[PQ] Tecniche di combattimento, Lezione I.II - Corsa a Ostacoli

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    Prima parte

    Una volta formati i nove team da tre elementi, l'insegnante concesse loro del tempo per riunirsi e pianificare una o più strategie per affrontare al meglio la gara: pianificare non avendo idea di cosa avrebbero affrontato non era certo un compito semplice sebbene - e questo i giovani ancora non potevano saperlo - ciò costituisse un elemento ricorrente nel mestiere per cui stavano studiando e si stavano addestrando duramente.
    Per quanto la raccolta di informazioni e l'intelligence potesse essere sviluppata e capace di reperire e rubare informazioni al nemico, difficilmente queste erano complete lasciando dei margini di errore più o meno importanti ed era proprio in quello che si misurava l'ingegno, il talento, l'estrosità e la versatilità de militare di turno: costretto ad affrontare l'ignoto, i migliori risultavano quelli che erano in grado di reagire prontamente allo scenario imprevisto scegliendo il comportamento più consono atto a ottenere comunque il proprio risultato e a concludere la missione col successo.
    I ragazzi non avevano idea, se non i più intelligenti e perspicaci, che la corsa a ostacoli era volta ad allenare e a giudicare anche quell'aspetto oltre che alle loro capacità atletiche.

    Akame, tu cosa sai fare?

    La domanda di Eijiro la trafisse come un colpo di spada o come il proietti di un'arma da fuoco, lasciandola sorpresa e sbigottita, incapace di respirare o di reagire giusto per quell'istante che precede l'emorragia e il dolore.
    Il Sensei si aggirava tra i vari gruppi valutando silenziosamente le loro conversazioni e prendendo appunti sul suo blocco: i tre, come del resto la maggior parte degli alunni, avevano centrato il primo punto importante dell'esercitazione ovvero quello di condividere le loro capacità in modo da poter formulare una bozza di strategia.

    Ehm... io non so fare tante cose.. sono atleticO e veloce, mi alleno moltA...

    Alla voce timida e sgrammaticata di lei seguì quella di Denki - il ragazzo biondo con la strana mesh scura - che ridendo aveva confessato di non essere proprio uno sportivo ma di cavarsela bene con il Chakra, di riuscire a controllarlo e negli ultimi tempi anche a renderlo elettrico.
    Akame lo guardò stupito, rimanendo poi a bocca aperta quando lui evocò una piccola scintilla dalle dita disposta a mo' di pistola. Per lei il concetto di Chakra era relativamente nuovo, costituiva uno di quei tanti echi del passato, quei concetti o sensazioni familiari che però non riusciva bene a mettere a fuoco. Le avevano reintrodotto quel concetto da poco e da allorasi era esercitata a richiamarlo e a "sentirlo" dentro di sé con risultati assai modesti.

    Il tempo delle strategie è finito. Alla linea di partenza troverete il vostro equipaggiamento, da dividere come preferite nella squadra. Tra 15 minuti si comincia!

    [...]

    L'esplosione della sfera di fuoco nel cielo sancì l'inizio della corsa: compatte e in formazione, tutte le squadre sprintarono lungo l'unica via possibile, un sentiero sufficientemente largo da permettere a tutti gli elementi di correre affiancati senza disturbarsi o intralciarsi in nessun modo, anche se qualche elemento aveva già dato inizio alle danze accennando uno scontro fisico. Il team di Akame si muoveva svelto con la giovane, la più veloce, da apri pista: agilmente il trio evitava qualsiasi contatto prematuro con gli avversari e correva tra le irregolarità della pavimentazione fino a tuffarsi nel cuore di una foresta, scomparendo alla vista poiché celati dall'oscurità della vegetazione.

    Uno dopo l'altro, tutti i team varcarono l'entrata di quel buco nero facendo perdere le proprie tracce. La vegetazione era talmente fitta che risultava difficile vedere dove fossero le squadre avversarie e come si comportassero con i rispettivi ostacoli, ordinatamente dislocati sui rispettivi sentieri percorsi dagli studenti: come per quanto affrontato poco prima, sembrava che tutte le prove architettate in quel campo d'addestramento fossero volte a testare le capacità fisiche degli esaminandi. Il loro cammino era infatti già stato vanamente interrotto da muri di roccia da scalare, ponti instabili da superare e crepacci e burroni da saltare: forza, agilità e temerarietà, queste erano le abilità richieste per superare velocemente l'impedimento senza esserne oltremodo rallentati.
    Eijiro si distinse ben presto come leader del gruppo, sia per le sue eccelse qualità fisiche, ma soprattutto per il suo carisma e la sua abnegazione verso i propri compagni che sovente aiutava ad ogni scoglio.

    I tre abbandonarono momentaneamente la foresta per introdursi in una angusta galleria scavata in quella che sembrava essere una montagna in miniatura, uno dei tanti elementi inseriti dall'architetto di turno per soddisfare il desiderio del committente di rendere il luogo quanto più variegato ed eterogeneo possibile. Nella quasi completa oscurità, se non per i raggi solari che filtravano dai due estremi del tunnel e per qualche candela disposta all'interno, il trio avanzava lesto in modo da lasciarsi alle spalle quel luogo claustofobico.

    Stiamo andando alla grande... pare che il sentiero sia libero, allunghiamo il passo... Ehi, che cos'è questo rumore?

    La voce ansimante e sorpresa del rosso venne coperta da un brusio crescente fino a diventare talmente forte da essere assordante; vibrazioni dapprima leggere e impercettibili e poi tali da far tremare il suolo, le pareti e il soffitto costrinsero loro a fermarsi e a cercare la causa di tale evento: a pochi passi dall'uscita e a qualche metro dalla libertà, una leggera deflagrazione fece crollare dei piccoli detriti e poi un grosso masso tale da bloccare la via di fuga dei tre che improvvisamente si ritrovarono imprigionati da quel disastro naturale.

    Ahh, stare tuttO bene? CHI è successo? Eijiro, che facciamo ora?

    La voce allarmata della ragazza si tranquillizzò una volta sinceratasi che gli altri due erano rimasti illesi dal crollo, con testa e abiti ricoperti di polvere che maldestramente si stavano scuotendo via di dosso. Lei e Denki si avvicinarono al cumulo di macerie: una pira di rocce di irregolari era impilata disordinatamente l'una sull'altra, l'altezza del cumulo cresceva progressivamente fino a chiudere completamente il passaggio verso l'esterno, di cui si poteva scorgere solamente la luce che filtrava tra gli incastri rocciosi. I due cominciarono a spostare delle pietre ai loro piedi, "scavando" una sorta di passaggio fino a raggiungere l'elemento centrale e nevralgico di quel muro, ovvero un masso imponente, più alto dei due ragazzini e chissà quanto profondo. I due poggiarono le mani sulla fredda roccia dalla superficie terrosa, ricordo del luogo da cui era stata sottratta contro la sua volontà, quindi cominciarono a spingere con tutte le loro forze, non riuscendo a ottenere nulla se non mostrare la propria mancanza di forza e vigore.

    Ahh niente da fare, non si sposta nemmeno di un millimetro. Ci conviene tornare indietro, allungheremo un po' e perderemo un po' di tempo, ma non vedo altre soluzioni... Forza Eijiro... Eijiro?

    Denki propose il piano, ma il ragazzo dai capelli rossi non sembrava stargli prestando molta attenzione, lo sguardo era fisso sul masso ed era talmente intenso che sembrava potesse mandarlo in frantumi da un momento all'altro. Come in uno stato di trance, il ragazzo si avvicinò lentamente al suo obiettivo, tirandosi su le maniche della tuta fino al gomito. Per un istante ad Akame parve di percepire la sua aura, la sua energia.

    Tornare indietro non è un'opzione... Ci penso io...

    Poggiò le mani sulla roccia, piegò lievemente le ginocchia e, una volta assunta una posizione congrua, flesse ogni singola fibra del proprio corpo che rispose allo stimolo contrandosi spasmodicamente: i ventri muscolari del suo corpo guizzarono sotto la pelle tendendola quasi a volerla lacerare, grosse vene si palesarono in trasparenza al di sotto della cute rosea, che per lo sforzo stava assumendo delle tonalità più accese, il volto stava divenendo lentamente paonazzo e in tinta con il colore dei suoi capelli e dalla fronte cominciarono a trasudare piccole gocce d'acqua. Teso come una corda di violino, Eijiro stava sprigionando una forza sontuosa sebbene ancora non avesse ottenuto alcun risultato. Facendo appello a tutto il suo spirito richiamandolo con un urlo selvaggio, lo studente spinse ancora più forte sopraffacendo la stasi del blocco granitico.

    Ahhhhhhhhhh

    E' noto che il primo strappo è quello più faticoso: facendo gioco sui suoi possenti quadricipiti e glutei, centimetro dopo centimetro, Eijiro riuscì nell'impresa che sembrava impossibile traslando l'ostacolo quel poco che bastava per farlo rotolare verso il lato del sentiero aiutato dalla gravità e dalla leggera pendenza che i detriti più piccoli avevano creato. La luce del sole inondò la figura ansimante dell' "eroe" vittorioso, alle sue spalle Akame e Denki non poterono fare altro che ammirare la sua silhouette scura poiché in controluce, effetto che la rendeva ancora più imponente, addirittura epica.

    Anf, anf... Mai indietro.. anf... eheh solo avanti!


    vorrei usare questa pq per lo sblocco dell’innata se possibile: al momento non ho ancora l’esperienza sufficiente ma tra la pq in attesa di valutazione, l’achi per la prima pq e la valutazione di questa arrivo a un totale sufficiente per sbloccare il I livello
    (Ah e se il mio scontro finisce prima di questa pq sono abbondantemente sopra).


    Edited by ¬Dan - 18/2/2024, 23:14
     
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    Il masso rotolò rumorosamente, facendo scricchiolare e sobbalzare i detriti più piccoli sfortunatamente capitati sul suo cammino, fermandosi nella sua breve e lenta corsa qualche metro più avanti al lato del sentiero. Sembrava quasi una pietra memoriale o una di quelle antiche pietre runiche dove si celebravano, per così dire, i sacrifici umani per compiacere qualche dio e ottenere un clima favorevole o un buon raccolto. Motivi più che validi per sacrificare un figlio, almeno secondo i loro avi.

    Le mandibole di Denki e di Akame ebbero la stessa sorte dell'enorme masso. Dopo un iniziale movimento incerto, anch'esse finirono irrimediabilmente a terra, diventando troppo pesanti per contrastare lo stupore di quanto visto.

    Ma quanto sei forte?!

    La domanda di Denki, ovviamente, non necessitava di una risposta, e il diretto interessato non sarebbe stato capace di fornirne una esaustiva. Ripensando ai suoi allenamenti, forse sarebbe potuto risalire al carico massimale sollevato in determinati esercizi, ma erano movimenti tecnici e standardizzati che contribuivano a fortificare il fisico per eventi come quello, dove forma e abilità lasciavano spazio all'energia nella sua forma più grezza e primitiva, un movimento di pura forza senza grazia, il cui scopo era uno e uno soltanto: sottomettere e dominare l'ostacolo.

    I muscoli pulsavano sotto la pelle sudata, visibile dall'abbigliamento dello studente. Lo sforzo fisico aveva costretto i suoi muscoli a gonfiarsi, congestionandosi per l'iper-afflusso di sangue veicolato da grosse vene solitamente dormienti, ora turgide e appariscenti. Forse era solo un' impressione dettata dall'ammirazione, dall'eccitazione del momento o dal fascio di luce che aveva inondato l'uscita della grotta fino ad allora bloccata dall'enorme masso, ma agli occhi di Akame il suo compagno sembrava essere improvvisamente più massiccio, più imponente e dalle forme scultoree. La ragazza provò una strana e poco conosciuta sensazione allo stomaco, come un nodo che stringeva le sue viscere, che lottavano invano per liberarsi, e improvvisamente una vampata di calore tinse di rosso il suo volto illuminato dal sole.

    Akame, tutto bene?

    Ehm, sì... dai, sbrighiamoci!

    Con il volto chino, la ragazza sprintò in avanti, guadagnandosi l'uscita e gli sguardi perplessi dei due coetanei.

    [...]

    Il sentiero che stavano percorrendo offriva un'inaspettata tranquillità. A parte alcune scalate avventurose e dolci pendii, il trio non subì imboscate da parte delle altre squadre concorrenti. In più occasioni, durante pause per rifiatare e ristorarsi, discussero sulla direzione da prendere. Concordavano che era impossibile essersi persi, poiché la strada sotto i loro piedi non li aveva mai portati a un bivio o a un incrocio.

    - Dai, ammettilo... Ci siamo persi.

    Per l'ultima volta, ti dico di no! E' questa la strada giusta!

    Dai su Eijiro... Puoi ammetterlo. Non ti prenderemo in giro, né ti daremo la colpa quando arriveremo ultimi...


    Ehm, ragazzi! Questo sentiero porta a un lago!

    La voce incerta di Akame interruppe il litigio tra i due, i cui volti cercavano di mascherare risate distorte in innaturali smorfie. Mentre i due si punzecchiavano, la silenziosa Esule continuava a camminare, osservando l'ambiente circostante in cerca di dettagli paesaggistici che potessero indurla a credere che li celasse una strada alternativa mimetizzata appositamente per far perdere gli esaminandi.

    Il sentiero indicato da Akame piegava a destra, scendendo rapidamente fino a gettarsi in un lago azzurro cristallino, risplendente grazie al bagno solare in cui si trovava. Entusiasti, i tre percorsero la nuova via fino a una piccola spiaggia. Lo specchio d'acqua, dalla forma vagamente circolare, era circondato da alberi il cui tronco era rivestito da liane. Speroni di roccia si affacciavano dai versanti laterali come trampolini per i più impavidi, e tronchi abbattuti galleggiavano sulla superficie.

    Non c'erano imbarcazioni né ponti in legno o corda. Nuotare sembrava l'unica opzione, ma non era l'ideale, poiché avrebbero perso tempo e sarebbero diventati vulnerabili a possibili imboscate.

    Dall'altra parte del lago, la boscaglia lasciava spazio a una lingua di terra che emergendo dalle profondità marine continuava in un sentiero in terra battuta, la strada che avrebbero dovuto percorrere per raggiungere il traguardo. Eijiro spiegò il piano:

    - Dobbiamo trovare un modo per attraversare il lago! Nuotare è fuori discussione, saremmo bersagli troppo facili. Possiamo usare rocce e rami lungo la sponda laterale, e poi...

    Ma attraversarlo correndo sull'acqua... no?!


    E' impazzito?

    Akame strabuzzò gli occhi, incredula per l'assurdità della proposta di Denki. Immaginava si trattasse di una battuta o di uno scherzo, ma quella barriera linguistica la privava di ogni certezza quando doveva affrontare parole o concetti poco familiari. In questo mare di titubanza, aveva iniziato a utilizzare stratagemmi per non naufragare: il più semplice era restare in silenzio, attendere la reazione degli altri e allinearsi alla stessa in modo da mimetizzarsi nel contesto sociale.

    Pronta a mettere in pratica il suo piano camaleontico, fu spiazzata dal fatto che quella non sembrava essere una barzelletta e che il volto di nessuno dei due esprimeva divertimento o ilarità. Guardò Denki, i suoi occhi e il suo volto mostravano la solita noncuranza e leggerezza, come se non riuscisse a prendere sul serio tutto quello che diceva o faceva. Gli occhi di Eijiro erano abbassati, e la postura austera e possente di prima si era fatta improvvisamente più piccola, come a voler nascondere qualcosa. Lo sguardo della ragazza era vuoto, come quello di uno studente nel pallone durante un esame a cui non si è preparato bene.

    Denki... stai scherzando?! E' impossibile!

    Una delle poche frasi formalmente corrette della ragazza ma errate nel contenuto e nel significato. Senza dire altro, Denki poggiò un piede sulla superficie liquida, quindi sbilanciò tutto il suo peso su quel piede "fluttuante" per poter poggiare anche il secondo con la stessa naturalezza con cui aveva camminato sulla spiaggia poco prima. Per la seconda volta, la mandibola di lei toccò terra.

    Ma... ma come ci riesci? E'... straordinario! Io non sono capace...

    ... Nemmeno io...

    Anche la voce di Eijiro si fece più flebile, fiaccata dalla vergogna di quell'ammissione. La ragazza giunse alla conclusione che quella particolare tecnica fosse stata oggetto di lezione all'Accademia e che anche il ragazzo fulvo avrebbe dovuto essere in grado di farlo.

    Denki si passò le mani tra i capelli dorati, spostando la frangia all'indietro per darsi un tono, quindi scrollò le spalle e sbuffò, sottolineando al meglio delle sue possibilità l'importanza del ruolo che avrebbe dovuto rivestire.

    A quanto pare, mi tocca prendere di nuovo in mano la situazione... Io vado in avanscoperta attraversando il lago correndo. Arrivato sulla costa opposta, cerco di capire come proseguire. Voi, nel frattempo, fate il giro più largo sfruttando quei detriti e quelle rocce per arrivare dall'altra parte. Non fatemi aspettare troppo! Adios!
     
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    Quello è proprio uno sciocco... Vai, Akame, sbrigati!

    I due osservarono Denki fare i suoi primi passi sulla superficie liquida e poi accelerare, iniziando a correre: le suole delle sue scarpe sfioravano il liquido che, quasi magicamente, sembrava solidificarsi al contatto, creando una sorta di "super-fluido" capace di legare istantaneamente le molecole che lo costituivano, dando ordine al caos, una struttura solida su cui il corridore poteva fare affidamento durante la sua traversata.
    Chiaramente, il responsabile di questa violazione delle leggi della fisica era il Chakra. Lo sguardo stupefatto della studentessa rivelava la sua ignoranza riguardo a quell'energia presente in tutti gli esseri viventi, che i Ninja usavano come loro alleato, permettendo loro di compiere gesta sovrumane, a volte difficili da immaginare, soprattutto per i novizi.

    La coppia svoltò a sinistra, iniziando a saltare, arrampicarsi e aggrapparsi a ogni sporgenza o supporto naturale che potessero trovare: speroni o incavi nella roccia, liane o rami di alberi che si affacciavano sull'acqua, o detriti galleggianti come tronchi o massi che sporgevano dalla superficie.
    La natura accidentata del percorso non permetteva loro di avanzare rapidamente, a differenza del ragazzo biondo che aveva quasi raggiunto metà del percorso: Akame si trovava a suo agio in quella corsa ad ostacoli, leggera volteggiava da un supporto all'altro aprendo la strada al più goffo Eijiro, che doveva riflettere un po' più a lungo prima di abbandonare il proprio punto d'appoggio per passare al successivo.

    Stai andando bene! Segui I MIEI passi...

    La giovane prese la rincorsa con due passi corti e rapidi, saltando e aggrappandosi a una sporgenza rocciosa: piegando le gambe e facendo perno sui piedi, si slanciò in avanti per afferrare con i polpastrelli una concavità nella pietra larga solamente una decina di centimetri, appena sufficiente per ancorarvi le dita della mano. Da lì si protese verso l'alto per afferrare quella che sembrava essere una radice che correva longitudinalmente lungo lo strapiombo, impennandosi lievemente e conducendo i due alla sua sommità, dove poterono ricominciare a correre.

    Anf, anf... Accidenti, sei agile, non riesco a seguirti... Senza di te, sarei ancora al primo gruppo di rocce! Ehi, guarda, non siamo soli...

    La breve sosta dei due venne prontamente interrotta dall'immagine lontana ma chiara di due figure che sulla costa opposta si stavano facendo largo tra le avversità e le tortuosità della natura, mentre il terzo elemento, una ragazza, proprio come Denki, aveva scelto la via più rapida attraversando l'ostacolo acquatico nel modo più consono per una Kunoichi.
    Come se riflesse in uno specchio, la cui superficie intersecava ortogonalmente quella del lago, i sei studenti affrontavano la corsa con una sincronia e un equilibrio perfetto che sembrava irrealistico: ogni salto di uno era corrisposto da quello dell'altro, uno sprintava e l'avversario sulla sponda opposta non tardava a imitarlo, la giovane scivolava per passare sotto un tronco abbattuto e subito l'altro emulava il movimento.
    La situazione era paradossale. Quante erano le probabilità che i percorsi presentassero la stessa morfologia? Certamente, quell'area era stata costruita appositamente dagli architetti del Suono per testare specifiche abilità fisiche, ma non era certo verosimile che le intemperie avessero plasmato quel luogo esattamente allo stesso modo.
    Presi dal nervosismo, il primo a cedere fu ovviamente Denki, che, vedendo la sua compagna di classe viaggiare alla stessa velocità in una situazione di perpetua parità, cominciò ad attaccarla, scagliandole contro le armi a sua disposizione: gli shuriken dalla lama smussata viaggiavano secondo traiettorie semplici e rapide, trovando a metà strada altrettante armi in volo seguendo direzioni speculari, il secco suono del cozzare del metallo annunciava il fallimento dell'offensiva.
    Mentre le stellette cadevano in acqua, sprofondando fino al fondale per essere lì dimenticate, un altro arsenale veniva confusionariamente scagliato contro quel mimo capace di riprodurre in tutto e per tutto i suoi movimenti.

    Eijiro?

    Con la coda dell'occhio, Akame scorse il suo compagno arrestarsi mentre lei, rallentando il passo e voltando la testa, procedeva spedita verso la loro metà, oramai a portata di mano.
    Il compagno non solo aveva deciso inspiegabilmente di sabotare la loro gara, ma cominciò anche a muoversi in modo strano, alzando prima un braccio, poi l'altro, eseguendo infine un backflip all'indietro: il suo sguardo era fisso sulla sua "ombra" dall'altra parte della costa, figura che aveva scimmiottato tutti e tre i suoi movimenti, rendendo la scena sempre più goffa e imbarazzante.
    Poi l'illuminazione.

    DENJII!! Non attaccare, è tutta un'illusione! CORRI E BASTA!!

    Un'illusione?... Ma non dovevamo solo correre?!?

    L'epifania del "caposquadra" illuminò le menti degli altri due, uno emotivamente troppo volubile per fare caso a certi dettagli e l'altra ignorante in tutto ciò che riguardava le arti dei Ninja, se non il combattimento corpo a corpo, per quello che aveva appreso in maniera autodidatta.
    Ma ora che la loro attenzione era stata richiamata all'ordine, i due individuarono vari elementi che stonavano con la realtà: lo specchio d'acqua aveva perso la sua forma circolare per divenire una sorta di imbuto nella sua porzione finale, a uno sguardo più attento le tre figure che erano apparse a metà del loro cammino improvvisamente mutarono il loro aspetto, riflettendo solo l'immagine dei tre studenti, evidentemente caduti in una trappola illusoria, un Genjutsu-specchio con l'obiettivo di farli innervosire, rallentare la loro corsa e, nel peggiore degli scenari, farli ingaggiare in un combattimento impossibile da vincere o da portare a termine.

    DENKI!

    Un attimo di distrazione, non bastava molto per morire in una battaglia tra Shinobi.
    O almeno, questo era ciò che i loro Sensei ripetevano continuamente, in ogni situazione, fino allo sfinimento: repetita iuvant, dicevano i saggi. Forse la speranza era quella di instillare nel subconscio degli allievi quel concetto fondamentale in modo che il corpo rispondesse automaticamente in caso di pericolo.
    Due kunai fendevano l'aria, creando un sinistro rumore sibillino, su traiettorie lineari e parallele quasi raggiungendo il loro obiettivo, ma la lezione sembrava non essere stata appresa, vista la mancata reazione di difesa: due shuriken provenienti dalla sua sinistra deviarono i due pugnali, sufficientemente da sfiorare il suo torso senza causargli alcun danno.
    Il gesto provvidenziale di Akame salvò l'alleato da due brutte contusioni - i kunai avevano la punta smussata, difficilmente avrebbero potuto tagliare o lacerare - e questi cominciò a ringraziarla, sventolando le mani al cielo per attirare la sua attenzione.
    I prematuri festeggiamenti terminarono in fretta, infatti non appena il team si riunì sulla spiaggia terrosa, tre agili sagome emersero dalle chiome di un albero alla loro destra, balzando in avanti e distanziandoli di una buona decina di metri: ben diverse dalle copie illusorie di prima, la squadra avversaria aveva approfittato della loro esitazione per superarli e avvicinarsi al traguardo situato a 300 metri di distanza.
    Il trio cominciò l'inseguimento, Akame in testa alla formazione seguita dagli altri due che faticavano a starle dietro ma che, alimentati dall'orgoglio, non avrebbero mai ceduto per arrendersi così vicino al successo.
    I secondi si susseguivano lentamente, le falcate erano sempre più rapide, gocce di sudore imperlavano i loro volti prima di cadere a terra e mischiarsi alla sporcizia: gli "inseguitori" stavano lentamente recuperando il gruppetto in fuga, riducendo il distacco guadagnato all'inizio, facendo loro vacillare la sicurezza della vittoria.
    Come una squadra ben rodata, i due gregari rallentarono il passo per poi invertire direzione e puntare il terzetto al fine di rallentarlo e bloccarlo.

    Akame! Vai avanti, qui ci pensiamo io e Denki!

    Ma...

    Niente ma! Sei la più veloce... vinci!

    La ragazza evitò un placcaggio scartando di lato, quindi invocò tutte le sue energie per raggiungere il velocista avversario, uno degli studenti più veloci della classe secondo i testi fisici eseguiti poco prima. Ma lei non era da meno, la fiducia dei due era benzina per le sue gambe che non sembravano voler smettere di accelerare, una macchina che presto sarebbe andata fuori giri, ma non prima di aver tagliato il traguardo per prima.
    I due contendenti si trovavano l'uno accanto all'altro, speronandosi e spintonandosi per cercare di mandare il rivale fuori pista e assicurarsi la vittoria: le gambe cominciavano a farle male, i muscoli si contraevano non più in maniera armonica per generare forza e perpetrare il suo gesto atletico, ma generando crampi, inni di protesta contro quell'abuso e sfruttamento; le articolazioni cominciavano a infiammarsi e a inviare segnali di allarme e dolore, più in alto l'addome cominciava a essere in debito e a non riuscire più a ripagare quegli strozzini in cerca di glicogeno e a smaltire tutte quelle scorie tossiche in maniera sana ed ecologica.
    Il sistema "Akame" stava per collassare.

    Non pensare di rallentare! Loro contano su di me... corri, corri.... CORRI!

    50 metri.
    Delle "fiamme" divamparono dal ventre di lei, avvolgendola completamente, come una sorta di abito, un'armatura: dapprima le gambe, poi il torso e infine le braccia, in un istante tutto il suo corpo era ricoperto di un'aura biancastra, come se tutta l'energia spesa in quel folle scatto non venisse dissipata, ma restasse vincolata a lei, rigenerandosi e potendo essere riutilizzata immediatamente e in maniera più efficiente.
    Come sotto l'effetto di una sostanza stimolante, le sue gambe cominciarono ad avanzare più velocemente, falcate più ampie e più frequenti, le braccia accompagnavano il movimento con tale forza che avrebbero potuto generare del movimento solo loro.
    20 metri.
    10 metri.
    La situazione di stallo non sembrava essere ancora risolta, i due contendenti si contendevano ferocemente la prima posizione.
    5 metri. Qualche passo. Una singola falcata.
    Una cometa bianca e un fischio decretarono la fine della corsa a ostacoli.


    continua.
    Ditemi se vi aggrada per lo sblocco dell'innata
     
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