Accademia Noctis Lucis

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    Hey, Axel. You haven't forgotten? You made us a promise. That you'd always be there... to bring us back.

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    Qualche ora prima...


    Quindi è questa la classe nuova eh?

    Sospirò, lasciando un leggero alone di indifferenza nell'aria. Si scrocchiò le dita e riprese parola dopo pochi secondi.

    Sappi che non ci andrò piano. Ho in mente colui che svolgerà il primo "esame", se così si può chiamare. Ho notato, durante il corso dell'anno, un certo Noctis Lucis. Essendosi sempre impegnato a scuola, vorrei sperimentare questo nuovo tipo d'esame perché mi sembra il più adatto, per quanto sadico possa essere.

    Si lasciò scappare una risata quasi isterica, soffocata immediatamente da un colpo di tosse. I passi riecheggiarono per la stanza, mentre il sensei abbandonava l'edificio.


    CITAZIONE

    [...]


    Le prime luci dell'alba sembravano non cambiare niente a Kiri. Al di sopra del velo nebbioso di quella giornata, raggi solari splendevano lucenti, ma erano ben coperti sia da nuvole colme di agonica pioggia che da quell'umidità talmente fine ma densa da poter essere squartata in due. Qualche accenno di pioggia accompagnava i minuti che scandivano il passare del tempo sull'intero villaggio ancora assopito. Un andirivieni di gente si poteva notare solamente al porto, centro nevralgico degli scambi commerciali. La ripresa economica di Kiri l'aveva fatta diventare una delle primissime potenze. In più, l'avvento degli esami Chuunin portò prestigio e fama in tutto il paese. Che dire, era uno dei momenti perfetti per abitare in quel paese. Era anche giunto il giorno del passaggio di grado per alcuni studenti dell'accademia Kiriana. Il sensei era tranquillamente a passeggio per le vie del centro, fumando la sua sigaretta noncurante delle persone, nonostante fossero veramente poche, gli passassero in parte. Gli occhi assopiti, andatura cadenzata che trasportava un peso troppo pesante e qualche goccia d'acqua che solcava i pochi capelli. Alternando piede destro a quello sinistro, nel giro di una decina di minuti, arrivò davanti alla porta d'ingresso dell'accademia. Era stato abbastanza chiaro in quella lettera, aveva incaricato tale Noctis Lucis di farsi trovare prima di tutti davanti all'atrio dell'accademia, esattamente alle sette in punto. Fissò l'orologio da polso e si accorse che l'arrivo del ragazzo era imminente. La lancetta grande puntava le sei, ma quella piccola era ferma a metà tra le 11 e le 12. 6:55. Per fortuna, nell'attesa, aveva portato un thermos contenente del caffè e due bicchieri di plastica.
    Riempì il recipiente di quella bevanda afrodisiaca per i suoi sensi e si lasciò inebriare dal profumo di caffè finemente tritato e preparato con minuziosa precisione. L'aroma rilasciato era intenso. Si perse a fissare il calore che, a contatto con il freddo di quella giornata primaverile, che tutto sembrava fuor che primaverile, rilasciava del fumo denso e carico di gusto amaro. Appena sentì dei passi avvicinarsi alla propria figura, capì che il ragazzo, da lì a pochissimo, sarebbe stato tra le sue grinfie. Però, onde evitare qualsiasi disguido, si presentò con un sorriso raggiante in faccia. Il puzzo di sigaretta misto all'intenso odore di caffè rendeva l'aria fin troppo pesante.

    Buongiorno! Vedo che hai seguito attentamente la lettera! Tieni, vuoi un po' di caffè?

    Versò il liquido color pece e altamente bollente nel bicchiere di plastica candido quanto la neve.
    Anche se, a dirla tutta, i colori erano molto più spenti quella mattina. Mentre pregustava il fatto di poter quasi torturare quel giovane, il sensei lasciò cadere del liquido estratto da una boccettina di vetro trasparente, giusto due-tre gocce. Ciò che il malcapitato non vide e non seppe, è che quelle gocce non erano altro che sonnifero liquido. Consegnato il bicchiere al ragazzo, aspettò che la sua trappola facesse effetto. Al che, una volta che il ragazzo fosse collassato su sé stesso e volato a terra, privo di coscienza, l'avrebbe preso ed accompagnato in un posto fuori dal comune, per modo di dire.

    catacombs_of_carthus



    Lo lasciò a marcire lì, tra i crani di persone o animali non bene identificati. Aspettò che si svegliasse, mentre monitorava il tutto dall'esterno. Sadismo puro?


    Bene, eccoti arrivato in... accademia! :asd: Come ben sai, per avere la possibilità di sbloccare lo sharro (e dunque di essere un "Uchiha"), dovrai fare una buona accademia, con post che dovranno soddisfare sia me che i master, al fine di poterti assegnare al tanto ambito clan che tutti amano

    Hai carta bianca su tutto quello che vuoi, tranne per il fatto che ti do il caffè, tu lo bevi e svieni. Ruola finchè non ti risvegli in quella catacomba piena di teschi, descrivi l'ambiente e le tue emozioni. D'ora in poi, nei prossimi post, gestirò sia un PNG (che tu non potrai ASSOLUTAMENTE muovere, se non citando ciò che gli faccio fare il) sia il Sensei. Good luck!
     
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    ore 15.02 – Periferia di Kirigakure no Sato, Palazzo Lucis


    post
    Mi trovavo in camera con Umbra, il mio fedele cane, sdraiato sul mio grande e soffice letto ad osservare i sette poster appesi su una delle pareti della mia camera. I ritratti dei Sette Leggendari Spadaccini del mio villaggio erano stati incorniciati e affissi alla parete stante difronte al letto, così che ad ogni risveglio potessi – nel vederli – ricordarmi del mio sogno nel cassetto: un giorno, sarei stato uno di loro.
    D'un tratto, la mia mente (persa nel vuoto a fantasticare sul mio futuro) venne riportata alla realtà quando il cucciolo di husky prese ad abbaiare ad una sagoma comparsa sul balcone della mia camera. Scostai lo sguardo dai Sette della Nebbia, facendolo migrare sull'ampia vetrata della porta finestra.
    « Umbra, sta buono, non è un ladro. »
    Dissi al cucciolo di due mesi che, nonostante la goffaggine ed il timbro acuto (dovuto alla tenera età), sembrava aver già un forte senso di territorialità. Abbaiò un'altra volta, come a dire 'ok', per poi mettersi seduto composto, ubbidiente. Mi alzai dal letto, raggiungendo così la finestra dietro la quale un ninja con una maschera teneva tra le mani un telegramma. Una volta aperto l'uscio, l'Anbu mi consegnò la comunicazione, svanendo successivamente nel nulla.
    « Un giorno capirò come diavolo ci riescono..avanti Umbra, leggiamo la comunicazione assieme. »
    Il cucciolo mi osservò con le cupe sopracciglia naturali e gli occhi color blu, saltando agile sul letto seguito dal sottoscritto. Sul mio volto apparve un largo sorriso quando lessi che la data del mio Esame Genin era stata finalmente fissata. L'indomani, alle sette del mattino mi sarei dovuto presentare alle porte dell'Accademia che avevo frequentato durante i corsi d'istruzione ninja. Strinsi il foglio tra le grinfie della mia mano chiusa a pugno, volgendola verso la parete con 'I Sette' che mi guardavano con sguardo fiero.
    * Non deluderò voi, né Kiri.
    Renderò fiero l'istruttore e tutto il villaggio!
    *
    Umbra mi guardò, inclinando il muso di lato borbottando quasi a domandarsi che diavolo stessi facendo, per poi appallottolarsi e chiudere gli occhi nel tentativo di dormire. Mi alzai, abbandonando la comunicazione sulle lenzuola di color blu, mettendomi gli abiti ch'ero solito indossare durante gli allenamenti per poi correre per i corridoi del palazzo fino a raggiungere gli alloggi del maestro Fumio.
    « Fumio-sensei. »
    Bussai un paio di volte alla porta.
    « Fumio-sensei, sono Noctis...è qui? Mi dica di si! »
    Dopo alcuni secondi, sentii la chiave infilarsi nella serratura, girando su sè stessa alcune volte al fine di aprire l'uscio. La porta si aprì qualche secondo dopo, mostrandomi la figura dell'esperto spadaccino in tutto il suo orgoglio.
    Noctis-ouji? Cosa ci fa qua? Oggi non abbiamo in programma alcuna lezione di kenjutsu, se non vado errand-
    Lo interruppi. La cosa non era affatto indice di educazione, ma ero così entusiasta che non riuscii a trattenermi.
    « Fumio-sensei, domani ho l'Esame in Accademia! »
    Le mie mani erano entrambe chiuse a pugno, come se stessero stringendo tutte le emozioni che provavo in quel momento.
    Principe, sono felice per lei! Ma certo, mi dia solo un attimo e la raggiungo nel dojo.
    A quelle parole mi misi sull'attenti, ringraziando il maestro con un doveroso inchino, per poi dirigermi di corsa presso la palestra di famiglia. Correre, infondo, era un ottimo modo per riscaldarsi prima dell'effettiva pratica. Percorso il passatoio in pietra che collegava il palazzo con l'edificio adibito agli allenamenti, giunsi infine all'interno della struttura. Non trascorse molto all'arrivo dell'insegnante di spada e, una volta che entrambi fummo armati di spada, l'allenamento iniziò.
    Bene, iniziamo con le basi: levante!
    Con un gesto arcuato andai a compiere un perfetto movimento di spada.
    Fendente!
    Mossi nuovamente la spada, tagliando l'aria da una diversa angolazione rispetto a prima.
    Montante!
    Tracciai un arco con la punta della katana di legno, dal basso verso l'alto e così via con i successivi attacchi e le parate previste dallo stile. Andammo avanti per ore, procedendo con legature ed infine con vere e proprie simulazioni di combattimento. Non fu affatto facile far breccia nella difesa di Fumio-sensei: nonostante la veneranda età, in gioventù era stato candidato ad essere il successore di una delle sette spade; perse la sua occasione soltanto perché la guerra gli aveva portato via un braccio, ma la sua tecnica era davvero degna di uno dei Sette. Ci riuscii una volta sola in una trentina di duelli effettuati, ma per me fu comunque fonte d'ispirazione.
    « Grazie per il suo tempo, Fumio-sensei, ora mi sento molto più sicuro delle mie capacità! »
    Gli dissi esibendomi in un inchino, facendo poi emergere un largo sorriso sul mio viso, pronto per la prova che mi sarebbe toccata affrontare il giorno successivo.
    Non dubiti mai delle sue abilità, Principe: un giorno riuscirà ad avverare il suo sogno, riuscendo là dove io ho fallito.
    « La ringrazio per la sua saggezza, sensei. Appena farò ritorno dall'esame la informerò! »
    Presi congedo, dandomi una lavata veloce per poi andare a cena con la mia famiglia, informandoli dell'esame che avrei dovuto sostenere il giorno successivo; infine mi affrettai a coricarmi così da non ritrovarmi spossato il giorno seguente, per via del duro allenamento pomeridiano con il maestro Fumio.



    ore 7.00 – Kirigakure no Sato, Accademia Ninja


    Mi ero svegliato poco prima dell'alba. A dire il vero mi ero svegliato parecchie volte durante le ore notturne, per via dell'ansia che avevo accumulato a causa del test finale che avrei dovuto sostenere quel giorno. Nonostante le parole d'incoraggiamento del mio istruttore, essere all'oscuro della prova mi tormentò per tutta la notte.
    Fatta un'abbondante colazione, uscii quindi dall'accesso principale del Palazzo Lucis, immergendo il mio corpo nella densa coltre di nebbia che di prima mattina ricopriva l'intero Villaggio e gli isolotti nei dintorni, nascondendolo da occhi indiscreti e ostili. L'aria era densa di umidità e a tratti mi parve di sentire alcune gocce di pioggia tamburellare sui miei vestiti in pelle, ma non erano che piogge effimere che si mescolavano tranquillamente al madido ventre della tipica mattinata kiriana.
    Mancavano ormai pochi minuti all'orario stabilito dall'esaminatore, guardandomi attorno le strade del villaggio erano deserte se non per la presenza dei primi negozianti che si adoperavano nell'apertura delle loro attività commerciali. Il clima di Kiri, che per i visitatori esterni poteva sembrare mesto (o addirittura lugubre in certi quartieri) per l'assenza di un Sole splendente e di un cielo azzurro, per me e molti compaesani era invece fonte di pace e abbandono. Proprio per questo motivo giunsi rilassato e calmo nei pressi dell'Accademia, là dove incontrai infine lo shinobi adibito al ruolo di mio esaminatore, quel giorno.
    Non ero per nulla abituato all'olezzo di fumo, ma non volevo di certo sembrare sgarbato nel farglielo notare, così decisi di stare quanto più a debita distanza dalla sigaretta, prendendo il bicchiere di plastica quando mi venne offerto del caffè.
    « Grazie. »
    Proferii, saggiando l'elasticità della plastica comprimendo appena i bordi con le dita, come se non ne avessi mai visto uno in vita mia. Beh, effettivamente no.
    Soffiai appena sulla bevanda, per poi saggiarne la fragranza ed infine il sapore deglutendone un sorso. L'uomo non sembrava mettermi fretta, così ci misi il mio tempo per deglutirne altri due piccoli sorsi guardandomi attorno con spensieratezza nel mentre che dovetti portare una mano davanti alla bocca per via di uno sbadiglio. Mi ci voleva davvero quel caffè...oppure no? Non mi accorsi di nulla, stramazzai semplicemente al suolo, privo di sensi.



    Ore ??? – Kirigakure no Sato?, ???


    La prima cosa che avvertii fu il freddo. Dopo alcuni secondi di dormiveglia, fu invece il fetore di chiuso e di morte a farmi aprire gli occhi ancora stanchi.
    * Cos'è successo?! L'Accademia...si, ero arrivato in accademia e...avevo incontrato l'esaminatore. Possibile che sia crollato a terra per la stanchezza? Il caffè...aveva un sapore strano... *
    Pensai tra me e me, nel mentre che il mio sguardo si levò dal pavimento assieme al mio viso, incrociando lo sguardo con...un teschio?! Sdraiato prono, mi misi subito seduto a osservare l'ambiente circostante con fare preoccupato quanto schifato. Ero forse...morto?! Mi misi in piedi, dando un'occhiata più approfondita al luogo che dava l'idea di essere un luogo di detenzione nel quale erano morti parecchi prigionieri.
    Cercai di non prendere contro alle ossa, così da non fare rumore, chinandomi verso un lungo osso in modo da brandirlo e usarlo – casomai si fosse presentata l'eventualità – come arma improvvisata.
    Restai in ogni caso vigile, memorizzando i dettagli caratteristici del posto, in modo da iniziare ad ambientarmi, nell'attesa che l'Esame iniziasse...o si evolvesse.



    Domandina: le tecniche come Genjutsu Kai, Bunshin, Henge e Kawarimi già le conosco? Potresti magari mandarmi un mp così so se e cosa posso fare? Grazie :rainami:
     
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    Ti rispondo qua perchè non mi vanno gli MP. Il Kai non l'hai, lo trovi qui tra le abilità da comprare con l'esperienza. Invece le tre tecniche accademiche le conosci.


    CITAZIONE

    PNG P.o.v.


    Si trovò più che spaesato nel momento in cui aprì gli occhi. La vista gli si offuscò un momento, probabilmente per colpa della droga che il sensei mise nel bicchiere di caffè. Il cuore gli palpitava, sembrava volesse uscire dal petto con forza ed in più l'umidità dell'aria rendeva l'atmosfera più tetra di quanto già fosse. Spostò con il piede un teschio, sentendolo sbriciolare sotto al peso del suo piede. Oppure fu soltanto per il semplice fatto che, probabilmente, si trovava lì abbandonato a sé stesso da anni, se non secoli per esagerare. L'etere puzzava di marcio e putrido, il fetore rendeva l'aria quasi irrespirabile. Tremante, si alzò, alché scoprì un'altra figura nascosta nell'oscurità. Era in piedi e brandiva un osso nella mano destra. Si interrogò sul da farsi e, probabilmente per paura di morire, arrivò alla conclusione che l'unica soluzione sarebbe stata saltare addosso a quella figura misteriosa e riporre tutte le proprie paure, ansie, preoccupazioni da parte in modo da arrivare ad una soluzione concreta. Sfruttando l'oscurità si avvicinò a passo felpato al ragazzo, evitando di lasciar trasudare qualsiasi minimo rumore che avrebbe rivelato la propria posizione. La paura di essere scoperto veniva amplificata dall'ambiente tetro e spaventoso che li circondava. Di tanto in tanto qualche squittio sinistro amplificava il suo battito cardiaco, ingigantendo la paura che cercava di tenere recondita nel profondo dell'animo. Arrivato ad un metro del ragazzo, decise di dare il tutto per tutto. Levò qualsiasi etica morale dalla propria mente, offuscata dall'unico pensiero della morte, guidato dal proprio sesto senso ed accompagnato da un gran frastuono, scavallò della terra da quel mucchio di ossa e fetidi odori, in modo da creare un polverone alimentato dal sibilo del vento di dubbia provenienza dei cunicoli. L'aria pregna di puzzo di morte si riempì di polvere; saltò così verso quel polverone, non prima di essersi portato il collo della felpa grigia al naso, cercando di fare da filtro. In volo, non appena vide la figura del nemico avvicinarsi, cercò di sferrare un calcio all'altezza del braccio il quale brandiva l'osso, sperando di debilitarne i movimenti. Una volta atterrato a terra, avrebbe raccolto da terra un'osso più appuntito degli altri, apparentemente una costola. Con gli occhi gonfi di rabbia e paura, che non fece altro che emergere seppur il giovane tentasse di reprimerla, puntò la carotide del giovane. Non aveva altre opzioni. Vivere o morire.

    MUORI BASTARDO!


    CITAZIONE

    Sensei P.o.v.


    Dighignò i denti mentre controllava il tutto dal monitor della sua stanza adibita a questo tipo di esami. Era ancora in fase di test, tuttavia sperava che gli studenti, al fine di questo particolare esame, ne uscissero consapevoli di ciò che il mondo, tanto crudele e bastardo, gli avrebbe aspettato. Decise di prendere in prestito questi due, un tale Noctis Lucis e Sarai Ju. Entrambi si distinsero per capacità fisiche e intellettuali durante il corso dell'accademia. Almeno, ciò fu quello che il sensei apprese dai fascicoli consegnati in mano sua. Scrutava tutto, ogni minimo particolare, con minuziosa attenzione ai dettagli. Il passo felpato di Sarai Ju e la sua espressione tutt'altro che calma riempirono la gola del sensei con una risata strozzata in partenza. Era sadico, sì. Bastardo, pure. La strategia del giovane non lo sorprese: chiunque avrebbe cercato la via più semplice. Dettata dalla paura, la più pura e nobile arte del combattimento corpo a corpo entrò in scena nel momento in cui l'esaminando prese un sorso di cioccolata bollente, rigorosamente amara. L'espressione seria, le sopracciglia prettamente aggrovigliate, le rughe che solcavano il suo volto. Le telecamere ripresero il tutto: il tentativo di affondo da parte di Sarai, seguito da un tentativo di uccidere il proprio "compagno", se così si poteva definire. Un po' annoiato, si lasciò cadere in un profondo e grave sbadiglio che riecheggiò in tutta la stanza. Poi, preso il microfono in mano, lo portò alla bocca. Con un lieve colpo di tosse si schiarì la voce.

    Hei, hei, hei... Calmi, voi due. Collaborate o morirete. Sono fottutamente serio, quindi trovate una via d'uscita. E non scannatevi subito. Per favore. Rendete interessante questa mattinata. Adieu, ci vediamo alla fine.

    Era un gesto di sfida da parte del sensei. Però, in quelle parole, vi era un fondo di verità. Avrebbero dovuto collaborare per trovare un'uscita degna di nota da quel dedalo intricato, fetido e pieno di scheletri.


    Niente male il post, nonostante ti sia concentrato prettamente sulla parte pre esame. Avresti potuto soffermarti mooolto di più sulla descrizione dell'ambiente. Difenditi dagli attacchi, senza essere autoconclusivo e riportando lo specchietto delle azioni. Tranquillo, non morirai forse. D'ora in poi, potrai muovere anche l'altro PNG. Hai libera descrizione delle sue azioni, così come del suo vestiario e tutto il resto. Siamo solo all'inizio.

    Combattimento corpo a corpo

    Regolamento sui combattimenti
     
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    Ore ??? – Kirigakure no Sato?, ???


    post
    Mi guardai attorno, brandendo (probabilmente) un femore lungo all'incirca una cinquantina di centimetri. Lo impugnavo fra le dita della mano destra, con l'estremità alta, come la mia guardia. Il braccio non era rigido, ma appena piegato in modo da conferirmi una discreta distanza di sicurezza e di flessibilità qualora qualcuno o qualcosa mi avesse colto di sorpresa.
    Non sembrava esserci nessuno, così decisi di scostarmi dalla parete e farmi strada fra le varie ossa sparse a terra.
    * Chissà da quanto tempo sono morti, quest- *
    Un rumore mi fece voltare rapido alle mie spalle, ma l'unico movimento che vidi fu quello di un piccolo ratto muoversi fra le ossa sparse in giro. Sospirai, comprendendo d'essermi allarmato per un'inezia. Proseguii l'esplorazione tra le ossa ignorando gli squittii successivi, cercando di farmi una mappa mentale del luogo quando attorno a me si propagò – dal nulla – una nube di polvere e terriccio fine. L'aria si fece pesante e quasi irrespirabile, al punto da costringermi a tossire diverse volte.
    La mia vista venne annebbiata dal pulviscolo che s'era creato, dal quale apparve un'ombra, una sagoma in volo, diretta verso la mia persona. Il taglio dei miei occhi si fece più sottile, incupendosi, nel mentre che con una rapida torsione del bacino strisciai di quarantacinque gradi il piede della gamba destra; balzai poi di cinque metri alle mie spalle, facendo terminare nel vuoto l'attacco di quello sconosciuto.
    Lo osservai per bene, tenendo alta la mia guardia: immerso nel tenue strato di polvere che aveva alzato, intravidi un ragazzo dai capelli rosso-purpurei e dagli occhi color ambra. Il suo sguardo era rabbioso, mentre il suo atteggiamento sembrava quello di una bestia sulla difensiva (nonostante fosse stato lui ad attaccarmi), come se non avesse altra scelta se non quella di aggredirmi, strappandomi le membra a morsi, alla stregua di un cane inferocito, o meglio, istigato.
    Indossava dei pantaloni di colore nero (aventi una piccola catena laterale all'altezza della tasca), una canottiera del medesimo colore ed un ciondolo che notai per via del suo luccichio, avente uno strano simbolo che non riuscii a veder bene nel dettaglio. Il suo braccio sinistro era ricoperto di quelli che sembravano essere tatuaggi raffiguranti draghi avvolti dalle loro stesse fiamme. Quando si voltò in mia direzione, notai la cicatrice appena sotto all'occhio destro che, intriso di emozioni, divenne – assieme al gemello – dorato.
    Vedendo il proprio attacco terminare letteralmente nella polvere, le sue mascelle si contrassero, assieme al suo odio insensato nei miei riguardi. Sembrava che gli avessi ucciso un parente, quando in realtà non lo avevo mai visto in tutta la mia vita! Lo vidi prendere un osso acuminato dal terriccio, caricando successivamente in mia direzione con l'intenzione di trapassarmi il collo. Diamine, iniziava davvero ad essere pesante con il suo modo di fare. Il suo irragionevole modo di fare stava iniziando seriamente a innervosirmi.
    Mi mossi di lato, evadendo per la seconda volta l'attacco del ragazzo con manie di omicidio, portandomi al suo fianco destro nel volgere il mio osso in sua direzione. Avrei in questo modo mantenuto un'abbondante distanza di sicurezza, dal momento che impugnavo un osso ben più lungo del suo.
    « Finiscila di attaccarmi senza motivo: non ci conosciamo e non ho alcun interesse nel farti del male, ma se non la finirai sarò costretto a rispondere con la tua stessa moneta, villano! »
    Gli intimai, mantenendo con l'altra mano il lembo di maglia davanti al naso, nel tentativo di respirare un'aria quanto più pura possibile, nonostante l'odore mefitico ed il pulviscolo dei quali era impregnato ora il luogo.
    Fu in quel momento di 'impasse' che una voce rimbombò in quei sotterranei come se il proprietario potesse osservarli e si godesse lo spettacolo in quel teatro di immemore morte.
    Lo riconobbi: era la voce dell'esaminatore che mi aveva cordialmente offerto il caffè una volta giunto davanti all'ingresso dell'edificio accademico. Dunque non mi ero sbagliato, faceva tutto parte di un suo piano per testare le nostre capacità di sopravvivenza e (a quanto pare) di collaborazione.
    Tenni alto l'osso in sua direzione, non sapendo cosa dovermi aspettare da un soggetto irascibile come s'era finora dimostrato lo sconosciuto, arretrando di qualche metro fino ad abbassare l'osso; feci come per riporlo in un fodero al mio fianco, ma mi ricordai solo in quel momento che non stavo brandendo la mia katana di legno. Mi limitai dunque a tenere l'omero nella mano mancina, come se stessi tenendo ipoteticamente un'arma infoderata.
    « Se desideri un duello a singolar tenzone sarò lieto di concedertelo, ma non qui e non ora. Prima occupiamoci di uscire da questo luogo se non vogliamo fare compagnia ai ratti, o – peggio ancora – a coloro che dimorano qua per l'eternità. Sta bene? »
    Gli domandai, mosso più dalla volontà di placare il suo animo ostile che dalla necessità di collaborazione. Un patto di non belligeranza che lo sconosciuto avrebbe dovuto per forza di cose sottostare se voleva trovare la via d'uscita, dal momento che non sembrava affatto spiccare per doti cognitive né tanto meno sembrava possedere sufficiente lucidità, da consentirgli un'analisi del territorio tale d'ambientarsi in un luogo come quello nel quale ci trovavamo.
    Potevo cavarmela anche da solo? Ni. Sarei quasi sicuramente riuscito ad orientarmi anche senza lo squilibrato, vero, ma essendo un esame studiato nei dettagli dall'esaminatore, c'era (benché remota) la possibilità che ad attenderci vi fossero insidie insuperabili se affrontate singolarmente..'collaborate o morirete'.
    Tsk! Tu guarda cosa mi tocca fare! E va bene, ma se mi sarai d'intralcio non avrò alcuna remora a toglierti di mezzo!
    « Fa come ti pare..ora, però, ascoltami: non so come sei giunto qui, ma io sono un aspirante ninja ed oggi avevo l'esame genin. La voce che hai udito è quella.. »
    È quella dell'esaminatore, lo so. Anche io avevo l'esame genin oggi e a quanto pare quello stronzo mi ha drogato con..
    « ..del caffè. »
    Abbozzai un sorriso quando compresi che avevamo condiviso e subito lo stesso modus operandi del ninja al quale eravamo stati affidati per giudicare le nostre capacità. Notai il suo sguardo riempirsi un po' di stupore, ammorbidendosi nel comprendere che (infondo) avevamo vissuto la stessa umiliazione nel dar fiducia al jonin (?) del nostro stesso villaggio.
    La situazione ci aveva resi più uniti? Forse. Io ci speravo e – in tutta ingenuità – decisi di lasciargli la porta aperta.
    « Se fa parte del suo piano, deve averci portato qua di persona o per mezzo di terzi. Potrebbe aver lasciato delle tracce in giro, ma escluderei di cercare dove mi sono risvegliato io, poiché le tracce del rapitore potrebbero confondersi con le tue. Proverei invece a partire dal punto dove ti sei risvegliato tu, le tracce dovrebbero essere più chiare. »
    Gli spiegai, nel mentre che la mia attenzione tornò su alcuni topi che, incuranti, continuavano a girare per le ossa senza badare a noi.
    Va bene, seguimi. Ad ogni modo mi chiamo Sarai e tu?
    « Io sono Noctis, piacere. »
    Arrivammo fino al punto di risveglio del ragazzo dai capelli rossi ed iniziai subito a ricercare eventuali tracce lasciate dall'esaminatore ma – come previsto – un ninja di alto rango difficilmente lasciava delle tracce lungo il suo percorso, in particolar modo in una prova come quella.
    Nulla?
    Mi domandò lui, osservandomi con aria preoccupata alla ricerca di una qualche parola confortante da parte mia, ma la mia delusione non fu affatto facile da celare ai suoi occhi.
    « Un po' me l'aspettavo: se non copriva le sue tracce o era un pessimo jonin oppure era per condurci dritti verso una trappola. Tuttavia.. »
    Mi massaggiai il mento per qualche secondo, guardandomi attorno fino a ritrovare uno dei ratti di prima. Lo indicai a Sarai, mostrando al ragazzo come si muovesse non a caso ma per un percorso ben preciso, come se ben sapesse dove se ne stava andando.
    « Brutto da dirsi, ma sono proprio loro la chiave per la nostra fuga da questo posto: per procurarsi il cibo, infatti, devono per forza uscire da questo luogo. Ci basterà semplicemente seguire quello giusto! »
    Commentai con un leggero sorriso, iniziando a guardarmi attorno, dando successivamente qualche dritta al mio compagno d'esame.
    « Cercane uno bello grosso..se è in carne significa che mangia quotidianamente e – di conseguenza – esce più spesso da qui alla ricerca di cibo. »
    Ci mettemmo a cercare nella zona limitrofa, facendo attenzione ad ogni singolo roditore che adocchiavamo in quei malsani sotterranei, nella speranza di trovarne almeno uno che corrispondesse ai requisiti che mi sembravano corretti in quella circostanza, ma nulla.
    Un soffio di olezzi fetidi tornò ad accarezzarmi il volto, facendomi quasi venire la nausea per l'intensità di marciume del quale era pregno l'ambiente nel quale eravamo stati portati contro la nostra volontà.
    * Non poteva farci dimostrare il nostro valore in un luogo meno degradato di questo?! *
    Pensai tra me e me, tossendo alcune volte.
    * Tutti queste putride ventate di decomposiz-......un momento! *
    Voltai il mio sguardo verso l'altro studente, stante ad una quindicina di metri di distanza ad osservare un grosso sorcio divincolarsi tra alcuni resti di ossa.
    « Sarai, seguiamo i topi che vengono o vanno nella direzione delle fiatate d'aria: se c'è un filo di vento, deve per forza provenire da fuori! »
    Gli spiegai, trovando dopo pochi minuti di ricerca un ratto proveniente proprio dall'origine della corrente d'aria e – fatto un cenno al ragazzo dai capelli purpurei – ci prodigammo in quella direzione fino ad intravedere in lontananza la nebbia infiltrarsi dall'alto. Arrivammo ai piedi di una gradinata, al termine della quale una grossa roccia circolare sembrava bloccare un passaggio che in precedenza (probabilmente) doveva essere libero.
    « 'Collaborate o morirete'. Ora è tutto chiaro: da soli non possiamo spostare questo masso, ma unendo le nostre forze.. »
    Feci cenno al compaesano e – assieme – iniziammo a spingere con tutte le nostre forze nel tentativo di spostare la roccia, creandoci in questo modo un varco sufficientemente ampio da permetterci il passaggio verso l'esterno di quel macabro posto nel quale eravamo stati segregati.
    I nostri sforzi sarebbero stati sufficienti?


    Noctis Lucis

    Stamina: 5
    Resistenza: 10 – 1 – 1 – 1 = 7

    Azioni offensive/difensive/supporto:
    - Schivata (agi20+tai20=40), distanza (agi20/4=5m)
    - Schivata (agi20+tai20=40), distanza (agi20/4=5m)
    - Carico Sollevabile (for15*2+res10/10=31kg)
     
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    Lo scambio di parole tra i due era la soluzione più giusta per arrivare al proprio fine. Le capacità analitiche di Noctis li avrebbero condotti verso la presunta uscita. Il puzzo di topi fetidi, di ossa e carne in putrefazione veniva trasportato da quel leggero venticello che il giovane della casata Lucis riuscì a scorgere con acuto intelletto. Il sensei, dopotutto, l'aveva scelto per quello. Non era il primo della classe a caso, anzi. Ritrovati davanti alla gradinata usata dal sensei per portarli in quella catacomba, cercarono di aggirare l'ostacolo, che prendeva il nome di...masso gigante. Niente di più semplice. Provarono ad attuare un gioco di forze e leve su quella massa calcarea, che tuttavia non si spostò nemmeno di mezzo millimetro. Era incastrata alla perfezione e solamente un colpo ben assestato, di certo non da due novellini come loro, avrebbe aperto le porte alla libertà. Un pesante rumore di passi, ovattato dalle carni schiacciate, si avvicinò gravemente ai due. Una figura distinta, alto pressoché due metri e robusta. Brandiva due asce ferree, altro che stupidi femori. In testa, un copricapo a forma di capra con due lunghe corna d'avorio curve su loro stesse.

    capra_demon

    CHI SIETE VOI DUE!?

    Il puzzo del suo alito arrivò ai nasi dei due giovani.

    COSA CI FATE NELLA MIA DIMORA, EFFIMERI ESSERI CHE SI FANNO CHIAMARE SHINOBI!? AVETE GIÀ TORMENTATO IL MIO SONNO ANNI ORSONO, COSA VI PORTA ANCORA QUI!? VI AMMAZZO, QUANT'È VERO CHE MI CHIAMO YAGI!

    Piede destro avanti, seguito dal sinistro. Un sibilo levatosi dalle due asce che iniziarono a roteare vorticosamente. A passo lentissimo, quel demone si stava avvicinando a quei due. Proprio ciò che il sensei voleva.


    Bene, hai carta bianca su ciò che vuoi fare. Pensa bene a come uscirne, ti ho dato molti consigli nel mio post, leggilo bene ed arrivaci. Ho fatto in modo di "agevolarti" con la caratterizzazione del pg che, da quanto ho capito, è uno che a a rigor di logica e dunque ragiona tanto. Per qualsiasi dubbio,
    come sempre, mp.
     
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    Ore ??? – Kirigakure no Sato?, Tana di Yagi


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    Per quanto forte spingessi, per quanto fossimo in due a esercitare pressione, quel masso sembrava essere stato incastrato per bene nell'apertura che dava verso l'uscita di chissà quali sotterranei. Restammo con i muscoli contratti nello sforzo per alcuni secondi ma, notando che il globo di pietra non aveva dato segni di scostamento, lasciammo la presa.
    « Dannata pietra! »
    Esclamai, abbandonando il contatto con il grosso impedimento, portando le mani sopra le ginocchia nell'acquietare il fiatone che m'era venuto per lo sforzo. Odiavo fallire. Non faceva alcuna differenza l'importanza o il tipo di prova: odiavo perdere in una gara di pesca così come odiavo non riuscire a muovere di un solo millimetro uno stramaledetto masso dall'uscita di quel posto! Non volevo proprio capacitarmi del fatto d'essere arrivato in un banale vicolo cieco, al ché tornai a fissare il masso alle mie spalle, nel mentre che Sarai s'era seduto su uno dei gradini con fare sconsolato.
    « Riusciremo ad uscire di qui, te lo prometto! »
    Gli dissi, nel tentativo di tirargli su il morale, nonostante nemmeno io sapessi realmente come risolvere una situazione del genere. Mi avvicinai alla roccia, posandovi sopra il palmo della mano come a entrarvi spiritualmente in contatto, ma non era che un modo tutto mio per escogitare un piano per levarcela dai piedi. La osservai da ogni angolazione possibile, ma nulla: solo un ninjutsu raiton o una cartabomba poteva risolvere il problema posto tra noi e l'uscita. In poche parole, la soluzione comportava per forza di cose la distruzione del blocco roccioso; il problema però, stava nel fatto che non avevamo i mezzi per sbriciolare un oggetto del genere.
    Fu in quel momento che il suolo prese a vibrare sotto ai nostri corpi ed un rumore – via via sempre più grave – si fece più vicino a noi ad ogni tonfo udito.
    N-Noctis? N-NOCTIS?!
    La voce allarmata dal rosso mi spinse ad avvicinarmi ad osservare cinque metri più in basso, ai piedi della gradinata, notando una macabra figura provvista di un abbigliamento a dir poco animalesco. L'umanoide, stringeva fra le dita delle proprie mani due grosse mannaie o asce o..beh, qualsiasi cosa fossero, quella coppia di lame erano decisamente enormi! Benché le caratteristiche portavano a classificarle come 'armi da taglio', non v'era alcun filo nelle due lame; in più, un evidente strato di ruggine dava l'idea che le armi non fossero state usate di recente, né tanto meno che fossero state conservate con molta cura. Forse non potevano tagliare, ma la stazza e la muscolatura del possente figuro sembrava permettere loro di tranciare in due qualunque cosa fosse vittima di un loro fendente.
    Il timbro grottesco di quell'ibrido, tra bestia ed essere umano, portò ancora più oscurità nell'ambiente circostante, rendendo ancora più stretto e maleodorante quel cunicolo. Sia che se ne fosse appropriato con la forza bruta come proprio covo, sia che fosse stato rinchiuso lì tempo addietro dalle forze dell'ordine kiriane, ci trovammo difronte al proprietario di quel cimitero sotterraneo. Lo squadrai per bene, osservando ogni singolo particolare suo e delle sue armi, notando il grosso spuntone ricurvo al termine delle lame, nel mentre che l'essere di nome Yagi burbanzoso si vantava di essere ampiamente in grado di toglierci la vita.
    « Sarai...pssz....Sarai! »
    Gli sussurrai a bassa voce, affinché la creatura non potesse sentirci.
    « Le lame...potrebbero tornarci comodo! »
    Gli indicai il grosso masso alle nostre spalle con il pollice.
    « Sostituiamoci all'ultimo! »
    Gli dissi, nel mentre che la creatura iniziava lentamente a risalire i gradini, avvicinandosi a noi con una certa sicurezza. Sembrava proprio essere una creatura orgogliosa e aveva tutte le credenziali per esserlo, se tutti quei resti di corpi che avevamo visto erano invero vittime della sua ferocia. Non era di certo un nemico da sottovalutare e non l'avrei sicuramente fatto, ma la Kawarimi sarebbe stata un'ottima carta da giocare per circuire la sua forza, in modo da sfruttarla a nostro vantaggio: ero quasi certo che due colpi ben assestati, sarebbero stati in grado di sbriciolare il masso che chiudeva l'accesso a quel luogo. Beh, più che certezza era la mia unica e sola speranza, dato che non avevamo i mezzi per competere con un simile demone.
    « Deve perdonarci, Yagi-dono...svegliarla non era affatto nostra intenzione, posso assicurarglielo. »
    Aprii una trattativa con quell'essere, con il solo obbiettivo di fargli credere di avere la situazione sotto controllo, quando in realtà lo avremmo usato come arma per sfondare il masso alle nostre spalle. Risalì tutti i gradini, fino a quando non si ritrovò ad un paio di metri da noi, pronto a sferrare i colpi con le sue tozze e pesanti armi metalliche. Giusto il tempo di fare un cenno a Sarai e le nostre mani si unirono una prima volta, accavallandosi una sopra l'altra nella posizione della Pecora; seguì poi una posizione nella quale le falangette combaciavano assieme alla base dei palmi (a testa in giù), posizione raffigurante il Cinghiale; le dita delle mani s'intrecciarono poi in un angolo retto, nella posizione del Bue; fu il turno del quarto sigillo, quello del Cane, raffigurato dalla mano destra chiusa a pugno e dalla sinistra aperta e appoggiata sulla gemella; infine l'ultimo sigillo, per il quale bastò intrecciare le dite delle due mani dando così vita al sigillo del Serpente.
    L'idea era quella di sostituirci con le ossa che avevamo abbandonato a terra, qualche istante prima di metterci di buona lena a spingere la grossa pietra. Se tutto fosse andato secondo i piani, poco prima dell'impatto con la coppia di grosse armi avremmo attivato la Kawarimi, agganciandoci – tramite un sottile filo di chakra – ciascuno al corrispettivo osso abbandonato poc'anzi, scivolando lungo i fianchi dell'essere fino ad arrivare nel punto in cui si trovava in precedenza l'oggetto (nel mio caso il femore), a circa sette metri dalla nostra precedente posizione.
    Qualora fossimo riusciti a sostituirci, teoricamente le armi bianche avrebbero infranto in decine di pezzi la roccia, creando non solo un varco per noi, ma franando addosso alla creatura che sarebbe rimasta così schiacciata – e quindi intrappolata – dalle pietre.



    Noctis Lucis

    Stamina: 50 - 5 = 45
    Resistenza: 97

    Azioni offensive/difensive/supporto:
    - Tecnica della Sostituzione
     
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    In un frangente entrambe le asce del mostro andarono ad impattare contro il masso. Si spezzarono entrambe le lame, così come quella roccia che avrebbe condotto i due all'uscita. Il colpo inferto dal guardiano tornò indietro, le lame spezzate rimbalzarono sulla superficie rocciosa ed andarono ad impattare sul suo petto, facendolo cadere di peso. Il tonfo riecheggiò in tutti i cunicoli minuscoli che formavano quella catacomba. Anche lo squittio dei topi si arrestò, udendo quel tonfo. Erano finalmente liberi. Sentivano il profumo di mare di Kiri, il freddo penetrare nelle loro ossa e il vento sbuffare per quella cavità così nascosta. In cima agli scalini una figura retta li osservava a braccia conserte. Il vociare di questo non fu chiarissimo, complice anche la distanza, tuttavia udibile.

    Bene, venite a prendervi questi coprifronte. Ci siete riusciti.

    Un rumore metallico si udì scalfire quegli scalini e due oggetti placcati iniziarono a scenderli due a due. Avevano il simbolo di Kirigakure forgiato su di essi. Erano finalmente liberi.


    Scusa il post del catso ma tirarla per le lunghe non era il massimo. Intanto ti prendi 31 punti esperienza, il passaggio a Genin e per me anche la possibilità di sbloccare lo Sharro. Masters, mi affido a voi.
    Io prendo il minimo, fai il post finale.
     
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    Ore ??? – Kirigakure no Sato?, Tana di Yagi


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    Riuscimmo a sostituirci, passando affianco all'enorme (ma lenta) creatura come due anguille, facendogli in questo modo mancare i colpi sui nostri corpi. Le ossa con le quali ci sostituimmo vennero sbriciolate come grissini dalle ferree lame arrugginite che – a loro volta – si ruppero nell'impatto con il masso stante poco dietro alla nostra precedente posizione. Accadde però qualcos'altro: il possente Yagi, subì su di sé il ritorno cinetico delle sue grosse armi che (spezzandosi) rimbalzarono sulla superficie marmorea colpendo al petto l'essere. Lo vidi, perdere l'equilibrio su quei gradini troppo piccoli per le piante dei suoi piedi, per poi perdere aderenza e cadere rovinosamente di schiena sulla gradinata sotto di lui, la quale si sbriciolò in vari punti all'impatto con il grosso essere e con le rocce che lo seguirono. Feci un cenno al compaesano, indicandogli una grossa colonna dietro la quale rifugiarsi per non essere coinvolto dalla frana di detriti. Mi rifugiai io stesso dietro ad un grosso colonnato portante, udendo un sordo tonfo quando la schiena del guardiano impattò con la gradinata. Sentii vibrare la colonna dietro la quale stavo, mentre alcuni finissimi detriti scivolarono dal soffitto come a testimonianza della sconfitta dell'essere, travolto dalla sua stessa furia cieca.
    Dovetti nuovamente portare la maglia adiacente al viso, in funzione di filtro per la polvere che s'era andata a formare per via di quella frana di pietre. Tossii un paio di volte, volgendo poi il mio sguardo dietro l'angolo, in direzione di Sarai, il quale sembrava essere riuscito anche lui a mettersi al sicuro da quello che avvenne in seguito alla nostra sostituzione. Ce l'avevamo fatta?
    Dopo ulteriori colpi di tosse, udimmo una voce provenire dalla cima della gradinata, una voce che entrambi potevamo tranquillamente riconoscere nonostante la distanza che ci separava dal suo proprietario. Agitai la mano, come a disperdere il pulviscolo ed il fumo che ancora permeava l'aria di quell'ambiente, muovendomi fuori da quel rifugio improvvisato così da notare poco più in alto la figura dell'esaminatore.
    Il sapore di salsedine arrivò al mio naso, facendomi abbassare il colletto della maglia scura quasi a volermi gustare l'odore della libertà. Nella mia mente, m'immaginai per un istante sulla battigia della spiaggia di Kiri ad osservare il mare immergersi nello sconfinato manto nebbioso e lo starnazzare dei gabbiani che, affamati, sorvolavano il mare alla ricerca di qualche sardina saporita.
    * Che piacevole sensazione, la libertà... *
    Pensai, tornando con la mente all'interno di quel luogo nel mentre che risalivo la base della gradinata ricoperta di detriti, balzando di roccia in roccia fino ad atterrare sui gradini in cima alla scala, là dove avremmo potuto raccogliere ciascuno il rispettivo coprifronte.
    Quell'esaminatore non ci sapeva proprio fare. Peccava decisamente di cortesia, ma ero così contento d'essermi guadagnato la promozione che lasciai perdere quella mancanza di rispetto, limitandomi ad uscire da quel luogo così nefasto. Esserci riuscito incolume poi, mi parve impossibile, tanto da non capacitarmene ancora.
    Hai mantenuto la parola data, Noctis.
    Ti avevo giudicato male, mi spiace.

    Abbozzai un sorriso, scostando lo sguardo dalla lamina metallica fino allo sguardo del ragazzo dai capelli rossi che – come me – aveva vissuto una spiacevole disavventura in quell'esame genin che sulla carta doveva essere molto più semplice.
    « L'importante è aver ottenuto questo, no? »
    Risposi io con tono decisamente più spensierato e alla mano rispetto a pochi minuti prima. Il rosso mi rispose con un cenno del capo, andandoselo subito a indossare con orgoglio; io, invece, rimasi ancora un po' ad osservarlo con gli occhi di un bambino che aveva appena ricevuto il regalo che da tempo stava aspettando. Salutato il compaesano, m'incamminai poi lungo il sentiero che mi avrebbe condotto a casa, godendomi la bellezza della fresca umidità che si posava su di me con la grazia di una principessa. Me ne restai con occhi incantati sulla lamina incisa da quattro onde per un altro paio di minuti, decidendo poi di legare il prezioso oggetto al braccio. Lì l'avrei custodito e indossato da quel giorno in avanti, fiero del significato che racchiudeva e forte del fatto di essere all'altezza di poterne fare sfoggio a casa, nel villaggio e fuori dalla stessa Kiri.

    Ore ??? – Periferia di Kirigakure no Sato, Palazzo Lucis


    Tutti poterono notare l'espressione fiera disegnata sul mio volto, quando rientrai a Palazzo Lucis. I primi a congratularsi con me furono chiaramente i miei genitori che mi sorrisero con orgoglio, abbracciandomi ciascuno con parole di lode nei miei riguardi. Non erano tuttavia i soli ai quali avrei mostrato il mio lucente coprifronte: mi diressi verso gli alloggi del mio maestro di spada, Fumio-sensei. Fremevo dal desiderio di metterlo al corrente sull'esito del mio esame e, quando voltai l'angolo del lungo corridoio, lo vidi attendermi in mezzo al corridoio.
    Noctis-ouji, ce l'ha fatta!
    Esclamò l'esperto spadaccino, visibilmente felice. Corsi verso di lui, mostrandogli la fascia con il simbolo della Nebbia inciso sul freddo metallo, accompagnandolo con un sorriso. L'anziano maestro per me era una persona davvero cara: non ricopriva solo la figura di mentore, poiché mi ero affezionato a lui alla stregua di un nipote con il proprio nonno che, sfortunatamente, non avevo mai avuto modo di conoscere. Nonostante fossimo vincolati verbalmente dalla prassi del mio casato, a causa del mio ceto sociale, il nostro rapporto andava oltre a quello di un allievo con il proprio maestro. Il baffuto Fumio posò la sua unica mano sulla mia spalla, esibendo un cenno col capo ricolmo di orgoglio, provocando in me un brivido su tutto il mio corpo.
    Allargai il sorriso, nel mentre che con un inchino nascosi la lacrima che, inesorabilmente, scese lungo tutta la guancia destra, cercando di mostrarmi forte nonostante il momento parecchio emotivo.
    « Sensei, se sono uno shinobi della Nebbia lo devo unicamente a lei! »
    Orsù! Non sia così modesto, principe! È merito dei suoi sforzi...oltre che ai miei insegnamenti!
    Scoppiammo in una fragorosa risata. In quel momento non importava di chi fosse il merito, ma il risultato finale: ero genin di Kirigakure, finalmente! Salutato l'insegnante, mi diressi in camera mia, tuffandomi esausto sul morbido letto, osservando i poster dei sette spadaccini leggendari, sorridendo loro con aria di sfida.

     
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7 replies since 2/10/2017, 08:47   243 views
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