[A] The Suicide Squad

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    I Kage di tutti i villaggi richiedono la formazione di un gruppo di ninja selezionato che possa entrare in territorio nemico. Ulteriori informazioni verranno fornite ai diretti interessati che prenderanno attivamente parte alla missione top secret. Coloro che accetteranno l’incarico dovranno recarsi nella capitale del paese del Ferro il giorno xx alle ore xx, un ninja della KIBU attenderà nelle vicinanze delle porte principali di Tetsu.

    La missione è aperta a chiunque sia sopra il rango chunin ma il rischio è elevato. I tempi tra un turno e l’altro saranno fissati a 7 giorni, potrete chiedere delle proroghe ma mi dovrete sempre avvertire prima. In alcuni casi particolari potrei essere io stesso a concedere più o meno tempo. (Non c’è bisogno di avvertire per 2 ore di ritardo ma per 3 giorni si).

    Sarà l’OSU a contattarvi.

    N.B. Questa è la missione di salvataggio di Azibo, il pg di Cagnellone.


    Edited by Steg - 12/12/2020, 18:56
     
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    Viva La Raza!

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    Yuugi Miyazaki ▪ Link Scheda

    Parlato | Pensato | Yuugi



    I giorni sembravano scorrere tanto, troppo veloci...almeno per me, visto che mi sottoponevo a durissimi allenamenti in vista del prossimo conflitto: Fury, infatti, in tutta la sua distorta visione di sè stesso come un qualche tipo di dio sceso in terra, aveva portato il mondo ninja intero - compresi i freddi Samurai di Tetsu - nuovamente in guerra, ma avrebbe pagato a caro prezzo tutto il sangue che lui, tessendo le sue trame nell'ombra, aveva fatto versare - tutte le dichiarazioni rivelate al consiglio dei Kage: e avrebbe pagato con il suo stesso sangue. Il mio obiettivo, durante questo durissimo regime, era non solo accrescere la mia forza e le mia abilità - che certo, era assolutamente necessario - ma anche di servire il mio villaggio, Iwa, fino in fondo...anche a costo di essere in prima linea per mettermi in gioco finchè avessi avuto anche solo una minima stilla di vita in me.

    In queste caotiche e frenetiche circostanze, mi arrivò un comunicato urgente dall'OSU, a cui mi ero unito su indicazione diretta del Kage, con lo scopo di far fronte al nemico comune. A causa delle gravi perdite subite a causa proprio di Fury, tutta l'organizzazione era in una fase di ricostruzione generale. Il luogo dell'appuntamento, secondo il comunicato, era alle porte di Tetsu: nei giorni precedenti la partenza, mi sottoposi ad un regime intensivo di esercitazioni e allenamenti che dei normali Chuunin come me non avrebbe retto molto facilmente: volevo dimostrare che ormai avevo ben superato la soglia del mio stesso grado in quanto a potenza, e una mia fidata alleata era senza dubbio la mia innata, lo Yoton, in cui - recentemente - ero stato in grado di espandermi verso un nuovo ceppo che mi sarebbe certamente tornato utile.
    Il giorno prima della partenza lo sfruttai per fortificare lo spirito: fermai i miei allenamenti e mi dedicai alla meditazione e al riposo in modo da essere mentalmente preparato a qualunque evento mi si fosse parato davanti.
    Nel giorno della partenza, preparato tutto l'occorrente, mi misi immediatamente in marcia: avevo già percorso la strada verso la capitale dei Samurai perciò non trovai grosse difficoltà ad arrivarci dopo circa cinque giorni di viaggio attraverso le montagne prima e immerso nella neve poi. Arrivai alle porte di Tetsu il giorno prima dell'ora X, per cui mi trovai una locanda nei pressi delle porte della città dove poter pernottare per la notte: il giorno seguente, equipaggiato di tutto punto e con il coprifronte bel legato, mi diressi verso le porte, cercando sia il ninja incaricato di fornirci le informazioni necessarie che i miei compagni di missione.
    Stamina: 700/700
    Resistenza: 400/400

    Equipaggiamento:
    Coprifronte di Iwa [+30 Protezione Testa]
    Guanti Placcati [+50 Protezione Mani]
    Giubbotto Ninja [+100 Protezione Busto]
    Calzari da Combattimento [+60 Protezione Stinchi]
    Borsello Porta-Oggetti su coscia sx (Tonico Coagulante x4, Tonico da Guerra x2)
    Taschino Porta-Armi su fianco dx, dietro (5x Kunai)

    Azioni:
    ///

    Malus:
    ///

    Note:
    ///

    codice role © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


    Edited by Zyliath - 14/12/2020, 20:42
     
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    Il tempo scorreva veloce, per me forse più che per gli altri Samurai del paese, intenti nel sottoporsi a rigidi allenamenti in previsione dell'imminente guerra di turno. Non era trascorso poi così tanto da quando Tetsu si è trovato ad uscire dalla maledetta guerra civile che lo attanagliava ed ora eccolo ripiombare nel baratro del sangue come se non ne fosse mai uscito. La tregue forzata, intrisa nel sangue delle vittime degli attentati terroristici del nostro nemico, non ci permetteva di fare molto se non ricostruire ciò che è stato distrutto e rafforzare al meglio ciò che ci era rimasto, anche se la perdita peggiore, la vita delle nostre giovani speranze, era qualcosa di irrecuperabile e di cui Fury avrebbe dovuto fare ammenda, e l'avrebbe fatta, si che l'avrebbe fatta, il suo stesso sangue versato lentamente, fino all'ultima goccia, sarebbe stato il giusto prezzo per quella colpa e per tutte le precedenti rivelate al consiglio dei Kage. In vista di ciò io mi impegnavo ad accrescere non solo il mio potere e le mie abilità ma anche quello di tutto il mio Paese attraverso la forgiatura di più armi possibili per i miei commilitoni, oltre che a svolgere compiti di addestramento per le nuove reclute, un bene purtroppo molto raro...

    In questo clima di tensione e frenesia, mi giunse una comunicazione urgente dall'OSU, organizzazione a cui mi ero da poco unito su richiesta diretta del Generale in persona, al fine di far fronte al nemico che ci opprimeva. Ancora dovevano essere ben definite le mansioni e la struttura interna, tutto era ancora in cambiamento al suo interno sia a causa delle gravi perdite subite, sia perchè il cambio di focus sull'esercito di Fury era pressocchè recente, non mi era quindi ben chiaro l'obbiettivo ma qualunque fosse non avrei certo esitato. Il luogo dell'appuntamento era proprio Tetsu, non mi restava quindi che attendere il giorno e l'ora stabiliti approfittando del poco tempo per lavorare sulle mie ultime creazioni oltre che su nuove tecniche atte a migliorare la mia performance in battaglia. Nelle ultime missioni svolte avevo infatti potuto scovare alcuni miei punti deboli che andavano rafforzati, mi impegnai così a fondo per sopperire quanto possibile a ciò. Il tempo non era certo dalla mia ma non mi ero mai arreso alle difficoltà e non avrei certo iniziato in quel momento, soprattutto non ora che ero stato ritenuto meritevole del rango di Capitano di Tetsu. Mi buttai così anima e corpo in addestramenti al limite dell'umano, cosa che per quanto potesse sembrare assurda, mi aiutò ad incrementare le mie capacità non di poco, nel poco tempo che altri avrebbero dovuto impiegare per raggiungere Tetsu. Come era possibile ciò? La risposta era molto semplice: Jinton! Passai i giorni che mi separavano dallo start, completamente immerso nel mistico regno della velocità a cui solo io potevo accedere. Recupero muscolare accellerato, metabolismo accellerato, incremento di reisistenza alla fatica data dal dispendio energetico in quello stato. I miglioramenti furono incredibili al punto che mi ritrovai, quasi senza rendermene conto, a poter accellerare al punto di infrangere addirittura la barriera del suono. La prima volta che lo feci ne restai stranito io stesso, non capii subito cosa era successo, ma al terzo boom sonico che generai con i miei movimenti, mi fu chiaro cosa ero diventato capace di fare. Allenando tutt'altro, ma costantemente al massimo della velocità, avevo aumentato questa a dismisura!

    Fu così che, tra allenamenti e forgiature, arrivai ad un solo giorno dall'ora X. Cessai quindi ogni attività e mi diedi al totale riposo, anche quello infondo era parte fondamentale dell'allenamento. Trascorsi quella giornata cercando di rilassarmi ma sopratutto cercai di farlo il più lentamente possibile per dare modo alle mie abilità di ricaricarsi completamente ed essere al top dell'efficienza quando necessarie. Mancava circa mezz'ora quando uscii dalla mia bottega e mi incamminai verso le porte di Tetsu, il mio equipaggiamento era completo e rinnovato, indossavo il mio maggior capolavoro, la Avalon, e trasportavo i rotoli con al loro interno un vero e proprio arsenale bellico. Nulla avrebbe potuto sorprendermi, giunsi così al luogo indicato e cominciai a guardarmi intorno in cerca non solo dello Shinobi incaricato di darci le informazioni necessarie, ma anche di quelli che sarebbero potuti essere i miei compagni d'avventura.



    Ren Natsume

    Stamina 600
    Resistenza 600


    Edited by Roy90 - 13/12/2020, 18:00
     
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    [A] The Suicide Squad




    Narrato - - Parlato - "Pensato" - - Parlato Altri



    Il respiro si faceva sempre più lento e regolare, mentre gli occhi si chiudevano sul mondo, l’oscurità scese e iniziò a cullare il giovane, la mente vagò e i sogni iniziarono ad accavallarsi. Morfeo aveva fatto capolino con i suoi rossi papaveri conducendolo in questa magnifica notte, al giovane sembrò di essere immerso nell’acqua di un lago, sprofondando in essa, più cercava di nuotare verso l’alto piu la superficie si allontanava, l’aria che aveva nei polmoni stava per essere espulsa dalla sua bocca, sarebbe affogato, i suoi piedi colpirono i fondo del lago, era giunto al suo epilogo, sarebbe morto, lo sapeva anche se l’angoscia lo stava per uccidere prima, non ce la fece più e buttò fuori tutta l’aria, ma con sua enorme sorpresa non affogò, invece si rese conto che riusciva a respirare senza problemi. Nel buio delle profondità marine non vide nulla attorno a lui, per cui cercò di camminare e vi riuscì, sembrava come se fosse sulla terra ferma, per cui decise di muoversi verso un piccolo bagliore che aveva notato in lontananza. Il bagliore si fece sempre più vicino, fino a dissipare tutta l’oscurità attorno al giovane. Al centro della luce c’era niente meno che un rospo arancione, il giovane stropicciò gli occhi con le mani stupito di vedere li quel rospo che aveva forme molto più grandi del normale. Il rospo tirò fuori una enorme spada e, senza dire una parola, la calò sul ragazzo, quest’ultimo non fece neanche a tempo ad alzare le mani per difendersi. Quando la spada sfiorò la pelle del ragazzo l’acqua e il rospo sparirono lasciando lo spazio ad una enorme radura ove un uccello spiccava il volo prendendo il posto del rospo. Il giovane si svegliò preoccupato, si passò la mano sulla faccia e ripensò al sogno, sapeva cosa voleva dirgli il suo inconscio.
    Fuori dalla finestra si stava levando il sole, l’alba era bellissima, si alzò e andò alla finestra.


    ”Gama...”

    Il suo pensiero andò al suo vecchio amico, il malumore lo colse, il solo ricordo di quello che aveva perso lo rabbuiava ogni volta, i ricordi erano duri da mandare via, tanto meno quelli che aveva del suo ex migliore amico Gama. Ci volle un po’ perché il malumore passasse, ma ora sapeva cosa doveva fare.

    -Una promessa è una promessa!

    Ryuga aveva fatto una promessa al suo amico, l’ultima prima di lasciarsi, l’aveva fatta senza neanche pensarci, voleva concludere positivamente la loro amicizia, ma con il senno di poi non avrebbe dovuto farla, ma era un uomo di parola per quanto fosse a tutti gli effetti un criminale ricercato e membro della più pericolosa organizzazione di mukenin attualmente in circolazione. Il rimorso per quello che aveva fatto però era più forte del suo senso dell’onore, se ancora ne aveva uno, per cui interpretò quel sogno come una premunizione, come un segnale che il tempo era giunto.

    -Sto rischiando molto per te amico mio...

    Andò a vestirsi, raccolse le sue cose e si diresse fuori dalla sua casa, ormai aveva scelto, avrebbe onorato quell’ultima promessa recidendo con essa ogni suo legame con il passato, tutto ciò che aveva vissuto non sarebbe stato più di un ricordo lontano.
    Il rosso del cielo avrebbe segnato la fine di un’era per lui e l’inizio della sua nuova vita.
    Passo dopo passo si diresse verso il suo obbiettivo, avrebbe liberato il suo prigioniero, avrebbe fatto volare via il gufo.





    Ryuga Senju

    Resistenza: 1000
    Stamina: 1500


    Azioni Ryuga:








    Edited by The_Dragon - 17/12/2020, 18:20
     
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    Precedenemente a questa missione, ci sarà una PQ in cui Atshushi assisterà alla distruzione dell'accademia di Kiri, ucciderà il proprio fratello divenuto mukenin e scoprirà di dover entrare nell'Osu. La cosa potrebbe non piacergli.

    I



    Bzzzt
    L'auricolare nell'orecchio gli graffiò il timpano. Odiava quell'affare. Odiava l'Osu. Ancora di più odiava l'esserci stato sbattuto dentro senza che nessuno gli chiedesse nulla.

    < Atshushi-san? >

    Una voce femminile gli rimbombava direttamente nella testa: in casa c'era soltanto lui. Casa. Un piccolo appartamento nel centro di Kiri, maledetamente troppo vicino al palazzo del Mizukage, restaurato di recente e alla ancor più maledetta Accademia, polverizzata in un battito di ciglia. Polvere e detriti avevano invaso il salotto dal balcone lasciato aperto. C'erano voluti giorni prima di riuscire a far sparire ogni traccia di quel tragico giorno.

    < Atshushi-san, mi riceve? >

    Ma non tutti i mali vengono per nuocere, non del tutto perlomeno. Quel giorno Kiri, le nuove leve di Kiri, la nuova generazione di tutto il mondo ninja era stata spezzata, ma la Provvidenza aveva permesso ad Atshushi di scrivere il prologo di una storia dalle tinte macabre quanto quella carneficina. Nomosi, suo fratellastro e folle scienziato, finalmente era stato...

    < Atshushi-san, c'è una comunicazione urgente! Risponda, per favore! >

    < Che fastidio... > Atshushi attivò il microfono della propria trasmittente. < Qui Atshushi. >

    < Atshushi-san, finalmente! Deve esserci un problema con la sua auricolare. Appena sarà possibile, gliene faremo avere una nuova. >

    < Molto gentile da parte vostra. > Il sarcasmo era difficile da captare in una conversazione telefonica, giusto?

    < C'è una richiesta da parte di tutti i Kage per un'infiltrazione in territorio nemico. Sarebbe disposto a prendervi parte? >

    < Ho forse altra scelta? >

    Mentre la voce femminile proveniente da chissà quale angolo di cielo continuava a enunciare i dettagli di quel nuovo incarico, Atshushi già stava armeggiando con l'armatura dell'Omega centipede, le varie cinghie porta oggetti e, infine, un pensante mantello di lana nera. A Tetsu era prevista neve.

    Quando fu pronto e vestito come per andare in guerra, con un vistoso rotolo sulla schiena, sopra il mantello nero, portò un pollice alla bocca e morse il polpastrello. Una goccia di sangue si incresperò sul lembo di pelle di recise. Atshushi richiamò il chakra e poggiò la mano a terra. Un piccolo rospetto dalla pelle di un verde spento fu teletrasportato direttamente dal Monte Myoboku alla camera da letto di Atshushi.

    < Tetsu. Tutte le strade ci portano sempre a Tetsu, eh? >
    Atshushi
    Resistenza: 1000
    Stamina: 1000

     
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    Far passare la fibbia del cinturone attorno alla vita, assestare la bretella sopra la spalla destra. Legare il borsello al cinturone, sentire il respiro farsi lento allo sfiorare i fiori all’interno di quell’involucro. Fissare i due cinturini alle cosce, uno per lato, avvertire il peso delle armi penetrare il cuoio e farsi parte del suo stesso corpo. Chiudere la zip del giubbotto imbottito, infilare i guanti sagomati fino ai gomiti, far scendere la maglia bianca al polso, assestare la ricetrasmittente dalla lente trasparente all’orecchio destro. Lentamente ogni cosa prendeva il suo posto, come un puzzle o un pensiero profondo, si localizzava nel suo corpo come un confronto con la realtà, un lento risveglio da un sogno che le stringe la gola e non le permette di respirare. Respirare. Quel momento lo ha avvertito per bene, solo all’istante in cui il ventaglio gigante le si fissa alla schiena può sentire le labbra schiudersi in un sospiro, in quel dipanarsi d’aria che l’ha riportata in vita da un’apnea lenta e pesante, quasi fatta di sogni ed incubi. L’ultimo pezzo del puzzle era davanti a lei, le basta un momento per far scivolare gli stivali lungo i piedi, li avverte stringersi poco sopra la caviglia e all’ultimo bottone, all’ultimo scalino, qualcosa la ferma e la costrinse ad avvicinarsi a quella fredda finestra che dà sulla sconfinata Tetsu. Il suo respiro rinnovata appannò il vetro, a pochi millimetri da lei si arraffa la neve in fiocchi e cumuli; per lei l’Allegria rarefatta non aveva senso di esistere ora, non ne poteva avvertire il maestoso potere che si collegava al suo sangue, a quel controllo che ora poteva esercitare perfino su quell’essenza birichina, viva e pura. Non c’aveva riflettuto molto, le sue capacità si erano dannatamente affilate dall’ultima missione, da quel momento in cui dalle sue dita era scaturita la morte. Man mano che perdeva ciò che la rendeva una civile il suo potere da Kunoichi cresceva con lei, si delineava con certezza in forma sempre più precise nelle sue capacità, in pensieri sempre più determinati e che sconfinavano interrottamente in una nuova ondata di fermezza per la sua missione, per il suo sogno tranciato dal lutto, per la vita rubata che le scorreva dentro e che ora teneva ferma, a bada, forse per evitare un sole contronatura in quelle terre ormai conosciute per il loro gelo. Di certo non si considerava un’assassina e non sentiva nessun’insulso richiamo all’oscurità, da quando la sua vita s’era votata alla carriera militare sapeva che questo momento sarebbe arrivato; faceva parte del contratto, di una clausola nascosta tra le righe e che le era cozzata in viso tra capo e collo. Funzionava così, certo, eppure quel peso andava rispettato, posto con cura nel cuore e tenuto come monito e come sentiero per un cammino nuovo, per qualcosa che poteva scaturire da ciò che aveva negato. Dalla Morte, la Vita. È così che andava avanti, senza tristezza nel cuore e con un velo di malinconia che appannava il vetro freddo gelato dalla neve.

    Uscì dalla casa senza concludere la sua preparazione, di certo quel sandalo non avrebbe protestato e lei avrebbe guadagnato un vago senso di leggerezza nel camminare tra le strade di una città che l’ha vista nascere e mai crescere. S’era precipitata nel Paese della Neve non appena ricevuta la missione dai superiori dell’ O.S.U. e aveva affittato una becera stanza da una vecchietta come le tante, aveva passato gli ultimi giorni a girovagare tra i cumuli di neve assaporando il freddo ricordo dei racconti dei suoi genitori ed informandosi su ciò in cui s’era fatta ingaggiare. I dettagli erano pochi, quasi nulli, costringendola ad abbandonare ogni tipo di preparativo e presentandosi all’appuntamento con tanto di copri fonte legato alla testa, a tenere la coda alta dei capelli color neve racchiusi per mera praticità. Lentamente il suo percorso mentale veniva occupato dai passi e dai luoghi che si era decisa di incontrare, uno alla volta superò i suoi obiettivi e le porte del villaggio erano l’unica cosa che la separavamo dal continuo della sua vita.


    Una missione del genere, dove mi sono cacciata?

    E il vento trasportò a sé i dubbi, li avvolse attorno al cuore e si incamminò con lei fino al punto precisato dalle indicazioni dei superiori.




    Yuna Hittori

    ◕Resistenza: 350
    ◕Stamina: 600
     
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    La Squadra

    I fiocchi di neve cadevano al rallentatore e si respirava un’aria di attesa come se qualcosa fosse in procinto di accadere. Il sole stava calando e la notte iniziava a farsi viva timidamente. Forse la natura stessa era conscia che quella notte sarebbe stata differente da quelle che l’avevano preceduta.

    Ognuno dei membri della missione arrivò in tempo per ricevere le informazioni sullo svolgimento dell’incarico. Un membro della KIBU, ovvero la squadra d’emergenza OSU, li attendeva in divisa nei pressi del portone principale di Tetsu. Si avvicinò al gruppo con passo leggero e con un singolo sigillo, composto con una sola mano, attivò una tecnica che li chiuse in una bolla sonora, dove nessuno avrebbe potuto ascoltarli o origliarli di nascosto. Erano così completamente isolati.

    -Buongiorno. Vengo subito al sodo che non abbiamo tempo da sprecare. Premetto che abbiamo ricevuto delle informazioni da una talpa ma non abbiamo avuto modo per testare l’esattezza delle stesse.

    Infatti un serpente, giorni prima, si era presentato con in bocca un rotolo che conteneva delle coordinate di un luogo e delle indicazioni specifiche sullo stesso. Era abbozzato un piano che affermava l’inaspettata possibilità di liberare i presenti trattenuti nel laboratorio scientifico, ovvero gli ishivariani.

    -Dovrete andare in queste coordinate, xy xy, a circa una decina di kilometri dal confine di tetsu e, specificatamente, all’interno dell’ex-paese della speranza. L’OSU ritiene che valga la pena tentare una missione di salvataggio, perché un successo, ossia il vostro, potrebbe salvare numerose vite di un popolo spezzato dal dolore e dalla guerra.

    Il ninja si prese un momento per respirare e non potè far a meno di pensare quanto l’incarico fosse arduo e pericoloso.

    -Una volta raggiunte queste coordinate vi ritroverete difronte ad una struttura divisa principalmente in due grandi edifici. Una squadra ha già testato con i propri occhi l’esattezza di ciò. Nelle informazioni recapitate vi è scritto che tra circa due ore avrete la possibilità di infiltrarvi all’interno del complesso. Qui arriva la parte difficile da digerire. Sostanzialmente non vi è scritto il come e non sappiamo nemmeno il perché...ma supponiamo che probabilmente una talpa all’interno vi darà la possibilità di entrare. Una volta dentro dovrete necessariamente dividervi in differenti compiti al fine di liberare i prigionieri. Ci dovrebbero essere due leve, una al piano terra dell’edificio più basso e un’altra al secondo piano dell’altro edificio, che andranno tirate a breve distanza di tempo. Dopodiché, una volta tirate entrambe, avrete una brevissima finestra temporale per aprire le prigioni degli ishivariani. Il pulsante che libererà i detenuti dovrebbe trovarsi all’ultimo piano dell’edificio più piccolo, ovvero nella sala comandi. Perciò dovreste dividervi in tre diverse squadre e sfortunatamente alcuni di voi saranno soli.
    Dovrete essere veloci ed altamente efficienti. Se solo una parte del piano dovesse fallire allora fallirete tutti. E in quel territorio ostile il fallimento significa una sola cosa: la morte o forse anche peggio, come diventare parte dell’esercito di Fury.


    Attraverso la maschera li guardò negli occhi ad uno ad uno per certificare la loro volontà e decisione. Non era una missione semplice ed ognuno di loro doveva mettere a rischio la propria pelle.

    -Vi invito, una volta raggiunto il posto, a notare se ci sia effettivamente la possibilità di infiltrarvi. Nel caso in cui non ci dovesse essere nessun segno preannunciato dal suddetto rotolo, la missione si potrebbe rivelare ancora più difficile del previsto. Potrebbe essere perfino una trappola e perciò, se non ve la sentite, nessuno vi obbligherà a partire.
    Se avete domande o dubbi da risolvere io cercherò di rispondervi, ma le informazioni a disposizione sono queste e nient’altro. Ma sono comunque molto di più di ciò che avremmo potuto anche solo lontanamente sperare.


    Il Prigioniero

    Mesi. Giorni. Ore. Minuti. Quanto tempo era passato dal trapianto? Da quell’esatto momento dove le cellule e l’essenza da metamorfo di Azibo erano state impiantate in Ryuga Senju. Alcuni miti e leggende affermavano che all’interno del nostro sangue fosse scritto il nostro stesso destino, ed ora i due condividevano quel sangue ed erano quindi legati da un filo invisibile e indissolubile. Forse la fine di uno sarebbe stata anche la fine dell’altro.

    Azibo non poteva sapere quanto tempo fosse effettivamente passato dall’ultima volta che aveva visto Ryuga. Infatti poco dopo l’operazione chirurgica, effettuata dal dottor Mortimer, fu immobilizzato e gli fu iniettato nell’arteria del collo un liquido anestetico. Mentre il suo corpo perdeva sensibilità fu trasportato e disposto all’interno di una scatola rettangolare, che vista da un occhio esterno sarebbe assomigliata ad una bara futuristica. L’ultima cosa che l’ishivariano fu in grado di vedere fu la scatola chiudersi e lui paurosamente al suo interno. L’oscurità avvolse il suo corpo e la sua mente e spense ogni rimasuglio di speranza rimasta.

    Si svegliò in un luogo diverso da quello che aveva lasciato. Infatti il sistema di trasporto avanzato aveva funzionato alla perfezione, limitando le sue funzioni vitali con una somministrazione continuativa di anestetico al fine di evitare ogni possibilità di ribellione e fuga.
    La gioia di essersi finalmente risvegliato durò ben poco, troppo poco. Azibo fu preso agli arti da delle grosse tenaglie meccaniche che erano attaccate a dei tentacoli robotici. Non poteva muoversi poiché la stretta era troppo salda. Fu trascinato per qualche metro e infine posizionato all’interno di una capsula di contenimento.

    Gli orrori erano finiti? Per la sfortuna di Azibo la risposta era no...Una volta sigillata la capsula si attivarono alcune luci e parlò una voce femminile dalle chiari note metalliche.

    Procedura di crioconservazione attivata. 3...2...1

    Dell’azoto liquido fuoriuscì da dei bocchettoni ai lati del corpo del prigioniero e abbassò rapidamente la temperatura dell’ambiente ristretto. In pochi decisivi istanti due siringhe infilzarono le vene del polso e del moncherino e iniziarono a far circolare nel corpo un liquido blu cobalto. Nell’attimo immediatamente successivo l’operazione si concluse con la congelazione dell’ishivariano. Era immobilizzato e incapace di reagire, una fine forse peggiore della morte stessa.

    Ma, come spesso si diceva, il peggio non aveva mai fine, specialmente se eri intrappolato nel territorio del dio della furia.
    Azibo, nel corso del tempo che passò in quel laboratorio high tech, fu scongelato e criocongelato più volte. Infatti furono conseguiti esperimenti su di lui e sulla sua natura da metamorfo. L’obbiettivo della ricerca scientifica dell’esercito di Fury era la conoscenza e l’avanzamento tecnologico senza rispettare alcun confine segnato dalla moralità umana. Furono testati i suoi limiti e le sue capacità. Fu torturato per analizzarne resistenze e debolezze. Furono effettuati anche esperimenti di manipolazione mentale attraverso delle simulazioni di realtà aumentata. Dolore, strazio e disperazione si alternarono indistintamente. Il tutto continuò per mesi finché non arrivò il giorno XX.

    La temperatura della capsula di crionservazione si abbassò e Azibo si risvegliò, forse una persona normale avrebbe maledetto quel momento e avrebbe preferito non svegliarsi più. Gli aghi si staccarono automaticamente dalle cannule e una pedana, al di sotto dei piedi del ragazzo, si aprì di scatto. L’ishivariano cadde attraverso un tubo d’acciaio per decine di metri. Fermò la sua caduta direttamente su un lettino chrirugico in una stanza bianca asettica. Vari macchinari erano presenti ma il silenzio regnava sovrano. Guardandosi ai lati avrebbe potuto vedere, oltre dei vetri, altri due Ishivariani, uno a destra ed uno sulla sinistra, nelle sue stesse identiche condizioni. Si aprì una porta in fondo alla stanza ed uno scienziato gli si avvicinò con in mano un aggeggio.

    -Ben svegliato soggetto 13. Oggi, finalmente, è il giorno. Studieremo la tua bio-compatibilità con le tecnologie cyborg.

    Sfiorò la pelle del suo esperimento umano, con la mano coperta da una guanto in lattice, nello stesso modo con cui si accarezza un animale da compagnia.

    -Hai mostrato ottime reazioni in questo tempo passato qui, ma non c’è più il bisogno di studiarti.

    Guardando meglio l’aggeggio Azibo avrebbe potuto notare che era una protesi per un braccio sinistro e che poteva calzargli alla perfezione. Infatti l’equipe scientifica di Fury, attraverso un’opera di ingegneria inversa, aveva trovato il modo per realizzare le protesi auto-chakra. Lo scienziato la avvicinò al braccio del ragazzo e la fissò. Delle lucine rosse si accesero e delle piccole viti fuoriuscirono e penetrarono rapidamente e in profondità il moncherino dello sventurato. Colò del sangue che fu prontamente asciugato dallo scienziato con un fazzoletto in carta.

    -Ottimo, fra qualche minuto sapremo i risultati. Comunque, in questo tempo che ci rimane, ho bisogno di farti una domanda. In base alla tua risposta, di cui la veridicità verrà analizzata dall’IA, si potranno verificare differenti esiti. Più o meno spiacevoli per te. Non che me ne interessi qualcosa, ovviamente.

    Si avvicinò ai suoi occhi arrivando ad un palmo dal naso. Azibo era paralizzato da dei lacci elettronici, sbucati dal lettino nel momento stesso in cui era atterrato, che impedivano i suoi movimenti. L’uomo abbassò la mascherina chirurgica e mostrò il suo volto che era sempre stato coperto fin da quando lo aveva conosciuto al primo esperimento. Il ragazzo poteva sentire l’alito di quella persona che era stata direttamente responsabile di ogni patimento provato da quando era finito in quella sede. Poteva vedere anche il ghigno malefico che gli si era formato in faccia.

    -Sei pronto a combattere per il sommo Fury?

    La Talpa

    Chissà come un traditore, che aveva disonorato qualsiasi patto stretto in vita, avesse deciso di prodigarsi per salvare Azibo, un comune individuo. Il Senju aveva dato la sua parola più volte da quando era venuto al mondo, come con Kiri quando aveva scelto di diventare un ninja e poi aveva disonorevolmente disertato alla prima occasione utile, oppure con Kurosawa Guren quando gli aveva promesso un potere sconfinato ed era tutto terminato con una morte brutale per mano di un’altra mukenin e la promessa di protezione irrimediabilmente infranta. Perché questa volta doveva essere diverso? Forse qualcosa nell’animo di quel ragazzo era scattata? Con questa azione voleva quantomeno rimediare ad uno dei molteplici peccati che aveva finora commesso? Forse quel legame che si era venuto forzatamente a formare tra i due era ben più forte del previsto. Che i loro destini fossero realmente uniti?

    Ryuga, convinto dei suoi propositi, si mosse in direzione del “Laboratorio di analisi evolutiva e applicazioni cibernetiche” anche chiamato in codice “LAB EV-1”, ovvero il luogo dove era confinato Azibo, il ninja da lui stesso catturato tempo addietro. In esso venivano studiato i metamorfi e le evoluzioni genetiche e per questo Azibo era sfortunatamente finito lì. Il suo genoma presentava caratteristiche speciali ed analizzarlo aveva una notevole utilità.

    Ryuga, terminato il suo viaggio, si ritrovò a guardare i tre edifici direttamente collegati. Il laboratorio, che era anche la prigione, il dormitorio dei ricercatori sulla sinistra e la centrale idroelettrica sulla destra. Quest’ultima era il suo obbiettivo.

    Per dare tempo ai ninja di infiltrarsi e agire vi era il bisogno di staccare l’energia. Poiché essa alimentava un sistema di sicurezza costituito da centinaia di torrette energetiche che avrebbero sparato a vista a chiunque non fosse stato rilevato come alleato, cioè qualunque individuo che non avesse una traccia di chakra riconosciuta dal sistema centralizzato dell’IA, la quale controllava il sistema difensivo e di allarme. Ryuga, in ciò, era protetto poiché membro effettivo dell’esercito del dio, e perciò non sarebbe stato attivamente individuato. Poteva in effetti muoversi come un’ombra per quei luoghi.

    Però il Senju avrebbe dovuto comunque agire con precisione e di nascosto. Perché se fosse stato scoperto sarebbe stato ucciso senza possibilità d’appello. Perciò la furtività era un obbligo che non poteva farsi mancare.
    Per poter adempiere al suo scopo Ryuga avrebbe dovuto infiltrarsi all’interno della centrale idroelettrica e forzare, nella stanza centrale, il quadro elettrico, possibilmente distruggendolo per evitare qualsiasi forma di riparazione rapida. Avrebbe potuto raggiungere lo stesso scopo anche distruggendo le varie bobine disseminate lungo tutta la centrale. Comunque, in tutti i casi, avrebbe dovuto agire rapidamente...l’ora in cui sarebbero arrivati i ninja si faceva sempre più vicina.


    La squadra:
    Voi dovete raggiungere il luogo, che è lo stesso in foto nella parte di dragon, e non andate oltre. Potete utilizzare il post per dividervi i compiti, che vi riepilogo: le 2 leve nei 2 edifici separati più il pulsante all’ultimo piano dell’edificio a sinistra in basso (in foto). Quindi sono 3 compiti differenti. Comunque siate discreti perché sarete in territorio ostile. Tipo roy potresti mettere un mantello per coprire l’armatura più scintillante del mondo visibile a kilometri di distanza :please:
    Al prossimo post saprete se dragon vi salva il sederino da quel centinaio di torrette automatiche presenti :ans: sennò sono affaracci vostri

    Cagnellone:
    Devi ruolare ciò che ti accade e mi devi mostrare i cambiamenti/trasformazioni di un pg che vive questo genere di esperienze. Sei oramai in trappola da più di 6 mesi (On-Gdr) e non deve essere stato per niente piacevole. In più devi rispondere alla domanda dello scienziato e ovviamente hai completa libertà sulla risposta. In generale più approfondisci e più ti impegni nei post e più possibilità avrai di salvarti, ma tanto questo lo sai già :asd:
    È stato dato un bonus a tutti i pg di 500 exp, anche al tuo. Puoi richiedere l’aggiornamento e sfruttarlo in missione entro e non oltre questo prossimo giro di post. (Teoricamente avresti anche una tecnica gratis)

    Dragon:
    Hai libertà su come eseguire il tuo compito. Temporalmente la tua parte è ambientata di notte, dato che sei ore avanti rispetto alla squadra. La difficoltà della tua specifica parte dell’incarico è sostanzialmente una sola: se non sarai attento e furtivo partirà conseguentemente un evento forzato dove l’esercito di Fury ti darà la caccia e ovviamente non sarà proprio una passeggiata, anzi sarà quasi morte certa. All’interno della centrale idroelettrica saranno presenti alcune sentinelle robotiche, o tenti di distruggerle o di evitarle. L’interno è lo stesso di una qualunque centrale idroelettrica, nulla di strano. Non descrivere alcuna fuga, sarò io stesso, in base alla tua ruolata, a dettare le condizioni in cui ti troverai. Comunque se avrai successo finirai l’evento molto prima degli altri. Buona fortuna :rosa:

    Per tutti: Quello che ho detto a Cagne vale appunto per tutti. Siete a Ishivar, il luogo più pericoloso del mondo e non ve la caverete con la mediocrità, perciò vi invito a dare il massimo. Un buon post e una buona role complessiva potrebbero farmi chiudere un occhio su dadi sfortunati e/o mi potrebbero stimolare a darvi qualche +10 nei vari calcoli statistici decisivi. Sia chiaro.
    Cercate di mantenere una certa diversità tra di voi nei colori usati per il parlato. Tipo X utente usa il rosso io, da bravo utente, non userò il rosso ma il blu, così da evitare fraintendimenti agli altri presenti. Sembra una stupidaggine ma siete in 6 quindi si potrebbero creare facilmente queste tipo di situazioni :)

    Avete 7 giorni [fino a Domenica prossima, compresa]
     
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    L'attesa non fu troppa, uno ad uno arrivarono quelli che dovevano certamente essere i miei compagni di missione e non potei essere che felice di notare una vecchia conoscenza: Yuugi Miyazaki.

    Ei Yuugi, che piacere rivederti... A quanto pare saremo dinuovo compagni di squadra!

    Esordii porgendogli un cordiale saluto per poi rivolgermi agli altri due, un ragazzo dalla pettinatura scompigliata ma dallo sguardo di chi ne aveva passata una più del diavolo ed una fanciulla dai lineamenti e colori decisamente particolari.

    Do il benvenuto a Tetsu anche a voi, io sono Ren Natsume e sarà un piacere affiancarvi...

    In breve giunse anche colui che, senza perdere troppo tempo, si apprestò a ragguagliarci sul motivo della nostra presenza lì, non prima di aver opportunamente precluso a chicchèsia ogni possibilità di ascoltare. Si trattava di una missione di salvataggio, l'ennesima. Questa volta però non si trattava solo di due genin dispersi in missione, ma dei reduci del popolo Ishvariano tenuti prigionieri da Fury. Dovevamo andare nella tana del lupo e recuperare un indefinito numero di persone, per di più sulla base di informazioni provenienti da una fonte ignota e non completamente affidabile. Beh cosa c'era di meglio? Un sorriso si fece strada sul mio volto, ero carico di adrenalina, avrei potuto sferrare il primo colpo a quel maledetto megalomane, non mi sarei mai potuto lasciar sfuggire quell'occasione per quanto pericolosa potesse essere.

    Molto bene! Non perderemo questa occasione!

    Esordii stringendo il pugno ed osservando i tre che mi affiancavano.

    Voi avete domande prima di partire? Io conosco bene la zona almeno fino al confine e posso farvi da guida, ma data la natura della missione credo dovrò passare in bottega a prendere una certa cosa... In questo modo attirerei troppo l'attenzione

    Concludendo alzai leggermente le braccia riferendomi palesemente alla mia armatura per poi rirendere.

    Sono uno dei migliori artigiani del posto ed ho una bottega fornitissima, se avete anche voi bisogno di qualcosa per l'imminente missione non fate complimenti e chiedete pure. Penseremo successivamente agli eventuali costi.

    Finito quindi con i convenevoli e le eventuali domande, mi sarei quindi diretto a passo svelto verso la mia bottega, fortunatamente abbastanza vicina. Lì avrei preso uno dei mantelli mimetici in esposizione e lo avrei indossato coprendo completamente la luminosità dell'Avalon, dopodichè mi apprestai ad aprire una vetrina prendendo quattro esemplari di monocolo fotografico. Se i miei compagni mi avessero seguito avrei quindi passato loro un monocolo a testa e chiesto di cosa avevano bisogno. Li avrei quindi rapidamente equipaggiati senza chiedere momentaneamente nulla. Tornati quindi alle porte di Tetsu saremmo stati pronti a partire. Il viaggio che ci attendeva non era molto lungo ma la parte più pericolosa erano gli ultimi kilometri che ci separavano dall'obbiettivo, quelli in territorio nemico. Durante la prima parte del viaggio ne approfittai per cercare di conoscere un pò meglio i due elementi che ancora mi erano sconosciuti al contrario di Yuugi.

    Direi di sfruttare questo poco tempo che abbiamo per conoscerci meglio, infondo stiamo raggiungendo il posto più pericoloso del pianeta e dovremo contare gli uni sugli altri per uscirne vivi... La mia specialità sono le spade... Se doveste averne bisogno ne porto molte con me...

    Indicai quindi i rotoli posti sulla mia schiena ed opportunamente occultati dal mantello

    Sono anche in possesso di un mezzo di trasporto molto rapido, anch'esso opportunamente sigillato in un rotolo... Ed infine sono molto, molto veloce... Se la situazione dovesse farsi complicata e ci dovessimo trovare vicini... Vi consiglio di coprirvi le orecchie e stare ben saldi a terra... I miei spostamenti alla massima velocità possono causare molto trambusto...

    Lasciai quindi la parola agli altri sperando che come me avessero voluto condividere le loro capacità principali, intanto il territorio iniziava a mutare radicalmente e dal freddo gelido di Tetsu si iniziava a sentire il caldo afoso proveniente dal deserto in cui stavamo per addentrarci. Eravamo praticamente a poche centinaia di metri dal confine quando indossai il monocolo, consegnandone uno anche a chi non mi avesse seguito in bottega, iniziando a scrutare il territorio davanti a noi.

    Il mio ruolo di guida è finito, l'obbiettivo dovrebbe trovarsi a circa dieci kilometri in quella direzione...

    Dissi iniziando a zoommare verso l'obbiettivo ma la distanza era ancora troppa e tutto ciò che vedevo erano sconfinate dune di sabbia a perdita d'occhio. Ci saremmo quindi addentrati in territorio nemico con l'allerta al massimo, pronti ad ogni evenienza. Eravamo a circa un Kilometro di distanza quando potemmo avvistare il luogo indicato, subito mi gettai nella sabbia sfruttando le capacità mimetiche del mantello ed iniziando a scrutare gli edifici in cui ci saremmo dovuti infiltrare. Per quella ricognizione non usai però solo le doti del monocolo ma anche quelle della particolare dotazione in possesso di tutti i membri dell'OSU: la ricetrasmittente Seras. Avrei difatti potuto identificare tutti le fonti di chakra presenti nel raggio di un kilometro.

    A quanto pare siamo arrivati... Direi che è il momento di decidere come muoverci... Siamo quattro ed abbiamo tre obbiettivi da raggiungere in contemporanea... Io posso andare da solo, sono in grado di evocare dei rospi che mi aiutino in caso di bisogno quindi è meglio se la squadra da due venga composta da altri, per quanto riguarda l'obbiettivo mi è indifferente, voi avete preferenze?

    Nel parlare non distolsi mai lo sguardo dal luogo in questione se non per concentrare l'attenzione su qualche presenza rilevata dalla Seras, attesi quindi di sentire le idee degli altri prima di passare a dare il via vero e proprio alla missione.


    https://narutogdr-laviadelninja.forumcommu...net/?t=61473986

    Resistenza 600
    Stamina 600

    Note:
    Acquistati 4 Monocoli fotografici ed 1 mantello mimetico. + Tutto quello di cui necessitano i miei compagni.
    Consiglierei a tutti il mantello mimetico se non lo avete già


    Edited by Roy90 - 21/12/2020, 09:45
     
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    Fortunatamente, non attesi a lungo vicino alle porte: uno alla volta, arrivarono quelli che sarebbero diventati i miei compagni di squadra per la missione, e tra loro non feci fatica a riconoscerne uno: Ren Natsume, che indossava un'armatura decisamente singolare - e supposi che se la fosse creata da sè. Al suo saluto, ovviamente, io ricambiai prontamente.

    CITAZIONE
    Ei Yuugi, che piacere rivederti... A quanto pare saremo dinuovo compagni di squadra!

    Ren, il piacere è mio! Eh sì, di nuovo insieme - il mondo è piccolo...

    Dopo che il mio amico spadaccino fece gli onori di casa anche agli altri due nostri compagni, che purtroppo non conoscevo, comparve anche il contatto dell'OSU che ci informò sulla nostra missione - l'ennesima missione di salvataggio, sì, ma questa volta non si trattava di due genin che risultavano dispersi per poi scoprire che erano stati rapiti: parlava dei reduci del fiero popolo di Ishivar, in mano proprio a quel megalomane che si chiamava Fury. Il nostro compito era apparentemente semplice, ma il pericolo era molto elevato: non solo le informazioni provenivano da una fonte ignota e poco affidabile, ma dovevamo infiltrarci all'interno del posto più pericoloso di tutto il Mondo Ninja: la tana di Fury, l'ex Paese della Speranza.

    Se salviamo gli Ishivariani, potremmo infliggere un duro colpo a Fury e, forse, anche ai suoi stessi piani: non so gli altri, ma penso che siamo tutti ben consapevoli del rischio che ci attende. Comunque, contate al 100% su di me - non deluderò le aspettative!

    Una volta ottenute le informazioni e l'obiettivo, era il momento di formulare una strategia per far sì che il nostro compito potesse svolgersi nella maniera più celere possibile: prima, però, decisi di seguire Ren alla sua bottega - e quando diceva che era fornitissima, non scherzava: c'era di tutto lì, e se cercavi qualcosa certamente potevi passare da lui a comprarla! Lo vidi aprire una vetrina e trarne 4 monocoli: senza dire nulla, presi il mio e lo misi nel borsello, quindi mi rivolsi allo spadaccino chiedendo se potessi prendere un mantello mimetico anch'io:

    Quindi, presone uno, lo indossai subito. Non appena i miei compagni ebbero finito di scegliere eventuali altri oggetti per loro, ritornammo nuovamente presso le porte della città pronti per la partenza. Colsi l'occasione, durante il tragitto, per cercare di conoscere gli altri miei compagni, escluso lo spadaccino che già conoscevo.

    Io sono Yuugi Miyazaki di Iwa: sono specializzato nei ninjutsu, in particolare quelli legati alla mia innata, l'Arte della Corrosione o Yoton, oltre che su tecniche sia Doton che Katon. Le mie tecniche basate sullo Yoton creano lava rovente oppure calce liquida ma altamente corrosiva - in entrambi i casi, sono capace di colpire pesantemente i miei avversari oppure colpire con precisione zone del corpo particolari per immobilizzarle.

    Nel frattempo, ascoltati gli altri qualora avessero voluto condividere uno scorcio delle loro abilità, arrivammo a poca distanza dal confine che separava Tetsu dalle terre di Ishivar: con il monocolo datomi da Ren, scrutai l'orizzonte davanti a me, ma non vidi altro se non dune e sabbia a non finire. Decisi di seguire i miei compagni, addentrandoci nell'entroterra con l'allerta massima possibile - sfruttando anche uno dei pezzi d'equipaggiamento datoci dall'OSU: la Seras, che consentiva di individuare ed identificare tutte le fonti di chakra ad un chilometro di distanza. E fu proprio alla distanza di un chilometro circa, in pieno entroterra ishivariano che, finalmente, ruiscimmo ad individuare il nostro edificio obiettivo: pur rimanendo indietro di circa un passo rispetto agli altri, mi sdraiai nella sabbia, sfruttando il mantello mimetico in modo che non fossi visivamente individuabile. Senza mai deviare lo sguardo dall'edificio, esposi il mio pensiero.

    Per quanto mi riguarda, non ho preferenze di obiettivo: per la divisione in squadre, invece, posso tranquillamente essere uno dei due membri della squadra da due, in quanto non ho ancora la possibilità di evocare creature alleate per supportarmi in combattimento...anche se ci sto lavorando, ecco...
    Stamina: 700/700
    Resistenza: 400/400

    Equipaggiamento:
    Coprifronte di Iwa [+30 Protezione Testa]
    Guanti Placcati [+50 Protezione Mani, Kobashot su mano dx]
    Giubbotto Ninja [+100 Protezione Busto]
    Calzari da Combattimento [+60 Protezione Stinchi]
    Borsello Porta-Oggetti su coscia sx (Tonico Coagulante x3, Tonico da Guerra x2, Monocolo Telescopico)
    Taschino Porta-Armi su fianco dx, dietro (5x Kunai)
    Ricetrasmittente Seras su occhio sx [Attivata]
    Mantello Mimetico [Copre tutto il corpo di Yuugi]

    Azioni:
    ///

    Malus:
    ///

    Note:
    - Prendo un Mantello Mimetico dalla bottega di Ren (poi te lo pago, promesso! :rosa:)

    codice role © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT
     
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    [A] The Suicide Squad




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    Il viaggio verso la prigione non fu breve, ormai la notte stava già calando, Ryuga aveva deciso di agire per tempo e con il favore della notte, in primis per non trovarsi in ritardo all’arrivo dei ninja che aveva avvertito tempo addietro, in secondo luogo perché sapeva cosa lo stava aspettando e con il favore della notte forse avrebbe avuto più speranze di riuscire nel suo intento.
    Sapeva cosa stava per affrontare, aveva esaminato la struttura per diversi giorni, in oltre aveva elaborato un piano che forse lo avrebbe aiutato a passare inosservato alle svariate sentinelle presenti nella struttura. Sentinelle robotiche capaci di percepire il chakra e di identificarlo come estraneo oppure no, ovviamente il suo era registrato come non ostile, per cui non avrebbe avuto problemi ad entrare in quella struttura, ma visto cosa stava per succedere sicuramente sarebbe stato scoperto non appena avessero visionato i dati di rilevamento di quella sera, trovando sicuramente lui come presenza “estranea” alla struttura.
    Ci aveva pensato bene e a lungo, sapeva che doveva disattivare le torrette fuori a protezione della struttura, perché se non lo avesse fatto la squadra di ninja incaricata di quella missione di salvataggio non avrebbe vissuto un minuto di più, per questo il suo obbiettivo era la sala di controllo della diga situata all’ultimo piano della centrale idroelettrica.
    Ryuga osservava l’imponente struttura da distante, da un’altura lì vicino, fuori dalla portata delle torrette e di qualsiasi altro sistema di rilevamento. Gli si formò un groppo in gola al pensiero di quello che stava facendo, stava rischiando la vita per un neunucco, per una stupida pulce che si era fatta catturare niente meno che da lui. Ci avrebbe riso su alla grande se qualcuno gli avesse raccontato la storia, ma invece era lì pronto a rischiare, a mettere in gioco la sua stessa vita per quel ninja, per una promessa.


    -Ahhh cazzo Gama!

    Tiro un pugno all’albero su cui stava, un gesto d’impazienza. Doveva solo calmarsi e muoversi con la massima furtività e astuzia, se nessuno lo vedeva e se il suo chakra non fosse stato percepito allora, forse, avrebbe avuto qualche possibilità di sopravvivere.
    Il suo pensiero andò per un attimo ad Azibo, sapeva cosa gli avevano fatto per tutti questi mesi e il dispiacere di non essere intervenuto prima lo attanagliava da tempo, ma non aveva avuto altra scelta, non vi erano state altre occasioni se non questa.
    Doveva muoversi, in una nuvola di fumo apparve una sua identica copia superiore a fianco di lui, i due si guardarono, poi l’originale fece segno alla copia di andare, per cui senza altro indugio essa mutò istantaneamente il suo aspetto, il suo corpo iniziò a cambiare diventando sempre più simile a quello di un gufo, le braccia divennero possenti ali, le gambe si ritrassero fino a diventare zampe artigliate, il suo viso divenne il muso di un uccello e il suo intero corpo si coprì interamente di piume. Si librò alto nella notte più scura, nel cielo infinito, salendo su sempre più su, fin sopra le nuvole. Mentre Ryuga guardava la scena dal suo posto tranquillo, ora tocca alla sua copia fare il lavoro sporco. Sfruttando la sua nuova natura di cacciatore notturno, avrebbe usato il nero della notte per diventare “invisibile” e sorvolando nel cielo la struttura si sarebbe tenuto a debita distanza dalle torrette fuori dal loro raggio d’azione, per fortuna aveva fatto i suoi dovuti controlli sulla posizione delle torrette, ma si sa la cautela non è mai troppa, per questo avrebbe sorvolato le torrette ad un’altezza tale da renderle del tutto inefficaci e, una volta giunto sopra il palazzo dove si trovava il suo obbiettivo, ed aver controllato che non vi fossero sentinelle o torrette lì sopra che potessero vederlo, sarebbe lentamente planato sul suo tetto adagiandosi dolcemente senza far alcun rumore. Una volta giunto li, se tutto fosse andato al meglio senza alcun intoppo avrebbe dato il via al suo piano, si sarebbe semplicemente fuso con il cemento di cui era fatta l’intera struttura e avrebbe esaminato la stanza all’interno, proprio quella sotto di lui, la stanza con i pannelli di controllo della centrale, distrutti quelli si sarebbero disattivate le torrette premettendo il via della missione.
    La copia doveva stare attentissima, non poteva fare passi falsi, per cui prima di attraversare il soffitto ed entrare nella stanza in maniera idiota, si sarebbe accertato che, primo non ci fosse anima viva dentro la stanza, secondo che non ci fossero sentinelle robotiche a guardia anche nelle stanze limitrofe, sfruttò il soffitto per controllare anche quelle, perché sapeva che le sentinelle potevano vedere anche attraverso i muri, poi terzo avrebbe controllato la presenza di telecamere nella stanza e, se i primi due punti fossero stati negativi (senza impedimenti) avrebbe disattivato le telecamere uscendo dal soffitto dietro di loro, così da non venir inquadrato, e tagliando i cavi con un kunai, stette attentissimo che nessuna delle eventuali telecamere lo riprendesse anche solo di striscio. Una volta controllato che nulla lo potesse far scoprire, si sarebbe lasciato calare nella stanza dal soffitto, portandosi poi vicino al quadro che gli interessava e avrebbe disattivato tutte le torrette.


    Copia:”Bene così dovrebbe andare, ma ora viene il bello!”

    Attorno alla copia comparvero dal nulla sette nuvole di fumo e da esse apparvero altre sette copie superiori.

    -Bene ragazzi sabotiamo questo posto!

    A quelle parole le copie estrassero un kunai e iniziarono a tagliare cavi dei vari macchinari cercando di danneggiarli il più possibile, cercando di rendere difficile se non impossibile un eventuale riparazione, in oltre estraendo i loro tomahawk iniziarono a prendere a randellate il pannello principale cercando di danneggiarlo e renderlo inservibile. Finito quella bella opera muraria l’energia nella centrare avrebbe dovuto essere esclusa definitivamente, per cui le copie avrebbero dovuto seguire il piano e sarebbero dovute scomparire nel nulla senza lasciare traccia della presenza di Ryuga in quel posto.
    Il tutto, dall’ingresso nella stanza alla distruzione sarebbe dovuto durare pochi minuti, evitando in tutti i modi di farsi scoprire dalle sentinelle. Mentre le copie stavano compiendo l’atto di distruzione, Ryuga se ne stava tranquillamente appollaiato sul ramo di un’albero in forma di gufo a debita distanza osservando da lontano lo svolgersi degli eventi e, se tutto fosse andato secondo i piani, le copie sarebbero sparite tutte quante ed il mukenin avrebbe ottenuto le informazioni che voleva, solo a quel punto se ne sarebbe andato via libero come il vento, mentre l’eventuale squadra di invasione avrebbe liberato Azibo. Ora era nelle loro mani, Ryuga aveva fatto la sua parte mantenendo la sua promessa, ora il loro destino non lo riguardava più.


    ”Buona fortuna!”



    Ryuga Senju

    Resistenza: 1000
    Stamina: 1600-25-25-25=1525


    Azioni Ryuga:
    -Moltiplicazione superiore del corpo (35-10=25)

    Azioni prima copia(800 stamina):
    -Trasformazione in gufo
    -Trasformazione in umano
    -Assimilazione con tutto il creato(35-10=25)
    -Moltiplicazione superiore del corpo (35-10=25)

    Azioni altre copie:
    -Devastazione pannelli elettrici con kunai e tomahawk








    Ok ragazzi io mi butto e tenendo le dita incrociate spero di aver postato nel migliore dei modi 😬 ora sta a voi liberare il buon vecchio azibo 😬
     
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    Quanto può essere crudele un essere umano? Quanto può spingersi oltre la cattiveria di un uomo? C'è un limite al dolore?
    Spesso nei mesi successivi all'intervento mi ritrovai a chiedere queste cose a me stesso, senza mai trovare una risposta, mio malgrado. Dopo l'esperimento fui riportato alla mia cella, li rimasi per qualche giorno, finché non si presentarono alla mia prigione tre individui. Due di questi erano dei grossi bestioni, molto alti e vestiti di stracci puzzolenti, mentre il terzo era un individuo composto, ben vestito, con scarpe lucide e anelli dorati alle mani. Il camice bianco lo identificava come figura medica, e per me egli fu sempre “il dottore”. Mai odiai una persona quanto odiai il dottore, e dubito che molte persone al mondo possano arrivare a provare tanto odio verso qualcuno durante la propria vita.

    Prendetelo!

    Non capivo quel che stava succedendo, difficile persino ricordare cosa provai in quei momenti. Emozioni disparate, per lo più dubbi sul mio futuro, che appariva sempre più incerto. Fui trasportato di forza all'interno di una nuova stanza, mai vista prima. L'illuminazione era scarsa e concentrata nel mezzo dell'ambiente, ove spiccava la grossa figura di uno strano marchingegno. Era una specie di vasca verticale, una capsula atta a contenere un singolo individuo alla volta. Fui posizionato al suo interno, fissato per polsi e caviglie di modo che non potessi muovermi. Mi fu posizionata una maschera sul viso in modo che potessi respirare, poi il portellone fu chiuso e l'ambiente fu invaso da un liquido gelato, freddissimo, da cui fui completamente ricoperto. Nemmeno il tempo di agitarmi per quel che stava accadendo che due grossi aghi perforarono i miei polsi, iniettandomi un potente sedativo nelle vene. Persi i sensi, e fui avvolto da un freddo glaciale, nel quale mi assopii per non so quanto tempo.

    Pensai di essere morto, ma probabilmente la morte sarebbe stata un epilogo di gran lunga migliore alla fine che mi stava aspettando. La prima volta che mi risvegliai fu come rinascere. Aprii gli occhi di scatto, in preda al panico. Sentii i muscoli assopiti, privi di forze eppure perfettamente conservati. Provando ad alzare un braccio mi accorsi immediatamente che ero stato immobilizzato completamente, seduto su una sedia. Polsi e caviglie erano stretti nella morsa di manette di pelle strettissime, ma la cosa più strana era che non riuscivo a muovere minimamente la testa. Un'elaborata cinghia mi avvolgeva parte della testa e del collo, facendo si che il cranio fosse completamente immobile. Ovviamente non riuscivo a capire quel che stava accadendo, poi sentii la voce del dottore.

    Diamo il via all'esperimento numero uno. Soggetto 13.

    Scoprii che quello era il nome che mi era stato affibbiato, ciò che fui per tutto il periodo in cui fui esposto alle cure del dottore. L'esperimento dunque iniziò, una prima grossa goccia cadde da non so dove sopra la mia testa, atterrandomi sulla parte frontale del cranio. Un rivolo d'acqua gelida mi scorse sulla faccia, disegnando una pista bagnata sulle mie membra secche. Fu una sensazione piacevole, rinfrescante, e mi dissetai leccando quel poco d'acqua che giunse alle mie labbra. Cadde una seconda goccia, poi una terza e una quarta, e così via. Quella che inizialmente era stata una sensazione piacevole divenne ben presto un fastidio, dopo un lasso di tempo imprecisato il mio volto era completamente bagnato, così il mio corpo. L'acqua mi finiva in bocca e nelle orecchie, mi faceva il solletico e mi soffocava. Ma questa fu solo la prima fase. In seguito divenne mentalmente devastante, la mia mente aveva scandito il tempo tra una goccia e l'altra, sapevo che stava per arrivare ancor prima che accadesse e il suo peso, che inizialmente appariva insignificante, ora era un fardello insostenibile sulle mie membra. Ogni goccia era un macigno, e il silenzio dell'ambiente veniva rotto solo dal rumore del minuscolo “splash”. Non riuscivo a pensare a niente, ogni mio pensiero era interrotto dal ticchettio sulla mia testa, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare, e che stava logorandomi psicologicamente come mai avrei pensato. Urlai, piansi, ed ebbi diversi tipi di reazione, ficnchè esausto non mi abbandonai all'oblio. A un certo punto divenni un vegetale, la bocca aperta e nessun pensiero in mente, lo sguardo fisso nel vuoto. Non so dire quanto tempo passò, ma mi sembrò un intera vita.

    Esperimento concluso. Riportate il soggetto nella sua capsula.

    Fui esposto a numerosi esperimenti, torture d'ogni genere. Un giorno mi ruppero alcune ossa per vedere i miei tempi di recupero, fui esposto al fuoco e al ghiaccio, distrutto e ricostruito ogni volta, in una routine sempre uguale e sempre diversa. Desiderai di morire, eppure non ebbi mai la possibilità di reagire, ne di tentare alcunchè. Ormai avevo capito come funzionava. Al mio risveglio spesso mi trovavo al suolo e mi veniva offerta una brocca d'acqua. Dopo il periodo passato nella vasca al mio risveglio provavo una sete incredibile, irresistibile. Probabilmente nell'acqua vi era un potente anestetico o qualche droga e la mia volontà veniva assopita ancor prima che potesse risvegliarsi. E così ogni volta mi trovavo a subire violenze inenarrabili calmo come un agnellino. Una delle ultime cose che ricordo è stata l'esperimento prima della svolta...

    Era un giorno come gli altri, mi ritrovai steso al suolo, arso dalla sete e dal freddo. A terra vi era la solita brocca d'acqua ad aspettarmi, la bevvi pur sapendo che al suo interno erano stati sciolti sedativi e droghe d'ogni tipo. Eppure la sete era tanta che non potevo esimermi dal bere. Caddi in uno stato di sonno profondo e disturbato da sogni assurdi e spettrali, veri all'inverosimile ma talmente assurdi da risultare fasulli. Quando mi svegliai ero steso su un'asse di legno ruvido e grezzo, legato alla vita e alle caviglie. Il piano era leggermente inclinato di modo che io potessi osservare un dipinto appeso sul muro di pietra innanzi a me, illuminato da due candele accanto ad esso. Il dipinto raffigurava una figura incappucciata che brandiva una grossa falce tra le sue mani, un'immagine ocura tenebrosa. Nel frattempo un orologio scandiva i secondi in qualche angolo della stanza.

    Il tempo. Questa è una sua classica rappresentazione, l'inesorabile fine che ci aspetta tutti, prima o poi...

    Sentii la voce del dottore alle mie spalle. Voltai le pupille ma non riuscivo a vederlo, e solo allora mi accorsi che l'unica cosa che potevo osservare in quella stanza era quel quadro. Mi resi conto che ero praticamente costretto a guardarlo, i miei occhi erano tenuti spalancati da minuscoli divaricatori e tenuti idratati da una flebo che vi versava all'interno una soluzione acquosa per far si che non si seccassero.

    Bene, vi lascio soli a questo punto.

    Sentii i passi del dottore che abbandonava la stanza. Rimanemmo io e il dipinto. Io e il tempo. Le piccole fiamme danzavano sulla cera con movimenti irregolari, facendo si che l'illuminazione dell'immagine fosse sempre diversa, mai uguale a se stessa. Le tinte di nero e di grigio che componevano per intero l'opera iniziarono a muoversi mano a mano che il tempo andava avanti. Intanto l'orologio continuava a scandire i secondi alle mie spalle in lontananza. Presto il ticchettio divenne insopportabile, in realtà non so dire dopo quanto, ma dopo un tot di tempo divenne un martello nella mia testa. Intanto l'immagine prendeva sempre più vita. Alla lunga l'effetto delle droghe, che probabilmente continuavano ad essermi somministrate nella soluzione fisiologica per via oculare, fecero si che io vedessi cose assurde. Vidi quella figura demoniaca più volte uscire dalla cornice e venirmi incontro, in un trip mentale che si ripeteva e svaniva nel nulla, facendo tornare l'immagine del tempo ogni volta al suo posto nel quadro. Tagliò la mia testa, mi parlò, mi aiutò, in una serie pressoché infinita di allucinazioni che devastarono la mia mente per un lasso di tempo molto vicino a infinito.

    Bene, per oggi è tutto.

    Quando tornò il dottore mi sembrava di esser stato lì degli anni. Ero psicologicamente devastato, sentii quattro forti mani afferrarmi per le braccia e fui riportato all'interno della mia prigione di ghiaccio. Questa volta però il sonno durò poco, talmente poco che non mi sembrò nemmeno d'esser stato riaddormentato.

    Mi svegliai direttamente all'interno della capsula, cosa già di per se abbastanza inusuale. Quando il liquido finì di svuotarsi attraverso il sistema di drenaggio, la capsula si aprì sotto i miei piedi, attraverso una botola che mi catapultò in una discesa nel vuoto. Percorsi un lungo scivolo metallico, alla fine del quale atterrai perfettamente su un lettino chirurgico, al quale immediatamente fui immobilizzato. Ero impaziente di servirmi degli occhi, però non osai, avevo paura della prima occhiata sugli oggetti intorno a me. Non che mi aspettassi di vedere cose orribili, anzi, era l'idea che non ci fosse nulla da vedere ad atterrirmi. Alla fine mi decisi e la curiosità mi spinse a voltarmi. La stanza era sicuramente una specie di laboratorio, vi erano diversi strumenti, ma la cosa più assurda risiedeva nel fatto che non fossi solo. Attorno a me infatti, su due lettini identici al mio, vi erano altri due individui, senza dubbio ishivariani. Avrei voluto dir loro qualcosa, ma proprio quando ero sul punto di proferire qualcosa, una porta si aprì alle mie spalle e fui raggiunto da un rumore di passi, seguito da una voce che conoscevo ormai perfettamente.

    Ben svegliato soggetto 13. Oggi, finalmente, è il giorno. Studieremo la tua bio-compatibilità con le tecnologie cyborg. Hai mostrato ottime reazioni in questo tempo passato qui, ma non c’è più il bisogno di studiarti.

    Mi accarezzò il volto in modo dolce e delicato, eppure quella mano per me era disgustosa, e mi ritrassi sulla difensiva, spostando il capo da un lato. Egli si mosse, allontanandosi per poi tornare di nuovo ridosso del mio corpo, con in mano qualcosa di familiare. Era senza dubbio una protesi auto-chakra, non la mia, ma una prodotta probabilmente dal dottore o qualche suo collega. Mi fu trapiantata sul mio moncherino, mi aderiva perfettamente, e sembrava funzionante.

    Ottimo, fra qualche minuto sapremo i risultati. Comunque, in questo tempo che ci rimane, ho bisogno di farti una domanda. In base alla tua risposta, di cui la veridicità verrà analizzata dall’IA, si potranno verificare differenti esiti. Più o meno spiacevoli per te. Non che me ne interessi qualcosa, ovviamente. Sei pronto a combattere per il sommo Fury?

    Quella domanda mi spiazzò, ma infine pensai di aver capito il motivo per cui ero stato sottoposto a ogni genere di tortura ed esperimento. Probabilmente era stato un modo per conoscere le mie caratteristiche, per vedere quanto valevo, se ero degno di unirmi al loro esercito. Abbassai gli occhi e quasi mi venne da ridere per la follia di tutto quel che stavo vivendo. Dunque rialzai lo sguardo e fissai dritto negli occhi il dottore, scandendo le parole perchè fossero il più chiare possibile, sebbene la mia voce fosse bassa e roca per il poco utilizzo che aveva avuto nell'ultimo periodo.

    Preferisco morire.
     
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    Ogni parola scivolò via come la neve, lenta svolazzava in giro prima di attecchire al suolo e scomparire in quel vasto inferno candido. Troppi dettagli da poter narrare, troppe frasi che si gettarono tra il mandante e i compagni, una dopo l’altra, veloci, costringendo la donna a sospirare in silenzio e spingendo il suo sguardo in un punto preciso del suolo. Le bastò un attimo per riconoscere la conformazione del terreno, neanche le impronte erano rimaste – così com’era ovvio – ma poteva quasi avvertire nell’aria un profumo diverso, una nota acidula che la costringe ad inghiottire l’aria con forza, quasi colta dalla disperazione. Se non fosse stata attenta sarebbe scoppiato un temporale da un momento all’altro. Dovette ricorrere ad ogni particellare del suo essere, di quel controllo che anelò in un sospiro e sentì forte dentro di sé come una fiamma di gelo, azzurra, in virulenti aliti di inverno che la costrinsero ad immergersi nella sua malinconia e ciondolare lì, in silenzio, riprendendosi dalla tristezza. Emozione nata dall’aver intercettato il punto esatto dove Gufo, il suo Azibo, aveva accettato insieme a lei l’incarico che l’ha visto strappato via da un’ignobile traditore. Il punto di partenza e di fine, chi mai le avrebbe suggerito che stava andando a recuperare proprio quel suo amico di una terra lontana e dall’odore di piume?

    Non era un’informazione concessale dal destino, le sembrò semplicemente una missione dannatamente rischiosa, mortale, che la costrinse a stringersi nelle spalle a soppesare un dubbio difficile, umano, a portata di mano da chiunque. Mettere a repentaglio la propria vita non era un passo così facile per una come lei, probabilmente per nessuno, rappresentava un rischio non solo per il suo cuore ma anche per l’incavo che ospitava gli ultimi desideri del suo gemello; poteva davvero portare verso la morte l’ultimo fardello e ricordo della sua metà? Un nuovo quesito, questo è certo, un dilemma che la costrinse a mordersi il labbro, a rimanere in silenzio mentre la bolla attorno a lei attutiva il rumore del mondo facendolo apparire distante, privo di significato. Fu in quell’istante che qualcosa in lei parlò, una forza che spinse sulle labbra parole che presto si accavallarono tra loro senza controllo, vigorose, dense di una sicurezza che per un attimo non sembrò quasi sua.

    Mettere la mia vita a repentaglio in questa missione non sarà semplice ma posso prometterle che farò tutto ciò che è in mio potere per liberare quelle terre e quelle persone, potete contare su di me.

    Quasi si sorprese davanti alla sua stessa missione, presto le mani si portarono al grembo, accarezzandolo con cura come se volesse calmarsi da sola, prendere parte in un rito quasi unico, tutto suo, degno di chi si immerge nel proprio animo per conoscere gli anfratti del suo Io. È lì che avvertì il suo inconscio ribollire della forza tramandata da suo fratello, di quella fulgore che le ha spaccato le labbra e che le ha permesso un nuovo passo, forse l’ultimo, nella sua vita da Kunoichi. Le bastò ringraziare nel silenzio il suo Hoshi per riemergere nel mondo e vedersi già in partenza per la nuova terra, con tanto di nuovo gadget offerto dallo sconosciuto che, insieme al resto, sembrò decisamente affrettato nel presentarsi. Un comportamento ovvio, è certo, ma decisamente lontano dalle sue corde emotive ed empatiche; il segreto di una persona si conosceva – secondo lei – da ciò che non dice e che il suo cuore promette, certo. Eppure la praticità di quelle parole dovevano essere innegabili, quasi una costrizione che si trovò a dover percorrere mentre il sentiero sotto i suoi piedi si formava sicuro sotto le indicazioni di Ren.

    Mi chiamo Yuna Hittori, Chunin del Paese del Fuoco.

    Le prime parole furono quelle, il resto del viaggio fu immersa nel silenzio lasciandosi il tempo di attraversare la neve fino al punto indicato dalle coordinate fornite. Dopo i dovuto accorgimenti e spostamenti la meta sembrava dannatamente vicina e solo un dubbio era ancora lì a tormentarla; di nascosto si sorprendeva ad osservare i suoi compagni di missione e sentiva in loro una distanza che sembrava troppo difficile da colmare, un salto nel vuoto, un monito della fiducia che non era mai dovuta, ma conquistata. Fu per questo che solo dopo parecchio tempo il suo discorso ebbe motivo per essere continuato.

    Sono un’utilizzatrice di Ninjutsu, non sono un’esperta e non sono abile nel combattimento ravvicinato. Potrei considerarmi un supporto in battaglia ma non sono nemmeno un Ninja Medico per potervi aiutare in caso di bisogno, contatemi come una pedina che può essere posta dove possibile, forse per questo il ruolo di agire da sola potrebbe non essere la scelta migliore per me.
    Io e.. il signor Yuugi potremmo arrivare fino al pulsante che ci hanno indicato. Immagino che se dovesse andare per il verso giusto l’incarico sulle leve noi potremmo trovarci soverchiati dalle forze nemiche che potrebbero capire il nostro piano, quindi due individui potrebbero essere un valido ostacolo per guadagnare il giusto tempo.


    E così tacque, senza voler dare troppo peso alle sue decisioni e probabilmente piegandosi a quello che sarebbe stato il pensiero unico del gruppo. La sua proposta infatti era stata gettata con una tonalità malinconica della sua voce, delicata, accessoriata però da una certa connotazione determinata che non dimostrava insicurezza, anzi. Poi continuò a prepararsi, prima dell’impatto con la missione.


    Yuna Hittori

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    ◕Stamina: 600
     
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    La squadra convocata dai vertici dell'OSU si radunò all'esterno delle porte della riunificata Tetsu.
    Atshushi notò per prima un grosso samurai, capelli verdi incorniciati da candidi fiocchi di neve e una sgargiante armatura. Forse sgargiante era un termine alquanto riduttivo, visto la luminosità e la lucentezza delle placche difensive che ricoprivano ogni centimetro del corpo del samurai. Sembrava una scheggia di sole caduta a terra. Al kiriano fu facile fare un parallelo con l'armatura che lo proteggeva, decisamente più cupa e tenebrosa, intrisa di una diabolica magia. Atshushi si sentiva a disagio nel mostrarla in giro, per non suscitare domande dei curiosi o occhi indiscreti su di lui. Il massiccio spadaccino sembravano non curarsene minimamente. "Almeno quel samurai avrebbe potuto avere il buon senso di coprirsi con un mantello."
    Una ragazza pareva essere il terzo elemento dell'Osu. Lineamenti profondi e delicati, malinconici come un freddo tramonto invernale e una massa di capelli privi di colore. Portava il coprifronte dell'OSU, pertanto non poteva determinarne l'origine e la carnagione scura unitamente all'insolito colorito dei capelli depistava qualsiasi ipotesi.
    Infine veniva un ragazzo dai capelli violacei, il viso pieno e una pelle chiara gli donavano un'aria di giovialità. Rispetto al samurai, era molto più esile e non portava un'armamentario particolare al seguito. Stessa cosa si poteva dire della donna.

    Un elemento accomunava i tre compagni del kiriano: l'età. Infatti, il samurai era un uomo con alle spalle già un bel pezzo di vita. La donna aveva il corpo e il portamento di una persona matura e nel fiore dell'età. Il ragazzo con i capelli violacei pareva il più giovane, ma sembrava comunque più vecchio ad Atshushi di qualche anno.
    Chi fra quei tre sarebbe stato il loro...

    < ...caposquadra. > La voce femminile nella ricetrasmittente portata sull'orecchio sinistro interruppe i suoi pensieri. < Sarai il caposquadra, Atshushi-san. >

    L'Osu non gli piaceva ed ora gli piaceva ancora di meno. Aveva giurato a sè stesso che non si sarebbe più fatto carico delle vite altrui e invece il fato gli aveva riservato un nuovo incarico di responsabilità. Per di più, anagraficamente era il più giovane dei quattro, ma allora perchè spettava a lui il comando?

    "Gerarchia. Gradi e gerarchia. Maledizione!"

    La missione cominciava con il carico giusto di tensione e nervosismo. Atshushi ascoltò in silenzio le presentazioni dei suoi compagni e scelse di parlare per ultimo.

    < Mi chiamano Atshushi. Toccherà a me coordinare le nostre azioni. > Aggiunse laconicamente.

    Un membro del Kibu, gli anbu dell'Osu, si accostò al team appena formato e, previo idoneo jutsu per schermare orecchie indiscrete, enunciò loro l'incarico assegnato e le informazioni in possesso dell'organizzazione. Terminato il briefing, il samurai, il quale rispondeva al nome di Ren Natsume, invitò tutti nella sua bottega. Ebbe la brillante idea di coprire l'armatura dorata con dei mantelli mimetici e suggerì di fare altrettanto ai suoi compagni. Idea che Atshushi condivise, rinunciando la proprio mantello di pesante lana per quello mimetico, spostando nella manica di quest'ultimo la lama retrattile. La bottega di Ren era davvero ben fornita e il suo proprietario era molto generoso, al punto da regalare dei monocoli ai suoi compagni. Atshushi lo prese e ringraziò il samurai.

    < Molte grazie, Ren. Questi oggetti potrebbero tornarci davvero utili. Ora però devo invitarvi a muovervi verso il luogo prestabilito. >

    Non fu un lungo viaggio, ma bastò per assistere a un repentino cambio di clima: dai picchi innevati di Tetsu alle vallati bruciate dal sole di Ishivar. Atshushi non disse nulla ai suoi compagni mentre varcavano il confine, addentrandosi tra le fauci spalancate di un lupo implacabile: Fury. Voleva vedere come si muovevano e cosa pensavano prima di rivestire formalmente l'infame compito che gli era stata affibbiato. A sedici anni, sarebbe stato davvero in grado di coordinare e dirigere guerrieri più anziani ed esperti di lui? "Maledetta gerarchia."

    Con il Seras sempre attivo sull'occhio sinistro, nessuna fonte di chakra nel raggio di un chilometro avrebbe potuto prenderli di sorpresa e ciò permise ai quattro di arrivare nella prigione di Fury senza intoppi. Arrivati lì, si appiattirono sulla nuda terra, mimetizzandosi al terreno con il mantello, omaggio del samurai.

    Il complesso carcerario insisteva su una valle tra due picchi spogli. Un ponte si stendeva sospeso sulla vallata, collegando un edificio semicircolare a uno dalla forma allungata. Quest'ultimo era adiacente a una struttura dalla forma longilinea, a tratti simile ad un grosso uovo e a destra di questo una diga di nudo cemento creava un lago artificiale. "Almeno non avrò problemi con i jutsu suiton in questo deserto arido." Lo strumento monocolare permise ai ninja di ingrandire la visuale sulle singoli parti del complesso, mentre il Seras andava alla ricerca di qualsiasi fonte di chakra.

    Atshushi ascoltò attentamente tutto ciò che ebbero da dire i suoi compagni. Ren il samurai era un abile e rapido spadaccino, non che ci si aspettasse qualcosa di diverso da un guerriero di Tetsu. Yuugi, il ragazzo dai capelli violacei, era un manipolatore dello Yoton e quindi del Doton e del Katon, gli unici due elementi estranei al kiriano. Yuna Hittori si dichiarò anch'essa abile nel ninjutsu, ma le sue capacità non furono ben chiare ad Atshushi.

    < Voglio che abbiate chiara in testa una cosa. > Esordì Atshushi dopo che ebbe ascoltato le idee dei suoi compagni. < Questa non è una scampagnata, nè tanto meno una missione come le altre. Siamo abituati a missioni convenzionali, qui invece si tratta di un incarico dell'Osu e, come tale, è da ritenersi estremamente pericoloso. Prima bisognava rispettare dei particolari requisiti per far parte di questa organizzazione, ora invece basta essere vivi e normodotati. Voglio che sia chiaro. > Il suo tono si fece più duro. < Io non mi fido delle vostre capacità e voi non dovete affidarvi ciecamente a me. Il mio unico scopo, oggi, è riportarvi tutti vivi a casa. Se è vero che oltre quelle mura ci sono prigionieri del regime di quel folle, allora voglio riportarli alla libertà. Per riuscirci, ho bisogno della vostra massima collaborazione e concentrazione. Se qualcuno preferisce dirigere la missione al mio posto, si faccia pure avanti. >

    Avrebbe atteso che uno dei suoi compagni lo alleggerisse da quell'incarico che rievocava i più grandi incubi dell'Uzumaki, ma nessuno rispose.

    < Da come ci è stato spiegato, dobbiamo fare tre cose contemporaneamente e per riuscirci saremo costretti a dividerci. Due leve, una lì e un'altra là. > Con il dito indicò l'edificio a forma di uovo e quello limitrofo. < Mentre il pulsante che apre le celle è all'ultimo piano di quell'edificio. > Sempre con l'indice, indicò la terza struttura.

    < Ora, ragionando lucidamente, mi verrebbe da pensare che questa sia una trappola perfetta per agenti dell'Osu. Chi sarebbe così folle e stupido da tradire Fury in uno delle sue tane? Dobbiamo agire come se andassimo incontro a un'imboscata, senza neanche sperare di ricevere un aiuto esterno. Sfruttate i vostri Seras per scandagliare ogni minima presenza di chakra. >

    Doveva restare calmo e distaccato dalla vicenda. Aveva bisogno di lucidità in quel frangente per elaborare un piano equilibrato. "Una buona strategia è quella che puo' essere facilmente modificata e riadattata."

    < Saremo costretti a divederci in tre squadre. Ren andrà a una leva. Yuna all'altra. Entrambi verrete accompagnati da una mia copia, così non sarete del tutto soli. Io e Yuugi andremo verso il terzo obiettivo e attenderemo un vostro segnale. Inoltre, lascerò un'ulteriore copia qui fuori, così da poter aver una panoramica di tutto il complesso. >

    Tra tutti, Ren era quello che gli ispirava maggiore fiducia. Aveva proposto di portare al seguito degli strumenti utili ed era un amico dei rospi. L'ultima volta che aveva incontrato un amico degli anfibi, era stato a Suna. Lui era un mukenin, ma Atshushi decise di lasciarlo libera. Era stato uno sbaglio?


    Atshushi
    Resistenza: 1000
    Stamina: 1000=982/4=245
    Azioni:
    x3 kage bunshin
    Note:
    Voglio fare un po' il caposquadra, finalmente direi. La mia è una semplice proposta, non è ancora una decisione definitiva. Possiamo accordarci in privato e ruolare di conseguenza nel prossimo post. Steg ci ha gentilmente chiesto di utilizzare colori diversi in base al pg per il parlato, cerchiamo di rispettarlo. Per atshushi, il blu
     
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    La Talpa

    Ryuga aveva sviluppato il suo piano basandosi sull’utilizzo dei poteri donategli proprio da Azibo, come la parziale trasformazione in un gufo o i sensi ultra-sviluppati. Quasi come se fosse scontato a pensarcisi bene sopra. Un semplice segno del destino che doveva inevitabilmente compiersi.

    La talpa volò in picchiata verso il tetto della struttura e si infiltrò senza problemi apparentemente. Difatti aveva studiato per settimane il piano e aveva cercato di limitare ogni imperfezione, ma le sue conoscenze erano sfortunatamente limitate data la presenza di tecnologie che andavano ben al di là della sua comprensione. Solamente un individuo dotato di una conoscenza forse onnisciente avrebbe potuto sviluppare un piano perfetto, ma era comunque un buon piano quello del Senju.
    Ad esempio una delle variabili più pericolose dipendeva dal fatto che l’intera struttura era controllata da quella famigerata IA, che era per di più centralizzata e le informazioni erano costantemente condivise simultaneamente. Potenzialmente si sarebbe potuto paragonare il funzionamento della struttura a quella di un organismo. Ogni singolo pezzo apparteneva ad un complesso sistema che era il “corpo” dell’IA, similmente alle cellule che compongono gli organismi. Perciò un errore, anche stupido, sarebbe stato pericoloso per il mukenin.

    Il ragazzo, anzi il clone, cautelativamente tagliò i fili delle telecamere per impedire di essere rintracciato. Ma essendo quell’edificio così tanto interconnesso tagliare un filo di una telecamera significava causare un graffio sulla pelle meccanica dall’Intelligenza Artificiale, cosa che inevitabilmente fu notata e creò scompiglio nella calma piatta della mente artificale.
    La voce dell’IA reagì e parlò direttamente alle sentinelle che erano presenti all’interno della centrale idroelettrica.

    Telecamere disattivate. Richiesto intervento per rapido accertamento.

    Le due sentinelle robotiche più vicine alla zona si mossero rapidamente in quella precisa direzione, ovvero quella stessa dove si trovava anche il Senju.

    Nel frattempo la copia di Ryuga, totalmente ignara dell’arrivo delle sentinelle, era intenta, con l’aiuto di ben sette cloni, a distruggere ferocemente tutta la stanza, come un vero e proprio animale imbizzarrito. Poteva forse dipendere dalla sua neo natura da metamorfo? Forse e con molta più probabilità essa era una caratteristica già insita nell’animo del traditore. Aveva quasi finito di compiere il suo obbiettivo quando fu interrotta da dei rumori. Cigolii meccanici e clangori metallici infatti accompagnavano i movimenti scattanti dei due droni in avvicinamento.

    I danni causati alla centralina furono sufficienti a causare un collasso energetico che coinvolse l’intera zona. La IA fu tagliata fuori dal controllo generalizzato dei sistemi di difesa e si attivarono forzatamente i reattori energetici di emergenza che si concentrarono sul mantenere stabili i prigionieri all’interno delle loro strutture di contenimento. Le luci si spensero per qualche secondo ovunque. Poi si accesero delle fonti di illuminazione speciali che ravvivarono di rosso anche i vari Ryuga nel laboratorio. Un segnale di emergenza fu attivato e due boati ravvicinati si dispersero attraverso la struttura.

    Perciò Ryuga ce l’aveva fatta? Aveva terminato la sua parte nella storia? Da un punto di vista la squadra di ninja poteva ritenersi soddisfatta ma dall’altra prospettiva Ryuga non era ancora totalmente al sicuro, anzi, senza neanche saperlo, era nel bel mezzo del caos.
    I due droni, chiamati precedentemente dall’IA, si fermarono proprio al di fuori della sala. Essi erano dotati di un sistema di alimentazione autonomo e perciò non erano stati disattivati dalla reazione a catena causata dal mukenin. Eseguendo il comando ricevuto puntarono i loro grandi occhi ciclopici verso i muri e scannerizzarono la stanza rivelando chiaramente la traccia di chakra del ragazzo presente nelle varie copie. Fu estremamente fortunato poiché non erano più connessi all’IA e perciò non potevano più condividere le loro informazioni con il sistema ma comunque erano una incredibile minaccia. La loro stessa esistenza era la prova che Ryuga fosse un traditore e perciò, per il suo bene, dovevano essere distrutti totalmente, in maniera tale da compromettere il loro apparato mnemonico.
    Le due sentinelle, seguendo i protocolli di difesa, attivarono i cannoni di energia e spararono entrambe dei colpi simultanei di energia azzurrina che avrebbero cercato di colpire tutti i presenti. Ognuno degli attacchi sarebbe stato composto da un iniziale unico raggio che avrebbe bucato il muro sibilando a rapida velocità e che poi si sarebbe dipanato in otto differenti traccianti che avrebbero cercato di colpire in pieno petto ognuno dei Ryuga presenti. L’energia avrebbe tremolato attraverso la stanza pronta per punire il tradimento.

    La copie di Ryuga dovevano agire in fretta per evitare di svanire a causa di quell’attacco e poi avrebbero dovuto cercare di cancellare ogni prova del loro passaggio. Non potevano neanche rimanere lì troppo a lungo, perché ogni secondo che passava avvicinava l’originale ad essere fatalmente scoperto. Da lì a poco altre sentinelle l’avrebbe raggiunto la sala e la situazione si sarebbe potuta fare ancora più incandescente.
    E il vero Ryuga ideatore del piano? Era ancora in volo a godersi lo spettacolo e la brezza del vento, ma se una delle copie fosse svanita avrebbe intuito l’entità del pericolo che stava correndo. Anche se forse conveniva proprio alle sue copie occuparsi del problema per poi svanire in un istantaneo puff.

    La Squadra

    La squadra al completo si mosse in direzione dell’ex paese della speranza. Superarono i confini e si addentrarono all’interno di quel territorio che poteva legittimamente considerarsi come il paese più pericoloso dell’intero pianeta. Niente lo poteva realmente superare in temibilità. La sola presenza del suo capo, ovvero il noto Fury, lo rendeva tale, senza neanche considerare la presenza del suo esercito e dei suoi più fidati sottoposti. In quel luogo tutto trasudava un sentore di minaccia.

    Ci vollero ore per i ninja per raggiungere il posto e le coordinate indicate. Durante il tragitto riuscirono ad evitare problemi e riuscirono a passare inosservati agli occhi del nemico. Non furono rintracciati e rilevati dalle tecnologie avanzate. Attraversarono quei territori aspri e marcati dalla presenza di montagne che sembravano in verità quasi appartenere alla nazione di Iwa.

    I quattro arrivarono a destinazione circa un minuto prima che la talpa riuscisse nel suo intento e perciò riuscirono ad essere testimoni degli effetti che la perdita improvvisa di energia ebbe sull’intero complesso di edifici. Qualche secondo dopo il discorso di Atshushi, ovvero il ninja che aveva assunto la posizione di comando, accadde il caos. Si propagò dalla centrale idroelettrica dell’oscurità attraverso tutta la zona, come una goccia che cade e si espande al tocco con il suolo. Ogni cosa si adombrò per poi riaccendersi di un rosso bordeaux scuro. Era forse il segnale, ovvero quello indicatogli dal ninja dell’OSU a Tetsu? La talpa in effetti era riuscita nel suo intento e aveva facilitato la possibile evasione dei prigionieri. Ma i ninja non potevano realmente saperlo anche se potevano essenzialmente presupporre che qualcosa in effetti fosse accaduto e che forse la talpa li aveva veramente aiutati senza inganni.
    La nuova situazione presentava i sistemi difensivi disattivati e perciò l’opportunità per i membri della squadra di avvicinarsi e di infiltrarsi all’interno. Osservando la zona con lo strumento Seras avrebbero potuto notare l’assenza di fonti di chakra tra loro e il laboratorio, però avrebbero potuto notare una traccia nella centrale idroelettrica.
    Comunque dovevano stare attenti e cauti, e soprattutto non dovevano sottovalutare quella struttura che era ancora in grado di reagire. Infatti essa era in procinto di adottare una strategia difensiva perché il cervello, ovvero l’IA, era ancora viva e vegeta. La mente sempre sveglia era pronta a rispondere colpo su colpo alla minaccia.


    [...qualche secondo dopo l’attivazione del protocollo di emergenza...]

    L’Intelligenza Artificiale si ritrovò inaspettatamente accecata. Nelle condizioni ideali poteva vedere, sentire ed analizzare ogni cosa, ogni singolo stimolo presente di qualsiasi tipo ed ora era stata privata di tutto. Il piano di Ryuga per toglierla di mezzo aveva quindi parzialmente funzionato. Parzialmente perché ancora disponeva della sua capacità di elaborazione. Infatti l’IA concentrò la sua potenza residua per calcolare le varie possibilità, che erano plausibilmente milioni, se non miliardi. In un singolo istante di tempo fu in grado di stilare un algoritmo e di ottenere dei risultati tali da sviluppare una difesa al plausibile attacco che il laboratorio stava ricevendo. Disattivò le poche sentinelle presenti all’interno delle due strutture principali e ne sfruttò l’energia derivata dagli alimentatori convogliandola per un unico scopo: riattivare i sensori e scannerizzare i dintorni alla ricerca di tracce di chakra nemiche, che furono prontamente individuate e distinte in quattro diversi tipi sconosciuti al sistema. Furono analizzate con dovizia di particolari e fu sviluppato un profilo per ognuna di esse. Le informazioni ottenute furono catalogate istantaneamente nella memoria. Così l’IA sviluppò e mandò un messaggio per chiedere aiuto ad una squadra operativa che avrebbe potuto occuparsi degli intrusi in base alle abilità in possesso e ai risultati ottenuti dalle analisi preliminari.

    Dopodiché l’ultimo tassello rimasto era guadagnare quanto più tempo possibile per l’arrivo dell’aiuto, alias dei cyborg. La soluzione fu anch’essa presto trovata. Delle serrande, realizzate con leghe metalliche miste molto resistenti, scattarono sigillando e isolando gli edifici dall’esterno. Chiunque avesse voluto entrare avrebbe dovuto fare del suo meglio per oltrepassarle. Infatti erano parecchio robuste e un ninja “comune” non avrebbe avuto la forza di poterle superare.

    Poco lontano dal laboratorio un beep attirò l’attenzione di un Cyborg intento ad avvitare con un cacciavite un bullone sul petto. Era una notifica urgente. Il guerriero dell’esercito divino la attivò poggiando la mano sulla sua spalla. Così gli fu fornito il profilo di quattro differenti target e un messaggio codificato. Valutò i vari profili ottenuti e ascoltò il messaggio che era stato rapidamente decriptato dalla sua chiave decodificante. Conseguentemente lo condivise con celerità alla sua squadra.

    Cambio di direzione e nuovo obbiettivo: andiamo a “LAB EV-1”. Ci sarà finalmente da divertirsi.


    Dragon:
    Devi difenderti da questi attacchi che sono simultanei (le tue copie, perché il tuo pg sta beatamente nascosto)
    Sentinella 1:
    -Raggio energetico x8 (1 raggio per uno)
    Sentinella 2:
    -Raggio energetico x8 (1 raggio per uno)

    Importante: non essere autoconclusivo sulle tue prossime azioni. Dopo che ti sei difeso puoi anche attaccare queste 2 sentinelle. Dato che hai visto da dove proviene l’attacco sai ovviamente la loro posizione. Ti ricordo che ogni scelta presa influenzerà gli indizi che potresti lasciare o meno. L’evento forzato è sempre dietro l’angolo :kerberotte:

    Squadra:
    Dovete oltrepassare la saracinesca che ha isolato gli edifici, perciò cercate un modo per farlo. Però non andate oltre, perché la serranda ha un tot di resistenza :fifi:

    Per tutti: Se avete domande o dubbi mp :rosa:

    Apprezzo che hai avvertito in tag Kuma :D (anche se hai fatto ritardo appena di una manciata di minuti :asd:)

    Avete tutti 7 giorni di tempo, come per gli altri post :hat:

    Edit: ho moddato il colore del parlato alla fine perché speravo che il navy di forumcommunity non fosse uguale al blu


    Edited by Steg - 29/12/2020, 12:55
     
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    Il Prigioniero

    Il dottore, difronte alle parole del suo prigioniero ed esperimento, perse la calma alzando via via il tono mentre parlava sempre più animatamente:

    -Aneli la fine di tutto? Ti viene offerta l’immortalità, la possibilità di camminare per il mondo per l’eternità evitando qualsiasi giudizio ultraterreno e tu cosa fai? Rifiuti?! Follia!! Mah!

    Schioccò con forza la lingua contro il palato. Era veramente infuriato. Ma si ricompose dopo qualche secondo e poi si girò verso il macchinario lì accanto ad Azibo. Allungò le mani ed iniziò ad armeggiare con una tastiera elettronica.

    -La macchina afferma che dici la verità...

    Un suono simile ad un click provenne dalla protesi fissata al moncherino di Azibo. Fu seguito da una voce, la stessa presente nella capsula di contenimento.

    Analisi completata e scansione terminata. Il risultato della compatibilità è del 100%

    Il dottore abbozzò un sorriso amaro. La protesi era perfettamente funzionante ma i lacci del lettino sopprimevano anche il chakra del soggetto e perciò era ancora in balia di quell’uomo. Intanto lo scienziato rammaricato alzò il viso e guardò negli occhi il ragazzo.

    -Bene, è giusto che ti dica cosa ti accadrà a breve. Il tuo corpo, da come avrai sentito, è compatibile con la tecnologia qui presente. Perciò, in parole povere, sei un potenziale candidato che è perfetto per diventare un cyborg dell’esercito di Fury. Quindi hai ancora una notevole utilità, data anche dalle tue capacità innate. Per questo motivo potresti essere un’ottima risorsa per la nostra missione e noi non sprechiamo questo genere di opportunità. Ma questo è il presupposto, anzi a dir meglio il preambolo...Ora veniamo a ciò che ti succederà; ciò, che ti ricordo, hai scelto tu stesso liberamente nel pieno delle tue facoltà mentali.

    Aspettò qualche momento e poi riprese con calma il discorso.

    -Verrà cancellato ogni tuo ricordo e ogni tua singola emozione. Non rimarrà nulla di te eccetto il tuo corpo. La tua anima e ogni briciolo della tua mente verrà strappato e polverizzato. Questo hai scelto: l’annientamento. Perciò vedi il lato positivo...verrà soddisfatto il tuo desiderio e avrai il tuo tanto agognato oblio. Mentre noi avremo a prescindere il nostro soldato cyborg. Avrei preferito che ti fossi offerto tu stesso caro, ma evidentemente pretendevo troppo. La tua visione del mondo è troppo limitata e non sai minimamente comprendere che possibilità ti sia stata offerta. L’eternità...e tu hai scelto la vuotezza del nulla. Odio questi sprechi insensati.

    Si girò tristemente con il busto e si avviò verso una scrivania. Tirò un cassetto da dove prese un casco cibernetico caratterizzato da numerosissimi cavi.

    -Questo macchinario eseguirà il compito. Ti trasformerà in un corpo vuoto eliminando ciò che ti rende ciò che sei. Questo è un addio soggetto 13.

    Si avvicinò al povero prigioniero a passo pacato. Si accinse a infilargli il casco sulla testa quando avvenne d’un tratto l’insperato. La luce venne meno e così l’energia che alimentava il maledetto laboratorio. Calò il buio che investì improvvisamente tutti i presenti. L’energia dei braccialetti elettronici che tenevano fermo Azibo si interruppe. L’ishivariano poteva avvertire questo avvenimento perché era in grado di percepire nuovamente la possibilità di impastare il chakra, cosa che da mesi oramai gli era stata privata e tolta ed ora, nel momento più oscuro, a pochi passi dalla morte, era tornata. Aveva un’opportunità per liberarsi, un’unica chance per lottare per la sua stessa esistenza. Non avrebbe dovuto sprecarla.
    Il dottore d’altro canto attivò una piccola torcia che aveva posizionata sulla spalla sinistra. Potendo di nuovo vedere, dopo quella cecità momentanea, capii che la situazione stava prendendo una bruttissima piega per lui e di conseguenza si lanciò impetuosamente sul lato della stanza, vicino la porta da dove era precedentemente entrato. Poggiò la mano sul muro proprio l’attimo successivo all’attivazione delle luci rosse di emergenza, che resero il laboratorio ancora più spettrale del dovuto. Uno scanner ne verificò l’identità analizzando le impronte e lo riconobbe immediatamente.

    -ATTIVAZIONE NX-02!

    Fece fluire il chakra attraverso l’utilizzo dell’abilità Transfert e si alzò rapidamente una saracinesca costruita e incassata in quello stesso muro bianco. Un essere dormiente era nascosto nella fessura di quel muro e il chakra donatogli dal dottore fu la miccia per risvegliarlo. Delle sontuose linee viola brillarono lungo tutto il corpo e innescarono il processo di avviamento di quell’arma. Del vapore lo circondò momentaneamente e lo celò agli occhi del metamorfo. Ma bastarono pochi secondi per rivelarlo in tutta la sua ingegneristica potenza. All’occhio di Azibo, un fabbro di tutto rispetto, sarebbe parso come un’opera di tecnologia avanzata e forse molto più futuristica di qualsiasi altra cosa avesse visto finora in quel posto. Quella macchina era stata costruita in quello stesso luogo per un unico e semplice fine: la guerra. Era nientedimeno che un riflesso dell’equipe scientifica che lo aveva costruito e un mezzo per gli scopi di quell’esercito “divino”. Era avanzato, con abilità imprevedibili e oltremodo pericoloso. Esso fece un primo passo e si poterono udire dei flebili cigolii. I passi successivi furono sempre più fluidi finché non si fermò difronte al dottore, colui che gli aveva appena dato vita. L’essere ricalcava le movenze umane ma era tutt’altro. Il dottore con espressione seria puntò il dito indice destro verso Azibo.

    -Hai un solo ordine: distruggi il soggetto 13.

    L’essere ascoltò e recepì il comando vocale. Si girò meccanicamente, alzò le sue braccia e le puntò verso Azibo. Concentrò le sue energie per un doppio sforzo. I segni viola si intensificarono brillando ulteriormente. Del chakra iniziò ad accumularsi nella mani metalliche del robot. Sfarfallò del chakra porpora che si restrinse in unico punto concentrato per poi espandersi. Assunse la forma di due sfere viola, che una di seguito all’altra, scattarono dai palmi della macchina verso Azibo con il chiaro intento di ucciderlo. Il dottore, benché avesse a cuore l’utilità piuttosto valida di Azibo, non avrebbe mai messo in pericolo la sua vita. Infatti se fosse stato necessario avrebbe ucciso lui stesso il metamorfo per salvarsi. Il prezzo della sua vita aveva per lui un valore inestimabile.

    Due individui erano difronte l’un l’altro, l’uomo e la macchina. Entrambi rianimati da neanche qualche minuto, ambedue dalla stessa persona e sempre a causa della stessa mente erano costretti a combattere in una battaglia che sarebbe stata fatale per almeno uno dei due. Mentre quello stesso individuo, cioè il dottore che legava i due, era intento ad essere solamente il testimone dello scontro in atto. L’occhio esterno che ragiona e soprattutto pianifica. Doveva trovare un modo per mettersi in contatto con l’IA, ne dipendevano le sorti dell’intero laboratorio.


    Puoi usare il tempo in cui si risveglia il robot per liberarti, dopodiché ti tocca difenderti da questi 2 attacchi
    Attacco NX-03:
    -Sfera viola di chakra x1
    -Sfera viola di chakra x1

    Rispetto a Dragon non puoi controattaccare dato che il tuo pg è in una situazione un po’ particolare e non è così tanto forte :asd: vedremo al prossimo turno. Ovviamente puoi utilizzare il tuo chakra e la protesi è uguale a quella normale, quindi hai tutto il pacchetto
    (La stanza è 15mx15m e sei distante 10 metri dal robot e dal dottore)
    Se hai dubbi o domande mp :)

    Avete tutti 7 giorni, come per gli altri post :hat:
     
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