I 200 shiko

Shōta Akimichi - PQ ambientata nel passato

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  1. Shitsubo
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    Scheda Shōta



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    Parlato Shōta

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    Parlato altrui 4


    [Un piccolo villaggio nella parte meridionale di Iwa, diversi anni fa, Tsumin]




    Trasportato da una delicata brezza, un pulviscolo bianco scendeva dalle nuvole facendosi strada nell'aria invernale di Iwa.
    Ancora troppo leggeri per sfidare in maniera decisa la forza di gravità, i minuti fiocchi di neve svolazzavano a casaccio in tutte le direzioni, in balia dei capricci del vento. Dopo aver superato un abete disegnando una mezza parabola obliqua, si affacciarono di botto dall’orlo di un precipizio, spingendosi oltre uno dei costoni della catena montuosa imbiancata che cingeva in un solido abbraccio l’immensa vallata disseminata di colline e rocce d’ogni forma, andando infine a perdersi per la vastità dell’aere.
    Lì nel mezzo della valle, sotto il cielo plumbeo del mattino, si stava destando un piccolo villaggio di poche centinaia di anime, perlopiù composto da modeste abitazioni di pietra.
    Se qualcuno fosse passato da quelle parti in quel momento, avrebbe udito provenire da una di quelle case rumori di schiaffi seguiti da tonfi sordi che rompevano con regolarità il silenzio ovattato di quella fin troppo calma mattinata. E, se si fosse spinto fino al cortiletto posteriore dell’abitazione, le sue narici avrebbero accolto un silvestre odore di resina di betulla bruciata. Guidato da un intenso bagliore, il nostro ipotetico visitatore avrebbe potuto spingersi fin dietro l’angolo della casa, apprendendo così che quei rumori erano frutto dell’allenamento di un giovane Akimichi con i capelli arancioni raccolti in una coda di cavallo che, a un paio di metri da un crepitante falò, se ne stava con le gambe divaricate e le ginocchia piegate, indossando solo un grande asciugamano avvolto intorno al busto.

    Con il fiato corto e la cute imperlata di sudore, il ragazzo sollevò lateralmente la gamba destra fino a formare un angolo di quasi 150 gradi con la sinistra, poi colpì la coscia con la mano e contemporaneamente la abbassò facendo ricadere il piede sul terreno

    …centocinquantacinque…

    Il movimento venne ripetuto con l’altra gamba

    …centocinquanta…sei…

    Si accinse quindi a dedicare nuovamente le proprie attenzioni al lato destro ma qui le forze gli vennero a mancare.
    In preda a una fitta lancinante, non riuscì a sollevare del tutto la gamba e si lasciò cadere in ginocchio sbattendo un pugno a terra per la frustrazione

    …centocinquantaset…! Argh! … dannazione!

    Ansimando e digrignando i denti, Shingo si tirò su.
    Fu solo allora che alzò la testa e notò, seduta sul muretto, una figura della cui presenza fino a quel momento non si era accorto



    …Shōta! Da quanto tempo sei lì??

    Il bambino si diede una piccola spinta con le mani e saltò giù

    Fin dall'inizio. Dovevi essere proprio concentratissimo per non accorgertene!

    Dall'inizio? Allora ti ho svegliato… non pensavo di aver fatto tanto rumore alzandomi

    Beh, silenzioso non sei mai stato però stavolta sei innocente. Veramente non riuscivo a dormire… comunque che importa? Riesci ad arrivare quasi a 160 shiko di fila! Sei fortissimo, fratellone!

    Ma che fortissimo! Sono ancora troppo pochi!

    Ma se io non riesco a farne neanche uno! L’altra volta ci ho provato, ho perso l’equilibrio e stavo anche per strapparmi i muscoli

    Shingo scoppiò a ridere mentre si asciugava il sudore con uno straccio

    Sei solo un bambino e non hai ancora la corporatura adatta, nessuno si aspetta che tu sia in grado di farlo. Io invece devo arrivare almeno a 200, oppure papà non mi insegnerà le tecniche del clan, così ha detto…

    Nella testa del piccolo Shōta, questo bastava a spiegare perché il fratello si stesse allenando con tanto accanimento a quell'ora e con quel freddo. Ciò suscitò in lui un inspiegabile sentimento misto di ammirazione e invidia.
    Fremeva dalla voglia di riempirlo di domande ma non ebbe l’opportunità di farlo perché proprio in quel momento uscì dalla porta della cucina una donna alta e snella con gli occhi verdi e dei lunghi capelli castani raccolti in una coda che le scendeva sul petto passando dalla spalla sinistra. Indossava un vestito a righe con sopra un grembiule verde

    Allora c’è davvero un fuoco acceso in cortile, ecco qua!

    “Ecco qua” era l’intercalare che la accompagnava fedelmente da una vita.

    Mamma! Lo sai che Shingo è riuscito quasi ad arrivare a 160 shiko?!

    Davvero? Deve essere stato faticoso… chissà quante calorie hai perso! disse la donna mentre sogghignava, ben sapendo quanto il figlio tenesse ad accumulare calorie in quel periodo.
    Giustappunto, Shingo se ne ebbe a male

    Sul serio?! Eddai ma’! Le devo prendere, non le devo perdere!

    La madre rise di gusto

    Ma si, scherzavo. E poi, anche se fosse… le recupereresti tutte con la colazione che ho preparato stamattina, ecco qua!

    Alla frase seguì un repentino gesto del pollice in direzione della porta della cucina.
    Un’espressione di pura bramosia si dipinse sul volto del ragazzo che, mezzo secondo dopo, si stava già precipitando verso casa.
    Non lo seguì però Shōta, che rimase lì ad urlargli e lasciami qualcosa!
    Questo confermò un presentimento già covato dalla donna, che in teoria avrebbe dovuto rimanere leggermente interdetta dal fatto che il piccolo non fosse corso dietro il fratello come suo solito

    …hmm… c'è qualcosa di cui vuoi parlarmi?

    Come sempre c'aveva preso in pieno. Il bambino si girò a fissarla con gli occhi spalancati, stupito dal suo intuito. Poi tornò a sedersi sul muretto, più pensieroso di prima. La madre si accomodò accanto a lui

    …ha a che fare con l'allenamento di Shingo?

    Il piccolo Shōta pensò che era davvero impossibile nascondere qualcosa a quella donna.
    Abbassò lo sguardo sospirando, poi si decise a vuotare il sacco

    Tu e papà non fate altro che lavorare, non combattete quasi mai, però lui sta comunque dando dei suggerimenti a Shingo per aiutarlo ad allenarsi e presto gli insegnerà addirittura le tecniche del clan…

    Non è strano come pensi. Il mondo è sempre in guerra… con i tempi che corrono, devi saperti difendere perché non sai cosa potrebbe accaderti

    Però non lui ha mai pensato di allenare me

    Tesoro, Shingo è più grande. Ci sarà il tempo…

    …è davvero per questo? Forse crede che io non sia adatto perché non ho il fisico…

    La madre sorrise ma la sua comprensione andava più a fondo di quanto lasciasse intendere, permettendole di intravedere il vero motivo alla radice del mood del figlio molto più chiaramente di quanto non fosse in grado di fare lui stesso.
    Laddove per lei il mestiere di fabbro rimaneva una passione oltre che un mezzo per sbarcare il lunario, il padre lo viveva in maniera troppo ossessiva, collocandolo di fatto in posizione preminente rispetto a tutto il resto, un "resto" composto da luoghi, tempi, amicizie (soprattutto dei figli) che finivano così per dipenderne. Non per niente quella era la terza casa in cui erano andati ad abitare, peregrinando per il Paese della Terra in base alle opportunità che si presentavano e con tutte le difficoltà che si possono ben immaginare considerato che questi spostamenti avvenivano in tempi mai pacifici.

    Tenendo a mente che sotto la superficiale invidia per i consigli dati al fratello si nascondeva un bisogno di attenzione per le proprie esigenze da parte del padre, la donna gli passò una mano tra i capelli e dirottò apparentemente il discorso altrove

    …il fisico? Ti dirò un segreto: allenare il corpo senza disciplinare la mente significa aver fatto solo metà del lavoro

    Disciplinare la mente?

    Preferì serbare per sé i propri dubbi perché riteneva che Shōta avrebbe dovuto maturare da solo quel pensiero e quell'atteggiamento che gli avrebbero permesso di far fronte a situazioni che andavano al di là della sua volontà.
    Quindi lanciò la bomba

    Esatto… è fondamentale anche se vuoi usare un Bō, ecco qua

    Gli occhi del bambino si spalancarono e iniziarono a brillare, quasi come se avesse ricevuto un regalo inaspettato. Gli si formò un nodo nello stomaco e iniziò a sentirsi la testa leggera.
    Benché non l’avesse mai vista combattere seriamente, più di una volta gli era capitato di scorgere la madre intenta ad allenarsi con il Bō e quelle movenze acrobatiche lo avevano lasciato estasiato. Ma, visto che neanche Shingo aveva mai messo le mani su un’arma di quel tipo, non gli era mai passato seriamente per l’anticamera del cervello che potesse avere l’occasione di farlo lui

    …stai dicendo che mi insegnerai il Bōjutsu? Sul serio??

    …forse, ma solo se acquisirai il giusto grado di equilibrio e di disciplina. E bada che non sarà facile… se si fosse trattato di quel testone di tuo fratello, non ci avrei nemmeno pens…!

    Shōta le si gettò addosso e la abbracciò con forza

    Grazie mamma!! Ti prometto che sarò disciplinatissimo! Posso cominciare anche subito!

    La madre fu contenta di essere riuscita a risollevargli l’umore, benché la cosa più importante fosse metterlo in grado di fare i conti con una realtà che non sempre rispecchia i nostri desideri: bisogna andare incontro ai problemi, evitarli non fa altro che ingigantirli.

    Ah si? Allora sta a sentire… si schiarì la voce …il primo passo verso la disciplina è la pazienza… quindi non avere fretta e vai a fare colazione, ecco qua!

    Quella era senz'altro un'esortazione a cui il bambino sarebbe stato ben contento di obbedire e per questo sgusciò via come una lepre.
    In men che non si dica, dall’altra parte della porta iniziarono a provenire schiamazzi molto familiari

    Non è rimasto niente! Lo sapevo, ti sei spazzolato tutto!

    Sei lento! Che hai fatto tutto questo tempo?? Sono rimasti i fiocchi d’avena


    La donna pose fine alla caduca vita del fuoco spegnendolo con un piede e poi si diresse verso la cucina.
     
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