[D] Pulizie d'inverno

per Dan, Shane e roxas

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    Bacheca di Oto

    Signori shinobi,
    Qui il pastore Nagami. Una delle mie pecore si è persa proprio vicino alle paludi. Il cane-pastore Argo è partito in suo soccorso ma non ha più fatto ritorno. Vi prego di aiutarmi a ritrovarli, prima che sia troppo tardi. Mi trovate nella mia umile dimora: un vecchio casolare in legno, poco fuori la porta Est del villaggio. Lo riconoscerete dalla decina di pecore che brucano nel recinto adiacente.

    Almeno 3 giri di post. A voi!
     
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    ~Pulizie d'inverno

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    È ingiusto... No, non sono d'accordo!

    Non è questione di essere d'accordo o meno, e sinceramente non mi interessa molto la tua opinione. Questi sono gli ordini del Kage e devono essere rispettati...


    Il Sensei emise un sospiro di stanchezza, consapevole che il messaggio da comunicare ai suoi allievi avrebbe provocato proteste e lamentele. Non era noto per la sua pazienza, e non era raro che lasciasse i tre turbolenti Genin confusi e ancor più chiassosi, svanendo in una nuvola di fumo.

    Il quartetto si trovava nel solito luogo, un punto di ritrovo designato per le convocazioni del Jonin: all'ombra di un ciliegio in una piazza popolare del Villaggio di Oto. I tre giovani erano seduti su una panchina di legno che si affacciava su una terrazza, offrendo una vista panoramica sui quartieri periferici della città, sulle campagne e sulle risaie del Paese. Una veduta mozzafiato in giornate di cielo terso che consentiva di spaziare fino all'orizzonte.

    La discussione sembrava non avere fine, con uno dei contendenti che continuava ad incalzare mentre l'altro osservava severamente, senza rispondere alle provocazioni e senza concedere spazio alla conversazione.

    ... non insisto oltre: Otokage mi ha assegnato una missione, così come ad altri Jonin. Si tratta di un incarico di alto livello, non adatto al nostro Team date le vostre attuali competenze. Durante la mia assenza, svolgerete missioni ed esercitazioni con altri Genin e istruttori. Vedetela come un'opportunità per mettervi alla prova in situazioni al di fuori della vostra zona di comfort, o come vi pare, non mi interessa...

    L'uomo si inclinò in avanti staccandosi dal muretto su cui era appoggiato, avvicinandosi ai suoi studenti per consegnare loro i compiti. Fu bruscamente interrotto dalle appassionate proteste di Eijiro, che si era alzato cercando di far valere il suo punto di vista.

    Portaci con te, Sensei! Siamo pronti! Siamo il Team migliore del nostro anno, con valutazioni e numero di missioni completate che fanno invidia anche a gruppi più esperti di noi. Non saremo di intralcio!

    Ahahahah, pronti dici?! Ricordo che l'ultima volta che vi siete allenati sulla concentrazione del Chakra, sei quasi affogato, e no, non ricominciare, l'acqua non era mossa... E tu, Denki, hai bisogno di una pausa ogni dieci minuti perché ti manca il fiato. Ora, prima che perda completamente la pazienza, prendete i vostri incarichi e andate a lavorare. Vi convocherò qui una volta che avrò completato la mia missione. Hmf, pronti...


    L'immagine del Jonin si dissolse lentamente nell'aria, come se qualcuno cancellasse gradualmente lineamenti, colori e forme, fondendoli con il cielo azzurro, la pietra grigia e l'erba verde.

    Durante la breve riunione, Akame era rimasta in silenzio, ancora a disagio nel partecipare a discussioni di gruppo. Nonostante le sue capacità non impeccabili, era stata risparmiata dalle critiche dell'insegnante. Erano Eijiro e Denki i bersagli delle sue osservazioni.

    I tre aprirono i loro rotoli con le direttive per i prossimi giorni e si resero conto che i loro programmi erano completamente diversi, impedendo loro di incontrarsi per qualche giorno. Con una certa rammarico, i due ragazzi salutarono Akame e si diressero verso casa. Akame rimase lì, gli occhi fissi su un avviso riguardante un pastore e una pecora smarrita nella bacheca del Villaggio. Decise di partire immediatamente per risolvere il mistero intorno alla sparizione dell'animale.

    [...]

    La strada verso la propria destinazione non riservò grosse sorprese: lasciatasi le porte del Villaggio alle sue spalle, armata del suo ancora scarso equipaggiamento, riflesso della sua inesperienza, la ragazza prese il sentiero che piegava verso Nord-Est per raggiungere il posto designato.
    A sua memoria, non si era mai spinta ad esplorare quei territori di quella regione abitando dalla parte diametralmente opposta, ad ogni modo tutto le sembrava piuttosto familiare trattandosi ugualmente di paludi: odori colori e suoni costituivano la sua sola compagnia durante la marcia.
    Aveva sperato di incontrare qualche altro compagno di squadra durante il viaggio e il fato di non aver trovato nessuno l'aveva indotta a pensare che probabilmente era l'unica ad aver risposto alla chiamata d'aiuto del pastore.

    Yawn, che noia!

    Sbadigliò e si stiracchiò la schiena, cercando un punto sopraelevato per poter scrutare meglio la zona circostante alla ricerca della casa del committente: impegnata in quel ruolo di vedetta, la sua mente ritornò indietro di qualche mese riportando alla luce la sua prima missione, ovvero quella compiuta insieme ai due Genin della Foglia, - Asahi e Shota - e la soddisfazione derivante dal loro successo e di quanto quel gruppo, sebbene formatosi e scioltosi nel giro di una notte, avesse legato e si fosse divertito dandole la parvenza di essere una ragazza di 17 anni normale e non con un oscuro e tenebroso passato alle spalle.

    7...8..9 e 10 pecore! Quella deve essere la casa del pastore!

    La ragazza sottolineò le conclusioni del suo "wildlife watching" con notevole entusiasmo, non nascondendo la felicità di poter mettere un punto a quel cammino solitario e potersi mettersi alla prova alla ricerca dell'animale scomparso, compito che avrebbe fatto meglio a non sottovalutare visto il particolare tipo di territorio in cui avrebbe dovuto investigare, sede di molteplici nascondigli o luoghi in cui l'ovino avrebbe potuto essere accidentalmente finito e intrappolato senza riuscire a liberarsi.
    Strofinò e lucidò il corpo frontale con il tessuto della maglia, rendendolo luminoso grazie ai timidi raggi solari della giornata, quindi cominciò a correre verso la sua meta.

    Bussò alla porta con mano ferma, facendo vibrare le assi di legno che componevano la porta intonando tre lunghe e cupi note che leste si sparpagliarono in tutte le direzioni intorno alla casa, sufficientemente forti da destare alcune delle pecore pigramente indaffarate nella loro attività principale, ovvero mangiare. Cercava di darsi un tono autorevole, sperando che il pastore bisognoso non rimanesse deluso alla vista dell'esile ragazza fresca di Accademia.
    Ovviamente accadde quanto previsto.

    Ah... tu saresti uno dei Ninja che ho pagato? Andiamo bene... Avanti, entra... Mettiti pure comoda su quella sedia, aspetto ancora altri due "Shinobi"...

    Enfatizzò l'ultima parola con fare grettamente ironico, era evidente che l'uomo non fosse un accademico ma sopratutto la vita dura e semplice della campagna aveva reso l'uomo semplice, diretto e efficace, d'altronde non si fa della filosofia quando si deve zappare la terra o arare i campi, ma ci si sporca le mani e si porta a casa la giornata.

    Buongiorno, mi chiamo Akame, sono qui per ritrovare la sua pecora e il suo cane.. Ha detto che altre due persone hanno risposto all'annuncio e sono in arrivo?

    La domanda ricevette un grugnito - apparentemente un assenso - come risposta. La Genin sbattè le scarpe sul tappetino all'entrata cercando di non trascinare con se il tutto il fango delle paludi di Oto, quindi chiuse la porta dietro di sè, scorgendo come un altro ragazzo era oramai prossimo a raggiungere la proprietà. Il coprifronte non mentiva, doveva essere il secondo membro della squadra.


    Edited by ¬Dan - 16/3/2024, 22:10
     
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    Hey, Axel. You haven't forgotten? You made us a promise. That you'd always be there... to bring us back.

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    Le prime luci del mattino pian piano scacciarono la penombra notturna, rendendo più vivi i colori di camera di Lin. Uno spazio piccolo, rispetto all'enorme mansione che i genitori gli affidarono prima della partenza verso l'ennesima vacanza - ritiro spirituale come lo chiamavano loro. Provò ad aprire subito gli occhi ma le sue cornee non riuscirono ad abituarsi subito; un paio di stropicciate convinte coi palmi fecero da effetto placebo. Era da poco entrato nel gioco della disciplina, una settimana o giù di lì. Si era messo in testa di svegliarsi esattamente all'alba ogni giorno, per evitare la pigrizia che l'ha accompagnato per tutta la propria vita.

    Hmpf, almeno non fa freddo.

    Quella giornata sarebbe stata la prima vera nota sullo spartito della sua vita da ninja. Il giorno precedente scacciò via ogni sconforto post diploma. Si ricordò del sorriso gigantesco sulla faccia di Ori all'annuncio della sua prima e vera missione da Genin del Suono. La palpitazione del cuore di Lin sovrastava ogni pensiero, non riusciva a concentrarsi sulle piccole cose. Tutta la giornata era in funzione della riuscita di questa semplice comanda.

    [...]



    "Lin! Finalmente sono riuscito a trovarti un incarico! Ecco a te, penso che il contenuto spieghi tutto."

    M-ma questa l'hai strappata direttamente dalla bacheca o... mi stai dicendo che dovrò fare tutto questo lavoro da solo!?

    Ragazzo porta rispetto come prima cosa. E no, ci sono altri due avvisi affissi per questa missione, quindi non preoccuparti troppo. Comunque è proprio una cazzata eh, non farti prendere dall'ansia. Capisco che sei ancora poco pratico e sicuramente la tua poca stima nelle tue capacità ti fanno un po' paura ma ricorda che da qualche parte si deve pur iniziare, giusto? In più sono fiero di te per la scelta di avere una routine quotidiana giusta. Quando ti ho conosciuto in accademia eri letteralmente un pesce fuor d'acqua, sei migliorato tantissimo negli ultimi mesi, caratterialmente e non.

    B-beh, grazie... penso...


    [...]



    Lo scroscio dell'acqua che scorreva nel lavandino faceva da sottofondo ai pensieri del ragazzo. Pensieri che viaggiavano senza tregua, toccavano ogni meandro della cavità cranica, rimbalzavano come una palla di gomma su una superficie piatta. Il silenzio confortevole - spezzato solo dalla fauna che cinguettava come fosse un concerto - e la pace del pensiero arrivarono come un macigno nel momento in cui si schiaffò l'acqua gelida in faccia. Un respiro profondo ed uno sguardo veloce allo specchio accompagnarono un senso di tranquillità che Lin ricercava morbosamente.

    Sarà meglio prepararsi.

    Riprese quel foglio datogli dal proprio sensei, rilesse parola per parola, lettera per lettera. La ricerca di un cane da pastore e una pecora non era ciò che avrebbe sperato come primo passo nel mondo dei grandi, ma "Da qualche parte si deve pur iniziare, giusto?". Con calma raccolse i vestiti sulla propria sedia preparati la sera precedente e pian piano il proprio corpo prese sempre più confidenza vedendosi tramutato in uno shinobi del Suono. Con fierezza prese il coprifronte e lo indossò, facendo un nodo appena appena troppo stretto sul retro della nuca. Si guardò allo specchio dell'armadio a muro, lasciandosi quasi ipnotizzare dai suoi occhi cerulei. Alzò la maschera ad altezza naso, coprendo la bocca ed il primo, mentre i ricci secchi parevano aver vita propria.

    [...]



    Attraversò l'intero villaggio, prima illuminato leggermente da una timida luce che faticava a squarciare l'alone di nebbia, poi completamente nudo e spoglio al sole rivelando i propri colori. A quell'ora del mattino c'erano pochissime persone, per lo più mercanti o contadini, ognuno con il proprio fardello da trasportare ed affrontare. Si interrogò più volte sul background di tali persone nel tragitto, avrebbe voluto saper di più su di loro, visibilmente provati da anni di lavoro e sinfonie ripetitive. Faceva riecheggiare nei propri pensieri la promessa che si fece da bambino, il non voler vivere una vita monotona, cercare il dinamismo e uno scopo nella vita. A petto in fuori lasciò questi pensieri alle spalle una volta arrivato alla porta Est di Oto: enormi pilastri di marmo circondavano il portone di legno, il simbolo del villaggio inciso con minuziosa precisione praticamente ovunque.

    Buongiorno; mi chiamo Lin Ghun, sono un Genin di Oto, come lei più vedere dal coprifronte. Devo raggiungere le paludi appena al di fuori del villaggio per una missione, riuscirebbe a darmi indicazioni su come trovare il casolare del pastore Nagami, per favore?

    Hmpf, è proprio vero che danno la possibilità a tutti ormai... Esci dal villaggio e continua a camminare per un centinaio di metri, vedrai immediatamente il recinto con le pecore.

    Grazie? Buona giornata?

    Il tono ironico della sua risposta non diede peso al Chuunin a guardia dell'entrata. Era seduto su una sedia a leggere un libro ma Lin non fu particolarmente interessato al contenuto, anzi, alla copertina. Si lasciò scivolare addosso il commento sgradevole e proseguì con il proprio cammino, accompagnato dagli stridii del vecchio portone che faceva fin troppa fatica ad aprirsi. Il puzzo stagnante subito pervase il suo senso olfattivo, pungendo le narici. Pensò a come fosse possibile che le paludi potessero avere un odore talmente acre da arrivare a kilometri di distanza. Il paesaggio naturalistico al di fuori del villaggio non era altro che campi e risaie bonificate per permettere ai contadini di lavorare - e alla fauna di brucare.

    Non avrei chiesto di meglio, sinceramente..., sbottò.

    Il suo sguardo cadde su una recinzione in legno. Tale recinzione contornava un piccolo pascolo che faceva da protagonista in quella sinfonia selvaggia. Il tintinnare dei campanellini e il belare delle pecore confermarono l'ipotesi di essere arrivato a destinazione. Non riuscì a non notare anche delle impronte, apparentemente fresche, sull'erba. Si vedeva tranquillamente l'ombra dello stivale e un susseguirsi di destro-sinistro, indice che, probabilmente, qualcuno era già arrivato a destinazione. Il palpitare del cuore al pensiero di conoscere finalmente un altro neofita come lui gli diede la forza di continuare a camminare, seguendo quasi come fosse un gioco le forme impresse sull'erba. Arrivato al casolare, si avvicinò all'uscio. Sentì dei brusii, avvicinando l'orecchio al legno. Riconobbe una voce femminile, leggiadra e simil gioiosa. Bussò alla porta e non passarono più di cinque secondi prima che essa si aprì.

    Buongiorno, mi chiamo Lin, sono un Genin di Oto e sono qua per la missione... esordì così con voce quasi tremolante.

    Oh! Prego, entra pure! Questa ragazza ti ha preceduto, come fai a farti battere da una ragazza? Ahahahaha

    Ahahaha... sì... ha ragione...?


    Mi son preso la briga di entrare in casa, spero non sia un problema :patpat: Dan se vuoi modifcare il post scrivendo che entri prima di me e mi vedi arrivare fai pure
     
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    Nella casa di Kazuki Ikari non erano abituati alle situazioni di tensione. O meglio, c'erano abituati in quanto la vita aveva messo sia Naoko, sua madre, ché Hiro, suo nonno, di fronte a numerose avversità ma sembrava non avessero gli strumenti per gestirne di nuove. Quel giorno, la causa di tensione era la prima missione di Kazuki. Con dei ladruncoli di basso rango come parenti, tutte le situazioni di tensione coinvolgevano quegli stupidi dei suoi cugini, il fratello di sua nonna defunta e di conseguenza suo nonno. Memore di tutte le discussioni e drammi causati da quei diavoli, Kazuki aveva mantenuto un profilo molto basso riguardo ciò che avrebbe dovuto fare quella mattina. Si era limitato a comunicare a sua madre e a suo nonno di non disturbarlo il giorno prima della missione, di farlo riposare durante la notte per svegliarsi concentrato e focalizzato sul primo incarico ufficiale ricevuto. Non erano abituati neanche i vicini a sentire tutta quella tranquillità nelle mura domestiche di casa Ikari e per questo incuriositi si erano affacciati un paio di volte dalle loro finestre per provare a capire cosa fosse successo quel giorno. L'impicciona moglie del vicino di casa di Kazuki, una grassa e impertinente vecchietta in pensione, suppose col marito, intento a pulirsi la pipa, che probabilmente fosse successo qualcosa di grave. D'altronde Hiro era abbastanza chiassoso e tutto il vicinato ormai ci aveva fatto l'abitudine. Il marito della vecchietta però non assecondò la curiosità della moglie, concentrato com'era nel strofinare ogni angolo e circonferenza della sua amata pipa.
    Mentre il quartiere studiava i rumori della casa di Kazuki, quest'ultimo usciva dalla sua stanza vestito di tutto punto. Una tuta vecchia e consumata, logora delle fatiche dell'addestramento accademico, spiccava poiché scolorita dai troppi lavaggi, come se qualcuno con una cannuccia ne avesse aspirato tutto il colore. La tuta, inoltre, faceva a pugni con una fascetta gialla legata tra i capelli del giovane Kazuki fin troppo accesa e colorata. L'abbigliamento del ragazzo era già di per sé un programma, poiché era l'esatta manifestazione del suo stato d'animo in quel momento. Da un lato era quasi svuotato dalla tensione del momento, dalle occhiate guardinghe di sua madre che lo osservava di sbieco dalla cucina, ma dall'altro emozionato per la prima mansione ufficiale ricevuta. Nonostante ciò, Kazuki convenne con sé stesso che il giallo avrebbe dovuto prevalere su tutto quel senso di vuoto e che le emozioni avrebbero dovuto sopperire ai timori causati dalle responsabilità. Perciò salutò sua madre con un bel sorriso ed esclamò:

    Se tutto andrà bene questa sera comprerò qualcosa io per cena, a più tardi!

    Fece un cenno con la mano, per poi sparire alla vista della donna, aprire la porta di casa ed uscire fuori. Percorse lo spazio che lo separava dalla Porta Est del villaggio di Oto. Proseguii diretto verso l'esterno, ma...

    ALT! Dove vai ragazzino? Non sai che questi sono i confini del villaggio?

    Domandò lo shinobi di guardia che lo squadrò infastidito. Era il terzo ragazzino che oggi passava di lì, ergo più lavoro per lui fin dalle prime luci della mattina.

    Sì, mi scusi, ma devo raggiungere la dimora del pastore Nagami per un primo incarico da genin.

    Anche tu? Prego, segui il sentiero di fronte a te e raggiungerai la casa del pastore.

    Sembrava, quindi, che non avrebbe svolto la missione da solo. Le parole dello shinobi di guardia fecero riflettere Kazuki sulla possibilità che ci fossero altri shinobi come lui volenterosi di dare una mano. E se fossero arrivati ben prima di lui? Si sarebbero potuti prendere tutti gli onori e anche le ricompense dell'incarico! Come se si fosse accesa una luce, Kazuki cominciò a camminare a passo sempre più spedito per raggiungere in fretta l'abitazione. Nel suo girovagare per le paludi, aveva imparato da tempo a barcamenarsi su quei terreni accidentati e in pochissimo tempo si ritrovò di fronte al casolare di Nagami. Lanciò uno sguardo al recinto di pecore, carico di dispiacere poiché per sua natura non avrebbe esitato a parlare con loro o ad accarezzarne qualcuna. Ma, già sudato per lo sforzo, decise che avrebbe dovuto raggiungere immediatamente l'interno della casa del pastore. Bussò, udendo delle voci all'interno, ma senza aspettare un invito ad entrare spinse avanti la porta.

    Buongiornosonoquiperlamissioneesonoungenin!

    Esclamò tutto d'un fiato, annunciando al pastore e ai suoi probabili compagni tutto il suo nervosismo.


    Dan se vuoi puoi già ruolare che il tuo pg conosce il mio. Avrebbe senso.

    p.s. scusate il ritardo
     
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    Akame non ebbe il tempo né di familiarizzare con l'arcigno pastore né di curiosare nell'umile ma estremamente interessante abitazione, verso la quale provava un'attrazione immensa tipica degli infanti verso il nuovo, il diverso e lo sconosciuto. Un comportamento che stonava con la sua età anagrafica, rendendola buffa e goffa e vittima dello scherno e delle occhiatacce altrui.
    Del resto, la sua età era un problema come tutto quello che riguardava la sua identità di cui l'unica certezza, se così poteva essere definita, era il nome, Akame, l'unico ricordo in quella mente completamente desolata. E dunque quel numero che compariva su tutti i documenti ufficiali di lei non era altro che il frutto di congetture e riflessioni prive di fondamento alcuno, il prodotto derivato dalla mera comparazione con le altre ragazze del Villaggio e dei giudizi personali di chi l'aveva accolta e che aveva scritto quel numero sui suoi documenti.

    L'abitazione del pastore era frugale, essenziale e ogni singolo elemento lì presente sembrava avere una funzione e un ruolo specifici per il corretto funzionamento e per il mantenimento dell'equilibrio di quell'ecosistema domestico: tralasciato completamente l'aspetto estetico e decorativo, era sufficiente osservare i vari arredi con occhio più attento - e non necessariamente del mestiere - per capire che tutto ciò su cui lo sguardo si posava era stato costruito a mano, con sudore e pochi affidabili attrezzi.
    Akame si soffermò a immaginare l'uomo burbero che, una volta rifugiatosi nel proprio laboratorio nel retro della casa o oppure a un piano interrato, cominciava a lavorare il legno levigandolo ed eliminandone le imperfezioni in modo da potersi completare con un pezzo complementare, lasciando in terra riccioli di legno e trucioli destinati al focolare della sera, in pace con se stesso e con il mondo almeno per tutto il tempo in cui si immergeva nella propria passione.

    Oh! Prego, entra pure! Questa ragazza ti ha preceduto, come fai a farti battere da una ragazza? Ahahahaha

    Eh?!

    L'arrivo del secondo Genin, accompagnato da un benvenuto dai tratti misogini, richiamò Akame dal suo breve vagabondaggio mentale per riportarla alla realtà. Il nuovo arrivato aveva in tutto e per tutto l'aspetto di uno Shinobi, di un guerriero delle ombre: la chioma corvina incorniciava e faceva risaltare gli occhi azzurri del colore del ghiaccio, il volto coperto per metà da tessuto che partendo dalla maglia andava a rivestire e celarne il collo.
    Lin, così si chiamava il ragazzo, si presentò con voce tremolante e con la stessa attitudine rispose alla battuta del vecchio mentre entrava nella dimora.

    Ehmm. ciao, piàcere, IO chiamo Akame! Aspettiamo un terzA Genin...

    Non fece in tempo a finire la sua frase sgrammaticata e dalla pronuncia bizzarra che ancora una volta qualcuno bussò alla porta e senza neanche un attimo di attesa, questa venne spalancata da un ragazzino sudato, ansimante e che tutto d'un fiato emise un suono che doveva assomigliare a un saluto e a una presentazione.

    Buongiornosonoquiperlamissioneesonoungenin!

    Akame si voltò di scatto poichè sebbene la voce fosse diversa, quella frenesia del parlare e quel modo di fare gli fecero subito tornare in mente Asahi della Foglia, Genin con cui aveva svolto uno dei suoi primissimi incarichi da Shinobi riuscendolo a completare con successo.
    L'immagine mentale di lui cozzò con quella impressa, attraverso i suoi occhi, sulla retina e di lì diretta al cervello: il ragazzo, anche lui dai capelli corvini e tenuti goffamente insieme da una fascia color limone acceso, indossava una tuta gialla logora e scolorita, evidentemente doveva essere tra i suoi abiti preferiti e costantemente indossati per ridurli a quel livello di usura; il volto era impercettibile poiché scuro, essendo in controluce, la sua postura e la sua gestualità facevano trapelare il nervosismo e al contempo l'eccitazione dovuta all'incarico.
    Akame impiegò qualche secondo a mettere a fuoco il volto di lui e a convincersi che quello non fosse la sua conoscenza di Konoha ma bensì un compatriota che aveva avuto modo di conoscere non molto tempo prima in occasione di un allenamento.

    Kazuki?! Anche tu qua?

    [...]

    ... Allora andiamo dritti al punto: una delle mie pecore è scomparsa. Erano lì, libere di pascolare per le terre qua attorno. Qui non ci passa anima viva, spesso le mie bestie escono dal recinto per brucare un po' dove vogliono, ma fanno sempre ritorno sotto il comando di Argo, il mio cane pastore... Appena mi sono accorto che mancava una pecora ho mandato Argo a cercarla, ma anche lui non è più tornato...
    Vi ho assoldato per ritrovarli, no? E allora datevi da fare!
    Non ho altro da dirvi... se non ricordo male ho visto le pecore tornare da chissà quale posto in direzione Nord. Cominciate da lì, non perdete tempo a qua intorno, ho già indagato e non ho trovato nulla. E per l'amor di Dio lasciate in pace i miei animali che dal momento della sparizione sono nervosi e irritati......


    Ciò detto, il vecchio si alzò dalla propria sedia per raggiungere l'ingresso della sua abitazione e invitando "gentilmente" i tre militari ad alzare i tacchi e a compiere il lavoro per cui aveva sborsato una discreta somma di denaro.
    Sbattuti fuori come mendicanti in cerca di cibo o di denaro, i tre si ritrovarono sulla piccola e poco curata veranda dell'abitazione con poche informazioni in loro possesso e una vaga direzione da seguire.

    ... Che ne pensate? Non vi pare stranA che sia la pecora che il cane SONO scomparsi? Ok per la pecora, ma il cane? Un cane pastore normalmente RIPORTAVA il gregge all'ovile, è addestrato a orientarsi e a ritrovare la strada di casa...
    Non so, credo che la storia sia un po' più complicata di come SEMBRI...
    Che ne DICETE di provare ancora a parlare col pastore? Forse può darci più informazioni.. Io comunque do un'occhiata in giro, non si sa mai...


    [...]

    Akame osservava incuriosita tutte le piante che incrociava nel suo cammino, soffermandosi a studiarle come se fosse una fine biologa alla ricerca della scoperta del secolo: nella struttura dove risiedeva c'era una piccola biblioteca - in verità si trattava di una sala con tre o quattro scaffali pieni di libri e tomi ma lei amava definirla tale sin da quando aveva imparato quella nuova parola e, nonostante avesse avuto modo di visitare dei veri luoghi degni di quel nome, aveva comunque deciso di continuare a nominarla in tale in virtù dell'affetto che legava a quel posto - e da qualche settimana aveva cominciato a studiare una grossa enciclopedia sulla flora e fauna del Paese del Vento. I suoi studi andavano a rilento a causa della difficoltà nella comprensione del testo e la lentezza nella lettura ma una volta che aveva compreso un concetto questo veniva scolpito nella sua memoria in maniera indelebile.
    Ironicamente, la ragazza che aveva dimenticato il proprio passato possedeva una capacità mnesica strabiliante.

    La studiosa annotava su un taccuino le proprie osservazioni, cercando di raffigurare gli esemplari in maniera fedele in modo da poter poi confrontare i dati raccolti sul campo con quanto già conosciuto in letteratura, avanzando ipotesi di ricerca e appuntando a lato idee più o meno realizzabili su come sfruttare le proprietà del vegetale in esame.
    Mentre era alle prese di disegnare Fallopia, colpendo il foglio ripetutamente con la propria penna in modo da disegnare numerosi punti che raggruppati ordinatamente a partire da uno stelo principale ne mimavano i fiori giallo paglierini con una certa fedeltà, la sua attenzione venne attratta da una pecora che si muoveva in maniera bizzarra, scuotendo la testa in maniera energica ogni decina di secondi o saltellando divincolando e flettendo tutto il proprio corpo.

    Incuriosita dal comportamento insolito, la Genin si avvicinò cautamente al nervoso e infastidito animale in modo da non peggiorarne l'umore già precario e una volta ridotte le distanze non poté non notare la causa del malessere dell'animale: qualcosa di poco chiaro e identificato sembrava essere incastrato al suo vellutato pelo a livelli della base del collo, sulla destra, una piccola macchia rossa di cui stava cercando forzatamente di liberarsi senza successo.
    Akame fece un altro passo in avanti, finendo però per calpestare dei rami e delle foglie secche generando un flebile rumore che l'istinto dell'animale associò inevitabilmente alla presenza di un predatore innescando l'innata risposta di fuga - non essendo la pecora un animale decisamente belligerante.
    L'ovino cominciò la sua fuga, inseguito dalla rapida ninja che non ebbe grosse difficoltà a colmare le distanze tra i due, vuoi per le sue ottime qualità atletiche o per le pessime della fuggitiva: con un rapido balzo atterrò sul suo dorso, qualche istante giusto il tempo di liberarla dal noioso e fastidioso oggetto prima di saltare nuovamente liberandole il groppone, prima che potesse imbizzarrirsi nel tentare di disarcionarla.
    La pecora continuò la sua corsa, deviando poi verso sinistra e rallentando una volta giunta dalle sue simili: lì tornò nuovamente docile e calma, probabilmente tranquillizzata dalla presenza di altri elementi della sua specie, quindi tornò a brucare come se niente fosse successo.

    Akame invece studiò l'oggetto rosso che aveva recuperato, che non si rivelò altro che un foglio macchiato cremisi, ripiegato più volte su se stesso e strappato lungo il margine cui era stato attaccato crudelmente al manto dell'animale.

    "Sotto il manto verde, dove l'ombra regna sovrana,
    Tra le radici contorte e le acque mormoranti,
    Sotto il guardiano silente della palude,
    Troverai il rifugio delle lucertole di smeraldo"



    Eh?

    Il suono poco aggraziato e goffo di lei concluse quella piccola "poesia", se così poteva essere chiamata: sul foglio non c'era scritto altro e neppure mettendolo controluce venivano rivelate ulteriori parole o indizi utili a decifrare quell'indovinello.
    Conscia dei suoi limiti linguistici, Akame non poté fare altro che tornare verso l'abitazione per ricongiungersi ai membri della sua squadra in modo da affrontare insieme quell'enigma.
     
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    Hey, Axel. You haven't forgotten? You made us a promise. That you'd always be there... to bring us back.

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    L'interno della casa non colpì particolarmente Lìn: nel vagabondare tra casa propria e l'esterno della Capitale, si pose più volte la domanda molto cliché su chiunque avrebbe trovato nel suo cammino. Il primo impatto con l'interno del casolare ed il pastore Nagami non delusero i dubbi sull'aspetto fisico ne tantomeno la caratterizzazione dell' Io. L'ordine quasi minuzioso e metodico, talvolta ossessivo, si mischiava col profondo rispetto dell'arte dell'intaglio, con venature lignee perfette che adornavano gli stipiti delle porte, i mobili, gli intrecci sbalorditivi che adornavano le tende, poco impegnate in quella mattinata opaca. Lìn si chiese più volte se tutto ciò fosse stato creato dal pastore mentre varcava l'uscio, lasciando il malizioso freddo alle proprie spalle ed accompagnando la porta fino a bloccare l'accesso dall'esterno. L'occhio cadde subito sulla ragazza presente, complice l'indizio poco velato del pastore, che apparentemente sarebbe stata compagna di giochi di Lìn. L'inizio fu quantomeno promettente, rincuorandosi nel vedere il coprifronte di Oto. I lunghissimi capelli corvini la avvolgevano in un abbraccio di lana. Lìn fu incuriosito da questa visione, trovò il tutto un po' buffo. Una ragazza così apparentemente esile si lasciava cullare da tutto ciò, quasi nascondendosi o non trovando forza necessaria per uscire e ribellarsi. Gli occhi rossi gli parvero due rubini impegnati a mangiare ogni informazione presente. Lìn sperò, nel baratro della sua mente, di avere davanti a se una persona affidabile, almeno il minimo per essere considerata... amica.

    Ehmm. ciao, piàcere, IO chiamo Akame! Aspettiamo un terzA Genin... disse la shinobi, lasciando leggere tra le righe un palpabile disagio.

    C-ciao Ak- - *TONF* Buongiornosonoquiperlamissioneesonoungenin! H-huh?

    La porta dietro Lìn si aprì, squarciando il silenzio permeo di disagio. Gli parve di sentire qualcuno correre al di fuori della casa ma non lasciò troppo spazio all'immaginazione, dandosi risposta con banali animali selvatici. La maniglia della porta colpì la sua schiena, facendolo quasi crollare nelle braccia del pastore. Si girò di scatto per dare un'immagine a quella voce impetuosa, mentre con la mano destra provò a lenire il dolore della botta. Avere come prima immagine un aspetto trasandato ed al limite del fluorescente non diede conforto allo shinobi di Oto. L'affanno coronato da una visibile sudorazione non contribuirono alla causa.

    Kazuki?! Anche tu qua?

    Kazuki, eh? Piacere, Lìn. La prossima volta bussa magari...

    [...]

    ... Allora andiamo dritti al punto: una delle mie pecore è scomparsa. Erano lì, libere di pascolare per le terre qua attorno. Qui non ci passa anima viva, spesso le mie bestie escono dal recinto per brucare un po' dove vogliono, ma fanno sempre ritorno sotto il comando di Argo, il mio cane pastore... Appena mi sono accorto che mancava una pecora ho mandato Argo a cercarla, ma anche lui non è più tornato...
    Vi ho assoldato per ritrovarli, no? E allora datevi da fare! Non ho altro da dirvi... se non ricordo male ho visto le pecore tornare da chissà quale posto in direzione Nord. Cominciate da lì, non perdete tempo a qua intorno, ho già indagato e non ho trovato nulla. E per l'amor di Dio lasciate in pace i miei animali che dal momento della sparizione sono nervosi e irritati......


    Vi fu una breve pausa tra l'apparente monologo a perdifiato e l'alzata trionfante di chi ha sgobbato pesantemente per sessant'anni della propria vita. Un groppo in gola mozzò le parole di Lìn, pronte ad uscire trionfanti, pronte a dargli l'identità di caposquadra. Non riuscì ad aprir bocca, si sentì quasi inutile. Si promise più di una volta di essere forte, ma forte veramente, non un qualsiasi nessuno che non avrebbe mai osato nella vita.

    Che ne pensate? Non vi pare stranA che sia la pecora che il cane SONO scomparsi? Ok per la pecora, ma il cane? Un cane pastore normalmente RIPORTAVA il gregge all'ovile, è addestrato a orientarsi e a ritrovare la strada di casa... Non so, credo che la storia sia un po' più complicata di come SEMBRI... Che ne DICETE di provare ancora a parlare col pastore? Forse può darci più informazioni.. Io comunque do un'occhiata in giro, non si sa mai...

    Mh?

    Non riuscì a fare altro che pensare agli errori grammaticali della shinobi dal vestito di capelli.

    Scusa la domanda eh, ma... come mai parli così? Senza offesa, ovviamente...

    [...]

    Il poco sole che diede un minimo di vita al paesaggio scappò a gambe levate dietro alle nuvole, quasi riparandosi da chissà cosa. Subentrò purtroppo il freddo, complice la stagione, che tolse la voglia di muoversi allo shinobi. Ogni passo affondava nel fango come scandito da un metronomo, il rumore simil disgustoso della terra spezzava il silenzio di quella zona paludosa. Di tanto in tanto riusciva ad osservare delle figure liberarsi in volo tra le fronde ma di cani o di pecore purtroppo nessuna ombra. Iniziò a sbuffare, liberando nell'etere forme isometriche di condensa, indice di una grande differenza di temperatura tra l'interno del suo corpo e l'esterno che ne abbracciava la pelle.

    Che noia, ma perché ho accettato una cosa del genere...

    Il sentiero scemava dal paesaggio in modo lento, stringendosi più e più volte in quei minuti di camminata che Lìn paragonò all'eternità assoluta. L'antifona era sempre la stessa, la banda di paese che marciava incontrastata dai suoi stivaletti neri - pardon, ormai marroni, accompagnava il dondolio del proprio corpo, lasciato muovere per inerzia in modo alquanto goffo agli occhi dei più. Intanto le fronde si chiudevano sempre di più e il silenzio teatrale che lo circondava gli fece storcere un po' il naso.

    Mh, perché sento il terreno scivolare verso il basso?

    Il metronomo si fermò, il quieto si fece re di quel momento, gli occhi del giovane fissi in un buco sotto terra, proprio alla fine di quel sentiero, proprio dove gli intrecci dei rovi coprivano quel vuoto tetro. Aveva letto solo nei libri l'esistenza di un nero ancora più denso della pece, dove la sofferenza e il terrore sono i tuoi migliori amici, dove le speranze vengono assorbite dal buio, dove le urla vengono soppresse da una forza talmente forte da essere incontrastata. La paura prese quasi controllo del suo corpo, ne stava mangiando le viscere e leccando la sua pelle, vestendola di un cappotto freddo al punto di congelarlo.

    Mamma...

    Il sospiro che susseguì attimi di paura inconscia spezzarono l'incantesimo, i tendini ricominciarono a coordinarsi coi muscoli e il sistema osseo, le sinapsi ripresero coscienza ed iniziarono di bombardare di informazioni il pensiero di Lìn, quasi completamente prosciugato da quella visione. Si girò di scatto e prese a correre a perdifiato. I respiri coordinati riossigenarono la sua mente, lasciando spazio ad un pensiero più lucido. Pensò che non vi fosse una coincidenza sul fatto che Argo, il cane del pastore, si perse proprio verso nord, la zona appena valicata dai suoi passi. Giunse alla conclusione che il cane si sarebbe potuto infilare in quello spazio tetro, inseguendo l'odore della pecora. Le fronde si aprirono pian piano, il sentiero si fece più visibile e in lontananza riuscì a scorgere il tetto della casa del signor Nagami.

    [...]

    Ragazzi, potrei aver trovato Argo... appena più a nord di qua, prendendo il sentiero sulla destra, si arriva ad un vicolo cieco... ma c'è un buco in terra, largo abbastanza per far entrare una pecora ed un cane. Voi avete trovato altro?
     
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    Kazuki ascoltò con interesse il falegname con i suoi avvisi e ammonimenti sui suoi animali, i ragionamenti sconclusionatamente genuini di Akame e le poche parole di Lin. Non ebbe molto da dire su quest'ultimo, ma gli sembrò piuttosto annoiato. Non che fosse un problema per il giovane ed inesperto neo-genin, anzi, ciò aumentò la curiosità nei confronti dello sconosciuto compagno di missione. L'osservò silenzioso, ignorando il consiglio riguardo il bussare e ne monitorò i comportamenti. Il viso era in parte coperto, quindi fu difficile scandagliarne le espressioni, ma notò come Lin muovesse gli occhi osservando il pastore e la sua abitazione. Kazuki, dal canto suo, umile e povero, si soffermò maggiormente sulla situazione in sé. Agitato come non mai, teso dall'emozione, poteva ascoltare il pastore, osservare Lin e poco altro. Non aveva abbastanza capacità ed esperienza per orientarsi anche su altro ed incamerò tutte le informazioni forsennatamente. Non poteva e non doveva perdersi una virgola di quella giornata, di quel momento, indi per cui cercò di concentrarsi al meglio. L'obiettivo ultimo di quella concentrazione era proprio concentrarsi sul contesto, come un cane che si morde la coda. Un uroboro di ansia da prestazione, adrenalina e paura di sbagliare che si morde la coda senza un'interruzione, finché...

    ... Che ne pensate? Non vi pare stranA che sia la pecora che il cane SONO scomparsi? Ok per la pecora, ma il cane? Un cane pastore normalmente RIPORTAVA il gregge all'ovile, è addestrato a orientarsi e a ritrovare la strada di casa...
    Non so, credo che la storia sia un po' più complicata di come SEMBRI...
    Che ne DICETE di provare ancora a parlare col pastore? Forse può darci più informazioni.. Io comunque do un'occhiata in giro, non si sa mai...


    La proposta di dividersi per cercare delle prove, per investigare sulla sparizione del cane e della pecora non fu ben accolta da tutti e tre. Se Akame, indipendente e determinata, non sembrava preoccupata all'idea di un'investigazione solitaria, lo stesso non si poteva dire di Kazuki. Quest'ultimo cercò con un sguardo timoroso Lin, il quale però sembrava pienamente calato nel contesto. Difatti fece caso agli errori grammaticali di Akame, cosa che sfuggi all'attenzione di Kazuki. L'Ikari era ancora fuori luogo in quella dinamica da shinobi, la mancanza di esperienza era palese.

    Per me va bene, anche se la mia esperienza in questo tipo di ricerche è praticamente zero. Posso provarci però!

    Concluse Kazuki, come a voler mettere le mani avanti. Si congedò dai due compagni con un sorriso, per poi iniziare a girovagare per le paludi con la testa piena di dubbi e pensieri.

    Non un bel modo di iniziare una missione!


    Convenne che, forse, evidenziare subito la sua inesperienza fosse la cosa peggiore in un contesto simile. Sarebbe potuto sembrare incapace di essere utile alla squadra, oppure semplicemente un tipetto un po' insicuro, quasi capitato lì per caso. Si disse di dover dare una svolta alla giornata, di dover essere degno del titolo di genin, ma nonostante i buoni propositi iniziò a vagare per le campagne limitrofe senza una vera strategia. Concentrando il chakra nei piedi, cominciò ad esplorare le paludi e gli arbusti che le circondavano con immensa curiosità. La sua attenzione si spostò di molto da quello che era l'obiettivo e la ragione per cui fosse lì, e anzi ciò divenne quasi secondario. Cominciò a soffermarsi su ogni movimento del vento, fruscio e odore di quelle paludi, senza ricordarsi del cane e della pecora. Distratto dai suoi pensieri, non si rese neanche conto del tempo che trascorreva, finché, distratto anche al punto di interrompere la concentrazione del chakra sui piedi, non affondo tutto il piede destro in uno stagno. Un ranocchio semi-immerso nello stagno a fianco lo osservò di sbieco, forse giudicandolo come un perdigiorno o come uno di quei ragazzini che saltano la scuola per venire a disturbarlo senza alcuna ragione. Kazuki lo squadrò, ricordandosi in quel momento del perché fosse lì. Si rese conto del tempo trascorso a navigare nei meandri dei suoi pensieri, senza concludere alcunché. Perciò, senza esitare, tornò alla base, conscio di avere ben poco da comunicare con i suoi compagni.

    Giunto alla casa del pastore, si rese però conto che forse non sarebbe stato necessario comunicare alcun ché riguardo la sua "avventura tra gli stagni", poiché Lin sembrava più ricco di informazioni di lui.

    Ragazzi, potrei aver trovato Argo... appena più a nord di qua, prendendo il sentiero sulla destra, si arriva ad un vicolo cieco... ma c'è un buco in terra, largo abbastanza per far entrare una pecora ed un cane. Voi avete trovato altro?

    Il giovane sembrava finalmente emozionato e Kazuki, felice di vederlo non più disinteressato, sembrava pronto a voler dare il suo contributo nella conversazione, ma Akame fece prima di lui. Spiegò loro di uno strano biglietto attaccato tra la lana di una delle pecore del pastore e di uno strano racconto che però suonò a Kazuki estremamente familiare. Scandagliò in fretta nella memoria, finché trovò quel che cercava.

    Ragazzi... Vi sembrerà assurdo ma io girovago spesso per le paludi. Lo faccio da anni e qualche anno fa ricordo di una volta che, preso dall'inseguire una famiglia di ranocchi per gioco, mi allontanai un po' troppo dai sentieri che battevo di solito. Finì, insomma, di fronte ad un buco, da cui scorsi due occhi gialli che mi lanciarono un'occhiataccia. Inutile dire che me la diedi a gambe e con me i ranocchi. Me li ritrovai quasi di fianco, molto lontani da quella buca...

    Mormorò Kazuki, rabbrividendo al ricordo.

    Che qualcosa in quel buco abbia rapito o aggredito sia il cane ché la pecora? Se sì, dobbiamo intervenire in fretta!

    Concluse infilando la mano nel porta-armi sul fianco destro, stringendo la base del kunai con vigore. Voleva rendersi utile questa volta.
     
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