosse venuto in possesso avrebbe potuto tornare molto utile al suo capo.

    ”Ho fatto bene a venire fin qui. Potrei portarmi a casa qualche cosa di interessante.”

    Per sua fortuna il lavoro sporco lo avrebbero fatto quei marmocchi, mentre lui se ne stava tranquillo in panciolle aspettando il momento giusto per mettere le mani su quel qualcosa.
    Nel frattempo il piccolo rospo aveva scoperto una traccia che forse avrebbe aiutato il giovane a venir a capo di quella situazione. Ryuga lo sentì allontanarsi, ma non vi diede troppo importanza, sapeva che sicuramente vi era un motivo valido per farlo, mal che andava lo avrebbe rievocato in seguito facendosi spiegare cosa stava succedendo, ora però il suo posto era quello, per cui non se ne perse nemmeno una parola, attendendo che quel branco di beduini si decidesse sul da farsi.


    ”Oh insomma quanto ci vuole a prendere una decisione unanime?

    Stava per perdere la pazienza, ma dovette controllarsi e mantenere la calma, in fin dei conti non poteva farsi scoprire per una inezia del genere, per cui incrociò le braccia e attese che il gruppo facesse la sua scelta, per poi eventualmente seguirli lungo la strada che avevano preso, sempre standosene bello che nascosto sotto terra. Almeno così avrebbe fatto fino a che non fosse stato ben lontano da quella maledetta città e dai suoi samurai. Insomma non ci teneva a fare la fine che aveva fatto Shaka, che era stato catturato per essersi avvicinato troppo al villaggio di Kiri. Pace all’anima sua.



    Ryuga Senju

    Resistenza: 750
    Stamina: 965-35=930

    Tecniche usate:
    - Assimilazione di Tutto il Creato: Tecnica della Prevenzione dell’Attacco (Hiru Banshō: Bōka no Jutsu)(-35)






     
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    ▲neve rosso sangue▼


    Pese del ferro, Anno 20 d.Z
    Villaggio di Tetsu




    Parlato Shinji - Parlato Azibo - Parlato Sorrow - Parlato Yuna

    Shinji era arrivato al punto di ritrovo, preceduto da altri ninja e da un samurai di sua conoscenza: Sorrow. I due avevano avuto un veloce incontro qualche tempo prima, allenandosi insieme nei campi d’addestramento dell’accademia militare di Testsu. Il suo aspetto era decisamente opposto a quello dell’ordinato Obata, a prima vista non si sarebbe pensato ad un samurai. La cosa comunque sollevò un po’ il morale del neo-samurai, il pensiero di affrontare la missione assieme a qualcuno di propria conoscenza era innegabilmente confortante, e Shinji cercò di comunicare questo pensiero al precedente compagno d’allenamento tramite uno sguardo d’intesa. Tuttavia, i due non sembravano essere i soli a condividere una, seppur minuscola, porzione del proprio passato. I due ninja che avevano riposto alla chiamata del villaggio non avevano mascherato il fatto di essersi già conosciuti. Dei due era il ragazzo quello che aveva catturato di più la curiosità del giovane samurai. Presentandosi aveva detto di essere di Ishivar. Non erano molte le informazioni che Shinji aveva di quel luogo, ma erano tante le storie che circolavano sul paese della speranza, in un altro momento avrebbe fatto delle domande a quell’uomo dalle strane abilità, la sua voglia di sapere, di conoscere, la sua innata curiosità lo avrebbe portato ad intraprendere un discorso con lo sconosciuto. Ma non era quello il momento e la cosa fu sottolineata dall’arrivo di un altro samurai.

    Il quinto elemento percorse a passo deciso la distanza che c’era tra i giovani membri della missione e le porte del villaggio. L’armatura che aveva indosso, simile a quella del samurai che lo aveva invitato a partecipare alla missione il giorno prima, era indice del suo superiore grado rispetto a Shinji e Sorrow. Il casco copriva interamente quello che, una volta liberatosi del pezzo d’armatura, appariva come un volto abbastanza giovane. Lo sguardo però tradiva in maniera repentina il messaggio portato dai lineamenti, trasmettendo la massimo autorevolezza. Dietro a quelle pupille sembravano nascondersi anni ed anni di missioni, battaglie, ed evidentemente, vittorie. In poche parole: la fierezza di un vero samurai di tetsu, ciò che aspirava di diventare il giovane Obata.

    «Prima di tutto ringrazio tutti voi per essere qui... Sono il Capitano Hieiasu Kinemon, non mi perderò in chiacchiere e passerò subito ad illustrarvi la situazione...»

    Era un capitano dunque, nella scala gerarchica il suo grado era l’equivalente di quello che uno special jonin significava per i villaggi ninja. A giudicare dal tono e dalla carica di chi parlava, la missione non doveva essere una delle più facili e col proseguire del discorso del capitano Kinemon, Shinji ebbe la conferma dei suoi sospetti. Come aveva pensato il giorno precedente, non che ci volesse una cima per capirlo, la penuria di materia umana che affliggeva il villaggio in quel momento aveva costretto le alte cariche a ricorrere alla convocazione di samurai per nulla pronti ad affrontare qualcosa del genere. Non capiva perché rischiare due samurai così giovani ed inesperti e se, da un lato si sentiva onorato della scelta, dall’altro la percezione di essere trattato come pedina sacrificale non abbandonava la sua mente. Per scacciare questi pensieri, Shinji, continuava a ripetere nella sua mente gli insegnamenti che gli vennero inculcati a più riprese durante gli anni d’addestramento.

    Il capitano Kinemon proseguì. L’obiettivo della missione era quello di fare luce su degli strani avvenimenti che stavano andando in scena a più riprese nelle aree adiacenti al villaggio. Aveva parlato di una sorta di “follia” che prendeva possesso di vari elementi riducendoli in uno stato decisamente pericoloso per il prossimo. La cosa fece quasi rabbrividire il giovane samurai che cercò in tutti i modi di dissimulare quella sorta di paura che iniziò ad insinuarsi nel suo corpo e nella sua mente una volta udito che anche dei samurai risultavano esser stati vittima di questa “maledizione”. In poco Hieiasu Kinemon abbandonò il gruppetto non prima di aver consegnato loro un fascicolo con la documentazione ufficiale dei casi presi in esame ed una mappa che riportava, tramite dei segni rossi, le zone dove si erano verificati gli avvenimenti di cui sopra. Il ninja di Ishivar prese la mappa con le indicazioni e la mostrò agli altri. Shinji ebbe quasi un sussulto appena vide che la maggior parte dei casi si concentrava in una zona non troppo distante da casa sua, la sua nuova casa. Successivamente, Azibo, iniziò a leggere ad alta voce i tre casi. Si parlava di casistiche completamente differenti l’una dall’altra, la paura sembrò tornare per un attimo nel cuore del samurai da poco promosso. In poco quella sensazione divenne una sorta di rabbia che si faceva largo con maggior intensità della paura. Shinji cercò nello sguardo dei presenti qualche cenno, nessuno sembrava esser stato colpito da quella sensazione, oppure tutti la celavano bene, tutti tranne la kunoichi Yuna che sembrava essere molto più scossa del ragazzo. L’aria attorno a lei era diventata elettrica ed il suo volto indicava una sorta di sforzo appena compiuto, un rivolo di sudore le scendeva dalla fronte, ora anche lei aveva catturato non poco l’attenzione del giovane Obata.

    «S-scusate.»

    In un momento, tutta quell’aura di emozioni negative ed irose sembrarono sparire, farsi strada in direzione opposta al cammino precedente, allontanandosi dal corpo del ragazzo. Shinji si era un po’ isolato dal resto del gruppo. La sua mente correva per analizzare bene tutti i dati a disposizione e prima di proporre una propria idea, il giovane, attese di sapere cosa ne pensassero gli altri. Il primo ad esprimere il proprio pensiero fu l’Ishivariano. La sua proposta era quella di dividersi, “prenotando” il terzo caso. Shinji non era assolutamente d’accordo, dividersi in quella situazione non avrebbe portato a nulla di buono secondo lui.

    «Non credo sia un’ottima idea. Considerando lo stato delle cose ed ammettendo anche che il nostro gruppo non sia del tutto preparato ad una missione del genere, credo che sia la situazione esempio del detto: l’unione fa la forza.»

    Anche Yuna e Sorrow la pensavano allo stesso modo. La prima, in più, evidenziò anche la possibilità della presenza di flora che potesse avere un effetto simile. Shinji non sapeva nulla sull’argomento botanica, per lui era veramente un mondo del tutto da esplorare, ma la cosa gli sembrava plausibile, almeno sarebbe stata una soluzione logica a quanto accaduto, l’unica soluzione che escludesse la manipolazione da parte di terzi…
    Sorrow, dal canto suo propose una soluzione simile, iniziare ad indagare dal centro del cerchio rosso della mappa, unica zona dove le grotte e le montagne “sospette” che erano state evidenziate, si trovavano vicino al luogo del delitto. Era stato convincente, quasi esaltante, convinto di ciò che diceva, ma magari si trattava di sola apparenza.

    «Mi piace la tua proposta, Sorrow. Però pensavo, se guardiamo la mappa ci sono stati tre casi, volendo tutti più o meno vicini alle zone sospette evidenziate, che però sono quattro…»

    Il ragazzo si avvicinò alla mappa per illustrare meglio ciò che stava per dire. «Se non si trattasse di flora o avvenimenti misteriosi, ma di un individuo capace di fare ciò, secondo me, potremmo riuscire a coglierlo in flagrante andando verso sud. È il punto più lontano ed isolato dagli altri, meno riconducibile alle zone dei delitti. Il punto perfetto per il quarto caso? Mal che vada potremmo successivamente dedicarci all'analisi delle altre tre zone dove gli avvenimenti sono già accaduti.»




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    Le quattro menti dei provetti investigatori, iniziarono subito a funzionare tirando su le prime ipotesi nonchè i primi piani d'azione. In particolare i due Samurai diedero fin da subito senso alla loro presenza nel team dimostrando buon senso e spirito d'iniziativa anche di fronte a quelli che potevano essere loro superiori. In questa missione, come in poche altre, il ragionamento e l'attenzione ai dettagli era quantomai fondamentale. Ma, mentre i quattro concludevano i loro ragionamenti, qualcuno li osservava impaziente restando ben celato dal mondo, convinto di poter ottenere qualcosa di interessante da quell'evento pur non avendo alcuna idea di cosa ci fosse in realtà all'origine di quegli eventi.

    Nel frattempo, poco lontano dalle porte di Tetsu, il piccolo Kosuke stava svolgendo le sue ricerche sul campo con estrema abilità, riuscì infatti a notare qualcosa di molto significativo alla risoluzione del caso, seppur sul momento non gli sembrò così importante, almeno non più di tenere d'occhio il misterioso Samurai dal fare a dir poco inusuale. Questi iniziava infatti a dare segni di panico, come se fosse alla ricerca frenetica di qualcosa e continuò così fino a che non si trovò ad incrociare un anziana signora con tanto di bastone, di ritorno al villaggio. Nell'esatto momento in cui Kosuke vide lo sguardo del ninja riempirsi di macabra soddisfazione, capì cosa stava per succedere. Da solo non avrebbe però potuto fare nulla, iniziò quindi a saltellare come un forsennato, alla massima velocità possibile, verso il suo evocatore. Giunto quindi nuovamente nei pressi delle porte di Tetsu cercò di farsi notare da Ryuga senza attirare troppo l'attenzione del resto dei presenti, mantenendosi ai margini della foresta innevata.

    Bene, alla luce delle indecisioni potete continuare con l'organizzazione del da farsi. Ryuga intanto noterà Kosuke visibilmente agitato e potrà decidere se raggiungerlo, facendosi quindi condurre sul luogo del nuovo delitto in corso, o continuare a seguire ragazzuoli :soso: In caso segui Kosuke, fermati nel ruolare che inizi a seguirlo. Ovviamente può raccontarti cosa è accaduto e tu puoi fargli domande a cui poi risponderò. Se avete domande fatemi sapere
     
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    Sorrow

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    Un primo fallimentare brainstorming mostra come la differenza di intenti e di ideologia possa rallentare enormemente un gruppo. Il giovane Ishivariano sembra placare I suoi istinti di protagonismo grazie alla flemma della kunoichi, tanto taciturna quanto convincente nei suoi silenzi. Anche lei sembra rimettersi alla decisione finale degli autoctoni. Restiamo solo io e Shinji, tra un’occhiata di intesa e l’altra, a prendere decisioni potenzialmente cruciali per la riuscita della missione. Io delineo un piano abbastanza lineare e, credendo di non essere interrotto, inizio quasi a mettermi in marcia verso il centro del cerchio. Nemmeno concluso il primo passo, la voce di Shinji interrompe il mio entusiasmo. Per essere un novellino ha un ottimo spirito d’iniziativa. Mi volto verso di lui con espressione interrogativa, mentre porto una mano al mento a grattare la barbetta ispida che lo popola. Non propone uno stravolgimento del piano, ma aggiunge semplicemente un’osservazione su un dato che, effettivamente, mi era proprio sfuggito. Uno dei luoghi sospetti sembra essere isolato dal resto delle scene del crimine. La proposta del giovane Obata è quindi quella di iniziare le ricerche da quella specifica posizione. Non posso dire che si tratti di una stupidaggine.
    Annuisco con espressione perplessa. Ho già preso la decisione di seguire il suo suggerimento, ma non voglio mostrarmi troppo accondiscendente. Apro nuovamente la mappa, osservandola con un’espressione profondamente concentrata, rigirandola un paio di volte tra le mani. Successivamente, con il tono pacato di un investigatore che non vuole ammettere la superiorità di un assistente, asserisco:

    Beh, effettivamente è un’osservazione acuta, Shinji..

    Mi volto sorridente al giovane samurai, spostando in seguito lo sguardo a sondare le espressioni facciali del resto della squadra, in cerca di eventuali segni di contestazione. Nessuno sembra essere contrario.

    …Credo che una deviazione non ci farà perdere poi tanto tempo, mal che vada.

    Il dito indice che prima indicava il centro del cerchio, viaggia ora verso il luogo sospetto segnato nel punto in basso della circonferenza, tracciando dei cerchietti attorno a quel triangolo in rosso. Mostro la mappa a tutti I presenti, in modo tale da essere quanto più chiaro possibile.

    Cambio di programma, quindi. Arriveremo al centro del cerchio passando per questo punto, prima. Se avremo fortuna, l’intuizione di Shinji si rivelerà veritiera e avremo l’occasione di portare a casa una missione in tempo record e andare pure a cena tutti insieme per festeggiare…

    Ripiego nuovamente la mappa, riponendola nel borsello che porto sempre legato alla cinta sulla vita. Scrollo le spalle, mentre continuo nel mio dire.

    …In caso contrario, potrebbe volerci un po’ di tempo. Comunque vadano le cose, ci troviamo davanti a qualcosa di davvero singolare e non sono sicuro che si tratti di una missione dallo svolgimento semplice. Se dovessimo trovarci distanti gli uni dagli altri ed in difficoltà per un qualsiasi motivo, proporrei di utilizzare una parola in codice da urlare per richiamare l’attenzione di tutti. Che ne direste di…

    Mi volto verso Yuna, apparente appassionata di botanica e del mondo floreale, mostrandole il sorriso più smagliante che ho, per poi proseguire nel mio discorso.

    …Camelia? Non sapendo contro cosa combattiamo e di che tipo di “follia” si tratti, qualcuno di noi potrebbe caderne vittima. Se dovesse avvertire qualcosa di strano avvenire nella propria mente, è caldamente invitato ad avvertire tutti con la parola in codice.

    Non so esattamente perché scegliere una parola in codice, ma ho letto in diversi libri di strategia che ogni squadra che si rispetti ne utilizza una per ogni evenienza. E chi sono io per contravvenire a queste usanze? Attendo pochi secondi in silenzio per ricevere eventuali richieste di chiarimenti. Esorto con un movimento della mano destra gli altri a seguirmi in modo tale da – finalmente – iniziare il nostro percorso.
    Le calzature affondano nella neve e quel rumore sembra quasi essere l’unico accompagnamento sonoro del gruppetto. Non sono un fan dei silenzi pubblici.

    Beh, direi che conviene approfondire un po’ le presentazioni.
    Mi chiamo Sorrow. So che è un nome strano, ma non so quale sia quello vero, quindi fatevelo andare bene o datemi un bel soprannome. Basta che sia figo, però.
    Sono un samurai da un po’ di tempo, ormai, ma ho ripreso da poco ad operare dopo un lungo congedo per assistere un parente malato.


    Porto lo sguardo al cielo, per quanto la visibilità di quest’ultimo non sia proprio al top, ostruita dal continuo intrecciarsi di rami di sempreverdi innevati. Ritorno subito ad osservare la strada, per poi riprendere la presentazione con il punto dolente.

    Per quanto riguarda le abilità, vorrei fare una premessa…

    Il tono di voce si abbassa, come quello di chi si vergogna profondamente di qualcosa e cerca in tutti I modi di nasconderla. È una caratteristica che non sono riuscito ancora ad accettare, considerato anche come sia continuamente circondato da gente in grado di usare qualsiasi trucchetto per portarsi in vantaggio sugli altri.

    …Non sono in grado di utilizzare il chakra in alcun modo. La mia arma è il mio corpo. Al vostro servizio.

    Beh, cercate voi di promuovervi meglio di così. Sembra quasi che la mia menomazione sia un vantaggio, a sentirla così. Sorrido, continuando a camminare, pronto a terminare una volta per tutte il discorso.

    E che mi dite di voi? Preferirei ci dicessimo eventuali assi nella manica prima di scoprirli in situazioni spiacevoli. Si ragiona meglio senza una lama puntata alla gola.

    Nel frattempo, il percorso continua verso sud, in cerca di indizi che possano condurci su una pista sicura. Chissà cosa ci aspetta.

    C'era veramente poco da scrivere e spero di avervi dato un bel po' di spunti di conversazione per i prossimi post. Come concordato con tutti, il mio post serve per evitare un giro superfluo agli altri. I componenti del team si spostano tutti verso il luogo sospetto indicato a sud del cerchio. Via libera al master :si2:
    Sorrow
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    Conoscenze e Maestrie:
    Popolari e linguistiche: I Livello
    Maestria: Combattente armato - Specialista in spade
     
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    Il gruppo dei beduini ancora non si dava una mossa, il mukenin nascosto li sotto si stava alquanto alterando, un fugace pensiero gli attraversò la mente, salire e fargli il culo a quei quatto.
    Un fugace pensiero che stava per diventare realtà se non fosse stato che finalmente qualcuno iniziò a parlare, facendo finalmente delle proposte sensate, per cui Ryuga fermò la mano e iniziò ad ascoltare.
    Uno dei due samurai fece una buona osservazione, che quasi subito comportò un cambio di piano visto che anche gli altri membri sembravano essere d’accordo con la sua proposta. Ryuga non vedendo la mappa non poteva sapere come fosse strutturata, ma qualche informazione l’aveva raccolta, i tre punti dovevano essere tutti vicini, o almeno nella stessa zona, mentre al centro dell’ipotetico cerchio della mappa doveva trovarsi un ampio spazio che secondo il samurai poteva essere un buon punto per fare un altro “attacco”.
    Ryuga però, dopo aver sentito quanto il capitano aveva detto ai ragazzi e da quello che aveva raccolto strada facendo, aveva un dubbio. Se questi casi erano opera di qualcuno che voleva fare del male, perché li aveva fatti in luoghi così appartati e non direttamente nel villaggio? Se lo avessero fatto all’interno del villaggio i danni sarebbero stati decisamente maggiori.


    ”Sono dei test… dei test per vedere il risultato del loro lavoro… sicuramente a breve potrebbero passare al villaggio e i danni sarebbero incalcolabili…”

    Se quel pensiero fosse stato vero i rischi sarebbero stati veramente alti per tutti. Se qualcuno stava diffondendo un virus, o qualche sostanza oppure stava facendo uso di una particolare tecnica e si stava esercitando prima del grande evento, la domanda cruciale in quel momento era quando sarebbe avvenuto quel grande evento.
    Improvvisamente un suono attirò l’attenzione di Ryuga che, girandosi vide il suo amico rospo.


    ”Kosuke? Che abbia trovato qualcosa?”

    Si mosse verso il suo amico e, senza fuoriuscire del tutto dal terreno, infatti uscì solo con la testa, in fin dei conti non doveva farsi beccare.

    - Kosuke che succede? Perché sei così agitato?

    - Muoviti vieni subito! Ho trovato qualcosa di interessante!

    Qualcosa di interessante? Di cosa si poteva trattare?

    - Dimmi tutto mentre andiamo!

    Una volta arrivati ad una certa distanza all’interno della foresta innevata, Ryuga sarebbe uscito dal terreno definitivamente e avrebbe seguito il suo compagno verso un luogo ben preciso fuori dal villaggio, il luogo dell’aggressione. Nel frattempo però si sarebbe fatto spiegare velocemente quello che stava succedendo, venendo così a sapere che un tizio sospetto stava aggredendo una anziana signora e che poteva essere la medesima situazione di quelle descritte al gruppetto di ricerca, forse aveva trovato una possibile pista. Se quel tizio era realmente coinvolto in tutto quello allora avrebbe potuto fornirgli diverse informazioni utili. Che fosse arrivato il momento di cui aveva ipotizzato poco prima? Che fosse il primo test vicino al villaggio?
    Doveva capire se le sue ipotesi erano fondate e quel bastardo poteva fornirgli le informazioni che gli servivano.




    Ryuga Senju

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