Scintille di vita

P.Q. Yurei Henge

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    Chapter I

    Yurei Henge

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    Scheda - Scheda Narrativa - Parlato - Pensato - Azione

    Isola degli Uomini Pesce


    Durante i mesi di prigionia...



    ...il senso del tempo diventò un concetto astratto, sfocato dai cicli monotoni delle giornate che si susseguivano in una tediosa ripetizione. Ogni mattino era una copia dell'altro, scandito solo dai pasti frugali e dagli sporadici interrogatori che alternavano a immutabili silenzi. Io e le altre ragazze chiuse in quella cella di troppo pochi metri quadrati cominciavamo a parlare sotto voce degli aspetti più semplici e puri della vita che prima davamo per scontati. La nostalgia delle piccole cose si insinuava tra noi come un sottile filo di speranza: un tramonto ammirato dalla finestra di casa, il profumo del pane fresco in una mattina d'inverno, le risate con gli amici in una serata qualunque. Questi ricordi divennero il nostro rifugio segreto, una fuga mentale dalle pareti grigie e dalla freddezza delle sbarre che ci imprigionavano. Col tempo, anche l'amicizia che nasceva nel compartire la stessa sorte si trasformò in qualcosa di profondo, quasi sacro; era diventata la nostra ancora di salvezza in un mare in tempesta di solitudine e disperazione.

    Proprio in uno di questi giorni, uno di quelli particolarmente duri quando il grigiore delle pareti pareva chiudersi intorno a noi più stretto del solito e contavamo le costole che si vedevano comparire sotto la pelle altrui, cominciammo a raccontarci a turno degli eventi significativi delle nostre vite. Erano episodi di una quotidianità che pareva appartenerci sempre meno, racconti che evocavano emozioni talmente forti da renderle quasi insopportabili nel loro contrasto con la realtà attuale. Quando arrivo` il mio turno, ebbi una esitazione. La gola si serrò, i pensieri affollarono la mente come un tumulto di farfalle impazzite. Con un filo di voce, incoraggiata dalle gomitate delle altre, cominciai a narrare...

    CITAZIONE



    ...di quella domenica mattina in cui il sole splendeva alto nel cielo senza nuvole in cui, completamente da sola, mi ero avventurata per un picnic sul mio angolo di spiaggia preferito. All'epoca ero solo una bambina, ma avevo già sviluppato un amore per l'avventura e l'autonomia. Con il mio zainetto carico di spuntini confezionati con cura dalla signora della panetteria di fronte alla nostra casa di cura per uomini stanchi, come la chiamava mamma, e una coperta vecchia che avevo sottratto dall'armadio, mi stesi sulla sabbia ascoltando il rassicurante respiro delle onde.

    Il mare era una tavolozza di azzurri e blu, infranti solo dall'occorasione carezza di qualche barca in lontananza. Mi sentivo parte di quel paesaggio, piccola ma libera, avvolta dai suoni della natura che ripeteva la sua antica canzone. Ogni tanto, una conchiglia o un pezzo di vetro levigato dai flutti arrivavano ai miei piedi, doni dell'oceano che raccoglievo come tesori preziosi.

    Le ore trascorrevano in quel rifugio di semplicità, e io, assorta nei miei gioiosi pensieri infantili, non notavo il tempo che volava. Al mio fianco, l'assortimento di dolci e focacce si riduceva lentamente mentre il sole iniziava la sua discesa verso l'orizzonte. Il rumore delle onde si mescolava agli squilli di risate lontane e al cinguettio degli uccelli che rientravano ai loro nidi.

    Lontano dalla spiaggia, una finestra si illuminava - era quella di casa mia. Sapevo che ben presto avrebbero iniziato a cercarmi; tuttavia, non provavo fretta o paura nel lasciare quel luogo magico. Quella connessione profonda con la terra e il mare aveva lasciato un'impronta indelebile sul mio cuore, un segreto silenzioso ma potente che avrei portato attraverso gli anni.

    Mentre il sole completava il suo viaggio quotidiano, dipingendo il cielo di sfumature arancioni e rosse che mai avrei creduto possibili se non le avessi viste con i miei stessi occhi, mi alzai lentamente, scuotendo la sabbia dalla coperta. La mia piccola avventura stava per concludersi, ma mi ripromisi che non sarebbe stata l'ultima. A passi piccoli ma decisi attraversavo le dune per tornare verso casa, verso la finestra illuminata da una luce che sapevo essere quella della mia camera.

    Mentre attraversavo le strade del porto, però, un suono intermittente e costante mi richiamò l'attenzione. Non capivo bene cosa fosse, perché dalla distanza non percepivo altro che i contorni di quel rumore, ma era come se risuonasse dal cuore stesso del porto. Curiosa, mi avvicinai. Con ogni passo, il suono si faceva più definito, un martellare ritmico che ora riconoscevo come metallo che batteva sul metallo.

    Intrigata dal pulsare metallico che dominava altri suoni notturni, mi feci strada tra le ombre dei magazzini. Lì, sotto il chiarore improvviso di una lampada appesa all'ingresso di un cantiere navale, vidi la fonte del clamore: un gruppo di uomini avvolti in tute da lavoro, che martellavano e saldavano ciò che sembrava la carcassa di un'imponente nave. Le scintille volavano nell'aria come stelle cadenti, disegnando traiettorie luminose prima di spegnersi sull'asfalto.



    Edited by Tenshi-1 - 11/4/2024, 23:48
     
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    Chapter II

    Yurei Henge

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    Scheda - Scheda Narrativa - Parlato - Pensato - Azione

    Isola degli Uomini Pesce


    CITAZIONE
    Tutto attorno, l'odore di metallo bruciato si mescolava a quello del sale marino, creando un'atmosfera di lavoro e di mare che mi era stranamente familiare, pur sentendola per la prima volta. Rimasi lì, silenziosa e immobile, affascinata da quel balletto di uomini e fuoco che prendeva vita davanti ai miei occhi. Sentivo il calore del metallo ardente quasi sulla pelle e l'intensità di quella scena mi riempì il petto di una nuova specie di coraggio.

    Per qualche istante immaginai i viaggi che quell'imponente nave avrebbe intrapreso, le tempeste che avrebbe affrontato con stoica fermezza, i porti esotici che avrebbe toccato con la sua maestosa prua. Ero rapita dai sogni di libertà che quell'enorme struttura prometteva al cielo notturno.

    Il fragore del lavoro notturno si interruppe bruscamente quando uno dei lavoratori, accortosi di me, una bambina curiosa immersa nell'ombra, fece segno agli altri di fermarsi. - Cosa fa una piccola avventuriera qui da sola a quest'ora? - Il suo viso era segnato dalla fatica e dal sale, e la sua voce trascinava l'eco del mare e delle sue storie. Gli sorrisi timidamente, senza spavento, poiché la curiosità bruciava più forte di ogni timore. - Stavo tornando a casa, - dissi con l'onestà tipica dei bambini - e poi ho sentito il suono del vostro lavoro e non avendo mai sentito qualcosa di cosi` bello vi sono venuta a trovare. -

    L'uomo soppesò le mie parole e accennò a un sorriso solcato da rughe profonde come i solchi che le onde lasciano sulla spiaggia a marea bassa. Giro` il capo verso i compagni che ripresero il loro battito su metallo con rinnovato vigore. Poi si chinò verso di me, abbassando il tono della voce come se si stesse rivelando un segreto da condividere.

    - Sai, ogni nave che costruiamo porta un pezzo di noi con sé in alto mare, - iniziò l'uomo con un filo di orgoglio nella voce. - Le nostre speranze, i nostri sogni, la forza e la perseveranza che ci serve per unirla pezzo per pezzo... tutto fluisce in queste strutture d'acciaio. E una volta finite, navigano portando l'essenza di chi le ha forgiate. - Fece una pausa e guardò di nuovo la nave quasi completata, il suo sguardo perso per un momento nei riflessi degli ultimi raggi lunari sul metallo lucido.

    Mi accorsi che la mia conoscenza del mare era come una goccia nell'oceano. - E quando la nave è completata, come fate a lasciarla andare? - chiesi, con una punta di malinconia nella voce, pensando all'attaccamento che provavo per mia madre, in cui riversavo tutto il mio amore.

    L'uomo si raddrizzò e guardò la nave con un misto di orgoglio e rimpianto. - Gli adii non sono mai facili, -rispose - Ma sapere che ciò che abbiamo costruito solcherà gli oceani, affronterà tempeste e scoprirà terre sconosciute ci dona una sensazione di libertà indescrivibile. E poi, - aggiunse con una risatina, - ogni nave che lascia il nostro cantiere è un invito a costruirne un'altra, ancora più resistente e pronta per nuove avventure. -

    Poi mi porse un piccolo oggetto freddo e liscio - era una moneta arrugginita. - Mettila da qualche parte al sicuro; è un antico rito dei costruttori navali, lasciare una moneta sotto l'albero maestro di ogni nuova nave come simbolo di fortuna e protezione, - mi spiegò, chiudendo la mia mano nel suo pugno scuro e vissuto. - Un giorno forse costruirai qualcosa di importante con le tue mani, qualcosa che durerà oltre il tuo tempo. E quando lo farai, ricorda di lasciarci dentro un pezzo del tuo cuore. -

    Con quella moneta stretta nel palmo della mano, sentii come se mi fosse stato affidato un tesoro molto più prezioso rispetto alle conchiglie trovate sulla spiaggia. - Quindi in questa nave ci sono anche io ora? - chiesi, spinta dal peso emotivo del gesto. L'uomo annuì e il suo sorriso si fece più ampio e luminoso sotto la luce fioca della lampada. - Esatto, ora sei parte di questa nave tanto quanto noi. E chi sa, forse un giorno incrocerai i mari su una nave che porta un nostro ricordo. - La mia immaginazione decollò come un gabbiano verso l'orizzonte senza fine del mare aperto, sognando l'idea di viaggi avventurosi segnati da quel piccolo tassello di fortuna incastonato in una maestosa imbarcazione.

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    Raccolsi coraggio e parlai ancora, riempita di una sorta di ardente curiosità. - Potrò venire a vederla salpare, quando sarà pronta? - La sua risposta fu un cenno rapido e convinto. - Verrai a vedere la partenza e sarai partecipe di quel primo viaggio anche tu. - Con quella promessa sigillata tra noi, il lavoratore si girò per unirsi ai suoi compagni. - Ora va, piccola esploratrice. Tra non molto i tuoi genitori verranno a cercarti, saranno preoccupati. -

    Afferrando con forza la moneta nel palmo, mi incamminai verso casa, seguendo la luce fioca dei lampioni che si riflettevano come fuochi fatui sull'acqua scura del porto. La promessa dell'uomo rimbombava nella mia testa, una melodia dolce e avventurosa che mi faceva quasi galleggiare sull'asfalto logoro.



    Edited by Tenshi-1 - 12/4/2024, 13:09
     
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    Chapter III

    Yurei Henge

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    Isola degli Uomini Pesce


    CITAZIONE
    Quella notte, non appena la mia testa toccò il cuscino, i sogni mi trasportarono su ponti di corda tesi che oscillavano sopra onde tumultuose. Sognavo di essere capitano di una nave robusta e sicura, con quella moneta portafortuna incastonata nel cuore della mia imbarcazione. Ero forte e inarrestabile mentre cavalcavo le correnti marine, con l'eco delle parole dell'uomo che si mescolava al canto dei gabbiani e al ruggito del vento.

    - Da quel giorno conservo ancora quella moneta conservo ancora quella moneta come se fosse il talismano di un'epoca indimenticabile della mia vita. Ogni tanto la estraggo dal suo nascondiglio segreto e l'accarezzo, sentendone la superficie irregolare e immaginando le maree che ha testimoniato prima di giungere a me. Il tempo ha aggiunto una patina di ossidazione, ma il valore del ricordo che rappresenta non si è mai appannato. -

    Col passare degli anni, il porto è cambiato - i vecchi cantieri hanno lasciato spazio a strutture moderne ed efficienti - ma il canto del mare rimane uguale, eterno e confortante. Rimango affascinata dalle storie dei marinai che rincasano dopo lunghe traversate; ogni volta che ne incontro uno al vecchio bar sulla banchina, spero di scorgere nei suoi occhi quel barlume di libertà che quell'uomo mi aveva descritto quella notte sotto la luna.

    E ad ogni nave che vedo salpare, mi chiedo se porterà con sé una moneta simile alla mia, depositata sul fondo del suo albero maestro da mani burbere e premurose. Sento ancora l'abbraccio salato dell'aria marina sulla pelle e nel cuore custodisco la promessa di un'avventura che ancora aspetto di vivere.

    Le giornate passarono veloci e la promessa dell'uomo mi scalpitava nella mente con la forza di una tempesta imminente. E poi, quel mattino, arrivò il giorno della partenza. Il cielo era un arazzo di nuvole vermiglie e oro, come se l'alba stessa volesse salutare la nave nel suo viaggio inaugurale. Mi precipitai in fretta verso il porto sentendo un'agitazione tremenda mista ad emozione nell'animo.

    La nave era maestosa e imponente, con le sue vele bianche che si ergevano verso il cielo come ali di un uccello in volo. Mentre mi avvicinavo al porto, il suono dei marinai che si preparavano a salpare riempiva l'aria. L'energia che pervadeva il luogo era elettrica; gli uomini correvano di qua e di là, fissando corde, battendo i piedi sui ponti, issando velame. I comandi risuonavano, scanditi da una sinfonia di clacson e campane portuali.

    Tra la folla, individuai l'orgoglioso costruttore che aveva affidato quel segno di buon auspicio alla mia giovane curiosità. Era lì, al centro dell'agitazione, a dirigere l'equipaggio con voce ferma e sicura. I suoi occhi incontrarono i miei e in quello scambio visivo si consolidò il patto silenzioso che ci legava.

    Si alzò allora una voce che annunciò l'inizio del viaggio. Fu un brivido comune quello che attraversò la folla; c'erano sorrisi, lacrime e sguardi speranzosi proiettati verso quel futuro ignoto che la nave andava incontro.

    - Quel giorno, silenziosamente, promisi a me stessa che avrei seguito le orme di quell'audace fabbro e che avrei vissuto la mia vita con la stessa intrepidità e speranza che questa nave incarnava. Avrei costruito cose che neanche lui poteva immaginarsi, armi fortissime e scudi impenetrabili. -

    Quando terminai la storia, le donne che si erano riunite in cerchio attorno a me, affascinate da quell'episodio avevano gli occhi lucidi. Ognuna di loro portava dentro un sogno di mare, una speranza silenziosa che ora sembrava avere un piccolo spiraglio di luce. Il mio racconto aveva acceso in loro un fuoco, quello stesso che anni fa era stato acceso in me da quell'incontro fortuito.

    - Oggi, in queste mura umide sono pronta a rinnovare quella promessa. Usciremo da qui e ci troveremo davanti a mari sconfinati e cieli puliti, e costruiremo insieme navi che divoreranno l'orizzonte con la stessa passione e tenacia di quella nave di tempo fa. Scriveremo nuove storie infuse di coraggio e avventura, solcheremo acque inesplorate e sfideremo tempeste all'orizzonte. E infine... saremo libere. -

    CITAZIONE
    Fine...

     
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