Sregolatezze

PQ di Yuji Kuroko

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    American Airlinesss!! Coppia d’Assi. Un cuore e una picca. Che gran botta di culo! L’universo è dalla mia parte oggi.

    Un sorriso beffardo mi segnava il volto. Noncurante della lettura della mia mano da parte di quegli ubriaconi molesti, assaporavo la possibilità di poter svoltare quella fottutissima partita di poker. Attorniato da manigoldi e irritabili ragazzacci di uno dei bar più discutibili del villaggio, me ne stavo cavalcioni sulla sedia, posizionata al contrario, dalla quale mi dondolavo allegramente. Al solo pensiero di rovinare la serata ai miei compari, mi crogiolavo ignaro del destino che mi era stato riservato. Il croupier, anche lui allegro dai numerosi bicchieri di sakè consumato, girò il primo turno di carte, regalandomi un fantastico Asso di quadri che si aggiungeva alla mia collezione, alimentando le mie chanches di vittoria. Una rapida occhiata agli altri giocatori, piuttosto tesi e preoccupati per le sorti della loro giocata, sempre troppo fuori dalle righe. Rilancio sicuro e spavaldo, condendo il tutto con la mia immancabile irriverenza.


    Siamo pronti a farci male, miei cari!!


    rD4VQdd


    Un paio di loro borbottò irritato e il signore immediatamente dopo di me, accettò la sfida pareggiando la posta, intenzionato ad apparire sicuro della sua giocata. Il banco mi presentava una situazione inequivocabile: avevo sicuramente il punto più alto in gioco. Rimanemmo in tre. Non ci restava che far scoprire le prossime carte. Un 4 di cuori si aggiunse ad un flop quasi perfetto, portando a 3 il conto dello stesso seme sul tavolo. La situazione per me rimase pressoché immutata, se non che il possibile colore poteva dare ai miei avversari una maggior illusione. Primo a muovere, avanzai nuovamente un gruzzoletto di pari ammontare di fiches per un ulteriore rilancio, questa volta senza proferire parola. Cambiai completamente il mio atteggiamento, riducendo al minimo la mia mimica facciale. Tutti mi tenevano gli occhi addosso come a interrogarmi sul mio operato, in preda ad una curiosità sfacciata.


    Adoro questo gioco.



    Uno di loro gettò le sue carte verso il centro del tavolo, arrendendosi ad una mia gestione perfetta del gioco e riducendo la sfida ad un duello. Così fissai con fare di sfida l’altro contendente che non si sottrasse alla sfida di gioco e di sguardi. Un’ultima carta ci separava dal verdetto finale. Vita dell’uno e morte dell’arto. La posta in gioco era piuttosto elevata e tutti gli spettatori erano quanto mai concentrati per seguire l’evolversi di quella situazione. Il croupier diede una rapida occhiata ad entrambi e, teso e sudato, girò la carta che poteva decidere la partita. Asso di fiori. Poker d’assi. Non vi erano possibili scale di colore, unico punto che poteva vanificare la mia sfacciata fortuna. Optai per una puntata standard e sempre in linea con le precedenti, ormai sicuro della mia superiorità.


    Yuji, dannato bluffatore!!!! Non avrai lo straccio di una carta, sbruffone!!!! Credi di potermi fregare così!?!?! Ahahahah! Andiamo, sappi che se ti ho beccato, ti spacco la faccia!


    Stavo per scoppiare a ridere ma non volevo tradire quel momento magico e sbattergli in faccia il mio Poker, facendogli pentire di essersi seduto a quel tavolo e concludendo di fatto la mia serata con un incasso sostanzioso. Il mio avversario svelò le sue carte prima del dovuto, rendendomi ancora più gustosa la vittoria. Un full di 4 ed Assi, una mano vincente nella maggioranza delle occasioni con quel banco. Sfortunatamente il destino l’aveva trascinato in una coincidenza sanguinosa. Mi alzai dalla sedia stringendo le mie carte saldamente in mano; dopodichè guardai quel signorotto, imbottito dall’alcool, ed accennai un sorriso. Lasciai andare le mie braccia verso il tavolo, facendo scivolare prima una carta, che girai con l’ausilio dell’altra, scoprendo il primo dei miei Assi. Infine con una leggera rotazione del polso gettai il mio punto vincente verso il centro del tavolo, lasciandomi andare in una fragorosa risata.


    AHAHAHAHAHAAHAHAH!!!! Ti è andata piuttosto male mio caro! Ahah! Ahah! È un vero spasso giocare con voi!



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    L’uomo, paonazzo in faccia, accortosi della situazione in cui si era trovato, un po’ per presunzione ed un po’ per sfortuna, rimase impietrito a guardare il tavolo di gioco. I suoi compari tentarono di trattenere le risate senza riuscirci e iniziarono a prendersi gioco di lui chiassosamente, barcollando l’uno sull’altro.


    L’hai ripulito Yuji! Ahahah! Guardati Kazuma, un’altra volta al verde! Quando la smetterai di renderti ridicolo?!


    Un nuvolone adombrò la luna che piena e lucente dominava il cielo. Una leggera brezza si alzò, sibilando tra i vicoli del villaggio. Alzai lo sguardo verso il cielo, constatando che il clima stava cambiando improvvisamente. Una goccia mi colpì in viso e subito dopo un’altra ancora. Un ticchettio iniziò a farsi udire, aumentando di intensità pian piano. Iniziò a piovere.


    Che palle!!! Maledetta pioggia! Mi stavo divertendo..Ora mi toccherà inzupparmi per tornare al Tempio..


    Il croupier iniziò frettolosamente a ritirare il tavolo all’interno del locale ed i miei compagni di gioco, anch’essi scocciati dall’improvviso cambiamento climatico, borbottavano sbiascicando.
    Mi voltai verso il mio debitore che con un macabro sorriso mi si rivolse.


    Ehi Orfanello! Non avrai lo straccio di un Ryo da me!! Così impari a fare il furbo! Ahahahah!


    Squadrai quel mentecatto dalla testa ai piedi. La gente di Yugakure, la mia gente, era forse la più imprevedibile e volubile di tutto il mondo ninja. Per questo li amavo ed odiavo allo stesso tempo.


    Kazuma..perchè devi rendere sempre tutto così complicato?! Torniamo a casa da signori una volta tanto..


    Mi rispose con tono di sfida:


    Io ci tornerò a casa da signore. Ma con i miei soldi in tasca! A meno che tu non voglia prendermeli con la forza..

    Chiusi gli occhi e abbassai la testa. La pioggia si era fatta intensa, irritandomi notevolmente e l’atteggiamento di quell’ubriacone non faceva altro che farmi ribollire il sangue. Sapevo dove voleva andare a parare e d’altra parte lui era ben conscio del fatto che non mi sarei tirato indietro.


    Dannati squilibrati..




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