Yamanaka Satoshi

Studente Konoha

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    Konoha's Ninja
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    Offline

    RF9mJRZ

    SatoshiNome
    YamanakaCognome
    15Età
    KonohaVillaggio
    StudenteGrado

    h3Gw25RArte segretaClan Yamanaka
    Taglia0
    Data di nascita7/12/09

    CUgyAcw
    Credo di essere di una statura poco sopra la media, non sono troppo alto, arrivo al metro e ottanta ma questo mi basta per essere al di sopra di buona parte dei miei coetanei. Ho la pelle molto chiara, dicono che io abbia preso il colorito di mia madre ed effettivamente da qualche foto sembra essere così, la restante parte dei colori del mio viso invece vengono direttamente da mio padre, capelli corvini, occhi scuri, non il tipico Yamanaka. Il mio vestiario può cambiare molto spesso, ma di solito prediligo contrasti tra chiaro e scuro, e puntualmente ogni capo mi calza come se fosse di qualche taglia più grande, la mia altezza non combacia con la mia “larghezza” per quanto mi sforzi di mangiare. Da piccolo ero molto debole di costituzione, dovevo spesso restare a letto in compagnia di trapunte e lenzuola che mi tenessero al caldo, mi facevano sentire molto protetto vero, ma mi trasmettevano anche una malinconia che non sono ancora riuscito a decifrare. Non ho mai saputo cosa fosse la fame, non perché fossimo una famiglia particolarmente agiata, eravamo in troppi per vivere nel lusso, e poi questo sarebbe un motivo quantomeno banale… fondamentalmente non ho mai provato una sensazione che mi facesse pensare di “avere la pancia vuota”. Soprattutto da bambino, tornando dall’accademia, venivo rimpinzato semplicemente perché non avevo il “coraggio” di dire no. Ho sempre pensato ai pasti come a dei riti, tutto lo svolgevano, tutti alla stessa ora e si comportavano come fosse il momento più importante della giornata. Quando chiesi “perché bisogna lavorare e guadagnare?” con la curiosità propria di ogni bambino, mi fu appunto risposto che “se non si mangia, si muore e per questo bisogna lavorare, per poter mangiare”, inutile dire che quelle parole venivano percepite da me come un sinistro monito e tuttora mi lasciano con un senso di incompletezza, di inquietudine, nulla mi sembrava più incomprensibile e più terrificante di queste banali affermazioni.
    Capire la natura umana è difficile, non riesco a capire la mia, non la trovo interessante forse, ma posso sforzarmi anche se come risultato non capisco il comportamento di tutti gli altri, sembra che io non abbia un concetto di felicità che concordi con quelli di qualcun altro in questo mondo, la cosa mi angoscia tanto da perseguitarmi la notte, facendomi girare tra le lenzuola, a volte mi sembra di non addormentarmi finché il mio corpo non sia abbastanza sfinito da avere il bisogno fisico di riposare. Ricordo che anche da molto piccolo mi accadeva e che mia madre mi faceva compagnia, non ricordo nulla di quei discorsi e se provo a sforzarmi, cresce una sensazione di vuoto nel mio petto, che mi affligge. Sarà un’impressione ma penso di essere stato colpito da sventure tali che se solamente una di queste fosse capitata ad un qualsiasi mio conoscente, sarebbe bastata a fare di lui un assassino. Forse esagero, anche perché non ho la più pallida idea di cosa possa procurare dolore agli altri, e in che modo possa farlo. Il dolore fisico lo posso comprendere, quindi penso che i problemi “pratici” siano i mali peggiori, almeno per loro. E forse per questa gente, le mie sventure, le mie domande, i miei tormenti “scompaiono” dinanzi ad una mancanza di cibo o ad un dolore fisico… malgrado tutto questo nessuno di loro impazzisce, no, continuano ad interessarsi di problemi come la politica o altri riempitivi, ad avere aspettative riguardo la loro sopravvivenza, forse perché la loro sofferenza non è genuina? Sono diventati talmente ciechi da non mettere mai in dubbio la certezza di vivere in modo sensato? Devo accettare che la maggior parte delle persone siano tutte così, che questo è il massimo che si possa ottenere?
    Mi chiedo costantemente a cosa pensino quando li vedo sorridenti camminare per strada o quando li vedo litigare su vari argomenti. Da piccolo ero convinto che la gente vivesse quindi solo per mangiare, poi sono subentrati i soldi, poi interessi ulteriori, ed io sono rimasto solo a causa di uno di questi interessi? Cosa li ha spinti ad andarsene lasciandomi qui? Più ci rifletto e più mi confondo, so solo che mi sento diverso da chiunque, sempre in preda alle mie ansie e ai miei terrori.
    Ho iniziato a documentarmi sulle persone e sento che questa sia la strada da seguire, ho iniziato a studiare per diventare un ninja, per capire cosa ci sia di così importante da spingerli a sparire da un giorno all’altro, durante una missione, hanno tradito il villaggio o gli è stato impossibile tornare. Voglio aumentare le mie conoscenze, voglio comprendere la natura umana, voglio capire cosa spinge gli altri ad essere in questo modo e cosa mi porta ad essere così. Il mondo è strano, più conoscenze acquisisci, più le domande aumentano, ma se esiste una verità, la scoprirò!


    bXyZUxJ
    Non vorrei ripetermi troppo, ho già parlato abbastanza di me. Posso dire che sento che la mia vita sia "iniziata" a sei anni, non ho molti ricordi precedenti, o meglio, ricordo delle immagini, senza suoni. Ricordo vagamente i miei genitori, il loro affetto ma anche la loro durezza. Ricordo nitidamente che nel caso uno di loro mi rimproverasse, io non sognavo nemmeno di difendermi, per me le loro parole erano la sola ed unica voce della verità, un qualcosa di scolpito nella realtà fin dalla notte dei tempi. È forse quella certezza che cerco ancora?
    Loro sono spariti nel nulla durante una missione, da ciò che so nessuno ha riportato la loro morte, sono solo stati considerati dispersi, qualcuno è arrivato a dire che avessero tradito il villaggio perché ancora fedeli alle idee di muno strano culto, altri semplicemente hanno detto che il disonore del fallimento della missione era troppo grande per essere sopportato. Può un fardello essere più importante di un figlio?
    Non lo so. Così da quel giorno ho vissuto con gli altri miei parenti, una famiglia unita e banale, hanno scelto una via più pacifica, portando avanti un negozio di fiori come da tradizione secolare. Ma io non potevo arrendermi ad una vita del genere senza trovare le risposte che cercavo, così, anche se in ritardo rispetto alla media, presi la scelta di iscrivermi all'accademia ninja di Konoha, la ricerca della verità era diventata la mia priorità, la verità sui miei genitori, sulla natura umana, sui miei problemi.
     
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