Verdure e verdoni

PQ Shōta Akimichi

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    Il sole che emergeva lentamente tra le morbide curve delle colline andava assumendo sempre più i connotati di un ventaglio dai bagliori arancioni che, dispiegando la sua diafana raggiera dai riflessi dorati, sembrava lanciare una benedizione sui campi e sulle foreste che si srotolavano a perdita d’occhio nella vastità delle pianure. Una leggera brezza muoveva i rami più esili facendo ondeggiare dolcemente merli e tordi che, in un misto di fischi e cinguettii brevi e riecheggianti, davano il buongiorno al mondo.
    Un voluminoso carico di cassette contenenti ortaggi e frutti di ogni sorta era stipato ordinatamente su un carro, in attesa di essere trasportato a Tanzaku Gai. Era giornata di mercato.
    L’Akimichi diede un ultimo strattone alla corda per assicurarsi che il nodo fosse abbastanza stretto.

    Grazie Shōta, senza di te ci avrei messo il doppio

    Una ragazza dai lunghi capelli color verde smeraldo con indosso una comoda tuta color salmone diede un paio di colpi di nocca su una cassetta piena di vasetti di miele e si girò sorridendo verso l’Akimichi. I suoi occhi verde cobalto erano talmente intensi che, a guardarli, si sarebbe potuto avere l’impressione di star scrutando invano lo sfondo opaco e indefinito di uno stagno incantato.

    Non dirlo nemmeno, Kaede. Spero solo che quei due non facciano tanto tardi da vanificare tutti i nostri sforzi ahahah

    La ragazza aggrottò un sopracciglio e si girò verso l’ingresso

    Mi domando che fine abbiano fatto. Spero solo che non siano rimasti incastrati nell’ennesima sfida assurda

    Quella mattina allestire lo stand al mercato di Tanzaku Gai sarebbe toccato a lei, a Shingo e ai due fratelli Sanzo e Denbe. Questi ultimi (in effetti due gemelli eterozigoti) erano famosi per avere l’abitudine di sfidarsi spesso e volentieri nei modi più stupidi e inutili e, quando ciò accadeva, il fuoco della competizione aveva il potere di tramutarli in ferini giocatori d’azzardo. In assenza di sfide, però, potevano sembrare addirittura due persone normali.
    Improvvisamente si sentì provenire dall’interno del “Castello” una serie di schiamazzi incomprensibili seguita da un frenetico rumore di sandali che colpivano ripetutamente il pavimento in legno. La grande porta d’ingresso si spalancò di colpo e da essa spuntarono due piedi volanti, uno con calzatura rossa e l’altro con calzatura blu. Quasi al rallentatore, i piedi furono seguiti dalle caviglie, poi dalle gambe e infine dal resto del corpo. Dopo una lunga planata, il primo ad atterrare vicino al carretto fu un ragazzo magro e slanciato con i capelli blu raccolti in una lunga coda di cavallo e con indosso una maglietta nera e dei pantaloni beige. Immediatamente dopo, toccò terra un altro ragazzo con i capelli grigi dai riflessi bluastri, lunghi fino alle spalle. Indossava una maglia azzurrina a giromanica con dei pantaloni larghi grigi e portava una fascia viola intorno alla testa.

    Fan**lo, Sanzo! L’anta del portone che hai spinto tu era più leggera perché non aveva la maniglia! La gara non è valida!

    Il longilineo chiuse gli occhi e alzò la testa girandola leggermente di lato con aria di superiorità

    Ma che maniglia e maniglia… hai perso nettamente, Denbe

    “Nettamente”?? Saranno tre decimi di differenza! Il che vuol dire che, con ante dello stesso peso, io avrei vinto… non è vero ragazzi??

    Così dicendo, si girò verso Shōta e Kaede. Quest’ultima fece finta di non aver visto niente per non essere tirata in mezzo alla disputa

    Eh? Di che state parlando? Scusate, ero troppo occupata a sistemare i barattoli di miele…

    Shōta espresse sinceramente la propria opinione in merito ma, suo malgrado, diede l’impressione di essere uno che cercava di risolvere la cosa in maniera diplomatica

    Secondo me, a parità di peso dell’ostacolo, sareste arrivati nello stesso momento

    Aspetta, non penserai mica di cavartela così?

    Già, Denbe ha ragione. La sfida esige un responso netto: chi è il più veloce?

    A queste parole, il fratello annuì vigorosamente, al che Shōta avrebbe ribattuto facendo notare loro che si erano appena messi d’accordo su una cosa e questo dimostrava che erano altrettanto bravi a cooperare di quanto lo fossero a competere. Ma non gli fu possibile aprire bocca perché un’ombra imponente calò su di loro mentre un sinistro scrocchio di dita fece gelare il sangue ai gemelli

    …propongo io una sfida… vediamo quale delle due teste vuote risuona meglio mentre la riempio di cazzotti…

    I due si girarono tremando e si ritrovarono faccia a faccia con uno Shingo per niente contento delle loro idiozie e del tempo che stavano perdendo prima di andare al mercato.

    Ahhh… perché l’abbiamo fatto arrabbiare…? Ci dobbiamo anche passare la giornata insieme…

    Era troppo tardi quando Denbe si rese conto di aver pensato ad alta voce. Shingo si avvicinò molto lentamente…

    Ehm… nononono! Lui voleva dire che sarà un piacere passare la giornata in tua compagnia, perciò non vorremmo farti alterare!

    …il ragazzone li superò senza guardarli

    Hmpf… non passeremo la giornata insieme, per la vostra e per la mia fortuna

    Fece una piccola pausa, poi proseguì

    Ho una commessa da portare a termine entro due giorni, quindi non posso perdere nemmeno un minuto al mercato. Comunque non c’è problema, ho parlato con Benjiro. Può venire Shōta al mio posto

    Al fratello non dispiaceva l’idea sia perché era un po’ di tempo che non faceva un giro da quelle parti (magari avrebbe avuto la possibilità di fare una visita alla bancarella delle erbe) e sia perché c’era Kaede… ma questa è un’altra storia

    Ok, va bene!

    Così, mentre Sanzo e Denbe si scioglievano nel sollievo, l’Akimichi iniziò a sistemarsi sul carro.
    Dopo un po’, i due pesanti cavalli da tiro opportunamente scelti da Nyoko cominciarono a incedere lentamente sollevando e abbassando i poderosi zoccoli. Cigolando e scricchiolando, il carro iniziò a spostarsi in avanti con tutto il proprio carico e, in men che non si dica, i quattro erano in viaggio verso Tanzaku Gai.



     
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    OST

    Con un tonfo sordo e improvviso, una cassetta si rovesciò e precipitò al suolo fracassandosi. Tutte le pesche che conteneva iniziarono a rotolare una dietro l’altra e, rimbalzando sui ciottoli irregolari che componevano il selciato, passarono rapidamente tra i piedi di venditori e compratori, facendone anche inciampare qualcuno, superarono le bancarelle del pesce e quelle della carne e infine si dispersero in mezzo alla folla rumorosa

    Questo è un colpo basso! Non avrei mai immaginato che potessi arrivare a tanto pur di vendere qualche albicocca in più!

    Ma che stai dicendo?? Io sto gareggiando regolarmente, sei tu che non sai neanche sistemare la mercanzia sul banco!

    Erano due ore che andavano avanti così. La sfida del momento consisteva, naturalmente, nel vedere chi avrebbe venduto di più a fine giornata ma la foga aveva fatto leggermente degenerare la situazione. Tutto quel fracasso non fece altro che far scappare molti potenziali clienti, ad eccezione di quelli abituali che non erano nuovi a simili sceneggiate.
    Shōta aveva appena venduto cinque cespi di lattuga per 20 ryo, che prese e lanciò nella cassa comune alle sue spalle. Il legno amplificò il rumore quando le monete ricaddero tintinnando sulle loro compagne già giunte a destinazione in precedenza. Persosi nel chiasso della folla, il rumore della cassetta caduta non gli era giunto alle orecchie ma la sensazione di qualcosa di tondo e peloso, che rotolando era arrivata a toccargli un piede, si.
    Tirò un sospiro. Quindi, prevedendo che la frutta potesse fare una brutta fine senza neanche avere l’opportunità di essere presa in considerazione da qualcuno, si rivolse a Sanzo e Denbe e cercò di trovare alla svelta un argomento che potesse essere abbastanza convincente da porre fine alla disputa, almeno per un po’. Purtroppo al momento era a corto di idee, quindi non gli venne in mente altro che questo

    Ehi, voi due. Possibile che abbiate guadagnato la metà di quello che ho guadagnato io? Mi state dicendo che, messi insieme, valete la metà di me?

    I gemelli si fermarono di colpo e si girarono verso di lui con occhi fiammeggianti. Il fuoco della sfida ardeva in loro al punto tale che qualunque provocazione, da qualunque parte proveniente, avrebbe finito per essere inglobata nel vortice, fornendogli ulteriore alimento. Urlando all’unisono “con chi credi di avere a che fare?”, si lanciarono freneticamente all’inseguimento delle pesche, non senza mettere a repentaglio l’incolumità dei passanti, e le recuperarono tutte fino all’ultima. Poi ripararono quanto c’era di rotto e iniziarono a rimetterle a posto con un ritmo tale da dare l’impressione di essere in quattro anziché in due. A quel punto iniziarono a vendere con un sorriso smagliante stampato sul volto

    Venghino, siori, venghino!

    Venghino! Venghino ad assaggiare La migliore frutta che si sia mai vista!

    Quella provocazione buttata lì quasi per scherzo aveva funzionato davvero. A tratti Shōta faticava a credere che quei due fossero così manipolabili e rimase lì a fissarli sorridendo per qualche secondo

    …”venghino”? Sul serio?

    Poi si girò dall’altra parte per vedere come se la stesse cavando Kaede ma non è che avesse troppi dubbi in merito: il problema non era se fosse riuscita a vendere ma se le scorte fossero sufficienti per tutti

    Mi sono rimasti ancora due barattoli. Signore, vuole provarlo?

    L’uomo di mezz’età accompagnato da una donna e da due bambini si aggiustò gli occhiali guardando il barattolo. Poi annuì e portò un cucchiaino di miele alla bocca.
    Mentre lo assaggiava, l’uomo rimase silenzioso per alcuni secondi… poi, all’improvviso, strabuzzò gli occhi e si irrigidì come se un’ondata di energia vitale gli avesse pervaso il corpo, arrivando a percuoterne l’anima.

    L’Akimichi sogghignava

    eheh, fa sempre lo stesso effetto a chi lo assaggia per la prima volta

    A dire il vero, a lui questo effetto lo faceva ancora… ma in realtà non si sarebbe potuto dire con certezza se glielo facesse più il miele o più Kaede. La cosa ironica è che, se qualcuno l’avesse saputo, probabilmente gli sarebbe anche sembrato strano perché la ragazza in questione non aveva nulla di speciale. Certo era carina ma non esageratamente e anche caratterialmente era una persona abbastanza semplice. Insomma, era “acqua e sapone” in tutto e per tutto. Comunque ciò non aveva importanza. Il ragazzo si sforzava sempre di non pensare a lei “in quel modo” perché era fermamente convinto di due cose: 1) erano quasi parenti (beh, mica tanto, alla fine non erano neanche cresciuti insieme. Quindi, benché talvolta si chiamassero “fratello” e “sorella”, non sentivano davvero un legame di quel tipo); 2) riteneva che il suo aspetto fisico non potesse essere attraente per una ragazza. Fine.
    Poco male. Non era proprio il tipo da struggersi perché un suo desiderio rimaneva inappagato o perché la realtà non corrispondeva alle sue aspettative… anzi, accettava sempre le cose per quelle che erano, comunque esse fossero. Se c’era modo di cambiare qualcosa, tanto meglio. Se non c’era, brodo lungo e seguitate.

    Per cercare di focalizzare altrove i propri pensieri, si assicurò che la bancarella delle erbe fosse sempre in fondo alla fila sul lato meridionale e iniziò a dirigersi verso l’anziana signora che la gestiva. Non fece però molta strada perché un vociare piuttosto concitato lo portò a voltarsi.
    Il sig. Demegawa e sua moglie erano in piedi di fronte a tre uomini vestiti di nero. Loro figlio Isao era accovacciato dietro il banchetto.
    L’Akimichi si scambiò un rapido sguardo con Sanzo e Denbe, ora tornati seri, e nei loro occhi sembrò leggere la stessa interpretazione della scena: non ci voleva un genio per capire che quei tizi stavano ricattando o minacciando la famiglia Demegawa. Per un attimo ebbe l’impressione che uno dei tre li avesse guardati di sbieco e avesse accennato un sorrisetto provocatorio ma pensò di esserselo immaginato. Ad ogni modo, decise che non era proprio il caso di starsene a guardare. Per cui, dopo un cenno d’intesa, lui e i gemelli iniziarono ad avvicinarsi camminando nella maniera più tranquilla possibile ma, al contempo, alzando la voce per far notare la propria presenza e cercare di fermare qualunque cosa stesse accadendo

    Demegawa-san! Si è rotta una ruota del nostro carro. Avrebbe mica qualche chiodo e un martello da prestarci?

    L’uomo si girò verso di loro con la fronte imperlata di sudore e con occhi che sembravano dire “siete pazzi? Allontanatevi subito!”. I molestatori girarono appena la testa ma non si scomposero, al che Sanzo decise di azzardare

    ehm… abbiamo bisogno di parlare con il sig Demegawa, potreste lasciarci un po’ da soli?

    Uno dei ceffi chiuse gli occhi e sorrise con superiorità. Poi, all’unisono con gli altri due, si voltò verso di loro, sollevò il mento e li guardò dall’alto in basso con un ghigno

    …altrimenti?

    Improvvisamente la fiumana di persone si era arrestata. Il vociare era calato di intensità fino a trasformarsi in un brusio, mentre calche di curiosi iniziavano ad ammassarsi lì intorno.
    I sei stavano lì, ritti, gli uni di fronte agli altri


     
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    Il pesante mantello verde di un uomo pendeva dal braccio piegato sul fianco, celando alla vista gli eventi che stavano avendo luogo più avanti. Una mano, agile, lo spostò di lato. L'altra toccò lievemente la schiena la persona che costui aveva di fianco mentre il corpo si girava di lato e i piedi si sforzavano di strisciare nell’interstizio

    Permesso! Per favore, devo passare

    Dopo aver frettolosamente lasciato il proprio banchetto - abbastanza distante da quello dei Demegawa - Kaede stava faticosamente fendendo la calca per raggiungere i ragazzi e capire cosa stesse succedendo. Certo, il fatto che dall’altro lato di quel muro di curiosi non giungesse alcun suono sospetto, unito all’uniformità del brusio della folla, in parte la tranquillizzava.
    Dopo l’ennesimo spintone, educato ma deciso, finalmente la ragazza iniziò a riemergere da quel groviglio di corpi, sacche e cenci zuppi di sudore. Gli occhi, ora abituatisi alla penombra, necessitarono di qualche secondo per mettere a fuoco la scena che le si parò davanti.
    Il vento che si era alzato gonfiava e malmenava le vesti dei sei mentre questi si scrutavano silenziosi.
    Uno degli uomini iniziò a palesare una certa impazienza

    Toglietevi dai piedi, non abbiamo tempo da perdere con tre ragazzini

    …quattro

    Kaede si era fatta avanti e aveva preso posizione al loro fianco

    Il tipo fece un fischio come a voler dire "caspita, adesso si che sono spaventato"

    Il grassone, la ragazzina e i due ebeti… me la sto facendo sotto

    Gli altri due risero di gusto ma poi uno di quelli intervenne poggiando una mano sulla spalla del suo compare

    Aspetta, non liquidarli così in fretta. Ho voglia di fare un gioco

    Raccolse un bullone dalla bancarella di Demegawa e poi si voltò verso Denbe

    Vi va di scommettere?

    Figuriamoci, scommettere con gente del genere… i ragazzi ne erano convinti: neanche Denbe avrebbe potuto essere così idiota da accettare…

    Accettiamo!

    Era idiota.

    Molto bene. Ma una scommessa non sarebbe tale senza una posta in palio… se vinceremo noi, ci darete quella cassa

    E indicò la cassetta di legno nella quale i ragazzi stavano raccogliendo i ricavi del giorno.
    Scommettere tutti i loro guadagni? Questa sì che sarebbe stata una vera follia! Anche Denbe si bloccò e deglutì in maniera molto vistosa.
    Inaspettatamente, però, dopo aver atteso fremente con i pugni chiusi, intervenne Kaede

    Sta bene. Se vincerete voi, potrete avere la cassa. Ma, se perderete, dovrete andarvene e lasciare in pace i Demegawa

    Era impazzita? Shōta non si capacitava di come la ragazza potesse aver pronunciato quelle parole. Di solito non agiva in modo avventato. Era chiaro che la strizza l'aveva fregata, portandola a cercare di risolvere la cosa il più velocemente possibile pur di sbarazzarsi di quei tipi.
    Sanzo iniziò ad agitarsi ma l'Akimichi, dopo aver fatto un respiro profondo, come suo solito fece un esame di realtà e si limitò a prendere atto della situazione: ormai la frittata era fatta, erano in ballo e dovevano ballare

    Allora, in cosa consiste la scommessa?

    È molto semplice… rispose l’uomo. Poi si girò dando loro le spalle. Uno dei suoi compari si avvicinò e i due iniziarono ad armeggiare senza far vedere cosa stessero facendo con le mani. Quindi si voltarono verso i ragazzi con le braccia tese verso di loro e i pugni chiusi

    Dovete indovinare in che posto abbiamo nascosto il bullone. Avete tre tentativi

    Non aveva mentito, si trattava davvero di una cosa semplice. Però di solito questo giochetto avveniva in modo leggermente diverso e ciò non sfuggì a Sanzo

    Un momento… non ci avete dato la possibilità di vedere i vostri movimenti, quindi come facciamo a stabilire in che mano si trova il bullone?

    Il tipo rise

    Dovete indovinare… è una scommessa, mica un test dei riflessi. Il brivido sta proprio nel gettarsi tra le braccia della dea bendata. A proposito… ritirarsi equivale a dare forfait

    Questo era un colpo basso ma con tipi del genere non conveniva mettersi a discutere. Comunque c’erano quattro pugni e tre tentativi a disposizione, quindi le probabilità erano dalla loro parte. Con il tocco, i ragazzi decisero che sarebbe andato Denbe per primo.
    Dopo aver osservato le mani per un po’, questi disse la seconda da sinistra
    L’uomo aprì la mano ma questa non conteneva nulla

    Oh, peccato… ti è andata male

    Dopo fu il turno di Sanzo, che si prese molto più tempo prima di azzardare. Guardò i pugni serrati da ogni lato ma non gli riuscì di notare qualcosa di strano in uno di essi. Per cui, con qualche brivido addosso dovuto al rischio che stavano correndo, alla fine puntò il dito verso l’ultima a destra.
    L’altro uomo iniziò ad aprire lentamente le dita… ma anche qui non c’era niente di niente

    eheh ritenta, sarai più fortunato

    Così, sul 50/50, arrivò il turno di Shōta. Il ragazzo si avvicinò e si mise lì in piedi, fermo, ad attendere non si sa cosa.
    Passarono alcuni minuti e il terzo tipo (che non stava prendendo parte al gioco) cominciò a mostrare nuovamente segni di impazienza

    Non abbiamo tutto il giorno, dannato ciccione!

    L’Akimichi non si scompose e rimase lì fermo, sorridente, con gli occhi chiusi. La sua idea era semplice, forse anche troppo, ai limiti dell’ingenuità si sarebbe potuto dire: prenderli per sfinimento. D’altra parte, il tizio non aveva forse detto che ritirarsi equivaleva a dare forfait?
    Quello intuì le sue intenzioni e berciò Pensi davvero che basti così poco per farci arrendere?! Sei uno stolto, la tua stupida tattica ti si rivolterà contro, ti stancherai molto prima…
    Kaede lo interruppe

    Fossi in te non ne sarei così sicuro. Una volta ha montato la guardia per dodici ore di fila davanti al granaio…

    Il tipo sbarrò gli occhi mentre una gocciolina di sudore iniziava a scendergli lungo la fronte. Disgraziatamente, la fortuna davvero non sembrava volgere a favore dei ragazzi perché 12 ore a disposizione proprio non le avevano: il mercato avrebbe chiuso i battenti di lì a mezz’ora, Demegawa aveva bisogno del bullone e in lontananza si sentivano dei tuoni.
    Spinto anche dall’impazienza della folla - che intanto si era trasformata in pubblico - alla fine Shōta fu costretto a prendere una decisione. Quindi puntò il dito verso la prima mano a sinistra

    Sul volto dell’uomo si dipinse un’espressione seria mentre muoveva le dita con estrema lentezza.
    Poi, tutto d’un colpo, spalancò la mano



    Niente… non c’era più niente da fare, avevano perso…
    Denbe si mise le mani in testa e iniziò a lamentarsi

    Ma come facciamo ad essere così sfigati??

    Bene bene… se permettete, noi andremmo a ritirare il nostro meritato premio

    L’uomo si voltò e mosse un passo in direzione della cassetta, mentre la folla si apriva per farlo passare. Venne però fermato da Shōta, al quale questo estremo ammontare di sfortuna parve un pelo sospetto

    Aspetta un attimo… potresti aprire l’altra mano?

    Quello si girò sorridente e, dicendo non c’è problema, aprì anche l’ultima mano rimasta.
    Era più vuota del vuoto cosmico. Sanzo montò su tutte le furie

    Cosa?? CI avete preso per il c**o! La gara non è valida

    E perché mai? fece quello

    Come avremmo potuto indovinare in che mano fosse il bullone se non era in nessuna di queste??

    E chi ha detto che fosse in una mano? replicò il tipo Io ho detto che dovevate indovinare “in che posto” fosse
    E, così dicendo, tirò fuori dalla tasca il bullone.
    Era davvero una bassezza tale da non poter essere nemmeno commentata. Era chiaro che quei tre stavano approfittando del fatto che nessuno avrebbe avuto il coraggio di contraddirli apertamente.
    Dopo aver gettato a terra il bullone, il ceffo si diresse verso la cassa pregustando il gruzzoletto che vi era contenuto.
    I gemelli erano preoccupatissimi, mille pensieri gli passavano per la mente, non ultima la reazione che avrebbe avuto Shingo nel momento in cui avrebbe appreso la notizia. Anche Kaede se ne stava silenziosa in disparte e con gli occhi coperti da un’ombra. Shōta cercò di rimanere abbastanza concentrato da trovare alla svelta una soluzione ma non gli veniva in mente nulla che non comportasse come proprio naturale epilogo lo scoppio di una rissa in mezzo al mercato, cosa che era assolutamente da evitare. Non restava che prendere atto della situazione e affrontarne le conseguenze…

    Intanto l’uomo aveva raggiunto la cassetta e, leccandosi i baffi, si accingeva ad aprirla.
    Con un rapido colpo di mano, sollevò il coperchio


    Era più vuota delle sue mani.

    Sanzo e Denbe si guardarono con i punti interrogativi in testa. Shōta era piacevolmente sorpreso

    uh??
    eh?
    Oh

    Anche il ceffo era sorpreso, ma non tanto piacevolmente

    E questo che ca**o significa??

    Appena terminata la frase, avrebbe udito la voce di Kaede

    Avete avuto il vostro premio, no? Tutto regolare…

    Credi di essere divertente, ragazzina? Dove sono i soldi? Chi non mantiene i patti rischia di fare una brutta fine…

    La ragazza sollevò la testa e sorrise
    E chi ha parlato di soldi? Avevamo scommesso la cassa, mica quello che c’era dentro

    In pratica aveva reso loro pan per focaccia. L’Akimichi scoppiò a ridere dicendo Chi di spada ferisce…!
    Ma la sua risata era diretta più a se stesso: si era fatto talmente coinvolgere in quel giochetto da dimenticare che una delle regole di Benjiro era “almeno uno deve rimanere vicino alla cassa. Se anche quello deve allontanarsi, prima deve mettere al sicuro i soldi”. Una tipa scrupolosa come Kaede non avrebbe mai dimenticato la regola. Il modo in cui si era comportata dopo, fingendo di accettare la sfida per nervosismo, era tutta una conseguenza del fatto che si sentiva sicura fin dall’inizio.
    Purtroppo era difficile aspettarsi che tre come quelli accettassero semplicemente la conclusione e se ne andassero con le mani in saccoccia… Infatti il tipo che fin dall’inizio aveva mostrato più impazienza, si voltò furioso verso la ragazza e la apostrofò

    MALEDETTA SGUA***INA!!

    L’uomo portò la mano al di sopra della spalla per estrarre il Tanto

    Fottuti bambocci!! Vi faccio vedere io cosa succede a chi scherza con noi!!

    Fu questione di un attimo. Sanzo portò istintivamente la mano al fianco per estrarre la propria Katana, dimenticando che tutti loro avevano lasciato le armi più ingombranti a casa. Denbe cercò di afferrare precipitosamente un Kunai dal taschino.
    Ci fu uno scatto. Poi un urlo seguito da un rumore metallico




     
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    Gli occhi di Denbe non vedevano più la luce del sole. Prima che potesse rendersene conto, qualcosa di voluminoso gli si era parato davanti e ora gli faceva ombra. Tutto ciò che gli era possibile scorgere era il retro di un mantello scuro.
    Dall’altro lato, con un stridore ritmico e soffocato, il filo vero del Tanto vibrava e grattava contro una resistenza per lui insuperabile, quella di una superficie metallica che lo sopravanzava sotto ogni aspetto: lunghezza, larghezza, peso...
    Il brusio del pubblico, così forte fino a pochi secondi prima, era svanito. Nel mezzo della folla silente, il ceffo rimase qualche istante a fissare i propri occhi riflessi nella lama della Nodachi che gli aveva sbarrato il cammino, poi spostò lentamente lo sguardo verso il volto del suo possessore.
    Costui si presentava come un individuo alto, avvolto in un mantello scuro, con capelli corvini lunghi fino alle spalle. Aveva gli occhi ridotti a poco più di una fessura e l’espressione di uno che ha niente da temere.



    L’uomo, che si era frapposto all’attacco all’ultimo secondo, non era da solo. Insieme a lui c’erano altri tre individui, uno dei quali spiccava per l’imponenza e le spalle quadrate. Erano accomunati dall’indossare un mantello blu scuro dai riflessi violacei, con una piccola pianta di riso dorata cucita all’altezza della spalla sinistra



    Shōta avrebbe riconosciuto quel simbolo ovunque: era lo stemma della casata Muramoto.
    Il figuro squadrò il tipo con il Tanto, provocandogli un’abbondante sudorazione fredda. Appoggiando la punta della lingua sul retro degli incisivi serrati e risucchiando l’aria per tre volte, manifestò una certa disapprovazione

    tsk, tsk, tsk… le regole andrebbero accettate innanzitutto da chi le ha stabilite… non è onorevole non rispettare i patti, sei d'accordo?

    Sudando in maniera copiosa, il tipo abbassò lentamente il Tanto e annuì senza dire una parola. Quindi, abbassando a sua volta l'arma, lo spadaccino seguitò ad incalzarlo

    …eppure non sembra che abbiate accettato l'esito… aggredire quattro ragazzini in mezzo ad un mercato… a quanto pare cercate rogne. Dì, le cercate…?

    Il tipo fece di no con la testa e ripose il Tanto nel fodero. Poi, anticipando la prossima intimazione del suo interlocutore, fece un cenno ai suoi compari e, insieme a loro, si allontanò rapidamente.
    L'uomo di Muramoto rinfoderò la Nodachi e si voltò verso i ragazzi.
    Denbe era rimasto fermo come una statua di sale. Sanzo fremeva ma non si capiva se lo facesse più per la tensione o più per la pregiata lama che ammirava estasiato. Kaede scrutava i quattro individui con diffidenza. Shōta ritenne che, tanto per cominciare, sarebbe stato meglio rompere con quel silenzio imbarazzante

    Beh, grazie per l'aiuto

    Quello fece un cenno con il palmo della mano per indicare che non c'era bisogno di ringraziare, quasi fosse semplicemente dovere. Quindi li ammonì

    Cercate di fare attenzione, ragazzi… lì fuori è pieno di gente poco raccomandabile… stavolta è andata bene, ma la prossima…?

    Essendosi già fatto un'idea di dove volesse andare a parare quel discorso, l'Akimichi replicò Alla prossima volta penseremo la prossima volta

    Al tipo quasi scappò una mezza risata come a voler dire che non si sarebbe mai abituato a quel modo di fare serafico. Ma immediatamente si ricompose e proseguì

    …al nostro signore Muramoto non piacciono i prepotenti ed è sempre disposto ad offrire la propria protezione a chi ne ha bisogno…
    Anticipando qualsiasi risposta o obiezione, si affrettò a continuare ma non è questa la sede per parlarne… Muramoto-sama gradirebbe discutere a quattr'occhi con voi…. Se vi interessa saperne di più, venite all'ingresso del villaggio dopo la fine del mercato. Saremo lì

    Detto ciò, si voltò e sparì insieme ai suoi.

    La folla si disperse mentre ognuno tornava a raccattare le proprie cose per rincasare. Mentre Kaede si dirigeva verso la cassa, Shōta, Sanzo e Denbe raggiunsero i Demegawa. Si assicurarono che tutta la famiglia stesse bene e restituirono loro il bullone. Poi si ricongiunsero con la ragazza che, intanto, aveva già provveduto a riporre i soldi. Dove li avesse nascosti non fu dato saperlo ma non era nemmeno importante in quel momento. Urgeva di più decidere cosa fare.

    Shōta esordì dicendo

    Certo che, come biglietto da visita, lascia davvero a desiderare

    La ragazza gli fece eco

    Questo è poco ma sicuro. Hanno confermato di essere disposti a tutto.

    È anche vero che, se avessero voluto, avrebbero potuto attaccarci direttamente. Forse potrebbe valere la pena ascoltare cosa ha da dirci?

    Non lo so… le premesse non sono affatto buone ma questa discussione potrebbe essere completamente inutile: siamo sicuri di avere davvero la libertà di scegliere se seguirli o meno?

    Denbe, che aveva un’aria a dir poco perplessa, dopo qualche esitazione intervenne

    Scusate, perché dite che le premesse non sono buone? Non capisco, ci hanno aiutati e hanno detto che potrebbero farlo ancora

    I due si guardarono in faccia e fecero spallucce

    Non hai capito niente, non è vero?

    …capito cosa?

    Era tutta una sceneggiata. Probabilmente quei tipi erano d’accordo tra loro. Muramoto ha cercato di metterci in condizioni tali da farci sentire in debito nei suoi confronti o, quantomeno, farci spaventare abbastanza da accettare il suo aiuto… aiuto non disinteressato, ovviamente

    Denbe spalancò gli occhi e si girò verso Sanzo per trovare conforto. Il longilineo immediatamente chiuse gli occhi e, massaggiandosi la mandibola, sorrise tentando di darsi un’aria di superiorità

    eheh io l’avevo capito

    Tosto, il suo compare arrossì. Poi, con un colpo di tosse, assunse la stessa identica posa

    ahem! Ovviamente anch’io avevo capito tutto… vi stavo solo mettendo alla prova per vedere quanto foste svegli

    Shōta gli resse il gioco
    …e qual è il responso, “Sensei”?

    Non male, devo dire che siete bravini... si, si…

    Ah, grazie!

    Kaede chiuse gli occhi e si mise un pugno davanti alla bocca per dissimulare una risata facendola passare per un colpo di tosse. Poi tornò seria e aggiunse certo i tre ceffi sembravano davvero preoccupati. Probabilmente il loro piano iniziale non prevedeva che si dovesse arrivare alle mani e gli uomini di Muramoto sono stati costretti a intervenire in quel modo

    Shōta la trovò un’osservazione interessante ma non era più tempo di approfondire la disamina della situazione. Bisognava prendere una decisione

    Allora, che si fa? Andiamo con loro o no?

     
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    Una ruota fece un piccolo balzo a causa del sasso in cui era incappata e ricadde a terra con un rumore secco, facendo traballare gli otto passeggeri. Grazie a quattro fieri equini di razza, la grande e sontuosa carrozza procedeva a velocità di crociera, portando al traino i cavalli e il carro dei ragazzi, assicurati sul retro tramite robuste funi.
    Uno degli uomini di Muramoto guidava il carro. Gli altri tre erano seduti insieme a Shōta e compagnia. I posti erano alternati: Kaede e Denbe erano vicini; alla loro destra, il tipo della Nodachi; alla destra di questo, Sanzo; alla destra di Sanzo, l'omone dalle spalle quadrate; accanto a lui, Shōta e, infine, l'ultimo degli uomini col mantello. Il silenzio che regnava nella carrozza non diventava soffocante solo grazie al costante sottofondo creato dal vento, dagli scricchiolii e dallo scalpito dei cavalli al galoppo.
    La mente di Shōta corse alla breve discussione che aveva avuto luogo mezz'ora prima. Pur essendo abbastanza diffidenti nei confronti di Muramoto, i ragazzi ritenevano che non avrebbe tentato di far loro del male. Sia perché, se avesse voluto, avrebbe potuto farlo agevolmente in altre occasioni, sia perché non era nel suo stile e, comunque, non lo avrebbe aiutato certo a raggiungere il suo obiettivo, che era quello di estendere i propri possedimenti fino ad includere quelli del loro "Castello" (come solevano chiamarlo).
    Non avevano la possibilità di contattare Benjiro e gli altri per consultarli sul da farsi (grazie al piffero, si dirà… era proprio per questo che li avevano approcciati al mercato) e non avevano regole di riferimento per una situazione del genere. Pensando al bene del gruppo, alla fine decisero di andare in avanscoperta e cercare di carpire almeno qualche informazione che potesse tornare utile. Era stata una decisione poco ponderata? Forse si, forse no ma il tempo che avevano avuto era poco. E così, eccoli in viaggio verso la villa di Muramoto.
    Shōta lanciò un'occhiata ai suoi dirimpettai. Quelli fecero altrettanto, poi si scambiarono altre occhiate reciproche e, infine, ognuno tornò a fissare il tettuccio, a tastare la superficie ruvida della panca su cui era seduto o a cercare di cogliere uno scorcio del paesaggio che correva sullo sfondo. L'aria fresca che entrava dai finestrini trasportava con sé un delicato odore di lavanda.
    Mentre una leggera sonnolenza iniziava ad impossessarsi di lui, l'Akimichi si scoprì a ragionare sugli effetti sedativi della pianta in questione. Nel tentativo di scuotersi dal torpore, provò a rivolgere la parola al tipo che era seduto alla sua sinistra

    Alla fine non ha più piovuto. Non male la giornata, eh?

    L'omone dalle spalle quadrate non rispose e nemmeno voltò la testa



    Shōta lo scrutó per un po'. Aveva i capelli corti e sembrava che avesse anche la testa quadrata, tanto era duro nei lineamenti. Aveva uno sguardo accigliato e manteneva gli occhi fissi davanti a sé. Il ragazzo colse nel quadro d'insieme un che di familiare: forse gli ricordava suo fratello quando era offeso per qualcosa?
    Fece un altro tentativo

    Comunque siamo in viaggio da un bel pezzo. Non mancherà molto all'arrivo



    Non era esattamente una discussione esaltante e la sonnolenza rischiò di aumentare.
    Per fortuna, una lunga frenata gli annunciò che erano giunti a destinazione.
    Lo sportello si aprì ribaltando a terra una scaletta dalla quale, uno ad uno, scesero tutti.

    OST


    Una cinta muraria spessa due metri e alta cinque si ergeva dinanzi a loro in tutta la sua imponenza. Era tanto larga che andava a perdersi tra gli alberi e, per questo, non se ne vedevano né l'inizio né la fine. Dietro di essa si scorgevano rossi tetti curvilinei con fastose decorazioni dorate sulle punte.
    Uno degli uomini si avvicinò al grande portone rosso centrale e bussò come se stesse tamburellando una musica di qualche tipo. Lentamente le pesanti ante iniziarono ad aprirsi, provocando vibrazioni che riecheggiarono finanche nei boschi lì attorno.
    Altre figure ammantate di blu si affrettarono a recuperare carri e cavalli mentre il gruppo faceva ingresso tra le mura. Gli otto si incamminarono lungo un vialetto roccioso costeggiato da piante e fiori di ogni tipo. Sembrava che tutto fosse immerso in una tenue nebbiolina, appena percettibile. Qui e lì nell'erba spuntavano statuette raffiguranti demoni o creature antropomorfe di altra natura, provenienti da chissà dove. Spostando lo sguardo verso sinistra, sarebbe stato possibile intravedere in lontananza delle risaie. Era raro incontrarne una nel Paese del Fuoco ma i possedimenti di Muramoto erano collocati piuttosto a settentrione e probabilmente tanto la terra quanto il clima avevano tratti simili a quelli di Oto.
    Nella testa dei ragazzi si presentò la medesima domanda: ma quanto doveva essere lungo il muro di confine per contenere tutta quella roba?
    Mentre tentavano di trovare una risposta, arrivarono di fronte all'ingresso vero e proprio. Al centro di quello sconfinato giardino, troneggiava un'imponente villa signorile a tre piani, composta da moduli distinti congiunti da ballatoi e ponti di legno, con tetti e guglie degne di una pagoda che svettavano dolcemente accarezzate dai venti primaverili.
    Si ripeté la scena vista poco prima: alcune donne silenziose con lo sguardo inespressivo aprirono la porta d'ingresso camminando rapidamente sull’engawa e i ragazzi furono fatti accomodare. Dopo essersi tolti le scarpe nell’ampio genkan, indossarono le pantofole messe a loro disposizione (Shōta le trovò molto confortevoli). A quel punto incominciarono ad avviarsi in un corridoio che prometteva di essere molto lungo e opulento, costellato di opere d'arte di vario genere, con fastosi tendaggi che si alternavano agli shōji inondando l'ambiente con una luce soffusa. Ma i ragazzi non ebbero modo di osservare quelle cose da vicino perché, poco dopo aver messo piede nel corridoio, vennero indirizzati in una camera alla loro destra, dove trovarono già pronto un tavolo circondato da diversi cuscini.
    Mentre i membri della loro singolare “scorta” prendevano posizione in piedi ai quattro angoli della stanza, i ragazzi si sedettero in semicerchio a un lato del tavolo.
    Pochi istanti dopo, una delle donne annunciò

    Silenzio, prego. Entra Muramoto-sama

    Quindi si avvicinò ad una parete dipinta con strani arabeschi e la tirò da un lato con la mano, rivelando che non si trattava affatto di un muro.
    I ragazzi trattenevano il respiro. Qualcuno deglutì.

    Il fusuma si aprì scorrendo lentamente e il padrone di casa fece finalmente la sua apparizione.


     
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    Muramoto fece il suo ingresso nella saletta.
    Era un uomo anziano di bassa statura che indossava un largo vestito azzurro e un logoro cappello di paglia di pari colore, tanto largo da rendere difficile vederne gli occhi



    Il vegliardo si sedette dal lato opposto al loro

    Benvenuti nella mia umile dimora. Sono lieto che abbiate accettato l’invito e abbiate fatto tutta questa strada per incontrarmi, miei giovani amici

    "Umile dimora"? Shōta non seppe decidere se quella fosse falsa modestia o solo semplice ironia ma, in entrambi i casi, marcava con forza la differenza di status, sottolineando come per lui tutto ciò rappresentasse la normalità.

    Muramoto si girò e gesticolò verso una delle donne. Questa fece un piccolo inchino, uscì e rientrò quasi subito portando un vassoio con una teiera e diverse tazze. Generose quantità di tè verde e kashiwa-mochi furono distribuite tra i convitati

    Non vi offenderete, spero, se non vi offro del saké ma non vorrei che, a causa mia, non riusciste a trovare la via del ritorno… fece un piccola pausa, si voltò per un attimo verso il tipo con la Nodachi e poi tornò a parlare con loro
    …mi hanno detto che avete avuto qualche problemino al mercato, nevvero? Certo che non si può stare più tranquilli in nessun luogo, oggigiorno… fortunatamente i miei uomini passavano da quelle parti

    Che falsità, che ipocrisia. A dirla tutta, non si stava sforzando minimamente per sembrare sincero. Difatti, proseguì

    E come sono andati i guadagni, oggi?

    Bene rispose Shōta senza fare una piega

    Bene, bene… replicò il vecchio …abbiatene cura perché questo è ciò che fa girare il mondo

    I guadagni? fece Sanzo

    …soldi, denaro, contanti, verdoni, liquido, valsente! Eh, miei giovani amici, non sapete cosa sarebbe disposta a fare la gente per arricchirsi… fece un’altra pausa, poi continuò …gli affaristi più subdoli non si farebbero scrupoli nemmeno con dei ragazzini e ultimamente stanno succedendo molte cose brutte… minacce, aggressioni, attentati… sollevò leggermente la testa e ai ragazzi sarebbe stato possibile intravedere un occhio che li scrutava sornione, accompagnato da un mezzo sorrisetto

    In realtà Muramoto era uno che, dal punto di vista politico e militare, non contava nulla e le cui azioni non avrebbero cambiato un ette nell’equilibrio del mondo ninja. Però, nel suo mondo - quello del denaro - contava eccome. E i ragazzi non conoscevano nessuno che fosse più spregiudicato di lui. Insomma, poteva permettersi di parlare in quel modo.

    Shōta avvertì un certo nervosismo malcelato in chi sedeva al suo fianco. Stavolta anche Kaede era palesemente poco serena e c’era il rischio che qualcuno dicesse qualcosa di troppo. Quindi, cercando di lanciare un segnale di distensione ai propri compagni, sorridendo afferrò un soffice wagashi e gli diede un morso

    munch… non stento a credere a quello che sta dicendo, però… credo che non ci abbia convocati qui solo per aggiornarci sulla cronaca locale, o mi sbaglio? e affondò nuovamente i denti nel dolcetto

    L’uomo sorrise vedendo che la sua provocazione era come rimbalzata su un muro di gomma ma non mostrò delusione

    Naturalmente…

    Abbassò la testa, celando nuovamente gli occhi

    …come immagino vi abbiano detto i miei uomini, io sono una persona di buon cuore… non mi piacciono certi modi di fare e non mi piace pensare che dei bravi ragazzi come voi possano correre dei rischi… quindi vi ho fatti chiamare per farvi una proposta: se volete, io posso offrirvi la protezione di cui avete bisogno…
    fece l’ennesima pausa e l’ennesimo gesto. Al che, tutti gli uomini nella stanza scostarono leggermente i loro mantelli per esibire le armi celate sotto di essi
    …una vera protezione…

    Con quello scintillio di metalli, in effetti li stava invitando ancora una volta a stare in campana.
    L'Akimichi mandò giù l'ultimo boccone e seguitò senza battere ciglio

    …e, in cambio, cosa vorrebbe da noi?

    Il vegliardo sorrise nuovamente

    Sei uno che va direttamente al punto tu, eh? Bene, mi piacciono i tipi pragmatici… in cambio, vediamo un po'... sarebbe un bel gesto di gratitudine cedermi una quota del vostro raccolto, diciamo il 50%

    Shōta mandò giù due sorsi di tè, poi sorrise a sua volta

    Non possiamo

    il 50% è troppo? Si può trattare...

    Certo che si sarebbe potuto trattare. Tanto, che la percentuale fosse 50 o 30, essa equivaleva sempre al 100% poiché, sfruttando il primo spiraglio, Muramoto avrebbe finito per impossessarsi di tutto

    Il problema è che siamo degli Shinobi. Possiamo e dobbiamo difenderci da soli, altrimenti come potremmo guardarci allo specchio la mattina?

    Era una risposta per il suo interlocutore, certo, ma l'Akimichi stava parlando a nuora perché suocera intendesse: i ragazzi si erano lasciati suggestionare così tanto da quell'atmosfera e da quelle persone da aver dimenticato una cosa tanto ovvia. Erano perfettamente in grado di badare a se stessi in caso di bisogno, come la pronta reazione di prima aveva dimostrato. Cercare di farli sentire deboli e indifesi (non contro ipotetici aggressori ma contro gli uomini di Muramoto, ovviamente) era lo scopo di tutta quella messinscena.
    Per sua sfortuna, il vecchio non aveva realizzato fino in fondo quanto potessero essere saldi i nervi di Shōta, il quale era riuscito a tirare su il morale dei propri compagni.

    A questo punto, Muramoto dovette ritenere che insistere ulteriormente sarebbe stato inutile. D'altra parte, attaccarli sarebbe stato controproducente sotto ogni punto di vista. Quindi non gli rimaneva che congedarli ma non l’avrebbe certo fatto con un “arrivederci e grazie”

    …vedo che avete molta fiducia nelle vostre capacità. L’autostima è una cosa importante ma non dimenticate che rimanete pur sempre dei ragazzi e non dimenticate che vi state assumendo anche la responsabilità per l’incolumità dei vostri cari o, forse chissà, anche dei vostri conoscenti… non siate egoisti, sarebbe un vero peccato se dovesse succedere qualcosa di spiacevole a qualcuno… fece una pausa …e le cose spiacevoli non sono solo quelle che coinvolgono direttamente la violenza fisica…

    È molto gentile a preoccuparsi per noi. Lo terremo bene a mente

    L’anziano sorrise

    Molto bene. Credo di avervi portato via anche troppo tempo, a casa saranno preoccupati per voi… ho fatto rifocillare i vostri cavalli e lasciato una guardia vicino ai vostri beni. Mi perdonerete se non vi faccio scortare fino alla vostra fattoria ma i miei uomini hanno degli impegni

    Non c’è problema, ha fatto anche troppo per noi. La ringraziamo per la squisita ospitalità

    Ciò detto, si alzarono tutti in piedi. I ragazzi fecero un inchino e vennero accompagnati alla porta.

    […]

    Mentre il pesante portone di legno si richiudeva alle loro spalle, tagliandoli fuori dalla cinta muraria, Shōta si fermò un po’ a rimirare il sole che tramontava. Al modo in cui avrebbe dovuto gestire le domande che gli sarebbero state poste al ritorno, ci avrebbe pensato dopo. Intanto avevano avuto la conferma che tutto quello che era successo era stata opera di Muramoto e avevano anche ricevuto chiaro e tondo il messaggio: non sarebbe finita lì. Però, oltre a questo, non avevano ricavato un granché, almeno in apparenza. Insomma non si poteva definire un’incontro particolarmente fruttuoso, in fin dei conti.
    Il ragazzo vide che Kaede gli si avvicinava

    Allora? Com’è la situazione?

    Tutto ok. Non sembra che abbiano manomesso qualcosa e i soldi ci sono tutti

    Perfetto, allora possiamo partire disse l’Akimichi mentre montava sul carro insieme alla ragazza. Poi si rivolse a Sanzo e Denbe che - forse per esorcizzare la paura e sciogliere la tensione - si stavano attardando in un'animata discussione su chissà cosa
    Ehi, voi due. Avete intenzione di farci tardare come all’andata? Guardate che vi lasciamo qui

    I gemelli non lo ascoltarono e continuarono a discutere, per cui Kaede decise di stuzzicarli come di consueto

    Ok, allora noi partiamo. Tanto non siete abbastanza veloci da salire al volo…

    E, con un colpo di redini, fece improvvisamente partire i cavalli.
    Udendo la provocazione seguita dal rumore delle ruote, Sanzo e Denbe si girarono di colpo e iniziarono a correre come dei matti. Nel giro di pochi istanti, si era già creata una gara a chi sarebbe saltato su per primo e i due stavano spiccando dei bizzarri salti con tanto di capriola.

    Beh, certe cose non cambiano mica dalla mattina alla sera...

     
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