Narrato - « Pensato - » Parlato
Il sole batteva forte quel giorno mentre venivo trasportato sulla testa del mio compagno umano.
Eravamo in un luogo nuovo, lontano dal nostro casa al villaggio della foglia, circondati da una vastità di terreno spoglio, privo di alberi che mi facevano sentire un po' spaesato. Ma non ero preoccupato, no. C'era troppo da osservare, troppo da scoprire…
Quando mio padre e mia madre ci preparavano per partire, raccontavano storie di guerre imminenti, di disastri e di sfide che il mondo stava affrontando. Ci spingevano a cercare avventure, ad allenarci e a diventare più forti, sia fisicamente che nel nostro legame. Non ero sicuro di voler affrontare tutto questo. Non mi piaceva molto l'idea di fare ciò che ci veniva detto, ma non potevo fare altro che seguire Eiji. Così, senza troppe scelte, mi lasciai prendere in braccio e trasportare chissà dove nel mondo.
[...]
Mentre Eiji si stava avvicinando a questa zona aperta, evidentemente un posto per allenarsi, io me ne sto beatamente a fissare il vuoto con un occhio socchiuso. Certamente sarei potuto scendere per seguirlo, e magari esplorare il nuovo territorio però in quel momento avevo altre distrazioni. Il rumore del vento che sibilava tra le briciole di terra, il profumo acre della polvere sollevata dai nostri movimenti, e le strane creature che si muovevano nell'erba alta delle risaie.
Ad un tratto, mentre ero perso tra i miei pensieri, notai un altro ragazzo nel campo di allenamento. Era diverso da noi, lo sentivo. Si muoveva con una sicurezza insolita, come se conoscesse ogni angolo di quel luogo desolato. Mi incuriosii, e osservai attentamente mentre Eiji si stava avvicinando a lui.
*woff*
“Ciao!” Gli faccio un saluto svogliato, seguito da uno sbadiglio da record mondiale.
» Mae govannen, mae enw na ias, nîn Eiji Inuzuka.
Ciao, piacere di conoscerti, io sono Eiji Inuzuka.
Il mio compagno inizia a parlare con l’individuo che avevo notato prima, discutendo di qualcosa che a me, ovviamente, non interessa minimamente. Così, decido di ignorarli e chiudo gli occhi per concedermi un po' di riposo, nonostante i loro discorsi mi disturbino.
Appena entro nel sonno leggero, sento le mani fredde di Eiji afferrare il mio pelo per tirarmi giù dalla sua testa.
*woff woff*
"Che fai?... lasciami dormire," gli dico con un tono assonnato, ma sembra non capirmi. Dopo avermi accarezzato la testa, rovinando la mia pettinatura, si allontana verso il centro dell'arena.
In elfico, la frase "Stai buono qui mentre io mi gioco con questo nuovo amico" potrebbe essere tradotta come:
» Ego dhûr an ni lim vae amin vedui ven.
Stai buono qui mentre io gioco con questo nuovo amico.
Decido di fare pipì su un cespuglio vicino. Poi, mi allontano lentamente, zampettando, e mi siedo per osservare cosa succede.