Bad Dreams

P.Q. Yurei Henge

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  1. Tenshi-1
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    Chapter IX

    Yurei Henge

    [Commodoro]



    Scheda - Scheda Narrativa - Parlato - Pensato - Azione

    Bassifondi di Barbakos


    Quella notte, il legno scricchiolante e gli sguardi fumosi della taverna ci accolsero con una quiete insolita. La donna era lì, aspettando solitaria al bancone con la stessa postura sicura e impenetrabile. Ci sedemmo a un tavolo vicino, osservando. Quando i nostri occhi si incrociarono, poche parole bastarono per farla avvicinare; lei capì il motivo della nostra visita e si unii a noi.

    La donna iniziò a parlare con una voce che portava un enorme peso, il suo sguardo posato su ciascuna di noi come a sfondare le nostre difese più profonde. Ci raccontò di come aveva conosciuto Frank anni addietro quando ancora non aveva conosciuto la sua attuale ciurma. Per lei era un semplice conoscente, nessuno di importante, ma un buon ascoltatore.

    Si fermò un momento, guardandoci intensamente, quasi potesse vedere il riflesso delle storie di Frank nei nostri occhi. Con gratitudine, la ringraziai del servizio che aveva prestato al nostro Frank, tenendogli compagnia per questi tempi duri. Inoltre, visto lo stato pietoso in cui riversavano le ragazze facenti parte della ciurma, le chiesi un ultimo grande favore.

    Chiedemmo alla donna se fosse stata disposta ad aiutarci ancora una volta, ad offrire conforto e cure alle menti e ai corpi logorati delle nostre compagne. La sua risposta non si lasciò attendere: un cenno di capo e uno sguardo deciso furono segni indiscutibili del suo assenso.

    - Prima pero` devo chiedere alla mia capitana se posso ospitarvi nella sua nave, li` ho tutte le mie erbe e i miei medicinali -

    In attesa della risposta della capitana, ci dedicammo ad ascoltare la donna che iniziò a parlarci delle proprietà curative delle sue erbe, con una conoscenza così profonda e dettagliata che era impossibile non restare affascinati. Parlava di radici capaci di togliere il dolore, di foglie che sapevano calmare la mente, e di unguenti preparati seguendo gli antichi insegnamenti dei mare navigati. Le storie narrate dalla donna creavano un ponte tra il vasto mondo dei rimedi naturali e le sofferenze delle nostre compagne, portando rimedio ai loro cuori feriti.

    [...]



    Quando finalmente arrivò l'approvazione della capitana, la donna ci porto` pero` anche cattive notizie.

    - La mia capitana, cosi` come il resto della ciurma, e` molto diffidente verso voi che fate parte dell'OSU. Ha accettato di far salire per il momento solo le persone piu` gravi tra le vostre fila e solo quelli che non fanno parte dell'organizzazione. Inoltre per il momento vuole tenere segreto il suo nome e ha alcune regole per chi salira` sulla nave -

    La notizia fu un duro colpo, ma allo stesso tempo una speranza per quelle tra noi che soffrivano di mali più severi. Non era il momento per orgoglio o per dispute tra ciurme e OSU: era il momento di mettere da parte le differenze per il bene dei nostri compagni. Accettai le condizioni poste senza obiezione, convinta che quello fosse l'unico modo per aiutarle. In quei momenti, post rapimento, la mia fiducia su come l'OSU le avrebbe trattate stava vacillando.

    Mentre attendevamo l'arrivo del piccolo scafo che avrebbe trasportato i membri più debilitati della ciurma alla nave pirata, il silenzio tra di noi era palpabile. Eravamo sospese in una sorta di rassegnata speranza, consapevoli che ogni possibilità di cura e conforto era un dono inatteso in questi mari. Una volta che le prime furono portate via, gli sguardi di chi restava erano misti tra l'invidia per non essere stati scelti e un senso di sollievo per il destino toccato alle amiche.

    I giorni seguirono con una routine imposta dal desiderio di mantenere uno spirito coeso tra la ciurma. Sulla terraferma, continuammo a frequentare la taverna sperando in aggiornamenti sulle condizioni dei compagni. E come sempre accade quando si è costretti a una convivenza forzata in attesa, il tempo sembrava stirarsi fino all'infinito.

    Le serate in taverna si tingevano di ansietà e attesa; erano un rimedio temporaneo all'incertezza dei nostri destini. Ma fu durante una di queste notti che una figura familiare varcò la soglia della taverna, portando con sé il profumo salmastro del mare e un'aria di mistero: era Frank.

    Si avvicinò direttamente a me, scambiando brevi sguardi con il resto della squadra, prima di sedersi per raccontarci qualcosa. Frank aveva l'aria di chi porta notizie che cambiano le carte in tavola, la stessa espressione che avevo imparato a conoscere nel corso delle nostra convivenza.
    C'era una solennità sotto il suo sguardo avventurosamente leggero, e nonostante fossi ancora inquieta per il destino delle nostre compagne, non potei fare a meno di sentirmi leggermente rassicurata dalla sua presenza.

    - La ciurma sta meglio, le erbe e gli unguenti della nostra anonima benefattrice hanno avuto effetto sorprendente e veloce. -

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    Le sue parole alleviarono il peso sulla mia anima consapevole del fatto che anche Frank, come noi, fosse intriso dello stesso spirito di mare che ci rendeva una famiglia. Con un sorriso faticoso ma genuino, ascoltai quello che ancora doveva dirci.
     
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