[B] Le conseguenze di un regime

Le conseguenze di un regime
Seto Akame




narrato - parlato - pensato - parlato altrui


Un intenso formicolio prese a solleticare il mio corpo. Riconobbi in un lampo quella sgradevole sensazione e non vi fu che un istante per prepararsi alla smaterializzazione. I led dell’infernale marchingegno s’illuminarono dal basso verso l’alto, alimentati dall’energia che avevamo contribuito ad immagazzinarvi. Laddove le arcaiche leggi della fisica venivano infrante, in quell’attimo insignificante, una linea di demarcazione intersecò l’immaginaria via della mia esistenza. Tutto ciò ch’era stato apparteneva al passato; distaccato ed irrimediabilmente concluso, sebbene riposto nel mio io. Ripensai al dolce sorriso di mamma Hanko, alle gelide acque del Lago Ibuse. Sospirai. L’istinto, guidato dal raziocinio, mi suggeriva di scacciare quei pensieri che affioravano spontanei; un’umana forma di autodifesa.

La materia prese a deformarsi in una vorticosa spirale vorace che finì per inghiottirmi, assieme all’androide ed alle misteriose casse. La parte che peggio sopportavo della traversata. In quel covo dimenticato dal creatore non vi sarebbe più stata traccia delle nostre presenze, se non quelle che documentavano il nostro passaggio.

Sacrificavo tutto. Soltanto per trovare il mio posto nel mondo.

A diverse centinaia di kilometri di distanza un varco s’aprì nello spazio per farci posto in un nuovo luogo e fu così che i miei occhi trovarono ben altro scenario ad attenderli. Il mio azzardo fu senz’alcun dubbio estremo, al pari del desiderio di conoscenza che lo giustificava. Cinque androidi avevano atteso il nostro arrivo e l’uno a fianco all’altro puntarono il loro imperscrutabile sguardo sulla mia figura. L’incoscienza del mio gesto bussò alla porta, tanto che l’adrenalina attivò le mie ghiandole sudoripare e una sensazione di oppressione salì dal basso ventre fino ad afferrarmi la gola. Iniziai a concentrarmi sul respiro per regolare il mio battito cardiaco, che s’era accelerato. Nel frattempo, un’androide dai lunghi capelli rossi guadagnò qualche passo portandosi al centro della stanza ed interruppe un ambiguo silenzio.


Benvenuto. Ci troviamo a 574 kilometri dalla miniera dove stavi eseguendo una missione per ordini dell’OSU. Siamo a conoscenza del tuo desiderio di venire a contatto con informazioni che riguardano gli alieni e gli Otsutsuki. Se diventerai uno di noi potresti averne la possibilità. E ti posso annunciare che il nostro amato dio vorrebbe incontrarti. Quindi seguimi e ti scorterò da lui.


Nell’udire quelle parole un brivido percorse la mia spina dorsale e strabuzzai fugacemente gli occhi per poi ricompormi immediatamente.

Fury. Incontrerò personalmente uno degli shinobi più potenti di questo mondo..tanto potente da ascendere tra le divinità. Proprio non me l’aspettavo.

Il dado era tratto e facendomi carico delle mie responsabilità guardai dritto negli occhi dell’androide che mi si rivolse. Inspirai a piene narici e allentai la tensione assaporando per la prima volta l’essenza di quella mia nuova esistenza.


Così sia.


Sorrisi mentre con un cenno del capo avallavo la scorta.

Imboccammo un corridoio lunghissimo, le cui fattezze erano così fini e ricercate che quei materiali sembravano appartenere ad un altro mondo. Per tutto il tragitto mantenni la schiena dritta e lo sguardo fisso in avanti. La mia sete di conoscenza fremeva e presto avrei potuto saziarla d’un incontro straordinario. Arrivammo dinanzi all’ennesimo teletrasporto e fui invitato ad accedervi da solo. Senza inutili esitazioni e convenevoli avanzai per la mia strada.

Il posto in cui mi materializzai descriveva la magnificenza del Principe di Kameros. Gli occhi si cibarono di quell’incommensurabile vastità e il cuore mi s’aprì come uno scrigno la cui chiave era appena stata scoperta. Scaffali interminabili strabordavano di libri d’ogni genere ed epoca, su più livelli ed in ogni direzione. Come l’Uomo Vitruviano mi sentivo al centro della conoscenza. La mia sola presenza in quel luogo giustificava il sacrificio ed il mio animo ribolliva estasiato.

Una figura presenziava vicino ad una delle librerie, preso a consultare uno di quei tomi. L’inconfondibile chioma bianco fumo scendeva lungo il suo mantello nero. Si premurò di riporre il volume prima di voltarsi e mostrare i lineamenti del suo viso. La sua voce intervenne - ferma e potente - e tutt’intorno sembrò pendere da quelle parole.


Benvenuto nella mia biblioteca, Seto Akame. Credo tu sappia chi io sia


Incrociai il suo sguardo per suo volere; questi redarguiva al solo passaggio ed esercitava l’influenza che s’addiceva ad un sovrano. Ebbi la netta sensazione di sentirmi esattamente come voleva che mi sentissi.


Mi hanno detto che hai del talento e non mi piace sprecarlo, quindi fai attenzione a cosa dirai nei prossimi minuti perché potrebbero essere le tue ultime parole. Prima di tutto dimmi, perché vorresti unirti a noi? E, soprattutto, perché io dovrei volerti come mio seguace?


Come guidato dalle domande, la mia risposta arrivò sincera e diretta, con il tono di riguardo che l’uomo meritava.

Mio signore, a guidarmi qui è la mia stessa coscienza. Forza e conoscenza governano questo mondo e non desidero altro che raccoglierne. L’ombra della minaccia incombe e nuove opportunità busseranno alla nostra porta..sto solo cercando di posizionarmi nel punto migliore per coglierle. L’Alleanza ninja vive nel passato, produce shinobi in serie destinati alla mediocrità. Ricaccia il futuro per il timore di subirlo ed attanagliano il mondo nell’immobilismo del presente. Le sue fondamenta sono deboli come gli uomini che ne fanno parte e le ipocrisie che vi serpeggiano pendono sul collo degli stessi uomini che dicono di voler proteggere.


Allungai la gamba sinistra per contrarla e portai verso d’essa il busto chinando il capo, assumendo la posa di un cavaliere pronto a ricevere l’investitura. Le mani sfioravano il pavimento e la mia veste vi s’adagiava.

♗

La loro arma più potente è la generazione di nuovi shinobi. In questi anni ho imparato a conoscerli, sono stato io stesso uno di loro. Grazie al mio potere ho potuto analizzarli; conosco il loro modo di pensare e cosa li spinge ad agire. Ne ho dunque evinto ciò che rende vulnerabili i loro animi.


Alzai leggermente il capo per ritrovare il contatto oculare.


Attingerò alla sua magnificenza nella misura in cui mi verrà concesso e sarò fedele alfiere della sua scacchiera.

Questo è quanto ho da offrire, mio signore.