[C] Il giardino delle meraviglie

[max 3 Genin]

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    Abbiamo bisogno di massimo tre Genin per svolgere un'operazione di ricognizione! Nella lontana e rigogliosa isola di Nanakusa, abbiamo creato un immenso giardino artificiale, dove ogni cosa è frutto di innovative mutazioni genetiche di vegetali e animali già esistenti in natura. Il giardino deve essere pronto per l'inaugurazione al pubblico tra tre giorni, per cui abbiamo bisogno di qualcuno che, assieme ai nostri esperti, ne garantisca la sicurezza per i visitatori. Per chi fosse interessato, recarsi il giorno xx/xx alle ore --/-- al porto principale di Nanakusa. Si offre una lauta ricompensa agli aiutanti!

    Grazie per l'attenzione,

    Jack, responsabile dipartimento di ricerca di Nanakusa

    Per adesso non dovete fare altro che descrivere come vi arriva la missiva (potete trovarla sulla bacheca in accademia o possono inviarvi una lettera, come preferite) e, successivamente, ruolare che affrontate il viaggio per arrivare all'Isola Nanakusa, al porto (si trova nel paese Cremisi, quindi tenete conto che saranno 3 giorni circa di viaggio marittimo da Konoha a Kiri, muovetevi di conseguenza rispetto alla vostra posizione). Naturalmente ci andrete per mare. Sarà una luminosa ma non troppo calda giornata di sole.
     
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    Pareti e soffitto bianco, ormai mi stavo abituando a quella tonalità, sebbene all'inizio pensassi che fosse un po' troppo accesso e alla lunga fastidioso. Mamma era sempre lì, sullo stesso letto, nella stessa posizione, nella stessa camera dove mi ero svegliato diversi giorni prima dopo lo scontro con mio fratello. Di lui ovviamente non se ne era saputo più nulla e sebbene le ricerche continuavano avevo ben poche speranza sulla loro utilità: solo io sarei riuscito a trovare mio fratello, perché questo era quello che voleva lui. Fatto qualche passo verso il letto su cui mia madre era distesa potei notare che i fiori che le avevo portato due giorni prima stavano cominciando già a perdere vigore, probabilmente non era un clima adatto per loro. Presi una sedia e come mio solito mi misi affianco a mia madre per tenerle la mano, sperando come ogni volta di sentire il suo famigliare calore, inutile dire che non notai nessun cambiamento, mamma era in coma e dio solo sapeva per quanto tempo ci sarebbe rimasta:

    " Mamma ciao, come stai? Ti trovo bene, mi sembra che hai ripreso un po' di colore! Spero che il soggiorno qui sia di tuo gradimento, in caso contrario fammelo sapere che provvedo a farti trovare una sistemazione più confortevole. Anche oggi sono qui per raccontarti quello che faccio o che mi succede, così almeno sei informata e non ti preoccupi per me, devi sapere infatti che..."

    Avevo iniziato a parlarle più per sfogarmi che per altro, ma poi quando le infermiere mi dissero che lei probabilmente poteva sentire quello che le succedeva intorno decisi di raccontarle giorno per giorno quello che mi capitava. Non che fosse un conversazione entusiasmante eh, però mi aiutava a sentirmi meno solo, in più con il passare dei giorni cresceva in me la speranza, molto probabilmente infondata, che sentendo la mia voce avrei potuto aiutarla ad uscire dal limbo in cui si trovava e farla tornare da me:

    "...e così ho appreso la mia prima tecnica di livello B! Ti giuro anch'io non credevo di poterla padroneggiare ma aveva ragione papà, con il duro impegno si ottiene sempre tutto. Questo è diciamo il sunto degli ultimi giorni, ma la notizia bella arriva ora: come ben sai controllo giornalmente la bacheca dell'accademia in caso dovessero uscire delle missioni adatte al mio rango e finalmente stamattina ho avuto successo! Tra le varie richieste ho trovato questa lettera che ora ti leggo:
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    Abbiamo bisogno di massimo tre Genin per svolgere un'operazione di ricognizione! Nella lontana e rigogliosa isola di Nanakusa, abbiamo creato un immenso giardino artificiale, dove ogni cosa è frutto di innovative mutazioni genetiche di vegetali e animali già esistenti in natura. Il giardino deve essere pronto per l'inaugurazione al pubblico tra tre giorni, per cui abbiamo bisogno di qualcuno che, assieme ai nostri esperti, ne garantisca la sicurezza per i visitatori. Per chi fosse interessato, recarsi il giorno xx/xx alle ore --/-- al porto principale di Nanakusa. Si offre una lauta ricompensa agli aiutanti!

    Grazie per l'attenzione,

    Jack, responsabile dipartimento di ricerca di Nanakusa

    "E niente volevo partecipare a questa missione. So benissimo che probabilmente se non stessi riposando mi diresti di stare attento perché potrebbe essere pericoloso, specie perché non sono mai salito su di una barca, mi avresti enumerato ogni singolo indumento ed equipaggiamento necessario e mi avresti preparato i pasti per le giornate di viaggio che mi attendono. Puoi stare tranquilla fin a ora perché da bravo figlio responsabile mi preparerò a puntino e starò attento a non cacciarmi nei guai"

    Ero entusiasta all'idea di partecipare alla mia prima missione, ai posti che avrei visto, alle sfide che avrei dovuto affrontare, ai compagni che mi avrebbe affiancato in quel frangente, sarebbero state tutte nuove esperienze, ma mi dispiaceva lasciare mi madre da sola per tutti quei giorni, sarebbe stata la prima volta, anche se sapevo che prima o poi sarebbe successo:

    " Ah e non ti preoccupare mamma, tornerò tutto intero e ti racconterò ogni dettaglio, ti sembrerà come di essere stata lì con me! Tu nel frattempo pensa a riprenderti, prima che tu te ne accorga sarò di nuovo su questa sedia."

    Mi alzai e le diedi un bacio sulla guancia:

    "Ti voglio bene mamma...a presto"

    Uscì dalla stanza con la mente ed il cuore persi in un turbinio di emozioni, mi sentivo galvanizzato per la missione, ma anche triste per tutti coloro che avevo perso ed arrabbiato con mio fratello che me li aveva portati via. Ero passato giorni prima a lasciare un mazzo di fiori sulla tomba di Kanzu e da lì la rabbia non mi aveva più lasciato.
    Appena uscito venni investito da dei luminosi raggi di sole che mi costrinsero a coprirmi gli occhi tanto erano intensi. La giornata si presentava come una delle tante che l'avevano preceduta, l'unica novità risiedeva nella mite temperatura resa tale da un fresco venticello estivo. Mi ero informato sulla mia meta: l'isola di Nanakusa era una lontana isola che si trovava vicino a Kumo, per raggiungerla avrei dovuto prendere un traghetto dal porto di Konoha che in circa 3 giorni mi avrebbe portato a destinazione, salvo ovviamente imprevisti. A questo dovevo poi aggiungere il tempo impiegato per raggiungere il porto. Decisi quindi di muovermi subito verso la mia destinazione, non volevo arrivare in ritardo e in ogni caso se fossi arrivato prima avrei potuto studiare meglio il territorio. Tornai di corsa a casa e mi preparai al volo dei panini per affrontare un viaggio di 4-5 giorni:

    " Cavolo devo proprio fare la spesa al mio ritorno, in frigo non è rimasto praticamente più nulla. Potrei iniziare anche a considerare di prendere dei cibi già pronti, dato che non sono una cima in cucina..."

    Dopo aver ricontrollato più volte il mio equipaggiamento, chiusi casa e mi diressi verso le porte di ingresso del villaggio. Faceva uno strano effetto lasciare la mia abitazione sapendo che non vi riavrei messo piede per giorni, l'unica triste consolazione è che non avevo nessuno da far preoccupare, ero solo. Passai le grandi porte di legno con questi pensieri nella testa senza prestare troppa attenzione a quello che mi succedeva attorno. Dopo qualche passo venni fermato da un ninja di guardia:

    " Ehi ragazzo dove stai andando ? Non lo sai che ai Genin non è permesso lasciare il villaggio senza autorizzazione?"

    Sollevai lo sguardo e incontrai degli occhi verdi che mi scrutavano con aria inquisitoria. Con calma tirai fuori dallo zaino la lettera della missione e gliela feci vedere; dopo una lettura veloce ed un cenno di assenso con la testa lo vidi riguardare nella mia direzione:

    " Ok va bene puoi andare ma devi prima attendere la tua scorta, la fuori è pericoloso"

    Lo vidi prima confabulare per qualche secondo con il suo collega e poi sparì tra le vie del villaggio:

    "Wow addirittura una scorta? Sapevo che fuori al villaggio bisognava stare attenti, ma non immaginavo che fossimo arrivati a questo punto"

    Dopo diversi minuti vidi il ninja tornare insieme ad altri, due probabilmente Chunin: erano fratelli gemelli, capelli marroni, occhi verdi, si differenziavano solo dal stile, uno lì portava corti mentre l'altro aveva la testa rasata, la cosa che mi stupì fu la loro giovane età, sembravano due mie coetanei:

    " Loro saranno la tua scorta, si occuperanno di te fino al tuo arrivo sull'isola. Non giudicarli dalle apparenze, sono due ninja eccellenti"


    "Ciao io sono Tim..."

    "...e io sono Jim"

    "Saremo la tua..."

    "...scorta personale per tutto il tuo viaggio"

    Rimasi perplesso e stupito dal loro modo di parlare, avevano lo stesso tono di voce e il fatto che finivano uno la frase dell'altro era quasi inquietante:

    "Ok...grazie. Io mi chiamo Yamashita Kazuma, grazie per il vostro aiuto"

    "Dovere"

    " Fantastico, rispondono anche all'unisono, sarà un viaggio indimenticabile..."

    Il viaggio verso il porto durò un giorno e mezzo, durante il quale potei scorgere i più variegati paesaggio che componevano il regno del Fuoco: grandi foreste si alternavano ad enormi vallate, sentieri pianeggianti sfociavano spesso in impervie zone montane. Era incredibile quanto bella e sconfinata fosse l'area di influenza di Konoha, sebbene fossi conscio di averne osservata una minuscola parte. Per tutto il viaggio Tim e Jim sono stati sempre molto silenziosi, non proferivano mai parola se non interpellati, ma la cosa che mi più lasciava stupito era la profondità del loro legame: il più delle volte sembravano leggere l'uno nel pensiero dell'altro, quando c'era un rumore sospetto si muovevano entrambi nello stesso momento e durante la notte, quando montavano dei turni di guardia, non avevano bisogno nemmeno di parlarsi per darsi il cambio, quando era il momento uno semplicemente si alzava e l'altro si sdraiava a riposare. Osservai affascinato questi eventi, pensando a quanto io e mio fratello fossimo diversi rispetto a loro, a volte sembrava uno il clone dell'altro:

    " Invece Io e Go non potevamo essere più diversi...Che fortuna che hanno avuto loro..."

    Prima che calasse il sole sul secondo giorno di marcia arrivammo in vista del porto di Konoha. Già da qualche ora l'aria era cambiata, la fresca influenza del mare allietava la terra rendendo il clima fresco e leggero:

    " Ehi ragazzi, quanto manca arrivare? Non so perchè ma mi sento già parecchio stanco e un po' di riposo non mi farebbe male..."

    " Tranquillo tra poche ore...

    " ... saremo arrivati al porto"

    Sentivo le gambe pesanti, ogni muscolo del mio corpo era dolorante. Non era strano, quella di fatto era la prima volta che camminavo così tanto, ma non mi sarei mai aspettato di arrivare a corto di energie così presto. La loro previsione si rivelò esatta, in due ore arrivammo al porto, quando ormai il sole aveva da tempo lasciato spazio a sua sorella luna. I due fratelli mi portarono a riposare in una locanda, dicendo che il traghetto sarebbe salpato alle 6 di mattina e che mi occorreva riposo:

    " Vi ringrazio ragazzi, ma non penso di potermi permettere questo posto, dormirò fuori sotto un albero come abbiamo fatto fino ad ora..."

    "Non ti preoccupare ci sei simpatico offriamo noi! Tu pensa a riposare."


    Ringraziai una decina di volte i due fratelli per questo enorme regalo e mi fiondai nella mia stanza agognando un comodo letto su cui posare le mie stanche membra. Appenai posai la testa sul comodo cuscino mi resi conto di quanto bello potesse essere riposare su un letto invece che per terra o su di un albero come avevo fatto in quei giorni. Inutile dire che sprofondai nel sonno pochi secondi dopo. Fu una notte tranquilla e senza sogni. Al mio risveglio trovai Tim e Jim seduti sul divano della mia camera, mi prese talmente di sopresa che per poco non saltai fuori dal letto:

    " Bbbuongiorno...ma da quant'è che siete lì ?"

    " Qualche..."

    "...ora"

    " Cavolo dovrò mettergli dei campanelli al collo, se mi fanno un altro scherzo del genere ci rimango secco..."

    Pagata la stanza ci dirigemmo subito al molo per prendere il biglietto. Per fortuna non era molto costoso e in ogni caso avevo portato con me un po' di soldi dalla scorta d'emergenza che mamma teneva nel comodino. Cercai di offrire il biglietto ai due fratelli, ma declinarono più volte l'offerta. Mi dispiacque un po', volevo in qualche modo ripagarli del loro gesto carino della sera prima ma non ci fu verso. Il traghetto che ci avrebbe dovuto portare a destinazione era davvero grande, sembrava fatto apposta per portare diverse persone e permettendo loro di passare comodi i giorni viaggio. Rimasi sbalordito da quella vista e la cosa fu talmente evidente che dopo diversi minuti che la osservavo a bocca aperta fui riportato alla realtà da una forte scrollata di spalla:

    " Yamashita dobbiamo muoverci...

    "...altrimenti il traghetto parte senza di noi"

    " Oddio scusate, è la prima volta che vedo una nave così grande! Anzi ora che ci penso è la prima nave che vedo in generale"

    Salimmo rapidamente a bordo seguendo una passerella di legno che collegava la banchina l'imbarcazione. Appena salì sulla barca mi sentì molto strano: non riuscivo a stare fermo, sentivo come se la nave fosse in costante movimento, andava ora avanti ora indietro, in un moto continuo e un po' fastidioso:

    " Scusate ma perchè la barca si muove se siamo fermi ? "

    I due fratelli si girarono nello stesso momento e mi guardarono con aria divertita:

    " Sono le onde del mare!"

    Mi spiegarono che quello era niente in confronto all'oscillazione che avrebbe avuto in movimento, mi dissero di non muovermi troppo e di stare seduto il più possibile per evitare una sensazione di nausea. Lì per lì non li capì molto, ma appena la nave iniziò a muoversi cominciai a rendermi conto a cosa alludessero: la sensazione di leggero fastidio che avevo provato all'inizio aumentò fino a farmi pentire di aver fatto colazione. Il mio viaggio in mare fu una sofferenza continua, nemmeno sdraiato riuscivo a stare tranquillo, lo stomaco mi doleva ogni momento, ma sebbene la nausea fu forte in ogni momento riuscì a non vomitare nemmeno una volta. La cosa che mi innervosiva tra l'altra era vedere come Tim e Jim non risentissero minimamente delle onde del mare e oltre a farsi lunghe passeggiate sulla nave riuscivano perfino ad allenarsi. Nei rari momenti in cui lo stomaco sembrava tranquillizzarsi avevo la possibilità di ammirare la bellissima vista che la barca di offriva: sia di giorno quando vedevi una miriade di gabbiani volarti intorno sia di notte il mare appariva sconfinato e bellissimo, spesso non si vedeva la terra in lontananza, ti sentivo minuscolo in confronto all'immensità che ti circondava.Il momento più bello fu quando potei vedere il cielo stellato scorrere sopra di me, non avevo mai visto le stelle così bene, sembravano molte di più e molto più grandi, tanti piccoli gioielli che risplendevano accompagnandoci lungo il nostro viaggio. Per fortuna il tempo fu sempre sereno e fui assai grato di questo, chissà che fine avrei fatto se una tempesta avesse fatto ballare di più la nave. Dopo tre interminabili giorni arrivammo in vista di quella che poi scoprì essere isola di Nanakusa. Fu una soddisfazione immane sentire la nave attraccare a terra, anche perchè sebbene l'ultimo giorno fu meno pesante dei precedenti ero davvero al limite, avevo bisogno di un terreno sotto i piedi che non mi provocasse una forte nausea ogni 30 minuti. Mi avviai quindi verso la terra con passo svelto, pronto a mettere piede sulla terraferma. Appena toccato il solido terreno il mio primo istinto fu di baciarlo quasi mi fosse mancato più dell'acqua o dell'aria, ma decisi di contenermi anche per non fare un brutta figura davanti ai due fratelli:

    " Yamashita sei arrivato a destinazione..."

    "...quando avrai finito la tua missione ci troverai qui ad aspettarti"

    " Buona fortuna!"

    " Prima o poi gli dovrò dire che così sono troppo inquietanti..."

    " Grazie di tutto ragazzi, cercherò di fare il prima possibile"

    Tirai la lettera fuori dallo zaino e rilessi per bene il messaggio,non avendo fatto ritardo ero riuscito ad arrivare in tempo, anzi ero perfino un'ora in anticipo. L'emozione prese il sopravvento:

    " Wow, tra poco partirà la mia prima missione, chissà quali saranno i miei compagni!"

    Mi misi ad aspettare cercando di stare attento a scrutare altri ninja o altre persone che avrebbero potuto attirare la mia attenzione.



    Edited by Stompo - 27/11/2016, 18:18
     
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    { 15 d.Z; Estate. In viaggio verso il Paese Cremisi. }

    Era una giornata come tante altre sino a quel momento, il sole bagnava gran parte della vallata, così come lo stesso villaggio delle Calde Acque. Cloud si trovava esattamente in giardino in quel dì, vestito come sempre da quella maglia oversize di colore nero, lunga quasi sino alle ginocchia, con la sola particolarità di mostrare una manica diversa dall'altra. La mancina superava appena il gomito coprendo 3/4 del braccio, mentre la destra lo copriva per intero, lasciando scoperta solo la mano tatuata. Le gambe erano vestite di un paio di stretti jeans neri strappati in più parti, così fiero lui nel mostrare la sua pallida carnagione, concludendo infine con un paio di stivaletti borchiati. Il coprifronte era ben stretto alla gamba destra, appena sopra al personale porta armi/cianfrusaglie varie. In tutto questo non stava comunque facendo nulla di che, troppo pigro per allenare le proprie doti fisiche, probabilmente si dilettava ulteriormente ad allenare la mente leggendo chissà quale storia massonica trovata in chissà quale biblioteca del villaggio. Si, era sul ciglio della porta di casa, esattamente sul secondo dei tre gradini che conducevano a quest'ultima, immerso nella lettura come un predatore s'immerge nella caccia. Silenzioso si faceva accarezzare dal vento che ne scostava i ciuffi corvini, col sole che nel mentre ribatteva sui vari piercing visibili. Tutto nella norma fin lì, soprattutto ora che era venuto a conoscenza dell'elemento a lui affine, l'acqua.
    Altro che massoneria, si stava senza dubbio documentando su qualche nuova tecnica. Aveva talmente tanto ego da vendere che si reputava geniale da solo, nascondendo le proprie doti dietro l'attitudine da "bad boy" che si portava sempre appresso. Tatuaggi, piercing e strane maglierie, fortuna voleva che il villaggio in cui si trovava venerasse un folle come Jashin, dunque per quanto potesse non passare inosservato, risultava comunque come un fanatico qualunque. Ottimo alibi il suo. L'unico particolare era l'odio infondato verso chiunque lo disturbava in quel suo amato rituale. Ed era proprio quello che stava per succedere. Rapidi i movimenti che iniziò ad avvertire da un momento all'altro, sempre più vicini, sempre più marcati. Cremisi che d'istinto s'alzarono dalle righe di quel libro, fissando dinnanzi a sé con un'espressione tutt'altro che amichevole. Probabilmente avrebbe ringhiato, se solo fosse stato un animale. Una figura in maschera s'era palesata d'un tratto proprio dove lo sguardo era ormai caduto da qualche istante, in ginocchio, pronto a proferir in tutta probabilità qualcosa.

    { Spero tu abbia un buon motivo per disturbare me.}

    della serie: "non sai con chi stai parlando"

    { Ho una lettera per voi. Buona fortuna }

    { Ma che ca..! }

    Non fece nemmeno in tempo a finire che l'Anbu scomparì, lasciandosi dietro solo un cumulo di foglie ancora roteanti a mezz'aria. La lettera era lì, ai piedi del Trasher. Mise da parte il libro per avvicinarsi a raccogliere la lettera, cosicché potesse scartarla. Ben mascherata in ogni caso la suggestione del momento, figuriamoci se si poteva scomporre per così poco. Essa riportava:

    Voglio testare le tue reali abilità. Dicono che sei forte, ma scommetto 100 ryo che ci morirai qui. Recati all'isola di Nanakusa nel paese Cremisi entro il giorno xx/xx, al porto riceverai ulteriori indicazioni. C'è un giardino artificiale che va messo in sicurezza. Saprai tutto una volta arrivato lì. Questa è la tua prima missione, vedi di non deludere le aspettative giovane sopravvalutato.

    Firmato, il culto.


    Rimase un attimo in silenzio, giusto quegli istanti che servivano a metabolizzare meglio la cosa. Da come scritto sulla lettera ufficiale, sarebbe potuta essere per Cloud una missione mortale, ma quell'insana pazzia di cui disponeva, però, non l'aveva affatto preoccupato, bensì un sorrisetto piuttosto sicuro di sé spuntò tra le sue labbra.

    { Sti infami quindi mi vogliono morto, eh? Bene. } S'era infastidito tanto da sussurrare tra sé e sé, era palpabile nell'aria o standogli semplicemente vicino, senza parlare dello sguardo stile medusa che -metaforicamente parlando- ti pietrificava all'istante se ti beccava. Insomma, era nervoso. { Ti faccio vedere io chi è il sopravvalutato brutto ritardato di un Jashinista!!! } e altre varie imprecazioni che non staremo di certo qui a raccontare.

    La lettera venne piegata con foga ed infilata in una delle tasche dei jeans, pronto ora a rifocillarsi prima di partire. Aveva preparato già qualcosina del suo armamentario data la voglia di viaggiare in direzione di un'altra terra, assetato di sapere ed invogliato proprio dalla cugina dopo l'ultima conversazione. Ame era la prossima tappa. I soliti loschi piani, appena sventati dall'arrivo di quella missiva. Una missione alla quale, dato il forte orgoglio che provava, non si sarebbe potuto tirare indietro. C'est la vie. Abbandonò il villaggio forse un'ora dopo, l'andatura media del trasher non era di certo veloce, anzi, pareva proprio volersela prendere con calma. Doveva viaggiare tra pianure sconfinate e campi ben coltivati grazie al clima che la terra della Acque calde offre. La giornata non era neanche troppo afosa, cosa che avrebbe sicuramente giovato, rendendo il viaggio senza dubbio meno pensante e/o faticoso. Doveva raggiungere il porto di Konoha, almeno le indicazioni principali erano quelle, e da ché si ricordava, doveva anche raggiungerlo prima di tre giorni. Il viaggio in mare sarebbe durato ulteriori 3 day, oltre i due di cammino che, a dir la verità, sarebbero stati estremamente noiosi ed in balia della solitudine. Più passava il tempo, più lo scenario cambiava, da semplici campi verdeggianti accostati da quelle che erano senza dubbio acque termali, si passava a campi di risaie in lontananza e zone montuose. Si narrava che tra queste montagne si nascondeva un ninja estremamente forte un tempo, che poi altro non era se non il fondatore del villaggio del suono: Orochimaru. La base della storia ninja e dei grandi del passato, Cloud non voleva essere da meno nel suo percorso. Avevo scelto di intraprendere il sentiero principale, il quale veniva spesso e volentieri alternato da lunghe scalinate, cosa che di certo non giovava all'umore del trasher. { Fanculo le scale.. } e nulla, tutto molto monotono, almeno fino al raggiungimento del paese del fuoco. Era in alto, sotto di lui un profondo strapiombo dal quale provenivano senza dubbio anomali rumori di sottofondo, quasi da perdere il fiato, mentre in lontananza le cremisi potevano intravedere il villaggio della Foglia. Il sole stava dando i primi segni di cedimento, lasciando ben presto spazio all'oscurità della notte. Erano già passati due giorni e mezzo e l'indomani, all'arrivo dell'alba, il traghetto sarebbe stato pronto ad abbandonare il porto verso altri lidi. L'obbiettivo rimaneva tutt'ora il villaggio Cremisi, e lui non poteva permettersi di presentarsi in ritardo. Cioè in realtà non che gliene fregasse qualcosa, ma l'idea di fallire ancor prima di iniziare non lo faceva dormire sonni tranquilli. Per questo, menefreghista nei confronti del buio, cominciò ad avanzare. Dopotutto probabilmente sono gli altri che avrebbero dovuto aver paura di uno come lui, quegli occhi non sono di certo normali, infondo. L'indomani, con le occhiaia fino agli zigomi, la bocca spalancata ed i versi dei gufi che ancora ridondavano nel suo cervello, raggiunse in tempo l'imbarcazione. Ovviamente con la lettera vi era allegato una sorta di lascia passare, cosa che lo aiutò a sgattaiolare di sopra senza dover sborsare un Ryo. Stava lavorando, non vi era la benché minima intenzione di pagare da parte sua. Non era uno che amava parlare con gli sconosciuti, per questo s'aggirava per il traghetto come una nefasta presenza creata dal sonno che lo stava assalendo in quegli attimi. Risultato? Quello che era prevedibile.. s'era addormentato chissà dove. Per quanto ne sapevano noi magari s'era imboscato pure nel reparto motori. Un giorno andò via così, mentre il seguente venne risvegliato da un brusco movimento dell'imbarcazione dovuto a qualche probabile onda. Non si scompose, anzi, andò nuovamente in cerca di vittime da utilizzare per i suoi scopi da prestigiatore. Avrebbe pure creato uno spettacolo se solo a metà strada il mal di mare non iniziò a farsi sentire. Tra un inconveniente e l'altro, tra solitudine e noia, gli strazianti giorni passarono tutto sommato in fretta e, finalmente, il traghetto attraccò. Fu un sollievo mettere nuovamente piede sulla terra ferma, il lungo sospiro che cacciò ne era la prova. Le palpebre in quell'attimo furono chiuse, ma alla riapertura, le cremisi -seguite ovviamente da un'espressione piuttosto superba- erano accese dal fuoco che la prossima sfida alimentava in lui. L'isola era alla sua mercé ora, doveva ora solo raggiungere il luogo designato. Benvenuto, giovane Cloud...



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    Appoggiato sulla battagliola posizionata sulla prua dell’imbarcazione, Shinichi guardava i marinai caricare e scaricare roba lungo la grande passerella di acciaio con la quale la grande nave era collegata al porto. Da quello che gli avevano riferito, quell’enorme nave da trasporto merci era diretta a Kumo, il villaggio della Nuvola, e nel suo percorso faceva ben due scali: uno nel porto di Kiri Alpha, l’altro a Nanakusa, un’isola nei territori del Paese Cremisi. Secondo la missiva che il giovane Yuki ricevette a casa da parte della segreteria del Kage, era proprio quest’ultima la meta della sua prossima missione, stavolta non di rango D, bensì C. Appena la ebbe tra le mani, con grande calma, preparò tutto il necessario nel suo borsello e si vestì con una magliettina leggera di colore bianco, sopra una giacchettina nera munita di zip sul davanti, e dei pantaloni, anch’essi molto leggeri, di colore bluastro. Non ci mise molto tempo ad arrivare al porto, e senza nemmeno dirigersi nella sua cabina si mise subito su quella battagliola, per osservare il paesaggio. Non è che fosse troppo entusiasta di quel compito, che secondo lui si sarebbe rivelato ancora una volta un compito faticoso che non gli avrebbe regalato alcuna emozione, però non osava andare contro gli ordini impartiti, qualunque essi fossero li avrebbe portati a termine. Ecco che tra un pensiero e un altro, un passante e un altro, la nave finalmente partì. Tutti i marinai andarono al loro posto, e la grande imbarcazione lasciò il golfo senza alcun intoppo o contrattempo. Shinichi non si mosse dalla sua posizione iniziale nemmeno dopo che la vista sul villaggio gli venne preclusa dalla posizione della nave, e si limitò ad osservare il movimento delle onde. Dopo il piccolo addestramento che il sensei impartì a lui e agli altri due componenti della sua squadra con la tecnica del velo di nebbia, il suo udito si era affinato in un modo davvero eccellente e riusciva a sentire qualsiasi piccolo movimento a bordo della nave. Si trattava di una qualità molto utile per un ninja dell’Acqua, tranne per il fatto che ogni volta che la dannata sirena suonava l’avrebbe piacevolmente mandata a far compagnia ai pesci nel mare per tutti gli spaventi che gli faceva prendere.

    Fu proprio grazie all’udito che il giovane avvertì dei passi dirigersi verso di lui. Non distolse lo sguardo dalle onde, nemmeno quando avvertì l’aria fendersi a gran velocità nella sua direzione, come se qualcuno gli avesse lanciato qualcosa contro. Gli bastò un veloce ma semplice movimento della testa all’indietro per schivare uno shuriken che qualche birbone aveva avuto il gusto di lanciargli contro. Il metallo a forma di stella sorpassò Shinichi e andò a sbattere contro un palo posto due metri in avanti, il quale deviò la sua traiettoria per farlo finire dritto nelle profonde acque del mare. Prima che ciò potesse accadere Shinichi lo afferrò a distanza con un sottilissimo filo di chakra e lo fece rimanere a volteggiare davanti a lui.

    - Ma che fai? Dormi? –

    Il giovane Yuki riconobbe subito quella voce da ragazzo che si stava rivolgendo a lui, e appena girò la testa non ebbe più dubbi. Si trattava di Ryugetsu, il fidanzato di sua cugina Mai, uno shinobi del clan Hoozuki, due anni più grande di lui. Aveva i capelli bianchi, un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, e continuava ad osservare il giovane Yuki che ricambiò la vista con un piccolo sorriso.

    - Ryugetsu! Cosa ci fai qui? –

    - Missione speciale bello, sono diretto a Kumo! Tu invece? – chiese coprendo la piccola distanza che li separava l’uno dall’altro, appoggiandosi poi con la schiena alla ringhiera, proprio di fianco allo Yuki.

    - Vorrei poter dire lo stesso ma non è così… missione C a Nanakusa. Comunque bello la prossima volta non te lo salvo. – disse Shinichi prendendo in mano lo shuriken e riconsegnandolo all’amico.

    - Scusa ma eri troppo preso dai tuoi pensieri per non farlo, eheh. Comunque… ho scoperto una cosa grandiosa che potrebbe interessarti. –

    - Oddio, cosa? Sono curioso e allo stesso tempo spaventato. –

    - Eheh, ascolta pare che il capitano della nave sia un vero e proprio bastardo. So per certo che il proprietario della compagnia che si è occupata degli interni della nave la ha attrezzata con dei cabinati di Metal Koi, quelli rari che non si trovano più, ma i marinai affermano che il capitano li abbia tolti di proposito per un suo capriccio. –

    L’attenzione di Shinichi fu catturata ancora di più dopo aver sentito quel nome. Metal Koi era uno dei giochi arcade più famosi a Kiri, ma ormai tutti i cabinati erano stati ritirati dal commercio perché considerati troppo arcaici ed il gioco considerato allo stesso tempo “troppo violento” dai moralisti. Per un appassionato come Shinichi il poter mettere le mani su uno di quei cabinati poteva essere considerata una questione di vita o di morte, anche se conoscendo Ryugetsu la seconda aveva un esito dieci volte più probabile.

    - Oh, veramente pessimo! E hai idea di dove si trovino? –
    - Certo che sì! E ora che ci sei anche tu metterci le mani sopra sarà ancora più facile! Ci stai ad aiutarmi? –
    - Va bene, spiegami tutti i dettagli e saranno nostri, hihi! –

    […]


    In poco tempo Ryugetsu rivelò a Shinichi tutte le informazioni che aveva raccolto. Il capitano della nave non si era limitato a nascondere i cabinati, ma anche altre piacevoli distrazioni di cui la nave avrebbe dovuto essere dotata per alleggerire il viaggio degli occupanti. Ovviamente i due non avevano intenzione di compiere un’opera di carità o giustizia, magari aiutando i marinai a riacquistare i diritti ed umiliare il severo capitano. No, loro volevano semplicemente fare una partita al famosissimo Metal Koi per poi passare i prossimi tre anni a vantarsene, quasi come se avessero realizzato la più incredibile delle imprese. Quatti quatti, senza dare nell’occhio, si erano avvicinati alla porta che conduceva ad una delle stive speciali della nave, quella in cui di solito venivano custodite le merci più preziose come gioielli o spezie rare, e alla quale si poteva arrivare solo percorrendo un lungo corridoio. Così come la nave, sia le pareti che tutte le porte interne erano costruite in acciaio, rendendole quasi impenetrabili da chiunque non possedesse la relativa chiave. Davanti alla porta, seduto su una sedia tutto intento a leggere una rivista, vi era un gigantesco uomo dalla carnagione scura, completamente privo di capelli, i cui muscoli delle braccia potevano benissimo contenere tre volte le braccia dei due ragazzi messi insieme. Nascosti dietro un angolo, Shinichi e Ryugetsu osservavano l’uomo, il primo piuttosto indeciso su cosa fare e con una vocetta nella testa che gli intimava di tornarsene indietro prima di rimetterci la faccia con tutto il villaggio, mentre l’altro era più che sicuro di se.

    - Bene, lo vedi? Lui è Heidi, il guardiano dei segreti della stiva. –
    - … cosa? –
    - Ora andiamo e lo convinciamo a farci entrare, altrimenti lo mettiamo KO! –
    - Ma sei impazzito?! –
    - E fidati per una volta! –

    Senza dare modo a Shinichi di ribattere e ripetergli quanto fosse pessima quell’idea, ecco che Ryugetsu si diresse con il petto in fuori verso “Heidi”, il custode che volente o nolente da oggi avrebbe avuto quel soprannome. Il suo sguardo minaccioso si sollevò dalla rivista per posarsi prima sul Hoozuki, poi sull’insicuro Shinichi che fu costretto, suo malgrado, a seguire l’ennesima follia dell’amico. Con un grugnito il custode prese parola per primo.

    - Ragazzi l’accesso a questa zona è vietato, pussate via. –
    - Bene fratelloh, non ci usi quei toni, io e il mio compare facciamo parte dell’unità ninja di igiene e siamo qui per un’ispezione generale degli interni. Ora so che magari la lettura di… ma aspetta! –

    Colto da un’improvvisa curiosità, ecco che Ryugetsu strappò la rivista dalle mani della guardia e cominciò a sfogliarla, scoppiando subito dopo a ridere.

    - AHAHAH, Shinichi ma questa è una rivista per ragazze! Leggi ti prego, è Heidi di nome e di fatto! –

    Quelle parole andarono al vento, anche perché appena Ryugetsu cerco di passare quella rivista allo Yuki, ecco che questi non poté fare altro che indicargli con il dito il buon Heidi che stava diventando sempre più rosso in volto, non sapeva se più dalla rabbia o dalla vergogna.

    - Complimenti per la risata, era la tua ultima, deficiente! –

    Disse mentre estraeva un coltello dalla tasca e minaccioso cominciava ad avvicinarsi ai due ragazzi che non poterono fare altro che indietreggiare. Quell’uomo in piedi sembrava ancora più grosso di quanto sembrasse da seduto, di certo superava abbondantemente i due metri di altezza e la sua muscolatura lo rendeva paragonabile ad un armadio.

    - Pff, non ci metti alcuna paura, ragazzina senza capelli! –

    Con uno scatto Ryugetsu affondò il pugno nello stomaco di Heidi. In rapida successione gliene tirò un altro in pieno volto, seguito da un calcio al fianco. Furono dei colpi potenti, e l’Hoozuki era sicuro sarebbero bastati per mettere al tappeto quell’ammasso di muscoli, ma non fu così. Heidi accusò i colpi, ma sembrava non si fosse fatto un bel nulla. Egli afferrò il ragazzo dai capelli bianchi tenendolo stretto per la maglietta, mentre Shinichi, disperato, stava cercando di pensare a come poter intervenire.

    - Emh, Shini… il piano B lo hai pensato tu, vero? –

    Fortunatamente lo Yuki riuscì proprio in quel momento ad intravedere la bottiglia di acqua del custode accanto alla sua sedia. Era ancora completamente piena, e Shinichi cercò, preso dalla più totale agitazione alla vista del coltello che stava per essere conficcato nella carne del suo amico, di far uso del proprio chakra per congelare l’acqua all’interno e scagliarla contro la testa di Heidi. Per miracolo divino il suo piano funzionò, e la guardia cadde a terra, svenuta.

    - Fiuu, grazie compare. –
    - *anf anf* Lo spavento che mi hai fatto prendere... –
    - Scusa, ma chi se l’aspettava una guardia pervertita e anche forte? Di solito nei film vengono sempre fatte fuori subito! Vabeh, possiamo entrare. –

    Non prima di avergli tirato un altro calcio, l’Hoozuki sfilò le chiavi dalla cintura del povero Heidi ed aprì la porta della stiva segreta. La stanza era completamente priva di qualsiasi finestra e per questo immersa nel buio più totale, oltre che maleodorante a livelli estremi. Arrancando con la mano, Shinichi riuscì ad accendere l’interruttore delle luci, le quali si accesero una dopo l’altra rivelando così tutti gli oscuri segreti che il capitano aveva celato agli occhi del mondo. La stiva si rivelò essere per la maggior parte vuota, tranne che per alcuni scatoloni ammuffiti e della roba coperta da dei teli, che aveva la forma dei cabinati che i due ninja stavano cercando.

    - Bingo! –

    A pochi passi dal loro premio, i due erano già pronti a gustarsi i frutti delle loro fatiche. La loro gioia fu però interrotta bruscamente quando rivelarono quello che era nascosto sotto i teli. Si trattava sì di cabinati videoludici, ma non di Metal Koi, bensì di Metal Sake.

    - M-m-metal Sake?! Ma che taroccata è mai questa?! –
    - Vuoi dire che abbiamo rischiato la nostra carriera per una taroccata?! – lo sguardo di Shinichi si rivolse severo verso l’amico insieme all’indice della sua mano destra – E TU MI HAI TRASCINATO DENTRO! ORA SE HEIDI SI SVEGLIA E VA A RACCONTARE TUTTO CHI GLIELO DICE ALLA MIZUKAGE?! –
    - Hey, hey, calmo! Rimettiamo tutto apposto e facciamo finta di nulla! –
    - È l’unica cosa che possiamo fare, oltre al fatto che non mi lascerò più coinvolgere dalle tue dannate scoperte, scemo! –

    Velocemente i due sistemarono il telo sui cabinati e chiusero a chiave la porta della stiva. Heidi era ancora lì, sdraiato lungo il corridoio a fare dolci sonni.

    - Però la rivista la prendo, la regalo a mia sorella. -

    [...]


    Il giorno dopo non sembrarono esserci ripercussioni per i due ninja, anzi sembrava tutto estremamente tranquillo. Dopo il primo attracco a Kiri Alpha e una lunga traversata in mare, all'inizio del secondo giorno di viaggio ecco apparire all'orizzonte l'isola Nanakusa. Fortunatamente nel tempo necessario per arrivare Shinichi non fu coinvolto in altre idee geniali di Ryugetsu, anche se questi ci provò come suo solito. Lo Yuki salutò lo spericolato amico e con tutta calma scese dalla nave, dirigendosi al luogo dell'appuntamento.

     
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    Il mare era cristallino, il cielo limpido e il sole splendente come non mai quel giorno. I gabbiani si avvicinavano alle imbarcazioni che solcavano il mare freddo e calmo a gran velocità, allontanandosi poi in volo. La brezza marina riempiva i polmoni dei passeggeri mentre una corrente leggermente pungente soffiava su di loro per via dell'alta velocità del battello. Ci furono tre corse speciali quel giorno, dirette all'isola Nanakusa. Nel giro di una mezza mattinata, tutti e tre gli scafi ripartirono una quarantina di minuti dopo essere approdati al porto modesto dell'isola. Fin dalla lontananza, le coste alte e gli scogli a strapiombo erano ben visibili, così come il grande faro, spento, che troneggiava sulla sommità dell'isola. Una vera e propria foresta regnava incontrastata a Nanakusa, un vero paradiso terrestre. Il porto si trovava verso la costa più bassa e interna del luogo. Intorno, c'era il villaggio abitato, piccolo ma rigoglioso, ricco di risorse seppur praticamente esiliato rispetto alle grandi terre dei Ninja. Fu proprio lì che approdarono tre Shinobi, uno dopo l'altro. Il primo fu un ragazzo dai capelli scuri e l'aria lugubre, di Yu. Il secondo era un giovane di Kiri, di bell'aspetto e anch'egli dai capelli scuri. L'ultimo fu un ragazzo dai capelli rossi, da Konoha. Tre giovani Genin pronti all'avventura. Attesero al porto l'ora in cui si sarebbe dovuto svolgere l'appuntamento, finché esso non arrivò. Una jeep piuttosto malandata, passò a prenderli. Il guidatore era un ometto con un camice bianco e pochi capelli, due occhietti piccoli piccoli e il naso a patata. Colui che scese dal mezzo, invece, era un quarantenne di bell'aspetto e l'aria del capo. I capelli castani e arruffati avevano qualche striatura bianca. Gli occhi verdi erano luminosi sotto un paio di occhiali dalla montatura bianca. Era alto e indossava anch'egli un camicie bianco, simile a quello di un dottore. Proseguì con passo sicuro verso i tre ragazzi, salutandoli con un gran sorriso.

    Buongiorno! Piacere, ragazzi, sono Jack, il responsabile!

    Strinse la mano ad ognuno di loro mentre si presentavano a vicenda. Dopo i convenevoli, il responsabile li invitò a salire sul mezzo, ai posti dietro. Spiegò che il "progetto" era slegato dal villaggio, ovvero, avrebbero attraversato un valico tra le montagne che circondavano il piccolo centro abitato, immergendosi nella natura. Durante il viaggio, Jack ringraziò Cloud, Shinici e Yamashita per la partecipazione.

    Avevamo proprio bisogno degli Shinobi, non so come ringraziarvi!

    Spiegò, guardandosi intorno mentre il suo collega, Butch, guidava il mezzo come un professionista. La natura era selvaggia attorno a loro e il valico tra le montagne era ripido e assai pericoloso. Eppure la jeep procedeva spedita, non era la prima volta che attraversava quello stretto probabilmente. Mentre si immergevano nel cuore dell'isola, l'aria si faceva più fredda e la vegetazione più selvaggia.

    Da queste montagne in poi, la zona è tutta nostra. Il villaggio sorge vicino al porto e non si estende oltre, per questo il giardino è stato progettato per occupare il resto dell'isola. Ovviamente abbiamo creato una vasta zona per i visitatori. Sapete, bungalow e cose così, vogliamo sia una specie di villaggio vacanze. Anche se prima o poi dovremo trovare una strada alternativa che non sia questa, quando piove è un bel problema passare di qui..

    Arrivarono una ventina di minuti dopo, fortunatamente le "montagne" in questione erano quasi più colline rocciose. Superato lo stretto passaggio tra di esse, la visuale davanti ai passeggeri si aprì istantaneamente, mostrando un paesaggio meraviglioso. Un'ampia e verde vallata dove troneggiava una grande costruzione di legno, con un'insegna ancora da finire. In lontananza, si poteva scorgere la zona residenziale: file di bungalow sistemate simmetricamente, con tanto di giardini e vialetto. A circondare la zona, notarono i tre, c'erano delle alte reti metalliche.

    Quella con l'insegna è la zona ristoro, con la recpetion e il ristorante. Poi ci sono i bungalow poco più avanti. Il tutto è circondato da reti metalliche elettrificate, impossibili da scavalcare e aprire se non si possiede la chiave. In questo modo sono le nostre guide a mantenere il controllo della situazione e evitare che qualcuno, insomma, scappi o si faccia male. Oh, quasi dimenticavo, noi siamo diretti lì.

    La jeep, invece che raggiungere i bungalow, prese una stradina sulla destra. Una centinaio di metri più avanti, nella rete di metallo si apriva un cancello sorvegliato da telecamere e da un tipo della sicurezza, che stava attento dietro la guardiola. Non appena vide il mezzo arrivare, premette un pulsante e il cancello si aprì, lasciandoli passare. Non c'erano altri bungalow in quella zona ma due grandi edifici, non in legno, ma in metallo. Erano relativamente alti, circolari, erano distanti ma collegati tra loro attraverso un corridoio.

    Questa è zona preclusa a chi non sia dello staff. Come potete immaginare, è qui che facciamo i nostri esperimenti e abbiamo tutti i mezzi per sorvegliare l'isola. Abbiamo accesso ai pannelli elettrici, alle telecamere e, ovviamente, ai radar predisposti per tutti l'isola, così da tenere sotto controllo tutto ciò che succede. Prego, seguitemi pure, ragazzi!

    La jeep arrestò la sua corsa e Jack si apprestò ad aprire la portiera, per far scendere gli ospiti. L'aria era leggermente fredda ma l'erba era stata tagliata, sicché non sembrava così selvaggio quel posto. All'interno degli edifici, al contrario, faceva caldo. L'ambiente era ben illuminato e la sala era davvero grande. Era un vero e proprio centro di monitoraggio. C'erano schermi su schermi che rimandavano a immagini simili tra loro, raffiguranti tutti ambienti naturali e selvaggi. C'era anche un'unica grande tastiera, tenuta sotto controllo da un tipo che sembrava più un turista che un membro dello staff. Indossava dei normali abiti ma aveva la barba incolta, gli occhiali e un capello scuro calato sul volto.

    Rito, il nostro cervellone! Pensate che è stato lui a creare i sistemi di sicurezza interattivi che abbiamo. Ehi, Rito!

    Lo chiamò Jack, per presentarlo ai ragazzi, ma l'uomo si girò, rivolse al responsabile una specie di grugnito e si rimise a lavoro, cercando di individuare dei file nel database. Jack rise imbarazzato e decise di continuare il giro. Lo staff era composto da pochi membri, in realtà, per cui ci mise poco a presentarli tutti. Le guide erano un uomo e una giovane donna. Il primo era alto e muscoloso, abbronzato e dai capelli biondi che sbucavano fuori dal cappello da cowboy che indossava. L'altra era una giovane alta, vestita da campeggiatrice, con lunghe e toniche gambe abbronzate come il resto del corpo, gli occhi chiari e i capelli neri legati in una treccia. Entrambi esperti nel settore dell'esplorazione e della sopravvivenza, Jessie e James si sarebbero occupati di scortare i gruppi di visitatori per l'isola. Il direttore, spiegò Jack, non era presente. Prima di spostarsi nell'altro edificio, il responsabile spiegò loro che esso era adibito alla creazione dei prototipi vegetali, che quindi non dovevano toccare nulla e non interferire con lo svolgimento degli esperimenti. Attraversarono il bianchissimo e gelido corridoio per ritrovarsi in una sala così calda da far svenire chiunque. Qui, tre signori in lunghi camici bianchi erano impegnati ad analizzare campioni di fialette fluorescenti, vasi stracolmi di terra e dati da laboratorio. Il capo, tra i tre, era un ometto piccolo piccolo, magro, con i capelli bianchi pettinati all'indietro e una lunga cicatrice sulla guancia che sembrava recente. Rivolse un'occhiataccia a Jack che, invece, spiegava ai tre shinobi che questo era il laboratorio dove gli esperimenti riusciti venivano direttamente trasferiti in zone specifiche dell'isola. Non volle restare troppo a lungo in quella stanza, così, ben presto, i quattro si ritrovarono fuori, dove l'aria sembrò più fresca del solito.

    Oh, stavo quasi per dimenticarmene! Annunciò il responsabile. Ho una mappa dell'isola che vi consegnerò! Non c'è scritto nulla in realtà ma se mi date un attimo...

    Tirò fuori dal taschino una di quelle penne multicolori e una mappa ripiegata. Si poggiò al cofano della jeep e cominciò a scarabocchiare qua e là, mostrando poi il risultato finale ai tre.



    Dunque! Il pallino rosso è il porto e l'aria delimitata di nero è zona del villaggio di Nanakusa. Ah, non si vede bene perché ho ripassato col rosso, scusate, ahah! Poi... l'aria delimitata in rosso, sopra, è la zona riservata allo staff, quei pallini neri sono i due edifici che abbiamo appena visitato. L'altra zona, quella con i pallini gialli, che sono i bungalow, e quello blu, che è la recpetion, per così dire, è la zona dei turisti. Il resto fa tutto parte del giardino! Scusate per la poca precisione ma tra tutto quello che c'è da fare qui mi sono scordato di recuperare una mappa decente!

    La ripiegò, lasciandola ad una di loro, mentre si guardava intorno. In quel momento, Jessie e James li raggiunsero, parlottando tra loro con aria amichevole.

    Oh, bene, venite qui! Jessie, James, questi sono Yamashita, Shinici e Cloud, gli Shinobi che vi accompagneranno. Tra poco andrete in ricognizione, ragazzi!

    Spiegò Jack. Jessie e James sorrisero educatamente, anche se sembravano titubanti. Solo più tardi i tre Genin avrebbero scoperto che i due esploratori non capivano la necessità di aver chiamato degli Shinobi, ma c'erano cose che neanche loro sapevano, sull'isola...

    Se siete pronti possiamo partire subito.

    Chiese James e la risposta fu affermativa.

    Perfetto! Ci pensi tu alla Vanguard, Jessie?

    Certo, vi aspetto all'entrata!

    Rispose lei, lasciandoli lì ad aspettare. Jack sembrava parecchio soddisfatto ma prima di lasciarli andare, tirò fuori dalla tasca un cofanetto che aprì, poggiandosi sempre sul cofano dell'auto. Conteneva tre auricolari che distribuì ai ragazzi, chiedendo loro di indossarli. Stessa solfa per tre orologi da polso che non segnavano l'ora ma, nel quadrante, avevano una lucina rossa sempre accesa. L'uomo spiegò che la lucina rimaneva illuminata solo se ci si trovava vicino ai dispositivi radar del campo, ovvero, se si era sotto sorveglianza dallo staff. Era una precauzione, spiegò. Per cosa, non era dato saperlo.

    [...]


    Al momento della partenza, la Vanguard era pronta. Si trattava di un'auto che non aveva ruote, bensì viaggiava a mezzo metro dal suolo, sorvolando il paesaggio, Non aveva il tetto e il volante era bloccato, poiché seguiva un percorso preimpostato. C'era spazio per dieci persone, compreso il guidatore. Con Jessie al volante, James si sistemò accanto a lei, in piedi, poggiato sullo sportello, mentre gli altri tre presero posto dietro. Jack rimase a guardarli, a qualche metro di distanza, agitando la mano quando la Vanguard rombò e si mise in moto, sollevandosi da terra.

    Bene, si parte! Allacciate le cinture!

    Annunciò Jessie mentre i tre giovani Genin ubbidivano. Il mezzo si lasciò quindi alle spalle la parte civilizzata dell'isola, addentrandosi in una vera e propria jungla. C'erano alte colline, montagne in lontananza e il tutto era circondato da alberi. A velocità modesta, il viaggio proseguiva piacevolmente mentre costeggiavano una ripida discesa. Non si vedeva il fondo a causa della nebbia. Intanto, James spiegava i vari nomi degli alberi, ciò che producevano, segreti per orientarsi solo con essi. Era davvero tranquillo, così tanto che anche i tre Genin sembrarono rilassarsi. Fu lì l'inizio di tutto. Qualcosa tamponò la Vanguard, spaventando tutti i passeggeri. Jessie si voltò, sconvolta, non riuscendo bene a capire cosa stesse accadendo.

    Ma che cazzo...

    Esclamò James che era scattato in piedi e si avvicinava verso il fondo del mezzo. Jessie accelerò e James quasi cadde quando qualcosa urtò nuovamente il retro della Vanguard. Vide delle sagome animalesche, nere come il carbone, correre a gran velocità. Prima di poter fare altro, una di loro urtò il fianco e James cadde in avanti, rovinosamente a terra, lasciato indietro dalla Vanguard. Jessie tentò di fermare il mezzo ma impallidì, scoprendo di aver commesso un errore fondamentale. Aveva lasciato al laboratorio le chiavi di sicurezza del mezzo, che non poteva fare altro che proseguire il percorso, adesso. I tre sentirono James urlare e Jessi scattò in piedi, guardandoli spaventata.

    Non muovetevi! Assolutamente! Non abbandonate il mezzo, non finché non sappiamo che diavolo sono quei cosi!

    L'espressione dei suoi occhi era indecifrabile, come se stesse ripensando a qualcosa di importante, che notava solo ora. La sua reazione era strana, perché lasciare James indietro? Si portò una mano all'orecchio, attivando la trasmittente.

    Jack! JACK! James è nei guai! Cosa diavolo sono quei cosi?! Jack?! COSA CAZZO HAI COMBINATO, JACK?!?!

    La Vanguard fu tamponata di nuovo e questa volta lo scosse fece rigirare completamente il mezzo che si alzò e abbassò all'improvviso. Nessun allarme squillò, nessuno intervenne. Erano completamente soli. A Cloud e Shinichi le cinture saltarono via per il colpo, facendoli cadere chi in avanti e chi indietro, sbattuti di qua e di là mentre la macchina girava e rigirava su se stessa, costantemente colpita dalle creature. Jessie riuscì a tirarsi su, arrampicandosi ai sedili, ma ciò che vide non la fece sentire meglio. La Vanguard era uscita dal percorso preimpostato e stava tornando indietro. Solo che era diretta verso il burrone. Con il cuore che batteva all'impazzata, urlò ai tre ragazzi di saltare giù dall'auto al suo segnale. Si frugò nelle tasche e riuscì a tirare fuori qualcosa. Una sfera nera come l'inchiostro. La macchina veniva girata e rigirata, spinta da ogni parte, sicché per la giovane era difficile trovare un momento giusto per cercare di salvare la pelle a tutti quanti. Non voleva fare la fine di James, non quando era stato lui ad avvertirla. Ora gli credeva, soltanto adesso che aveva visto coni suoi occhi. Fu quando le creature lasciarono la parte davanti della Vanguard libera e cominciarono a spingere di lato, diretti verso il burrone, che Jessie ordinò agli altri di correre verso di lei e lanciarsi fuori dal mezzo. In mezzo a quel trambusto, però, nessuno si accorse di un particolare. Yamashita, il ragazzo di Konoha, non poteva muoversi. Durante uno degli impatti, il sistema di sicurezza era andato, impedendogli di slacciarsi la stretta cintura. Inutili le sue richiesta di aiuto, nessuno poteva sentirlo. Poteva solo silenziosamente assistere alla sua discesa imminente.

    ORA!!

    Il grido di Jessie fu la sua condanna. Lei e gli altri due si lanciarono un attimo dopo che la donna ebbe lanciato a terra la sfera nera. Un verso simile a quello do un'aquila risuonò come un boato acutissimo, spaventando le creature che si agitarono e scapparono via. Non prima di aver completato l'opera. La Vanguard superò il ciglio ripido della discesa. Scivolò giù ad una velocità incredibile, non riuscendo a tenersi su da sola. Batteva con forza a terra e si rialzava mentre la nebbia e la polvere sommergevano lo sfortunato ragazzo a bordo. Infine, il mezzo si rivoltò. Batté con forza la parte davanti, scaraventandosi in avanti e compiendo una capriola a mezz'aria. L'impatto col terreno fu fortissimo e la Vanguard si fermò, fumante, solo qualche secondo dopo. Yamashita, al suo interno, era vivo per miracolo. Si era ferito la guancia sinistra nell'impatto e il sangue gli scorreva fino al mento, eppure era illeso. Immobile, tossì e si guardò intorno. Era solo. Si trovava in una specie di valle desertica, dal terreno secco. Si strappò la cintura di dosso e finalmente fu libero. Aveva ancora la trasmittente all'orecchio ma l'orologio era completamente andato. Sotto il sedile, per fortuna, notò un foglio sporco. Lo raccolse e capì che si trattava della mappa. Non chegli servisse a molto in una situazione del genere. Era davvero nei guai.

    Un centinaio di metri in superficie, c'era la calma. Cloud e Shinici furono i primi ad alzarsi in piedi, un po' scombussolati. Era incredibile quello che era successo loro. Una normale ricognizione si era quasi trasformata nella loro morte. La Vanguard era sparita e Jessie era al suolo, priva di sensi. Aveva battuto la testa che ora sanguinava. Nonostante i due ragazzi dai capelli scuri fossero illesi, quello di Kiri aveva perso la trasmittente. Cosa fare?

    Dunque, arriviamo fin qui. Avete carta bianca! Yamashita ha l'orologio inutilizzabile ma ha con se la mappa. Shinichi ha perso la trasmittente. A voi! :tada!:
     
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    Colui che è e si spera sarà

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    L'attesa per fortuna non durò molto, all'ora stabilità vidi avvicinarsi una vecchia jeep che sembrava averne passate davvero tante. D'istinto mi ci avvicinai sperando di avere delle nuove sulla missione, ma notai che non fui il solo, infatti nello stesso momento altri ragazzi si avviarono verso la vettura. Inizialmente non li avevo inquadrati nel porto, ero troppo preso nei miei pensieri, ma ora avevo modo di dargli una fugace occhiata: il più vicino era alto all'incirca come me e si presentava snello, portava dei capelli corvini, o meglio solo un ciuffo, il resto della testa era rasato; un altro dettaglio che mi colpì fu la pelle chiarissima, sembrava anche che ci fosse scritto sopra qualcosa ma da quella distanza non poteva capire che cosa fosse. Anche l'altro ragazzo era piuttosto alto, ma lui per lo meno aveva dei capelli color castano con un taglio più normale... A pelle sembrava un ragazzo gentile, cosa che per esempio non si poteva dire dell'altro, il solo fissarlo mi portava un po' di inquietudine. Ci trovammo tutti e tre davanti alla jeep, mi sentivo intimidito e carico al tempo stesso, da vicino potevo notare due coprifronte di villaggi studiati all'accademia, il che mi confermava la loro presenza nella missione:

    " Quindi questi saranno i miei compagni...chissà cosa sono in grado di fare! Certo se mi ricordassi anche da quali villaggi vengono sarebbe più bello... Aspetta ma quel ragazzo ha gli occhi neri e l'iride rossa???Ma che diavolo... "

    Da quella distanza mi saltò subito all'occhio quel particolare, così come le scritte sulla sua pelle visibile e diversi piercing sparsi un po' ovunque sul volto, davvero davvero inquietante. Dalla jeep scese un uomo sulla quarantina con degli arruffati capelli castani, si intravedeva anche qualche capello bianco, probabilmente non ne andava molto fiero...Due occhi di un verde acceso erano incorniciati da un paio di occhiali con una pesante montatura bianca. Si avvicinò con la mano tesa in segno di saluto e un grande sorriso di incoraggiamento, notai che portava anche un camice bianco, quello che tante volte avevo visto addosso ai dottori che avevano visitato mia madre:

    "Buongiorno! Piacere, ragazzi, sono Jack, il responsabile!"

    Era lui quindi il mandante della lettera, non la persona che mi sarei aspettato a capo di un dipartimento scientifico, data la stazza e la statura non avrebbe sfigurato tra dei ninja esperti nei Taijutsu. Strinse la mano ad ognuno di noi e data la situazione decisi di sfruttare il momento per presentarmi a tutti:

    " Salve a tutti! Mi chiamo Yamashita Kazuma e vengo da Konoha, sono tanto felice di fare la vostra conoscenza"

    La stretta dell'uomo fu salda e veloce, in linea con il personaggio. Tesi la mano il ragazzo con gli occhi rossi e cercai di sembrare il più naturale possibile, di sicuro sarà stato il ragazzo più caro e gentile del mondo, ma mi inquietava, con il passare della missione mi sarei sicuramente abituato alla cosa. Lasciata la sua stretta di mano mi girai verso l'altro ragazzo, i nostri occhi si incrociarono mentre ci scambiavamo il saluto e potei notare una nota di rosso che spiccava dai suoi occhi castani. Finiti i convenevoli Jack ci invitò a salire sul mezzo, alla cui guida vi era un uomo con cui la vecchiaia non era stata molto clemente: vi erano pochi superstiti tra i suoi capelli, in più questi uniti ai suoi piccoli occhi e il naso a patata davano alla sua figura un'aria comica, stemperata solo dal suo bianco camice. Salimmo a bordo e lì il responsabile cominciò a spiegarci la situazione, di fatto il suo giardino non era situato all'interno del villaggio, ci saremmo dovuto addentrare nella parte selvaggia dell'isola. Ci ringraziò subito della nostra presenza:

    "Avevamo proprio bisogno degli Shinobi, non so come ringraziarvi!"

    Non mi era ancora chiaro perché avesse bisogno di ninja addestrati per controllare la sicurezza di un giardino, ma confidavo sul fatto che le sue spiegazioni mi avrebbero aiutato a fare chiarezza. Mentre ci parlava potevo notare come il passaggio sul quale la jeep si stava inoltrando era davvero ripido ma nonostante questo procedeva spedita senza alcuna difficoltà, evidentemente il guidatore ci sapeva fare. Un altro dettaglio che mi saltò subito all'occhio fu il repentino abbassamento di temperatura accompagnato al cambio di vegetazione, per quanto fossi abituato a vivere vicino ad una foresta mi sembrava un ambiente assai più selvaggio:

    "Da queste montagne in poi, la zona è tutta nostra. Il villaggio sorge vicino al porto e non si estende oltre, per questo il giardino è stato progettato per occupare il resto dell'isola. Ovviamente abbiamo creato una vasta zona per i visitatori. Sapete, bungalow e cose così, vogliamo sia una specie di villaggio vacanze. Anche se prima o poi dovremo trovare una strada alternativa che non sia questa, quando piove è un bel problema passare di qui..."

    " Certo, già mi immagino la felicità delle famiglie a rimanere bloccate per colpa di un temporale..."

    Il viaggio per fortuna durò non più di venti minuti, sia per l'abilità del pilota sia perché lo stretto passaggio iniziale si aprì quasi subito mostrandoci una stupenda vallata al cui centro vi era un edificio in legno che mostrava segni di lavori ancora in corso. Più avanti si potevano scorgere i bungalow che Jack aveva citato prima, sembrava delle piccole casette in miniatura, aveva senza dubbio grandi progetti per quel giardino. Quelle che mi lasciarono perplesso furono le alti rete metalliche che circondavano tutta la zona:

    "Quella con l'insegna è la zona ristoro, con la recpetion e il ristorante. Poi ci sono i bungalow poco più avanti. Il tutto è circondato da reti metalliche elettrificate, impossibili da scavalcare e aprire se non si possiede la chiave. In questo modo sono le nostre guide a mantenere il controllo della situazione e evitare che qualcuno, insomma, scappi o si faccia male. Oh, quasi dimenticavo, noi siamo diretti lì."

    " Cosa!? Reti elettrificate? Per un giardino per le famiglie con i bambini? La cosa mi puzza..."

    Mentre il responsabile continuava a spiegarci la situazione chiesi a bassa voce ai miei compagni con sguardo interrogativo:

    "Ma non vi sembra strano che ci siano delle reti elettrificate in quello che dovrebbe essere un'area per famiglie?"

    Per non dare troppo nell'occhio ascoltai le loro risposte continuando a guardare avanti. Nel frattempo la jeep invece che andare nella decantata area residenziale si diresse su di una piccola stradina sulla destra: lungo di essa in fatti si arrivava ad un cancello che era ritagliato in mezzo alla rete elettrificata. A farvi la guardia vi era un uomo che, appena vide arrivare la jeep, lo aprì per farla passare. C'erano varie telecamere che monitoravano la zona, era un'area fortemente sorvegliata. Al di là del cancello fecero capolino due grandi edifici in metallo collegati tra loro da un lungo corridoio. Aveva una forma diversa dai precedenti che avevamo incontrato, erano alti e circolari, mi ricordavano il palazzo del kage, ricostruito però in metallo:

    Questa è zona preclusa a chi non sia dello staff. Come potete immaginare, è qui che facciamo i nostri esperimenti e abbiamo tutti i mezzi per sorvegliare l'isola. Abbiamo accesso ai pannelli elettrici, alle telecamere e, ovviamente, ai radar predisposti per tutti l'isola, così da tenere sotto controllo tutto ciò che succede. Prego, seguitemi pure, ragazzi!

    "Addirittura i radar? Hanno tecnologia all'avanguardia qui, mi sembra davvero troppo per un giardino..."

    La jeep si fermò lì davanti, Jack ci aprì la portiera per farci scendere. La temperatura era scesa parecchio e si sentiva odore di erba appena tagliata, mi sfuggiva l'utilità di tagliare l'erba nel mezzo di una terra selvaggia, ma probabilmente era un problema mio. Entrammo velocemente nel vicino edificio e la prima cosa che mi colpì fu il calore, l'escursione termica rispetto a fuori era incredibile. La sala che ci si presentava davanti era davvero ampia e molto illuminata, ma la cosa su cui cadeva l'occhio era la serie di televisori che mandavano scorci di terreno selvaggio. Il tutto era controllato da una grande tastiera centrale su cui batteva le mani quello che dava l'idea di essere il primo visitatore del giardino: la sua barba era lunga ed incolta e oltre al capello nero e gli occhiali che portava era l'unico a non avere un camice bianco:

    "Rito, il nostro cervellone! Pensate che è stato lui a creare i sistemi di sicurezza interattivi che abbiamo. Ehi, Rito!"

    "Ok che si dice genio e sregolatezza, ma così si esagera..."

    Jack lo chiamò per le presentazione, ma mentre mi stavo preparando mentalmente ad avvicinarmi ad un uomo che con ogni probabilità non si faceva la doccia da giorni lo vidi limitarsi ad un semplice grugnito nei confronti del suo capo prima di ripiegare la sua testa sui monitor. Lì per lì il responsabile non seppe cosa dire, poi si limitò ad un sorriso imbarazzato e ci fece continuare il giro. Lo staff si presentò meno corposo del previsto e Jack ci mise poco a farceli conoscere. Gli ultimi che ci vennero presentati furono un uomo ed una donna, il primo sembrava essere appena uscito da una settimana di mare tanto era abbronzato, per non parlare del capello che portava, l'avevo visto fino a quel momento solo nei fumetti o nei videogiochi...La donna era invece sembrava la perfetta campeggiatrice: alta, abbronzata con lunghe e sinuose gambe che le uscivano da dei corti pantaloncini. Era davvero bella, rimasi qualche secondo di più a osservarle i suoi lunghi capelli neri e i suoi grandi occhi chiari. Ci fu spiegato che loro erano degli esperti nel settore di esplorazione e sopravvivenza e ci avrebbero assistito nel giro di perlustrazione. Sembravano due persone affidabili, sebbene mi sfuggiva il perché avessimo bisogno di due esperti di sopravvivenza rispetto a delle semplici guide, in cosa ci stavamo cacciando? Jack ci portò poi dal direttore, subito dopo però averci spiegato che in quell'ambiente produceva i vegetali mutati, o almeno questo fu quello che riuscii a capire. La successiva sala dove fummo portati era talmente calda che iniziai a sudare copiosamente, sembrava di stare sotto un cocente sole d'estate, solo che eravamo al chiuso! Al centro di quest'area tre uomini nei loro camici bianchi erano intenti ad osservare strane fiale fluorescenti, vasi colmi di terra e monitor di computer. Ero davvero curioso di sapere cosa stessero facendo, mi affascinava davvero quell'ambiente! In quel superlaboratorio tecnologico riuscivano a dare vita a nuovi organismi! Cosa ci poteva essere di più fico?! Il più anziano dei tre era un uomo assai minuto, magro, con dei bianchi capelli. Ma il dettaglio più curioso era una vistosa cicatrice sulla guancia, dallo stato del taglio se l'era probabilmente fatta da poco. Guardò storto Jack, il quale era intento a spiegarci la funzione di quell'area: era da qui infatti che uscivano gli esperimenti riusciti che venivano poi rilasciati in particolari zone del territorio. Era evidente che non voleva soffermarsi più tanto in quell'area, infatti finita la rapida spiegazione ci trovammo in un lampo fuori di lì:

    " Che pizza, avrei tanto voluto avere maggiori spiegazioni sui loro esperimenti... muoio dalla curiosità"

    "Oh, stavo quasi per dimenticarmene! Ho una mappa dell'isola che vi consegnerò! Non c'è scritto nulla in realtà ma se mi date un attimo..."

    Lo vedemmo cercare nella sua tasca per tirarvi fuori una penna ed un foglio ripiegato. Si mise poi a scrivere su quel foglio appoggiandosi alla macchina, poi dopo qualche secondo ci mostro il risultato:

    "Dunque! Il pallino rosso è il porto e l'aria delimitata di nero è zona del villaggio di Nanakusa. Ah, non si vede bene perché ho ripassato col rosso, scusate, ahah! Poi... l'aria delimitata in rosso, sopra, è la zona riservata allo staff, quei pallini neri sono i due edifici che abbiamo appena visitato. L'altra zona, quella con i pallini gialli, che sono i bungalow, e quello blu, che è la recepetion, per così dire, è la zona dei turisti. Il resto fa tutto parte del giardino! Scusate per la poca precisione ma tra tutto quello che c'è da fare qui mi sono scordato di recuperare una mappa decente!"


    L'isola appariva molto più grande in quella cartina, la cosa che mi saltò subito all'occhio fu che la parte civilizzata era minuscola rispetto alla regione selvaggia, quel giardino era immenso! Ripiegó la cartina e me la consegnò, ricordandomi di farci attenzione. In quello stesso istante ci raggiunsero i due esperti di sopravvivenza intenti una piacevole conversazione:

    "Oh, bene, venite qui! Jessie, James, questi sono Yamashita, Shinici e Cloud, gli Shinobi che vi accompagneranno. Tra poco andrete in ricognizione, ragazzi!"


    " Dai finalmente si comincia, non vedo l'ora!!"

    I due ci sorrisero educatamente, sebbene nei loro sguardi si intravedeva una punta di dubbio:

    "Sembra che non si aspettassero il nostro arrivo e questo mi puzza ancora di più..."

    Il biondo cowboy fu il primo a rompere il ghiaccio:

    "Se siete pronti possiamo partire subito."

    " Sì certo! Sono davvero curioso di esplorare le meraviglie di questo giardino! "

    La risposta fu affermativa per tutti, volevamo subito cimentarci nella missione:

    "Perfetto! Ci pensi tu alla Vanguard, Jessie?"

    "Certo, vi aspetto all'entrata!"

    " Vanguard? Che veicolo è non l'ho mai sentito..."


    Vidi Jessie allontanarsi, probabilmente per occuparsi di questo fantomatico Vanguard. Jack annuì soddisfatto, ma prima di andare consegnò a tutti tre auricolari e tre orologi da indossare. Ci disse che quelli non erano degli orologi, ma bensì dei rilevatori di posizione collegati ai vari radar sparsi sull'isola, se ci fossimo trovati vicino ad uno di questi si sarebbe accesa una lucina rossa. Era il loro modo per monitorare la situazione, una misura un po' eccessiva a mio avviso, forse giustificata dalla grandezza dell'isola.
    Appena fummo tutti pronti facemmo il nostro primo incontro con il Vanguard: era un veicolo incredibile, sembrava un'auto ma non aveva le ruote! Riusciva a muoversi viaggiando a mezzo metro da terra; non aveva però il tettuccio e il volante era bloccato, costringendo il veicolo a galleggiare su di un percorso prestabilito:

    " Wow ma che fico questa macchina vola !!! Farebbe comodo averla al villaggio! "

    Oltre ai posti davanti vi era spazio per altre dieci persone, più che sufficiente per noi tre Shinobi. Jessie si mise subito a volante, mentre James si mise al suo fianco. Jack rimase a guardarci durante tutti i preparativi e quando il vanguard iniziò a muoversi ci salutò da lontano:

    "Bene, si parte! Allacciate le cinture!"

    La partenza fu qualcosa di unico, non avevo mai provato una sensazione simile, lì per lì pensai che mi sarei sentito male come sulla nave, invece volare sopra il terreno fu davvero stupendo. Mi sentivo come se fossi un uccello e per quanto la velocità non fosse troppo alta fu comunque bellissimo, tanto che non riuscii a contenere un urlo di gioia: mi sentivo tornare bambino, quando si poteva volare sulla ali della fantasia. Dopo poco il vanguard si immerse nella vera isola, un luogo primordiale dove la natura regnava sovrana. Il paesaggio era assai gradevole, come per la foresta di Konoha mi trovavo a mio agio sommerso nel verde. Intorno si potevano scorgere anche delle brune colline e in lontananza si osservavano delle minacciose montagne. Il viaggio si rivelò assai piacevole, infatti mentre eravamo intenti ad ammirare il vicino burrone senza apparente fine notai che avevamo del tempo per parlare un attimo della attuale situazione:

    " Finalmente possiamo prendere un attimo fiato, non me la sentivo molto di dirlo davanti a Jack, ma qui la cosa mi puzza. Mi spiego meglio: reti elettrificate, telecamere, guardie di sicurezza? E poi davvero serviamo noi Shinobi addestrati al combattimento per esplorare un'isola in cui al massimo ci dovrebbero essere delle piante mutate ? Io almeno non ho nessuna competenza in botanica, Jessie e James sono sicuramente più qualificati di noi, per cui la domanda è: in che cosa ci stiamo cacciando? Cos'è che non ci hanno detto? Sono solo mie paranoie o ve ne siete accorti pure voi ?"

    Volevo sollecitare la discussione mentre James era intento a spiegare i nomi delle piante cui passavamo accanto. Non molto tempo dopo sentimmo la Vanguard sbattere contro qualcosa, tutti ci zittimmo di colpo:

    "Ma che cazzo..."

    James si alzò in piedi e cerco di dirigersi verso il fondo del mezzo per capire la situazione. Jessie in quel momento accelerò facendo quasi finire James in mezzo ai cespugli. Cercai guardarmi in torno ma non vidi nulla. Dopo qualche secondo sentimmo un altro botto e vidi una figura completamente nera urtare a gran velocità il fianco della vettura. James, già fuori equilibrio per colpa del colpo precedente, cadde fuori a terra mentre la Vanguard cercava di rimanere sul suo percorso prestabilito. Vidi Jessie cercare disperatamente di fermare il mezzo ma senza successo:

    "Ma cosa diavolo sta succedendo? Dannazione non possiamo lasciare James qui dobbiamo tornare indietro!"

    In un istante sentimmo James urlare di dolore, al che Jessie schizzò in piedi rivolgendoci uno sguardo spaventato:

    "Non muovetevi! Assolutamente! Non abbandonate il mezzo, non finché non sappiamo che diavolo sono quei cosi!"

    " Come non lasciare il mezzo? Dobbiamo fermare questo trabiccolo e andare a salvare James, ha chiaramente bisogno di noi!"

    Cercai di armeggiare con la mia cintura per aprirla e andare a prestare soccorso, ma con tutti quei movimenti e la tensione non riuscivo a sbloccarla. Jessie sembrava completamente assorta nei suoi pensieri, non riuscivo a credere che era intenzionata sul serio a lasciare indietro il suo compagno alla mercè di quelle cose. La vidi portarsi nervosamente la mano all'orecchio con l'auricolare:

    "Jack! JACK! James è nei guai! Cosa diavolo sono quei cosi?! Jack?! COSA CAZZO HAI COMBINATO, JACK?!?!"

    La Vanguard subì un altro colpo dai suoi misteriosi assalitori, facendola girare completamente nella direzione opposta prima di alzarsi e abbassarsi di scatto. Sentì la nausea tornare e la bella sensazione di volare sparire, si stava trasformando tutto molto velocemente in un incubo. Vidi Cloud e Shinichi rimbalzare a destra e a sinistra, le loro cinture infatti avevano smesso da tempo funzionare, a differenza della mia che invece continuava a tenermi bloccato al mio posto. Le strane creature continuarono a colpire la macchina più volte, mentre questa si avviava a tutta velocità verso il punto di ritorno. Jessie urlò qualcosa riguardo al buttarsi dalla macchina in corsa al suo segnale. Non riuscì a capirla bene però, ero troppo impegnato a cercare di liberarmi da quella trappola infernale. Fu allora che mi resi conto di un particolare: tornando indietro senza controllo la macchina sarebbe finita dentro al...

    " O mio dio, se non mi libero subito qui ci resto secco!"

    " Aiutatemi!!! Non riesco a levarmi la cintura!!!!"

    Nessuno però sembrava darmi retta, erano tutti troppo presi dalla situazione e dalla confusione per sentirmi:

    " RAGAZZI AIUTO, DATEMI..."

    " ORA!"

    Vidi con orrore Jessie, Cloud e Shinichi buttarsi dalla macchina in corsa, mentre lei tirava per terra una specie di pallina nera; appena questa toccò il terreno un grido d'aquila riecheggiò acutissimo spaventando le creature, ma ormai il mio destino era segnato. Non potei fare altro che chiudere gli occhi mentre la Vanguard cadeva nel burrone e io potevo sentire le mie orecchie chiudersi e il mio stomaco rivoltarsi. La macchina tentò più volte ti tenersi in aria ma invano, sbattendo nel frattempo contro il terreno ricoprendomi di polvere e terra:

    " Ecco che finisce qui il mio cammino...ti raggiungo Kanzu..."

    Dopo un tempo che sembrò infinito riaprii gli occhi, sentendomi stranamente ancora vivo. La Vanguard era completamente distrutta e fumante, io invece ero miracolosamente illeso, me l'ero cavata solo con un taglio sulla guancia sinistra che sanguinava copioso fino al mento. Tossì vigorosamente più volte cercando di eliminare tutta la polvere che avevo ingerito durante la caduta. Notai con profonda di tristezza che ero rimasto da solo. Solo ma vivo. Mi trovavo in un terreno secco, sembrava quasi di stare in un deserto. Dopo qualche tentativo riuscii a strapparmi la cintura di dosso e la lanciai via:

    " Maledetta, per colpa tua quasi ci lasciavo le penne..."

    Il pericolo in realtà non era ancora finito, quelle bestie sarebbero potute arrivare da un momento all'altro e avrei potuto fare la stessa fine di James, dio quanto mi dispiaceva per lui, non ero riuscito a dargli una mano, era rimasto indietro alla mercè di quelle cose, ma quali creature possono fare una cosa del genere?

    "Lo sapevo che c'era qualcosa sotto lo sapevo! Altro che giardino per le famiglie, questo posto sarà la nostra tomba... non eravamo minimamente preparati ad affrontare una situazione simile"

    Mi presi qualche secondo per tranquillizzarmi, nel frattempo controllai il mio equipaggiamento, scoprendo che avevo ancora tutta la mia roba e l'auricolare, ma l'orologio purtroppo era andato in frantumi:


    " Dannazione, ora per loro sono sparito dalla mappa, devo cercare di riunirmi gli altri prima che diventi preda di quelle cose"

    Diedi un occhiata nei resti del Vanguard sperando di trovare qualcosa di utile. L'unica cosa rilevante fu la mappa sporca e stropicciata trovata sotto il sedile, sarebbe stata la mia unica guida in questo luogo sconosciuto:

    " Allora ragioniamo, con ogni probabilità il loro obiettivo sarebbe stato quello di tornare al campo, cercando di rifare il percorso al contrario"

    Presi la mappa in mano cercando di capirci qualcosa, ma mi resi presto conto di non sapere come leggerla, probabilmente l'unica che sarebbe stata in grato sarebbe stata Jessie. Misi allora una mano sull'auricolare cercando contattare chiunque fosse in ascolto:

    " Jessie?? James? Cloud? Shinishi? Jack? Qualcuno mi risponde? Il Vanguard è distrutto, ma io per fortuna me la sono cavata solo con un taglio. Il mio orologio è rotto ma ho con me la mappa. A chiunque sia in ascolto io cercherò di raggiungere Jessie e i miei compagni tornando al punto dove il Vanguard ha fatto inversione, spero di avere presto notizie per potersi coordinare, rimarrò in ascolto, ccredo si dica chiudo. Chiudo."

    Mentre ero in attesa di voci amiche cercai di dirigermi verso il luogo dove loro si erano buttati tentando di seguire il percorso sulla mappa che ad occhio mi avrebbe portato in quella direzione.

    Yamashita Kazuma Ho aggiunto la scheda che l'avevo dimenticata :)


    Edited by Stompo - 1/12/2016, 10:51
     
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    La piccola avventura con Ryugetsu avrebbe dovuto in qualche modo fungere da campanello di allarme per Shinichi, una sorta di premonizione di come tutto sarebbe andato sempre peggio. Purtroppo era ancora troppo giovane e ingenuo per cogliere certi segnali “divini”, ragion per cui la sorte era destinata a procedere senza interruzioni. L’isola Nanakusa non era un posto ospitale, anzi era coperta per la maggior parte del suo territorio da una fitta e avversa foresta, l’unico segno di civilizzazione sembrava essere il piccolo paesino che sorgeva tutto intorno al porto. Una volta sbarcato Shinichi decise di aspettare pazientemente l’orario dell’appuntamento al porto, non avendo voglia nemmeno di andarsi a prendere qualcosa al bar. Seduto su una panchina, ricambiava lo sguardo dei passanti cercando di assumere delle espressioni il più gentili possibile in modo da non dare troppo nell’occhio. E proprio a proposito di dare nell’occhio si ricordò di un consiglio di suo zio Ichiro, ovvero che quando si è in missione in paesi stranieri è sempre buona educazione indossare il coprifronte del proprio villaggio. Shinichi non amava molto portarlo in fronte, preferiva molto di più tenerlo legato al braccio o intorno al collo, ma per quell’occasione reputò essere più giusto agire in modo corretto così da evitare di attirare sciagure inutili. Pigramente lo sciolse dal braccio sinistro e lo legò, mediante la striscia di tessuto blu, intorno alla testa, in modo tale che il simbolo di Kiri fosse ben posizionato sulla sua fronte e i ciuffi di capelli cadessero accanto ad esso senza coprirlo troppo. Fiero del suo nuovo aspetto da vero ninja, il genin continuò ad attendere fino a quando non giunse l’orario dell’appuntamento e una jeep si fermò lì vicino. Solo in quel momento il ragazzo notò le altre due figure che lo precedettero avvicinandosi al mezzo. Uno era un ragazzo dai capelli rossi, piuttosto giovane. Il suo aspetto non diceva nulla tranne che fosse anche lui un ninja appartenente però ad un altro villaggio. L’altro tipo era girato di spalle, e l’unico particolare che lo Yuki notò in quel momento furono i capelli corvini rasati sul lato. Pensò si trattasse di una moda stramba ma che non fosse il caso di giudicare i gusti degli altri paesi, d’altronde anche a Kiri erano soliti andare in giro per le strade degli individui piuttosto strambi. Il peggio arrivò quando il kiriano raggiunse finalmente la jeep, attirando perciò l’attenzione di entrambi. Quando il secondo si girò e lo fissò, un interminabile brivido gli percorse la schiena. Quello sguardo spento iniettato di rosso, la carnagione cadaverica, i piercing sul volto, i capelli… la conclusione era solo una.

    “Un… un… UN VAMPIRO! Mannaggia, perché non c’è mai nessuno quando serve? Adesso mi prenderanno per pazzo se lo vado a raccontare in giro.”

    Quando i loro sguardi si incrociarono di nuovo, il genin della Nebbia deglutì, spostando di colpo lo sguardo sull’uomo che era appena sceso dalla jeep. Aveva i capelli castani, due enormi occhialoni sul naso, e vestiva un camice da dottore. Sorridendo si avvicinò ai tre e si presentò.

    - Buongiorno! Piacere, ragazzi, sono Jack, il responsabile! -

    Strinse poi la mano a turno ad ognuno dei ragazzi, mentre questi ricambiavano il favore di presentarsi.

    - Io sono Shinichi Yuki, genin della Nebbia, è un piacere… - girò per un attimo la testa in direzione del presunto vampiro – …fare la vostra conoscenza, davvero…-

    Purtroppo il giovane Yuki non poteva farci nulla se il suo compagno di missione gli faceva senso, del resto come biasimarlo, stava però cercando di fare del suo meglio per non farci caso e continuare il suo compito, magari facendo leggermente più affidamento su Yamashita, il ninja di Konoha. Jack invitò poi tutti e tre a salire sulla jeep, e Shinichi fece tutto il possibile per non sedersi vicino a Cloud, il “succhia sangue oscuro”, come lo aveva soprannominato, e per questo fece andare avanti Yamashita. Preso ognuno il suo posto la jeep partì, e Jack, oltre a presentare il guidatore Butch, un omino vestito simile a lui, con degli occhietti piccolissimi e un nasone a patata, spiegò per sommi capi la missione, che avrebbe impegnato i tre all’esterno del villaggio, proprio in mezzo alla lussureggiante natura che si faceva sempre più invadente e selvaggia man mano che la jeep avanzava nel suo percorso. Shinichi passava il tempo a guardare i lati della strada nella speranza di riuscire a vedere qualche strana creatura, mentre con la coda dell’occhio sorvegliava Cloud per sorprenderlo in caso gli venisse un colpo di fame. Nel mentre Jack continuava ad andare avanti nella sua spiegazione.

    - Da queste montagne in poi, la zona è tutta nostra. Il villaggio sorge vicino al porto e non si estende oltre, per questo il giardino è stato progettato per occupare il resto dell'isola. Ovviamente abbiamo creato una vasta zona per i visitatori. Sapete, bungalow e cose così, vogliamo sia una specie di villaggio vacanze. Anche se prima o poi dovremo trovare una strada alternativa che non sia questa, quando piove è un bel problema passare di qui... -

    Dopo circa venti minuti superarono il valico che entrava tra le montagne e arrivarono in una zona dove era possibile godere di una splendida vista sulla zona: un’ampia e verde vallata sulla quale dominava una grande costruzione di legno, mentre dietro di essa si scorgevano file e file di bungalow. Il tutto era circondato da delle reti metalliche, probabilmente posta come difesa da eventuali pericoli che potevano essere presenti nella foresta.

    - Quella con l'insegna è la zona ristoro, con la recpetion e il ristorante. Poi ci sono i bungalow poco più avanti. Il tutto è circondato da reti metalliche elettrificate, impossibili da scavalcare e aprire se non si possiede la chiave. In questo modo sono le nostre guide a mantenere il controllo della situazione e evitare che qualcuno, insomma, scappi o si faccia male. Oh, quasi dimenticavo, noi siamo diretti lì. -

    “Prendono piuttosto sul serio la sicurezza da queste parti, non male” pensò Shinichi. Yamashita, colto da un dubbio, si rivolse sottovoce ai suoi compagni.

    - Ma non vi sembra strano che ci siano delle reti elettrificate in quello che dovrebbe essere un'area per famiglie? -

    - Mah, non credo siano così stupidi da renderla “toccabile” dall’interno, poi se lo fanno non è che sia un nostro problema attualmente. – rispose il kiriano.
    Nel mentre la jeep, imboccata una stradina, era arrivata in prossimità di un cancello che permetteva di oltrepassare la rete metallica elettrificata. L’uomo addetto al cancello, appena vide il mezzo, premette un pulsante e lo lasciò passare. Il gruppo arrivò poi in un’altra zona, in cui erano edificati due grandi edifici circolari in metallo, posti a distanza tra loro ma collegati mediante un corridoio. Jack non sembrò accorgersi del breve discorsi dei tre ragazzi, e continuò nella sua spiegazione.

    - Questa è zona preclusa a chi non sia dello staff. Come potete immaginare, è qui che facciamo i nostri esperimenti e abbiamo tutti i mezzi per sorvegliare l'isola. Abbiamo accesso ai pannelli elettrici, alle telecamere e, ovviamente, ai radar predisposti per tutti l'isola, così da tenere sotto controllo tutto ciò che succede. Prego, seguitemi pure, ragazzi! -

    Scese poi dal mezzo e invitò i tre ragazzi a scendere. Purtroppo per loro, il confortevole viaggio in jeep era finito, e i tre seguirono il responsabile fin dentro la struttura. L’interno era un edificio molto riscaldato, con una grande quantità di monitor sui quali vi erano le immagini trasmesse dalle numerosissime telecamere dell’isola. In quel posto fecero prima la conoscenza di un burbero scienziato, un certo Rito, che però non li degnò nemmeno di mezza parola, poi di quelli che sarebbero dovuti essere i loro accompagnatori, tali James e Jessie. Il primo era un uomo alto e piuttosto muscoloso, dai capelli biondi e la carnagione abbronzata, con uno strano cappello in testa. L’altra era una bella ragazza, anch’essa piuttosto abbronzata, dai capelli neri, vestita più come una campeggiatrice che come una scienziata. Prima che potessero parlargli, i tre furono condotti nell’altro edificio da Jack, una zona così calda che Shinichi si stava quasi per sentire male: ormai era abituato al freddo, ma con il caldo ci doveva ancora lavorare. Jack spiegò che la zona era adibita allo studio dei vegetali e tentò di presentare gli scienziati, non fosse per il fatto che anche questi risposero con delle occhiatacce tutt’altro che amichevoli. Non restarono a lungo dentro quella stanza, e una volta fuori Jack consegnò loro una mappa dell’isola e li lasciò con Jessie e James, i quali erano arrivati un attimo prima. James prese subito parola.

    - Se siete pronti possiamo partire subito. –
    Tutti e tre i ninja annuirono,
    - Perfetto! Ci pensi tu alla Vanguard, Jessie? -
    - Certo, vi aspetto all'entrata! – rispose lei.

    Prima di andarsene del tutto, Jack aprì un cofanetto e porse a tutti e tre i ragazzi un auricolare e un orologio recante soltanto una luce rossa accesa. L’uomo spiegò loro che si trattava di un sistema per capire se la zona in cui si fossero eventualmente trovati fosse o no sotto la sorveglianza della sicurezza. Shinichi indossò lo indosso al polso sinistro senza fare domande, anche se era piuttosto dubbioso di quale fosse la sua effettiva utilità essendo quella una banale missione di ricognizione in un parco super protetto. I ragazzi salutarono infine Jack e rimasero in attesa dell’arrivo della Vanguard, il mezzo di cui tutti ignoravano le caratteristiche.

    […]


    Dopo qualche minuto, ecco che la Vanguard fu pronta a partire davanti i tre ragazzi. Si trattava di una sorta di auto, ma a differenza di queste era sprovvista di tetto e persino di ruote, viaggiava sospesa a mezz’aria.
    - Che forza, cosa ci sarà dietro? – chiese entusiasta Shinichi rivolgendosi principalmente ai suoi compagni di squadra. Entusiasmo che perse nel momento esatto in cui incrociò di nuovo lo sguardo di Cloud e di nuovo provò quel terribile brivido lungo la schiena. Con Jessie alla guida e James a lei vicino, i tre shinobi presero posto in tre dei circa dieci posti della Vanguard. Shinichi come prima preferì posizionarsi dietro tutti per tenere d’occhio la situazione: la prudenza non era mai troppa.

    - Bene, si parte! Allacciate le cinture! -

    L’esclamazione di Jessie fu seguita all’unisono dalla partenza del veicolo, che i tre scoprirono non essere guidato dalla ragazza, bensì seguire un percorso preimpostato come se fosse un vero e proprio giro turistico, lei si limitava soltanto ad accelerare e decelerare l’andata. Viaggiare su quella strana auto fu un’esperienza che Shinichi apprezzò non poco; non si avvertiva nulla se non il lieve volteggiare della macchina, una sensazione che non faceva altro che far rilassare il genin di Kiri.

    “Quindi è questa la sensazione che si prova a stare su qualcosa sospeso da terra, è veramente piacevole. Mannaggia a quel suniano, cosa mi ha fatto perdere…”

    Man mano che il gruppo avanzava nella natura selvaggia, con James che non perdeva occasione di sfoggiare la sua erudizione spiegando le caratteristiche delle piante che incontravano, una strana calma pervase l’animo di Shinichi, che, rilassato, si godeva ora il viaggio come se si trovasse in un sogno. Yamashita rivolse qualche parola a Cloud, parole a cui Shinichi non fece caso tanto voleva godersi quella tranquillità e la spiegazione rilassante di James. Quel paradiso ebbe però una brusca interruzione. Qualcosa urtò violentemente il fianco della vettura, facendo sobbalzare tutti dallo spavento.
    - Ma che cazzo... -
    Esclamò James scattato in piedi dopo il colpo. Shinichi aveva la cintura allacciata e non andò a controllare sebbene l’istinto gli dicesse di doverlo fare. L’unica cosa che scorse furono un paio di sagome animalesche, nere come il carbone, che sembravano aggirarsi tra le piante. James si avvicinò al fondo del mezzo per controllare, ma altri due colpi, l’ultimo molto più forte, lo fece cadere fuori dalla Vanguard. L’unico suono che i quattro sentirono successivamente fu quello delle sue urla. Shinichi fu scosso non poco da quelle urla e cercò di togliersi la cintura per intervenire, quando Jessie gli urlò contro.

    - Non muovetevi! Assolutamente! Non abbandonate il mezzo, non finché non sappiamo che diavolo sono quei cosi!-
    - Che cavolo dici?! James è- AH! –

    Un altro colpo fece scattare il sistema della cintura di Shinichi e rivoltò completamente la Vanguard. Le misteriose creature tornarono alla carica ancora e ancora, facendo rotolare l’auto verso un burrone. Sia Shinichi che Cloud vennero sbattuti di qua e di là all’interno del mezzo e non riuscivano a capire nulla di quello che stava succedendo. Nel panico Jessie riuscì miracolosamente a spaventare le creature grazie ad un ordigno che imitò il verso di un’aquila e, urlando, intimò ai tre ninja di buttarsi fuori dal mezzo prima che finisse in un precipizio. Fortunatamente la ragazza, Shinichi e Cloud riuscirono nell’impresa, mentre Yamashita per qualche motivo non li seguì. Dolorante, dopo i vari sbatacchiamennti, il genin della Nebbia si alzò e si guardò intorno. Della Vanguard non vi erano più tracce, era finita dritta dritta nel precipizio. Cloud era illeso vicino a lui, mentre Jessie era stesa al suolo, svenuta. Di Yamashita non vi era alcuna traccia, e di istinto Shinichi si diresse verso il ciglio del precipizio per verificare non fosse caduto con il mezzo. Purtroppo la nebbia gli impedì qualsiasi controllo, e così tutto quello che gli rimase da fare fu di mordersi il labbro e verificare le condizioni dei presenti. Si rivolse prima a Cloud, il suo unico compagno ora.
    - Tutto bene? – chiese tirando un sospiro e cercando di dare un’occhiata all’orologio, sbuffando dato che non ne capiva ancora il funzionamento.
    Vedendo Cloud che si dirigeva verso l’esanime Jessie, scattò in avanti, mettendosi tra i due esattamente un attimo prima che il ninja di Yu potesse raggiungerla.

    - Ehi, ehi, EHI! Non fare il furbo, lei è la nostra guida, non il pranzo! Ma poi da quando pranzate voi? Non dovreste diventare cenere al sole? E smettila di fissarmi con quella faccia o ti impalo, razza di succhiasangue oscuro! –

    Il piccolo ma minaccioso Shinichi rivolse quelle geniali parole al suo compagno Cloud, e senza nemmeno ascoltare la sua risposta si girò verso l'esanime per verificare le sue condizioni. Le poggiò le dita sul collo come aveva visto fare in numerosi film, anche se non sapeva esattamente come farlo. Sentì chiaramente una vena pulsare, quindi fortunatamente non era morta, sebbene si notasse chiaramente una copiosa perdita di sangue dalla testa. Shinichi appoggiò il palmo della mano contro la ferita della ragazza, cercando così di arrestare l’emorragia tramite il suo chakra acquatico.

    - Fiù, adesso dovrebbe stare meglio! Senti, dobbiamo portarla al sicuro e dire agli altri cosa è successo, quindi io propongo di tornare indietro verso il centro di ricerca, almeno conosciamo la strada. Qual è il tuo piano invece? –

    Rimase lì, in attesa della risposta del suo compagno. Non che gli interessasse molto in realtà, dato che l’orgoglioso e superbo Yuki aveva già deciso cosa fare. Cercò di sollevare Jessie afferrandola dalla vita e caricandosela sulle spalle, sperando non fosse troppo pesante, e si diresse, con o senza Cloud, verso il percorso opposto a quello della Vanguard. Nel caso in cui Cloud avesse deciso di seguirlo, e nel caso non fosse riuscito a sollevare e trasportare Jessie troppo facilmente, si sarebbe rivolto a lui.

    - *anf* Non è che mi aiuteresti a portarla per favore? è un po' troppo pesante... -

    In entrambi i casi era più che deciso a sbarazzarsi di qualsiasi cosa lo avrebbe ostacolato nel suo percorso, e sarebbe persino arrivato a distruggere tutta la foresta se necessario. L’unica cosa importante ora era trarre in salvo la ragazza ferita da vero cavaliere.

    Shinichi Yuki
    Resistenza: 150
    Stamina: 150-10= 140

    Azioni:
    - Idratazione sulla ferita di Jessie

    Note:
    Come scritto provo a sollevarla e nel caso non ci riuscissi chiederei l'aiuto di Cloud :soso: In caso di una sua risposta negativa mi faccio venire in mente qualcos'altro @__@ .


    Edited by ¬Nagi - 4/12/2016, 18:49
     
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    Al quartier generale tutto procedeva come al solito. Cosa sarebbe potuto accadere di strano in un grosso villaggio turistico per famiglie e amanti della natura? Per di più in una fase come quella. Il lavoro che aveva visti impegnati biologi, genetisti, esploratori e cervelloni era terminato da un pezzo e tutti, ognuno di loro, se lo ricordava per bene quel periodo trascorso a lavorare come pazzi. Giornate intere trascorse lontani dalla famiglia in quel luogo che da paradiso naturale si era quasi trasformato in una gabbia per loro. Ogni figura aveva un proprio rilievo in quella apertura al pubblico e, finalmente, il periodo di lavoro non-stop si era concluso. La maggior parte degli ingenieri, infatti, era tornata alle proprie case, in attesa solo del pagamento che sarebbe stato versato alla riapertura, una volta che tutto fosse filato liscio come l'olio. Ma nessuno del team, o meglio, la stragrande maggioranza, non immaginava come si sarebbero rivelate le cose. Speculare sul denaro, del resto, è qualcosa che ha sempre fatto dell'uomo l'uomo stesso. Quel giorno, però, nulla sarebbe dovuto andare male, per di più c'erano quei tre shinobi che erano arrivati apposta per controllare che tutto andasse bene, quindi perché preoccuparsi? Era proprio ciò che il team responsabile della sicurezza, con i nasi fissi tutto il giorno sui monitor, si era detto, prima di alzarsi e godersi una pausa un po' troppo lunga. E tutto ciò avvenne proprio quando Rito e la sua camicia a fiori se ne stavano sul retro, assieme ai tre colleghi della sorveglianza, sorseggiando un caffé piuttosto amaro. Si accontentavano di poco, poiché il caffé che sarebbe stato servito nell'area ristoro ai clienti era ottimo, ma quello della macchinetta faceva davvero pietà. Rito era un tipo a cui non piaceva molto parlare con gli altri, seppur non disprezzasse la compagnia. Se ne stava lì, a fare qualche sorriso e qualche cenno d'assenso, mentre sorseggiava l'amara bevanda e ascoltava i colleghi che di cose di cui parlare ne avevano eccome. Trascorrere tutto il giorno a controllare qualcosa che non c'è li stancava e amavano prolungare le proprie pause. E nel mentre la Vanguard si era schiantata in un burrone. James aveva fatto una pessima fine ma nessuno lo sapeva ancora, seppur i superstiti dell'incidente fossero abbastanza certi da poter fare congetture. Il volo da mezzo a terra non era stato affatto mortale, anzi, un esperto come lui, nonostante la situazione, era riuscito a rialzarsi da terra praticamente subito, cavandosela con qualche escoreazione su gomiti e ginocchia. Il cappello da cowboy era volato via e giaceva impolverato a terra, schiacciato dalla zampa di una di quelle creature scure come la notte. Con i capelli impolverati e la vista annebbiata, il prode esploratore era riuscito a tirare fuori il suo coltello da sopravvivenza, ma non gli bastò menare un paio di fendenti. Non riuscì neanche ad urlare tanto furono veloci. La fortuna del resto dei passeggeri, se fortuna si poteva chiamare, era di non aver visto nulla. Il mezzo era andato in avaria e un po' per questo un po' per il pranzo gentilmente offerto da James, erano riusciti a scappare alle belve ignote. Jessie non ne sapeva nulla di nulla ma presto ci avrebbe fatto i conti. Non appena si fosse svegliata dal suo sonno. La botta alla testa mista all'adrenalina e lo shock di aver visto il suo collega, se non qualcosa di più, abbandonarli in quel modo l'aveva mandata completamente k.o., per questo non si riprese per un bel po'. Aver ottenuto quel lavoro era stato un sogno per lei. Non aveva mai ricevuto un incarico così importante (proprio come la paga profumata) e non stava più nella pelle. Essere una giovane esploratrice non era mai stato facile per lei nonostante avesse coltivato quel sogno fin da bambina. Purtroppo era una donna, e si sa quanto il mondo possa essere crudele in certi casi. Già il dover sgobbare due volte più di un uomo non bastava, poiché essere anche così giovane e bella creava una sorta di muro verso gli altri. Sembrava che nessuno volesse riconoscere i suoi sforzi nello studio ma piuttosto preferisse minimizzare il tutto. Sguardi malevole da parte delle poche colleghe donne, più anziane e decisamente meno piacenti; sguardi maliziosi e beffardi da parte degli uomini, capaci di vedere in quell'animo da naturalista, nient'altro che un bel corpo. Ma non era stato così per Nanakusa. Non c'erano stati sguardi sinistri nei suoi confronti né atteggiamenti stizziti o seccati. Le avevano affidato un lavoro, dato degli strumenti e indirizzata sulla via; il resto l'aveva fatto da sola. Mesi interi di esplorazione per controllare e segnalare qualsiasi cosa non andasse bene. Si abbandonava alla natura e si divertiva con essa, meravigliata da ciò che l'isola aveva da offrire. James poi l'aveva presa sotto la sua ala come una sorella minore. Era diverso dagli altri uomini poiché, come lei, amava esplorare più di ogni altra cosa. Si era sentita al sicuro con lui e non c'era da stupirsi che, in poco tempo, avesse cominciato a provare una sorta di tenerezza nei suoi confronti. E James era sparito per sempre, senza che lei avesse potuto farci nulla. La ragazza non poteva fare a meno di credere che fosse colpa sua in qualche modo. Le ritornò in mente lo stralcio di conversazione che aveva origliato senza motivo tra James e.. non ha importanza. Non aveva indagato ed ecco come era andata a finire. Forse se lo avesse fatto le cose sarebbero andate diversamente. Ma come avrebbe potuto ammettere con se stessa che James, così bello e sempre attento, sempre premuroso nei suoi confronti e in quelli della natura, avrebbe potuto essere dentro qualcosa di losco? Non poteva crederci e aveva lasciato correre, convinta di aver frainteso. Era stato il suo non voler andare contro James ad ucciderlo e adesso era tutto ciò che le veniva in mente mentre, svenuta al suolo, lasciava scorrere il tempo attorno a se. Shinichi, uno dei sopravvissuti al disastro e al dirottamento della Vanguard, si preoccupò subito per lei. Era un ragazzo sveglio e si adoperò per tentare di far riprendere la giovane. Aveva ben intuito quanto la sua sopravvivenza sarebbe stata indispensabile per la loro. Erano Shinobi, sì, ma con esperienze di esplorazione pari a zero. Per di più in un posto pericoloso come quello. Il ragazzo riuscì a curare la ferita di Jessie e, pian piano, essa riaprì gli occhi. Era confusa più che mai e per un attimo non sembrò riconoscere il Genin, né tantomeno il suo compare.

    Cosa.. è successo?

    Bofonchiò, tentando di rimettersi a sedere. Si portò la mano alla testa, laddove prima aveva sentito la ferita bruciarle. Era chiusa ormai. Sembrò cominciare a ricordare qualcosa e si prese qualche attimo di silenzio per ragionare. Alzò lo sguardo e gli occhi chiari si spostarono da Cloud a Shinici.

    Dov'è l'altro?

    Domandò preoccupata, alzandosi in piedi. Si era ripresa seppur fosse debole. Si sporse verso il burrone ma non riuscì a vedere la fine neanche sforzandosi. Capì che il terzo Shinobi era caduto proprio lì. Imprecò a bassa voce, nel panico. Ma la sua trasmittente non funzionava affatto. Provò ad usarla ma le restituì soltanto un fischio sordo. Della mappa, poi, non c'era più traccia. La ragazza dai capelli biondi si avvicinò ai due sopravvissuti, cercando di tranquillizzarli nonostante la più agitata fosse lei.

    Ochei, voglio che sappiate che qualsiasi diavoleria siano stati quei cosi.. Io non ne so nulla.. Deve essere un esperimento ma non era nel programma, non ci avevano detto..

    Si passò una mano sul volto e sembrò sul punto di scoppiare a piangere, prima di rireprendersi e scuotere la testa, facendo mente locale.

    Dobbiamo tornare subito alla base, ma non possiamo passare da dove siamo venuti. Quei.. cosi, potrebbero ancora trovarsi lì. Anzi, dobbiamo sbrigarci a mettere una certa distanza prima che possano raggiungerci.

    Così, invece che seguire la strada che avrebbe dovuto percorrere il mezzo di trasporto che avevano usato per raggiungere quel posto, si addentrò nella foresta. Fitti alberi, così alti da sfiorare quasi il cielo, si innalzavano attorno a loro. La strada riservata ai turisti vi girava attorno, voltando poi per raggiungere il picco dell'isola, a sud. Loro avrebbero tagliato dritto e svoltato ai piedi del burrone, per poi tornare indietro.

    Se c'è una strada per risalire è quella che da sud passa sopra la costa. Se Yamashita è ancora vivo.. ci verrà incontro. La mappa deve averla lui.. Statemi vicini e fate tutto quello che vi dico: potrebbe essere davvero pericoloso!

    Ordinò, cominciando subito a mettersi in marcia verso la foresta. Qui dentro, crescevano piante ed erbe mai viste prima, tutte frutto di modifiche genetiche apportate direttamente in quel laboratorio. Funghi dai colori più disparati, piante rampicanti che invece di essere color smeraldo, si tingevano di un forte rosso cremisi o di un blu cobalto. Strani scoiattoli col becco e dal colorito caramello che si nascondevano al loro passaggio. Camminarono per quelle che sembrarono ore finché incontrarono il loro primo ostacolo. Jessie si era accostata ad un cespuglio per fare una pausa, magari cercare qualcosa di commestibile da mangaire per quanto si potesse. Della roba in laboratorio c'era poco da fidarsi. Purtroppo, però, il karma era avverso ai due Shinobi che finirono nei guai senza neanche volerlo. Shinichi pestò un semplice sasso dalla superficie liscia e nera come la pece, nulla di strano. Ma caso volle che non fosse una semplice pietra. Essa affondò nel terreno che si riscoprì più molle che mai. E la gamba cominciò a scendere come risucchiata da quelle sabbie mobili. Cloud fu altrettanto sfortunato. La natura sapeva essere crudele e lo dimostrò ancora una volta. Per la sorpresa di venire Shinichi cadere in quel modo, pestò un ramo di un bel color malva che.. si ritrasse. Proprio come fosse la coda di un gatto, quel rametto tornò ad innalzarsi tra i rovi di una grossa quercia dalle foglie cristalline. Una dozzina di rami fuoriuscirono improvvisamente dalla folta chioma, avvinghiandosi come dardi scuri attorno al ragazzo, cercando di stringerlo in una morsa. Avrebbe anche potuto scappare in qualche modo, altrimenti avrebbe dovuto liberarsi a modo suo da quella stretta. Jessie urlava, con le mani dei capelli, non sapendo che pesci prendere. Aiutare prima Shinichi o Cloud? Nel tentativo di trovare soluzione, il tempo scorreva..




    A circa otto chilometri di distanza e un centinaio più giù, la Vanguard era ridotta ad un cumulo di rottarmi. Ripararla sarebbe stato così costoso che sarebbe stato meglio ricostruirla tutta daccapo. Ci si sarebbe potuto immaginare le facce sbigottite dei meccanici e degli ingenieri che l'avevano progettata ed assemblata, un vero spreco. Yamashita era fortunatamente illeso ma, solo al mondo, sarebbe stato difficile sopravvivere ai pericoli che incombevano su Nanakusa. Troppi misteri erano stati taciuti e ora venivano fuori, proprio in quel giorno. Il ragazzo, con l'ausilio della mappa che però non sapeva giustamente decifrare, spinse se stesso a trovare una soluzione a quel problema. Davanti a lui si estendeva una fitta foresta, a circa un chilometro, ad occhio. Alla sua sinistra, il burrone proseguiva e una fitta nebbia oscurava il cammino, seppur fosse quella la via da cui erano giunti a quel luogo, a bordo della Vanguard, quindi, a rigor di logica, era proprio di lì che avrebbe potuto tornare a casa. Alla sua destra, c'era la stessa nebbia e la stessa distesa deserta che costeggiava l'alto burrone, ma non si vedeva altro. Doveva prendere una decisione e, purtroppo per lui, dalla cima del burrone cominciarono a cadere dei ciottoli di terra. Se avesse alzato lo sguardo, il giovane dai capelli rossi avrebbe potuto scrutare soltanto nebbia, ma i gracchi di quelle creature erano ben udibili visto il baccano. E sembravano aver capito che qualcuno si trovava là sotto. Gli sarebbe bastato poco per scoprire che avrebbero potuto lanciarsi e atterrare illesi. E a quel punto, avrebbero nuovamente dovuto litigare per accaparrarsi il pezzo migliore. Yamashita doveva trovare una soluzione in fretta.. o affrontare faccia a faccia quelle creature.

    Avete tutti carta bianca. Per quasiasi dubbi mandatemi un MP
     
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    Silenzio. L'unico rumore che sentii provenire dall'auricolare fu un ronzio statico, niente che assomigliasse minimamente a delle voci amiche. Provai più volte a parlare ma ad ogni attesa corrispondeva solo altro silenzio. Ero solo, dannatamente e totalmente solo:

    " Andiamo dannazione, qualcuno mi può rispondere? C'è qualcuno in ascolto?"

    Niente. Cominciò a crescere in me un forte disappunto, rabbia, ma anche una paura: quelle cose avevano probabilmente fatto fare una brutta fine a James e se mi avessero trovato non avrebbero esitato a riservarmi lo stesso trattamento, qualsiasi cosa fossero erano molto pericolose. Spostai la mia attenzione sull'orologio, cercai di toccare più volte con l'indice la sua superficie, ma non sembrò dare alcun segno di vita. Stavo diventando irrequieto, dovevo calmarmi, non potevo farmi prendere dal panico in un momento del genere:

    " Ok ragioniamo un attimo..."

    Presi di nuovo la mappa in mano, la guardai per qualche secondo, la girai, la rigirai nell'altro senso, cercai di guardarla da diverse angolazioni sperando di poter in qualche modo capire dove fossi finito:

    " Perfetto, non ho la più pallida idea di dove mi trovo. James è probabilmente morto, Cloud e Shinichi sono con Jessie in cima al burrone, con ogni probabilità staranno cercando di tornare alla base, cosa che dovrei fare pure io. Devo riunirmi con loro per avere più possibilità di sopravvivere. Si ma...da che parte dovrò andare?"

    Mi guardai intorno cercando di capire la strada giusta. A quello che poteva essere tranquillamente un chilometro si estendeva una fitta foresta che si allargava a vista d'occhio:

    " Non penso sia prudete andare in mezzo alla foresta, quelle cose sono nel loro habitat naturale, sapranno come muoversi, lì sarei un facile bersaglio"

    Alla mia sinistra e alla mia destra invece si vedeva solo il burrone perdersi nella nebbia, in entrambe le direzioni il percorso era oscurato, per cui sarebbe stato un azzardo in ogni caso:

    "Destra o sinistra? Se non ricordo male siamo venuti da sinistra con il Vanguard, per cui potrebbe aver senso tornare in quella direzione...mmm decisione assai difficile"

    I miei ragionamenti furono interrotti da una serie di sassolini che iniziarono a cadere dalla cima del burrone. Alzai lo sguardo sperando di vedere la causa di queste cadute, ma vidi solo una spessa nebbia, lì per lì pensai:

    " E se fossero gli altri che mi stanno cercando? Forse se li chiamo sapranno che per lo meno sono vivo!"

    Ero già sul punto di urlare per palesare la mia presenza, quando la voce mi morì in gola: avvertii distintamente dei versi mai sentiti prima, sembravano dei gracchi striduli, per fare tutta quella confusione dovevano essere in tanti, mi si gelò il sangue nelle vene:

    " Cavolo, sono già sulle mie tracce! Onestamente non so quanto sono intelligenti e se proveranno a buttarsi per cercare superstiti, ma non voglio restare qui a scoprirlo"

    Mi sentii immediatamente molto più agitato, iniziai a guardare nervosamente a destra e a sinistra cercando di prendere una decisione sulla strada da percorrere, dannazione sembravano tutte uguali! Sinistra o destra? Destra o sinistra?

    " Perchè cavolo non poteva scriverci qualcos'altro su questa maledetta mappa che la rendesse più leggibile? Quando rivedrò quel simpatico capo dell'isola ci faremo una bella chiacchierata sulla sicurezza di questo stupendo giardino! Spero che i miei compagni se la stiano cavando meglio di me..."

    Le bestie continuarono a fare baccano aumentando il loro vociare, il che appesantì il mio carico d'ansia oltre che farmi capire che non avevo più tempo:

    " Ok seguiamo l'istinto, andiamo a sinistra e come va va"

    Mi incamminai a passo svelto verso sinistra, sperando in cuor mio di aver fatto la scelta giusta.

    Edited by Stompo - 14/12/2016, 00:04
     
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    Mentre Shinichi cogitava, cercando un modo per portare in salvo la ragazza, ecco che essa cominciò a dare segni di ripresa. L’espressione era confusa, come quella di qualcuno che si è appena svegliato dopo uno strano sogno, e lo sguardo che rivolse, prima al suo giovane soccorritore, poi a Cloud, era dubbioso, quasi come se non riconoscesse i due. Shinichi tirò un enorme sospiro di sollievo poiché, anche se gli doleva ammetterlo, quella ragazza era forse l’unica speranza che avevano i due shinobi di cavarsela e, anche se non possedeva alcuna conoscenza medica, a quanto pare il suo intervento sulla ferita era riuscito e l’emorragia ormai cessata.

    Cosa.. è successo?

    S-stai bene? Hai battuto la testa e sei svenuta dopo la visita che ci hanno fatto le graziose creaturine del parco…

    La ragazza si portò una mano sulla ferita alla testa e guardò nuovamente i due mentre tentava di portarsi in posizione seduta. Schizzò poi in piedi con rapidità mentre formulava un’altra domanda a cui i due avrebbero avuto decisamente più difficoltà a rispondere.

    Dov'è l'altro?

    Shinichi abbassò lo sguardo, indicando poi lentamente con l’indice il dirupo dove sia lui che Cloud avevano visto precipitare il mezzo sul quale stavano viaggiando fino a pochi minuti prima. Come avevano già fatto i due shinobi, anche Jessie di istinto si avvicinò alla sporgenza del burrone e vi si affacciò, cercando di scorgere qualcosa nella densa nebbia, senza risultati. Shinichi rimase in silenzio, con la bocca chiusa ed un’espressione afflitta, e si limitò soltanto ad osservare le mosse della ragazza mentre tentava inutilmente di far funzionare la trasmittente, ricevendo in cambio solo dei fastidiosi fischi. Perse le speranze con l’apparecchio, Jessie si avvicinò ai due ragazzi per fare il punto della situazione.

    Ochei, voglio che sappiate che qualsiasi diavoleria siano stati quei cosi.. Io non ne so nulla.. Deve essere un esperimento ma non era nel programma, non ci avevano detto...

    Scosse poi la testa, cercando con tutte le sue forze di trattenere le lacrime che si stavano accumulando sui suoi begli occhi. Probabilmente i suoi pensieri erano rivolti al povero James, le cui urla erano ancora ben vive anche nella mente di Shinichi, il quale se chiudeva gli occhi riusciva ancora a sentirle. In vita sua il giovane Yuki non aveva mai avvertito un tale disagio interiore, la sensazione che si avverte nel perdere non uno, ma ben due compagni e non aver avuto modo di impedirlo: se solo fosse stato più reattivo, le cose sarebbero potute andare diversamente? Avrebbe potuto salvare James o Yamashita? Domande che sarebbero rimaste senza risposta, anche perché in quel momento avevano ben altre gatte da pelare.

    Dobbiamo tornare subito alla base, ma non possiamo passare da dove siamo venuti. Quei.. cosi, potrebbero ancora trovarsi lì. Anzi, dobbiamo sbrigarci a mettere una certa distanza prima che possano raggiungerci.

    Shinichi ascoltò quelle parole, e senza mutare la sua espressione, bocca serrata e sopracciglia leggermente aggrottate, e proferire parola, annuì leggermente, seguendo la ragazza nella fitta boscaglia. Se non ci fosse stata lei avrebbe optato per tutt’altra via, tornando sulla strada già percorsa e affrontando il pericolo a braccia aperte con la rabbia in cuore, eppure in quel momento decise che la scelta migliore fosse seguire i suggerimenti di Jessie. La foresta era formata da alberi giganteschi che il kiriano aveva già visto mentre era a bordo della Vanguard, ma da vicino non poté non stupirsi di quanto effettivamente fossero alti. Anche la vegetazione più piccola, vista da vicino, appariva molto più interessante e strana.

    Se c'è una strada per risalire è quella che da sud passa sopra la costa. Se Yamashita è ancora vivo.. ci verrà incontro. La mappa deve averla lui.. Statemi vicini e fate tutto quello che vi dico: potrebbe essere davvero pericoloso!

    Jessie continuava ad avanzare nella foresta a passo spedito, e entrambi i ninja le stavano dietro. Ormai Shinichi non faceva nemmeno più caso al suo inquietante compagno, essendo ora preso da tutt’altri pensieri. Oltre ai pensieri vi erano anche le bizzarre, e tratti inquietanti, piante e coloratissimi funghi che faceva ben attenzione a non calpestare. Le osservava una ad una, fino a quando non notò delle piante rampicanti di colore blu cobalto che lo affascinarono a tal punto da farlo fermare per un attimo a bocca aperta davanti esse.
    “Che meraviglie, eppure probabilmente allo stesso tempo così pericolose…” pensò, allungando il passo e lasciandosi alle spalle anche quell’ennesima stranezza. Dopo un tempo che sembrò interminabile, Jessie si accostò ad un cespuglio per riposare. Shinichi ebbe tutta l’intenzione di mettersi vicino a lei, se non fosse per il fatto che pestò… qualcosa. E quel qualcosa sprofondò insieme alla gamba di Shinichi, come se il terreno tutto d'un tratto si fosse tramutato in delle sabbie mobili.

    Ma che cacchio?!

    La gamba del kiriano affondava sempre più velocemente in quel terreno, e Cloud, il vampiro, non ebbe sorte migliore. Allo stesso modo pestò qualcosa, per poi ritrovarsi completamente avvolto da dei rovi e impossibilitato di aiutare il compagno che stava sprofondando nelle sabbie mobili. Shinichi a questo punto, con Jessie visibilmente impanicata, decise di prendere in mano la situazione per evitare di essere ritrovato come fossile tra qualche millennio. Si sfilò sia il taschino che il borsello, e da quest’ultimo, prima di lanciarli entrambi sul terreno solido, estrasse tutto il suo filo d’acciaio. Liberatosi del peso inutile, avrebbe poi cercato di manovrare il filo con il chakra e legarlo attorno ad uno dei tanti alberi lì presenti, tenendolo ben stretto tra le mani in modo tale da crearsi un appiglio per non sprofondare ulteriormente. Una volta fermatosi, avrebbe poi tirato con tutte le sue forze, tentando di uscire pian piano, e con calma, da quella trappola mortale, concentrando anche il chakra sulla pianta del piede libero in modo tale da non far affondare improvvisamente anche lui. Nel mentre che tentava di uscire si sarebbe rivolto a Jessie, indicandole il borsello che sperava le fosse finito abbastanza vicino.

    Yo, sveglia! C'è un kunai nel borsello che ho lanciato lì, prendilo e aiuta Cloud invece di startene lì con le mani in mano!

    Shinichi Yuki

    Resistenza: 150
    Stamina: 140-5= 135

    Azioni:
    - Tecnica della stretta d'acciaio su un albero per aiutarmi ad uscire dalle sabbie mobili.
    - Concentrazione del chakra sul piede libero.

    EDIT: Ho dimenticato di specificare un'azione nello specchietto, sorry :/


    Edited by ¬Nagi - 14/12/2016, 15:14
     
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    | |Narrato| |Parlato Cloud| |Parlato Shinici| |Parlato Jesse| |



    ~ III° ACT: Dieci semplici mosse per NON sopravvivere in una foresta ~



    { 15 d.Z; Isola Nanakusa. }

    Se l'erano vista brutta, ma il ninja infondo è un mestiero alquanto pericoloso. La macchina era schizzata a velocità impressionante verso quel burrone che apriva la strada ad una picchiata profonda sicuramente parecchi metri, ormai priva di motori frenanti la sorte era soltanto una. Cloud e Shinici, forse aiutati dal destino, riuscirono a trascinarsi fuori dell'abitacolo, così come Jessie, svenuta qualche metro più in là dalla figura del lugubre Genin di Yu'. Il corvo non potette fare altro che rimanere qualche istante immobile, lo sguardo era rivolto proprio in direzione del burrone, ove poco prima aveva visto precipitare il compagno di missione di cui fondamentalmente non sapeva nulla. Gli aggeggi che avevano ricevuto per orientarsi erano ormai un lontano ricordo, mentre la mappa se l'era portata con sé Yamashita in quella sua estenuante corsa contro il destino. Cloud invece era tornato a sbuffare energicamente, decisamente seccato da quell'imprevisto che se non fosse stato per il rotto della cuffia, gli avrebbe causato non pochi lividi. Spaventoso come suo solito, era tornato con lo sguardo su uno Shinici decisamente più impegnato rispetto al pigro genin dagli occhi cremisi, il quale si dilettava semplicemente a fare il punto della situazione e a fissarlo con tanta attenzione da cercare di incentivarlo in quell'arduo compito che ormai gli spettava. Fortuna che l'atto eroico dell'altro fu abbastanza per fermare le ferite dell'inerme guida. Giaceva ancora sdraiata sul sabbioso manto che copriva la roccia, diverse le polveri che s'alzavano col passare del vento, mentre la desolazione momentaneamente li circondava. Da una parte il burrone, dall'altra invece una foresta che di certo non ispirava grande fiducia. Mentre si apprestava ad avvicinarsi al gruppo, finalmente una buona notizia li investì in pieno: Jessie s'era svegliata. Ovviamente era solo un piccolo tassello che si ricomponeva, infondo Cloud non s'era affatto scordato il motivo che aveva causato l'avaria al mezzo che li stava trasportando, così come non s'era dimenticato la triste fine che James aveva incontrato sulla sua strada. Non voleva mostrarsi spaventato, troppo egocentrico per potersi permettere certe debolezze, ma di certo non era tranquillo. Sarebbero bastate le sue abilità illusorie per fermare ibridi creati in laboratorio? Questo non lo sapeva, e la curiosità ovviamente lo stava mangiando da dentro. Tutti questi pensieri senza dubbio lo distraevano, ma bastarono quei due o tre colpi di tosse da parte dell'appena svegliata Jessie per riportarlo alla realtà.

    Cosa.. è successo?

    S-stai bene? Hai battuto la testa e sei svenuta dopo la visita che ci hanno fatto le graziose creaturine del parco…

    Io non le chiamerei creaturine..

    Non poteva fare altro che scuotere la testa e calciare qualche sassolino dalla rabbia, cosa che probabilmente comportò anche una certa reazione nella guida. Il genin di Yu sperava di non dover raccontare subito quello che aveva visto, ma a quanto pare la fortuna non era ancora dalla loro parte. Infatti..

    Dov'è l'altro?

    Per un attimo le sue cremisi cercarono di incontrare quelle di Shinici, ignaro di quanto in realtà crei suggestione in lui il suo stesso modo di essere. Yamashita era finito giù al termine della strada e con nonchalance incredibile, lo stesso Cloud aveva già alzato il braccio sinistro per indicare con l'indice il precipizio dal quale, come detto in precedenza, ebbe inizio la sua disperata caduta. Non sapevano nulla sulle sorti del compagno, ne lui ne Shinici, e dunque potevano solo sperare di incontrarlo nuovamente più in là. Non avevano neanche il tempo di riorganizzare le idee, che già si dovevano preoccupare della prossima meta.

    Ochei, voglio che sappiate che qualsiasi diavoleria siano stati quei cosi.. Io non ne so nulla.. Deve essere un esperimento ma non era nel programma, non ci avevano detto...

    I compagni riuscirono a trattenere a stento le lacrime, mentre un più arrogante corvino potette soltanto osservare la situazione sempre più tragica dal quelle così fredde cremisi. Non credeva che la situazione potesse davvero essere arrivata a questo punto, non si sarebbe mai sognato che il proprio destino e quello degli altri era realmente appeso ad un filo, capace di essere scalato solo grazie alle singole abilità. Non avevano il tempo per preoccuparsi ulteriormente, ormai non si poteva tornare indietro e quel che era successo non doveva affatto ricapitare. Si guardava intorno cercando di mostrare sicurezza, voleva dare almeno il buon esempio, dopotutto non era mai stato uno di molte parole, preferendo dal canto suo farsi capire con i movimenti del corpo. Solo che, fondamentalmente, dove si sarebbero potuti dirigere? La cosa più logica probabilmente era trovare un modo per arrivare ai piedi del burrone, dopotutto Yamashita poteva essere ancora vivo, Cloud non dubitava affatto su questa evenienza, ma il capo spedizione non era di certo lui. Dunque stette ad ascoltare, inarcando il sopracciglio e storcendo il labbro quando l'altra parlò di inoltrarsi nella foresta.

    Dobbiamo tornare subito alla base, ma non possiamo passare da dove siamo venuti. Quei.. cosi, potrebbero ancora trovarsi lì. Anzi, dobbiamo sbrigarci a mettere una certa distanza prima che possano raggiungerci.

    E la strada scelta non poteva essere che appunto quella che s'addentrava nella foresta. Cloud si mostrava scettico seppur preferì non fiatare le varie imprecazioni che popolavano il suo vocabolario ormai da anni, preferendo tenersi tutto dentro, tanto che per qualche istante parve perdere la calma apparente che aveva mostrato sino ad ora. Dopotutto le foreste gli ricordavano molto i paraggi di casa sua, e di certo la lettera minatoria, motivo per il quale s'era avviato verso l'isola, era ancora una sfida ben aperta nella sua mente. Doveva vincere, e per questo doveva tenersi in vita con tutte le sue forze. Insomma, la foresta non gli sembrava affatto una buona idea, i vari piercing avrebbero potuto impigliarsi nei vari rami, così come la lunga maglia si sarebbe sporcata ulteriormente di fango. Troppo vanesio per essere entusiasta della scelta di Jessie. Sbuffava senza darlo troppo a vedere, la strada per raggiungere l'entrata di quest'ultima fu percorsa rapidamente, trovandosi ben presto innanzi agli occhi uno spettacolo, o forse sarebbe meglio dire un paesaggio completamente nuovo.

    Se c'è una strada per risalire è quella che da sud passa sopra la costa. Se Yamashita è ancora vivo.. ci verrà incontro. La mappa deve averla lui.. Statemi vicini e fate tutto quello che vi dico: potrebbe essere davvero pericoloso!

    Ennesime indicazioni quelle che arrivavano proprio dalle labbra dell'unica ragazza del gruppo. Per il corvino di Yugakure iniziava ad essere particolarmente fastidiosa, dopotutto mal sopporta chi sprecava fiato. Voleva solo proseguire, sperando di non incappare in nessuna gatta da pelare sino al raggiungimento del terzo compagno. In ogni caso, la foresta si presentava come un ammasso di enormi alberi che mostravano un altrettanto fitto fogliame, dal quale erano davvero pochi i raggi di sole che riuscivano a filtrare da essi, rendendo la zona particolarmente ombrosa. I piercing smisero di brillare di luce propria, divenendo ben presto semplici pezzi d'argento. Si trattava bene il principino, seppur della figura del principe aveva poco. Si guardava attorno particolarmente curioso, non aveva mai visto nulla di simile, almeno per quanto riguardava le specie che l'abitavano. Animali mai visti sfrecciavano da ramo a ramo, nascondendosi magari poi nei cespugli. Al momento tutti sembravano innocui, ma la cosa che più l'aveva impressionato erano le colorazioni diverse che prendevano forma man mano che si inoltravano all'interno di essa. Piante strane e colorate, funghi dalle forme più disparate, radici che affondavano nel terreno e risalivano pericolosamente poco dopo, insomma, tutto era fuori posto. O forse semplicemente che non c'entravano nulla erano proprio loro, in visita ad un luogo sacro.

    chissà come andrà a finire..

    Se l'era domandato spesso durante quell'interminabile viaggio verso il centro del mondo(?), ma mai come in quel momento che s'erano presi per riposarsi. Jessie s'era appartata nei pressi di un cespuglio mentre Shinici, beh, non poteva calpestare pietra migliore. Dallo stato di calma apparente in cui erano, si ritrovarono nuovamente in pericolo. La terra sotto i piedi iniziò a tremare leggermente, prendendo potenza man mano che il tempo scorreva, nel tentativo di risucchiare a sé il Kiriano. Cloud fu preso alla sprovvista, tanto che nel tentativo di indietreggiare dovette fermarsi praticamente subito, sentendo un sonoro "CRACK". Un ramoscello fu spezzato, dal quale scaturirono ulteriori rovi che miravano esattamente al ragazzo del paese delle Calde Acque. Un paio provò ad evitarli, riuscendo anche nell'impresa ma data la mole con i quali arrivarono, non potette poi fare molto. Si ritrovò dunque in trappola proprio come il compagno. Rovi che iniziarono prima a salire come rampicanti per la gamba, giungendo al busto per poi bloccare gli arti superiori in una morsa che grattava esattamente ove non voleva.. poveri piercing. Ciò gli provocava fastidio, ma il dolore non era abbastanza intenso da destare in lui preoccupazione. Rimase dunque calmo, in queste situazioni infondo era la cosa migliore da fare, lasciando però dipingere la propria espressione di un vero e proprio disprezzo verso il luogo in cui si trovava. Sbuffava ed imprecava sotto voce, ma non aveva mobilità per fare o tentare qualcosa. Doveva sperare in Jessie. Infatti si rivolse proprio in sua direzione, sia con lo sguardo che con le parole. Cremisi iniettate di stress!!!!

    Dopotutto è stata una tua idea venire qua, liberami prima che qualche dio scenda in terra per picchiarci per gli insulti che sto tirando verso di loro!!!!

    Si, stava senza dubbio perdendo la calma. Eccome se stava succedendo.

    Yo, sveglia! C'è un kunai nel borsello che ho lanciato lì, prendilo e aiuta Cloud invece di startene lì con le mani in mano!

    Si, sveglia!

    Povera ragazza.. riuscirà a sopportarli e a portarli in salvo? Shinici s'era guadagnato la simpatia del vampiro. Niente dentate nel corso della notte(?).




    Cloud S. Chinoike

    Resistenza: 50
    Stamina:200

    Azioni:
    -Cerco di schivare senza ovviamente riscuotere successo.


    Edited by ~ z e r o. - 21/1/2017, 13:23
     
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