The day after

ZVNote vs Ten

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    ▲The day after▼


    Pese del ferro, Anno 20 d.Z
    Accademia militare


    Ventiquattro ore non sono molte, o almeno dipende dal contesto. Un giorno era trascorso dall’investitura a samurai de giovane Obata ed ora il ragazzo era impaziente di iniziare l’avventura da soldato di tetsu che tanto aveva bramato negli anni precedenti. La mattina era tranquilla, la neve sembrava essersi fermata e aver dato tregua alla vegetazione già immersa nel bianco. Shinji era seduto sul tatami del piccolo tempietto costruito all’interno del cortile della sua abitazione. Era il suo ambiente completamente isolato, quando le porte decorate con carta di riso erano chiuse, i servi sapevano che nessuno doveva disturbarlo, salvo urgenze. Le dita incontravano il freddo contenitore della sua wakizashi, appena sostituito. Il fodero era decisamente più elegante di quello che gli era stato consegnato dall’accademia militare di Tetsu. Era finemente lavorato, di colore nero con dei motivi floreali dipinti d’oro, ovviamente era presente il sigillo di famiglia: il drago che inghiottisce la sua coda.

    Da lì a breve il ragazzo sarebbe andato al villaggio per prendere parte al suo primo combattimento. Non era nulla di organizzato con esattezza, semplicemente, nel paese del ferro, era usanza per i samurai presentarsi ai campi dell’accademia militare e prendere parte ad incontri dalla semi-ufficialità contro dei parigrado. L’obiettivo del giovane era quindi quello di presentarsi sul luogo e cercare qualche samurai con cui migliorare la sua esperienza di combattimento. Essendo allenamenti amichevoli, il rischio di farsi seriamente male non era quasi contemplato, o almeno i partecipanti non sembravano mai avere intenzioni realmente ostili verso il proprio avversario, in pieno rispetto del codice del samurai.

    Varcare la soglia del portone appartenente alla nuova casa era strano, d’altronde aveva avuto poco tempo per ambientarsi. Il paesaggio che lo salutava era ben diverso da quello a cui era stato abituato per tutta la sua infanzia. La residenza principale degli Obata era sì isolata ma era circondata da un piccolo complesso di residenze destinate ai, in origine molto numerosi, membri della servitù ed ai familiari non appartenenti al ramo principale, o almeno quelli che avevano deciso di vivere sotto il comando del capofamiglia attuale.

    Il sentiero alberato ormai non nascondeva alcun segreto per il giovane samurai. Era stato facile memorizzarlo, in generale Shinji poteva fare affidamento su di una più che discreta memoria, allenata col tempo anche grazie agli insegnamenti, anzi forse soprattutto grazie agli insegnamenti di uno dei suoi maestri: Tengan Takao. Lo spirito di osservazione era in costante allenamento e sviluppo da parte del ragazzo che aveva assorbito i numerosi concetti ereditati in anni di studi.

    Finalmente il villaggio era comparso all’orizzonte. I campi di combattimento erano gli stessi campi d’addestramento dove il giorno prima si erano tenuti gli esami. Era passato troppo poco tempo per provare una qualsivoglia nostalgia dell’accademia militare. Prima di arrivare ai campi, Shinji, passò attraverso il villaggio, preferendo questa via a quella più sbrigativa. Tetsu era il villaggio più importante del paese del ferro, era rimasto diviso troppo a lungo, aveva sofferto l’egoismo di “samurai” mercenari, seguaci di ordini impartiti da un despota. Ora tutto si era risolto per il meglio e pian piano la vita stava tornando a scorrere come tanto tempo prima, c’era da ricostruire, questo era ovvio, ma era da molto che non si respirava quell’aria di ottimismo nel villaggio.

    In poco l’accademia si palesò dinanzi agli occhi del samurai, non si era nemmeno accorto di quanta strada avesse fatto tanto che era sovrappensiero. Il passo successivo sarebbe stato quello di cercare un rivale parigrado tra i corridoi che componevano l’edificio e si ramificavano in varie vie che, su per giù, portavano tutte ai campi d’addestramento.





    Ten scusa il ritardo
     
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    Fischio d'inizio. Arbitro io
     
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    Sorrow

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    L'ennesima mattina in quel di Tetsu. Foste in casa mia, potreste udire perfettamente il suono di denti che affondano in una succosa mela verde e, raggiungendomi nella mia stanzetta, potreste guardarmi mentre, con aria pensierosa, scruto il mondo esterno da poco inondato dalla poca luce che un'alba castrata da un fitto strato di nuvole riesce a far filtrare. Un profondo sospiro smuove la tenda davanti a me.

    Beh, quantomeno non nevica.

    Commento sarcasticamente, mentre con un balzo felino scendo dal letto sul quale ero appollaiato. Dopo la morte di Jin, il mio unico compagno in casa è il silenzio, con il quale convivo a fatica, se devo essere sincero. Quel burbero vecchiaccio era un continuo rimprovero ambulante e di certo mi manca molto, ma ogni giorno che passa continuo a ripetermi, forse per convincermi, che sia stata la scelta migliore.
    Il rumore dello spazzolino che gratta i miei denti è quasi assordante in questo piccolo bagno, senza nemmeno qualcuno che si schiarisca la voce dalla stanza accanto. È assurdo come il silenzio sembri un bene di prima necessità quando si è immersi nel rumore e come la situazione possa ribaltarsi in uno schiocco di dita. Quanti strani pensieri possono affollarsi nella mente di un uomo durante una bella doccia calda.
    Ancora nudo mi reco in stanza per prepararmi alla giornata. Indosso un comodo kimono di colore rosso al quale lego sul fianco destro, tramite un'apposita cintura di tessuto, la wakizashi di Jin.
    Esco di casa cercando di guardarmi intorno il meno possibile, puntando direttamente verso la porta, che si apre in seguito all'applicazione di una leggera pressione delle dita indice e medio della mano destra sulla maniglia, mettendomi di fronte alla visione di una Tetsu ancora distrutta, seppur più unita.
    Vorrei tanto fermarmi a dare una mano alla gente per ricostruire, ma oggi il volontariato dovrà aspettare: sto per rimettere piede in accademia dopo un lungo periodo d'assenza giustificata per accudire il mio malato padre adottivo. E come se non bastasse, se non inizio ad affrettare il passo, arriverò di certo in ritardo.
    Percorro la via principale del villaggio salutando con rapidi cenni del capo tutte le persone che ho aiutato in questi giorni. Non sono nemmeno certo che sappiano come mi chiamo, però non ho avuto veramente molto da fare in questo periodo, quindi perché non dare una mano?
    Compiuto il percorso prestabilito, l'accademia militare mi si para davanti esattamente come la ricordavo. Sembra che la guerra civile non l'abbia minimamente intaccata. Ho come l'impressione che non sia una casualità, considerati gli interessi di entrambi gli schieramenti per rimpolpare i rispettivi eserciti. Le case della povera gente sono sicuramente una perdita più accettabile.
    Prendo un bel respiro e varco la soglia. Ciò che mi accoglie è esattamente ciò che mi aspettavo: puzza di sudore, rumori di spade che cozzano le une con le altre e urla di capitani intenti ad abusare del loro potere sulle ultime reclute. Solita vita, insomma.
    Mi reco in fretta al campo d'addestramento. Lo trovo seguendo la "squillante" voce del sensei, Renji Mikoto: una sorta di psicopatico particolarmente attento a non scendere sotto i 200 decibel con il tono di voce.

    DISPONETEVI IN DUE FILE ORDINATE, UNA DI FRONTE ALL'ALTRA!

    Corro, cercando di evitare una delle sue ramanzine già al primo giorno dopo il congedo. Giunto davanti al campo d'addestramento, noto un ragazzo un po' spaesato che si aggira per i corridoi con aria un po' perplessa. A giudicare dal giovane aspetto e dall'espressione sveglia, deduco si tratti di una nuova recluta. Vorrei evitare anche a lui il trauma del primo impatto con quel folle di Mikoto. Mal che vada, faccio una brutta figura. Devio dalla traiettoria originale, avvicinandomi al ragazzo. Una pacca sulla spalla destra dovrebbe bastare a richiamare la sua attenzione.

    Se è il campo d'addestramento che cerchi, è proprio qui vicino. Seguimi e fai esattamente come faccio io.

    Dico, non perdendo nemmeno per un momento il rassicurante sorriso che mi contraddistingue. Mi accovaccio, sgattaiolando verso l'entrata del campo d'addestramento. Solo una porta mi separa dalla meta, non resta che aprirla con cautela e sgattaiolare dentro l'enorme struttura. Due dita esercitano una pressione sul maniglione simile a quella usata in precedenza per aprire la porta di casa. La porta si apre senza fare alcun rumore. La spingo leggermente per consentire il passaggio e in un lampo mi infilo al suo interno. Ciò che mi si para davanti è esattamente ciò che mi ero immaginato.



    Un enorme edificio spoglio, completamente colorato in antracite, al centro del quale due file di soldati sono poste specularmente l'una all'altra. Nessuno fiata.
    Qualora mi stesse seguendo, trascinerei delicatamente con me la giovane recluta appena incontrata mentre, ancora di soppiatto, mi muovo verso la fine della fila. Il sensei, troppo impegnato a sbraitare contro la prima coppia intenta a darsele di santa ragione, non riesce a notare l'aggiunta di una nuova coppia. Raggiunta una posizione sicura in fondo alla fila, inspiro profondamente e porto il petto in fuori, imitando i miei contigui. Nell'eventualità in cui il malcapitato nuovo arrivato abbia deciso di seguirmi, mi troverei ora esattamente di fronte a lui, osservandolo negli enigmatici occhi, mentre un nuovo sorriso rassicurante mi si dipinge sul volto. Mi volto repentinamente verso l'altro capo della fila, notando che il sensei è ancora troppo impegnato ad osservare lo scontro della prima coppia. Sciolgo la posizione autorevole sbuffando, mentre sussurro:

    Sorrow, piacere. Credo che ci tocchi combattere, tra non molto. Sei una nuova recluta?

    Il tono è amichevole, così come la postura di certo non consona alla situazione, ma chi ha voglia di stare sull'attenti per tutta la durata dell'esercitazione?

    Sorrow
    Sentiti pure libero di non seguire Sorrow e di entrare nel campo d'addestramento come credi sia meglio per il tuo PG :si2:
    Attacca pure nel prossimo turno :si2:
     
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    «Se è il campo d'addestramento che cerchi, è proprio qui vicino. Seguimi e fai esattamente come faccio io.»

    Una mano sulla spalla aveva richiamato l’attenzione del giovane Obata. Un ragazzo dall’aspetto scompigliato e poco ordinato lo aveva avvicinato. Sembrava gentile all’apparenza e lo si poteva evincere dal gran sorriso che aveva stampato in faccia. Shinji sapeva bene dove si trovasse il campo d’addestramento ma decise di rispondere semplicemente limitandosi ad annuire, aveva avuto una buona sensazione nei confronti dello sconosciuto che non si era ancora presentato, decise di seguire il suo istinto.

    I due si avviarono in modo da non dare nell’occhio verso il campo d’addestramento, dove la voce squillante di uno dei sensei dell’accademia stava cercando di mantenere l’ordine tra i giovani. La cosa lo lasciò al quanto sorpreso, non si aspettava che gli incontri “d’esercitazione” si svolgessero così, pensava ad un qualcosa di molto più ordinato, più facile anche da gestire. Evidentemente quel ragazzo ne sapeva qualcosa in più. Sembrava un coetaneo di Shinji, diventato samurai probabilmente poco tempo prima del ragazzo che, effettivamente, era solo al suo secondo giorno.

    Le file di giovani samurai erano disposte l’una dinanzi all’altra, in modo che i vari sfidanti potessero guardarsi negli occhi, era prassi osservarsi prima dello scontro, scambiare segni di rispetto e via dicendo. In quel momento però sembrava quanto più imbarazzante possibile, una sensazione che si era affermata con forza nell’animo del ragazzo.

    Il sensei stava arbitrando, se così si può dire, lo scontro tra i primi due della fila, ad osservarli era chiaro che non si trattasse di guerrieri esperti, la cosa alleggerì il peso che opprimeva la bocca dello stomaco del ragazzo, il quale temeva di non essere nel posto giusto per il suo grado.

    « Sorrow, piacere. Credo che ci tocchi combattere, tra non molto. Sei una nuova recluta?»

    Con la coda dell’occhio il ragazzo guardò i due che stavano combattendo, non se la cavavano malissimo ma non erano molto bravi e le urla del sensei sembravano sottolinearlo. Era abbastanza distratto da non essersi accorto dell’aggiunta di due membri tra le fila, ergo non avrebbe notato nemmeno il loro scambio di battute

    «Si sono samurai da solo un giorno…»

    Il ragazzo andò a guardare quasi istintivamente la spada al suo fianco, come se stesse verificando ciò che aveva appena detto.

    «Il mio nome è Shinji, tu come te la cavi?»

    Attesa la risposta del ragazzo, ad essa avrebbe seguito l’ordine dell’addestratore. Nel frattempo, infatti, i due avversari avevano terminato il proprio combattimento, la vittoria era andato al samurai che apparteneva alla fila dove si trovava Sorrow, non che fosse un’esibizione a squadre o cose simili.

    «Voi due, in posizione!»

    Le parole vennero tuonate senza alcun preavviso, i restanti membri delle fila fecero spazio ai due nuovi partecipanti dell’incontro d’allenamento.






    Scheda

    Resistenza 200
    Stamina 150
     
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    Sorrow

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    Tra urla e strepiti degni del peggior despota, la distrazione del sensei porta il nostro rapido scambio di battute a trasformarsi, gradualmente, in un dialogo tra due ragazzi qualunque che si incrociano al tavolino di una locanda. Le due chiaviche che si picchiano al momento hanno talmente tanto da imparare che l'attenzione di quell'uomo è mantenuta costante su ogni errore commesso. Nel frattempo Shinji, il giovane che, fiero, si erge davanti a me, mi confessa di essere samurai da appena un giorno. Un sorriso rassicurante si dipinge nuovamente sul mio volto. Il mio sguardo lo scruta in cerca di eventuali segni di preoccupazione, tensione o paura per ciò che andrà ad affrontare, considerando anche chi sarà il giudice. Niente sembra turbarlo più di tanto. Questo depone a suo favore.

    Da un solo giorno? Wow! A pensarci bene, non lo ricordo nemmeno il mio primo giorno. Cerca di marchiarlo bene in mente, perché sono ricordi preziosi.

    Ho perso il conto di quante volte Jin mi abbia raccontato del suo primo giorno da samurai. Quella scintilla nel suo sguardo si riaccendeva ogni volta che tirasse fuori un aneddoto del suo passato da samurai.
    Mi volto di scatto verso il duello, richiamato da un urlo feroce del capitano Mikoto intento ad inveire contro i due samurai coinvolti.

    CARINO QUESTO STILE DI COMBATTIMENTO. VI MUOVETE CON LA GRAZIA DI UN UBRIACO E LA RAPIDITA' DI UN BRADIPO! AL POSTO! UN MINUTO DI PAUSA PRIMA DEL PROSSIMO SCONTRO!

    Leggermente divertito dal siparietto e dal sarcasmo del sensei, mi limito a soffocare una risata che, trovando le labbra serrate, esplode fuori dal naso in un sonoro flusso d'aria che, nel silenzio della sala, sembra attirare l'attenzione di Mikoto che, di scatto, si volta verso di me, scrutandomi con lo sguardo più glaciale che abbia mai visto, tanto da farmi raggelare all'interno. So già cosa mi aspetta, al termine del minuto concesso dallo scontro precedente. Quando Mikoto distoglie l'attenzione è il mio compagno a parlare, forse intuendo la situazione, presentandosi e chiedendomi come me la cavi nel combattimento. Ancora turbato dallo sguardo ricevuto precedentemente, non riesco subito a rispondere, limitandomi a farlo con un cenno del capo in risposta alla presentazione. Sussulto quando la voce dell'uomo fende nuovamente il silenzio del luogo, chiamando proprio la coppia formata da me e Shinji al centro della stanza per iniziare lo scontro. Beh, lo sapevo.
    Prendo un profondo respiro, voltandomi verso Shinji, prima di muovere il primo passo verso il luogo designato.

    Beh, Shinji, credo che lo scoprirai proprio adesso.

    Gli sorrido, mentre lo invito a seguirmi. Giunto al centro della stanza, assumo la mia posa da combattimento, in attesa che il mio avversario faccia lo stesso. Prima di iniziare, Mikoto prende un respiro che non lascia presagire nulla di positivo per le nostre orecchie.

    VI SPIEGO NUOVAMENTE LE REGOLE DI QUESTI COMBATTIMENTI!
    NON SONO PERMESSI FENDENTI, NE' AFFONDI. LE FORZE DEL VILLAGGIO SCARSEGGIANO GIA' E LE INFERMERIE NON HANNO CERTO BISOGNO DI ALTRI PAZIENTI! POTETE USARE LA VOSTRA WAKIZASHI PER COLPIRE L'AVVERSARIO, A PATTO CHE PORTIATE IL COLPO CON IL MANICO DELL'ARMA. QUALSIASI ALTRO STILE DI LOTTA È PERMESSO.
    BENE. PRONTI? SU, VIA!


    Complici il tono di voce e l'eco generata dalla stanza semivuota, ho capito solo l'essenziale di quel regolamento. Anche superfluo, direi. Non punto a trafiggere chiunque mi si pari davanti.
    Invito con un cenno della mano destra Shinji a muovere la prima mossa.

    Sorrow
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    Sta: 50
     
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    «Da un solo giorno? Wow! A pensarci bene, non lo ricordo nemmeno il mio primo giorno. Cerca di marchiarlo bene in mente, perché sono ricordi preziosi.»

    Era una cosa che gli era già stata detta e ripetuta più volte, alla quale però si sentiva quasi estraneo. Nella mente di Shinji i primi passi della vita di un samurai erano un dovere e non un piacere, non li avrebbe ricordati come giorni piacevoli probabilmente. Ciò era forse dovuto alla sua fretta, quel suo sentimento che lo portava a vivere i giorni da soldato pensando “cerca di sbrigarti, devi raggiungere il tuo obiettivo al più presto”. Forse però aveva davvero bisogno di staccare la mente da questa frenetica corsa verso i suoi obiettivi e godersi le tappe del tragitto, tappe che mai più sarebbero tornate.

    Mentre i due chiacchieravano. Il sensei decretò la fine del combattimento, indicando Shinji e Sorrow come successivi sfidanti. Le regole erano molto chiare ma furono ripetute ancora una volta, sottolineando quanto il combattimento dovesse essere amichevole e fossero vietati colpi bassi, utilizzo della parte tagliente della wakizashi, insomma tutto ciò che poteva portare uno dei due contendenti nelle già sature infermerie del villaggio di Tetsu.

    Shinji si portò al centro del campo da combattimento assieme al suo sfidante. Lo guardava fisso negli occhi, incuriosito da quell’espressione sempre allegra che lo caratterizzava. Prima di cominciare, il giovane Obata, sistemò la benda che gli copriva lo spazio una volta occupato dall’occhio destro, posizionando nella maniera più comoda il laccio che la legava, in modo da non esserne infastidito durante le concitanti fasi d’azione.

    La mano destra di Sorrow si mosse come a invitare il neo samurai a fare la prima mossa del duello. Shinji fece il timido inchino in segno di rispetto per l’avversario e poi rispose alla richiesta del compagno. Le mani del ragazzo si mossero andando a comporre uno dei sigilli utilizzati nelle arti ninja. Quello della tigre che in quel caso sarebbe stato utile all’attivazione della tecnica del corpo sfarfallante. La strategia di SHinji era davvero basilare, quasi da zuffa tra ragazzini, ma aveva intenzione di iniziare così uno scontro amichevole, non conoscendo le reali capacità del suo avversario.

    Se la sua tattica avesse funzionato, il samurai si sarebbe trovato nelle immediate vicinanze del suo avversario. Una volta lì avrebbe utilizzato un taijutsu di infimo grado come il Konoha reppu. Mantenendosi in equilibrio sulla gamba destra avrebbe cercato di atterrare il suo avversario colpendolo alla gamba sinistra con un movimento rotatorio.

    h7yrgrB








    Scheda

    Resistenza 200-5=195
    Stamina 150-5=145
    Riassunto: Uso la Tecnica del Corpo Sfarfallante (Shunshin no Jutsu) provando ad avvicinarmi all'avversario.Tutto ciò per colpirlo con un calcio alla gamba destra e farlo cadere (konoha reppu).



    guarda perdonami ma pensavo seriamente di aver risposto. Questo lockdown mi sta rimbambendo
     
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5 replies since 24/4/2020, 21:48   130 views
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