Quando girano le pale... [PQ]

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Konoha's Ninja
    Posts
    133

    Status
    Offline

    Scheda Shōta



    Narrato

    Parlato Shōta
    Parlato altrui 1
    Parlato altrui 2
    Parlato altrui 3
    Parlato altrui 4
    parlato altrui 5
    parlato altrui 6


    [eventi precedenti: Due Ramen Maxi, grazie!]



    [Parte 1]



    Nel campo di esperienza di una persona con gli occhi chiusi, non è difficile che gli altri sensi e l’immaginazione rafforzino la propria influenza a scapito della vista. Così, suoni e sensazioni tattili possono assumere tanto il ruolo di catalizzatori per l'attenzione quanto di elementi di accompagnamento per il vagabondaggio dei pensieri.
    Tra questi due estremi oscillava Shōta mentre, con la schiena appoggiata alla testiera del letto, rimaneva seduto immobile per ricevere le cure di Kimiko.
    Dopo aver lenito le bruciature sul petto, la ragazza stava dedicandosi agli occhi.
    Il leggerissimo gorgoglio del velo di Chakra Suiton, che promanando dalle sue mani rinfrescava e carezzava delicatamente le palpebre chiuse, si sovrapponeva a una specie di nenia di sottofondo che proveniva da una zona un po' più distante, a sinistra del letto

    Ecco fatto. Puoi aprire gli occhi

    Socchiudendo leggermente le palpebre, l'Akimichi iniziò a mettere a fuoco qualcosa nel groviglio confuso di luci e colori che gli si dispiegava davanti lentamente. Come una dose di collirio appena instillata, l'effetto della cura funse da prisma deformante, mostrando i contorni frammentati di una sorridente giovane donna con gli occhi arancioni e i capelli neri raccolti in una coda di cavallo. Dietro di lei guizzava la luce del sole che, entrando dall'ampia finestra, veniva parzialmente filtrata dalla persiana semichiusa, illuminando la camera in maniera delicata.
    Girando la testa verso sinistra, Shōta si soffermò sulla fonte della litania che faceva da sottofondo alle cure di Kimiko. Tra il letto e l'armadio, c'era una ragazza inginocchiata con le mani giunte e i gomiti poggiati su una singolare cassetta di legno larga circa un metro e mezzo. Indossava una lunga veste bianca e portava sulla testa china un cappuccio di pari colore, sufficientemente calato da coprire il volto sin sotto il naso ma non abbastanza da nascondere le punte dei lunghi capelli castani che ne fuoriuscivano.
    In quel momento la nenia si interruppe e venne sostituita da un mormorio incomprensibile, come una specie di preghiera

    ainacnal xlanaoòefnoa ckanepunaòmx cmseònelsinv

    Intanto Kimiko prese un astuccio, tirò fuori un paio di occhiali da sole e li poggiò sul letto

    Se hai intenzione di uscire, sarà meglio che indossi questi, almeno finché il sole è alto. Io adesso devo andare a fare un po' di spese a Konohagakure ma ci sarà Hisa a tenerti compagnia

    Mentre la seconda "capofamiglia" pronunciava queste parole, la testa incappucciata si sollevò rivelando un volto dai lineamenti delicati e due iridi di un azzurro opaco che ricordava il cielo prima dell'arrivo di una tempesta.
    La ragazza chiuse gli occhi piegando la testa di lato, mentre sul suo viso si disegnava un sorriso sereno

    Ne sono contento ma non c'è bisogno che Hisa impieghi il suo tempo per me. Sto bene, davvero disse l'Akimichi

    Non le abbiamo cambiato i programmi apposta, se è quello che pensi precisò Kimiko La turnazione di oggi prevedeva già che lei, Taro e Daiki rimanessero qui, quindi tutto regolare... ora però devo scappare perché è tardissimo! Mi raccomando, riposati soggiunse infine, prima di uscire dalla stanza.
    L'unica compagna rimasta riprese allora a mormorare parole incomprensibili

    hm... che cos'è che reciti? domandò Shōta non senza un po’ di esitazione.
    Hisa era una ragazza tranquilla e con una forte spiritualità ma, come tutti sapevano bene, era un po' "particolare"… per così dire...
    Lei si fermò e rispose con il suo flebile tono di voce

    È una preghiera di buon augurio. Fa parte del rituale per aiutarti a guarire

    L'Akimichi riteneva improbabile che questo "rituale" potesse funzionare davvero ma non l'avrebbe distolta dall’intento. D'altra parte, chi era lui per contraddire un credo profondo?

    Non sono davvero malato ma... lo apprezzo molto, grazie Hisa

    Come prima, lei sorrise e ricominciò a pregare. Shōta tornò ad appoggiarsi alla testiera e allungò una mano alla sua sinistra. Sul comodino di fianco al letto c'era un cesto pieno di frutta. Attaccato al manico, c'era un biglietto con sopra una rudimentale faccina sorridente. Di chi poteva essere opera? Forse di Yua, pensò l'Akimichi mentre afferrava una mela e la portava alla bocca.
    Con un morso deciso staccò un pezzo di polpa e, mentre ne assaporava il succo, ripensò al suo allenamento con Asahi. Dovevano incontrarsi per condividere un Ramen e avevano finito per combattere. Tutt'ora non ne comprendeva fino in fondo la ragione. Al suo ritorno, Shingo non fu affatto contento di vedere il fratello ridotto in quelle condizioni e anche quella mattina era andato a lavorare nella fucina di pessimo umore, praticamente nero.
    Ma, a parte la comprensibile reazione di Shingo, c’era un altro problema. Asahi aveva confessato di essere intenzionato a tornare nel suo paese natale e di aver rimandato la partenza solo per poter diventare più forte. Questa rivelazione, proveniente da una persona come lui che solitamente non era tanto seria, aveva lasciato più di un dubbio nel paffuto Genin. Magari, se ci fosse stata Akame al suo posto, sarebbe riuscita a capirlo meglio... già, Akame... chissà dov'era e cosa stava facendo in quel momento...
    Sobbalzò. Aveva iniziato a saltare da un pensiero all'altro e a stento se n'era accorto. Non era da lui.
    Aiutandosi con il braccio libero, inforcò gli occhiali da sole, si alzò dal letto e iniziò a camminare verso la finestra. La sua stanza si affacciava sul lato interno della cascina e gli era parso che dal cortile provenisse il rumore di un libro che veniva sfogliato.
    Aprì le imposte, sporse la testa e scoprì di non essersi sbagliato. Seduto su un muretto, c'era un bimbo intento a divorare un libro. O, almeno, sembrava un bimbo. Si trattava di Taro, il membro più giovane della famiglia. Un ragazzino con i capelli biondi molto chiari e gli occhi blu che, in verità, mostrava persino meno anni di quanti ne avesse realmente, con il risultato che chiunque lo vedesse la prima volta lo prendeva immancabilmente per un bambino (così infatti lo aveva soprannominato qualcuno).
    Accortosi che la finestra si era aperta, il biondino sospese la propria lettura per salutare calorosamente l'Akimichi

    Buongiorno Shōta! Kimiko mi ha detto che stai molto meglio, sono contento... ah! si interruppe di colpo per poi riprendere subito dopo stai mangiando una mela, scelta azzeccata! È un frutto ricco di quercetina che, tra le altre cose, ha effetti benefici sui polmoni dei fumatori

    Ah si? Bene… replicò l’Akimichi, ben sapendo che le conoscenze del biondino in campo naturalistico erano nettamente superiori alle sue

    …però io non sono un fumatore

    Ma è possibile che tu abbia inalato grandi quantità di fumo durante il combattimento. Mi hai detto che la visibilità era praticamente azzerata, no?

    Taro aveva una curiosità insaziabile e una sete di conoscenza impossibile da placare. Anche dopo essere diventato Genin, passava più tempo in biblioteca che nel campo d'addestramento e questo lo aveva reso sorprendentemente erudito nei campi più disparati. Il più delle volte la compagnia si giovava delle sue conoscenze ma capitava anche che qualcuno lo prendesse in antipatia. Eppure non era certo un tipo altezzoso o pieno di sé, bensì un ragazzino gioviale e sorridente. Ma a volte era un po' timoroso e finiva per esagerare con le preoccupazioni

    Si... beh, se non era azzerata ci arrivava molto vicino... e quindi?

    Quindi ho ragione di sospettare che la concentrazione di monossido di carbonio potesse superare di parecchio i 60 milligrammi per metro cubo

    Tranquillo. Era un Jutsu, non era mica fumo prodotto dalla combustione di qualcosa

    Ma non si può mai sapere. Devi fare attenz...!!!

    !!

    In un battito di ciglia il libro volò via dalle mani del biondino, scomponendosi a mezz'aria in una miriade di fogli svolazzanti. Il caratteristico suono di uno Shuriken che fendeva l'aria chiarì l'accaduto e preannunciò l'arrivo di un secondo attacco dall'alto. Cacciando un urlo, il ragazzino fece un salto di lato e lo schivò per un pelo, venendo graffiato su una guancia. L'Akimichi si voltò verso la zona dalla quale stavano piovendo le stellette metalliche, il tetto dell'ala est della cascina. Seduto sul bordo con il braccio sinistro penzoloni sul ginocchio e la mano destra impegnata a stringere uno Shuriken, c'era un altro ragazzo. La luce nei suoi occhi, uno dei quali parzialmente coperto da un lungo ciuffo di capelli blu, non dava dito a dubbi sulla profondità della sua concentrazione in quel preciso momento.
    La mano si alzò, pronta a indirizzare il terzo proiettile contro il “bambino”

    Daiki! Che ti prende?? Cosa ti ho fatto?? urlò terrorizzato Taro, mentre un rivolo di sangue gli solcava il volto innocente

    Tu? Assolutamente niente. Mi sto solo allenando… replicò il tipo mentre chiudeva un occhio per prendere meglio la mira.

    “Allenando”? Lo hai ferito sottolineò Shōta

    ehh… “ferito”, che paroloni… quante storie per un graffietto. Poi senti da che pulpito viene la predica, Mr. “Torno-mezzo-morto-da-un-allenamento”

    Sono due situazioni diverse e comunque non cambiare discorso

    hmpf… in ogni caso è uno Shinobi anche lui, no? Che ci vuole a schivare uno Shuriken… si voltò nuovamente verso Taro O forse… hai deciso di farmi da bersaglio mobile, Mr. “so-tutto-io”? Scelta saggia. Comincia a correre…
    Stava per partire un'altra stelletta

    AAAAAAHHHH!!!

    oh! E basta, su. Lo scherzo è bello quando dura poco

    E chi sta scherzando? Sono serissimo. Non capisco come abbia fatto a diventare Genin uno che non riesce neanche a difendersi da un paio di Shuriken e, così dicendo, ne fece comparire altri due tra le dita e glieli lanciò tutti e tre insieme.

    Con lo sguardo di chi teme per la propria vita, Taro compose cinque sigilli e, un istante dopo, le tre armi da lancio si conficcarono in una cassa di legno che aveva preso il suo posto.

    Allora sai fare qualcos'altro oltre leggere

    S-sei co-contento adesso?? L-lasciami in pace! chiese balbettando il biondino

    Prima ho detto che ero serio ma non è del tutto vero. Se non mi fossi trattenuto, probabilmente a quest'ora saresti un puntaspilli...

    Sarà per il comportamento di Daiki, sarà per il mood che aveva quel giorno, ma Shōta stava cominciando a provare un certo fastidio per la situazione, cosa più unica che rara per lui

    È finita la performance? Allora puoi posare gli Shuriken e tornare ai tuoi compiti

    Si, è finita la performance. Non è colpa mia se sono troppo forte

    Anche se sei forte, questo non ti autorizza a sbandierarlo ai quattro venti rischiando anche di ferire qualcuno

    Ma se sono forte perché non devo dirlo? È la verità

    Era sul serio così e non per quel misero lancio di Shuriken: Daiki era uno dei Genin più forti della famiglia. Anzi, probabilmente il più forte. Questo non avrebbe faticato a riconoscerlo nessuno. Oltre ad avere un talento naturale, era anche serio e metodico negli allenamenti. A renderlo non sempre simpatico erano il suo modo di fare un po' arrogante e la sua filosofia di vita: riteneva che il potere fosse l'unica cosa che contava al mondo.
    Comunque era arrivato il momento di darci un taglio

    Va bene Mr. "forte". Cosa dovevi fare oggi? Qual era il tuo incarico?

    hmpf, pulire il mulino...

    E perché non lo stai facendo?

    Forse perché dovremo usarlo tra più di due mesi e in questo periodo non viene nemmeno toccato? Onestamente, queste turnazioni non hanno senso...

    Non sta a noi stabilire se abbiano senso o meno. Le regole sono regole e vanno rispettate

    Perché dovrei seguire una regola che per me non ha senso? Mi sembra un ragionamento da ottusi...

    Bene. Può darsi che io sia ottuso ma questo non cambia le cose

    Una nenia un po' più melodiosa delle precedenti interruppe la discussione. Daiki sporse leggermente la testa verso la finestra, nonostante questo gesto fosse compiuto più per teatralità che per praticità, poiché Hisa era coperta dal muro e non visibile dalla sua posizione

    Andiamo bene, c'è anche la squilibr... cioè volevo dire "quella dolce creatura"

    Lei udì chiaramente le sue parole e si fece un po' mogia.

    Ok, andiamo al mulino. Ti accompagno io, così facciamo prima tagliò corto l'Akimichi, scavalcando la finestra e sedendosi sul cornicione.

    Poi si voltò verso Hisa

    Hai bisogno che io rimanga qui per completare il rituale?

    La ragazza fece segno di no.

    Mentre saltava giù, Shōta impastò una modesta quantità di Chakra e la indirizzò nei piedi per attutire la caduta. Atterrò di fianco a Taro. Questi, dopo aver guardato con preoccupazione la finestra, sorprendentemente decise di unirsi a loro

    Posso venire con voi?? Avevo già finito di ridipingere la staccionata.

    Mentre Hisa tornava a perdersi nelle sue preghiere, i tre si accinsero ad avviarsi verso il mulino.
    Daiki si mise le mani in tasca e saltò giù dal tetto. Poi iniziò a camminare guardando Shōta di sottecchi

    Comunque oggi sei strano… ti sei svegliato storto?

    Si era svegliato storto?

    PQ per presentare gli ultimi tre PNG che non erano apparsi ne “I frutti della terra” e “Verdure e verdoni”
     
    .
  2.     Like  
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Konoha's Ninja
    Posts
    133

    Status
    Offline

    Scheda Shōta



    Narrato

    Parlato Shōta
    Parlato altrui 1
    Parlato altrui 2
    Parlato altrui 3
    Parlato altrui 4
    Parlato altrui 5
    Parlato altrui 6


    [Parte 2]




    Raccolte le ramazze e altri attrezzi per le pulizie, il trio girò l’angolo e prese la via per il mulino, che distava circa 350 metri dalla cascina, in direzione est.

    frmlnd
    Shōta alzò la testa e guardò il cielo. Le lenti polarizzate facevano risaltare in maniera molto nitida i contorni, le forme e le ombre delle poche nuvole sparse. Il tepore del sole riscaldava gradevolmente la pelle e un bel vento primaverile ossigenava gli ampi spazi, trasportando con sé gli aromi di svariate specie di fiori e frutti. Mentre il canto di tordi, passeri e allodole accompagnava ogni passo, l’Akimichi prese delle grandi boccate di aria fresca e osservò il paesaggio variopinto che si srotolava a perdita d’occhio verso oriente. Dopo le ultime avventure, aveva sentito un po' la mancanza delle vaste pianure, delle sinuose colline e delle rigogliose foreste tra le quali far spaziare lo sguardo, giù giù fino ai villaggi che appena si notavano a valle e alle catene montuose in lontananza sullo sfondo.
    Si fermò un secondo vicino a una staccionata. Come mai avrebbero potuto permettere che tali meraviglie cadessero in mano a Muramoto, latifondista senza scrupoli interessato unicamente ai profitti?

    Muramoto? P-perché ti viene in mente proprio adesso?? chiese Taro preoccupato

    Eh? Muramoto? Come sai che stavo pensando a lui?

    Hai detto il suo nome ad alta voce, non te ne sei accorto?

    No, e questo era preoccupante poiché sinonimo di grande distrazione, cosa solitamente a lui aliena.

    Tsk, Muramoto… venissero pure i suoi sgherri, se hanno il coraggio. Troveranno me ad aspettarli commentò Daiki, mentre camminava con le mani in tasca e gli occhi chiusi

    L’Akimichi lo squadrò con severità

    …non sai di cosa stai parlando. Tu non hai visto quella Nodachi… non hai percepito quel senso di pericolo, quella freddezza…
    fece una piccola pausa
    se mai - il cielo ce ne scampi - dovessero decidere di attaccarci, potremmo solo pregare che in quel momento Benji, Kimi e Shingo siano tutti e tre qui con noi

    Il suo interlocutore socchiuse un occhio e lo guardò di lato

    mah… l’ho detto che oggi sei strano…

    In quel mentre, giunsero in vista del mulino a vento. La struttura, composta - cosa assai singolare - unicamente di legno, misurava circa 30 metri in altezza e 12 in larghezza, con pale di 20 metri ciascuna che, quando ruotavano, componevano visivamente un cerchio di 40 metri di diametro. Pur con gli sforzi di tutti e con i contributi di Taro al progetto, all’epoca la sua costruzione aveva richiesto diversi mesi ma alla fine ne era valsa la pena. Era venuto fuori un piccolo capolavoro di ingegneria meccanica che svolgeva egregiamente il suo lavoro.
    I ragazzi aprirono la porta e varcarono la soglia.
    Là dentro regnava il silenzio. In quel momento il mulino non era in funzione perché era stato bloccato e, anche se non lo fosse stato, il vento non era comunque abbastanza forte da muovere le pale. Un persistente odore di farina impregnava ogni centimetro delle superfici interne e i passi lasciavano impronte nette e decise sullo strato polveroso che ricopriva il pavimento.
    I tre si guardarono intorno, poi Shōta li incitò a cominciare

    Ok, rimbocchiamoci le maniche e puliamo questo posto da cima a fondo

    Forse - pensò - lavorare lo avrebbe distratto. Anche questo non era da lui. Solitamente avrebbe detto a se stesso che cercare di distrarsi da una distrazione non fa altro che spostare il problema, senza risolverlo realmente.

    Così, a furia di spazzare, sfregare e spolverare, l’ambiente fisico venne nettato e, di pari passo, l’ambiente mentale venne mondato dalle sue impurità, almeno per un po’.
    Ad un certo punto, mentre Daiki e l’Akimichi erano intenti a riempire un sacco, vennero raggiunti da un grido di Taro.
    Temendo che il biondino potesse essersi cacciato in qualche grosso guaio, si affrettarono a fare il giro della struttura centrale del mulino e lo ritrovarono, perfettamente sano, in piedi sulla cassa di raccolta

    Che succede?

    Q-qualcuno ha s-sabotato il mulino! rispose tremando come una foglia

    Come sarebbe a dire “sabotato”?

    Non notate niente di strano?

    I due squadrarono gli ingranaggi da sinistra a destra, dal basso verso l’alto, poi Shōta spalancò gli occhi

    Ah! C’era un palo verticale lì al centro, non è così?

    Esatto! Qualcuno ha rimosso dal rocchetto l’albero di trasmissione della macina!

    Che diamine è l’albero di trasmissione? chiese Daiki seccato. Nonostante il fastidio, non poteva non riconoscere la sapienza del ragazzino.

    hmpf! È un palo del diametro di pochi centimetri lungo 1,54 metri. Permette al rocchetto di trasformare il moto rotatorio verticale del lubecchio in moto orizzontale e trasmetterlo alla macina e…

    Va bene, fai finta che non ti abbia chiesto niente… tagliò corto il ragazzo, che non ci stava capendo un bel niente.

    Ma non è questa la cosa peggiore! soggiunse il “bambino”

    E quale… stava per chiedere Shōta quando un rumore sordo, simile a una Katana gigante che fende l’aria, lo interruppe. Dopo un paio di secondi, un altro suono identico, poi un altro ancora. Le pale avevano iniziato a girare.

    È quello che stavo per dirvi! proseguì Taro mentre l’intervallo tra un suono e l’altro cominciava via via ad accorciarsi, segno del fatto che il movimento rotatorio delle pale stava gradualmente accelerando
    Per rimuovere l’albero di trasmissione, hanno rotto il freno a disco che avevo chiesto a Shingo di forgiare per bloccare gli ingranaggi nei periodi di inattività o di maltempo e proprio ora si sta alzando il vento!

    Un sibilo di intensità crescente, accompagnato da un evidente oscuramento del sole, certificò che il tempo volgeva al peggio. Da alcune assi malferme cadde qualche briciolo di segatura.

    Ok… ma, visto che le pale non sono collegate alla macina, qual è il problema?

    Non capisci?? Se il vento dovesse aumentare, la forza centrifuga rischierebbe di superare la soglia critica e la ruota potrebbe staccarsi! Sarebbe un disastro!

    Daiki deglutì mentre una goccia di sudore freddo solcava la fronte corrugata. La situazione non era affatto buona. Anche solo nominare Muramoto portava sfiga. Il dannato vegliardo aveva colpito ancora…
    Shōta si sforzò di trovare una soluzione ma non gli veniva in mente niente. Black out totale.

    S-Shōta, che facciamo??

    ……

    Il suono delle pale si interponeva ritmicamente tra le loro battute

    Shōta! Perché non dici niente??

    Aspetta un attimo. Non riesco a pensare.

    Ah! S-scusa! È che in queste situazioni di solito resti sempre calmo e ti fai venire qualche idea

    Daiki lo guardò e iniziò a sudare ancora di più. Dopotutto, persino per lui la proverbiale calma del grassottello era una specie di piccolo punto di riferimento

    Dannazione! Se ci fossi venuto prima, forse me ne sarei accorto in tempo… e tutto per colpa di uno stupido palo lungo un metro e mezzo!

    Un campanello suonò nella testa di Shōta

    Aspetta, come hai detto??

    …che, se ci fossi venuto prima, forse me ne sarei accorto in tempo… si, sto ammettendo i miei errori, va bene?

    No, quello che hai detto dopo!

    Il ragazzo alzò un sopracciglio

    …che è tutta colpa di uno stupido palo lungo un metro e mezzo?

    …un metro e mezzo… oh no

    L’Akimichi si voltò e iniziò a correre verso l'uscita catapultandosi all’esterno mentre i due si precipitavano a raggiungerlo

    SHŌTA!!!
     
    .
  3.     Like  
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Konoha's Ninja
    Posts
    133

    Status
    Offline

    Scheda Shōta



    Narrato

    Parlato Shōta
    Parlato altrui 1
    Parlato altrui 2
    Parlato altrui 3
    Parlato altrui 4
    Parlato altrui 5
    Parlato altrui 6


    [Parte 3 - finale]




    Tra i vari effetti collaterali della distrazione giornaliera ci fu l’essersi dimenticato gli occhiali da sole sul naso per tutto il tempo che aveva trascorso nel mulino, ambiente che non li rendeva certo necessari, né utili.
    Appena ebbe messo piede fuori dalla porta, Shōta se li tolse e li infilò in tasca. Non gli sarebbero serviti.

    wndtr
    Il cielo era completamente annuvolato, la temperatura era scesa sensibilmente e iniziò a cadere persino qualche goccia di pioggia. Il vento era diventato abbastanza forte da far appiattire l’erba, piegare gli alberi e far volare via una gran quantità di foglie.
    Nel giro di pochi minuti si era scatenata la fine del mondo e senza alcun preavviso.
    Le maniche e i lembi della larga maglia venivano percossi con violenza mentre osservava il cielo. Taro e Daiki lo raggiunsero e si fermarono lì, non meno stupiti di lui

    Com’è possibile? Avevo intuito che non sarebbe stato sereno per tutto il giorno ma il cambiamento è stato troppo repentino

    La pala del mulino ormai girava a velocità sostenuta

    Non importa… disse l’Akimichi …non abbiamo tempo per giocare a fare i meteorologi. Dobbiamo tornare subito indietro

    Dopo aver pronunciato queste parole, iniziò a correre verso la cascina mentre i due facevano altrettanto.
    Come un trio di Shinobi in missione, con le braccia distese all’indietro, correvano e correvano come dei forsennati.
    Le raffiche li sferzavano impetuose mentre le sparute gocce di pioggia sbattevano sui loro volti infrangendosi in decine di minuscoli schizzi. Le suole delle loro scarpe lasciavano profonde impronte nel terreno, dal quale si sprigionava con intensità il petricore

    Shōta, ma perché stiamo correndo a casa adesso, me lo spieghi? chiese Taro

    È troppo lungo da spiegare rispose lui

    In quel momento, un lampo alla periferia del campo visivo attirò la sua attenzione. Continuando a correre, si voltò a destra, verso settentrione.
    Per un breve istante, ebbe una percezione profondamente negativa. Da nord est ululava il grecale, recando seco un’aura minacciosa e carica di ira funesta. Aggrottò le sopracciglia. Probabilmente se lo stava solo immaginando

    Sbrighiamoci disse mentre, senza formare il sigillo della tigre per lo Shunshin, infondeva una massiccia dose di Chakra nelle piante dei piedi e, sprigionandolo ad ogni passo in maniera controllata, respingeva il terreno accelerando di colpo l’andatura.
    Daiki lo osservò per un istante, poi tornò a guardare avanti con un sorriso misto di compiacimento e rassegnazione

    hmpf e così hai imparato a farlo anche tu… non mi potevo aspettare altro da te

    Quindi procedette a fare la stessa identica cosa per stare al passo con lui e, inevitabilmente, Taro rimase indietro

    No! Aspettate, non correte così!

    […]

    Ben presto i due furono in dirittura d’arrivo. Per guadagnare tempo, ignorarono tutti i disastri che il maltempo stava provocando e passarono dal lato posteriore della cascina, dove c’era la porta-finestra della sala da pranzo che dava a nord. La spalancarono e attraversarono di corsa la stanza. A quel punto Daiki rallentò il passo perché si rese conto di non essersi realmente posto il problema di dove stessero andando e per fare cosa.
    L’Akimichi si precipitò su per le scale e si diresse nella sua camera. Aprì di botto la porta e vide esattamente quello che temeva di vedere: Hisa non c’era più e la cassa di legno su cui stava pregando giaceva a terra aperta, vuota

    Adesso mi spieghi che succede?

    Intanto li aveva raggiunti anche Taro, distrutto per la corsa a perdifiato

    *ANF* è quello che *PANT* vorrei sapere anche io *GASP*

    Anche se sembra assurdo, credo che l’albero di trasmissione l’abbia preso Hisa, o meglio… “Essa”

    I due trasalirono

    “Essa”?? Vuoi dire…

    …vuoi dire che è “partita”, vero?

    Shōta rimase in silenzio e fece segno ai ragazzi di fare altrettanto. In questo modo, tra gli ululati del vento, poterono percepire con chiarezza che dal tetto della cascina proveniva una cantilena infantile

    …si… è “partita”… annunciò gravemente mentre uscivano dalla stanza e prendevano a correre giù per le scale.
    Hisa aveva una doppia personalità che si manifestava raramente e in maniera apparentemente casuale. Non era chiaro se l’ospite (indesiderato) avesse un nome oppure no ma la ragazza la chiamava semplicemente “Essa” e pare che in tal modo parlasse di sé in terza persona, quando prendeva il sopravvento. In ogni caso, la sua comparsa era sempre associata ad eventi nefasti.
    I ragazzi arrivarono al centro della corte, si voltarono e alzarono la testa.
    Sul tetto quasi piano spiccava il palo conficcato chissà in che modo tra le tegole. Attorno ad esso, manco fosse una sorta di totem, Hisa era intenta a compiere una specie di macabra danza rituale. Con gli occhi vacui fissi dinanzi a sé, girava in tondo e faceva ondeggiare le braccia e le mani, mentre la larga veste bianca svolazzava a destra e a manca in balìa delle raffiche di vento.
    Era uno scenario apocalittico



    Daiki esplose

    Che ti dicevo?? Quella è fuori come un balcone!!! Avremmo dovuto cacciarla a calci in c**o già da parecchio tempo!!

    Shōta non ebbe il tempo di replicare alcunché perché un potente fragore seguito da uno schianto annunciò che da qualche parte si era spaccato qualcosa di grosso.
    Mentre un lampo illuminava la zona, il trio assistette impotente alla sequenza di eventi che si produsse nel giro di pochi secondi.
    Spinta dal vento, con un rombo terrificante la ruota del mulino si stava dirigendo a tutta velocità verso la cascina. Fracassò due staccionate e un recinto, sembrò passare al rallentatore accanto al tetto piegando ancora di più le vesti di Hisa con lo spostamento d’aria e terminò infine la sua corsa sventrando una cisterna piena d’acqua.
    C’erano danni per decine di migliaia di Ryo.
    Taro iniziò a tremare come una foglia

    S-shōta! Ti prego f-falla scendere prima che t-torni Shingo oppure la spedirà in infermeria p-per due settimane!!

    Era troppo tardi. Shingo era già lì, in piedi alle loro spalle.
    Con uno sguardo omicida attraversato da bagliori luciferini, si rivolse al fratello senza nemmeno guardarlo in faccia

    Tre minuti… ti do tre minuti per farla scendere con le buone, poi procederò a modo mio…

    Roger…

    Che giornata di me**a - pensò l’Akimichi mentre concentrava il Chakra nei piedi per garantirsi l’adesione necessaria a permettergli di scalare la parete.
    Iniziò a salire parandosi il volto dal vento con l’avambraccio destro.
    A metà del tragitto, una trave di legno marcia scagliata come un proiettile gli arrivò addosso. Fedele persino in quella situazione al principio paterno della “montagna umana”, irrigidì il deltoide a tal punto che, impattando esattamente nel punto centrale dove era più fragile, la trave si spezzò in due rilasciando nell’aria decine di schegge.
    Arrivato al bordo del tetto, fece capolino con la testa. Hisa stava ancora danzando. Appena fu girata di spalle, con un ultimo sforzo si tirò su e le saltò addosso bloccandole le braccia per impedirle di reagire.
    Fecero un volo e caddero entrambi distesi sulle dure tegole.
    La ragazza sembrò svegliarsi da un lungo sonno

    …hmm… Shōta! Mi dispiace, Essa ha detto “se segui le mie istruzioni, Shōta guarirà”… io volevo solo che Shōta stesse bene…

    shhh… è tutto a posto… fece lui mentre le accarezzava la testa per tranquillizzarla

    […]

    Mezz’ora dopo, tutta la compagnia era riunita nel soggiorno a sud. I lavori erano stati sospesi e si faceva la conta dei danni mentre ognuno si asciugava come poteva. Hisa stava dormendo profondamente sul divano, con la testa appoggiata sulle ginocchia di Kimiko.
    Benjiro fu l’ultimo a fare ingresso in casa. Chiuse la porta e si tolse il cappuccio. Poi appoggiò l’impermeabile sull’appendiabiti all’entrata e si rivolse ai ragazzi

    Adesso che abbiamo messo in sicurezza tutto ciò che potevamo, ho qualcosa da dirvi
    Girò la testa
    A tutti disse guardando Daiki, che immediatamente si irrigidì

    Aspetta Benji, posso spiegarti!

    Il ragazzo dai capelli castani gli fece segno di star tranquillo

    La prima cosa che vi volevo dire è che con Hisa ci vogliono pazienza e molta attenzione, lo sapete… non è cattiva ma va “aiutata”…

    Shingo sbuffò ma Benji continuò come se nulla fosse

    …quindi è stata una grave imprudenza da parte di voi tre allontanarvi e lasciarla sola. Dovrei dire che mi meraviglio di Shōta ma non è così perché ho capito che in questi giorni ha qualche pensiero di troppo per la testa…

    L’Akimichi rimase in silenzio

    …ed è per questo che al mulino non ci ho mandato lui, bensì Daiki. E così veniamo al secondo punto… se qualcuno di voi si stava chiedendo come fosse possibile per una ragazzina esile come Hisa staccare a forza quel palo, la risposta appunto è che non è possibile. A staccarlo deve essere stato per forza qualcun altro. Poi “Essa”, forse per caso forse no, deve averlo trovato a terra. Se non avete ritenuto sospetto il fatto che stamattina stesse girando con una cassa di legno in braccio, non fatevene una colpa: siamo abituati al fatto che sia sempre in cerca di qualcosa da usare come “altare” per le sue preghiere.
    Ma torniamo indietro… nei giorni scorsi ho notato cose strane là intorno e ho iniziato a pensare che ci fosse lo zampino di Muramoto. Probabilmente, per un lavoretto di sabotaggio non avrebbe scomodato la sua guardia d’élite ma avrebbe usato bassa manovalanza. Per questo ho immaginato che non avrebbero agito fin quando io, Kimiko o Shingo fossimo stati nei paraggi. Così ho cambiato la turnazione e ci ho piazzato quello che, in questo momento, era l’elemento migliore tra i Genin
    si girò a guardarlo nuovamente …ma, come al solito, il tuo modo di fare altezzoso ti ha impedito di seguire una semplice direttiva, non è così?

    Anche il ragazzo dai capelli blu abbassò lo sguardo con aria colpevole e rimase in silenzio

    …e veniamo al terzo punto, che è quello più importante se tralasciamo le lezioni che dovreste trarre da quanto accaduto. Dovremo rimboccarci le maniche per mettere a posto ciò che è andato distrutto ma vi annunciò già che non ci sono abbastanza soldi per ricostruire il mulino a vento, quindi dovremo trovare una soluzione alternativa…
    Fece una pausa, si avvicinò alla finestra rigata dalla pioggia e continuò
    …forse è arrivato il momento di approfondire la scoperta di Sanzo. Tentar non nuoce.

    Ma di questo se ne sarebbe riparlato nei giorni successivi.

    Seguendo il ticchettio della pioggia, Shōta si abbandonò su una poltrona riflettendo su una serie di cose, non ultima la necessità di diventare più forte per aiutare la sua famiglia a fronteggiare le avversità. Pensò che non era un ragionamento tanto diverso da quello di Asahi, forse...

    Per il momento, aveva solo un gran mal di testa.
     
    .
  4.     Like  
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Masters
    Posts
    3,284
    Location
    Roma

    Status
    Anonymous
    puoi prendere il max
     
    .
3 replies since 29/3/2024, 17:50   45 views
  Share  
.