Il seme del dubbio

[Personal Quest Anselmo e Shane]

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    Importante: io e Shane abbiamo deciso di proporvi una PQ diversa dal solito. Invece che fare un post a testa per un totale di 6 post, abbiamo deciso di fare tanti piccoli post alternati tra me e lui (li postavamo su un'altra piattaforma). Poi abbiamo preso tuttie le decine di piccoli post e li abbiamo messi assieme a formare 6 grandi post da postare qui sul GDR (6 perchè comunque alla fine devono essere tre post a testa).
    Avevamo intenzione di fare una PQ principalmente dialogata, ma le normali PQ risultano limitanti, non si riesce a fare uno scambio di battute articolato e lungo. Per questo abbiamo inventato sto metodo.
    I problemi sono principalmente 2:
    1. Lo staffer che valuta (più che il lettore) deve essere capace di distinguere cosa ho scritto io e cosa ha scritto Shane. Nel parlato è facile, basta guardare i colori. Nel narrato è più difficile. Quindi io per il narrato ho scelto di scrivere in corsivo con il font geneva per distinguermi dal narrato di Shane, come potete vedere in legenda.
    2. Nonostante io e Shane siamo entrambi soliti scrivere in prima persona singolare, siamo stati costretti a passare alla terza persona singolare per rendere la lettura migliore. Se fossimo rimasti in prima persona singolare sarebbero accadute cose tipo io che scrivo "Sollevai la tazzina e bevvi il succo d'arancia" e lui che subito dopo scrive "Continuai a masticare quel biscotto che pareva cemento" con il risultato che il lettore va in confusione perchè non riesce più a distinguere chi fa cosa. Nonostante il font diverso dei due narrati, la lettura risulterebbe confusionaria. Quindi passando in terza persona è come se scrivessimo entrambi le pagine dello stesso libro, dandoci il cambio ogni tanto.


    Questa idea che mi porto dietro dai tempi in cui ero master ma che non sono mai riuscito a realizzare, spero piaccia e possa essere accettata. Sarei molto felice se potesse contribuire ai regolamenti del gioco per ampliare le possibilità di espressione dei player.

    By Ans :ans:

    L E G E N D A :

    Parlato Minoru
    Pensato Minoru

    Narrato Minoru

    Parlato Gendo
    Pensato Gendo

    Narrato Gendo




    Continua da qui...

    Inverno dell'anno 17 d.Z...
    da qualche parte sul confine tra il Paese della Speranza ed il Continente Occidentale...



    Minoru giunse finalmente di fronte ad un sentiero, o meglio, a quello che sembrava l'inizio di un sentiero. Si guardò attorno, osservando dove esso portasse. Saliva, sopra, in alto, verso una montagna. Di certo una terra ostile come quella non preservava niente di buono lì sopra.

    Sarà meglio tenersi alla larga. Potrebbero esserci tuoni stanotte!

    Si piegò, poi, osservando meglio il terreno. Niente di nuovo, poté costatare, toccando con un dito il terriccio fresco. Le dita, a contatto con esso, si ricoprirono di una polverina scura, bagnaticcia, come lo era anche lui in fondo. Con la manica della giacca, quindi, Minoru tentò di toglierne un po', riuscendoci addirittura! Notò come però il polpastrello era rimasto leggermente appiccicoso, come se la terra di quei luoghi contenesse un qualcosa di strano. Da ignorante in materia, liquidò il tutto con un'alzata di sopracciglio.
    Si rimise in posizione eretta, guardando meglio il cammino nel verso opposto e notò immediatamente una figura in avvicinamento.

    Figura sconosciuta di nome Gendo Ikari, il cui primo giorno di scalata della vetta Ryuku era finalmente terminato, eppure a sollevare lo sguardo, l'ombra che la cima rappresentava nella densa coltre nebbiosa non gli pareva esser cresciuta d'un millimetro.

    Chissà quanti altri giorni impiegheremo per raggiungerla...

    Pensò Gendo con un lieve senso d'angoscia ad alleggerirgli lo stomaco.
    Lui ed i suoi compagni di ascesa avevano camminato per l'intera giornata, ma poi la luce appannata del sole si era affievolita con l'inoltrarsi della sera, e si erano quindi accampati nei boschi gelidi e bagnati di quella landa disabitata. Adesso, un'oretta più tardi, Gendo si voltò indietro, cercando di scovare tra i fusti d'albero la calda luce del fuoco che avevano acceso al loro accampamento improvvisato, ma la nebbia inghiottiva ogni cosa. Dovevano essere lì quei due suoi compagni, a godere delle braci bollenti, magari con una bevanda fumante tra le mani, mentre Gendo ero stato mandato a fare una breve avanscoperta per assicurarsi che il sentiero fosse ancora agibile per almeno qualche chilometro. "E se trovi qualche bestiaccia, vedi di portarcela prima che sia gelata!" aveva berciato Greem prima che li lasciasse.
    Da solo, bagnato, infreddolito e stanco, Gendo decise di aver esplorato abbastanza. Arrestò la camminata e portò la mano all'impugnatura del tomahawk. Quindi sollevò lo sguardo per individuare un tronco abbastanza visibile dal sentiero su cui lasciare un'incisione riconoscibile. Ma nell'alzare gli occhi, un movimento interruppe per un'istante il ritmo del suo battito cardiaco.

    Un daino!

    Fu il mio primo e fin troppo ottimistico pensiero, considerando la povertà di fauna che affliggeva quei luoghi. L'esperienza da cacciatore fece si che pugnale e tomahawk fossero già ben stretti tra le sue mani, e le gambe divaricate per scattare al momento opportuno. Ma l'immobilità di quell'ombra lo indusse a pazientare quel tanto che bastò per accorgersi che nessuna creatura delle foreste che conosceva portava simili fattezze. Sembrava più la sagoma di un...
    No, non era possibile. L'insediamento Navas, quello da cui proveniva Gendo, era l'unico che ospitasse vita umana nel raggio di giorni e giorni di camminata. E tutti gli abitanti dell'insediamento se ne stavano ben rintanati nelle loro case pericolanti, cercando di sopravvivere con il poco niente che avevano. Eccezione facevano un padre e la sua figliola, intrappolati dalla tempesta sulla cima del Ryuku, e loro tre mandati a salvarli in quell'impresa disperata. Quindi chi era quell'individuo?
    Gendo si feci avanti, adagio, passo dopo passo:

    Chi va là?! Da dove vieni? Cosa ti spinge qua?


    Calma, vengo in pace, mi sono perso!

    Replicò Minoru.

    E comunque anche tu, cosa ci fai in un posto come questo?

    Gendo mosse qualche passo verso lo sconosciuto. Le sue parole non l'avevano affatto rassicurato.

    Sono in esplorazione.

    Mentì, o meglio, giocò sulle verità non svelate per evitare di esporsi troppo.

    Se ti avvicini posso aiutarti!


    Minoru sorrise, mentre un leggero brivido gli percorse la schiena. Il dubbio si instradò in lui, giustamente, non conoscendo il ragazzo che si era posto ai suoi occhi.

    Io mi avvicino, ma attento a non fare mosse pericolose, vengo in pace.

    Ripeté, alzando entrambe le braccia in aria durante il cammino.

    L'altro abbassò pugnale d'osso e tomahawk che teneva stretti in pugno, come a voler rassicurare Minoru, ma non si azzardò a diminuire il livello d'allerta.

    Non ho intenzione di attaccarti, è solo che non pensavo di incontrare anima viva in queste terre morte... Bhè, mi chiamo Gendo Ikari, vengo da Ishivar. Tu invece... non mi sembri di queste parti.


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    Edited by Mr. Anselmo - 6/9/2017, 11:34
     
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    Minoru osservò i movimenti di Gendo con estrema attenzione, notando il pugnale e l'accetta brandite dal ragazzo.

    E quelli?

    Li indicò, senza però indietreggiare od allarmarsi ancora. Fortunatamente per lui l'Ishivariano non aveva intenzioni ostili...

    Sono di Oto, Paese delle Risaie. Sei la prima persona che incontro d'Ishivar! Mi chiamo Minoru.

    Seguì qualche istante di silenzio, durante il quale Gendo parve soppesare l'individuo che aveva difronte. Poi, con un sospiro, prese la sua decisione e ripose le armi nei rispettivi foderi. Si prese il suo tempo ed osservò Minoru da capo a piedi, senza però riuscire ad intuire nulla di concreto su di lui. Quindi tentò di giocarsela sull'eloquenza:

    Però non prendermi come modello di confronto: non ho molto in comune con gli altri ishivariani, sono nato e cresciuto lontano da loro. Tu piuttosto... cosa ti ha spinto fino a qui da un Paese così lontano? Sei un qualche tipo di avventuriero?


    A sua volta Minoru si mise ad osservare un po' chi avesse di fronte, squadrandolo da capo a piedi. Almeno all'apparenza appariva più giovane, più acerbo, ma sicuramente non un ragazzino. L'abbigliamento, la carnagione, i capelli, tutto trasudava un'aura diversa, un qualcosa di esclusivo, qualcosa che apparteneva a pieno a quel ragazzo.

    Che tutti gli Ishivariani siano così?

    No, si corresse poco dopo, col pensiero, rimembrando le parole appena pronunciate da Gendo, che l'osservava in attesa di una risposta.
    Incrociò i suoi occhi per un breve istante, percependone l'essenza, per poi distogliere immediatamente lo sguardo. In quel ragazzo c'era sicuramente qualcosa di particolare, da scoprire. Ma non voleva destare sospetti con quel silenzio indagatore, per cui rispose.

    Diciamo di sì. Sono uno shinobi. E tu invece? Vivi proprio in queste zone? Io sono giunto qui su consiglio di un mio superiore,
    per esplorare un po' i Paesi del Continente...


    Rimase sul vago, non esponendosi troppo. Non voleva rivelare di certo che gli era stato consigliato di viaggiare un po' per fare esperienza sul campo, per far gavetta, poiché non ritenuto un Chunin ancora all'altezza sul piano combattivo. Era meglio restare prudenti, soprattutto in una giornata piovosa come quella, in un ambiente così spoglio, desolato e privo di controlli.
    Se uno dei due avesse attaccato improvvisamente l'altro, probabilmente nessuno li avrebbe scorti...

    Uno Shinobi?

    La domanda di Gendo fu secca, diretta, quasi fosse eruttata inconsapevolmente dalle sue labbra. A discapito dell'impassibilità a stento trattenuta sul suo volto, trasudava inquietudine.

    Gli Shinobi non sono conosciuti in queste terre, ed è meglio che le cose restino così come sono.


    Minoru di fronte a tale risposta rimase per un secondo indispettito, non mostrandolo però. Il suo viso restò immutato, non lasciando trasparire alcun pensiero. Una leggera ombra gli sembrò essere scesa sul volto dell'altro giovane, ma fece finta di non accorgersene.
    Spostò lo sguardo, soffermandosi sulla strada fangosa in cui si trovavano. Quelle terre non conoscevano shinobi. Una frase che spiegava, nella sua totalità e semplicità, Ishivar ed i suoi usi.

    Gli shinobi non fanno parte della vostra società?

    Domandò, restando in attesa. Poi, di colpo, aggiunse ancora:

    Ma Ishivar ha una società?

    Si guardò di nuovo attorno cercando di assumere un atteggiamento piuttosto ingenuo e semplice per non destare sospetti, concentrandosi sull'ambiente circostante. Anche se in fondo non c'era molto da studiare in quel territorio. Fango, alberi secchi e sentieri scoscesi. Niente che valesse la pena conoscere.

    BHAHAAHAHA!

    Non riuscì a trattenere le risa, ma si ricompose immediatamente con una schiarita di gola. Poi, sorridendo:

    Perdonami... Certo, Ishivar è progredita enormemente negli ultimi decenni, ed ora è molto più simile ai vostri grandi Villaggi Ninja rispetto alla città che era un tempo. Persino le forze armate si sono innovate. Ora veniamo addestrati in accademie e noi stessi ci definiamo degli "Shinobi".

    Detto ciò, sul volto di Gendo parve passare un'ombra di desolazione, e del sorriso di poco prima non ci fu più traccia.

    Ho detto "noi" perchè anch'io sono uno Shinobi...

    Lo disse stringendo un pugno e distogliendo lo sguardo, come se avesse ammesso un terribile peccato.

    Comunque non mi riferivo ad Ishivar quando parlavo di terre prive di Shinobi. Qui ci troviamo lontano dal Villaggio di Ishivar, siamo sul confine tra il Paese della Speranza ed il Continente Occidentale. Poche persone abitano questi luoghi. Nel tempo i nativi sono emigrati verso l'oriente, verso di voi, abbandonando questi luoghi duri ed impervi. Ed i pochi che sono rimasti se la sono passata brutta.

    A Gendo si spezzò la voce, e decise di non aggiungere altro. I suoi pensieri volarono inevitabilmente alla sua tribù, ai suoi famigliari e amici, alle loro vite spezzate dall'arrivo degli Shinobi in questi luoghi di pace.


    Minoru rimase in ascolto, osservando gli strani modi del giovane. Mutava espressione come se niente fosse, comunicando, forse inconsciamente, le sensazioni che lo affliggevano. Ad esempio l'essersi definito uno shinobi sembrò turbarlo, riportandolo serio e diffidente. Ciò, in Minoru, sembrò quantomai bizzarro, ma lo portò a riflettere su quel giovane. Doveva avere un certo tipo di avversione verso gli shinobi, o qualcosa di simile, ma erano mere e semplici congetture fatte sotto la pioggia. Decise di restare al gioco, incalzando Gendo con altre domande.

    E come mai sei da queste parti se queste terre sono disabitate? Abiti qui vicino?

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    Mi sono offerto di aiutare un insediamento in difficoltà poco lontano da qui.

    Disse la verità, ma non aggiunse altro. Non voleva che uno straniero dai grandi Villaggi Ninja si avvicinasse all'insediamento Navas. Quindi, mantenendo la compostezza e senza lasciargli possibilità di fare altre domande in merito, Gendo tentò immediatamente di deviare la rotta del discorso:

    Non ho mai incontrato Shinobi che vagassero senza meta, con l'unico obbiettivo di esplorare e conoscere. E'... curioso. Sono piuttosto nuovo nel mondo Ninja, vi sono stato introdotto da quattro anni. Prima di allora per me gli Shinobi erano soltanto una sorta di leggenda. Ma in questi quattro anni, quelli che ho conosciuto erano Ninja spinti dal gusto del combattimento, quindi privi di qualsiasi ideale, oppure individui pronti a sacrificare la vita per il Paese, cosa nobile, ma che li rende semplici soldatini pronti ad eseguire qualsiasi ordine a testa bassa.


    Beh, di certo non sarebbe partito spontaneamente da me. Avventurarmi per terre sconosciute... Non ne ho mai avuto troppo interesse. Mi piace Oto, ma purtroppo più si cresce e più crescono le responsabilità no? Devi sapere che non sono una semplice recluta. Non so come classificate i vostri "Shinobi" voi Ishivariani, ma negli altri paesi uno del mio grado viene chiamato Chunin. Sono più esperto di una recluta che ha superato l'accademia, ma non così tanto da far da maestro a qualcuno.

    Concluse Minoru, indicandosi il giubbotto ninja in dotazione a tutti i chunin.

    Questo giubbotto ci contraddistingue a noi chunin. Tienilo a mente se mai ne incontrerai altri. Comunque no, non sono animato da uno spirito così alto e nobile. Ho scelto la carriera militare per curiosità e, perché, fin da bambino sono sempre stato piuttosto esagitato e portato per l'azione. Da lì il passo fu piuttosto breve. I miei genitori sono gente semplice e normale, non mi hanno inculcato ideali così importanti. Non mi ritengo un soldato vero e proprio... Diciamo più un cercatore... Sì, sì, io cerco qualcosa. Non so bene cosa, ma forse la vita riuscirà a indirizzarmi verso qualcosa di bello.

    Annuì, per poi allungare un braccio a mezz'aria. Agitò la mano, accorgendosi che aveva finalmente smesso di piovere.

    E tu? Perché lo fai?

    Gendo squadrò chi aveva difronte con sguardo torvo, senza accennare a volergli donare una risposta. Per ben più di qualche istante calò un silenzio tale che tutto parve cristallizzarsi nella nebbia gelida distesa tra i fusti degli alberi. Con gli occhi rastrello ogni particolare della figura di Minoru, frugandolo dalla testa ai piedi e soffermandosi prima sul giubbotto che aveva indicato con quella sorta di fierezza, poi sul suo volto tranquillo, come se le sue parole non fossero altro che proclama di normale innocenza. Alla domanda del chunnin di fatto Gendo non rispose, i tempi non erano maturi; prima bolle assicurarsi di aver realmente inquadrato la persona che gli si parava difronte.

    Dalla tua risposta pare che la scelta di diventare Shinobi tu l'abbia presa con leggerezza.

    L'ultima parola Gendo la pronunciò con un brivido lungo la schiena. Al solo pensiero che qualcuno potesse davvero diventare Ninja per mera curiosità, gli si gelava il sangue nelle vene. Chissà poi, una volta soddisfatta l'oziosa curiosità, cos'avrebbe deciso di fare quel tale con le potenti armi ottenute in quanto Shinobi.

    Magari sterminare una popolazione pacifica per il semplice fatto che occupa una terra ricca di risorse...

    Pensò digrignando i denti. Quindi inspirò ed espirò, allentando la stretta rabbiosa alla bocca dello stomaco, e continuò:

    Magari da piccolo ti piaceva correre di qua e di là, buttarti in qualche zuffa o cose del genere... poi un giorno ti sei accorto che la cosa non ti soddisfaceva più, volevi giocattoli maggiormente eccitanti, roba come il Ninjutsu: prendere l'energia più pura e potente del mondo, quella che pervade ogni creatura di questo pianeta animandola di vita sacra... un'energia che andrebbe lasciata fluire attraverso il ciclo della vita, rispettandola per ciò che dona al mondo, anzi, celebrandola con felicità... dicevo, prendere questa energia, ovvero il chakra, e cercare il modo più diabolico per renderla il più distruttivo possibile. Il Ninjutsu, ed ancora di più chi lo impugna, rappresenta tutto ciò che c'è di male nelle Terre Ninja. E tu mi stai dicendo che ti sei spinto verso questo perchè eri un bimbo scalmanato? Non ti sei fatto una o due domande?


    Minoru rimase in ascolto, squadrandosi Gendo di tutto punto. Di certo i pensieri del giovane non erano positivi. Stava insinuando cose non proprio educate, quindi, una volta terminato l'ascolto, il chunin sospirò con fare polemico. Il tono che aveva utilizzato non gli era affatto piaciuto, ma non per questo gli era antipatico. Appariva però quantomai scocciato per le parole utilizzate dal ragazzo del Suono, infastidito, sì, e per di più saccente. Non che sbagliasse però, vista l'immagine che gli aveva dato, quindi Minoru decise di passarci sopra. Diciamo che lo definì un equivoco dato dalle circostanze, quindi cercò di mantenere la calma. Però, con sommo divertimento, sorrise, per poi fare "no" con il dito.

    No, no, no. Mi spiace ma hai toppato su tutta la linea. O meglio, ho sbagliato a banalizzare me stesso.

    Sorrise ancora, per poi continuare.

    Non sono un cretino. Non vado in cerca di guai e non ho propositi estremamente scorretti verso il prossimo. Devi sapere però che purtroppo delle volte non si ha scelta. Io ho DOVUTO scegliere questa strada.

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    Altra pausa che servì a Minoru per utilizzare le parole giuste. Per pensarle nella sua testa, insomma.

    Devi sapere, dicevo, che ad Oto è presente un gene particolare, una sorta di abilità innata parecchio strana che non si trasmette per via ereditaria. Tale abilità innata è estremamente potente, è forse tra le più devastanti presenti nel villaggio del Suono, ed io ne sono il portatore. Purtroppo però, non ne fui a conoscenza finché, a mio malgrado, tirai fuori inconsciamente questa capacità. Giocavo con dei bambini e,
    nel corso di una lite tra bambini, come potrebbe capitare a chiunque, ho dato in escandescenza. Più del normale. Ciò ha provocato uno spiacevole episodio poiché tale abilità, spesso, porta l'individuo a perdere il controllo. A trasformarlo in una sorta di demone sanguinario. Non accadde l'irreparabile, ma provocai un taglio bello grosso sulla guancia di un altro ragazzino. Ebbene così, purtroppo, scoprii di essere stato prescelto da quell'innata. Ti chiederai dove voglia arrivare ed ora ci arriverò presto. Dopo tale accaduto, oltre ad essere stato allontanato dai miei coetanei,
    i miei genitori, che sono persone comuni e non shinobi, rimasero presi alla sprovvista da una situazione simile. Insomma, da figlio irrequieto ma infondo buono, si sono ritrovati una quantità di genitori incazzati, che demonizzavano il mio comportamento e le mie attitudini. Da lì il passo fu breve. L'accaduto arrivò alle orecchie in un altro appartenente alla mia, se possiamo così chiamarla, "casata", che annunciò ai miei genitori che avrei dovuto per forza intraprendere questa via. Non c'era altra scelta. Non potevo scegliere, altrimenti cosa mi sarebbe accaduto una volta divenuto un adulto? Avrei ucciso qualcuno? I miei genitori? O una futura moglie? Non potevo permettermi un rischio simile. Quindi, non preparato all'idea accettai. Questo è il reale motivo per cui sono uno shinobi: perché devo imparare a controllare il mio potere.


    Ennesima pausa, in cui il ragazzo rimase in silenzio. Per poi aggiungere, all'improvviso, dopo qualche istante:

    Bada bene: a me piace ora la mia vita. Continuo a non avere molti rapporti sociali nel quartiere, purtroppo, ma con i miei superiori ciò non succede. Ho qualche conoscente e comunque so il fatto mio come shinobi. Non mi ritengo un portento nel combattere, ma sono convinto che nel momento in cui imparerò a controllare i miei veri poteri diventerò un elemento molto utile. Ma ci vorrà tempo. Ecco, l'unica cosa che mi auguro, è di poter lasciare un segno. Di diventare qualcosa di più di un semplice appartenente ad una "casata" o clan. Ma di renderlo qualcosa di mio che mi contraddistingue persino dai miei lontani cugini. Ma ora beh... Veniamo a te!

    Lo indicò, ridacchiando.

    Sappi che non ce l'ho con te, sei stato piuttosto sincero e lo apprezzo. Ho notato, però, come hai svicolato alla mia domanda. Visto che io sono stato sincero ora dovresti esserlo anche tu, non solo però comunicarmi la tua opinione su me stesso. Perché sei un militare?

    Gendo chiuse gli occhi ed annuì. Aveva capito che per quanto Minoru sfoggiasse calma ed agio, anche lui aveva qualche riserva quando si trattava di aprire se stessi al primo che passa. Andava provocato, ed era esattamente ciò che l'ishivariano, anche se non intenzionalmente, aveva fatto. Ora non v'era più l'ostilità di prima sul suo volto, ma piuttosto reale curiosità.

    Capisco perchè i suoi genitori ed i conoscenti gli abbiano voltato le spalle. Da come l'ha descritta, pare che sia affetto da una sorta di doppia personalità, un "io" sepolto che emerge durante l'azione. Eppure lui l'ha definita un'abilità, un potere... Forse però questo non è ben chiaro agli altri, e nemmeno a me a dire il vero. Non lo invidio affatto: come fai a combattere l'ignoranza di chi pensa che tu sia pazzo, quando in realtà ciò che hai dentro e fa parte di te è un alter ego che puoi imparare a controllare? Da questo punto di vista deve ritenersi fortunato ad aver trovato qualcuno che, conoscendo il reale problema, l'ha indirizzato verso l'addestramento Ninja. Se fosse stato abbandonato da tutti, chissà cosa gli sarebbe capitato...

    Pensò. Persino nell'attitudine posata di quello Shinobi, Gendo credette di aver individuato del significato. Mantenere sempre la calma doveva essere il suo mondo per bilanciare l'esplodere di quello che aveva definito "il demone sanguinario".

    Perchè sono un militare... Hm!

    Gendo si prese il suo tempo, osservando distrattamente Minoru mentre raccoglieva il coraggio di rispondere. Non v'era nulla di più difficile per lui, perchè significava esporre a nudo i demoni contro cui combatteva ogni singolo minuto della sua vita o, in altre parole, ammettere ciò che cercava di nascondere e reprimer in continuazione, consumando costantemente le sue forze interiori. Una battaglia continua che rischiava di trascinarlo verso la rottura. Sospirò profondamente e sfoggiò un accenno di sorrisetto sofferente.

    Devo ammettere che le mie motivazioni, sotto una certa luce, non sono poi così differenti dalle tue, ora che me le hai spiegate decentemente. Anch'io l'ho fatto per poter avere accesso a mezzi che i civili non possono ottenere. Nel tuo caso quei mezzi ti potranno permettere di controllare la tua abilità innata. Nel mio invece, quei mezzi mi permetteranno di combattere ad armi pari coloro che mi hanno privato di ogni cosa.

    Artigli gelidi stritolarono il petto di Gendo, impedendogli di parlare con scioltezza. Ogni suono della natura che lo circondava venne sovrastato dal pulsare violento del cuore trasmesso attraverso le vene fino ai timpani, dove risuonava come un gigantesco tamburo ovattato.


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    Sono nato e cresciuto in un luogo non molto diverso da questo, ovvero una terra non ancora calpestata dal mondo Ninja. Vivevo con la mia tribù, i Sawokii, in una valle stupenda che per noi rappresentava tutto il nostro mondo. Non avevamo bisogno di niente e nessuno, volevamo soltanto essere lasciato in pace nel nostro piccolo angolo di paradiso. Ma sempre più di frequente, negli ultimi anni, ricevevamo "visite" dagli Shinobi, che noi chiamavamo "portatori del Ninjutsu". Io ero piccolo, non venivo messo al corrente della situazione, ma origliando avevo capito che la nostra valle era una zona contesta tra diverse fazioni. Nessuno, nel mondo Ninja, aveva preso in considerazione l'idea che in realtà quelle terre appartenessero a noi, visto che le avevamo colonizzate in tempi tanto antichi che la figura del Ninja non era nemmeno ancora stata pensata. Qualcuno aveva deciso che voleva la nostra terra, qualcun altro aveva fatto altrettanto, ed i Sawokii in tutto ciò non avevano più spazio. Solo Ishivar pareva voler proteggere il nostro mondo, ma a quanto pare non lo voleva abbastanza...
    Una notte accadde ciò che tutti, nei loro peggiori incubi, già avevano visto: i portatori del Ninjutsu arrivarono in forze, armati del loro chakra distruttore, e...


    Abbassò lo sguardo, lo spostò sulla foresta buia, poi verso il cielo oscuro, poi di nuovo in basso.

    ...ammazzarono la mia sorellina, ammazzarono Mà, ammazzarono Pà, tutta la mia famiglia, i miei amici, la mia tribù... Tutta la mia realtà fu spazzata via dal progresso dettato dal mondo degli Shinobi.
    Io fui l'unico sopravvissuto, ne porto ancora i segni sul volto. Sopravvissi per colpa di un inganno. Vorrei tanto essere morto quel giorno, per poter attraversare i cancelli dell'eterno mano nella mano con le persone che amo. Ed invece sono qui, con le anime tormentate della mia tribù che gravano sulle mie spalle. Sono stato accolto dal Paese della Speranza, e ben presto ho capito che per me esisteva un'unica via: sacrificare me stesso acquisendo il potere degli Shinobi, quello che io stesso odiavo con tutto me stesso, ed utilizzarlo contro chi ha dannato le anime dei Sawokii.


    Minoru rimase in ascolto durante tutto il monologo del giovane, accorgendosi di quanto i due fossero simili. Entrambi così soli e con grande voglia di riscatto. Chi per essere accettato, chi per vendetta. Erano entrambi animati da un obiettivo, da una voglia di riscatto sociale che li portava a voler lavorare duro per ottenere qualcosa.

    Non siamo infondo così diversi. La sofferenza ci ha portati dove siamo, chi per un motivo, chi per un altro. Diciamo che per entrambi il destino c'è stato segnato da agenti esterni.

    Rimase in silenzio per un istante, per poi aggiungere:

    Abbiamo sicuramente ancora tanto da dare però a questo mondo. Immagino tu abbia accantonato l'idea di raggiungere i tuoi cari... O meglio lo spero per te. Che poi raggiungerli dove? E comunque, so che sembrerà scontato, ma la vendetta non so a cosa potrebbe portare.
    Credo, da sconosciuto te lo consiglio, che dovresti allontanarti da tali pensieri. E' inutile rispondere all'odio con l'odio a mio parere. Ovvio che veniamo però da situazioni molto diverse, quindi non posso dirti cosa devi o non devi pensare. Che cosa sei nel tuo villaggio? Un chunin? Oppure una semplice recluta? I chunin al vostro villaggio indossano questo giubbotto? Te lo chiedo, perché, ad occhio e croce, per arrivare a vendicarti di shinobi in missione militare di quella portata, dovresti essere un vero e proprio asso...


    Sospirò, volendo essere un poco provocativo.

    Varrebbe davvero la pena inseguire una vendetta simile? Quante cose potrebbe perdersi lungo in cammino, per poi ritrovarsi in mano un pugno di mosche...

    Si disse, osservando il ragazzo. Era però molto curioso di capire se quei propositi fossero accompagnati anche da fatti e capacità per un compito simile, ma decise di non esporsi troppo, per ora.

    Non è come credi, non si tratta solo di vendetta!

    Replicò Gendo con una bruciante nota collera nella voce, che represse alla bell'e meglio nell'istante immediatamente successivo. Chinò il capo e distolse lo sguardo, come se il vero destinatario delle parole fosse se stesso, più che il suo interlocutore.

    Uccidere gli assassini materiali della mia gente non darebbe pace alle anime dei Sawokii. Ripagando il sangue con altro sangue, fomenterei ancora più tormento, trasformerei i loro spiriti in demoni, e non ci sarebbe più nessuno ad accogliermi quando anch'io morirò. No, trafiggere cuori e squartare gole non basta...

    Terminò con una smorfia di disgusto. Poi riposizionò occhi decisi su Minoru, e riprese con enfasi spontanea:

    Voglio di più, voglio indagare in profondità, voglio far emergere il marcio che infetta il mondo da cui provieni te e gli altri Shinobi, un mondo in cui massacri come quello di cui ti ho parlato passano inosservati, come fossero una normale conseguenza dei tempi che fluiscono. Un mondo che è stato capace di trasformare in un'arma persino la cosa più splendida ed innocente che ci è stata donata, il chakra... come se tutto facesse parte della normalità. La gente che incontro nemmeno se li pone simili dubbi, e questo mi riempie di amarezza.
    E lo farò a partire dai responsabili dell'assassinio della mia tribù! Non avrò pace fino a quando le cose non cambieranno...


    Poi, rispondendo alla domanda di Minoru, aggiunse:

    Ma ancora non ho i mezzi per procedere. Sono una semplice Sentinella, l'equivalente dei vostri Genin, e nonostante tutta la fatica e la sofferenza che sopporto, i miei poteri crescono troppo lentamente!


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    Minoru rimase in ascolto con espressione attenta, osservando Gendo di tanto in tanto. Sembrava sapere il fatto suo. Non era di certo uno scemo, uno di quegli shinobi ottusi e devoti solo e solamente al proprio paese. Anzi, tutt'altro.

    Sei uno shinobi atipico lo sai? Non vuoi utilizzare il Ninjutsu, o meglio, odi utilizzarlo ma devi, odi essere chiamato Shinobi ma lo sei. E le tue ambizioni sono proprio quelle di un grande shinobi.

    Un sospiro, lento questa volta, quasi rassegnato, ma che precedeva parole molto dure.

    Combattere il marcio però è pericoloso. Pensi di avere la stoffa giusta? Come pensi di riuscire a farlo? Molti di coloro che rappresentano il "marcio", come tu lo definisci, probabilmente erano animati dai tuoi stessi nobili intenti in origine. Il potere ti cambia.

    Quella Sentinella d'Ishivar, armata soltanto dei suoi semplici strumenti da caccia alla selvaggina e da un tumulto di aridi ricordi ammassati alle estremità consunte del suo spirito, era forse riuscito in qualche modo a far breccia nell'animo di qualcuno. Minoru non era rimasto indifferente al significato delle sue parole, glielo si leggeva in faccia. E per Gendo valeva altrettanto. Il ragazzo del suono, anche se inconsapevolmente, aveva appena spinto con il dito indice il seme del dubbio nel duro terreno che ospitava i pensieri dell'ishivariano: "il potere ti cambia". Un seme, un'idea, un'insidiosa infezione che col tempo sarebbe potuta crescere, piantare radici profonde fino a definire Gendo, o a distruggerlo. Egli condivideva davvero il medesimo fine dei grandi Shinobi, come asseriva Minoru? Se a portare il genere umano verso quella direzione nefasta erano stati Shinobi spinti dai suoi stessi nobili intenti, come poteva pensare ancora di agire nel giusto? Gendo era certo che il potere non l'avrebbe cambiato, perchè nel suo immaginario rappresentava un semplice orribile mezzo per portare a compimento uno scopo sincero. Ma poi, quando figurava se stesso rispondere a Minoru con quell'ovvio concetto, capiva che anche i "grandi Shinobi" a cui si era riferito dovevano essere stati convinti dei loro fini allo stesso modo. Forse il Chunnin aveva ragione: ciò che ti spinge lungo la via non ha alcuna rilevanza, ad essere importante è solo dove quella via conduce, perchè essa conduce ad una sola e singola meta, indipendentemente dagli intenti che ti guidano, siano essi nobili o ignominiosi.

    Ti offro però un modo per metterti alla prova! Perché non ti alleni con un obiettivo più realistico per ora? Allenati per competere con un chunin come me no?Così hai un obiettivo fisico a cui ambire, un obiettivo da superare. Ti propongo un rapido scambio ora, adesso, per vedere se le tue abilità sono così pessime come le definisci. Che ne dici? Ovviamente con le sole arti marziali, non voglio di certo buttare giù qualche albero con dei ninjutsu. Un piccolo scambio, soltanto per gioco. Almeno posso capire se sei soltanto pessimista sulle tue capacità o se c'è del vero. Ti avverto che però non sono neanche un vero e proprio asso del corpo a corpo. In realtà non sono un asso neanche nelle arti magiche a dirla tutta... AHAHAHAHAH!

    Ridacchiò, accarezzandosi la nuca.

    Però ho una preparazione piuttosto ampia, ecco. Penso non ci sia termine migliore per riassumere le mie capacità!

    Ciò che Minoru stava suggerendo non era nuovo a Gendo. Un'altra persona importante, anzi, l'unica persona ancora vivente che avesse per lui una certa importanza, aveva pronunciato simili parole tempo prima. Era stata Sensei Ren, quando gli aveva chiesto di distogliere la sua mente dai terribili fini che la affliggevano, rimandando la sua Raison d'être a quando fosse stato pronto. Gli aveva chiesto di focalizzarsi su qualcos'altro, promettendogli che arrivato il momento l'avrebbe accompagnato lungo la via. Minoru lo colpì profondamente; gli stava offrendo il suo aiuto senza chiedere nulla in cambio.

    Ma lui è uno Shinobi, ed io non mi posso fidare!

    Pensò Gendo con una certa amarezza. Ciò non toglieva però che poteva dargli una possibilità, con la scusa di voler entrare più a fondo nella mentalità di uno Shinobi.

    D'accordo, ma andiamoci piano, non posso consumare troppe energie, ho una faccenda importante da sbrigare!


    Minoru sembrava aver colto nel segno. La diffidenza del giovane oramai sembrava un vecchio ricordo. Forse chissà, da solitario qual'era, aveva l'occasione per fare amicizia. Decise quindi di sfruttarla al meglio, di rendere l'occasione utile ad entrambi, al fine di rendere il loro incontro un passo importante verso una crescita collettiva. Perché infondo non è questa l'amicizia? O meglio, la compagnia. Non poteva chiamarlo amico, non ne aveva e non riusciva a dare una vera connotazione. Ma in quel caso sentiva di comportarsi come una brava persona, aiutando Gendo nel suo intento. E Gendo, inconsapevolmente, dava aiuto a Minoru per testare se effettivamente le sue abilità erano così nella media. Lui, che voleva ardentemente lasciare un segno, essere un simbolo per tutti i Senninka "maledetti" del Suono, segnati fin da bambini ad un destino impossibile da cambiare, era un chunin nella media. Uno shinobi nella media. Quando mai qualcuno nella media aveva lasciato un segno? Uno spirito carico d'ambizione lo guidava da pochi giorni, ma già sentiva un cambiamento interiore. Qualcosa si muoveva dentro di lui e non erano i geni del demone.

    Tranquillo, ho in mente qualcosa di molto semplice ma efficace: dovrai solamente schivare i miei colpi o pararli. Non sono un asso nel corpo a corpo, te l'ho detto, ma tu non credo sia un completo impiastro in quel campo. Ho visto come brandivi quell'arma, prima. Quindi dai, mettiti in guardia!

    Annunciò, mettendosi anche lui in posizione. Non aspettò neanche un istante, non voleva di certo dare aiuti alla Sentinella, quindi scattò con rapidità in avanti con un preciso diretto alla bocca dello stomaco.

    Gendo reagì con abile rapidità intercettando il pugno con un colpo a mano aperta, che ne deviò la traiettoria mandandolo a vuoto. Difficile distinguerne bene i movimenti in quell'oscurità oramai traboccante, dove Minoru pareva muoversi come l'ombra di un grosso rapace che sorvola il campo di caccia. Ma curiosamente Gendo arrivò persino a notare le perline d'acqua che esplodevano nell'aria sollevate dal suo passaggio. Capì quindi di possedere un vantaggio nel campo del combattimento fisico, anche se in quel brevissimo contatto aveva percepito una forza ben superiore alla sua.
    Deviato il colpo, l'ishivariano roteò su se stesso sollevando il braccio piegato per dirigere una gomitata alla nuca dell'altro, sentendo fitte di dolore lancinante ai muscoli stanchi per la dura giornata.


    Minoru, sorpreso dalla rapidità del ragazzo, forse si accorse troppo tardi che il colpo non sarebbe arrivato al mittente. Non era un portento, è vero, ma confidava nel possedere comunque delle capacità fisiche notevoli. Sicuramente era ben più fisicato, ma Gendo dimostrò di possedere una rapidità notevole, forse anche superiore al chunin. Senza dar tempo allo shinobi di riflettere, subito l'Ishivariano si lanciò all'azione. Per un solo istante, però, la sua espressione mutò. Per un singolo istante sembrò quasi sofferente, affaticato. Minoru, percepito ciò, schivò la gomitata dell'avversario con un balzo all'indietro.

    Non male! Non sei un'incapace Gendo, te lo riconosco. E forse puoi fare anche meglio di così? Senti, ho da proporti una cosa.

    Aggiunse, abbassando entrambe le braccia in segno di resa. Per quanto lo riguardasse lo scontro poteva anche terminare così. Il ragazzo, a suo giudizio, aveva stoffa. Ma come poteva basare un giudizio completo su due scambi effettuati senza una vera e propria competizione di mezzo? Competere, spesso, porta gli uomini a tirare fuori il meglio da loro, a farli emergere, a renderli estremamente produttivi e determinati. Sapeva, forse, come stimolare al meglio la Sentinella in questione.

    Parto col dirti che secondo me puoi tranquillamente affrontarmi. Non in uno scontro all'ultimo sangue s'intende. Probabilmente avresti meno chance. Ma in un duello amichevole riusciresti a mettermi in difficoltà, forse. Ti propongo però di affrontarci tra tre mesi, fissando come luogo d'appuntamento la zona che più ti soddisfa. Mettiamo in palio un arma di ognuno, così da rendere la competizione più interessante? Credo che dei piccoli obiettivi, seppur brevi, possano darti la carica in più per tirare fuori il meglio, per farti migliorare. Allenati e tra tre mesi affrontami con l'idea di sconfiggermi! Ovviamente non combatteremo per farci veramente del male, ma insomma, se uno dei due dovesse finire K.O. andrebbe messo in conto già da ora. Ti permetto di scegliere il luogo e l'ora del nostro incontro, sperando che entro allora sarai migliorato. Io non ti assicuro di essere lo stesso che sono ora tra tre mesi, anzi, lo escludo. Probabilmente mi andrò a cercare più guai possibili per aumentare le mie capacità ed il mio livello, quindi mi aspetto che tu faccia altrettanto! Che ne dici?

    Gendo assunse nuovamente la normale compostezza e con un cenno del capo disse:

    Quando dici che non mi assicuri di essere lo stesso tra tre mesi, spero veramente che tu ti riferisca solo alle tue capacità di combattimento. In te Minoru ho trovato una persona, anzi, uno Shinobi diverso; si persino riuscito ad incrinare le convinzioni che mi hanno guidato in questi anni. Ma come hai detto prima, "il potere ti cambia". Farò di tutto per evitare che ciò accada, e spero che tu farai altrettanto. Tra tre mesi, quando ti verrò a cercare, voglio trovare la stessa persona che ho conosciuto oggi.

    Non servirono altre parole per affermare che aveva accettato la sua sfida. Sospirò silenziosamente e si schiarì la gola:

    Se procedi verso est in quella direzione nel bosco ed aggiri la montagna, arriverai ad un fiume. Segui la corrente per un giorno di cammino e troverai un piccolo villaggio circondato da una palizzata. Con un po' di denaro, lì potrai trovare cibo, riposo ed indicazioni per continuare il tuo viaggio.
    Ti ringrazio, Minoru...


    Aggiunse infine, voltandosi e sparendo nell'oscurità.


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    Volevo spendere due parole per questa P.Q., che reputo molto importante. La reputo molto realistica, come se fossero le pagine di un libro trasposte su di un forum, quindi con uno stile molto più da romanzo. Grazie Ans per la buona p.q., potrebbe essere integrata come possibilità nel regolamento, perché a mio parere permette meglio di caratterizzare i personaggi nelle interazioni, nei rapporti sociali, non fargli dare risposte buttate lì, ma renderli veri e propri "attori" nello scenario in cui si muovono.
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Non ci sono ripetizioni nei tra i vari post come spesso accade nei normali eventi, ogni post è qualcosa di totalmente nuovo da leggere e la qualità di scrittura tra di voi neanche si nota a dire il vero, a mio parere. Per quanto mi riguarda, vi assegno il massimo del vostro grado + 10 punti bonus.
    Oltre al fatto che la PQ è abbastanza scorrevole e piacevole da leggere, è qualcosa di diverso e ho voluto premiare anche l impegno che avete avuto nel provare e creare questo metodo alternativo.
     
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    Ho riletto la P.Q. visto che oramai è passato quasi un anno :cry:
    Povero Minoru :cry: Ad averla riletta sembra quasi il suo testamento! Ans se mai tornerai a ruolare puoi veramente farci tanto con una p.q. simile, vista anche che fine ha fatto Minoru. Secondo me in Inverno gli ritorna la voglia :patpat:
     
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    Infatti, maledetto Shane che l'hai fatto morire :nana: l'avevo pure inserito nella scheda.
     
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    E che centro io lol
     
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