[paese del té] La natura del male

P.Q. Yuichiro Shiden

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    Chapter I

    Yūichirō Shiden

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    Scheda - Scheda Narrativa - Parlato - Pensato - Azione

    Paese del Té



    Continuo di "Anche le colline hanno gli occhi"



    Senza preavviso persi lentamente l'appoggio col terreno... Come se una forza ci attraesse vidi Shun, nella mia stessa situazione, essere attirato di fronte a me. La nostra ascesa silenziosa proseguì mentre ci scambiavamo sguardi carichi di stupore e di domande mute. Intorno a noi, l'aria vibrava di una energia sconosciuta, un sentore di magia che iniziava a crescere sempre più tangibile. Eravamo soli, sospesi in un vuoto che sembrava voler negare le leggi della fisica stessa. Come se fossi davanti ad uno specchio vidi Shun prendere le mie sembianze. Era infatti come se se vedessi l'altro come se ci fossero due immagini sovrapposte, e l'altra immagine ero io stesso...

    Vidi pian piano i rimasugli dell'armatura lignea che mi avvolgeva abbandonare il mio corpo e prendere una forma umanoide dal volto femminile. La creatura che si stava formando davanti ai miei occhi sembrava esser fatta della stessa essenza dei sogni, un'entità nata dall'armatura che mi era stata nemica in questa battaglia. Una profonda ferita però solcava il suo corpo e lacrime di sangue sgorgavano dai suoi occhi colmi di dolore... Lacrime che si facevano sempre più copiose fino a che da loro non nacquero dei rovi tinti di rosso. La creatura mi fissava con occhi imploranti, come se cercasse aiuto o forse comprensione. Ero diviso tra la paura e un senso di compassione che mi spingeva ad avvicinarmi. Che potesse trattarsi dello spirito della natura che si sentiva ferito per colpa mia e delle mie mosse sconsiderate?

    Improvvisamente il volto della figura divenne pero` piu` maligno, ma non di pazzia quanto piu` di fredda rabbia, e i rovi iniziarono a menare sferzate violenti sul mio corpo fino a dilaniarmi... Dolori acuti mi pervasero mentre mi dibattevo contro le sferzate crudeli. Era un attacco che non di rovi sembrava fatto ma di pura malvagità incanalata in forma fisica. La figura davanti a me, il cui volto bellissimo si contorceva in espressioni di rabbia, mi sembro` ora un crudele aguzzino che richiede il suo riscatto. Ma perché stava chiedendo a me di risarcirla del danno che gli avevo fatto e non a colui che la plasmava in modi che risultavano in azioni crudeli? Non era forse stato Shun che con la sua arte malefica aveva mischiato il mio sangue ai rovi?

    La figura davanti a me era prigioniera di sé stessa, combattuta tra la propria natura originaria e quella forzata su di lei dalle azioni di Shun. Era ora chiaro che i rovi incarnavano il conflitto interno che la lacerava. Con questo nuovo comprendonio, la pietà che prima era rispettosa della figura eminente della natura ora veniva sopraffatta da un tipo diverso di pieta`, come quella che si ha nei confronti di una creatura che si ritiene insignificante.

    Che diritto aveva a vendicarsi di me quando lei era pedone di qualcuno che era disinteressato sul come venisse trattata? Non era forse vero che anch'io ero stato strumentalizzato e soffrivo di ferite simili?

    Con coraggio tentai di afferrare i rovi, ma ormai era gia` da un paio di secondi che venivo sferzato dai rovi e la perdita` di sangue mi fece perdere ogni forza nelle braccia. Le spine mi si conficcavano nella pelle, trasformando il mio dolore in una determinazione feroce. Ma quella determinazione non fu abbastanza per tenermi sveglio e, inevitabilmente, persi i sensi tra le atroci sofferenze.

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    CITAZIONE
    Continua 1 di 9...



    Edited by Tenshi-1 - 2/4/2024, 15:00
     
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    Chapter II

    Yūichirō Shiden

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    Paese del Té


    CITAZIONE
    Il buio mi avvolse come un mantello di oblio, sollevandomi dal martirio delle spine. Sospeso in quell'abisso, solo e incosciente, sognai di essere trasportato da correnti inesistenti, attraverso dimensioni che la mente non può concepire. Non sapevo quanto tempo fosse passato, ma lentamente un chiarore iniziò a fendere le tenebre, promettendo un barlume di risveglio. Quando finalmente i miei occhi riuscirono ad aprire le loro palpebre pesanti come il piombo, mi ritrovai in un luogo che non riconobbi. L'ambiente era pervaso di una luce soffusa e fredda, che sembrava provenire da ogni direzione.

    Mi alzai con difficoltà, ancora debilitato e confuso. Il suolo sotto i piedi era morbido, quasi etereo, e guardandomi intorno notai che mi trovavo in una radura tenebrosa. Alberi formati da pura oscurita` si alzavano intorno a me, i loro rami stranamente geometrici si intrecciavano e si distendevano verso il cielo in modelli che sfidavano ogni logica. Non era una foresta come quelle del mondo conosciuto, ma un luogo che sembrava nascere dalle profondità di un sogno, o forse di un incubo. Nel silenzio opprimente della radura, guardai il cielo sopra la mia testa che mi parve ancora piu` astratto degli alberi intorno a me. Il cielo non aveva stelle né luna che lo adornassero, ma era un tessuto vivo di sfumature cangianti, un crogiolo di colori che andavano da un blu profondo e oscuro a macchie di un giallo sbiadito che si mescolavano in disegni mutevoli e bizzarri, come vortici e punti luminosi.

    Cautamente, iniziai a esplorare la misteriosa radura, muovendomi con cautela tra gli alberi di oscurità. Ogni passo inviava onde attraverso il terreno etereo che si propagavano come se camminassi sull’acqua. Non c'era vento che carezzasse le foglie, nessun canto di uccello a rompere il silenzio. Solo il mio respiro e il lieve fruscio dei miei movimenti disturbavano la quiete sovrannaturale del luogo.

    Ogni tanto, nel perimetro della mia visione, mi pareva di vedere sagome guizzare rapidamente da un'albero all'altro. Ero certo che non fosse frutto della mia immaginazione: c'era qualcosa, o forse qualcuno, che dimorava in questa radura. Le ombre sembravano osservarmi con curiosità malcelata, ritirandosi velocemente ogni volta che tentavo di focalizzarle.

    Con un misto di trepidazione e risolutezza, decisi di avvicinarmi a una delle sfuggenti ombre. Mi muovevo con cautela, cercando di non fare rumore, mentre nel mio cuore si agitava una domanda inquietante: erano amiche o nemiche quelle silhouette che popolavano la radura? E ancora più importante, cosa cercavano da me? La mia presenza in questo luogo surreale era casuale o avevo un ruolo da giocare in questo scenario bizzarro?

    Non appena mi avvicinai a una delle ombre, essa si ritrasse con un sibilo che riecheggiò nella radura come un monito. Era chiaro che le entità presenti non desideravano essere disturbate, o forse temevano il contatto con me. Continuai comunque, spinto dalla necessità di comprendere la natura di quella realtà alternativa e qual era il mio posto al suo interno. All'improvviso, una delle sagome si fermò e sembrò assumere una forma più definita, come se avesse deciso di affrontare la sua curiosità riguardo me.

    La figura che si materializzò davanti a miei occhi era tanto inquietante quanto affascinante. Un essere dalla pelle pallida come la luna piena, occhi scintillanti che riflettevano la strana luce del cielo sopra di noi e vestito con stracci danzanti intorno al corpo come fiamme d'ombra. Tutto sommato era molto simile a me, ma qualcosa di piu` oscuro si nascondeva in quella creatura.

    Senza proferire parola, l'entità si avvicinò con movimenti fluidi, facendo oscillare l'aria intorno a sé come se nuotasse nell'atmosfera densa di mistero. Sentivo i miei occhi allargarsi nel tentativo di leggere le intenzioni celate dietro quegli sguardi criptici, mentre l'essere sostava davanti a me a una distanza rispettosa. Dopo un attimo che sembrò durare un'eternità, estese una mano verso di me, la pelle illuminata da un bagliore etereo.

    Con un gesto esitante, risposi al suo invito e allungai la mia mano alla volta della sua. Il contatto fu meno solido di quanto mi aspettassi, una sensazione che alle prime rassicurava ma poi divenne inquietante. La sua pelle era fredda al tatto, ma non in modo naturale; era una freddezza sottile che pareva toccare l'anima piuttosto che la carne.

    Un incontro tanto strano quanto ineffabile. Parole non venivano scambiate, ma c'era una comunicazione che avveniva su un piano più profondo, quasi tangibile nella sua essenza ma sfuggente nella sua forma. Senza pensare, mi trovai ad immergere la mia mente in quella presa fredda e, come se fosse una chiave in una serratura antica, sentii le barriere fra noi due iniziare a sciogliersi.

    In un primo momento pensai si trattasse del mio subconscio che giocava brutti scherzi, ma poi capii che stava realmente avvenendo un flusso di informazioni. Erano frammenti di pensiero, emozioni e ricordi che non mi appartenevano, condivisi attraverso il tocco di quella creatura. Era come se rivedessi la mia vita con occhi interni ma di qualcun altro, con un differente modo di pensare.

    L'entità mi guidava attraverso un labirinto di sensazioni e visioni, mostrandomi non solo le sue percezioni, ma anche la storia stessa della radura. Come se mi avesse invitato a sfogliare le pagine di un libro vivo, scoprii che quella foresta nata dall'ombra era un riflesso del confine tra il mio subconscio, rappresentato dal cielo stellato, e il mio conscio, rappresentato dalle figure che camminavano su quella landa, che era il confine tra i mondi. Un passaggio dove le leggi della realtà si curvano e si infrangono.

    CITAZIONE
    Continua 2 di 9...



    Edited by Tenshi-1 - 2/4/2024, 15:00
     
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    Chapter III

    Yūichirō Shiden

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    Paese del Té


    CITAZIONE
    La figura di fronte a me era una delle mille maschere della mia personalita`. Prendevano il controllo durante la vita di tutti i giorni, un riflesso delle molteplici facce che mostravo al mondo senza realmente conoscerle. In quel momento di connessione, capii che ogni ombra nella radura era un aspetto di me che avevo ignorato o soffocato, figure che vivevano nell'inconscio desiderose di essere riconosciute e integrate nella mia esistenza consapevole.

    Era come se la radura fosse il teatro di un'intima rappresentazione psichica, con ogni creatura partecipe dell'espressione di un frammento del mio essere interiore. Riconobbi tra le ombre la rabbia trattenuta, l'amore non dichiarato, i sogni dimenticati e le paure sopite; tutti elementi di me che chiedevano attenzione. Con una tale rivelazione venne anche la comprensione sul perché quella realtà apparisse così eterea e allo stesso tempo tangibile – era il campo di battaglia su cui giocavo quotidianamente la mia lotta interiore.

    - Ora che sei consapevole di chi siamo posso finalmente presentarmi. -

    La voce che si fece strada nella mia coscienza aveva la fermezza del ferro. Mentre la creatura parlava, il suo corpo sembrava emettere una luce soffusa che penetrava l'aria circostante, trasformando l'atmosfera in una cattedrale di ombre e bagliori. Non aveva una bocca da cui emanare suoni, ma ogni parola era chiara nella mia mente, come se mi parlasse direttamente all'anima.

    - Il mio nome non ha importanza - continuò - perché in verità è anche il tuo. Siamo frammenti dello stesso essere, divisi e dispersi attraverso il varco del tempo e dello spazio interiore. Sono quello che tu chiameresti tuo 'sé superiore', la sintesi di tutte le esperienze che tu hai vissuto o vivrai. La mia esistenza come guida interiore è stata a lungo offuscata dai rumori del mondo esterno, quei clamori che soffocano le voci dell'introspezione.-

    Un silenzio pesante si posò sulla radura mentre assimilavo le parole dell'entità. La presa della sua mano si fece più calorosa, stabilendo un collegamento ancora più intenso tra noi. Era come se avesse acceso una luce nei corridoi più oscuri della mia anima, illuminando angoli che fino ad ora erano rimasti celati.

    Spiegò come ogni decisione presa, ogni strada intrapresa nel mondo fisico avesse suoi paralleli nell'animo umano. Dimostrò come le nostre azioni quotidiane sono specchio delle lotte interiori e come riconciliare i due mondi fosse il segreto per vivere una vita piena.

    - Il conflitto interno è la sorgente del tuo potere creativo - disse la voce nella mia testa - e ora devi imparare a canalizzarlo con consapevolezza. Le ferite che senti nel profondo sono le chiavi per liberare la tua vera forza; devi solo ascoltarle e accoglierle invece di reprimere. -

    Disse lasciando la mia mano. Con un gesto lento si piego verso il suolo e con la mano con cui aveva afferrato la mia scavo il suolo prendendone una buona quantita`. Questo risulto` essere una forma piu` densa di polvere, simile alla sabbia che usavo ma nera come la pece.

    Versò la polvere nera nella mia mano aperta, e mentre lo faceva, i granelli iniziarono a danzare e prendere forma. Sotto i miei occhi, i granelli si trasformarono in una serie di piccole figure che raccontavano le molteplici storie della mia vita, ciascuna con la sua voce unica e il suo messaggio particolare.

    Infine una figura dallo sguardo crudele si materializzo sul palmo della mano. Era identica a me in tutto e per tutto ma i suoi occhi ambrati luccicavano di una luce intensa e sul volto aveva un sorriso innocente, tanto da risultare inquietante.

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    La figura con gli occhi ambrati mi osservava con uno sguardo che, nonostante la sua somiglianza con il mio, tradiva una profondità ed un'intensità che mi sembrava straniera.

    - Questo e` cio` che sei quando ti lasci trasportare dal tuo potenziale inespresso. - disse la figura che ora era sulla mia mano - Quando ti liberi dalle catene che la societa` ti impone sei rinnovato, sblocchi i tuoi limiti e divieni inebriato dalla gioia. -

    Rimasi lì, con il palmo rivolto verso il cielo e quello sguardo ambra fissato nei miei occhi, sentendomi improvvisamente esposto. La creatura rifletteva un aspetto di me che raramente osavo considerare: il mio io senza limitazioni, svincolato dagli schemi e dalle aspettative altrui. Le sue parole risuonavano all'interno del mio io più profondo, risvegliando desideri sopiti e sfidando paure consolidate. Cercai di mantenere il contatto visivo, di comprendere appieno il significato di quella trasformazione.

    - La cosa più spaventosa ed eccitante - continuò la figura - è che ognuno di questi aspetti sei tu. Non uno migliore o peggiore degli altri, ma parti uguali dell'intero che formano chi sei veramente. Lasciare che ogni parte abbia voce non significa cadere nel caos, bensì trovare un equilibrio dinamico dove ogni emozione e pensiero contribuisce alla sinfonia della tua essenza. -

    La figura gioiosa di dissolse, questa volta lasciando la mia mano e unendosi alla figura che prima aveva stretto quest'ultima per andare come polvere a danzare poco piu` avanti di me, ora passeggeri su una scena di un ricordo specifico. Davanti a me c'ero io, con la mano protesa in avanti, mentre sopra la mia testa una gigantesca nuvola di sabbia nera incombeva.

    - E` il momento di scegliere Yuichiro, scegli se liberarti della tua debolezza e sfruttare quelle altri o rimanere vittima di quest'ultima. -

    Mi trovai spettatore e contemporaneamente attore di un dramma in cui ogni personaggio incarnava momenti della mia vita. In quel momento io ero Amidamaru, il ragazzo di Barbakos che avevo sfigurato, poco prima che la tragedia avvenisse. La polvere nera si era trasformata in una visualizzazione tangibile dello scontro e con un gesto decisosi scaglio contro di me.

    CITAZIONE
    Continua 3 di 9...



    Edited by Tenshi-1 - 2/4/2024, 15:00
     
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    Chapter IV

    Yūichirō Shiden

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    Paese del Té


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    Mi aspettai l'impatto pronto a subirne il colpo, ma invece di dolore ciò che mi investì fu una sensazione completamente diversa. Sentii come se migliaia di fili d'energia mi attraversassero, ricucendo una ferita che mi procurava un dolore intenso su tutto il petto.

    La sensazione era simile a quella del risveglio dopo un lungo sonno, come se ogni parte di me che era rimasta addormentata venisse all'improvviso scossa alla vita. Anche la piaga sul mio petto, presenza dolorosa e costante, sembrava cicatrizzarsi sotto il flusso energico verde.

    I miei occhi, che prima vedevano solo una luce verde all'altezza del petto, ora riacquistavano chiarezza. Mi ritrovai in una stanza illuminata solo da una finestra che affacciava su sterminati boschi che si stagliavano contro il cielo grigio di un'alba incerta, suggerendo che fosse trascorsa un'intera notte dal mio scontro contro Shun. Il respiro si fece più calmo, sincronizzato con l'ambiente circostante; persino il battito del cuore sembrava fare eco al ritmo lontano della natura.

    Nella stanza, insieme a me, era presente il mio superiore Anzai, che aveva posto le mani su di me ed era da queste che veniva emesso il flusso di energia curativa. La sua espressione era di concentrazione e preoccupazione, le rughe sulla fronte sembravano scavate dal peso di non semplici pensieri, ma di intere storie non dette.

    Quando la ferita si chiuse del tutto Anzai finalmente si rilassò, allentando la tensione dai suoi tratti segnati dal tempo e dall'esperienza. Sentii che il suo aiuto mi aveva portato al di là del semplice recupero fisico, aveva contribuito a una guarigione più profonda, un connettere punti irraggiungibili a una cura approssimativa. I miei respiri si facevano sempre più leggeri mentre la luce verde sulle mani di Anzai pian piano si spegneva.

    - Vedo che stai meglio Yuichiro, finalmente ti sei svegliato. - disse - Ho vegliato su di te per ore, concentrando la mia energia curativa per ridurre la gravità delle tue ferite. -

    Mentre lo ascoltavo, mi resi conto che c'era un sottotesto nelle sue parole, poiche` il suo sguardo ancora fisso sul mio busto non era sollevato quanto preoccupato. Passai la mano libera dalle bende sul busto e seguii un lungo solco scavato sulla mia pelle che partiva dallo stomaco fino al petto.

    Un brivido corse lungo la cicatrice, una memoria palpabile della battaglia che avevo affrontato. Anzai seguì il mio gesto con uno sguardo profondo, annuendo leggermente.

    - È una ferita profonda, Yuichiro, e il cammino per una completa guarigione sarà arduo. - pronunciò Anzai, con un tono di voce che non lasciava spazio all'autocommiserazione. Con quella cicatrice veniva impresso un monito, così come un riconoscimento delle battaglie sopportate. - Il dolore che senti ora è solo un frammento di ciò che sarà la tua forza domani. Devi abbracciarlo, imparare da esso e andare avanti. -

    Nell'aria stagnante della stanza, le parole di Anzai sembravano riecheggiare come un mantra destinato ad accomunarmi a tutti coloro che prima di me erano stati suoi allievi e avevano dovuto superare dolori e prove.

    - Riconoscere la ferita è il primo passo per curarla - risposi con una voce che era più ferma di quanto mi aspettassi, citando parole da lui sentite molto tempo prima. - Sono pronto ad accettare questa sfida. Non mi abbattero` per una sconfitta, ma stia pur certo che chiedero` la rivincita.-

    Anzai annuì silenziosamente, i suoi occhi riflettevano orgoglio misto a quella serietà che gli era consueta, ma piu` pesante del solito. Me ne accorsi subito ma visto che il mio superiore non aveva intenzione per il momento di accennarmi altro prima che mi fossi ripreso del tutto decisi che quel discorso poteva aspettare.

    - Sarà necessaria una grande determinazione - proseguì - Riposa ora Yuichiro. Ripartiremo domani all'alba -

    Riconoscente per il tempo concesso alla riflessione e alla guarigione interna, mi distesi nuovamente sentendo il peso di ogni parola pronunciata da Anzai come un seme piantato nella terra fertile della mia consapevolezza aumentata. Chiusi gli occhi mentre l'ultimo filo di chakra curativo evaporava nell'aria fredda della stanza, lasciandomi alle porte di quel sonno riparatore preparatorio alla rinascita del guerriero che ero destinato a diventare.

    Un lieve fremito mi colse inaspettato e spalancai di nuovo gli occhi verso il cielo che ora s'illuminava di rosa e arancio. Avevo dormito per quasi 12 ore e speravo di farlo fino al prossimo giorno, come mi aveva ordinato Anzai, ma un oppressione sullo stomaco, all'altezza del ombelico mi urticava. Non era qualcosa di evidente, era come se qualcuno mi avesse dato un pizzicotto e ora la pressione veniva rilasciata, quasi impercettibile insomma.

    Non vi era alcuna protuberanza, né segno visibile che potesse spiegare quella sensazione, almeno da sopra le bende che coprivano il punto specifico. Avevo sentito parlare di ferite interiori che si manifestavano in modi stranieri alla logica del corpo, danni a livelli più sottili dell'essere che richiedevano cure altrettanto inusuali.

    Le parole di Anzai mi ronzavano nella mente come api intente al loro lavoro - il dolore trasmutato in forza, l'accettazione della sfida. Quella pressione sottile era forse l'eco di un danno non ancora affiorato alla coscienza, una prova ulteriore che attendeva la mia attenzione nei giorni a venire.

    Decisi che ne avrei parlato il giorno seguente con Anzai.
    CITAZIONE
    Continua 4 di 9...



    Edited by Tenshi-1 - 2/4/2024, 15:00
     
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    Chapter V

    Yūichirō Shiden

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    Paese del Té


    Il mattino seguente, non appena il primo raggio di sole penetrò la tenda della finestra, mi svegliai ancora prima che Anzai potesse entrare a controllare le mie condizioni. Lo trovai fuori sul balcone, gli occhi persi a scrutare l'orizzonte che si dipingeva di tinte sempre più vive e promettenti. Gli raccontai dell'insolita pressione nel mio stomaco. Il suo sguardo non cambio` espressione mentre posava una mano proprio dove la sensazione si faceva strada attraverso le bende.

    - Yuichiro, alcune ferite segnano più dell'epidermide, incidendo su tessuti ben più delicati dell’anima. - La sua voce era calma ma densa di significato. - Quello che senti potrebbe essere lo sprone necessario per la tua crescita o il segnale di qualcosa che dobbiamo affrontare con cautela. -

    Con delicatezza allento` la presa delle bende che mi avvolgevano ed esse caddero` al suolo tutte insieme. Come il tessuto cadde, il mio stomaco si espose ad un'arietta frizzante che portava i profumi della mattina. Anzai si concentrò sui segni sulla mia pelle, suoi polpastrelli percorrevano la mappa di minuti solchi e ombreggiature che non avevo notato prima, inferti probabilmente dai rovi della creatura che mi avevano sferzato poco prima che venissi.

    - Questi - disse Anzai con un tono meditativo - sono segni particolari. Sembra che si siano comparsi durante la tua inconscienza e rappresentano qualcosa di più dei semplici ricordi di una lotta. -

    - Comparsi? - pensai - Sono sicuro che Anzai ci fosse quando quella creatura mi ha inferto questi segni, possibile non ne sappia nulla? -

    Il mio dubbio si pose come un lupo nel silenzio, prudente ma non meno pericoloso. Anzai rimase impassibile sotto il peso dei miei interrogativi non detti, la sua capacità di leggere oltre le parole era un talento tanto ammirato quanto temuto. Ciò che non ero riuscito a decifrare nell'ombra della mia coscienza, lui lo scrutava già, come se avesse sempre saputo che sarebbe emerso.

    - Yuichiro, c'e` un dettaglio di cui non sono a conoscenza forse? -

    Il suo interrogativo era come una spada. Mi stava offrendo un'occasione per confessare qualcosa che avessi potuto trattenere, forse per paura o incertezza. Era comprensibile; non ogni giorno ci si imbatteva in fatti al di fuori dell'ordinario che erano difficili da accettare, anche per un guerriero addestrato come me.

    Riflettendo su quanto accaduto durante la battaglia e nei momenti di semi-cosciente delirio dopo di essa, mi vidi costretto ad ammettere che ci fu un attimo, breve come il battito di un cuore, in cui avevo avvertito una presenza insolita. Non quella dell'avversario che mi fronteggiava o del mio maestro. Una presenza diversa, come una sussurrante corrente d'aria, che si era avvicinata a noi poco prima che la creatura arborea apparisse.

    Era sfuggente e indefinibile, tuttavia non così effimera da essere scambiata per un'illusione dei sensi. La sensazione si era radicata in me, forse proprio nel momento in cui quei segni erano stati incisi sulla mia pelle. Con gli occhi ora fissi su di Anzai, capii che era giunto il momento di gettare luce su quell'ombra.

    - Anzai-sensei - esitai per un istante prima di riprendere con decisione - Durante lo scontro c'è stato un attimo in cui ho percepito qualcosa di... insolito. Non era Shun, il mio avversario, ne voi che eravate distante, ma qualcos'altro. Una terza persona vicino a noi. Lei ne sa qualcosa? -

    Nel caso Roy legga quello che il mio pg intende e` che ha sentito la presenza di Haruo muoversi grazie alla sua sua abilita` Udito Soprasviluppato


    Anzai rimase in silenzio per qualche istante, lo sguardo ancor più intenso e scrutatore, come se cercasse di cogliere ogni dettaglio del mio racconto. Poi, annuendo lievemente come se la mia confessione avesse confermato un sospetto che già covava nella sua mente, si allontanò da me per qualche passo. La sua figura sembrava riflettere sul significato nascosto delle mie parole, mentre il cielo si tingeva di un azzurro più profondo con l'avanzare della mattina.

    - Allora lo hai percepito anche tu - disse Anzai - Temevo si trattasse di lui quando l'ho visto avvicinarsi e poi farvi svenire senza toccarvi, ma pensavo fosse un semplice Genjutsu o un altra tecnica particolare. Allora le voci sul suo conto che ho sentito dai ninja del Villaggio della Foglia sono reali. -

    La rivelazione che Anzai proferì fece vacillare il terreno sotto i miei piedi; non solo la mia percezione era stata vera, ma aveva a che fare con qualcuno che il mio maestro conosceva. L'ombra nella mia mente si condensò in una sagoma definita, foriera di misteri ancora più oscuri.

    Anzai si avvicinò nuovamente con occhi risoluti e mi prese per le spalle. Il suo contatto era al tempo stesso rassicurante e fraterno, ma nonostante questo potevo sentirlo tremare. Mi faceva abbastanza pena, visto che fino ad ora lo avevo sempre visto come un colosso.

    - Haruo - continuò Anzai con un sospiro, come se pronunciare quel nome lo costasse una fatica imprevista - la persona di cui sto parlando e` Haruo Shin. Temendo che la sua presenza durante lo scontro fosse più di un semplice caso, ho mantenuto gli occhi aperti e l'ho lasciato fare. Appena siete svenuti e` scomparso con l'altro ragazzino in un battito di ciglia portandolo in spalla. Ma se è coinvolto con queste ferite, sei fortunato ad essertela cavata con cosi` poco. -

    Il cuore mi martellava nel petto mentre ascoltavo le parole del Sensei. Il nome Haruo Shin aveva acceso una scintilla di curiosità mescolata a timore. Un uomo in grado di influenzare così il corso di una battaglia senza essere rilevato era senza dubbio un avversario formidabile, forse persino pericoloso.

    - Sensei, come mai non avete scelto di confrontarlo direttamente? E che cosa sapevate riguardo a lui prima di oggi? - La mia voce era carica di eccitazione e dubbio nei confronti di un personaggio che mettesse paura persino al mio superiore.
    CITAZIONE
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    Edited by Tenshi-1 - 2/4/2024, 15:01
     
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    Anzai mi guardò con severità e dopo una lunga pausa, come se scegliesse con attenzione le parole da usare, iniziò a parlare.

    - Haruo è un personaggio molto controverso proveniente da Konoha, la terra verso cui ci stiamo dirigendo. E` un maestro dell'illusione e dei sigilli, ma per qualche motivo si ostina a non voler salire ai gradi piu` alti del suo villaggio. - disse Anzai, che dopo queste parole si avvicino` di nuovo al parapetto del balcone.

    - Devi sapere che Haruo e` ancora un Chunin ma e` temuto anche dai suoi superiori Jonin e da me. E` informazione pubblica che abbia ritrovato una reliquia contenente un demone molto pericoloso. Non al livello dei demoni codati, questo e` certo, ma comunque altamente rischioso da confrontare. - disse rigirandosi verso di me ed indicando le ferite che avevo adosso con un cenno del capo. - Quelle ferite che hai adosso molto probabilmente sono causa sua. Quel demone e` in grado di agire durante le illusioni di Haruo e infliggere ai poveri malcapitati che lo incontrano le stesse ferite che subiscono durante tutto il periodo in cui vengono a contatto con l'illusione. -

    L'idea che un demone potesse infrangere i confini del genjutsu per ferire concretamente il corpo fisico era a dir poco sconcertante. La mia mente era una marea di pensieri allarmati e domande impellenti, ma sapevo che non poteva essere il momento per il panico.

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    Conscio dell'enorme peso delle rivelazioni di Anzai, sentivo la necessità di digerire le informazioni prima di fare qualsiasi passo successivo. Il potere di Haruo Shin mi metteva di fronte a una realtà nuova, in cui le mie personali nozioni su ninjutsu e genjutsu venivano messe in discussione. La prospettiva che qualcuno potesse controllare entità così pericolose e sfuggenti non solo aumentava la mia rispettosa paura verso Haruo, ma anche il mio desiderio di comprendere meglio chi avessi davanti.

    - Sensei, se Haruo ha usato il demone nei suoi genjutsu, allora è possibile che avesse altri fini oltre al semplice evitare che io e il mio avversario ci uccidessimo a vicenda - dissi, cercando di organizzare i miei pensieri ad alta voce.

    Anzai annuì lentamente, incrociando le braccia sul petto in un gesto che denotava profonda riflessione. - Hai ragione, la posta in gioco potrebbe essere ben più alta di quel che appare. Haruo non ha agito senza un motivo ben preciso. - disse, fissando un punto oltre il paesaggio del villaggio che si stendeva sotto di noi. - Nonostante il suo rango di Chunin, manipolare eventi a suo favore è parte della sua indole strategica. La tua battaglia con Shun potrebbe essere stata solo un pretesto per testare i limiti della sua ultima tecnica, o forse c'è qualcosa di voi che ha attirato la sua attenzione. Probabilmente sapeva che se avrei potuto fermarvi ma ha comunque deciso di agire. -

    Quel pensiero mi gelò il sangue nelle vene. Se davvero Haruo ci stesse osservando, che cosa aveva visto in noi per interessarsi tanto da intervenire? E ancora più increscioso, che cosa ci saremmo potuti aspettare da ora in poi? Anzai riprese a parlare, le sue parole si diffondevano nell'aria con un tono gravido che sembrava pesare più del silenzio che ci circondava.

    - Quelle ferite pero` non sono gli unici segni che Haruo ti ha lasciato - proseguì Anzai. - Durante l'illusione, potresti aver assimilato qualcosa che riguarda il demone. Togliti il cerotto all'altezza dell'ombelico per favore. -

    Con mano ferma, mi tolsi il cerotto come ordinato da Anzai. Sotto di esso, la pelle mostrava un insieme abbastanza semplice di segni che sembravano prendere la forma di una L. Non provocava dolore, ed era nero come se qualcuno avesse usato della china per disegnarlo.

    - Questo non è un semplice segno, è un sigillo. Un sigillo che purtroppo io non conosco. - rivelò. - Un sigillo posto da Haruo con una precisione che va oltre la destrezza comune degli shinobi. -

    Ero senza parole, ascoltando Anzai mentre le implicazioni di quella rivelazione iniziavano a prendere forma nella mia testa. Che il sigillo funzionasse come un qualche tipo di timer o fosse semplicemente un qualche strumento di controllo era ancora tutto da scoprire. Ciò che era certo era che, malgrado fosse nascosto sotto un banale cerotto, il sigillo rappresentava una connessione ancora ignota con Haruo Shin, il suo demone e Shun.

    - Dovremo monitorare l'evolversi di questo segno attentamente. - disse Anzai riprendendo a camminare verso l'interno della stanza. - Potrebbe essere la chiave per comprendere meglio le intenzioni di Haruo e potenzialmente anche per annullare la minaccia che rappresenta quel demone, il demone Loki, se volessi sapere il suo nome. -

    CITAZIONE
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    Edited by Tenshi-1 - 2/4/2024, 15:01
     
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    Chapter VII

    Yūichirō Shiden

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    Scheda - Scheda Narrativa - Parlato - Pensato - Azione

    Paese del Té


    - Sensei, sara` possibile contrastare gli effetti di questo sigillo? - chiesi con urgenza, percependo la gravità della situazione in cui ci stavamo addentrando.

    Anzai si fermò a riflettere, poi mi disse: - Per rompere un sigillo così complesso ci servirà l'aiuto di qualcuno che sia esperto in fuinjutsu, l'arte dei sigilli. Ma sconsiglierei di farlo. Non sembra un sigillo comune, di solito non sono scritti con questi caratteri particolari quindi muoverci lungo questo sentiero al buio potrebbe fare danni irreparabili -

    - Tuttavia, - riprese Anzai con tono pensieroso, - è imperativo che comprendiamo il significato dietro a questi simboli e ciò che Haruo ha inteso comunicare attraverso di essi. Ogni sigillo ha il suo linguaggio, una specie di impronta che solo il creatore può interamente svelare. Quando si presentera` l'occasione dovremmo chiedere allo stesso Haruo queste informazioni -

    Presi una decisione veloce, mordendomi il labbro nel timore di ciò che avrebbe potuto portare. - Sensei, dobbiamo prendere l'iniziativa. Non possiamo aspettare di incrociare casualmente il cammino di Haruo, dobbiamo trovare lui. - esclamai con voce più ferma di quanto mi sentissi. Anzai scosse con un'espressione determinata che raramente avevo visto sul suo viso.

    Anzai mise una mano sulla mia spalla, conferendo peso alle sue parole mentre mi scrutava con un'inquietante serietà. - La tua risolutezza è nota, ma trovarlo non sarà semplice, quindi meglio andare con calma. Haruo Shin è uno shinobi molto forte ma non e` malvaggio e ciò che abbiamo appreso oggi ci dimostra che opera su scala ben più ampia di quanto immaginavamo. Dovremo essere meticolosi nei nostri piani e nelle nostre indagini. Fortunatamente ci stavamo gia` dirigendo verso Konoha, il suo paese d'origine, quindi arrivarci sara` il primo passo. Non devi avere fretta -

    Conscio della difficultà dell'impresa, accettai le parole sagge di Anzai. Il viaggio verso Konoha avrebbe dato tempo alle nostre menti di elaborare la situazione e ai nostri cuori di consolidare il coraggio necessario per le sfide future. Il sentiero che si snodava davanti a noi era silenzioso, segnato da occasionali segni dei viaggiatori che lo avevano percorso prima di noi. Ogni passo mi faceva riflettere sui possibili scenari che ci aspettavano e sulla complessità delle trame tessute da Haruo Shin. Nel mio petto, un misto di trepidazione e determinazione cresceva insieme al ritmo cadenzato dei nostri passi. Dovevamo essere pronti ad affrontare non solo le verità nascoste nel sigillo ma anche noi stessi e i fantasmi del nostro passato che, ineluttabilmente, sarebbero emersi dal confronto con l'ombra che Haruo proiettava sul nostro destino.

    Il silenzio del cammino era interrotto solo dai suoni della natura e dal respiro dei miei pensieri. Mentre mi avvicinavo a Konoha, ripensavo alle parole della figura del mio sogno, sentendo il loro peso come un monito costante.

    CITAZIONE
    E` il momento di scegliere Yuichiro, scegli se liberarti della tua debolezza e sfruttare quelle altri o rimanere vittima di quest'ultima.

    Quei sussurri del sogno sembravano ora risuonare con maggiore intensità nella mia mente, incitandomi a prendere una decisione che sapevo avrebbe influito profondamente sul mio destino. C'era verità nelle parole illusorie, una crudele verità che non avevo mai voluto affrontare. La debolezza di cui parlava era la mia stessa umanità, la riluttanza a usare il mio potenziale per timore di ciò che avrei potuto diventare. Ma la strada verso Konoha si stava trasformando in un percorso di crescita e di sfide irrinunciabili; non potevo più permettermi di nascondermi dietro le mie paure.

    La notte ci sorprese prima di quanto previsto, portando con sé un sottile strato di nebbia che avvolgeva l'ambiente circostante. Mentre mi rifugiavo nel calore della mia giacca, i pensieri sulla mia vulnerabilità e sull'enigmatico sigillo diventavano ancor più insistenti. Impostai un piccolo accampamento per la notte; Anzai, con un movimento della mano, aveva già acceso un fuoco che pulsava debolmente nel crepuscolo. Il bagliore delle fiamme danzava sul suo volto, riflettendo una quiete che stentavo a comprendere.

    - Sai, Yuichiro, - iniziò Anzai con voce calma ma lucida, mentre si sedeva accanto al fuoco, - ogni shinobi deve imparare a convivere con i propri segreti e incertezze. Questo sigillo è parte del tuo cammino ora. Impara da esso, invece di temerlo. -

    Le parole profonde di Anzai si confondevano con il crepitio del fuoco, dandomi forza e mettendo in discussione ciò che credevo di sapere sul mio cammino. Presi posto di fronte a lui, osservando le fiamme mentre riflettevo sulle sue parole. La notte era ormai scesa completamente e la natura ci avvolgeva nella sua oscurità amichevole. Sentivo il peso dello zaino come il peso delle responsabilità sulle mie spalle – affrontare Haruo e scoprire più sul sigillo.
    Nelle ore che seguirono, ci immergemmo in un silenzio contemplativo, forse necessario per digerire gli eventi del giorno e prepararci mentalmente alla giornata successiva. Nel cuore della notte, mi trovai a fissare le stelle sopra di noi, ognuna sembrava suggerirmi che la strada per comprendere il mistero di Haruo era tanto labirintica quanto costellata d’insidie.

    Un fruscio improvviso tra gli alberi catturò la mia attenzione, mi portò indietro alla realtà terrena. Anzai già scrutava l'oscurità da cui proveniva il rumore con occhi acuti. Era impossibile determinare se fosse amico o nemico al solo suono, ma la notte in questi boschi poteva celare sia predatori che prede. Silenziosamente, ci preparavamo ad affrontare qualsiasi minaccia potesse emergere dall'ombra degli alberi. Il mio cuore pulsava veloce, e ogni sensazione era acuita dalla tensione del momento.
    CITAZIONE
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    Edited by Tenshi-1 - 2/4/2024, 15:01
     
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    Chapter VIII

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    CITAZIONE
    Velocemente una nuvola passo sopra la nostra testa e al suo passaggio l'oscurita` prese il sopravvento. Il fuoco morì e ci lasciò nell'oscurità più ignota, forzandoci ad affinar ancor di più i sensi. La notte sembrava voler svelare tutti i suoi segreti nella maniera più subdola e pericolosa. Ancora una volta, il fruscio si fece sentire, questa volta più vicino e definito. Misi la mano sul manico della mia spada, pronta a essere estratta in un soffio. Anzai non diede alcun segno di tensione visibile; aspettava, come la montagna attende il movimento dell'echino prima di una valanga.

    Senza preavviso, dal buio emerse una figura avvolta in un mantello scuro, il passo era calmo ma sicuro. Non sembrava né sorpreso né allo scoperto per il fatto che eravamo lì ad attenderlo; i suoi occhi penetranti si posarono su di me con un'intensità disarmante. Il viandante pose un dito sulle labbra richiedendo silenzio e poi si sedette accanto al nostro fuoco spento come se quella fosse una cosa naturale. Potevo vedere l'ambra dei suoi occhi scintillare mentre con un gesto del capo mi invitava a sedermi accanto a lui.

    - Bentornato... me. - disse l'uomo. D'istinto mi girai verso Anzai, riconoscendo quella voce come la mia stessa voce ma distorta, ma lui non c'era piu`, era comparso nel buio della notte.

    Il mio cuore si fermò mentre fissavo l'oscurità, cercando invano di trovare Anzai. La paura serpeggiava dentro di me, ma era combattuta dalla curiosità verso la figura misteriosa che ora mi affrontava con i miei stessi occhi. Non potevo comprendere come potesse essere possibile, eppure non potevo ignorare quell'incontro - una voce interiore mi sussurrava che era lì per una ragione.

    - Lascia che ti spieghi, - proseguì il doppio, la sua voce un riflesso spezzato della mia. - Osserva, il cielo si sta schiarendo. -

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    Alzai lo sguardo ed effettivamente le nuvole si stavano disperdendo, rivelando la vastità di un cielo non piu` stellato, ma che adesso presentava ancora una volta le caratteristiche pennellate confuse dell'opera d'arte che nel mio sogno febbrile avevo visto. In quel teatro celeste, potevo ora scorgere un disegno insolito, una costellazione che non avevo mai notato prima. Il mio doppio teneva ancora lo sguardo fisso su di me, come se sapesse che avevo capito ormai a quale luogo ero ritornato.

    Il doppio sorrise sottilmente, quasi compiaciuto del mio crescente stupore.

    - Quindi mi sono addormentato? - chiesi confuso.

    - Affatto, anzi sei del tutto sveglio, una delle tue tante maschere prendera` il tuo posto nel mondo reale e proseguira` il cammino mentre noi discutiamo. - rispose l'individuo senza muovere le labbra sottili.

    L'uomo seduto davanti a me era un mistero, un'entità avvolta in abiti familiari e allo stesso tempo così estranea. Era chiaro che stavo per addentrarmi in un viaggio interiore, guidato da una parte di me che non conoscevo ancora. Il doppio aprì un piccolo sacchetto da cui estrasse un oggetto luccicante.

    - Questo oggetto e` apparso qui appena il sigillo e` stato piazzato - disse porgendomelo - mi chiedo se tu possa capire come aprirlo, visto che sei la personalita` dominante.-

    Con un respiro profondo, raccolsi il coraggio e presi fra le dita quell'oggetto misterioso: era una pietra avvolta di oscurita` e dalla forma indefinibile. Appena provai ad afferrarlo pero` una forza misteriosa non mi permetteva di toccarlo. Era come se fosse protetto da una fine barriera che mi faceva arrivare solo a pochi centimetri da esso.

    Il doppio osservava con interesse la mia lotta con l'oggetto inafferrabile. - La protezione che vedi è solo una rappresentazione della tua mente, e` la tua ignoranza in merito a generarla come se fosse parte del sigillo stesso,- spiegò - mentre eri sveglio ho provato a lungo ad entrarvi ma come vedi non ho avuto molto successo. -

    CITAZIONE
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    Edited by Tenshi-1 - 2/4/2024, 15:01
     
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    Chapter IX

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    Paese del Té


    CITAZIONE
    Prestai maggiore attenzione al dettaglio e notai che, in effetti, la barriera che mi separava dall'oggetto aveva un qualcosa di familiare. Era composta da filamenti di pensieri ed emozioni che riconoscevo come miei: timori, dubbi e speranze intrecciati in uno scudo impalpabile ma indomito. Capendo ciò, chiusi gli occhi e cercai di isolare quegli aspetti della mia psiche, di districarli lentamente per affrontarli uno ad uno. In quel silenzio interiore, le paure iniziarono a stemperarsi mentre comprendevo la loro origine.

    Il mio sospiro successivo fu più leggero e carico d'intento. Quando riaprii gli occhi, il doppio mi sorrise approvando la mia intuizione senza parole.

    - Mi dispace ma non funzionerà - La voce del doppio era calma, indicativa di una verità che non voleva turbare lo sviluppo dei miei pensieri. Ero vicino, così vicino a toccare la pietra e a sentire il suo gelo attraverso la barriera invisibile che repentinamente si consolidava ogni volta che mi avvicinavo alla soluzione. La frustrazione era un nemico tanto grande quanto l'oscurità stessa che ci circondava. - Ogni paura che allontani, ogni dubbio che schiarisci contribuisce a formare un nuovo livello di coscienza in te, ma non basta per annullare il sigillo - proseguì, come se leggesse i miei pensieri - Il sigillo è infrangibile se fatto solo di comprensione personale. Ciò che manca è l'esperienza ed un motivo abbastanza forte da farti ardere ed in questo momento non ne sei in possesso e non entrerai mai in possesso stando in questa foresta. -

    - Allora, cosa dovrei fare? Che esperienza dovrei cercare? - domandai al mio alter ego, sperando di trovare una qualche indicazione.

    Con una calma che contrastava il turbamento crescente dentro di me, il doppio si mise comodo, incrociando le gambe come in preparazione per una lunga discussione.

    - L'esperienza che cerchi è lì fuori nel mondo reale e niente può sostituirla,- rispose tranquillo - È qualcosa che devi trovare tu stesso; solo così capirai potrai liberarti del sigillo. Io ne so quanto te, dopotutto sono comunque te. -

    Annuii lentamente, quasi ipnotizzato dalla sua voce, riflettendo sulle sue parole che diedero adito a più domande che risposte.

    - Tuttavia, - continuò il doppio guardandomi direttamente negli occhi - c'è qualcosa che posso offrirti come indizio. -

    Detto questo raccolse la pietra e la rilancio` nel terreno oscuro che si espandeva sotto di noi. Poco prima di toccare il suole essa venne raccolta da un cumulo di polvere che con vortice leggero si tramuto` in un piedistallo che accolse la pietra.

    - Il sigillo, ti sarai accorto, non ha ancora espresso il suo effetto. - continuò - Per quanto possa sembrare minaccioso non ti ha intaccato minimamente per il momento e forse non lo fara` finché Haruo non lo decidera` nel vostro prossimo incontro. Quindi eviterei di sprecare le energie tentando di forzarlo. -

    Mi chinai per osservare più da vicino quell'enigma sospeso a pochi centimetri dal suolo: la pietra riposava pacifica, quasi innocua sul suo piedistallo improvvisato.

    - È tempo che tu torni - disse il doppio spezzando il filo dei miei pensieri - ma ricorda, la chiave per sciogliere il sigillo non risiede in luoghi oscuri o nelle profondità del tuo io, bensì nell'esperienza. Quello che ti dissi al nostro primo incontro non centra nulla con il sigillo ma puo` aiutarti nel trovare una soluzione per quanto ne sappiamo. Trova Haruo e chiedigli cosa ti ha fatto oppure trova da solo il modo di utilizzare il sigillo.

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    CITAZIONE
    Fine



    Edited by Tenshi-1 - 3/4/2024, 15:40
     
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