[Trama] Il confine tra affari e potere

Missione di salvataggio

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    Io vengo dalla luna che il cielo vi attraversa e trovo innopportuna la paura per una cultura diversa

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    Nel palazzo del Mizukage quel giorno venne convocata una coppia, marito e moglie. Non era una semplice coppia, ma si trattava di due scienziati, due geni che stavano creando un dispositivo di comunicazione più avanzato delle trasmittenti wireless che erano oramai di uso comune tra i villaggi ninja.
    Si trattava di Yukino e Satomi Hitogawa, proprietari della Hitogawa Company.

    Quindi mi state dicendo che non intendete fare nulla? Si tratta del vostro unico figlio!

    Colei che parlava con estrema preoccupazione era una delle donne più potenti dell'epoca, Hoshi Hoozuki, figlia del leggendario Sannin Viraru e legittima Mizukage.

    Vede signora Kage, io e mio marito non possiamo abbandonare la nostra ricerca e il frutto di anni di lavoro! Amiamo il nostro piccolo Castrensiosvaldus, ma la posta in gioco è troppo alta! Cioè se cediamo a questo reprerevole ricatto noi...

    Hoshi ora era in preda ad una sfuriata, per lei che l'amore era il motore del mondo, sentire che dei genitori mettevano il lavoro davanti al benessere di un figlio era inconcepibile.

    MA E' VOSTRO FIGLIO! Che gioia più grande dovrebbe esserci...? Non vi capisco proprio...

    Mi pare evidente che lei non ha lo stesso peso che grava sulle nostre spalle! Noi stiamo progettando il futuro!

    Ma come vi permettete!? Crede che essere Kage sia una passeggiata? Sono responsabili di centinaia di migliaia di vite, il vostro è puro egoismo e voglia di protagonismo!


    Calò un silenzio che imbarazzava di più la Mizukage che la coppia. I due non sembravano risentire per niente del rimprovero di Hoshi e se ne stavano lì attendendo di essere congedati, considerando che a loor parere non avevano tempo da perdere con queste sciocchezze.

    ...Shaku... I signori se ne vanno. Accompagnali fuori.

    Sappiamo come uscire, con permesso ci ritiriamo che abbiamo da fare.

    Di tutta risposta, i due uscirono dalla porta con estrema indifferenza e questo alterò ancora di più Hoshi che con le sue abilità empatiche cercò di darsi un controllo forzato per non cadere nell'ira più funesta.
    Non appena uscirono, delle lacrime scesero dagli occhi della donna, quasi incontrollate.

    Intendevi dire che dovevo lanciarli fuori dalla finestra, vero?

    Fortuna che aveva lui accanto, era molto più forte di lei, aveva visto molti più orrori e aveva molta più esperienza. Il problema però è che Hoshi era una persona difficile perché doveva gestire l'empatia nei confronti di tutti e le lacrime che si crearono dai suoi bellissimi occhi erano automatici per la tristezza che le provocavano delle persone incapaci di amare come suo padre fece con lei.
    La battuta di Shaku la fece ridere di getto e si asciugò la rugiada dal viso cercando di ricomporsi.
    Poi guardò il suo braccio destro che le stava accanto in piedi mentre lei era sulla sua poltrona.

    Vorrei che creassi una squadra per il recupero di quel povero bambino. Se ai suoi genitori non importa nulla, non significa che noi dobbiamo girarci dall'altra parte. La missione deve essere di livello B. Non importa quanti uomini occorrono, prendi anche le nuove leve, non voglio mobilitare Anbu per una cosa simile o gli altri Paesi si allarmerebbero, soprattutto dopo l'attacco di Konoha e con il Meeting imminente.
    In squadra ci devono essere i due Genin che hanno fatto rapporto riguardo il rapimento del piccolo, sto parlando di Takeshi Morachi e Zicko Kogashi. Il resto del team può essere composto anche da altri villaggi, puoi mandare tu la missiva?


    Ovviamente. Inoltre gli Ishivariani ci hanno fatto sapere che potrebbero aver trovato il luogo in cui si nasconde il rapitore e quindi anche la probabile posizione del moccioso. Ci hanno dato il nome di un loro uomo che potrebbe fare da leader alla missione. Ti sta bene?

    Certo! Anzi, la situazione è migliore di quel che pensassi, però sbrighiamoci. E' già passato un mese, abbiamo dalla nostra che la richiesta del rapitore è diventata incessante, ma non durerà a lungo... La vita del piccolo ha la priorità su tutto.


    Il dialogo tra i due si troncò lì.
    Il resto venne comunicato dall'Ufficio missioni di ogni villaggio:

    CITAZIONE
    E' richiesta la presenza di un Chunin e tre Genin di ogni villaggio per una missione di salvataggio a carico di Kirigakure.
    Bisogna trovare la locazione di un bambino rapito circa un mese fa.
    Le informazioni dettagliate verranno date durante il briefing della missione. Dopo le adesioni vi verrà inviata data e luogo dell'inizio della missione!

    Cordiali saluti

    Dodicesima Mizukage, Hoshi Hoozuki



    La missiva che arriva ai partecipanti cita:

    "Stazione ferroviaria di Ishivar. Ore 9.00"

    Ruolate che ricevete la missiva, Akito dovrà specificare che riceva la visita di un Jonin di Kiri che gli comunica il tutto, menzionando l'importanza della sua presenza per le info che ha dato.
    Cagnellone dovrebbe partecipare, ma non avendomi risposto, ahimè è escluso per questa volta, a meno che rimanga un posto libero.
    Io farò il mio post di inizio tra 5 giorni, avete questo lasso di tempo per postare.


    Edited by F u r y - 1/3/2017, 13:15
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Ultimamente mi ero dato molto da fare negli allenamenti e negli scontri amichevoli. Combattevo spesso con altri Genin, anche di villaggi diversi. Grazie a questo ero migliorato molto sul piano militare, nelle abilità e nella manipolazione ossea. Avevo anche appreso diverse nozioni su tecniche diverse, usate dai precedenti avversari. Di tutti coloro che avevo battuto, Yamashita era colui che mi aveva messo più in difficoltà. A dire il vero mi aveva sconfitto, o meglio, ci eravamo sconfitti entrambi, conteggiando un'ipotetico pareggio. Konoha sfornava shinobi sempre più bravi e abili, ma Kiri non era da meno, i fatti parlavano chiaro. Ma in tutto ciò stavo inconsciamente perdendo di vista l'obiettivo: dovevo indagare su mio padre.
    Le sfide mi avevano offuscato i pensieri, ma per qualche strano motivo l'idea mi era tornata in mente, proprio durante una sessione di piegamenti.
    Ero in palestra, insieme a tanti altri ragazzi che neppure conoscevo e di cui non mi importava. In un angolo per conto mio stavo cercando disperatamente di tirarmi su per l'ultima volta, contraendo tutti i muscoli possibili e immaginabili del mio corpo. La flessione più dura e stancante della mia vita, era l'ultima, doveva essere l'ultima. Digrignai i denti in una smorfia di dolore e stress sia fisico che mentale mentre il sudore colava a gocce dalla mia fronte. Avevo perso il conto ma non importava, i tricipiti mi stavano scoppiando. Avrebbero ceduto a breve, tutto me stesso stava cedendo, ne ero certo ma non volevo mollare. Qualche centimetro ed era fatta, l'ultimo sforzo. Avevo ripetuto la stessa frase per le ultime tre ripetizioni, ma quella sarebbe stata davvero l'ultima. Dopo diversi secondi di stallo, forse addirittura minuti per la lentezza con cui mi sembrava scorresse il tempo in quel frangente, riuscii a tirare su il mio corpo insieme ad un urlo simile ad un lamento di ovvie dimensioni.
    Caddi su un lato per sdraiarmi sul pavimento freddo del dojo, riscaldandolo istantaneamente per via dell'alta temperatura del mio corpo. Avevo dolori ovunque, il fiato più corto del solito. Sembrava stessi morendo, ma in realtà erano solo i miei muscoli che ne risentivano dello sforzo, ingrossandosi e sgonfiandosi millimetricamente.
    ''*Basta allenamenti!!*'' Me lo ripetei più e più volte mentre cercavo di rimettermi in piedi e riprendermi. Da quel momento in poi mi sarei concentrato sul mio vero obiettivo e per farlo dovevo cercare di scalare le vette gerarchiche il più velocemente possibile, era l'unica soluzione che al momento mi venisse in mente, visto e considerato che non sapevo più dove cercare informazioni su mio padre. Magari viaggiando per le varie terre ninja avrei potuto scoprire qualcosa, o forse sarebbe stata solo una perdita di tempo. In ogni caso dovevo almeno provarci. Dopo aver usufruito delle docce della palestra misi il borsone in spalla e mi incamminai verso casa.



    Nel frattempo



    TOC TOC TOC.

    Le nocche che impattarono quella mattina sul rumoroso legno dell'abitazione appartenevano ad un uomo abbastanza semplice e letale; Ken Kaneki, un famoso e nominato Jonin di Kiri. Statura media, 34 anni. Occhi castani e corti capelli biondi e ricci, carnagione chiara come la gran parte della popolazione Kiriana.
    La donna che aprì la porta invece era mia madre, Miharu.


    - Salve, sto cercando suo figlio Takeshi per conto della Mizukage. È in casa? -

    - Buongiorno. Che è successo? Ha combinato qualcosa di grave? -

    - No, no, nulla di preoccupante signora. Dobbiamo affidargli un'incarico, tutto qui. -

    - Ah.. che sollievo! Beh lui dovrebbe essere in palestra, è uscito più o meno due ore fa.... -

    ...

    - Ah, eccolo lì! -

    Mentre mi avvicinavo alla mia abitazione notai mia madre davanti la soglia di casa che mi stava indicando, di fronte ad un uomo che doveva essere un ninja per via del giubbotto. Mi avvicinavo con un passo poco più veloce del solito, conoscevo quel ninja, era Ken Kaneki, uno dei migliori jonin del villaggio. La preoccupazione del momento mi fece venire un nodo allo stomaco, e nonostante il mal di pancia cercai di essere il più normale possibile.

    - Bungiorno. -

    Arrivai al duo e salutai come da prassi. Mia madre ricambiò il saluto mentre il Jonin sembrò squadrarmi dalla testa ai piedi.

    - Bene, sei arrivato. Devo parlarti di una cosa, facciamo due passi.


    Lasciai il borsone a mia madre e cominciai a fare la presunta passeggiata con l'uomo che avevo appena conosciuto. Ciò che mi raccontò mi stupì non poco, riguardava una missione che avevo fallito tempo addietro. Il rapimento del bambino, Casteldiovaus o come diavolo si chiamava, non riuscivo proprio a capirlo. La Mizukage aveva ripreso in mano il caso e stava formando una squadra per recuperare il piccolo. Io e Zicko dovevamo essere inclusi nel progetto, ma risposi in tutta sincerità al Jonin che quel ragazzo non lo vedevo da parecchio, né sapevo dove trovarlo. Ricordavo bene il volto dell'uomo che aveva rapito il bambino, mi era rimasto impresso nella mente mentre aspirava la sigaretta tutta in un colpo. Avevo odiato quell'uomo con tutto me stesso nel mese seguente, e quando ripensavo a lui, che ci aveva causato tanto disonore, il sangue mi ribolliva nuovamente.

    - Si, accetto. Quando partiamo? -

    - Và a prepararti, ci vediamo alle porte del villaggio. -

    Non me lo feci ripetere due volte e scattai verso casa. Volevo sbrigarmi a trovare quel pezzo di merda che mi aveva sconfitto con tanta facilità. Indossai il mio Kimono nero senza maniche, prendendo tutto l'equipaggiamento disponibile nel mio baule. Di ryo non ne avevo bisogno e in ogni caso ero al verde al momento, dovevo cercare di risparmiare. Terminate le preparazioni mi avviai con foga verso il punto d'incontro con Ken, e una volta arrivato non mi fece neppure riposare, intimandomi di seguirlo.
    Il traghetto ci permise di attraversare il mare che separava Kiri da Konoha, il paese del fuoco. Una volta sbarcati viaggiammo per una decina di minuti finché arrivammo in quella che poteva essere una stazione di treni. Ken fece i biglietti per entrambi e in breve tempo salimmo in una delle tante carrozze dirette ad Ishivar.
    Il mezzo di trasporto viaggiava sui binari ad una velocità incredibile, tanto da rendere difficile restare in piedi senza tenersi da qualche parte. Non ero mai stato in un treno e il punto in cui la tecnologia e le macchine stavano arrivando mi sorprese. Ci erano voluti anni e anni di lavoro per costruire una stazione tanto grande da collegare tutto il mondo, e chissà cosa sarebbe successo tra un centinaio d'anni.
    Ma grazie al treno il viaggio fu più breve del previsto, arrivammo con venti minuti d'anticipo.

     
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    [Konoha, Villaggio della Foglia, primavera]


    La primavera era finalmente giunta, lasciandosi alle spalle le incertezze e i ricordi invernali. Ricordi di freddo, paura e insicurezza. Come il cielo si era rischiarato di un sole non più pallido e sfuggente, anche la psiche di Mokou sembrava risentire positivamente del cambiamento. Si era ormai lasciata alle spalle la malinconia che non le aveva dato tregua da quando aveva lottato contro Kenji. La strana sensazione che era nata in lei quando aveva raggiunto il limite della frustrazione, era sparita. Infondo la ragazza sapeva che non era scomparsa del tutto, ma non poteva spiegarsi il perché; forse lo sapeva e basta. Fatto sta che si sentiva più tranquilla da allora. Aveva trascorso molto tempo fuori casa per dedicarsi a se stessa e non vedere per un po' la brutta faccia della sorella l'aiutava eccome. Ultimamente non riusciva neanche più a sopportarne la silenziosa presenza, seppur raggiungere il limite di sopportazione non le permetteva comunque di sfogarsi. Non riusciva più a darle contro come una volta. La ignorava e basta, e Kaguya sembrava fare lo stesso. Anche lei stava crescendo e il suo volto si faceva sempre più cupo e triste. Ma a Mokou non interessava minimamente sicché il suo unico pensiero al mondo era se stessa. Aveva già abbastanza grane a cui pensare per permettersi di perdere tempo con le crisi della sorellastra. Quel giorno, per esempio, il tempo le mancava materialmente. La sua camera era silenziosa più che mai, immersa in penombra per via delle serrande quasi del tutto abbassate. Era tornata a casa da due giorni e già si preparava ad andarsene. Tutto per via delle missioni, degli incarichi o delle sue sregolatezze. Ormai si era abituata all'idea di non poter passare tutto il suo tempo in casa, faceva parte della sua vita. Certo, se solo fosse stata diversa.. probabilmente non avrebbe avuto problemi di sorta. Ma a volte la sua camera da letto era il riparo perfetto per le sue insicurezze, ma altre volte era soffocante e non la lasciava neanche dormire. Con un sospiro, Mokou si chinò verso il pavimento, allacciandosi le scarpe. Ne indossava un nuovo paio, regalatole dalla nonna. Erano completamente di un bel rosso acceso, comode e alte fino a poco sopra la caviglia. Non erano aperte come i sandali tipici degli shinobi ma non faceva ancora così caldo da lamentarsene. Le lunghe gambe magre e pallide erano libere, sicché la ragazza indossava solo un paio di comodi pantaloncini rossi, dello stesso colore delle scarpe, che le arrivavano sino a poco sopra della metà coscia. Erano larghi ma non troppo, esattamente come le serviva per stare comoda. Portava il taschino legato in vita, dietro il fianco sinistro, mentre il borsello era legato con delle bende bianche attorno alla coscia destra. Li tastò per essere sicura che tutto ciò di cui avesse bisogno fosse lì dentro. Aveva rischiato grosso dopo quel giorno, quando aveva quasi fatto perdere un occhio a Kenji. Non era successo ma, in qualche modo, il suo sensei era venuto a saperlo e le aveva fatto una gran ramanzina. Sembrava molto più scioccato delle altre volte. La kunoichi aveva sbuffato, senza neanche farsi un esame di coscienza. Tanto c'era abituata ad essere quella che fa sempre qualcosa di sbagliato. Mokou si alzò dal letto, fissando il proprio riflesso allo specchio. I lunghi capelli bianchissimi erano come sempre legati da tanti e tanti fiocchi rossi e bianchi. L'espressione del volto truce come al solito. Non aveva dormito fin troppo bene. A completare l'outfit, una maglietta non troppo leggera, color panna. Aveva il collo largo e alto, che stava all'insù da se. La manica destra arrivava poco sopra il gomito ed era fermata dal coprifronte, legato attorno ai muscoli sottili e modestamente marcati delle braccia. La manica sinistra, invece, era inesistente, ma spuntava da sotto la maglia bianca, un'altra fatta a rete, nera. Quindi, se sulla destra la rete era coperta dalla manica bianca, a sinistra essa era ben visibile fino a sopra il gomito. Con un po' di fortuna non avrebbe avuto né freddo né caldo, bisognava solo sperare in un clima mite. Per di più, nel luogo dove doveva andare di caldo ne faceva eccome. Lanciò un'occhiata alla scrivania lì accanto, piena zeppa di porcherie e nel più completo disordine. Gli occhi scarlatti si posarono su una semplice pergamena che sembrava consumata.
    CITAZIONE
    E' richiesta la presenza di un Chunin e tre Genin di ogni villaggio per una missione di salvataggio a carico di Kirigakure.
    Bisogna trovare la locazione di un bambino rapito circa un mese fa.
    Le informazioni dettagliate verranno date durante il briefing della missione. Dopo le adesioni vi verrà inviata data e luogo dell'inizio della missione!

    Cordiali saluti

    Dodicesima Mizukage, Hoshi Hoozuki

    L'aveva trovata pochi giorni prima e, senza neanche pensarci, aveva aderito subito. Non si era neanche accorta che la missione era stata classificata come rango B, ma nessuno le aveva detto nulla. Era ancora Genin ma, segretamente, sapeva che persone come Naori, sua compagna di squadra, faticavano a tenere il suo ritmo. Non se ne stupiva affatto, Mokou era orgogliosa e sapeva di essere migliore. La migliore di tutti. Comunque sia, dopo l'adesione le arrivò un'altra missiva, il giorno dopo, che recitava una data e un'indicazione più che chiara:

    CITAZIONE
    Stazione ferroviaria di Ishivar. Ore 9.00

    Ad Ishivar non c'era mai stata ma, a sentire sua nonna, era un paese al confine con il Continente dei Ninja che solo da pochi anni aveva stabilito un contatto con i grandi paesi. La stazione ferroviaria rappresentava la prima e vera unione tra di esso e gli altri paesi. Sarebbe stato un viaggio lungo, tre giorni effettivi di viaggio, senza contare quello per arrivare alla stazione di Konoha. Destando per qualche attimo sulla soglia, la ragazza dagli occhi scarlatti aprì la porta e si precipitò giù dalle scale, senza premurarsi di salutare nessuno. Era l'alba, meglio scomparire come al suo solito. Ma non aveva tenuto conto che sua sorella era una kunoichi proprio come lei e, casualmente, quel giorno sarebbe dovuta partire anche lei. La vide in cucina, mentre faceva colazione. La pelle era soffice e pallida come la sua, ma sotto quella matassa di capelli corvini, Kaguya sembrava molto più diafana di lei. La squadrò con gli occhi nocciola e Mokou distolse subito lo sguardo, facendo per andarsene. Non aveva la minima intenzione di rovinarsi la giornata. La superò, protendendosi in avanti per afferrare la maniglia della porta quando si sentì chiamare.

    Mokou..

    Ecco fatto. Si accigliò istantaneamente, storcendo il naso. Perché quella lì si ostinava a parlarle fin da primo mattino?!

    Che vuoi?!

    Hai la zip aperta.

    Eh?!

    Arrossì violentemente, tirandosi su la zip e uscendo di casa senza aggiungere altro. Solo Kaguya riusciva a farla imbestialire anche per una sciocchezza del genere! Una leggera brezza le scompigliò i capelli mentre subito si metteva in marcia verso l'accademia del villaggio. Non sarebbe di certo andata da sola così lontano..

    [Ishivar, stazione, circa tre giorni dopo]


    Il viaggio fu così noioso che Mokou trascorse buona parte del tempo dormendo. I sedili divennero comodi dopo un paio di ore e il sole, seppur incandescente, non bastò più per tenerla sveglia. Il sensei che l'accompagnava sembrava invece non gradire così tanto il viaggio. Leggeva spesso ma non con il placidume solito di chi si rilassa sfogliando con gli occhi pagine e pagine di inchiostro stampato. Tentava di fare conversazione con la ragazza, ogni tanto, ma sarebbe stato più facile far confessare i propri crimini ad un Mukenin che far parlare una quindicenne in piena crisi adolescenziale. Per di più, sembrava che Mokou si fosse chiusa nei confronti dell'uomo da quando l'aveva sgridata per la questione di Kenji. Lui ne aveva tutte le ragioni, ma non per questo lei si sentiva meno in grado di fargli muro. Mangiavano regolarmente (era stato lui a preoccuparsi non solo di pagare il viaggio ma anche di provvedere alle provviste) e prendevano una boccata d'aria quando gli era concesso. Il treno non si fermava così spesso. Avevano già superato Ame e da circa due giorni viaggiavano attraverso il deserto. Si erano fermati proprio nel villaggio della Sabbia e lì Mokou era rimasta meravigliata, con lo sguardo incollato al finestrino. Il grande palazzo della Kazekage oscurava il sole tanto era grande. Finché non sparì all'orizzonte, la ragazza lo rimirò ancora ed ancora. Ishivar era vicina sicché il deserto si faceva sempre più arido e la terra brulla. E ovviamente il sole più cocente. Fortuna che dentro il treno c'era una piacevole arietta condizionata. Il treno si fermò finalmente a un quarto alle nove, proprio alla stazione di Ishivar. Quando Gekikara scese i gradini, le sembrò quasi di essere invecchiata tanto le gambe erano stanche. Tornare sulla terra ferma l'aveva risvegliata e si stiracchiò con uno sbuffo, mentre il sensei non la perdeva d'occhio. Si sarebbe assicurato che fosse in buone mani prima di lasciarla andare. Di certo non voleva prendersi la responsabilità di qualche sua brava in terra straniera, dove di certo non se la sarebbe cavata con una ramanzina.
     
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    C’era un treno, un faccino sorridente e una valanga di capelli dorati che vorticavano veloci. La testa di un ragazzo dagli occhi socchiusi spiccava sicuramente in quella sfilza di vagoni che avanzavano per tutto il continente ninja, una risatina infantile riempiva l’aria di note dolci e spassionate. La pelle si tirava, fredda e animata, mentre Shiro continuava a divertirsi, le mani che uscivano parzialmente dal finestrino spalancato. Quella sensazione sembrava ricordargli le lunghe cavalcate nelle pianure, il polline che filtrava dai fiori sboccianti, l’odore dell’aria fresca che pungeva la gola e le gote, il rumore degli zoccoli che sembrava poter sentire risuonare nella sua testa.

    Torna dentro scemo!

    Una voce femminile interruppe quella fantasia, spalancando gli occhi e scrollando la testa il ragazzo tirò la testa dentro il vagone. Il viso rosso, un sorriso mesto e gli occhi azzurri che ora si posavano sulla figura dai capelli rossi che l’aveva richiamato. Nora lo stava accompagnando insieme a due ninja del villaggio, entrambi erano stati chiamati in due missioni ad Ishivar anche se probabilmente c’era lo zampino dell’amica. Questo non passò per nulla nella testa del ragazzino, si lasciò cadere nel sedile accanto all’amica e si legò i capelli con un nastro di tessuto bianco. Sprofondò appena nel sedile con una faccia decisamente più annoiata, gli occhi azzurri passarono prima sui due ninja accompagnatori che stavano leggendo chissà cosa e poi sull’amica. Pelle rosa, gote dipinte da efelidi e una cascata di ricci rossi che si sparpagliavano in ogni direzioni, incontrollabili!

    Vedi che non succedeva nulla, stai tranquilla eh!


    In effetti la ragazzina sembrava smossa da un certo nervosismo che non mancava di far trapelare nei suoi sguardi, parole e addirittura gesti. Del resto era la prima missione seria per entrambi i Genin ma Shiro non sembrava minimamente sfiorato dalle stesse preoccupazioni che affliggevano l’amica. Aveva semplicemente accettato quell’incarico difficile a cuore leggero, un’altra sfida da affrontare e che gli permetteva di viaggiare per il continente. Scoprire nuovi ambienti, magari ritrovare quel sapore di avventura che sembra mancargli ogni giorno di più. Ciò non toglie, ovviamente, che il ragazzo prenda sul serio la missione. Con lui ha portato tutto l’armamentario in possesso: l’arco di fattura selvaggia è ben sistemato nel suo contenitore da viaggio mentre accessori riempiono i borselli e taschini del giovane. Indossa semplicemente una casacca blu a mezze maniche, sotto si intravede una maglia beige decisamente leggera. La primavera si riflette anche nel vestiario del ragazzo, le temperature miti che si riflettono nel sole tiepido che riscalda praterie e montagne.

    Hai la missiva Shiro?

    Il filo dei pensieri venne interrotto da una voce maschia, il suo accompagnatore lo guarda attraverso i suoi occhi grigi accennando un’espressione severa. A quanto pare non gli stava proprio a genio, lo spirito spensierato del biondo non ha avuto successo al villaggio ma questo non sembra pesare molto sulla psiche del Genin che surclassa questi problemi sociali con un sorriso ed un’alzata di spalle. Intanto sfilò un bigliettino un po’ accartocciato dalla tasca dei suoi pantaloni.

    CITAZIONE
    E' richiesta la presenza di un Chunin e tre Genin di ogni villaggio per una missione di salvataggio a carico di Kirigakure.
    Bisogna trovare la locazione di un bambino rapito circa un mese fa.
    Le informazioni dettagliate verranno date durante il briefing della missione. Dopo le adesioni vi verrà inviata data e luogo dell'inizio della missione!

    Cordiali saluti

    Dodicesima Mizukage, Hoshi Hoozuki.

    Tieni! Siamo in orario no? Siamo partiti due giorni fa quindi dovremmo essere quasi arrivati..

    Si sporse in avanti lasciando il bigliettino nelle mani dell’accompagnatore dallo sguardo folle, si esibì in uno sbadiglio decisamente annoiato mentre l’uomo non perse occasione per rimbeccarlo di nuovo.

    Non dovresti prenderla così alla leggera, è una missione di livello B richiesta dalla Mizukage.

    Le parole lo attraversarono come niente, preoccupazioni che esistevano sicuramente in Shiro ma che non potevano prendere possesso del corpo e mente. Non era uno che si lasciava attraversare da queste sensazioni senza combatterle, non veniva trascinato dai sentimenti insomma. Per lui era una missione difficile da portare a termine, avrebbe lottato al cento per cento delle sue forze ma non poteva farsi destabilizzare da un nervosismo cancerogeno. Sapeva cogliere la giusta nota di tutto per sfruttarla al suo vantaggio, del resto era naturale ritrovarsi un po’ impauriti, preoccupati o innervositi in una situazione del genere ma Shiro aveva quel particolare talento innato di non lasciarsi sopraffare da tutto ciò. Ma ormai il treno si era fermato, la stazione di Ishivar (loro meta) ormai raggiunta. Doveva semplicemente raggiungere i compagni lanciando l’ultimo saluto all’accompagnatore e augurando una buona fortuna a Nora, sua amica. Uscì dalla cabina con tutta la calma del mondo assaporando l’aria nuova di Ishivar e raggiungendo il luogo dell’incontro qualche minuto in anticipo.


    WqLSBBK


    Riassunto
    EdELjjN◕Equipaggiamento:
    • Arco [Schiena]
    • 40m Filo Spinato
    ◕Azioni:
    ◕Bonus&Malus:
    ◕Resistenza: 150
    ◕Stamina: 200
    Shiro Ninja Accompagnatore Nora
     
     
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    La vita di Shinichi era diventata fin troppo monotona dal giorno della promozione, e poteva essere riassunta in due semplici parole: allenamenti e missioni. Non aveva quasi più tempo di svagarsi o poltrire, perché ormai si rendeva ben conto che al livello dove era stato brutalmente scagliato con la promozione ogni shinobi, anche il più innocuo all'apparenza, poteva nascondere delle abilità insidiose e terribili; essere costanti negli allenamenti risultava essere l'unico modo che gli rimaneva per restare al passo. Ricordava con nostalgia i tempi dell'accademia e il grado di genin, quando egli era veramente il migliore, così tanto che nessuno poteva minimamente competere con le sue abilità. E ironia della sorte, proprio qualche settimana dopo la sua promozione, il suo ex compagno di squadra era già riuscito a metterlo alle strette, sfoderando un'abilità che aveva letteralmente disgregato i prodotti dello Hyoton con una facilità impressionante. Fortunatamente quella strana tecnica non riuscì a colpire direttamente lo Yuki, ma lo aveva costretto a far uso della sua abilità innata in modo drastico, con il rischio di uccidere il suo stesso compagno. Proprio lui, che non avrebbe mai e poi mai avuto il coraggio di compiere un tale gesto, aveva in quell'attimo di furore perso ogni inibizione, come se non gli importasse più delle conseguenze delle sue azioni. C'era da preoccuparsi eccome, ma il ragazzo non aveva il lusso di concedersi un appuntamento da uno psicologo o quant'altro, benché meno nel giorno in cui, di ritorno da un allenamento con suo zio, sua cugina interruppe il suo tanto agognato riposo.
    *Toc Toc*
    Cosa?

    Rispose seccato alzandosi dal letto. Con uno sbuffo mise ai piedi le pantofole e andò ad aprire lentamente la porta, ritrovandosi faccia a faccia con sua cugina.

    Che c'è?

    Shi, oggi è arrivata questa per te!

    La ragazza passò una lettera al cugino, e si congedò subito richiudendo la porta, senza però perdere occasione di lasciare uno dei soliti commenti disgustati che le mamme sono solite riservare alle camere dei figli adolescenti.

    E apri la finestra ogni tanto! C'è una puzza di chiuso incredibile in 'sta stanza

    Faccio, faccio... grazie!

    Ovviamente non lo avrebbe fatto. Una volta bello seduto a gambe incrociate sul letto, aprì la busta, e subito cominciò a leggerla a bassa voce come era solito fare con tutte le missive che riceveva.

    "E' richiesta la presenza di un Chunin e blablabla, per una missione di salvataggio a carico di Kirigakure... perfetto, e già potrei cestinarla."

    Il chunin non era a conti fatti la tipologia di ninja adatta a quel tipo di missioni, sarebbe stato molto più probabile che avrebbe distrutto un'intera città per la sua sbadataggine, prima di svolgere un incarico delicato come il salvataggio di una persona. Ciò nonostante continuò a leggere, spinto dalla curiosità.

    "Bisogna trovare la locazione di un bambino rapito circa un mese fa. Le informazioni dettagliate verranno date durante il briefing della missione. Dopo le adesioni vi verrà inviata data e luogo dell'inizio della missione! Cordiali saluti Dodicesima Mizukage, Hoshi Hoozuki?!"

    Alla lettura di quel nome tutto il disinteresse accumulato leggendo le righe si tramutò in un eccitazione che quasi lo fece cadere dal letto. Dopo aver ripreso l'equilibrio si ricompose e si alzò, cominciando a stringere forte quel foglio di carta tra le mani.

    Finalmente ti sei decisa ad assegnarmi qualcosa di interessante, era ora! Sono proprio curioso di scoprire cosa ti ha spinto a farlo, Hoshi sensei...

    [ Qualche giorno dopo ]


    Come ormai era consuetudine, Kiri era da tutt'altra parte del mondo rispetto al luogo della missione. Shinichi nemmeno ci faceva più caso, abituatosi ormai all'idea di dover affrontare giorni e giorni di viaggio. Questa volta si era munito di ben due libri, ordinatamente riposti nello zaino insieme all'equipaggiamento ninja acquistato da poco a buon prezzo. Oltre ad un lungo viaggio in nave, lo aspettò anche un infinito viaggio sul simbolo del progresso tecnologico: il treno. Almeno essendo un chunin era in grado di viaggiare senza la scocciatura di dover per forza intrattenere un dialogo con un accompagnatore, ma per la legge di azione reazione era relegato a portare tutto il tempo quel fastidioso giubbotto ninja di colore grigio, che il suo corpo in continua crescita non era ancora riuscito totalmente ad occupare in volume. Il treno arrivò ad Ishivar leggermente in ritardo, tanto che Shinichi non ebbe nemmeno il tempo di darsi un'occhiata intorno che fu già ora di incontrare gli altri, e di corsa anche.

     
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    Ishivar. 10 Mezuki 16 d.Z.
    Ore 9.02 A.M


    Goru Nyelson aspettava appoggiato alla colonna del binario 5.
    Ebbe il tempo di osservare sempre più il luogo in cui si trovava e sentirsi il cuore stringersi sempre più man mano che le macchine assordanti arrivavano a destinazione.
    Non si sarebbe mai abituato a quei giganti di ferro. L'Ishivar che conosceva si era enormemente allargata e si era evoluta al punto che resteva ben poco con la precedente comunione con la natura.
    Riconosceva che il progresso aveva portato acqua, miglior sistema sanitario, abitazioni più sicure e meno povertà, ma forse la tecnologia stava tendendo verso l'infinito, un infinito che spaventava lui e molti altri.
    Che poteva farci se non abituarsi a quell'inesorabile spirale verso l'alto? Andras era un buon capo e prima di tutto si occupava personalmente di ogni problema della città, questo era ciò che contava veramente e di certo non si poteva tornare indietro.
    Vide arrivare degli shinobi che secondo le indicazioni dei superiori dovevano essere coloro che dovevano portare a termine la missione.
    Si scostò dalla colonna a cui era appoggiato e gli andò incontro, visto che sembravano leggermente spaesati. Pensò che nessuno di loro, probabilmente, era mai stato ad Ishivar.

    Benvenuti ad Ishivar. Spero che il viaggio sia andato bene per tutti!

    Il gigante buono sorrise ai presenti per poi tornare al discorso principale, i convenevoli non gli si addicevano per niente.

    Scusate se ne parliamo subito, ma faremmo meglio ad uscire dalla stazione. Seguitemi.

    Il gruppo dovette così seguire il bestione per radunarsi in un posto più tranquillo e cercare di capire quali compiti gli spettassero, anche se il tempo era loro nemico e non potevano di certo affrontarlo a suon di tecniche o schiaffi.
    Nel frattempo alle loro spalle scese da un treno al binario 2 un tipo completamente incappucciato che si apprestò a spostarsi come un fulmine in mezzo alla gente senza far notare minimamente i propri spostamenti o rumori.
    Che puntasse a pedinare il nuovo gruppo della missione?


    [Fuori dalla Stazione]

    Bene, intanto vorrei sapere chi è Takeshi Moroachi di voi. Sarebbe opportuno che tu ci possa dire tutto ciò che sai sul rapitore, sul bambino e su cosa potremmo aspettarci. Senza paura, non è un esame.
    Dopo che avrai dato le informazione decideremo come meglio agire. Ma posso dirvi con certezza che...


    Goru interruppe il suo discorso per tirare fuori una mappa ben dettagliata della zona d'Ishivar, chiunque l'avesse disegnata doveva essere un abitante poiché era una fotocopia perfetta della realtà.

    ...che la zona che ho cerchiato in rosso dovrebbe essere quella frequentata dal rapitore. Inoltre vi informo che, almeno fino all'aggiornamento di tre giorni fa, il bambino è ancora vivo. E' stato visto dalle squadre di pattugliamento un secondo prima che i due svanissero nel fumo davanti a una delle caverne che abbiamo qui.

    Puntò l'enorme dito sulla cartina.

    NolNgZd



    Il puntino in rosso dentro la zona cerchiata è la caverna di cui vi parlavo, noi siamo invece qui, nel quadrato nero e bianco che è Ishivar. Ci vuole poco ad arrivare nel luogo interessato, che dite?


    Allora la situazione è questa. Ora Akito posterà per prima dando le info che ricorda e tutti dite la vostra sul dafarsi. Potete decidere di dividervi ed esaminare tutta la zona, oppure provare ad andare alla caverna considerando però che potrebbe essere vuota visto che Goru ha detto che sono stati visti uscire e svanire da lì.


    Edited by F u r y - 23/3/2017, 18:08
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Fui il primo ad arrivare al luogo d'incontro, tant'è che insieme al Jonin mi sedetti in una delle tante panchine d'attesa che costeggiavano l'area. Il via vai di persone e treni era impressionante, seppur in minor frequenza rispetto a quello della stazione del paese del fuoco. Cercai di ammazzare il tempo contando nella mia mente le persone che scendevano dai vari treni, v'era gente di ogni tipo e paese. Molte possedevano una carnagione scura, con protesi d'acciaio di vario genere. Era molto strano per me vedere una persona con un arto d'acciaio, non sapevo che la cosa era molto diffusa in quel paese.
    Dopo pochi minuti di noia notai Mokou scendere da uno dei tanti treni che erano appena arrivati.


    - Gekikara! -

    La chiamai stupito, alzando una mano e facendole cenno di avvicinarsi. Era accompagnata da un uomo più grande, sicuramente di un grado più elevato rispetto al nostro. Mi alzai dalla panchina e le andai incontro per salutarla, non sapevo che anche lei sarebbe stata ad Ishivar quel giorno.

    - Che ci fai qui?!... Aspetta.. Non dirmi che anche tu sei quì per la missione di salvataggio! -

    Fu l'unica cosa che mi venne subito in mente. Effettivamente era probabile che fosse lì per il mio stesso motivo. Fare squadra nuovamente con lei sarebbe stata una cosa positiva, almeno conoscevamo bene o male i pro e i contro l'uno dell'altro, anche se potevo considerarmi assai diverso rispetto a quando ci trovavamo nel paese dell'ex neve.

    - È da un po' che non ci vediamo. Sei pronta a spaccare culi oggi? Io se riesco a mettere le mani su quel dannato rapitore lo uccido! Mi è già scappato una volta... Ma questa volta non la farà franca. -


    Strinsi il pugno, ricordando il disonore che mi aveva portato quell'uomo. Poi all'improvviso si avvicinarono a noi altri due ragazzi, uno lo conoscevo, anche lui ex compagno di missione, nonché compaesano di Kiri, Shinici Yuki.

    - Heilà! La storia sembra ripetersi.. Mancherebbero solo Prompto e Yamashita. -

    Conclusi la frase sarcasticamente, notando e squadrando l'altro giovane che non avevo mai visto prima. La cosa che mi affrettai ad inquadrare fu il suo coprifronte, era di Hekisuki. I lunghi capelli biondi facevano pandan con gli occhi azzurri, creando il solito tipo di ragazzo desiderato dalle donne, se non fosse per le molteplici cicatrici e lividi visibili in ogni parte scoperta del suo corpo.

    - Benvenuti ad Ishivar. Spero che il viaggio sia andato bene per tutti! -

    Un uomo abbastanza alto e robusto si avvicinò a tutta la marmaglia, congedando tutti i nostri supervisori con un cenno silenzioso. Una cicatrice ben visibile univa l'occhio destro all'orecchio del medesimo lato, il fisico gonfio e scolpito dell'omone mi impressionò abbastanza da immaginarmi in uno scontro contro un uomo del genere. Cento chili di muscoli e potenza, come avrei potuto sconfiggere un uomo tanto imponente? Ero più o meno sicuro che i miei pugni non gli avrebbero fatto neppure il solletico, se non fosse per l'innata che mi avrebbe permesso sicuramente di combinare qualcosa, la mia autostima sarebbe scesa sotto lo zero in quella manciata di secondi di osservazione.

    - Scusate se ne parliamo subito, ma faremmo meglio ad uscire dalla stazione. Seguitemi. -

    Il tizio ci fece strada poco più fuori dalla stazione, in uno spiazzale abbastanza grande da permetterci un angolino isolato per sconnetterci dal resto del mondo. Era il nostro contatto, le informazioni che ci avrebbe fornito sarebbero state cruciali per lo svolgimento dell'incarico.

    - Bene, intanto vorrei sapere chi è Takeshi Moroachi di voi. -

    - Sono io, signore. -

    - Sarebbe opportuno che tu ci possa dire tutto ciò che sai sul rapitore, sul bambino e su cosa potremmo aspettarci. Senza paura, non è un esame.
    Dopo che avrai dato le informazione decideremo come meglio agire. Ma posso dirvi con certezza che...


    Cercai di cominciare a formulare la miglior spiegazione possibile nella mia mente, cercando di ricordare il più possibile di quell'evento tanto disgraziato quanto angosciante. Nonostante la cosa mi innervosiva leggermente, evitai di mostrare il mio stato e aspettai con calma ed educazione la fine del discorso dell'Ishivariano.

    ...che la zona che ho cerchiato in rosso dovrebbe essere quella frequentata dal rapitore. Inoltre vi informo che, almeno fino all'aggiornamento di tre giorni fa, il bambino è ancora vivo. E' stato visto dalle squadre di pattugliamento un secondo prima che i due svanissero nel fumo davanti a una delle caverne che abbiamo qui. Il puntino in rosso dentro la zona cerchiata è la caverna di cui vi parlavo, noi siamo invece qui, nel quadrato nero e bianco che è Ishivar. Ci vuole poco ad arrivare nel luogo interessato, che dite?-

    Mi schiarì la voce, e dopo un breve sospiro cominciai a parlare:

    - Direi di arrivare il prima possibile alla caverna e da lì stesso decidere se ispezionare l'area insieme oppure divisi in due squadre per guadagnare tempo... il rapitore è un ragazzo più o meno sulla trentina, capelli corti scuri e carnagione pallida. Occhi scarlatti e fisico quasi nella norma, abbastanza snello. Fuma spesso, non che ne abbia la certezza, ma è riuscito ad aspirare un'intera sigaretta con un colpo solo. Inoltre penso sappia manipolare il fumo, è riuscito a scappare grazie a quella dannata cortina fumogena che non ci ha permesso di vedere più niente. Non è di certo un tipo qualunque, io e un altro ragazzo non siamo riusciti a bloccarlo né a sfiorarlo, ci ha oltrepassato come se nulla fosse, sparendo dalla circolazione. Aveva due complici, abbastanza impacciati. Li avevamo messi fuori gioco con facilità, non so che fine abbiano fatto. -

    Presi fiato, poi continuai:

    - Il bambino invece è il solito teppista viziato. Capelli medio-corti biondi, occhi verdi, carnagione chiara. Aveva riempito il castello di trappole. È piuttosto ingegnoso per essere un dodicenne alle prime armi. -
    Spero di aver detto tutto il necessario.
     
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    Lo stridore dei freni andava di pari passo con l'arrestarsi della corsa del treno. Mokou oscillò lentamente mentre, davanti all'uscita, osservava la stazione. La terra era brulla e arida, il sole fin troppo cocente. La stazione non era altro che una modesta struttura con pochi binari, in legno. Non aveva nulla a che fare con quella di Konoha, piena di binari e treni che partivano ogni minuto. La calma di quel luogo, poi, era quanto più diverso. Le porte si aprirono e la ragazza balzò giù, superando i gradini e allontanandosi di qualche passo, fermandosi nel bel mezzo della banchina mentre la gente si riversava su di essa. Il giovane sensei dai capelli grigi e spettinati si avvicinò alla ragazza, di poco più bassa di lui, guardandosi intorno. Tra la folla che camminava in gruppi scomposti, notò un manipolo di persone dall'aria particolare, sicché sembrò illuminarsi.

    Dovrebbero essere quelli lì!

    Indicò alla ragazza, che spostò incuriosita lo sguardo laddove le veniva detto dallo shinobi. Un uomo, poco distante dalla colonna con un grosso "5" che troneggiava sul cartello lì appeso, sembrava star accogliendo degli shinobi. Tanto per cominciare, non aveva l'aria di uno che aveva appena viaggiato, anzi, sembrava proprio del luogo con la sua pelle scura e i capelli chiarissimi. Secondo poi, i tre Shinobi indossavano tutti il proprio copprifronte (seppur uno sul braccio, non in testa come di consueto) ed uno dei tre rappresentava un villaggio diverso. Anche a quella distanza, era palese come il simbolo del paese fosse diverso. Lei il suo copfronte con il simbolo di Konoha lo teneva legato al braccio. In ogni caso, conosceva due dei tre Shinobi e capì che Takahiro aveva ragione.

    Hai tutte le tue cose?

    Sì.

    Rispose freddamente lei mentre l'altro cercava di essere premuroso. Non si erano più parlati molto da quando.. era successa quella cosa. Il ricordo era ancora vivido nella ragazza e preferiva non ricordare, seppur la sola presenza del sensei la infastidisse, da quel momento. Fece un passo per allontanarsi ma si sentì trattenere. La mano dell'uomo era calda e si strinse attorno al suo braccio destro, scoperto. Mokou si voltò, con espressione seccata, incontrando lo sguardo del jonin.

    Bene, allora..

    La stava guardando in un modo che lei personalmente non sopportava. Sembrava preoccupato, come un genitore che lascia a scuola il figlio per la prima volta. Mokou sapeva bene cosa stava per dirle e si preparò a troncare subito la manfrina. Ne aveva già avute abbastanza di ramanzine dopo quello spiacevole scontro con Kenji Guren. Persino sua sorella si era messa in mezzo!

    Cerca di non metterti nei guai..

    Non sono deficiente!

    Sbraitò, sottraendosi alla presa dell'altro e voltandogli le spalle, raggiungendo il gruppetto di genin. Takahiro fece per ribattere ma sospirò, rassegnato al fatto che non c'era nulla che avrebbe potuto fare per evitare che la kunoichi facesse di testa sua. Il tipo di Ishivar era grosso ma dall'aria gioviale, un bell'ossimoro. Sembrava proprio il loro contatto, ma tutti loro ne avrebbero avuto la prova solo poco dopo. Erano comunque dei ragazzi, non potevano fare a meno di salutarsi e trascorrere anche solo quei trenta secondi come se non fossero ninja ma amici che non si vedevano da un po'. Amici, per Mokou, era una parola grossa, ma sicuramente non aveva davanti nemici. Il primo a salutarla, sventolando il braccio, fu Takeshi Morachi, che la ragazza ricordava bene. Era stato suo compagno durante un'importante spedizione nel Paese delle primavere. E.. ne era rimasta un poco delusa. Eppure l'altro sembrava contenta di vederla e lei fu altrettanto contenta dal sentirsi chiamare come lei voleva essere chiamata. Ormai le sembrava che troppe persone si prendessero la libertà di chiamarla col suo vero nome, non le piaceva. Con aria accigliata, la ragazza rivolse un cenno con la testa al gruppo, avvicinandosi. Le mani erano infilate nelle tasche dei corti pantaloncini che fortunatamente non le davano caldo.
    CITAZIONE
    Che ci fai qui?!... Aspetta.. Non dirmi che anche tu sei quì per la missione di salvataggio!

    Già.

    Fredda e secca come al solito, non si lasciò coinvolgere dall'entusiasmo altrui.
    CITAZIONE
    È da un po' che non ci vediamo. Sei pronta a spaccare culi oggi? Io se riesco a mettere le mani su quel dannato rapitore lo uccido! Mi è già scappato una volta... Ma questa volta non la farà franca.

    Per tutta risposta, l'altra sospirò, stiracchiandosi il collo.

    Sono stanca morta, ho dormito più su quel treno che in vita mia. Oh, vedi di non farti congelare le palle stavolta.

    Proclamò con la sua solita aria annoiata e scontrosa. In realtà stava solo cercando di fare conversazione, a modo suo. Non era una cima coi rapporti umani.

    Perché non te le scongelo più.

    Fu allora che il gruppo da quattro finalmente si unì, mostrando volti noti e ignoti. Fu con una battuta che Takeshi salutò una vecchia conoscenza, Shinichi. Anche lui aveva partecipato alla famosa missione nell'ex-Paese della Neve, finendo promosso a Chunin. Era un ragazzino dall'aria innocua e Mokou avrebbe intuito il fatto che la sua presenza non significava nulla di buono per loro. La missione richiedeva la presenza di un Chunin, sarebbe stato pericoloso, quindi? Purtroppo la ragazza dagli occhi scarlatti non aveva di questi pensieri poiché impegnata in altri. Squadrò Shinichi in silenzio, fissandolo senza battere ciglio, con aria accigliata. La sgradevole sensazione di un peso infondo allo stomaco si fece sentire quando i ricordi la avvolsero e, accigliandosi ancor di più, non poté fare a meno di chiedersi che cosa pensasse il ragazzo dai capelli scuri. L'aveva vista mentre due ninja della Foglia la convocavano, ma non sapeva cosa fosse successo dopo. Per qualche motivo, quel pensiero le fu scomodo. Ma non poteva dirlo a nessuno, già sua sorella era un'eccezione più che estrema. Non poteva permettersi di coinvolgere terzi. Insieme a Shinichi, aveva fatto la sua apparizione un ragazzo dall'aria selvaggia, ed era tutto dire! Era qualcosa nell'atteggiamento e nel modo di muoversi che lo rendeva diverso. Mokou lo squadrò con sospetto, soffermandosi sui capelli decisamente lunghi, legati rozzamente dietro la testa. Sembrò stupirsi per un attimo, serrando le labbra. Più lo osservava più si rendeva conto che quel volto apparteneva alla sua memoria. Non sapeva il suo nome ma lo aveva già incontrato, tempo prima. Le loro strade si erano incrociate un'unica volta. Segretamente si erano sfruttati a vicenda, senza perdere nulla. Non era però il momento di ricordare, quello.
    CITAZIONE
    Benvenuti ad Ishivar. Spero che il viaggio sia andato bene per tutti!

    La voce dell'Ishivariano era profonda e truce quanto il suo aspetto, perfettamente in sintesi con le aspettative. Gekikara rispose all'uomo dalla pelle scura con un sorrisetto e un cenno del capo, per poi tornare alla solita espressione da teppista che la caratterizzava. In ogni caso non rimasero lì a scambiarsi i convenevoli perché l'omone lì accompagnò fuori dalla stazione, affermando che sarebbe stato meglio. Nessuno dei presenti si accorse dell'incappucciato che, sceso dal treno del binario due, scivolò tra la folla, sparendo alla vista.
    Invece, l'esterno della stazione sembrava più tranquillo una volta trovato un posto dove la gente non fosse costretta a passare. Si appartarono e, in quei cinque minuti di spostamento, Mokou capì che il caldo di Konoha non era nulla paragonato a quello. Faceva molto più che caldo, sembrava che la terra stessa dovesse improvvisamente aprirsi e riversare un oceano di fuoco su di loro. Eppure l'omone vi era perfettamente abituato. Facendo un circolo, cominciò subito con il raccontare le informazioni al gruppo. In realtá per prima cosa chiese di Takeshi, per qualche motivo. Gekikara gli scoccò un'occhiata interessata, lasciando però continuare l'Ishivariano. Il motivo di quell'interesse per il ragazzo lo avrebbe scoperto tra poco.
    CITAZIONE
    Bene, intanto vorrei sapere chi è Takeshi Moroachi di voi. Sarebbe opportuno che tu ci possa dire tutto ciò che sai sul rapitore, sul bambino e su cosa potremmo aspettarci. Senza paura, non è un esame.
    Dopo che avrai dato le informazione decideremo come meglio agire. Ma posso dirvi con certezza che...

    Si interruppe giusto il tempo di tirare fuori una mappa che mostrava un territorio brullo. Era ovviamente Ishivar anche se, se non si fosse trovata lì, la ragazza non ci avrebbe mai scommesso.
    CITAZIONE
    ...che la zona che ho cerchiato in rosso dovrebbe essere quella frequentata dal rapitore. Inoltre vi informo che, almeno fino all'aggiornamento di tre giorni fa, il bambino è ancora vivo. E' stato visto dalle squadre di pattugliamento un secondo prima che i due svanissero nel fumo davanti a una delle caverne che abbiamo qui.

    Puntò il dito su un puntino rosso sulla mappa, inscritto in una zona rossa. Spiegò trattarsi della caverna di cui parlava. Il quadrato bianco parecchio distante, invece, rappresentava circa la loro posizione in quel momento. Fu allora che la parola venne data ai presenti e, siccome aspettavano tutti la sua sul bambino scomparso e il suo rapitore, fu Takaeshi il primo a parlare.
    CITAZIONE
    Direi di arrivare il prima possibile alla caverna e da lì stesso decidere se ispezionare l'area insieme oppure divisi in due squadre per guadagnare tempo... il rapitore è un ragazzo più o meno sulla trentina, capelli corti scuri e carnagione pallida. Occhi scarlatti e fisico quasi nella norma, abbastanza snello. Fuma spesso, non che ne abbia la certezza, ma è riuscito ad aspirare un'intera sigaretta con un colpo solo. Inoltre penso sappia manipolare il fumo, è riuscito a scappare grazie a quella dannata cortina fumogena che non ci ha permesso di vedere più niente. Non è di certo un tipo qualunque, io e un altro ragazzo non siamo riusciti a bloccarlo né a sfiorarlo, ci ha oltrepassato come se nulla fosse, sparendo dalla circolazione. Aveva due complici, abbastanza impacciati. Li avevamo messi fuori gioco con facilità, non so che fine abbiano fatto.
    Il bambino invece è il solito teppista viziato. Capelli medio-corti biondi, occhi verdi, carnagione chiara. Aveva riempito il castello di trappole. È piuttosto ingegnoso per essere un dodicenne alle prime armi.

    MOkou si massaggiò le tempie, frastornata da quel mare di informazioni arrivate tutte in una volta. Aveva capito abbastanza ma non se ne preoccupava. Non era quella che di solito pensava. Sospirò, infilandosi di nuovo le mani in tasca.

    Per me va bene quello che ha detto Enciclopedia, qua. La caverna potrebbe essere vuota ma tanto da là dobbiamo partire, visto che il marmocchio e il pervertito ci stavano l'ultima volta.

    Spiegò senza tanti giri di parole, ancora con la muscolatura indolenzita. da quello che aveva capito, dovevano solo salvare il bambino e il fatto che Takeshi non fosse riuscito ad acchiappare il furfante non la stupiva. Non detestava il ragazzo ma aveva i suoi motivi per considerarlo non un granché. Eppure, il fatto che ci fosse Shinichi con loro ancora non la convinceva. Ma non diede retta alla vocina dentro di lei che le suggeriva di tenere gli occhi aperti. Avrebbe preso il tutto sottogamba, come al suo solito. Ma avrebbe potuto pentirsene amaramente, stavolta.


    Edited by Kerberotte - 9/3/2017, 20:46
     
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    Si strinse un po’ il coprifronte sulla testa, passò le dita nel lembo di tessuto che raccoglieva i capelli in un’unica coda per accertarsi della sua stabilità. Movimenti naturali, mossi da una calma interiore e da un pizzico di curiosità che lo attanagliava. Non aveva moltissime informazioni sull’incarico da portare a termina quindi si poteva tranquillamente giustificare quella sensazione che smuoveva i suoi passi verso il luogo dell’incontro. Ad accoglierli c’era un tipo non troppo stravagante, carnagione particolare ma niente che riusciva a suscitare la sorpresa del biondo. Rispondere solamente con un cenno, un movimento della testa rivolto all’uomo e a tutti i compagni che non ha decisamente identificato. Riempiendo il posto più lontano in quella combriccola si terrebbe fuori da commenti e saluti lasciando che quegli sconosciuti ragionassero sul da farsi per i conti loro, riusciva a malapena ad adocchiare quella mappa tentando di conficcarsela in testa in ogni singolo particolare. Di mappe ne aveva disegnate anche lui quindi gli bastava qualche occhiata e un paio di punti di riferimento per collocarsi in quel districarsi di linee e colori, nomi e puntini. Cercava di concentrarsi in ogni singolo particolare cercando di escludere le parole degli altri compagni dalla sua testa, sentiva tutto ovattato finchè qualcuno nomino delle palle congelate che non potevano non distrarlo da tutto.

    Eh? Chi si fa congelare le palle?

    Con una faccia stranita spazia lo sguardo sui presenti soffermandosi, poi, sul ninja che a quanto pare amava darsi piacere in un modo inimmaginabile per Shiro. La ragazza invece ricordava tempi non troppi lontani, incontri pregni di segreti che dovevano rimanere rinchiusi nei posti più angusti dell’animo cicatrizzato. Passò oltre tutto cercando di concentrarsi sulle parole dell’Enciclopedia. La sua tattica era orribile, dirigersi direttamente nel punto indicato dall’uomo gigante era un suicidio, nella caccia bisognava studiare il territorio, afferrare i segreti dell’ambiente circostante e renderlo un’arma a proprio vantaggio. Muoversi in luoghi sconosciuti era solo una trappola per loro, una trappola grande troppi ettari.

    Io mi posso occupare di tenere d’occhio i territori vicini alla grotta, sono sicuro che non si trovi lì.

    Con un tono sicuro si lanciò in quella proposta senza batter ciglio e fissando lo sguardo sul loro responsabile. Del resto era improbabile ritrovare il braccato e il bambino nella grotta appena trovata, impossibile che un uomo dedicatosi ad un rapimento di quel tipo fosse tanto stupito, era decisamente una trappola.

    Posso seguirvi ma non fino alla caverna, è un suicidio.

    Alzò le spalle con noncuranza mentre le braccia si legarono al petto, soppesandosi a vicenda. Il suo tono era calmo nonostante le parole potevano sembrare aspre, l’espressione sul viso è piatta mentre un sorriso innocente gonfia leggermente le guance. Quella era la sua proposta, gli avrebbe seguiti fino al punto necessario ma da lontano cercando di sfruttare il suo udito sviluppato e perlustrando i territori circostanti senza dirigersi direttamente alla caverna. Non gli avrebbe persi di vista, ovviamente, ma avrebbe seguito ciò che l’istinto bisbigliava.


    WqLSBBK


    Riassunto
    EdELjjN◕Equipaggiamento:
    • Arco [Schiena]
    • 40m Filo Spinato
    ◕Azioni:
    ◕Bonus&Malus:
    ◕Resistenza: 150
    ◕Stamina: 200
    Shiro
     
     
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    Sceso dal treno, Shinichi seguì un'immensa fila di persone fino alla fine del binario, cercando di farsi strada per quanto possibile in mezzo alla folla. Già dai primi momenti in cui si era trovato a contatto con l'aria di quella terra per lui completamente nuova, ebbe subito l'impressione di non sentirsi propriamente a suo agio per via della terribile afa che sembrava regnare incontrastata, in totale opposizione al clima umido e fresco al quale erano abituati a Kiri. Si appostò in un angolo della stazione per non essere d'intralcio a nessuno, e repentinamente si sfilò tutto ciò che gli copriva la parte superiore del busto lasciandosi la canottiera scura e coprendosi le spalle con una leggerissima giacchetta bianca a maniche corte. Slegò il corprifronte dalla testa, notando orribilmente che la placca metallica aveva fatto in poco tempo accumulare una gran quantità di sudore sulla zona che aveva la funzione di proteggere. Il ragazzo si asciugò la fronte con la mano, e afferrata il suo giubbotto da chunin con la mano sinistra, cominciò ad incamminarsi verso il luogo dell'incontro, forte del ritardo che il clima del luogo non aveva fatto altro che far aumentare sempre più.

    Shinichi camminava lentamente, con il sudore che continuava incessantemente a colare lungo i lati del suo viso. Non perdeva occasione di posare gli occhi sugli abitanti del posto, la maggior parte dei quali aveva degli strani innesti meccanici al posto di gambe o braccia. Avrebbe molto voluto saperne di più, ma la sua cortesia, o meglio dire la sua timidezza, gli impedirono anche solo di rimanere ad osservare quella particolarità, lasciandogli quell'interrogativo per un ipotetico futuro che non sapeva nemmeno se ci sarebbe stato. Arrivò dunque al luogo dell'appuntamento che per fortuna non si rivelò essere troppo lontano: soltanto quattro binari più avanti di quello dove si era fermato il suo treno. Lo sguardo da pesce lesso che Shinichi possedeva in quel momento si soffermò subito sulle uniche tre figure "normali", alcune delle quali anche stranamente famigliari. Il primo che il giovane riconobbe fu il suo vecchio compagno di missione, nonché compaesano, Takeshi. Sorrise, mentre si avvicinava sempre di più al gruppo, ma la sua felicità durò solo finché non osservò anche la seconda figura lì presente. Nei suoi bianchissimi capelli, raccolti con numerose code, Shinichi riconobbe l'albina che per poco non lo aveva mangiato vivo: Gekikara. Si fermò, cominciando a sudare ancora di più ripensando alla figuraccia fatta nel bel mezzo della strada principale di Konoha a causa di quella ragazza.

    "Mannaggia, speriamo che non ce l'abbia ancora con me per la storia del ramen..."

    L'ultimo ragazzo, dalla bionda chioma, era l'unico che non sembrava essere una faccia conosciuta, anche se da come se ne restava in disparte dagli altri due, si capiva subito non essere un tipo molto socievole.
    Sperando di non dover ricevere altri insulti o far figuracce a causa di Gekikara, Shinichi arrivò dunque in prossimità del gruppo, con il giubbotto ninja tenuto dal colletto con la mano sinistra.

    Salve! Chi non muore si rivede Takeshi! E anche tu, Gekicosa...

    Prima che qualsiasi cosa potesse andare storta, ecco che il gruppo venne subito raggiunto da un uomo dalla carnagione scura, e dalla stazza tutto meno che trascurabile, che li accompagnò fuori dalla stazione e gli spiegò i dettagli della missione.

    Bene, intanto vorrei sapere chi è Takeshi Moroachi di voi. Sarebbe opportuno che tu ci possa dire tutto ciò che sai sul rapitore, sul bambino e su cosa potremmo aspettarci. Senza paura, non è un esame.
    Dopo che avrai dato le informazione decideremo come meglio agire. Ma posso dirvi con certezza che...


    A quel punto tirò fuori una mappa piuttosto dettagliata della zona, con un quadrato nero e un enorme cerchio rosso in risalto rispetto al resto.

    ...che la zona che ho cerchiato in rosso dovrebbe essere quella frequentata dal rapitore. Inoltre vi informo che, almeno fino all'aggiornamento di tre giorni fa, il bambino è ancora vivo. E' stato visto dalle squadre di pattugliamento un secondo prima che i due svanissero nel fumo davanti a una delle caverne che abbiamo qui.
    Il puntino in rosso dentro la zona cerchiata è la caverna di cui vi parlavo, noi siamo invece qui, nel quadrato nero e bianco che è Ishivar. Ci vuole poco ad arrivare nel luogo interessato, che dite?


    A quel punto Takeshi fornì al gruppo una descrizione piuttosto dettagliata delle caratteristiche degli individui coinvolti nel caso. Ansimando un paio di volte a causa del sole che ora gli batteva direttamente sui capelli castani, riscaldandoli fin troppo per i suoi gusti, Shinichi proferì parola, dando ai compagni la sua opinione sul caso dopo aver sentito tutte le altre. In particolare si soffermò sull'affermazione del biondo, appoggiandola per quanto gli fosse possibile.

    Penso che lui abbia ragione a dubitare sul controllare all'interno della grotta, anche perché potrebbe veramente finire male se come si è potuto constatare il nemico è in grado di... manipolare in qualche modo il fumo. Non penso sia il caso di trovarsi in un caverna contro questa tipologia di avversario. *anf* Credo che sia il caso di pattugliare prima i dintorni per rimanere in sicurezza. Nel caso non trovassimo nulla, potremo controllare la caverna, ma sarebbe meglio... beh, far uscire loro in qualche modo.

    Finita la frase si sfilò lo zaino dalle spalle e si infilò il giubbotto ninja così da iniziare con stile la missione, nonostante con quel peso addosso avrebbe dovuto sopportare ancora di più il caldo. Infine, riprese lo zaino sulle spalle, attendendo le reazioni dei suoi compagni.
     
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    Il ragazzone ebbe il tempo di analizzare per bene chi stesse partecipando alla missione e tutti erano giovani.
    Non che la cosa lo sorprendesse più di tanto. Ad Ishivar, ancor prima del nuovo sistema, i bambini dovevano imparare il prima possibile a mettersi in gioco per il bene della tribù, considerando che bisognava cacciare per sopravvivere.
    Ripensò in quel momento al periodo in cui Scar era il capo tribù e alle diavolerie a cui sottoponeva tutti quanti. Ai pericoli in cui aveva messo la sua gente e soprattutto ai suoi metodi rozzi e distruttivi. Si chiese se quei ragazzi avessero la benché minima idea del sacrificio e della dura prova a cui si sottoponeva la sua gente.
    Cacciando via quei pensieri, ascoltò i pareri di tutti.

    Dunque. Mi sembra di capire che ci sono delle idee contrastanti. Due di voi vorrebbero esplorare direttamente la caverna e gli altri due consigliano cautela perché entrare nella caverna potrebbe essere pericoloso.
    Intanto, a parte Takeshi, non mi pare che ci siamo presentati. Scusatemi, il mio nome è Goru, figlio di Nyel. Sono specializzato in combattimento corpo a corpo e ho un ottimo olfatto, solitamente mi occupo di rilevare tracce.
    Detto questo, purtroppo devo dirvi che con questo tipo tutto fumo è molto difficile usare le mie abilità, ma concordo con il ragazzo biondo e con l'altro del villaggio della Nebbia. Entrare nella caverna senza avere un sentore di ciò che ci aspetta potrebbe essere un suicidio, ma non solo per noi. Se il nemico fiutasse il nostro arrivo, potrebbe decidere di sbarazzarsi del bambino e allora la missione sarebbe inutile.
    Intanto rechiamoci nell'area designata, poi battiamo il territorio attorno alla caverna e se qualcuno ne ha la possibilità, potremmo piazzare delle trappole o comunque organizzarci in modo da effettuare attacchi a sorpresa.
    Non scordate che la priorità è mettere in salvo il piccolo Castrensiosvaldus, se poi riuscissimo a catturare il tizio tutto fumo, ben venga, ma se le cose si mettono male dovete pensare ad andare via col marmocchio.
    Ci siamo capiti?


    Goru riprese la mappa in mano e la pose nella sua tasca. L'avrebbe ritirata fuori non appena fossero giunti nell'area della caverna.

    Se non c'è altro, direi di metterci in marcia. Non ci vorrà molto, ma prima facciamo meglio sarà.
    Seguitemi.


    Guardò ad uno ad uno tutti i presenti. Sentiva una specie di brutto presentimento, come se le cose che stava dicendo e le parole che emetteva avessero in qualche modo un valore nullo.
    Non si sapeva spiegare nemmeno lui cosa provasse. Ma non si sentiva nel pieno delle sue forze. In ogni caso si mise lo zaino in spalla e poi si voltò verso l'uscita del villaggio a nord.
    Bisognava passare tra l'affollato mercato principale, dove un tempo i beni venivano scambiati secondo le regole del baratto.
    Negli ultimi anni invece, Andras aveva deciso di introdurre anche ad Ishivar la moneta dei ninja, il Ryo, in modo da consolidare l'unione tra Ishivariani e il resto del Continente.
    Il mercato era più variopinto degli anni precedenti al comando di Andras e Goru amava quella sensazione mentre passava per le sue vie.
    Aveva la possibiità di vedere più persone, di ogni provenienza e imparò molti degli usi e costumi stranieri.
    Molti vedendolo passare lo salutarono e lui ricambiava con un sorriso smagliante. Quella era la sua gente.
    Poco prima dell'uscita del villaggio vide le due figlie di Andras. Adorava quelle creature, erano gemelle eppure così diverse e passavano la maggior parte del tempo a litigare.

    Ehi, Angeline! Rebecca!

    Le ragazze non si accorsero subito dell'amico perché erano troppo concentrate su insultarsi a vicenda.

    Angeline
    Rebecca


    Papà ha detto che la mia caccia è stata la migliore!

    Papà non avrebbe mai detto una bugia! Io sono stata la migliore! Razza di maiale nero!

    Ora il maiale nero ti fa ingoiare le spade!

    Ehi voi due! Smettetela, abbiamo ospiti e poi non dovreste litigare... Ve l'ho detto milioni di volte, vostro padre ama entrambe allo stesso modo.


    Quelle due, sembrava impossibile fossero figlie di Andras, certo c'era da considerare il carattere tutto pepe di Paninya, ma effettivamente il loro temperamento superava quello della madre e d'altronde anche Andras da giovane era senza freni inibitori.

    Ospiti? Ah! Ninja! Fantastico! Ciao! Io mi chiamo Angeline e sono la più forte di tutta Ishi... AHIA!

    Un pugno in testa arriva dritto ad Angeline, proveniente ovviamente dalla sorella.

    Mi scuso per l'atteggiamento di mia sorella, non ha mai imparato l'educazione! Benvenuti ad Ishivar! Siete qui per la missione di cui si parla? Quella di recuperare il bambino rapito? Vi auguro con gioia di riuscire nell'impresa!

    Beh ragazzi, avete conosciuto le figlie del nostro Capo villaggio. Ora di nuovo in marcia.
    Le ragazze si scostarono per far passare il gruppo di shinobi e Goru. Ma Angeline sembrava irrequieta.

    Vi preeeeego! Portatemi con voi! Qui è un mortorio!

    Non esiste. La missione non è una passeggiata e in più non ti permetterei di mettere a repentaglio la tua vita, non sei preparata ad incarichi simili. La prossima volta magari. Promesso!


    Goru sfoggiò il suo smagliante sorriso e Angeline sembrò calmarsi, ma rimanendo leggermente delusa dalla piega degli eventi.
    Il gruppo così continuò il suo viaggio.

    Non ci volle molto prima di raggiungere l'area.
    Era proprio quello che sembrava, una specie di canyon deserto e dal promontorio su cui si ergevano, si poteva vedere perfettamente l'entrata della caverna, era più grande di quel che si capiva dalla descrizione di Goru.
    Il resto erano piccole altezze rocciose, tipiche dei Canyon.
    Era un posto perfetto in cui nascondersi, chiunque si poteva confondere tra tutte quelle pietre e in più la caverna in bella vista dava un punto di confusione.

    Bene. La zona è questa. Se pensate sia meglio dividerci potremmo andare tre verso ovest e due verso est. Ovviamente io sarò nel duo.
    Come volete fare?
     
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    Ancora una volta, si riproponeva la situazione più vecchia di sempre: un gruppo diviso a causa di diverse idee. Era sempre accaduto e ancora accadeva, non importava lo scenario in se. Che fosse per una ricerca, una missione, una partita di pallastrada o anche solo l'idea di un qualcosa da fare, mettersi d'accordo era quasi impossibile. Ogni persona decideva cosa fosse meglio fare in base al suo carattere e alla propria esperienza, per questo era facile che un pensiero cozzasse con un altro. Come in quella situazione. La realtà dei fatti era che Mokou e Takeshi, che in qualche modo si somigliavano, erano propensi per raggiungere la caverna che aveva ospitato per l'ultima volta il pericoloso criminale e il bambino rapito. Shinichi e il ragazzo dai capelli biondi con il quale la ragazza non si era fermata a chiacchierare la prima volta, ritenevano che fosse un suicidio andare fin lì. Il motivo di tanta diffidenza la kunoichi dai capelli bianchi non riusciva a vederlo, ma la cosa non sembrava turbarla. Sbadigliò sonoramente, senza coprirsi la bocca. Cadde il silenzio tra i ninja lì presenti, resosi conto di non trovarsi affatto concordi gli uni con gli altri. Ma a rivoltare la pesante situazione, fu Goru, il grosso Ishivariano.
    CITAZIONE
    Dunque. Mi sembra di capire che ci sono delle idee contrastanti. Due di voi vorrebbero esplorare direttamente la caverna e gli altri due consigliano cautela perché entrare nella caverna potrebbe essere pericoloso.
    Intanto, a parte Takeshi, non mi pare che ci siamo presentati. Scusatemi, il mio nome è Goru, figlio di Nyel. Sono specializzato in combattimento corpo a corpo e ho un ottimo olfatto, solitamente mi occupo di rilevare tracce.

    Gekikara.

    Fu la risposta secca di Mokou che detestava le presentazioni. Senza rendersene conto, lanciò un'occhiata al giovane dai capelli biondi, per poi continuare a fissare l'omone dalla pelle scura. Gli prestava abbastanza attenzione da capire a grandi linee il discorso, evento già di per se incredibile considerando quanto la ragazza fosse menefreghista. Lei che ascoltava qualcuno senza perdersi nella noia era tanto, davvero. Probabilmente era la natura
    CITAZIONE
    Detto questo, purtroppo devo dirvi che con questo tipo tutto fumo è molto difficile usare le mie abilità, ma concordo con il ragazzo biondo e con l'altro del villaggio della Nebbia. Entrare nella caverna senza avere un sentore di ciò che ci aspetta potrebbe essere un suicidio, ma non solo per noi. Se il nemico fiutasse il nostro arrivo, potrebbe decidere di sbarazzarsi del bambino e allora la missione sarebbe inutile.
    Intanto rechiamoci nell'area designata, poi battiamo il territorio attorno alla caverna e se qualcuno ne ha la possibilità, potremmo piazzare delle trappole o comunque organizzarci in modo da effettuare attacchi a sorpresa.
    Non scordate che la priorità è mettere in salvo il piccolo Castrensiosvaldus, se poi riuscissimo a catturare il tizio tutto fumo, ben venga, ma se le cose si mettono male dovete pensare ad andare via col marmocchio.
    Ci siamo capiti?

    L'espressione di Mokou al nome del disgraziato che era stato rapito, mostrava tutta la sua confusione. Quel nome era semplicemente ridicolo, di cattivo gusto e un sacco di altre cose che la ragazza avrebbe potuto benissimo riassumer con "di merda", come faceva lei, senza peli sulla lingua. Sarebbe stato un casino se, trovatasi davanti al bambino, avesse dovuto chiamarlo per nome. Sarebbe stato rapito di nuovo, sicuro. La questione l'aveva quasi distratta da tutto il resto, dalle parti importanti di quella spiegazione. Goru ripose la mappa laddove l'aveva tirata fuori, squadrando tutti i presenti. Mokou percepì qualcosa di strano in quello sguardo. Le trasmise preoccupazione poiché era un tipo di espressione che era abituata a sentire nei suoi confronti. C'erano fin troppe persone che inutilmente si preoccupavano di lei, di quello che faceva e di come stava. Il viso pallido si accigliò istantaneamente verso quello dell'altro. In ogni caso, lo seguirono perché era l'unico a conoscere la strada a menadito.
    Raggiunsero il nord, oltrepassando la porta del Villaggio di Ishivar, capitale del Paese della Speranza. Non piacque a Mokou. Il caldo incredibile (che ora la faceva sudare eccome, nonostante gli abiti leggeri), era ancor più alimentato da quel gran numero di persone che sembravano aver deciso tutte insieme di uscire di casa e intasare la strada. Sembrava quasi come una delle strade principali della Foglia in estate, quando i turisti vi si riversavano ed era quasi impossibile camminare senza fare a gomitate con qualcuno. Il grande Mercato di Ishivar era un vociare congiunto di abitanti e commercianti, circondato da tanti colori diversi che erano le tende dei banchetti. Eppure era chiaro che ciò non fosse caos. Lo era al villaggio della Foglia perché, gente come Mokou e le sue amiche, detestavano i turisti che portavano solo chiasso e lunghe code per andare ovunque. Lì, invece, non si aveva l'impressione di una silenziosa battaglia per aggiudicarsi chissà cosa. Seppur singolarmente, il moto unanime era come una danza e un canto che animavano l'aria stessa. Difatti, nessuno fece fatica per farsi strada attraverso le grandi strade di Ishivar. La cosa che stupì Mokou più di tutte, fu il modo in cui quella gente sembrava salutarsi a vicenda quando si incontrava. Non erano sorrisi di cortesia, quelli fatti tanto per fare. La gioia e l'allegria brillavano negli occhi che per la maggior parte erano scarlatti come i suoi. Senza accorgersene, la kunoichi avrebbe potuto risultare un'Ishivariana affetta da albinismo della pelle. Peccato che dell'animo del Paese della Speranza aveva poco e niente. Infatti, si stava già stancando di tutta quelle brava gente.

    Cavolo, ma non finiscono mai?

    Borbottò tra se e se con un ghigno seccato sul volto sottile. Voltò quindi lo sguardo (stava alle calcagna di Goru, un po' a capofila rispetto ai colleghi) verso Takeshi e Shinichi, del quale ancora non ricordava bene il nome.

    Ringraziatemi che vi spiano la strada, nani!

    Esclamò con un sorriso che somigliava molto ad un ghigno, seppur non ci fosse null'altro che ironia nel suo tono. Non voleva sfotterli davvero visto che, seppur non se ne rendesse conto, tutta quella vitalità l'aveva messa di buonumore. E poi Takeshi non era così più basso di lei, giusto uno o due centimetri! Quando si rivoltò nella direzione della camminata, la kunoichi della Foglia quasi andò a sbattere contro la schiena di Goru, larga e alta quanto un armadio. Imprecò mentalmente, chiedendosi perché si fosse fermato in quel modo, ma sporgendosi di lato, capì il motivo. La scena rappresentava una situazione che personalmente sperimentava ancora oggi, il più quotidiano degli scambi interpersonali. Due sorelle che litigavano per qualcosa mentre Goru, che da come si rivolse loro sembrava conoscerle bene, tentava di farle ragionare. Tutto nei loro sguardi e nel loro comportamento ricordò alla kunoichi di lei e Kaguya. Litigavano spesso anche quelle due, a quanto sembrava. La diatriba fu interrotta però proprio dalla presenza degli Shinobi che dovevano essere una novità in quel posto, in effetti. La sorella dai capelli chiari sembrava più che entusiasta alla loro vista.
    CITAZIONE
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    L'altra con i capelli scuri sembrava proprio il tipo che sbollentava al meglio la sorella. Diversamente da lei, aveva i capelli scuri e un'espressione più matura e seria. Insomma, la tipica sorella maggiore.
    CITAZIONE
    Mi scuso per l'atteggiamento di mia sorella, non ha mai imparato l'educazione! Benvenuti ad Ishivar! Siete qui per la missione di cui si parla? Quella di recuperare il bambino rapito? Vi auguro con gioia di riuscire nell'impresa!

    Tipico di lei, Mokou sorrise con un ghigno alle due sorelline, senza aggiungere ringraziamenti o frasi varie. L'educazione era qualcosa di slegato dalla sua figura, non era il tipo da farsi problemi nel pensare al chi salutare e chi no. Faceva semplicemente ciò che si sentiva, senza pensarci troppo. La marcia non riprese nell'immediato, comunque, perché la figlia del capo villaggio, quella dalla pelle scura, sembrava non volersi far scappare l'occasione di partecipare ad una missione. Goru, comunque, non si lasciò impietosire: a quanto diceva, quella non era proprio una passeggiata che la ragazzina potesse affrontare. Dal tono in cui lo disse, però, sembrava che non sarebbe stato facile neanche per loro. Fu proprio in quel momento che un presentimento si fece largo in Mokou. Forse quella missione sarebbe stata molto più complessa del previsto.


    Il cammino non fu affatto breve e il caldo era quanto di più ostico potessero immaginare. Il sole era cocente e li raggiungeva direttamente, senza che nulla ostacolasse il suo cammino. Le gambe nude di Gekikara erano sudate nonostante non avessero un sol filo di grasso. La maglia bianca zuppa e i capelli lunghissimi erano diventati la cosa più scomoda. Si erano attaccati a collo, alle tempie e alla fronte, per non parlare delle guance!

    E toglietevi, cazzo!

    Brontolava ad intervalli regolari, cercando di toglierseli da davanti. La landa desolata in cui camminavano presentava una terra bruciata, spaccata e modestamente rocciosa. Un vero e proprio canyon dall'immensa vastità che percorrevano a piedi. Gli stessi, stretti nelle scarpe rosse, erano più stanchi e sudati che mai. La kunoichi si schermava spesso gli occhi con la mano, cercando di mantenere il passo e guardarsi intorno nonostante non avesse la minima idea di dove fossero. Per fortuna c'era Goru con loro. Stavano proprio risalendo un alto promontorio quando Goru si fermò sulla cima. Raggiungendolo, la vista era quella della landa che si disperdeva sino all'orizzonte, mentre i profili delle alte rocce venivano toccate dai raggi del sole. Un panorama fantastico ma non in quel momento. Fortuna che il cammino, per il momento, era terminato. E, aguzzando la vista, era proprio lì la caverna che cercavano. Nascosta tra le rocce, sembrava mimetizzarsi perfettamente con l'ambiente, poiché scavata naturalmente nella roccia stessa. Goru non ebbe bisogno di tirare fuori la mappa per rendersi conto che erano arrivati. Accanto a lui, Mokou si ficcò le mani in tasca, osservando accigliata l'ambiente circostante.
    CITAZIONE
    Bene. La zona è questa. Se pensate sia meglio dividerci potremmo andare tre verso ovest e due verso est. Ovviamente io sarò nel duo.
    Come volete fare?

    Sì.. dividiamoci.

    Rispose dopo averci pensato su qualche secondo. Si voltò verso i suoi compagni, squadrandoli velocemente. Abbassò quindi lo sguardo e disse la sua, cosa insolita. Mentre parlava non guardò nessuno dei presenti, si fissò le scarpe, per poi mirare l'orizzonte.

    Vengo io con te.

    Disse semplicemente, rivolta verso Goru. Dividersi dai tre sarebbe stata la cosa migliore, secondo lei. Da quando era accaduta quella cosa, una settimana prima, si sentiva diversa. Non si trattava di reale paura ma sentiva che stare da sola sarebbe stata la cosa migliore. Persa nei suoi pensieri, scosse la testa dopo un po', incrociando le braccia dietro la stessa.

    Allora si va?
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Ognuno aveva espresso la propria opinione tranne Gekikara, che come al solito era indifferente al tutto. La ricordavo leggermente diversa, e il suo carattere freddo e distaccato non era cambiato per nulla. D'altronde eravamo in una situazione del tutto opposta a quella del precedente incontro: eravamo al sicuro dentro un villaggio ben protetto, capaci e coscienti di indossare le maschere che la società ci permetteva di mantenere. Al contrario dalle situazioni di pericolo che mettevano a nudo e crudo il vero io di una persona.
    Shinichi e il ragazzo di Heikisuki erano contrari a dirigersi direttamente verso la grotta, proponendo invece di perlustrare i dintorni. In realtà per me una cosa valeva l'altra al momento, visto e considerato che da un punto dovevamo pur partire. La cosa di cui ero certo era che non li avremmo trovati facilmente, quindi avremmo dovuto sicuramente analizzare fino in fondo tutta la zona segnata nella mappa, cercando un altro eventuale nascondiglio ed ispezionando comunque la grotta per qualche indizio. L'ipotesi che una trappola ci avrebbe atteso al suo interno era sempre più presente nella mia mente, ma prima o poi avremmo dovuto scontrarci con quel problema, dovevamo solo ingegnare il modo più conveniente per affrontarlo in maniera efficace.
    L'omone di Ishivar interruppe i discorsi e prese a parlare, presentandosi ed esponendo in modo grossolano il suo modo di combattere. Era un taijutsu type proprio come me, ma questo si poteva già intuire dal suo fisico ben allenato. La cosa che ritenevo più utile era la sua abilità sensoriale: l'olfatto. Insieme al mio udito fine avremmo avuto un bel vantaggio riguardo la rilevazione del nemico, ma nonostante ciò decisi di non rivelare tale informazione al gruppo. Al momento preferivo tenermi la cosa per me, decidendo in futuro se fosse conveniente scoprirmi così tanto.


    - Anche io sono specializzato nel corpo a corpo. Sono abile anche con le armi da lancio.. diciamo che ho una buona mira. -

    Era indispensabile far sapere ai compagni di missione che non ero molto capace nelle arti magiche o illusorie, onde evitare spiacevoli situazioni. Dopo i vari discorsi Goru ripose la mappa in una delle sue tasche mentre il suo sguardo ci squadrava un po' alla volta.

    - Se non c'è altro, direi di metterci in marcia. Non ci vorrà molto, ma prima facciamo meglio sarà.
    Seguitemi. -


    Il gigante buono si voltò e con lo zaino in spalle intraprese la sua camminata, affrontando il lungo e grande viale che ospitava il mercato affollato del villaggio. Quel giorno il caldo era molto pesante ad Ishivar, non ero mai stato in quel posto e non potendone determinare caso o routine dovetti arrangiarmi. Non ero ancora arrivato al punto di sudare grazie alle mie vesti leggere, ma ero già abbastanza accaldato.
    Camminavamo in fila indiana, Goru ovviamente era in testa, seguito a ruota da Mokou, me e gli altri due ragazzi. La gente del posto sembrava abbastanza allegra e gentile. Il mormorio e le varie urla del mercato erano ben accese, insieme alle moltitudini di persone che ci trovavamo a dover scostare per riuscire a farci strada. V'erano bancarelle e venditori di tutti i tipi, dal cibo agli oggetti di arredamento per la casa. I fabbri e i vari mestieri che via via si andavano perdendo col tempo e la tecnologia, lì erano molto presenti, riempendo ancor di più il mercato. Il mio sguardo era perso nell'infinita curiosità che mi faceva soffermare su qualsiasi cosa mi passasse davanti, finché Mokou girò il capo verso di noi come un'esaltata.


    - Ringraziatemi che vi spiano la strada, nani! -

    Mi sorprese il suo commento, visto che spesso e volentieri se ne stava in silenzio evitando qualsiasi tipo di conversazione.

    - Ma zitta che siamo praticamente uguali! -

    Replicai con il suo stesso tono scherzoso, sorridendo. In fondo mi stava simpatica quella tipa, probabilmente mi sentivo ancora in debito e stavo cercando incosciamente di farmela amica e ricambiare il favore.
    Continuando il percorso ci fermammo poco dopo. Non riuscivo a capire il motivo dello stallo poiché dalla mia posizione e dalla folla di persone che ci circondava non riuscvivo a vedere nulla, notai solo dopo diversi secondi che Goru stava dialogando con due ragazzine che potevano avere più o meno la nostra età, forse leggermente più piccole, quanto Shinichi. Ma questo non significava praticamente nulla al giorno d'oggi, e il mio compaesano già Chunin ne era la prova vivente.
    Le ragazze erano molto vivaci, ci squadrarono tutti per pochi secondi, io non ebbi neanche il tempo di presentarmi o parlarci in qualche modo che Goru riprese a camminare. Uscimmo dal villaggio subito dopo, intraprendendo un breve ma intenso viaggio per via del caldo. Il paesaggio era composto prevalentemente da rocce e alture varie. La vegetazione era molto scarna, quasi assente. Lande rocciose e grotte più o meno grandi si estendevano per miglia. Arrivammo in una zona ove la visuale veniva meno per via delle varie colonne di pietra e delle alture rocciose, un canyon completamente deserto e angusto. Inutile dire che il mio udito passò in ''modalità vigile'' quasi in automatico. Si attivava maggiormente ogni qualvolta la vista veniva a mancare o comunque era difficoltosa. In breve tempo cercai di costruirmi una mappa sonora del luogo, al momento non vi erano rumori strani a parte il vento che frusciava e i piccoli animali che abitavano il posto. Dovevo concentrarmi il più possibile.


    - Bene. La zona è questa. Se pensate sia meglio dividerci potremmo andare tre verso ovest e due verso est. Ovviamente io sarò nel duo.
    Come volete fare? -


    - Sì.. dividiamoci. -

    Non ero molto d'accordo sul fatto di dividerci. Se il nemico era così forte come si pensava, affrontarlo tutti insieme era sicuramente l'opzione migliore. Ma non potevo negare che dividendoci l'avremmo trovato prima, e poi decideva la maggioranza, gli altri due sembravano pure d'accordo.

    - Vengo io con te. -

    - Va bene allora, noi andremo dalla parte opposta. -

    Goru era probabilmente il più forte ed esperto di tutti noi, il fatto che Mokou fosse insieme a lui poteva solo rassicurarmi, noi ci potevamo arrangiare. In ogni caso li avrei potuti tenere sotto controllo tramite il mio udito anche ad elevate distanze. Prima di dividerci completamente mi rivolsi nuovamente alla ragazza di Konoha, questa volta ero un po' più serio delle altre volte.

    - Oh, se hai bisogno fammi un fischio, non dimenticarlo. -

    Istintivamente allungai il pugno verso di lei, aspettando vanamente che anche lei ricambiasse il gesto. Sapevo che probabilmente mi avrebbe liquidato con qualche battutina delle sue, e in realtà sapevo anche che non avrebbe ricambiato il gesto, ma io ero fatto così.
     
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    Mi chiamo Shinichi Yuki, e me la cavo abbastanza bene con le arti magiche.

    Il ragazzo si presentò seguendo l'esempio di Goru, rivolgendosi in particolare a l'uomo e al ragazzo biondo, dato che aveva già avuto modo di incontrare e presentarsi agli altri. Accompagnò il tutto con un piccolo inchino, come era solito fare per mostrare la sua cortesia e il suo rispetto per gli sconosciuti.

    E' un piacere conoscervi!

    Goru continuò quindi il discorso, riassumendo per sommi capi le proposte del quartetto. Due contro due, le opposte opinioni erano in perfetta parità tra loro, e fu proprio l'ishivariano a far pendere la bilancia in favore dei due ragazzi che sostenevano che entrare in quella caverna così, senza un piano e senza preoccuparsi delle abilità del nemico, fosse una soluzione fin troppo rischiosa, e non solo per loro. La decisione fu dunque quella di iniziare ad ispezionare i dintorni della caverna. L'enorme uomo squadrò tutti i presenti mentre era intento a riporre la mappa nella tasca, e Shinichi, preda del caldo del luogo più di chiunque altro in quel frangente, non notò quanto quello sguardo fosse colmo di preoccupazione e ben lontano dal credere alle sue stesse parole. Il giovane si passò il braccio sulla fronte nel tentativo di asciugarsi il sudore che colava ancora più copiosamente dopo aver indossato il grigio giubbotto di Kiri, e quando l'uomo finalmente si decise a muoversi lo seguì insieme al resto del gruppo. Per uscire dal villaggio fu necessario attraversare il mercato, affollato come non mai. Le persone presenti avevano per la maggior parte la pelle scura e gli occhi di un rosso molto intenso, oltre ad avere, come quelle incontrate da Shinichi in stazione, delle parti metalliche al posto delle naturali. Come prima lo Yuki non chiese nulla, anzi fece finta di non badarci minimamente, anche se la curiosità lo stava divorando dall'interno, soprattutto notando come tutti sembravano conoscersi ed andare d'accordo, quasi come se appartenessero tutti ad una stessa famiglia.
    Il gruppo procedeva a passo spedito in mezzo a quella folla, con Gekikara in testa appena dietro Goru, e i ragazzi dietro. Shinichi camminava vicino a Takeshi, quando ad un certo punto la ragazza si girò con un ghigno in volto.

    Ringraziatemi che vi spiano la strada, nani!

    Ma zitta che siamo praticamente uguali!

    Shinichi al contrario non rispose, limitandosi a ricambiare lo sguardo di Gekikara con un'espressione imbronciata e un piccolo verso di indignazione, girando poi lo sguardo verso destra.
    Dopo qualche minuto, finalmente il gruppo raggiunse l'uscita del villaggio, davanti alla quale vi erano due ragazzine impegnate in un colorito scambio di battute tra loro. Goru si rivolse alle due con la stessa famigliarità con cui aveva già approcciato le persone al mercato, chiamandole con il loro nome. Le due, circa della stessa età di Shinichi se non addirittura più piccole, erano Angeline e Rebecca, le due figlie del Capo villaggio. La prima aveva la carnagione scura, i capelli chiari e un carattere molto vivace, mentre l'altra era tutto l'opposto sia di aspetto che di atteggiamento. Le due approcciarono anche il gruppo di shinobi, curiose di conoscere i dettagli della missione, ma Goru non sembrò molto propenso a coinvolgerle, nonostante Angeline insistesse per partecipare anche lei, ricevendo di tutta risposta un pugno in testa da parte della sorella. Shinichi incrociò le braccia dietro la testa, e sorridendo si rivolse alle due.

    Suvvia ragazze, se ne riparlerà quando sarete più grandi! Eheh.

    Salutate le figlie del Capo, il gruppo continuò fuori dal villaggio fino a giungere in una zona rocciosa. La caverna era davanti a loro, e la zona appariva come un insieme di numerosi canyon che si incrociavano tra loro, creando una zona ricca di altipiani e piccoli anfratti.

    Bene. La zona è questa. Se pensate sia meglio dividerci potremmo andare tre verso ovest e due verso est. Ovviamente io sarò nel duo.
    Come volete fare?


    Inizialmente ci fu un imbarazzante silenzio, fino a quando inaspettatamente Gekikara non si decise a rompere il ghiaccio per prima.

    Sì.. dividiamoci.

    La ragazza lanciò un'occhiata ai suoi compagni, per poi abbassare lo sguardo per qualche secondo, come se fosse immersa in dei profondi pensieri.

    Vengo io con te.

    A quel punto intervenne Takeshi, supportando Gekikara nella sua scelta.

    Va bene allora, noi andremo dalla parte opposta.

    Shinichi si avvicinò a Goru, portandosi la mano davanti al petto e socchiudendo leggermente gli occhi castani.

    Penso non ci siano problemi. Posso guidare io l'altra squadra se mi concederà di farlo, signor Goru.

    Avrebbe atteso dunque la risposta di Goru, per poi cominciare ad incamminarsi con i due ragazzi. Ma prima di ciò,
    ebbe modo di gustarsi la scena che vedeva come assoluto protagonista l'intraprendente Takeshi, che senza alcun indugio avvicinò la terribile Gekikara; un'impresa che il giovane Yuki non avrebbe mai e poi mai osato compiere. Allungando il pugno in avanti, il ragazzo dai capelli bianchi rivolse a quella ragazza delle parole che nessuno dei presenti si sarebbe mai aspettato.

    Oh, se hai bisogno fammi un fischio, non dimenticarlo

    In seguito alla risposta di Gekikara, Shinichi soffocò a stento una risata, per poi cercare di trarre in salvo il compagno prima che la situazione potesse assumere delle brutte pieghe.

    Su Takeshi, muoviti o ti lasciamo indietro!
     
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    Almeno una piccola gioia poteva essere raccolta dal povero Shiro. Fiondarsi in quella caverna senza sapere nulla sull'effettive capacità nemiche e sull'ambiente circostante significava andare contro morte certa. Prima di tutto bisognava conoscere la morfologia del territorio, magari grazie all'uso della mappa fornita dal ragazzone, e successivamente preparare qualche tattica per sfruttare ogni singolo vantaggio in mano alla squadra di recupero. In ogni caso i compagni avevano preso di buon occhio la sua proposta ed era stata appoggiata addirittura da quello che sembrava un chunin. Certo, questo non signficava nulla per il biondo visto che i riconoscimenti politici contavano praticamente nulla. Insomma uno che ha sempre pensato che il valore di un guerriero, uomo o donna che sia, si misuri sulle cicatrici che solcano il loro corpo e animo. Comunque non fece nessun'altra storia nel seguire l'allegra combriccola per le vie del mercato, si gustó gli odori e la vista della cultura straniera facendosi attraversare dagli incontri divertenti che gli riservava il fato. Perfino quelle due fanciulle vennero osservate con occhi traboccanti di curiosità ed un sorrisetto naturalmente stupito. Ne ammirava la disinvoltura nel relazionarsi con il loro accompagnatore e quasi ne invidiata il legame che si intrecciava in loro. Le salutó con una risata e con uno sventolio leggero della mano, impossibile capire se teneva davvero a rivederle ma impossibile capire ciò che frullava in quella testolina temprata da anni selvaggi.

    Arrivavano al punto descritto, l'atmosfera sembrava pregna di una certa ruralità che non poteva essere apprezzata in pieno, cervello e occhi tentavano di squadrate i punti strategici. Con l'arco in mano si accodó semplicmente al gruppo a cui era stato assegnato spacciando un semplice cenno verso gli altri due.

    Buona fortuna.

    Nulla di più di un semplicissimo sussurro mentre le iridi colorate si spostarono su altro. La missione di salvataggio era appena cominciata e la presa ferrea, decisa, dell'arco lasciava presagire una concentrazione che già cresceva prepotente nella mente perfettamente controllata del ragazzone.

    Dovremmo cercare un luogo più alto, ci permette di avere un'ottima visuale su tutti.


    L'ultima proposta prima di tacere e cominciare a muoversi, cauto, verso la direzione decisa dall'intero gruppo.



    Non mi andava di scrivere per quattro volte la stessa cosa u.u perdonate la brevità
     
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