[b] Cerca e distruggi

x 4 Ninja (Minimo rango Genin; Massimo 1 Chunin)

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    Fortunatamente uscimmo da quella fastidiosa situazione più indenni di quanto pensassi.
    Ci lasciammo dietro quei bestioni e raggiungemmo l’interno del capannone che, stando alle informazioni ricevute, avrebbe dovuto contenere il laboratorio in cui veniva creato il virus.
    Ci inoltrammo in quello che sembrava essere un labirinto in evidente stato di abbandono; strano date le difese e il fatto che ci sarebbero dovuti essere degli scienziati all’interno. Qualcosa non mi quadrava… Un laboratorio che avrebbe dovuto essere in piena funzione era invece deserto e polveroso, ciononostante le difese erano attive. Inoltre quelle creature non parevano granché intelligenti quindi qualcuno ci doveva pur essere a gestire la situazione e dare gli ordini. Nella mia mente si stava facendo sempre più largo la spiacevole idea di star finendo dritti dritti in una trappola.
    Proseguimmo l’esplorazione rimanendo sempre in allerta e pronti ad eventuali altri attacchi a sorpresa fino a ritrovarci in una grande sala. Al suo interno vi erano vari marchingegni ma la cosa che più attirava l’attenzione era una gigantesca sfera luminescente alla quale erano collegati vari cavi.
    Che fosse quello il nostro obiettivo?
    D’un tratto la luce inizialmente bluastra mutò in un rosso molto poco rassicurante e, come se non bastasse, partì anche una assordante sirena. Contemporaneamente a tutto ciò, anche la temperatura stava iniziando a salire velocemente.

    -Se avete qualche tecnica per tagliare quei cavi provate! Ma non vi avvicinate...qualsiasi cosa sia non pare qualcosa di buono e sembra carica di elettricità ed energia.-

    Suzaku non perse tempo a rimuginare e spronò tutti a darsi da fare.
    Io purtroppo avevo iniziato solo da poco ad apprendere l’arte del vento quindi non conoscevo tecniche utili per questo tipo di situazioni…
    Tornò per un attimo quel senso di inadeguatezza provato troppe volte in passato, ma lo ricacciai indietro con forza. Non potevo starmene con le mani in mano a piangermi addosso.
    Non potevo usare tecniche a distanza, ma avevo a disposizione un bel po’ di filo spinato, così tentai di usarlo per afferrare quei cavi e staccarli dalla sfera stando quanto più distante possibile e sperando che quest’ultima non esplodesse.


    Scheda Kaito Aikikawa

    Resistenza: 100Stamina: 100
    Azioni:
    - presa con filo spinato su cavo per staccarlo dalla sfera (braccio Dx) X2
    - presa con filo spinato su cavo per staccarlo dalla sfera (braccio Sx) X2
    Effetti: --


     


    Forza Fisica Marionetta: 80Resistenza Marionetta: 250


     


    Ps: Teoricamente, essendo i fili spinati della mia marionetta lunghi 20 metri, dovrei riuscire a tenere una distanza di più di 10 metri dalla sfera.
     
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    Narrato - - Parlato - "Pensato"
    Parlato altri



    Finalmente la situazione si risolse, il nostro capitano prese in mano la situazione e mise fine a tutto quel degheio ponendo la parola morte su qui dannati mostri.
    Ci volle qualche minuto perché l’effetto del gas passare del tutto e il gruppo fosse nuovamente pronto a mettersi in marcia.
    Shura era arrabbiato con se stesso perché non era all’altezza di quella missione, era un pivello in confronto al resto del gruppo, per non parlare della figuraccia con il gas.
    Una volta ripresosi seguì il resto del gruppo dentro il laboratorio, qui trovammo il lupo di Juza, sembrava che i due avessero un’intesa molto profonda, tanto che il ninja abbracciò l’animale come a rassicurarlo.
    Continuando la ricerca nel laboratorio i gruppo finì per addentrarvici fino a giungere a quello che ne sembrava il cuore. Non una guardia, non una cavia, non un’anima viva si fece viva all’interno di quel posto, insomma era completamente deserto.


    ”Tutto qui? C’erano solo quei quattro mostri a difesa del posto? Ma stiamo scherzando?”

    Shura era allibito, avevano rischiato la vita per ritrovarsi un laboratorio deserto che anche il più negato dei ninja avrebbe potuto far saltare per aria senza il minimo sforzo.
    Davanti a loro vi era una enorme sfera metallica e luminosa, il presunto cuore del laboratorio, i quattro la stavano osservando quando quest’ultima cambiò improvvisamente colore mentre una sirena iniziò a suonare, lasciando poco al l’interpretazione.


    - O merda!

    -Se avete qualche tecnica per tagliare quei cavi provate! Ma non vi avvicinate...qualsiasi cosa sia non pare qualcosa di buono e sembra carica di elettricità ed energia.

    Il Kaguya prese subito la situazione in mano elaborando un possibile piano, tagliare i cavi che alimentavano la sfera, o almeno così presumeva che fosse la loro funzione. Shura si prese un paio di secondi in più degli altri per decidere e pensare alle conseguenze di quel gesto, ma non vide molte altre alternative per cui si mise a debita distanza e portò le mani davanti a se con i palmi rivolti verso due tubi diversi, non aveva molte frecce al suo arco e non sapeva usare l’elemento vento, per cui non aveva altra scelta se non provare nuovamente con quella tecnica. Fece partire due colpi di aria altamente pressurizzata che sperava impattassero sui rispettivi cavi e li forzassero costringendoli a rompersi.



    Shura

    Resistenza: 200
    Stamina: 160-5-5=150

    Tecniche usate:

    - Onda Tagliente (Zankuha)(-5)
    - Onda Tagliente (Zankuha)(-5)





     
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    VI



    I quattro ninja si adoperarono per isolare quel sinistro nucleo dal resto della struttura, recidendo o staccando i cavi. Ci riuscirono, ma i loro sforzi parvero vani. Il nocciolo continuò a emanare bagliori rossi e la temperatura della stanza sotterranea si faceva sempre più insopportabile. Gli squilli assordanti delle sirene schiacciavano ogni pensiero nella testa dei quattro malcapitati, fino a quando una voce meccanica, con una lieve inflessione femminile, non si diffuse dagli altoparlanti.

    < Processo di autodistruzione in fase irreversibile. Centoventi secondi all'innesco. >

    I cavi collegati al nucleo non servivano per far affluire energia in esso, ma soltanto per distribuirla in tutta la struttura. Il nucleo stesso era in grado di autoalimentarsi con un particolare meccanismo di fissione degli atomi e con l'energia immagazzinata permettere al laboratorio di funzionare. Tutta l'energia si stava accumulando nel nocciolo, compromettendone sempre più la stabilità. Makoto aveva avviato il processo di autodistruzione e se l'era data a gambe sfruttando un cunicolo segreto dall'accesso ignoto, adescando gli sventurati ninja in quella maledetta trappola ad orologeria.

    La voce bionica cominciò a scandire il tempo, gettando benzina sul fuoco di panico generale.

    < Centodiciannove, centodiciotto, centosette... >

    *
    A quasi tre stadi di distanza dal laboratorio, da un albero di cartone si aprì una porta. Ne uscì Makoto, soddisfatto di essersi finalmente di quel carcere sul quale doveva vigilare. Tutto quel tempo perso per fare la guardia a nulla. Mesi e mesi di esperimenti erano falliti miseramente e quel covo di scienziati era diventato una stupida trappola per ninja. I ricercatori uccisi e sacrificati a quel folle dio assetato di sangue.

    < Finalmente libero. Me ne fotto del denaro. >

    Imprecando, Makoto uscì dal tronco dell'albero finto. Un uomo gli sbarrò la strada. I lunghi capelli cinerei erano raccolti in una coda che scendeva fino alla vita. Le spalle larghe e le braccia possenti incrociate sull'ampio torace. Un macabro sorriso sul volto.

    < Buon pomeriggio, Makoto. >

    Il guardiano del laboratorio sbiancò visibilmente. Attonito, riuscì appena a farfugliare qualcosa.

    < To... To... Torma. Io... io non... non pretendo niente. Non voglio ricompen... >

    < Stai zitto! > Torma sciolse la posizione consorte, rivelando due lame poste sopra sopra i polsi, sporgenti ben oltre le punte delle dita. Makoto, rimase immobile, paralizzato com'era dalla paura. Lo sapeva bene: dai sicari di Dorian non c'era via di scampo.

    Torma lo sovrastò con la sua stazza.

    < C'è stato un cambio nelle politiche aziendale. Si è deciso di ridurre il personale. >

    Con la mano destra chiusa a pugno, gli spinse la lama nell'addome, appena sopra l'ombelico, lacerando carne e organi.

    Si sporse con la testa verso Makoto, fino a sfiorargli l'orecchio con le labbra dischiuse. < Dorian-sama liquida con il sangue i suoi dipendenti. >

    Il boato di una violenta esplosione gli raggiunse mentre la vita scivolava via delle membra di Makoto. Del laboratorio non restava altro che un buco nel terreno pieno di macerie.

    Tiratevi in salvo come meglio credete. Siccome la missione è durata già abbastanza e avete superato già diverse difficoltà. Riuscirete a salvarvi per un pelo. Tra l'onda d'urto e le schegge scaturite dall'esplosione subirete ferite di media entità. Fate il punto della situazione, decidete cosa fare e, salvo decisioni di diverso tipo, potete organizzarvi per tornare a fare rapporto dal mandante dell'incarico riferendo l'accaduto.
    Per qualsiasi cosa, mp.
    P.s. Rovistare tra le macerie fumanti potrebbe regalarvi un incontro con il simpatico tipetto che ha ucciso Makoto.


     
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    Oguno di noi fece il possibile per far cessare quell'imminente minaccia ma fu tutto inutile. Ben presto, all'assordante rumore delle sirene, si aggiunse una voce elettronica portatrice di pessime notizie: l'autodistruzione era imminente. Un brivido mi percorse tutta la schiena ed i peli mi si drizzarono, quelli potevano essere gli ultimi minuti di vita che avevamo a disposizione. Un conto alla rovescia iniziò a scandire i secondi che ci separavano dalla detonazione e subito mi rivolsi a Lars prima che a tutti gli altri.

    Lars... Corri via presto!

    Mi voltai quindi verso coloro che condividevano il mio stesso fato, in particolare verso Suzaku che in quel frangente era il più alto in grado.

    Non c'è molto da fare se non scappare il più velocemente possibile! Qui non c'è più nulla ormai o se c'è sparirà presto...

    Attesi quindi un suo cenno per poi mettermi a correre il più rapidamente possibile tra i corridoi percorsi per scendere in quella sala, questa volta a ritroso, diretto all'uscita senza tanti giri esplorativi. Per fortuna ero riuscito a memorizzare con relativa facilità la struttura seppur labirintica del luogo, o almeno quel che bastava per giungere all'uscita. Passo dopo passo, i numeri decrescenti scanditi da quella voce, ci facevano da costante incentivo a non perdere nemmeno un secondo nel nostro incedere, perchè la minima esitazione sarebbe potuta essere fatale. Mancavano ormai pochi secondi quando finalmente giungemmo nell'ampio corridoio d'ingresso e l'ultimo rettilineo ci separava dalla salvezza.

    Forza... ci... siamo!...

    A noi tutti fu richiesto un ultimo sprint, la fatica era ormai immane, non potevo sapere come stessero gli altri, ma nel mio caso le gambe iniziavano a pesare e bruciare, il fiatone quasi mi impediva di parlare, la soglia era vicina, Lars, anche lui evidentemente allo stremo, correva al mio fianco, i numeri prossimi allo zero preannunciavano la fine.

    CITAZIONE
    3... 2... 1...

    Eccola, l'esplosione fu immane, l'onda d'urto e le fiamme risalirono dai corridoi fino all'uscita di quel laboratorio come se provenissero direttamente dall'inferno. Fu proprio quella spinta a catapultare me e Lars oltre il grande portone ed a farci rotolare per metri e metri verso il centro del piazzale. La testa rimbombava ancora e le orecchie fischiavano come mai prima, le bruciature su tutto il mio corpo ardevano lancinanti. La prima cosa che cercai fu il mio fidato compagno, non molto lontano da me; con il pelo arruffato, giaceva al suolo privo di sensi. Frettolosamente arrancai fino a lui per accertarmi delle sue condizioni, gravi ma fortunatamente stabili. In qualche istante riprese i sensi guardandomi con occhi languidi ma senza proferire parole. Eravamo vivi, mi accasciai vicino a lui per qualche istante, occhi volti al cielo e mani strette alle tempie sperando che il mondo smettesse di girare come una trottola. Non so quanto tempo trascorse prima che ciò accadde, al che tentai a fatica di rialzarmi con ancora le orecchie malfunzionanti a causa del tremendo boato, cercai quindi gli altri, ma la prima cosa che mi balzò all'occhio e mi lasciò senza fiato non fu la loro presenza, ma la totale assenza di ciò che eravamo venuti a distruggere. Prima le braccia persero le forze e caddero lungo i fianchi, poi anche le gambe costringendomi in ginocchio. A bocca aperta fissavo come inebetito i risultati di ciò che era accaduto, una inesorabile verità mi si palesò davanti, un secondo, un solo secondo, un passo più lento, un attimo di esitazione ne fuggire e saremmo morti... Una morte vera e reale, non un possibile rischio a cui noi shinobi siamo costantemente sottoposti, il vero e concreto annullamento di tutto in un istante... I miei resti potevano trovarsi lì, in quel cumulo di macerie fumanti... A distogliermi da quel nefasto pensiero fu la percezione di movimenti nel mio campo visivo periferico, unito alla voce di Lars che sembrava essersi quantomeno ripreso dallo shock.

    Beh... Almeno la missione è compiuta... Eri tu che volevi sapere come distruggere il laboratorio? Ci hanno pensato loro...

    Una malinconica risata balenò sul mio volto smuovendo il mio essere e, tentando con immensa fatica di rimettermi in piedi, poggia la mano sinistra sul capo del mio amico.

    Eh già... Magari potevano farlo senza che ci fossimo noi dentro...

    A quel punto una angosciosa quanto ovvia possibilità mi si palesò mentre con lo sguardo cercavo gli altri ed in particolare Suzaku. Era ormai ovvio che quel posto non fosse altro che uno specchietto per le allodole, o per ninja in questo caso specifico. Se vi fosse stato davvero qualcosa di importante sarebbe stato difeso con maggior enfasi, e non con esperimenti che magari erano anche in fase di test. Nei dintorni non vi era nessuno ed un laboratorio di quella grandezza non poteva essere stato evacquato in così poco tempo. Doveva essere presente solo un numero molto ristretto di persone che ci ha tirato quei brutti scherzi per poi piazzarci il regalo finale, la ciliegina. Individuato il chunin, sarei corso da lui per esporgli i miei pensieri ed esortarlo a rientrare a Red'Nuh per informare le autorità della questione. Tutta quella missione era stata un gioco al massacro contro il nulla fin dall'inizio.

    Ragazzi mi sono permesso di indirizzare la fuga in questo senso, non c'erano molte altre possibilità. Spero non sia un problema. Lascerei a Suzaku, nostro superiore, l'onore e l'onere di narrare la consegna delle informazioni.
     
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    Legenda:
    narrato
    pensato Kaito
    parlato Kaito


    Le nostre tecniche riuscirono nell’intento di staccare tutti i cavi da quella sfera lampeggiante.
    Ora la speranza, a discapito di tutti i segnali ancora in corso come le luci rosse e il calore costantemente in aumento, era che la situazione iniziasse a normalizzarsi.
    Attesi qualche istante nella speranza che le nostre azioni fossero servite a qualcosa ma l’unica risposta che ricevei fu una voce robotica portatrice di pessime notizie.
    Era appena cominciato il processo di autodistruzione con tanto di conto alla rovescia.
    All’udire di quella notizia ebbi un tuffo al cuore, per un attimo rimasi bloccato mentre i numeri si susseguivano.

    < Centodiciannove, centodiciotto, centodiciassette... >

    I miei compagni si diedero giustamente alla fuga e quando mi resi conto di essere l’unico ancora fermo, mi salì l’adrenalina, tornai alla realtà e scattai per mettermi anche io in salvo. Arrivare fin li non era stato semplice, ma ormai conoscevo la strada, solo speravo che il tempo bastasse per ripercorrerla tutta fino all’uscita e, soprattutto, di non trovare impedimenti imprevisti.
    Nonostante la corsa contro il tempo in quella strada labirintica, nell’ultimo tratto riuscii a raggiungere i miei compagni. Ormai si vedeva l’uscita e la speranza di sopravvivere stava prendendo forma.
    Ero quasi arrivato a varcare la soglia col cuore che batteva a mille per la sensazione di avercela fatta quando il conto alla rovescia arrivò a zero e, senza neanche un attimo di inquietante silenzio, partì un’esplosione concatenata che raggiunse in pochissimi istanti ogni spazio di quell’edificio sparandomi fuori da esso come una palla di cannone.
    Mi ritrovai a parecchi metri di distanza stordito ed incredulo di essere sopravvissuto. Senza la mia fidata marionetta sicuramente sarebbe andata diversamente.
    Rimasi qualche istante fermo, steso a terra con lo sguardo rivolto al cielo nell’attesa che le mie sensazioni e percezioni tornassero alla normalità. Solo dopo essermi vagamente ripreso mi alzai lentamente e controllai i miei compagni per assicurarmi che non mancasse nessuno all’appello e che stessero tutti bene.
    Guardando nella loro direzione non potei fare a meno di notare il panorama tremendamente diverso da com’era al nostro arrivo. Dove prima c’era un edificio, ora c’era una voragine ricolma di detriti e fiamme.

    Noi eravamo la dentro….

    Ripresomi un attimo dall’inquietudine di aver appena rischiato la vita (di nuovo) i miei pensieri tornarono a ciò che avevamo appena visto e a quanto nulla sembrava avere un senso. Non si era visto nessuno, né al villaggio, né nel laboratorio, quest’ultimo era difeso unicamente da strane creature che però sembravano essere comandate da qualcuno, inoltre tale laboratorio, che avrebbe dovuto contenere importantissime ricerche ed esperimenti su di un’arma distruttiva, è esploso senza che noi avessimo fatto nulla e, ovviamente, proprio mentre ci trovavamo nel punto più interno.

    Eppure il Raikage aveva detto che una squadra dei suoi ha visto gli Jashinisti lavorare ad un virus, scoprendo perfino il suo effetto ed il suo scopo. Ma qui non c’è nulla di tutto questo…

    Attesi che tutti si fossero ripresi per poi prendere parola.

    Ragazzi, io non ci sto capendo niente…. Non c’è nulla che abbia senso! Però ora ci converrebbe toglierci di mezzo e tornare a Red'Nuh. Non saprei neanche se la missione possa ritenersi conclusa ma in ogni caso qui non rimane più nulla da fare. In realtà non saprei neanche se sia mai stata una vera missione…


    Scheda Kaito Aikikawa

    Resistenza: 100Stamina: 100-15 = 85
    Azioni:
    - tecnica del marionettismo (Stamina -5)
    (Negli ultimi due messaggi mi sono dimenticato di
    tenerne conto quindi mi segno ora un ulteriore -10)
    Effetti: --


     


    Forza Fisica Marionetta: 80Resistenza Marionetta: 250


     
     
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    I colpi lanciati dai giovani genin non interruppero minimamente qualunque cosa stesse facendo quella maledetta sfera. Il colore rosso era divenuto più brillante e il globo sembrava aumentare di potenza ed energia di secondo in secondo. Non era un buon segno. Se ti trovi in una situazione dove non capisci che cosa sta accadendo difficilmente ne uscirai vivo.

    -Dannazione!

    Che cosa potevo fare? Era una domanda che mi ponevo spesso soprattutto in momenti simili. Potevo forse interrompere qualunque cosa stesse accadendo? No, proprio no, neanche sapevo cosa stava accadendo! Il calore si fece più forte e piccole bolle di sudore si formarono su tutta la mia pelle infradiciandomi i vestiti. Era una sensazione dannatamente noiosa eppure in quella situazione non mi tangeva affatto poiché c’era ben altro in ballo di più importante. Ero confuso e irritato di essere all’oscuro.
    Ma tutto fu rivelato dopo pochi secondi. Un bomba, un esplosione, la fottuta autodistruzione dell’intero complesso. I pensieri mi attraversarono la mente come un treno alla massima velocità spiazzandomi. Centoventi secondi, centoventi rintocchi che avrebbero potuto scandire gli ultimi attimi delle nostre vite. Questo mi portò a riflettere sulla questione del tempo.
    Che cos’era quindi il tempo? Per me, anzi per tutti i presenti in quel laboratorio due minuti erano ciò che ci poteva separare dalla morte oppure da una fortissima scarica di adrenalina. Per qualsiasi altra persona al mondo quei due minuti potevano essere ininfluenti per le loro esistenze mentre per noi rappresentavano sostanzialmente tutto, a veramente ogni cosa. La negazione dei nostri sogni, delle nostre aspirazioni. L’inaspettata recisione dei legami costruiti in vita. Ma poteva essere inaspettata la morte per un ninja. Probabilmente no, dopotutto bisogna essere sempre pronti per quel momento. Ma io volevo morire così. Dannatissimo me se non volevo! All’interno di un mondo dove agiscono così tante forze, spesso in contrasto le une tra le altre, io avevo deciso di lottare per proteggere e difendere chi tenevo caro al mondo. Ed avevo fatto una promessa a queste stesse persone, a mio padre, a Yuno. Sarei tornato a casa, alla mia amata Kiri. Non sarei caduto qui, non sarei diventato brandelli di carne sparsi sul suolo di una terra straniera. Tutto ciò che avevo fatto, tutto ciò che qui mi aveva portato fin qui non poteva divenire vano. No, non oggi. Guardai Ryuu, il quale non sembrava affatto godere di quel caldo anomalo e probabilmente aveva capito la gravità della situazione.

    -Correte ragazzi. Veloci!

    Avrei corso a perdifiato insieme ai miei compagni attraverso quei corridori spettrali. Il calore ci avrebbe inseguito e il suo fiato sul collo ci avrebbe ricordato costantemente della nostra vicinanza alla morte e all’inevitabile esplosione. Ma ciò nonostante non avrei affrettato il passo rispetto ai miei compagni. Non li avrei lasciati da soli. Non sarei stato un meschino e infame codardo. Eravamo entrati tutti assieme e saremmo usciti tutti assieme o saremmo morti provandoci. Anche se in realtà non mi allettava molto l’idea però ero un uomo d’onore.

    Ricordavo la strada percorsa ma mi sembrava così lontana l’uscita...quando la vidi trattenni il respiro di sollievo perché non era ancora il momento. Riuscimmo ad uscire da lì a l’ultimo secondo disponibile. La forza d’urto dell’esplosione mi fece cadere a terra. Non mi rialzai immediatamente e mi permisi di godere di qualche momento di totale inedia. Gioì per il semplice fatto che eravamo vivi! E, fatto da non sottovalutare, tutti interi! Finalmente abbozzai un sorriso dopo le vicissitudini passate. Tutto attorno a noi intanto era distrutto. In un brevissimo istante il paesaggio era mutato ed ora era la rappresentazione della desolazione. Ma non mi importava un bel nulla. Avevo potuto vedere scene apocalittiche ben peggiori e in quell’istante pensavo solo alla nostra fortuna sfacciata. Eravamo caduti continuamente in numerosissime trappole per tutto il tempo e non ci avevamo rimesso la pelle, quindi non poteva essere considerata altro che una vittoria. Mi pulì le braccia e il viso dalla polvere. Una scheggia originatasi con l’esplosione mi si era infilzata nel femorale sinistro. Doleva e la estrassi tirandola con forza. Un po’ si sangue sgorgò e mi imbrattò il resto del pantalone. Non riuscivo mai a finire una missione senza rovinarmi i vestiti. Mi tolsi la maschera respiratoria e la rimisi al suo posto.

    -Ragazzi ce l’abbiamo fatta!

    Proruppi in una mezza risata spontanea.

    -Beh ora ci conviene tornare a casa, eviterei di rimanere oltre in territorio ostile. Quella maledetta esplosione sarà stata visibile per miglia e sicuramente attirerà qualcuno e non ci conviene farci trovare qui. Concordate?

    ***

    Ci volle molto tempo per tornare a Red’Nuh e oramai eravamo svegli da più di un giorno. Non mi era mai capitato di rimanere sveglio così a lungo e iniziavo a risentirne degli effetti. Mi sentivo rallentato nei pensieri e pesante nei movimenti.
    La notte ci aveva accompagnato durante il nostro ritorno e celato agli occhi delle potenziali minacce che vagavano nel territorio degli jashinisti. Ci avevo fornito un riparo e ci aveva protetto.

    Arrivato a Red’Nuh mi recai nello stesso luogo dove ci erano state fornite le informazioni sulla missione. Una volta lì mi sarei occupato di fornire un rapporto:

    -Il laboratorio è stato distrutto. Ma è stato qualche scienziato o guardia del complesso a farlo saltare in aria. Durante il nostro percorso di avvicinamento ci siamo imbattuti in creature dalla forma unica, che mostravano delle capacità particolarmente pericolose come la capacità di rilasciare un gas velenoso. Non abbiamo ricavato altre informazioni se non che probabilmente erano dei test o soggetti degli esperimenti del virus di quel laboratorio scientifico, di cui comunque è andato tutto in fumo. Sfortunatamente non abbiamo la certezza di che fine abbia fatto quell’arma biologica, se ogni resto sia stato distrutto insieme al lavoratorio o meno,

    Mi girai verso gli altri.

    -Se volte aggiungere altro fatevi avanti...

    Dopo aver fatto rapporto mi sarei preparato al viaggio verso Kirigakure. Ogni volta i viaggi di ritorno avevano un sapore unico e nostalgico. Inspirai l’aria a pieni polmoni e salutai il ragazzo di Suna che aveva cooperato diligentemente per tutta la missione. Mi sarei incamminato a cuor leggero insieme a Juza e a Shura, visto che dovevamo percorrere tutti lo stesso viaggio.

    -È passato poco eppure mi manca già così tanto casa.

    Pensai a mio padre, ma senza che me voglia in alcun modo pensai principalmente a Yuno, al suo sguardo intenso e alle sue labbra carnose.

    Suzaku Kaguya
    Resistenza:421
    Stamina:222
    Note: ferite di media entità


    Edited by Steg - 6/12/2020, 11:33
     
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    Narrato - - Parlato - "Pensato"
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    I quattro ninja fecero partire le loro tecniche migliori riuscendo a tagliare quei maledetti cavi, eppure sembrò che quella mossa fosse del tutto vana, ma in compenso qualcosa nella sfera cambiò, il colore che emanava si fece di un rosso vivo e la temperatura all’interno del laboratorio iniziò ad aumentare, la situazione fu subito chiara a tutti quanti. Il laboratorio sarebbe esploso.

    -Correte ragazzi. Veloci!

    Suzaku parlò per primo esponendo così il pensiero di tutti. Ci fu un fuggi fuggi generale, tutti i membri del gruppo scattarono quasi all’unisono verso l’uscita, corse lungo i corridoi facendo la strada a ritroso, dovevano muoversi o non sarebbero mai usciti da lì vivi. I secondi passavano e la distanza che li separava dall’uscita sembrava infinita, ogni secondo che passava Shura vedeva la sua vita giungere alla fine e sentiva il fuoco dell’inferno bruciargli il culo.
    L’esplosione fu mastodontica, una colonna di fuoco e fiamme si alzò nel cielo e rase al suolo l’intero laboratorio, non più che un granello di polvere restò di quel luogo.


    -Ah ah ah ah ah ah!!!!!

    Una sonora risata si levò dagli alberi inceneriti che circondavano il laboratorio ormai distrutto. Shura stava ridendo alla grande, felice di essere ancora tutto intero. L’esplosione lo aveva fatto sbalzare via scaraventandolo lontano tra gli alberi. Era incolume, vivo e con qualche bruciatura qua e là, ma era vivo. Si alzò dopo alcuni minuti nei quali assaporò ogni istante della sua vita, per poi guardarsi attorno e rendersi conto che lui non era il solo sopravvissuto, tutta la sua squadra ce l’aveva fatta!

    -Sia ringraziato il cielo! State tutti bene??

    Si avviò zoppicando verso gli altri membri del gruppo assicurandosi delle loro condizioni. Una volta che fu certo che tutti stessero bene e fatto il punto della situazione, seguì il resto del gruppo via da lì. Si voltò un’ultima volta ad osservare la voragine che ora c’era al posto del laboratorio, per poi girarsi e correre verso il villaggio dove avrebbe fatto rapporto sulla situazione.

    ***Ore dopo***

    Nell’ufficio del kage la tensione si poteva tagliare con un grissino, erano tornati tutti, ma ora dovevano far rapporto e la situazione non sembrava essere delle più rosee. Shura lasciò che a parlare per primo fosse il più alto in grado, Suzaku, che fu semplice ma conciso.

    -Se posso permettermi vorrei solo fare un’aggiunta a quanto detto dal mio compagno... il gas emanato da quelle mostruosità era assai particolare, doveva trattarsi di un gas allucinogeno che vi ha ottenebrato i sensi e messo in una situazione assai particolare. Io personalmente ho potuto vedere i miei compagni diventare uguali a quei mostri fino a che l’effetto non è svanito, per poter indurre uno stato ipnotico di quel livello il gas doveva essere particolarmente potente. In oltre la resistenza di quei mostri era assai elevata, li abbiamo colpito con tutto quello che avevamo ma non siamo riusciti a metterli ko, solo Suzaku ci è riuscito, ma non è stato affatto facile.

    Tacque e attese che i suoi compagni finissero di fare rapporto.

    ***Poco dopo***

    Fuori dal portone del villaggio Shura, Juza e Suzaku si stavano apprestando ad andarsene da quel posto, ormai non c’era più niente che li tratteneva li e dovevano tornare al loro villaggio, per cui avrebbero fatto la strada assieme.

    -Ragazzi... non vi ho ancora ringraziato per avermi salvato la vita! Grazie davvero! Senza di voi io non avrei potuto fare nulla... ma vi giuro che mi allenerò a tal punto da non aver più bisogno del vostro aiuto come oggi, anzi se mai avrete bisogno di me non esiterò ad aiutarvi ovunque voi siate!




    Shura

    Resistenza: 200
    Stamina: 150

    Tecniche usate:





     
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    Missione conclusa con successo! Mi dispiace che sia durata così tanto, ma ci sono stati diversi intoppi. In ragione di questo ritardo, la ricompensa sarà massima per tutti, ma se non avessi tenuto conto di questo fattore, l'unico a meritare il massimo sarebbe stato Steg che ha interpretato sapientemente il suo ruolo di caposquadra.
    EXP: 75 per i genin, 90 per Sukazu
    Ryo: 10000 da dividere in 4.
    Taglia: 3000 a testa.
    Per i curiosi, l'esperimento sul gas è andato a male. Gli scienziati non sono riusciti a sintetizzare il veleno e il laboratorio è stato lasciato a titolo di mero "specchio per allodole" cit. Il Raikage vi ringrazia per aver assolto l'incarico e riterrà la missione completata con successo.
    Spero di avervi fatto divertire, nonostante i numerosi ritardi e l'aver dovuto riadattare una trama al mio stile.
    Uno fra Steg e Roy puo' assegnare l'exp a me e Stompo e chiuedere (finalmente) questa missione.
     
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    anche per voi il max e chiudo
     
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