Mongwau pt.2

[Personal Quest]

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    L E G E N D A :

    Narrato
    "Pensato"
    Parlato

    Greem
    Nobu



    Continua da qui...

    Inverno dell'anno 17 d.Z., fine primo giorno di camminata
    dall'insediamento Navas al monte Ryuku...




    88hn5Kw
    Non vedo ad un palmo dal naso quando faccio ritorno all'accampamento. Quella notte senza luna è gelida ed oscura. Il buio è reso ancora più nero dalla nebbia che aleggia tra i tronchi degli alberi che svettano verso l'alto. L'oscurità pare tangibile, ci sono immerso da capo a piedi, non riesco a scorgere nemmeno i miei passi. L'unico modo che ho per seguire lo stretto sentiero è attendere che i lampi della tempesta che imperversa sulla cima del monte illumini anche solo per un'istante la foresta. Procedo così, cercando di penetrare la notte con lo sguardo in cerca del falò che Greem e Nobu avevano promesso di accendere mentre io andavo in avanscoperta. Scruto avido in cerca di quella luce rossa che mi conduca verso un pasto caldo. Oramai dovrei essere arrivato. Le gambe reclamano pietà, lo stomaco vuole essere riempito con un po' di cibo, gli occhi bruciano per la stanchezza. Non ce la faccio più, quel freddo stantio inizia ad aggredirmi il midollo osseo. Oramai vorrei soltanto...
    Ecco il fuoco, nient'altro che una scintilla pulsante in lontananza.
    "Grazie Dei, se non l'avessi vista mi sarei perso..." Calpesto piante e ramoscelli tagliando nel fitto bosco per raggiungere il prima possibile l'accampamento. Il fracasso che diffondo per la foresta nel mio faticoso avanzare dovrebbe avvertirli in tempo del mio arrivo, così da non allarmarli in quella notte di silenzio rotta soltanto dal remoto borbottio gutturale della tempesta incessante. "Probabilmente stanno dormendo." mi dico. Ma quando scosto l'ultimo arbusto prima di varcare il cerchio di luce disegnato dal piccolo falò, il grugnito di Greem mi blocca sul posto.

    Ragazzo ishivariano, sei tu?! T-Toglimi questo bastardo di dosso... ough! Sbrigati!

    Greem e Nobu sono in piedi dall'altra parte del falò. Il giovane che fino a quel momento mi era parso calmo e mansueto come una creatura assopita, ora sta dietro a Greem, bloccandogli il capo con una mano ben piazzata sulla sua fronte, mentre l'altra stringe un pugnale puntato alla gola del viscido vecchio. Sul volto di Nobu la quiete inespressiva ha lasciato spazio ad un ringhio malefico simile a quello di una serpe che attacca con le fauci spalancate. Ma non appena sposta quei due suoi occhi ridotti a delle fessure verso di me, pare rivoltarsi come un calzino: fa un passo indietro liberando Greem dalla stretta mortale e sul suo volto cala nuovamente la maschera impassibile che l'aveva contraddistinto fino a quel momento, il pugnale adagiato nella mano distesa lungo il fianco. Greem si lancia in avanti mettendo dieci buoni passi tra se ed il suo aggressore. Sconvolto e carico d'un misto di terrore e furia, si piega in due ansimando per recuperare il respiro.

    L'HAI VISTO?! Hai visto questo moccioso figlio d'una gran puttana cosa voleva farmi? La gola voleva tagliarmi, come si fa coi porci!

    Sputa un grumo di cataro a terra asciugandosi le labbra bagnate sulla manica sudicia.

    MALEDETTO ROTTINCULO!

    Nobu intanto lo guarda incassando la veemenza senza battere ciglio. Sposto lo sguardo prima su uno poi sull'altro, cercando di capacitarmi della scena cui ho appena assistito.

    Volete spiegarmi cosa è... successo?

    Domando cercando di mantenere una calma nella voce, che però stenta a competere con la tachicardia che mi picchia nel petto.

    E' successo che questo viscido verme vuole finire il lavoro di suo padre! ECCO COSA E' SUCCESSO, CAZZO!

    Suo padre? Di cosa parli?

    Greem grugnisce furiosamente come se il mio non capire lo mandasse sui nervi. Armeggia con la pelliccia sdrucita che lo ricopre e ne estrae un pugnale macchiato di ruggine, che punta tremante verso il ragazzo difronte.

    DI COSA PARLO... DI COSA PARLO... NEHHEHEHE IH IH IH! CHIEDILO A LUI DI COSA IL VECCHIO GREEM STA PARLANDO, SI!

    Sposto lo sguardo su Nobu, che intanto riponeva in tutta calma la sua corta lama nel fodero. Non accenna a voler rispondere.

    Nobu! Allora?!

    Solleva di scatto il capo guardandomi sorpreso, come se lui in quella situazione non c'entrasse nulla.

    Non ne ho idea. Ha cercato di assassinarmi nel sonno, mi stavo solo difendendo.

    COSA....?! BAH CHE SCHIFO, TU...

    Greem tossisce, non riesce a parlare per l'indignazione e la rabbia. Sputa di nuovo ai piedi di Nobu.


    - 1 -



    Edited by Mr. Anselmo - 30/10/2017, 10:29
     
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    Che c'entra tuo padre in questa storia?

    Niente. E' successo prima che io nascessi, la cosa non mi ha mai riguardato.

    Ci da le spalle in tutta calma e si va a coricare tra le coperte vicino al fuoco, sparendo nel fagotto che si crea attorno. La sua voce suona ora ovattata:

    Tieni a bada quel cane sciolto. Non so cosa volesse da me, ma non aveva buone intenzioni. E' pazzo.

    GRAN PEZZO DI M...

    Greem si lancia scomposto verso l'altro, ma faccio in tempo a bloccarlo placcandolo ed allontanandolo di qualche passo. Si dimena tra le mie braccia mulinando pericolosamente il pugnale a destra e manca, ma quando lo lascio andare pare essersi calmato. Guarda oltre la mia figura, penetrando con gli occhi ingialliti il mucchio di coperte sotto cui giace Nobu.

    Non ti fidare di quel bastardo infernale!

    Ringhia con la bava alla bocca.

    Lui e tutta la sua famiglia, sono sempre stati deviati e pericolosi!

    L'unico ad essere pericoloso qui sei tu, metti via quel pugnale e calmati. Cosa c'entra suo padre?

    C'entra che l'ho ammazzato... prima che lui ammazzasse me!

    Aggiunge alzando la voce quel tanto che basta per assicurarsi che "tutti" nella foresta lo potessero sentire. Lancio un'occhiata a Nobu. Non s'é mosso. Penso che il ragazzo mi da i brividi: riesce a dormire senza problemi, con un vecchio assatanato che sbava dalla voglia di assassinarlo. Penso a Nobu che punta un coltello alla gola di quel vecchio, ed al suo volto totalmente trasformato, quel volto costantemente impassibile, come quello di un cadavere, mutato nell'espressione più letale che avessi mai visto. Ho i brividi e non riesco a scrollarmeli di dosso.
    Torno a guardare Greem e mi chiedo cosa accadrà
    . "Qui sembra che tutti abbiano secondi fini, nessuno e davvero interessato a salvare i due dispersi sulla cima... Qualcosa sta per accadere, devo stare attento!"
    Greem sputa per l'ennesima volta a terra, grugnisce sdegnato e ripone il pugnale sotto le vesti. Mi lancia un'occhiata di puro odio, o forse è qualcos'altro, ma tutto su quel volto cagnesco pare tradursi in odio e rabbia e disprezzo, non penso che il vecchio abbia mai espresso emozioni diverse. Greem va verso il fuoco a prendere le sue vecchie pellicce e trascinarle lontano da Nobu. Ci si infila sotto, ma tiene gli occhi ben puntati sul suo amico preferito. Io ho solo un grande bisogno di riposare. La stanchezza ha ormai raggiunto le ossa, ho la sensazione che se non vado immediatamente a coricarmi rischio di spezzarmi come un ramoscello. Ma so già che non potrò chiudere occhio, non con quei due vicino. Solo gli dei sanno come potrò affrontare il secondo giorno di ascesa.



    Secondo giorno di camminata...


    Dentro la mia testa la confusione è come un'altalena senza catene che dondola vuota in un deserto piatto echeggiante di versi animali e stridori meccanici. Solo una certezza: gamba destra, gamba sinistra, gamba destra, gamba sinistra... Muovo un passo dopo l'altro spinto da non so quali forze. Davanti a me lo zaino di Nobu ondeggia risalendo il ripido sentiero senza apparente fatica. Dietro di me odo il trascinarsi di Greem, tra imprecazioni mormorate e gorgoglii mucosi. Mi duole il cranio.
    Mi ero ripromesso di non dormire, nella notte appena superata. Non potevo dormire, non con quei due vicino. Ma ero crollato. Al mio risveglio, scosso per la spalla da Nobu, con mio grande sollievo avevo scoperto che i due non avevano ingaggiato nuove discussioni. Ma dormire quella manciata di ore non mi aveva aiutato. Prima ero soltanto fisicamente stremato. Ora, sono fisicamente stremato e mentalmente a pezzi. Qualsiasi azione più articolata del semplice procedere a passo d'uomo mi risulta di una complessità logorante. Prima ho bevuto dalla mia borraccia: trovarla nello zaino ha richiesto un notevole trafficare, svitato il tappo l'ho perso nel sottobosco, per poi accorgermi che lo stringevo in mano, e nel bere braccia e labbra tremavano. Deglutire mi ha quasi soffocato. Preferisco camminare e basta. Al resto penserò più tardi. Ma se Greem e Nobu, che chiusi nei loro mondi paiono comunque più lucidi ed in forze di me, decidono di combinarne un'altra delle loro, avrò la forza per tenerli a bada come ho fatto la sera precedente?
    Dev'essere circa mezzodì, quindi la settima ora di cammino della giornata, quando inciampo per la prima volta. Mi trovo a terra con il volto schiacciato al suolo. Dietro di me Greem si ferma, ma non mi aiuta ad alzarmi. Anche Nobu si ferma, si volta e mi afferra per una spalla, rimettendomi in piedi. Vacillo un po' prima di ritrovare l'equilibrio. Quindi mi asciugo il volto sulla manica, sulla cui superficie noto piccoli cristalli di ghiaccio sciogliersi nel tessuto. Ghiaccio... mi guardo attorno e noto che sta piovendo. No, non è pioggia. Microscopiche schegge di ghiaccio si abbattono sul mio volto reso insensibile da freddo, spinte da un vento di traverso che spira con una nota greve e minacciosa tra i tronchi d'albero. Ogni superficie della foresta brilla di questo ghiaccio, e nonostante il sole debba essere alto in cielo, sono circondato da un grigiore quasi crepuscolare. Le mie vesti scricchiolano quando le muovo spezzando lo strato gelido che le ricopre. In poche parole, la tempesta ci ha raggiunto. Non so se è perchè siamo in prossimità della cima, o perchè è la tempesta ad essersi ingigantita. Fino ad un momento fa non mi ero nemmeno accorto del fatto, tanta è la stanchezza. Rimando la questione a più tardi, ora è meglio rimettersi in marcia. Ficco le mani nelle tasche imbottite e faccio per muovere un passo, ma Nobu mi ferma. Suggerisce di accamparci per un'ora e mangiare qualcosa, magari è un ramo della tempesta passeggero ed il tempo migliorerà. Io e Greem non protestiamo.


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    Accucciati sotto le coperte, tremanti e con le braccia premute contro il petto, tutti e tre cerchiamo di conservare quel poco calore che ci è rimasto mentre mangiamo. Devo masticare le dure gallette più e più volte per riuscire a mandarle giù. L'acqua gelida fa male ai denti e crea un mattone nello stomaco. Ma in qualche modo riesco ad ingurgitare la mia razione, poi chiudo gli occhi e dormo qualche minuto. Nobu fa lo stesso. E Greem è ben felice di svegliarci poco dopo con un bel calcio assestato nei reni. Ci intima con un ringhio cagnesco ad avanzare, non c'è tempo da perdere. Ci rimettiamo in marcia.
    Camminiamo tutto il resto della giornata violentati dalle sferzate di vento cariche di ghiaccio, il cuore tenuto ben sveglio dai fulmini che ci esplodono tutt'attorno. Il clima ci è avverso con convinzione e sentimento. Verso fine giornata il terreno muta. Niente più terra e sottobosco, ma rocce sconnesse e rovi congelati. Gli alberi sono bassi, tozzi ed i rami spogli ritorti su loro stessi. Riusciamo quindi vedere meglio il cielo, ma sollevare il capo significa esporre il volto al gelo. Preferiamo camminare incappucciati ed a testa bassa. Ma tanto so che non c'è nulla da vedere, a stento riconosco i miei piedi in quel turbinare tempestoso. Il buio cala improvviso, ci ritroviamo quasi dispersi. Avanzare è pericoloso nonostante qualche ora la potremmo ancora sfruttare. Inoltre Nobu suggerisce che se ci muoviamo ancora verso la vetta, non avremmo più riparo per dormire. Quindi ci accampiamo sotto l'arco di radici formato da due alberi sradicati. Tentiamo di accendere un fuoco ma non c'è nulla da ardere. Mangiamo cibo freddo, ci corichiamo in coperte fredde, sogniamo incubi spenti.



    Terzo giorno di camminata...


    "Naira..." Mi sveglio con il cuore pesante. Per qualche istante ragiono sul termine "cuore pesante", e su quanto inefficacemente esprima il malessere che mi fa breccia al centro nel petto. Inspiegabile, o meglio, preferisco non indagare sulla sua origine, non ne ho il coraggio, ma il volto della mia sorellina aleggia sfuggente tra i veli della mia mente.
    Tutto viene travolto da una valanga di dolore. E' come se le gambe mi fossero state inchiodate al suolo ghiacciato con decine di chiodi da crocifissione, piantati a suon di martellate. Le avvicino al resto del corpo, trascinando le mani verso i piedi. Il contatto non produce risposta. Ho le estremità totalmente intorpidite, sono blocchi di ghiaccio. In qualche modo mi alzo e mi infilo gli scarponi, tenuti vicino al corpo per evitare che durante la notte si gelassero come ogni cosa nei dintorni. Quando faccio capolino dal cumulo di coperte sotto cui giaccio, desidero disperatamente di finire all'inferno, ora, immediatamente; almeno tra le fiamme mi posso riscaldare.
    Qualche istante dopo sono in piedi. Mi guardo attorno, ma ben presto mi volto verso valle, perchè quel vento terribile spira da monte, ed è insopportabile contro la pelle. Se sopravvivo e torno a casa, nel mondo di noi umani, sono sicuro che mi ci vorrà molto tempo per guarire, perchè ho come l'idea che la pelle della mia faccia debba essere totalmente scorticata.
    "No, sono solo questi maledetti aghi di ghiaccio che ti fanno male Gendo!" cerco di convincermi. Individuo il cumulo di pellicce di Nobu, appena distinguibile sotto la crosta bianca e mi dirigo meccanicamente verso di lui. Oramai ogni azione è automatizzata, priva di scopo. Non ricordo nemmeno perchè sono lì. Il desiderio di andarmene è talmente forte che surclassa ogni cosa. Ma che prima di partire, giorni fa, ero convinto di dover portare a termine l'impresa, quindi ora lo farò, senza domandarmi il perchè. Per quello ci sarà tempo. Ora è tutto confuso, non ho la lucidità per pensare. Grido:

    Ehi Nobu, muoviamoci!

    L'ululato della tempesta che incombe su di noi è tale che non riesco ad udire le mie stesse parole, ma scuotendolo riesco a svegliarlo. Mi alzo e vado verso Greem, pensando che tutto sommato sono più in forze del giorno precedente; quattro ore di sonno fanno la differenza. Grido e lo scuoto, ma non reagisce. Insisto, ma qualcosa non va. Penetro la crosta di ghiaccio e sollevo la pelliccia. Niente.
    Nobu intanto mi raggiunge e fianco a fianco osserviamo lo spazio vuoto laddove doveva trovarsi Greem.

    Il vigliacco se l'è data a gambe.

    Osservo Nobu ma nulla esce dalle mie labbra spaccate; non ho argomentazioni per ribattere. Eppure la cosa non mi convince. Greem, quel vecchio bastardo, era duro e coriaceo, e prima di partire sapeva a cosa sarebbe andato incontro. Quindi perchè arrendersi proprio ora?

    Forse dovremmo dare un'occhiata qui in giro...

    Non essere ridicolo!

    Replica lui gridando al di sopra della tempesta battente.

    Sarebbe impossibile trovarlo! Non... non possiamo rischiare di perdere il sentiero... E poi non ne vale la pena!

    Si china e inizia a raccogliere le sue cose. Io osservo il giaciglio di Greem, dubbioso.

    Aspetta! Guarda là!

    Indico davanti a me, verso un cespuglio di rovi e schiacciato, come se i rametti si fossero spezzati sotto il peso di qualcosa. Una traccia appena visibile, già quasi completamente ricoperta dai cristalli di ghiaccio. Ma per lo meno ci dava una direzione!


    - 3 -


    Continua qui...



    Edited by Mr. Anselmo - 30/10/2017, 10:33
     
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    Hey, Axel. You haven't forgotten? You made us a promise. That you'd always be there... to bring us back.

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