Bad Dreams

P.Q. Yurei Henge

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  1. Tenshi-1
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    Chapter XII

    Yurei Henge

    [Commodoro]



    Scheda - Scheda Narrativa - Parlato - Pensato - Azione

    Aeronave OSU


    La capitale si stendeva dinanzi a me nel grigiore dell'albeggiare, le sue antiche mura ancora a guardia dei secoli che aveva visto scorrere. Avanzai attraverso strade silenziose, ove solo il rumore dei miei passi disturbava il temporaneo armistizio tra la notte che se ne andava e il giorno che nasceva, ogni pietra e edificio come un tacito testimone del caos incombente che cercavamo di scongiurare. All'orizzonte, le nuvole si tingevano dei primi bagliori del sole, come avanguardia di speranza in un cielo fino ad allora privo di segnali.

    Con le varie macchine di teletrasporto mi infiltrai fino al cuore pulsante dell'OSU - la Sala Strategica dove i generali e gli strateghi si riunivano per sfidare la sorte a colpi di intelligenze tanto umane quanto digitali. Fu lì che lessi nei loro volti quanto la situazione fosse tesa e grave; ciascun con lo sguardo fisso su schermi che presentavano dati e simulazioni di combattimento. Pochi sollevarono lo sguardo al mio ingresso; la battaglia imminente aveva preso già tutto il loro essere.

    Un vecchio uomo, dal volto inciso dalle battaglie passate, si alzò per accogliermi. Le sue mani erano segnate da cicatrici, ma gli occhi rivelavano un'intelligenza vivida e una volontà indomita. L'ammiraglio Ebizo, con voce ferma e ruvida dal tempo e comandi, mi accolse con un cenno del capo. Non una parola usci dalle nostre bocche poiché entrambi comprendevamo il fatto che la mia mancanza in quella sala per cosi` tanto tempo non era stata una fuga bensi` una mancanza dell'OSU stessa.

    Ebizo mi condusse ad un posto tra le carie piu` basse dell'esercito, dove era mio compito stare. Il nostro incontro fu breve ma carico di significato; c'era una mutua comprensione che solo chi ha respirato il ferro e il sale del mare conosce. La guerra aveva già iniziato a tessere la propria toccante malia, unita allo spirito indomabile di coloro che difendendo la propria terra diventano uno con essa.

    Mentre mi sistemavo al mio posto, i miei occhi scorrevano tra le innumerevoli informazioni. Mappature dettagliate del terreno, schiere dei nemici e le forze alleate; ogni dettaglio era cruciale e non c'era spazio per l'errore. Gli alti ufficiali avevano già predisposto un piano di resistenza: la tattica era quella di non confrontarsi direttamente in campo aperto ma di usare il luogo dove era stipato il demone codato.

    La battaglia avrebbe quindi preso una piega diversa da quanto si potesse aspettare. Invece di scontrarsi sui vasti campi di Suna, avremmo portato il combattimento nel circolo di alture che nascondevano la gigantesca creatura. Sfruttando l'ambiente impervio, avremmo potuto canalizzare i cyborg in un terreno a noi favorevole, costringendoli a inseguirci nelle valli strette e tortuose dove il loro numero non avrebbe fatto la differenza.

    La creatura codata, sebbene fosse una minaccia impressionante, poteva diventare la nostra arma segreta causando disordine nelle file nemiche che la volevano conquistare. Gli specialisti in comunicazione si assicuravano che ogni ordine fosse criptato e inviato senza intercettazioni. Non potevamo permetterci alcuna falla o debolezza nei nostri ranghi; ogni soldato, ogni mezzo doveva essere una punta di lancia nella nostra offensiva.

    Le ore successive furono una frenesia di preparativi sotto un cielo ormai pieno di luce. Messaggeri digitali andavano e venivano; ogni corridoio della Sala Strategica echeggiava dello scalpiccio delle scarpe militari e del ticchettio di tastiere. Ebizo impartiva ordini con precisione chirurgica, senza mai permettere che il caos incipiente dilagasse nel suo nucleo operativo.

    Col passare delle ore, quell'adrenalina che all'inizio stimolava la mente si trasformò in una tensione palpabile; nessuno poteva distogliersi dal pensiero della battaglia imminente. Eppure, in quello spazio carico di aspettative increspate dalla paura dell'ignoto, ci riscoprivamo umani maggiormente nel rispetto reciproco e nelle piccole gesta di solidarietà che scaldavano gli animi.

    Il sole era ormai alto nel cielo quando i primi segnali della presenza nemica iniziarono a riversarsi sui nostri schermi. Le immagini satellitari mostravano nuvole di polvere che si innalzavano, segno inequivocabile dell'avanzata dei cyborg verso le alture. Come un unico organismo, la Sala Strategica prese vita, ogni individuo diventava una cellula funzionale di un meccanismo preciso e affinato. In quel momento cominciai i miei preparativi raccogliendo dal mio armadietto impolverato il mio equipaggiamento.

    Ogni fibra di kevlar e ogni placca di metallo erano state forgiati specificamente per garantire la massima protezione e agilità sul campo di battaglia. Il peso dell'equipaggiamento sembrava sparire man mano che la sua familiarità tornava a farsi sentire sul mio corpo, come un'estensione naturale di me stesso. Verificai ogni fibbia e velcro, accertandomi che nulla potesse ostacolare i miei movimenti o tradire la mia posizione con un riflesso indesiderato. Dopo essermi assicurato che ogni elemento fosse al proprio posto, alzai lo sguardo verso il grande orologio che scandiva il tempo rimanente prima dell'assalto.

    Tra poco avremmo lasciato la sicurezza del quartier generale per abbracciare l'incertezza del deserto: terra di estreme condizioni e bellezza spartana, che testimonia la resilienza di coloro che vi abitano e si oppongono agli invasori meccanici. Nei miei pensieri si rafforzò la consapevolezza che nonostante la tecnologia avanzata e la strategia sofisticata, alla fine saremmo stati noi - esseri di carne e spirito - a sfidare l'implacabile marea d'acciaio nemica.

    All'improvviso, un segnale acustico si diffonde nell'aria: l'avanzata nemica era ora a poche miglia dalle nostre posizioni. Un brusio sottile si levò nella sala, come se tutti avessero trattenuto il fiato contemporaneamente. Gli sguardi si incrociarono, vi erano determinazione e tacito assenso nel procedere secondo il piano stabilito.

    Con un gesto conciso del capo, Ebizo mi diede il suo inconfondibile buona fortuna. Mi avviai verso la piattaforma di teletrasporto. Mentre mi posizionavo sulla piattaforma, i lumi intermittenti di essa iniziarono a pulsare più rapidamente, annunciano l'inizio del processo. Pochi istanti dopo, quella luce si dissolse tanto rapidamente quanto era apparsa, lasciandoci alle prese con la realtà del campo di battaglia.

    L'aria era sazia di grana sottile, un velo di terra che il vento disperdeva con indifferenza. Davanti a me, il deserto si dispiegava in un'immensità che sfidava l'occhio e la mente. Il cambiamento di scenario era brusco: se prima ero circondato dall'intenso fervore della Sala Strategica, ora mi trovavo nel mezzo del nulla assoluto. Le alture di cui parlavano le mappe erano intorno a noi, io e Whisky ci trovavamo in una valle stretta tra le montagne rocciose.

    Note finali per i mod/master:
    -Per quanto riguarda il bambino che la pg dovrebbe avere in grembo, il pg non ha intenzione di tenerlo e nella prossima lpq con Yama/Lif chiedero` al medico l'aborto
    -Ho parlato con Yama per quanto riguarda i riferimenti ai suoi pg/png




    Edited by Tenshi-1 - 9/3/2024, 16:21
     
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