Mongwau pt.3

[Personal Quest]

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    L E G E N D A :

    Narrato
    "Pensato"
    Parlato

    Nobu



    Continua da qui...

    Inverno dell'anno 17 d.Z., terzo giorno di camminata...



    Non appena supero la traccia, perdo ogni indicazione su dove possa essersi diretto Greem. Vado dritto, cercando di mantenere la direzione come meglio posso in quell'inferno gelido. Nobu mi segue qualche passo più indietro, impassibile e silenzioso. Se è vero che Greem aveva tentato di ucciderlo nel sonno durante la prima notte, capivo che le sue intenzioni di rischiare la vita per salvarlo non dovessero essere particolarmente forti. Muoversi diventa giorno dopo giorno sempre più difficile, ed oggi pare praticamente impossibile. Arranco su rocce coperte di ghiaccio, sostenendomi con le mani dolenti per il gelo ai rami che mi capitano a tiro. Ogni movimento è impreciso, scomposto, reso rigido dai muscoli tremanti e le giunture cementificate. Sentirsi gelare dentro senza una fonte di calore a disposizione ti riempie di un terrore a stento controllabile. Dovrò camminare ore prima di percepire un minimo torpore pervadermi le membra. Per quanto dovrò ancora resistere?
    Ma ora non importa, devo cercare Greem. Muovo ancora un po' di passi barcollanti, non ho camminato più di cinque minuti, quando la coltre di ghiaccio nebulizzato mossa in un flusso costante dal vento, si apre difronte a me rivelandomi una voragine senza fondo. Mi arresto sul posto agitando il braccio destro in cerca di un appiglio, che con immensa gratitudine trovo in un ramo sporgente. Ora il cuore mi rimbomba all'altezza della gola, ed ondate di brividi gelidi mi scuotono da capo a piedi. Recuperato l'equilibrio mi accorgo di essere sull'orlo di un precipizio roccioso di cui non scorgo il fondo, una sorta di sperone che sporge sul vuoto. Mi riavvicino e mi piego per guardare verso il basso. Le nubi temporalesche in cui siamo immersi mi impediscono di vedere le rocce sottostanti. Aguzzo la vista ed attendo, finchè una sferzata di vento trascina via per un attimo la condensa gelida, ed allora ho una visione istantanea di cosa c'è sotto. La conferma dei miei timori. C'è un corpo riverso sulle rocce ad un centinaio di metri più sotto, o almeno mi pare fosse un corpo. Quando la nebbia richiude il varco, comincio già ad avere dei dubbi su ciò che ho visto. La stanchezza può avermi giocato il brutto scherzo di avermi mostrato ciò che volevo o non volevo vedere. Non sono sicuro.

    -[ X ]-


    Nobu, credo che Greem sia caduto da qui! Morto!

    Grido, poi mi giro verso il mio interlocutore. Trasalisco nel trovarmelo ad un palmo di distanza. Il capo inclinato, una strana espressione in volto. In quegli occhi leggermente spalancati e la bocca incurvata in un sorrisetto equivoco, mi sembra di rivedere quel Nobu che ho sorpreso a puntare una lama alla gola del vecchio. Mi lancio un'occhiata alle spalle, constatando che se muovessi un passo indietro, farei la fine del defunto compagno di impresa, sfracellato sulle rocce. Torno a guardare Nobu.

    Caduto... si... morto... si...

    Mormora allargando quel sorriso gelido. La certezza che a spingerlo giù sia stato proprio Nobu mi colpisce all'istante. Non ho prove, ne indizi, ma so per certo che è stato lui. Glielo leggo su quel volto mostruoso. E la mia mente si mette immediatamente in moto per trovare una via di fuga da quella situazione. Ho il cuore nuovamente in gola, lo sento pulsare nei timpani.

    D-Dev'essere precipitato questa notte... forse cercava un p-posto dove pisciare e...

    Mentre farfuglio parole improvvisate la mia mano sinistra fruga alacremente sotto le vesti in cerca del pugnale. Lo trovo nell'istante stesso in cui Nobu mi blocca il polso in una stretta d'acciaio. Sempre con la stessa atroce espressione, pronuncia lentamente quella parola che per molti anni aveva tormentato i miei incubi:

    Mongwau...

    E' come una lama bollente che penetra lentamente nelle mie viscere. Percepisco ogni sensazione svanire, mi sento improvvisamente leggero, quasi intangibile. Non provo più nulla, un blocco totale. Riesco solo a fissarlo ad occhi spalancati, mentre il suo sorriso si allarga oltre l'umana capacità e inizia a ghignare come una iena rabbiosa.
    La mia mano destra scatta rapida come un fulmine intrappolando la gola di Nobu in una morsa composta da dita di lega metallica, noncurante del fatto che un movimento sbagliato potrebbe farci precipitare entrambi giù dallo sperone, a morire accanto a Greem. Stringo finchè non sento il metallo biotecnologico stridere e deformarsi fino a perdere le proprie funzionalità. Nobu assume una colorazione violacea e dalla bocca un rivolo di sangue cola gelando prima di gocciolare dal mento, ma non perde il suo sorriso.

    Mongwau Mongwau Mongwau... l'ultimo dei Sawokii...

    Recita con un filo di voce rauco ed irriconoscibile. Non riesco a contenere la rabbia. Provo l'irrefrenabile desiderio di ficcargli le dita nelle orbite oculari e scardinargli il cranio per scavare e scavare nel suo cervello grumoso e biancastro, fino a trovare la verità. Nessuno può conoscere quel nome, il nome con cui ero conosciuto all'interno dei Sawokii, il nome datomi da mio padre e mia madre, il nome che la mia sorellina usava per prendermi in giro, quel nome morto assieme a tutte le persone che amavo.
    "Nessuno lo può sapere... Nessuno!"
    Lo fisso senza riuscire a respirare, voglio solo stringere fino a spezzarlo. Ammazzarlo!

    Quanto devi sentirti solo... in questo mondo... Non ti deprime?

    Pronuncia ogni parola con una lentezza snervante, i ghigno traboccante sangue d'una mostruosità oscena. Persino gli occhi inizialo ad eruttare il liquido cremisi, che nella tempesta gelida cristallizza in rigagnoli neri.

    CHI! SEI! MALEDETTO!

    Ringhio a denti stretti fino allo spasmo.

    Non temere piccolo gufo... presto li rincontrerai...

    E detto questo Nobu compie un passo indietro, la sua gola scivola dalla presa della mia mano bionica come fosse gelatina. Resto immobile, esterrefatto, finché il suo gancio destro non mi colpisce con una violenza inaudita alla bocca dello stomaco. Vengo sollevato da terra e ricado accasciandomi sul bordo dello sperone. Una pioggia di ciottoli sparisce giù nella nebbia. Non riesco a respirare, ne a sollevarmi. Faccio solo in tempo ad alzare lo sguardo e fissare quel volto terribile per un ultima volta. Poi il suo scarpone cala duramente sul mio viso, spingendomi giù. Cado inerme, inghiottito immediatamente dalle nubi dense e gelide, accelerando rapidamente verso una morte fatta di roccia e ghiaccio. Riesco solo a pensare che la verità era ad un passo da me, mentre precipito nel vuoto. Morirò prima di potermelo permettere.


    - 1 -



    Edited by Mr. Anselmo - 30/10/2017, 10:31
     
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    E' esattamente come quando sogni di precipitare: sperimenti quell'orribile sensazione nelle membra, come se tutti i tuoi organi si bloccassero e venissi privato della capacità di respirare. Dura un'istante, poi l'immagine del suolo che si avvicina a velocità vertiginosa ti spinge a proteggerti stupidamente con le braccia, e nell'esatto istante dell'impatto ti svegli di soprassalto. Accade proprio così, con l'eccezione che non mi trovo in un sogno. Questa è la realtà, e nella realtà sono padrone delle mie azioni. Non cado inerme! Qualcosa mi spinge ad allungare il braccio verso la parete del dirupo che scorre vertiginosamente accanto a me. All'inizio le dita di metallo sbattono inefficacemente sulla roccia. Ho acquistato troppa velocità, oramai è impossibile trovare un appiglio. Ho gli istanti contati. Ci riprovo, questa volta con il chakra. "Stupido, dovevi pensarci subito, questa esitazione ti costerà la vita..." Le rune che si avvolgono attorno all'avambraccio bionico sfavillano d'una luce rossastra e le dita questa volta si aggrappano come artigli alla parete, spinte da questo potere che mi scorre come pura energia nelle vene. Comincio a rallentare, mentre la mano artificiale lascia un solco profondo nella continuità della pietra. Una pioggia di scintille, detriti e frammenti del mio braccio schizza in ogni direzione. La struttura dell'arto ad alta tecnologia sta cedendo, ed io vi incanalo tutto il chakra che posso, portando al limite le sue funzioni, tanto che le rune esplodono in tentacoli di plasma accecante. Non posso far altro che stringere i denti e sbattere anche l'altra mano, quella di carne ed ossa, sulle parete. Fitte lancinanti mi sferzano le membra quando le falangi si sbriciolano l'una dopo l'altra. Guardo verso il basso ed il suolo fatto di massi cementati dal ghiaccio è lì, a poche manciate di metri da me. Faccio appena in tempo a chiudere gli occhi che l'impatto sradica via la coscienza dalla mia mente. Qualche secondo confuso e mi rialzo sotto una doccia di ciottoli e polvere che coprono me ed il cadavere di Greem alle mie spalle. Le gambe rispondono, ho rallentato abbastanza da salvarmi la vita. E' l'unica cosa che mi riesce di constatare. La protesi auto-chakra reagisce a scatti, ridotta ad un intrico di viti e placche ritorte su loro stesse, percorse da scosse e scintille. Emana fumo ed un puzzo elettrico insopportabile La mano sinistra invece pulsa semplicemente di dolore bruciante. Non la guardo nemmeno, so che è ridotta un colabrodo. Invece alzo gli occhi verso l'alto e senza nemmeno darmi il tempo di recuperare il fiato, mi lancio sulla parete, ripercorrendola di corsa con l'ausilio del chakra. Vado a caccia...

    [...]


    Scavalco il bordo del precipizio ritrovandomi esattamente nel punto da cui ero stato scaraventato, e Nobu non c'è. Mi guardo attorno nella tempesta che imperversa con furia inaudita, mentre una macchia di sangue tinge la neve sotto la mia mano sinistra. Mi chino, come farebbe un segugio a caccia per fiutare gli odori, ma io cerco tracce visibili. Le trovo in delle impronte di scarpone scavate nella superficie ghiacciata della neve. "Il bastardo non si è preoccupato di nascondere le tracce, crede di avermi ammazzato!" Pensieri lucidi dettati dall'adrenalina che mi impregna la circolazione sanguigna. Mi lancio all'inseguimento, lo sguardo piantato sulla linea appena visibile di orme umane. "Potrei riuscire a raggiungerlo se corro, ha solo qualche minuto di vantaggio!" Mentre avanzo rapido contro la bufera senza più sentire la fatica, mi rendo conto che Nobu non si è diretto verso casa, ma verso la vetta del monte Ryuku, come se avesse ancora del lavoro da portare a termine.
    Continuo a seguire le tracce, ho quasi la bava alla bocca per il desiderio che mi ribolle dentro. Mi rendo conto che sono accecato dall'ira, e non ho alcuna intenzione di rinsavire. Presto lo raggiungerò, e solo gli Dei sanno cosa gli farò...


    -[ X ]-


    Le tracce mi portano alla base di una parete alta qualche metro, e qui si interrompono. Balzo in cima e frugo nel terreno in cerca di qualcosa, ma la superficie sconnessa nasconde ogni traccia. Torno giù, scruto alacremente la zona circostante. Ad ogni istante che passa sento l'accanimento montarmi nelle vene. Non trovo più alcun segno del passaggio di Nobu. Mi guardo attorno cercando di indovinare quale direzione possa aver intrapreso, ma il turbinio di ghiaccio e neve che mi circonda mi impedisce di vedere a più di qualche passo di distanza. Sferro un pugno violento al tronco di un albero rinsecchito, abbattendolo di netto. Il braccio bionico protesta con uno stridore sferragliante, ma a me non importa. Il sangue mi pulsa nel cranio. Mi afferro il petto con la mano ferita cercando di calmare l'oppressione che mi spinge verso il delirio. Ma no, non la voglio domare, questa volta no.

    DOVE DIAVOLO SEI...!


    Il mio grido graffiante è surclassato dal vibrare della tormenta. Cado in ginocchio, getto quel che resta delle mie mani nella neve, guardo il sangue scorrere e mi sento debole, impotente. Devo trovarlo, non posso lasciare che mi sfugga. Dopo tutti questi anni di ricerche inconcludenti e sofferenza, pura sofferenza. Il cuore svuotato per la mancanza, quella solitudine tremenda, da impazzire. Una tortura incomprensibile, sopportata per cercare la pace e la verità!
    "No... Rialzati... Finché hai vita... Non ti puoi dare per vinto... Alzati... ALZATI!" Grido a squarciagola imprecazioni disarticolate mentre raccolgo tutte le mie forze e mi sollevo. Guardo davanti a me, nella tempesta impenetrabile, circondato dal rombare dei tuoni minacciosi. Spalanco gli occhi, lascio che il gelo mi solidifichi le cornee. Scruto in profondità, guardo oltre. Qualcosa accade, potenzialità ignote che si risvegliano a livello delle tempie. Un potere, un'abilità che emerge insperata. Qualcosa di innato che si risveglia, forgiato nel dolore.

    I miei occhi...


    HfaqfdW


    - 2 -


    Sblocco direttamente il secondo stadio del Byakugan.


    Edited by Mr. Anselmo - 30/10/2017, 17:11
     
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    Tutto... brucia...

    La realtà che mi circonda acquista improvvisamente senso. Tutta quella sofferenza, il dolore costante, l'insopportabile oppressione interiore che sono costretto a subire giorno dopo giorno, ad ogni ticchettio dell'orologio... Tutto pare concretizzarsi attorno ai miei occhi. Fiamme oscure divampano laddove prima il vento gelido turbinava in volute di ghiaccio. La solidità materiale del mondo reale viene consumata della propria tangibilità alla luce. Vedo attraverso le cose come il fuoco dell'inferno che aggredisce un velo di seta. Nulla è un mistero per me in quella dimensione buia dove ogni cosa arde della propria intensità. Dallo scarafaggio più insignificante che gratta sotto la corteccia di un albero al possente Grizzly sopito centinaia di metri alle mie spalle, ogni anima sfavilla nel mio buio occhio come un un tizzone ardente. La realtà si estende nera, sincera, un mondo onesto in cui finalmente la verità sfavillano sotto il mio sguardo. Tutto brucia!
    Vedo la sagoma della vetta appuntita del monte Ryuku incombere nella tempesta, flagellata da sferzate di vento e lampi elettrici. Vedo la linea delle impronte di Nobu brillare tagliando attraverso cumuli di ghiaccio e girando attorno a rocce e tronchi. E finalmente vedo lui, creatura privata delle sue spoglie mortali fino mirarne il suo fuoco interiore che emana libero illuminando l'oscurità circostante. Lo spoglio dei suoi costrutti fisici fino a scrutare ogni singolo capillare di energia spiritica. Ma non è solo. Anche se centinaia di metri ci separano, non ho difficoltà a vedere altri due individui giacere al suo cospetto. Sono deboli, la vita sta pulsando troppo debolmente nei loro corpi. Uno e più piccolo, dev'essere la ragazzina, stretta nell'abbraccio di suo padre, più possente ma più vicino alla morte. Si sono rifugiati in una cavità nella roccia, e l'uomo ha protetto lei fino all'ultimo, usando il suo stesso corpo. Ma ora Nobu li ha raggiunti. Dopo aver assassinato Greem ed aver tentato lo stesso con me, ora cala le sue mani sul padre della ragazzina. Assisto mentre lo solleva per la gola, gli spezza l'osso del collo con una torsione delle dita spegnendo il suo corpo dell'ardore rossastro e lo getta lì accanto come fosse spazzatura. Poi allunga le mani su di lei...
    Non posso far nulla, solo assistere al tremendo spettacolo. Il dono che mi permette di scrutare attraverso ogni cosa, morta e viva, muta in una dannazione. Comincio ad avanzare verso di loro, ma per la fatica mi riesce solo di trascinarmi, ed a dividerci ci sono quasi un migliaio di passi. Cala le mani sulla ragazzina e solleva anche lei per il bavero, con calma. Non la uccide, le parla. Vedo la mandibola di Nobu muoversi, ma non posso capire cosa le sta dicendo. Io continuo ad avanzare nell'incognito più totale. Ma qualcosa mi tradisce: Nobu si volta di scatto e punta gli occhi nella mia direzione. E' impossibile che mi possa vedere attraverso quella distanza riempita di rocce, arbusti e tempesta. Eppure mi fissa per qualche istante, poi si carica l'ostaggio in spalla e fugge. Scappa rapido, tanto che sparisce pure alla mia vista. Ed io giaccio primo di forze, tanto stanco che sono oramai incapace di percepire persino la disperazione che mi affligge il cuore.


    [...]


    Quando giungo alla cavità dove Nobu ha consumato il suo ultimo omicidio, gli occhi mi dolgono terribilmente, come se pulsassero d'una pressione sovraccarica. Mi stanno logorando. Così come ero stato inconsciamente capace di mutare il loro aspetto, allo stesso modo faccio riemergere le mie iridi ambrate incastonate in una sclerotica bianca, perdendo la capacità di vedere attraverso le cose. Abbasso lo sguardo sul cadavere riverso a terra dell'uomo. Sul suo collo disarticolato in un angolazione orribile, noto delle inspiegabili bruciature. E' come se la stretta di Nobu avesse lasciato un impronta carbonizzata sulla pelle della vittima. La mia attenzione viene però catturata da qualcos'altro, una sorta di straccio viscido abbandonato a terra. Lo raccolgo con quel che resta della mia mano bionica e lo sollevo, rivelando la raccapricciante verità: quello che ho davanti è un volto, una sorta di maschera fatta di pelle, qualcosa che ricorda le sembianze di Nobu. Lo lascio cadere e compio due passi indietro, sconcertato nello scoprire la faccia del bastardo era in realtà un falso.
    Quando mi volto ed inizio a muovere i primi passi incerti di ritorno verso l'insediamento Navas, la mia mente è svuotata di ogni pensiero. Privo di forze, flagellato dalla tempesta, e schiacciato dalla consapevolezza di essermi lasciato sfuggire un tassello della verità sullo sterminio della mia tribù, abbandono quei luoghi con solo una fragilissima traccia da seguire: il suo nome, Nobu. Non ho un volto da cercare, ne una direzione da intraprendere, e persino quel nome è un indizio poco consistente, considerando che l'individuo che sto cercando si era solo nascosto sotto l'identità del vero Nobu, probabilmente fatto sparire molto tempo prima. Senza nulla per le mani, ritorno sconfitto...


    Sesto giorno di camminata...
    ...e sinossi degli eventi successivi.

    -[ X ]-


    Gli avvenimenti successivi a quello che ricorderò sempre come "l'episodio del monte Ryuku" mi vedranno peregrinare verso una delle regioni più remote che l'uomo abbia mai calcato.
    Prima di ciò, però, giungo all'insediamento Navas, dove vengo accolto nella sorpresa più generale: tutti mi credevano morto. Prima di perdere conoscenza per l'estrema stanchezza, vengo a sapere che Greem mi ha anticipato: è giunto all'insediamento un giorno prima di me, con la ragazzina, raccontando agli abitanti che io, Nobu ed il padre della ragazza non ce l'avevamo fatta. Capisco che Nobu, o almeno colui che si celava dietro l'identità di Nobu, doveva aver assunto l'identità di Greem per far ritorno all'insediamento.
    Quando racconto la mia versione dei fatti, secondo cui un falso Nobu ha prima assassinato Greem, poi tentato di togliere di mezzo anche me ed infine ucciso il padre della ragazza, non possono che credermi, considerando che la mia presenza è la prova lampante che non sono morto lassù, su quel monte.
    Riposo per tre giorni, incapace di muovermi ed a stento cosciente. Quando riprendo le mie piene facoltà, vengo informato che l'individuo, ora sotto la falsa identità di Greem, si è dileguato portando con se la ragazzina prima che gli abitanti potessero catturarlo. Non ne sono sorpreso, affatto. In casa sua, o meglio, in quella di Greem, non trovo nulla, e nemmeno in quella di Nobu. Ma vengo a sapere da alcuni abitanti due cose che mi danno speranza: la prima è che nel corso degli ultimi due anni il presunto Nobu aveva stretto un legame particolare con la ragazza ora presa in ostaggio; la seconda è un'informazione riguardo suoi frequenti viaggi verso occidente.
    E' quest'ultima certezza che mi spinge verso il Continente Occidentale, luogo da cui non farò mai più ritorno.

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    - 3 -



    Edited by Mr. Anselmo - 1/11/2017, 19:52
     
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    Hey, Axel. You haven't forgotten? You made us a promise. That you'd always be there... to bring us back.

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    Approvo lo sblocco e ti prendi 35+5 perché sì. Mi stai facendo emozionare, sappilo.
     
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