[Caccia al tesoro] Quel maledetto bicchiere di troppo

Licenza da cacciatore di tesori per Ren

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    Il gelo era caduto su Tetsu implacabile. Aveva nevicato per tutto il giorno, ma quando il sole era sparito dietro le montagne ad ovest, non erano più caduti candidi fiocchi dal cielo. La temperatura era scesa vertiginosamente sotto lo zero, cristallizzando nel ghiaccio i cumuli di neve fresca appena accumulati. Dai comignoli delle basse case si alzavano dense colonne di fumo che si perdevano nel cielo nero come pece. Quella notte, il freddo era così intenso che pareva di udirlo nell’aria, come un rantolo lontano e instancabile.

    Era quel genere di notti dove nemmeno il calore del fuoco era abbastanza per scacciare via il freddo dalle ossa. Non c’era altro da fare che cercare riparo in una di quelle bettole fumose e maleodoranti, dall’insegna cigolante e la birra scadente. Birra nera e schiumosa, alcolica e aspra. Quella era la soluzione perfetta per combattere il freddo.
    “Vedova Nera” era proprio il luogo che faceva al caso di Baramor, giovane spadaccino di ventura. Era venuto a Tetsu per conoscere quel samurai famoso in tutto il continente per la bravura nel modellare i metalli e per l’abilità nel kenjutsu. Di recente, infatti, si era sparsa la voce di un dojo dove il famigerato Ren Natsume aveva intrapreso la carriera di sensei e divulgava ai meritevoli i segreti per maneggiare la spada.

    Baramor portava i capelli fino alle spalle e, come gli occhi, erano corvini. Questo era il tratto ereditato dalla madre e, tutto sommato, era l’unico legame tra lui e la donna che lo aveva partorito. Suo padre era stato uno dei suoi molteplici clienti della madre e quindi non aveva saputo chi fosse. Forse, neanche sua madre lo sapeva.
    Se ne stava seduto al bancone della Vedeva Nera a bere quella birra scura dal sapore metallico. La locanda era piena di persone, già abbastanza alticce. L’odore di alcol rendeva fetida l’aria già fumosa del locale e la scarsa illuminazione faceva sentire chiunque abbastanza appartato da lasciarsi andare ad atteggiamenti più intima: non era raro trovare persone collassate sulle sedie o con le mani ad alleviare i pruriti delle sacche di pelle tra le braghe.
    Baramor era arrivato lì per passare la notte e presentarsi l’indomani a Ren Natsume, ma il solito malumore lo aveva costretto a bere qualche boccale di birra in più per conciliare il sonno e tenere lontano gli incubi. L’importante era restare lontano dai guai e tenere la katana nel fodero.

    In un tavolino rotondo, due samurai stavano giocando a carte con due ceffi dall’aria piuttosto trasandata. I samurai non erano in divisa, ma avevano comunque le loro armi al seguito. Sicuramente anche i loro rivali avevano qualche lama celata tra i numerosi strati di lani che avevano indosso. Stava scorrendo tutto tranquillo, quando, all’improvviso, uno dei samurai si alzò irruentemente, scaraventando la sedia al suolo dietro di lui.

    < Bari! Siete dei furfanti e dei bari! > Biascicava e aveva il volto pieno di capillari arrossati.

    Se aveva ragione o no, i due brutti ceffi non lo diedero a vedere e reagirono alle ingiurie a muso duro, senza paura. Anche l’altro samurai balzò in piedi e cercò di rovesciargli il tavolo addosso.

    Da quel momento, la locanda fu travolta dal caos. Pareva che tutti aspettassero un segnale per estrasse pugnali e dare sfogo ai pugni. Quella massa di alcolizzati erano come un deposito di polvere esplosiva e il tavolo rovesciato era stata la scintilla che l’aveva detonata.

    Baramor avrebbe voluto impedire che la rissa degenerasse in un bagno di sangue, ma aveva paura di cacciarsi nei guai. Un’idea gli balenò nella mente e l’alcool lo convinse della sua validità.

    Sarebbe corso a chiamare Ren Natsume, il quale non abitava distante da lì, per informarlo che alcuni suoi sottoposti stavano per cacciarsi nei guai. Questo sarebbe stato un ottimo biglietto da visita.

    Così si avvolse in un pesante mantello di lana grigia e si gettò nella gelida aria notturna del Paese del Ferro, affannandosi tra i vicoli per raggiungere velocemente la casa del capitano fabbro. Giunto sul posto, avrebbe scosso il portone d’ingresso con violenti colpi di nocche, chiamando a gran voce Ren nel silenzio imperturbabile delle strade.

    Quando la porta fu aperta, Baramor avrebbe investito subito Ren Natsume con la sua richiesta d’aiuto.

    < Nella locanda a un paio di isolati da qui c’è una rissa in corso. Ci sono dei samurai alle prese con dei malfattori. > L'aria esalata a pieni polmoni dalla bocca si condensava in nuvole di vapore bianco. < Io non sapevo a chi chiedere di aiuto. Ma conoscevo la tua fame e, in effetti, morivo dalla voglia di conoscerti. Non volevo disturbarti a quest’ora, ma da solo non sarei riuscito a fermare il casino scoppiato lì dentro. >

    Roy_ Qui ha inizio l'evento da te richiesto. La posta in gioco è alta, quindi l'evento non sarà per niente facile. Non farti prendere dalla fretta e cura bene i tuoi post prima di rispondere, anche perchè non è una corsa di velocità questa.
    Puoi ruolare fino all'arrivo nella locanda e puoi provare a dare una calmata ai poco sobri avventori del luogo.
     
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    Una notte come tante altre in quel di Tetsu, il vapore secco e bruciante proveniente dalle armi incandescenti, immerse in acqua fredda, mi costringeva a distogliere lo sguardo per proteggere gli occhi, ma era tutto sommato piacevole soprattutto in notti così gelide. Certo era un rimedio particolare, ma infondo mi era sempre piaciuto lavorare fino a tardi, quel movimento tanto semplice quanto complesso, quel colpire ritmicamente il metallo incandescente fino a dargli forma e compattezza desiderati, quel fischio durante il raffreddamento del metallo, tutti rumori e sensazioni ormai conosciuti fin troppo bene ma che non mi stancavano mai, contribuivano in modo quasi sorprendente a lasciare che la mia mente si rilassasse e si cullasse tra quelle che a me parevano note armoniche rilasciate nell'aere dalla migliore orchestra del Paese del Suono. Una nota stonata si intromise però quella fatidica sera, un bussare grezzo e prorompente attirò forzatamente la mia attenzione e mi esortò ad accorrere alla porta, aprendola alla gelida aria esterna.

    CITAZIONE
    < Nella locanda a un paio di isolati da qui c’è una rissa in corso. Ci sono dei samurai alle prese con dei malfattori. Io non sapevo a chi chiedere di aiuto. Ma conoscevo la tua fame e, in effetti, morivo dalla voglia di conoscerti. Non volevo disturbarti a quest’ora, ma da solo non sarei riuscito a fermare il casino scoppiato lì dentro. >

    Il giovanotto dai capelli corvini sembrava decisamente agitato, probabilmente più per il trovarsi davanti a me che per la situazione di cui mi stava parlando, ma che comunque sembrava qualcosa di cui occuparsi in fretta... Dei Samurai che attaccano briga in una locanda, qualcosa di indegno ed imperdonabile, il mio sguardo si crucciò e rapidamente mi vestii della mia armatura già pronta ed armata di tutto il necessario.

    Hai fatto benissimo a venire qui... Fammi strada rapidamente giovanotto...

    Soldati di Tetsu impegnati a bighellonare in una taverna... Non tolleravo quel genere di atteggiamenti tra i Samurai, ne avevo visti fin troppi ai tempi di Tetsu Ovest, lasciarsi andare all'alcol, al gioco, alla lussuria, cose che chi segue fedelmente il Bushido dovrebbe ripudiare. Ciò che più di tutto mi fece muovere quella sera non fu tanto il voler placare la rissa per evitare guai alle persone presenti o al locale in cui ciò accadeva, anche perchè era purtroppo una quotidianità, ma piuttosto il fatto che a far parte di quella combriccola di degenerati fossero dei cosiddetti Samurai. Quel particolare mi faceva ribollire il sangue.

    Intanto dimmi cosa è successo!

    Dissi con tono perentorio al ragazzo che si accingeva frettoloso a farmi strada e, mentre narrava gli accadimenti, io colsi l'occasione per osservarlo. Mi bastò poco per notare l'arma ben salda al suo fianco ed il suo portamento, non vi erano dubbi sul fatto che anche lui fosse uno spadaccino ma non era quello il tempo per pensarci. Giunto alle porte della "Vedova Nera", mi apprestai a spalancarle, rischiando quasi di sradicarle dai portanti, irrompendo con il peso del mio grado e della mia sfavillante armatura, mio segno distintivo ed ormai ben conosciuta da tutti al villaggio.

    BASTA CON QUESTO FRACASSO! PER CHI NON LO SAPESSE... SONO REN NATSUME, CAPITANO DI TETSU... CESSATE IMMEDIATAMENTE OGNI VOSTRA AZIONE!

    Non mi aspettavo certo che degli ubriaconi mi ascoltassero, ma quantomeno quell'entrata esuberante avrebbe attirato l'attenzione dei presenti spostando su di me tutta l'attenzione necessaria.

    CHI SONO I SAMURAI PRESENTI? SI FACCIANO AVANTI IMMEDIATAMENTE!

    Conclusi quindi con tono ancor più grave, attendendo l'evolversi della situazione e sperando di venire ascoltato senza dover intraprendere azioni più incisive.

    Ren Natsume

    Resistenza 650
    Stamina 700

    Note:
    Mi hai taggato male xD Notato per caso l'evento aperto che stavo ancora aspettando :please: Comunque promette bene :kerberotte: Mi impegnerò :rasengan:
     
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    II


    Non appena Ren interruppe quell’idillio di sangue, denti spezzati, sudore e alcool, calò un silenzio quasi irreale. Lo schianto secco della porta cigolante, l’ondata di gelo che fece tremare persino le fiamme del camino, il profumo mellifluo dell’aria incontaminata proveniente dall’esterno, interruppero le olimpiadi di lotta greco romana.

    La presenza statuaria di Ren fece vacillare anche l’animo più coraggiosi, lasciando in tutti un unico, spaventoso dubbio: quali e quante sarebbero state le conseguenze per aver preso parte a una rissa tra ubriachi?

    Coloro che avrebbero rischiato di più, lì in mezzo, sarebbero stati proprio i samurai, devoti a quel Bushido così deliberatamente tradito in quella fetida locanda. Essi avrebbero pagato le conseguenze maggiori non soltanto perché su di loro vigeva il compito di mantenere l’ordine e il decoro tra i cittadini, ma quei comportamenti abietti erano l’esatta antitesi della “via del guerrriero”.

    Anche loro tremarono di fronte al loro capitano. I due sergenti si sarebbero voluti fare piccoli piccoli e scomparire tra le assi di legno del pavimento lordo di sangue e birra.

    Uno dei due, calvo e con una vistosa cicatrice sull’occhio, si reggeva il naso con una mano. Fiotti di sangue gli scivolavano tra le dita, riversandosi a terra. L’altro, con i capelli color rame sistemati dietro la nuca, aveva appena sguainato una wakizashi. Il suo unico rimpianto in quel momento fu quello aver compiuto quell’irreparabile gesto. Sguainare un’arma contro dei civili apparentemente disarmati? Gravissimo. Maneggiare un’arma con la mente annebbiata dall’alcool? Imperdonabile.

    Passarono pochi secondi dall’ingresso plateale del Capitano di Tetsu prima del più tragico evento della serata. Uno dei due bari che aveva attaccato briga con i samurai, fece sbucare uno stillo appuntito da chissà dove e lo piantò, con un movimento guizzante, nel collo del sergente armato di wakizashi. Dalla giugulare recisa sangue pruzzò in ogni direzione. Dopo che ebbe estratto l’arma, la gola del soldato divenne una cascata rubiconda e il corpo dagli occhi vacui cadde prima in ginocchio, poi a terra con il viso rivolto nel suo stesso sangue.

    Il samurai calvo urlò disperato, altri urlarono, altri ancora applaudirono per elogiare quel gesto meschino.

    I due bari si diedero alla fuga da una porta opposta a quella dell’ingresso, dalla quale una scalinata scendeva fino allo scantinato della locanda. Il samurai calvo si gettò all’inseguimento, sguainando la wakizashi, incurante dell’epistassi nasale.

    Baramor interrogò Ren. < Cosa facciamo ora? >

    Sei libero di fare ciò che vuoi, ma non potrai più essere autoconclusivo nel momento in cui deciderai, se lo farai, di scendere anche tu le scale.
     
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    Il mio ingresso fece cessare immediatamente il caos che si era generato, come se il le folate di gelo entrate insieme a me avessero congelato tutti i presenti. Lo sguardo vagò rapido su tutti i presenti ed infine cadde sui due Samurai, o cosiddetti tali, invischiati nella faccenda. Su uno dei due in particolare si stava concentrando tutto il mio sdegno per ciò che era accaduto, quello che aveva addirittura osato estrarre la sua nobile lama in una situazione così deplorevole, la mia rabbia era palese e stavo per iniziare il mio incedere verso di lui pronto a rinfrescargli la memoria su cosa volesse dire ESSERE un Samurai, qualcosa però impedì il mio intento. Qualcosa di ben peggiore delle colpe, seppur gravissime, commesse da chi avevo davanti e dal suo compagno: uno dei due individua, a quanto pare direttamente partecipi dell'evento principale di quella rissa, colse tutti alla sprovvista con un movimento rapido ed inaspettato. Un'arma comparve dal nulla e si piantò lesta nella gola del mio sottoposto, a quel punto l'uomo, seguito a ruota dal compare ed incalzato dall'altro Samurai palesemente in cerca di vendetta, tra grida ed applausi, si diede alla fuga.

    CITAZIONE
    < Cosa facciamo ora? >

    Incalzò il ragazzo, palesemente intenzionato a partecipare a quegli eventi, almeno a giudicare dal suo parlare al plurale.

    EVIDENTEMENTE NON MI SONO SPIEGATO!

    Sbottai con decisione ed imponenza estraendo una delle mie Katane cinte al fianco

    RICOMPONETEVI TUTTI E TORNATE IMMEDIATAMENTE ALLE VOSTRE CASE... OSTE! MANDI IMMEDIATAMENTE TUTTI VIA DI QUI E SERRI QUESTE PORTE! E CHE NESSUNO OSI SFIORARE IL CORPO!

    Proruppi impassibile distendendo il braccio armato e puntando la mia lama sulla folla prima e sulla porta poi

    RAGAZZO - continuai quindi volgendo lo sguardo al giovane - RESTA QUI E VERIFICA L'ADEMPIMENTO DEI MIEI ORDINI... SE NECESSARIO, TI AUTORIZZO A SGUAINARE LA SPADA IN MIA VECE...

    A quel punto mi mossi rapido come un felino ed attraversai l'intero locale in un lampo, mi venne quasi da ridere al pensare che quegli individui si fossero dati alla fuga proprio da me. Durante il tragitto sprigionai quindi la mia abilità innata e pervasi il mio essere di quella capacità che mi rendeva in un certo senso il dominatore della velocità pura, ormai tranquillo di poterla sfruttare a pieno senza ripercussioni su chi o cosa avevo intorno, grazie alla mia armatura in grado di assorbire le terribili onde d'urto altrimenti inevitabili. Sarei quindi come sparito dagli occhi di tutti i presenti, intenzionato a varcare quella soglia che mi avrebbe portato nell'ignoto, pronto a cercare di raggiungere e superare i fuggitivi, possibilmente parandomi dinanzi a loro all'ultimo istante, con un balzo che mi avrebbe portato a scavalcarli, celato alle loro percezioni dalla mia velocità, sperando che fossero loro stessi ad abbattersi, nella foga della corsa, su di me, debitamente pronto all'impatto, aiutato dalle mitiche capacità di assorbimento degli impatti della Avalon e della sua capacità di rimandare tale energia cinetica al mittente, sotto forma di onda d'urto.

    La vostra corsa finisce qui!

    Avrei quindi esclamato se il mio intento si fosse tradotto in realtà dei fatti.

    Ren Natsume

    Azioni:
    Attivazione Status Supersonico - 90 - 90
    Sprint inseguimento - ?
    Blocco con parata muscolare(?) - 1
    Disattivazione Status Supersonico

    Resistenza 650 - 90 - 1 = 559
    Stamina 700 - 90 = 610

    Note:
    Se risulta come inseguimento ho sprintato, dimmi tu quanta resistenza scalare sulla distanza percorsa. Ho voluto provare la cosa figa :asd:
     
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    III


    Ren Natsume scelse di tuffarsi a capofitto all’inseguimento degli assassini del samurai giù per le scale, battendo una via già percorsa dal suo conterraneo. Il buio si allargava oltre la porta , scivolando sui gradini fino a un pozzo nero che era lo scantinato pieno di botti di rovere dell’osteria.

    Per Ren, fare quegli scalini fu come battere le ciglia. Al piano di sopra, i presenti si stavano ancora chiedendo se fosse il caso di ascoltare gli ordini del capitano quando questi sparì a una velocità siderale, lasciando tutti un po’ interdetti e allibiti. Quell’uomo era stato reale o era soltanto una visione fumosa che si era addensata tra gli ingannevoli vapori dell’alcool?

    Persino Baramor rimase stupito e forse ebbe paura di essere rimasto solo con l’incarico di far rispettare la volontà del fabbro di Tetsu. Ad ogni modo, scavando nel proprio animo in cerca di coraggio, posò una mano sulla katana che portava al fianco e minacciò di sguainarla.

    < Fate come vi è stato detto o ve la vedrete anche con me! Sparite da questo posto! >

    Il samurai ucciso continuava ad annaspare nel sangue, in preda agli ultimi rantoli prima dell'ultima tappa della sua vita.

    < E per gli onnipotenti immortali! Chiamate qualcuno che faccia qualcosa per quell’uomo! >

    L’altro samurai, raggiunse il fondo della scalinata, ritrovandosi in un luogo buio, freddo e permeato dall’odore di malto e di aceto, miscelati insieme in un miasma alquanto pungente. Sentì giungere alle sue spalle un tornado furente – Ren nel suo stato supersonico – e poi udì il fragore di un tuono e degli scoppi simili a una centralina elettrica colpita dai un fulmine.

    Fece per voltarsi e vide il suo superiore in piedi davanti a lui, in una plastica posa innaturale. La mascella serrata, gli occhi sgranati rivoltati all’indietro e il forte tremolio che faceva vibrare ogni fibra del suo essere come una campana percossa. Il povero Ren era rimasto preda di una trappola elettrica e stava scontando il prezzo di una sconsiderata avventatezza.

    < Capitano! > lo riconobbe subito il samurai, chiamandolo con un tono a metà tra sorpresa e paura.

    Il gelido morso dell’acciaio lo colpì prima che potesse fare nulla per il suo superiore. La punta di una katana impreziosita del cremisi del suo sangue affiorò poco sotto lo sterno, facendolo vacillare al suolo.

    I due attaccabrighe del piano di sopra apparvero dall’oscurità, con ghighi sprezzanti scolpiti in volto, rivelandosi per ciò che erano.

    < Ren Natsume, quale onore. > Disse uno dei due.

    < Ti stavamo cercando da molto tempo. > Aggiunse l’altro.

    Il samurai di Tetsu era ancora pervaso dalla scarica elettrica, i suoi nervi erano in tilt e non rispondevano più ai suoi comandi.

    < La tua testolina vale un bel po’ sul mercato nero >

    < Oooh, altrochè se vale quella testolina sul mercato nero. > Gli fece eco il compagno.

    < Guarda quanto luccica quel pezzo di latta. > Incalzò il primo dopo aver notato l'armatura Avalon del samurai. L'unica fonte di luce proveniva dalla porta spalancata sulle scale

    < Se ne fotte dell'oscurità e brilla comunque > Confermò l'altro.

    Il primo ad aver parlato aveva due piccole fessure al posto degli occhi e degli ispidi capelli marroni. Aveva la carnagione scura tipita degli ishivariani, ma non vestiva come loro, preferendo abiti dalle fogge orientali. L’altro sembrava essere chiaramente un kiriano. Capelli platino, carnagione chiara, viso sfuggente e occhi di un blu ceruleo.

    < Avanti Rog > esordì proprio il kiriano. < Portiamolo via. >

    Rog gli poggiò una mano sulla spalle e lo irrorò di altra elettricità, non preoccupandosi di quanto potesse essere dura da sopportare una tale potenza in chilowatt per un uomo. Continuò sprezzante dei gemiti del samurai e delle sue smorfie di dolore. Ren Natsume era forte e resistente, ma anche lui dovette cedere a quella tortura infinita, scivolando privo di sensi in un mondo fatto di ombre e spettri.

    Rimase in quello stato comatoso per un lasso di tempo incalcolabile. Pochi minuti? Alcune ore? Qualche giorno? Intere settimane? L’unica cosa certa al suo risveglio fu il fatto di essere stato spogliato della sua preziosa armatura, delle sue fidate armi e di essere rimasto soltanto con un vigoroso mal di testa. Era in una cella umida e fredda, senza finestre. Sentiva rumori provenire dalle pareti circostanti: voci spezzate di uomini affranti; rantoli di pianto; qualche risata isterica.

    Post non semplice. Stavolta le spade non ti serviranno a molto. Dall'andamento di questo post si deciderà l'andamento della missione. Sei stato catturato e spogliato da dei cacciatori di taglia. Lanciandoti all'inseguimento hai assecondato il loro piano, cadendo inevitabilmente in trappola.
     
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    Tutto avvenne in un batter d'occhio, un semplice istante ed una prorompente scossa mi pervase, una trappola? Perchè? L'arcano fu presto svelato, ma non prima che anche la vita del secondo Samurai venisse presa proprio davanti ai miei occhi.

    Noo... Maledetti!

    Tentai di imprecare seppur con scarsi risultati, ancora paralizzato da quella maledetta scarica che mi aveva paralizzato. Al che i due fuggiaschi si mostrarono nuovamente e potei osservarli questa volta con molta più attenzione. Da ciò che a quel punto dissero potei quindi capire che si trattava di due cacciatori di taglie rinnegati e che a conti fatti, il loro bersaglio ero proprio io. Tutto quel putiferio, le vite di due Samurai, tutto per avere la mia testa, quanto sconsideratezza, quanta impudenza, se solo non fossi stato paralizzato. Ma non era finita lì, anche la mia Avalon sembrava attirarli molto e, senza che potessi fare nulla mi costrinsero alla perdita di sensi attraverso un'ennesima scarica di Raiton.

    Ahhhhh... Rog... Mi ricorderò di te!

    Pensai fissandolo bene mentre l'oblio mi tirava a sè...

    [...]

    I miei occhi lentamente iniziarono a dischiudersi, buio, freddo pungente sulla pelle sguarnita, grida e lamenti che raggiungevano le mie orecchie. Lentamente la vista si abituava all'oscurità e così capii dove mi trovavo, non poteva che essere una cella, priva di finestre e con un solo spiraglio di luce proveniente da sotto la porta non molto distante da me. Mi risollevai dal freddo pavimento ove ero accasciato fino a portarmi a sedere e, reggendomi la testa ancora dolorante, tentati di giungere inpiedi per cercare di riordinare le idee.

    Ma che... Dove sono?!

    Una fitta alle tempie mi scosse per un attimo, poi le scene vissute non so quanto tempo prima iniziarono a scivolarmi davanti agli occhi come un film...

    Maledetti...

    Mi dissi iniziando ad osservare il mio corpo in cerca di eventuali ferite e poi assicurandomi di poter utilizzare il chakra, che quegli stupidi non si fossero preoccupati delle mie capacità magiche, pensando che la mia pericolosità risiedesse unicamente nelle armi che portavo con me? Se fosse davvero stato così, avrebbero pagato fin troppo caro il loro errore.

    Di questo posto non lascerò inpiedi nemmeno un pilastro...

    Pensai ampiamente irato per l'accaduto e pronto a farla pagare a Rog tra tutti, ma non sarei stato nuovamente avventato, anzi, avrei atteso il momento giusto per ripagare quei farabutti con gli interessi.

    Vogliono la mia taglia? Bene, prima o poi dovranno pur entrare qui dentro...

    Mi dissi mentre tentavo di creare una mia copia di terra, in tutto e per tutto uguale a me. Se il mio chakra non fosse stato compromesso, ed io avessi eseguito correttamente il jutsu, avrei lasciato quel clone al centro della stanza, mentre io mi sarei posto nell'angolo più buio della cella, quello corrispondente al verso di apertura della porta qualora fosse stata spalancata.



    Ren Natsume

    Azioni:
    Moltiplicazione di terra -15

    Resistenza 650
    Stamina 700 - 15 = 685

    Note:
    Privato del mio equipaggiamento.
    Col chakra tutto in ordine? :ehm:
     
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    IV


    Le pareti della cella erano umide e fredde. L’aria era rarefatta e maleodorante. La visibilità scarsa. Non per questo si poteva pensare che quel luogo non fosse idoneo a contenere ninja in grado di manipolare il chakra. Quello fu l’errore di Ren, il quale tentò di modellare la sua energia spirituale a sua immagina e somiglianza per formare un clone di roccia da usare come specchio per le allodole.

    Le inespressiva mura della prigione reagirono a quella manifestazione di potere e riversarono un getto di corrente sul corpo del samurai, facendolo stramazzare al suolo boccheggiante.

    Dall’esterno della cella giunsero diverse voci ad inveire.

    < Idiota! > Starnazzò una donna.

    < Soltanto un coglione samurai puo’ pensare di usare il chakra qua dentro! > Urlò una voce infantile da qualche parte.

    < Ci cascano tutti la prima volta. > Replicò più pacatamente la voce rauca di un vecchio.

    < Idiota rimane. > Sentenziò la donna.

    Dei passi pesanti echeggiarono nel corridoio immerso nella penombra oltre le barre metalliche. La prigione era formata da un lungo corridoio sul cui lato si allargavano piccoli vani carcerari quadrati. Ogni tre o quattro celle c’era una torcia che ne illuminava debolmente gli interni.

    < State zitti, feccia puzzolente! > Una voce rauca e graffiante, come metallo stridente, sovrastò ogni altro rumore. < Qui c’è qualcuno che ancora non ha capito dove si trova. >

    Si fermò davanti la cella del samurai, picchiettando un corto bastone di dura plastica nera sull’inferriata. Era un uomo calvo, dalla testa grossa come un anguria delineata da una rada barba sale e pepe. Un’orrida cicatrice segnava il punto dove una volta svettava un burbero naso a patata, strappato a morsi da chissà quale depravato. Era più largo che alto e l’enorme ventre era contenuto da una salopette di cuoio marrone imbrattata di grasso e sangue.

    Scrutò Ren con quei piccoli occhi porcini da sadico torturatore.

    < Re delle spade. > Lo chiamò. < Sei un verme nudo qua dentro. Tu qua non puoi fare come cazzo ti pare. > Alla cinta portava un mazzo di chiavi e lo armeggiò fino a quando non riuscì a trovare la chiave giusta da inserire nella toppa. La cella si aprì.

    Dalle altre celle si alzarono ululati quasi animaleschi, tutti erano infervorati da quel momento.

    < Spaccagli il culo! > Suggerì ancora la voce di donna.

    < Tu sta zitta, puttana! O vengo a darti un altro botta anche a te. > Dopo la minaccia del carceriere, tornò il silenzio. Tutti parevano spaventati dal quell’uomo o forse temevano il suo bastone contundente.

    Entrò nella cella dove si trovava Ren e sollevò il bastone oltre la testa. Aveva le braccia spesse come tronchi. Il samurai non riuscì a spostarsi, stordito com’era dalla scossa e si beccò una pesante scudisciata in pieno volto.

    < Sputali quei denti. > Gli suggerì il carceriere. < O ti ci strozzerai. >

    L’omaccione lo lasciò agonizzante, uscendo dalla cella e chiudendo nuovamente a chiave l’inferriata.

    < Non finisco di spaccarti la faccia soltanto c’è una persona molto importante che ti vuole avere vivo.>

    Passarono tre giorni e tre notti, intervallati soltanto dal susseguirsi dei pasti. Il quarto giorno, la cella si aprì nuovamente.

    < Sei stato riscattato, samurai. Sei libero... di crepare. >
    Tra stasera e domani aggiusto il post
    Ruola la prigionia fino a quando non vengono a “liberarti”


    Edited by tisy16 - 6/5/2021, 17:10
     
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    Il chakra aveva appena iniziato a vorticare dentro di me, il mio intento era chiaro, la mia volontà ferrea, ma qualcosa mi interruppe. Dalle pareti, scariche ad alta intensità mi raggiunsero e pervasero fino a costringermi a terra boccheggiante.

    Argh... Che cazzo!

    Esclamai arrabbiato mentre una voce femminile canzonava il mio comportamento e lasciando poi spazi ad altri che dovevano trovarsi nelle celle vicine. Potei distinguere la voce di un ragazzotto, a giudicare dal tono, probabilmente uno shinobi a cui i samurai non piacevano più di tanto, anche un anziano moto più pacato, che mi ricordò l'uomo a cui dovevo la mia amicizia con i rospi. Quel teatrino fu però interrotto dall'arrivo di quello che doveva essere il "bullo del quartiere".

    CITAZIONE
    < Re delle spade... Sei un verme nudo qua dentro. Tu qua non puoi fare come cazzo ti pare. >

    Fu così che si presentò quel sudicio grassone che, cercando tra le tante chiavi che portava alla cinta, aprì la mia cella ed entrò unicamente per colpirmi violentemente con il grosso bastone che portava con se. Doveva ringraziare soltanto che le mia gambe e le mie braccia erano ancora paralizzate dalla scossa di poco prima, altrimenti le cose sarebbero andate molto diversamente.

    Maledetto... Sta pur certo che uscirò di qui... E ti pentirai amaramente di questo!

    Pensai stringendo i pugni ed osservandolo mentre chiudeva nuovamente la cella e riponeva le chiavi al fianco.

    CITAZIONE
    < Non finisco di spaccarti la faccia soltanto c’è una persona molto importante che ti vuole avere vivo. >

    Con quell'ultima frase, si voltò ed andò via così com'era venuto. Restai quindi lì, in compagnia dei misteriosi vicini di cella e di quell'unica informazione che mi era stata rivelata, qualcuno che mi voleva vivo, ma di chi si trattava? Potevo pensarci quanto volevo ma le possibilità erano infinite, era meglio impiegare il mio tempo per capire meglio la situazione in cui mi trovavo e come uscirne, ormai pensare al perche ed a causa di chi era superfluo.

    Il mio nome è Ren Natsume... Come sembra sappiate già, sono un samurai di Tetsu...

    Dissi ripensando a ciò che il giovanotto di prima aveva detto

    Voi da quanto siete qui dentro? Sapete darmi qualche informazione su questo bell' Hotel a cinque stelle? Credo proprio che al termine di questa vacanza dovrò lamentarmi con le guide turistiche che mi hanno condotto qui...

    Iniziai quindi a dialogare con loro e pian piano, nel corso dei giorni cercare di scoprire sempre di più, la mia priorità era capire se ci fossero guardie più importanti di altre, chi fosse a mandare avanti la baracca, in che paese mi trovavo, ma più di tutto se il mio equipaggiamento poteva essere ancora li, custodito da qualche parte. I giorni iniziarono quindi a passare con una certa consuetudine, quello che potevo fare era solo aspettare una buona occasione mentre cercavo di recuperare le forze ed abituarmi a quella situazione deprecabile. Era il quarto giorno quando lo stesso uomo scese nuovamente e tornò a varcare la soglia della mia cella, da solo come la volta precedente.

    CITAZIONE
    < Sei stato riscattato, samurai. Sei libero... di crepare. >

    A quelle parole un sorriso si dipinse sul mio volto, lui era lì davanti a me, e questa volta nessuna scossa elettrica mi aveva paralizzato. Restai quindi lì fermo, al centro della cella, a fissarlo con sguardo sprezzante e provocatorio, attendendo la sua mossa.

    Guarda un pò... è tornato il Re porcello... Hanno deciso di farmi crepare per la noia?


    Ren Natsume

    Azioni:
    Provoco il grassone

    Resistenza 650
    Stamina 700

    Maestrie:
    Combattente Armato (Spada) III
    Fabbri, Artigiani e Carpentieri III
    Stile Acrobatico (Stile della cavalletta - WuShu) III
     
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    I compagni di prigionia di Ren lo derisero aspramente per quelle sue stupide. Era possibile che non avesse ancora capito dove si trovava? Due cacciatori di taglie lo avevano catturato e venduto al mercato nero. Quel luogo fetido e ombroso non era altro che un carcere della malavita, uno dei tanti magazzino di quel luogo immateriale denominato mercato nero. Ren valeva più da vivo che da morto. Questo perché c’era qualcuno, uno dei tanti malfattori che aveva incontrato sul suo lungo cammino, intenzionato a togliergli la vita personalmente e, probabilmente, nel modo più doloroso possibile.

    Bene o male, non sicuramente con termini così chiari e cordiali, fu ciò che gli fecero capire i suoi allegri compagni di carcere. Quando il grasso carceriere arrivò per prelevarlo, alcuni di quei prigionieri lo salutarono quasi con commozione, dispiaciuti per il triste epilogo cui andava incontro. Qualcun altro ancora inveì su di lui e sul grassone, mentre lo strattonava per la catena con la quale gli aveva bloccato mani e piedi, costringendolo a sfilare a piccole falcate per il corridoio. Altri gli augurarono di morire rapidamente, evitando inutili sofferenze.

    Arrivarono fino alla fine del corridoio, le catene che tintinnavano ad ogni movimento del samurai, superando una pesante porta in legno scuro. Accedettero a uno stanzino con un letto, un tavolo e odore di cibo in decomposizione. Era lì che riposava il carceriere durante i suoi turni?

    < Adesso ti metto un cappuccio su quella testa vuota. > Esordì l’omaccione. < E te lo tieni fino a quando non ti dicono di toglierlo. Hai capito? > Rafforzò il concetto picchiettando con la mano il bastone ad anima viva che portava alla cintola.

    Ci volle parecchio affinché arrivasse quel momento. Ci furono diverse discussioni dove si parlava del suo prezzo, della sua attrezzatura e delle sue condizioni fisiche. Alla fine ci fu un accordo e Ren lasciò il carcere in catene, bendato e con tutte le sue preziosi armi al seguito.

    Viaggiò su un carro trainato da due cavalli per mezza giornata. Dai discorsi avrebbe potuto ben poco della sua destinazione perché i nuovi carcerieri, erano almeno quattro o cinque, passarono il tempo a sfogarsi su quanto facesse schifo la nuova ciurma. Inoltre, pagare addirittura per riscattare un samurai era pura follia. Sarebbe stato molto meglio comprare un vitello e arrostirlo.

    Gli affari non andavano più bene come una volta per i pirati e questi in particolare stavano facendo la fame. Quando il carro si arrestò, Ren fu buttato a terra e lasciato lì in attesa. Tutta la sua attrezzatura bellica rimase sul carro. Il terreno era morbido e cedevole: sabbia. Una spiaggia.

    < Finalmente l’ospite d’onore è arrivato. > Una voce rombante, forse familiare, spezzò il silenzio di quel lido.

    < Ren Natsume… > proseguì mentre il suono della voce proveniva sempre da più vicino. < Non desideravo altro che incontrarti un’ultima volta per darti ciò che meriti. >

    Ormai sembrava che l’uomo gli parlasse all’orecchio.

    < Ti ricordi di me? > Con uno strattone il cappuccio si alzò, liberandogli la testa e la vista.

    Il sole era alto e lo avrebbe accecato di certo per alcuni momenti, ma, infine, sarebbe stato in di riconoscere lui.

    Q8MG4vI

    < Qui tutti mi danno del pazzo per averti voluto pagare a peso d’oro. Ma questo branco di idioti non sa quanto quel gingillo che ti porti dietro. Gingillo che appartiene a me di diritto! >

    < L’Avalon. Ero io sulle tracce dell’Avalon. Ma poi siete arrivati voi. Tu e quello stupido spadaccino a guastarmi la festa. Ma non bastava questo. NO! Mi avete anche affondato la mia Pianto di Sirena! Era la mia nave! >

    Con una mano nera come la notte lo prese le catene sollevandolo. Le strinse con tanta forza da sbriciolare gli anelli che univano i cerchi di ferro che gli stringevano polsi e caviglie. Ren rovinò a terra con ancora il ferro intorno alle giunture, ma non più vincolato nei movimenti dalle catene.

    Jinzabuto si allontanò di alcuni metri e ordinò di lanciare una katana al samurai. Intorno ai due si era stretta a cerchio ciò che restava della ciurma del pericoloso samurai. Un piccolo veliero era a qualche metro dalla spiaggia. Erano in una piccola insenatura rocciosa e il sole era alto nel cielo. A destra e a sinistra si alzava una scogliera brulla, macchiata qua e là da licheni. A colpo d'occhio, si sarebbe detto di essere nel Paese del Fulmine.

    < Fatti sotto samurai. Voglio che tu muoia battendoti. >

    Hai soltanto una spada e stavolta sei solo contro questo tuo vecchio amico. In bocca al lupo.
     
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    Il carceriere fece grasse risate alle mie parole prima di strattonarmi e condurmi in catene oltre il corridoio. La situazione mi era ormai abbastanza chiara ed il momento cruciale era ormai vicino. Da quando, pochi giorni prima, mi fu spiegato che quella era una delle tanti basi carcere del mercato nero, acquistarono senso anche le parole del carceriere, era ovvio che qualcuno mi voleva vivo per qualche motivo, ma perchè?

    Maggiori informazioni giunsero qualche sala più in là dove, incappucciato, potei ascoltare una conversazione incentrata sul mio prezzo in buone condizioni di salute oltre che quello di tutta la mia attrezzatura. Chi avrebbe potuto pagare una somma tale da riscattare la mia testa da vivo, non posso negare che la cosa mi incuriosiva parecchio. Curiosità che non potè che aumentare nel momento in cui mi resi conto, facendo due più due, che ero stato richiesto vivo solo per poter essere ucciso dal compratore in persona, singolare, doveva essere qualcuno a cui in passato avevo creato problemi seri. La cosa più strana era che la lista in questione non era poi così lunga, non tanto perchè io non abbia creato problemi a nessuno, quanto più che tra tutti, quelli ancora vivi per potersi lamentare del nostro incontro non sono poi così tanti.

    Al termine di quei bei discorsi fui portato su un carro ed il viaggio iniziò, viaggio che trascorsi in tutta tranquillità ad ascoltare i discorsi dei gentiluomini, per così dire, che erano stati evidentemente incaricati di prelevarmi dal carcere. Era ormai chiaro che si trattava di pirati e pergiunta decisamente scontenti della loro condizione. Parlavano di una nuova ciurma, del mio acquisto non ben visto da loro, era quindi stato il capitano a decidere arbitrariamente. Il mistero iniziava pian piano a sbrogliarsi ma non potevo esserne certo, dovevo solo aspettare. Non dovetti soffrire poi così tanto visto che bastò mezza giornata di viaggio per sentire il carro fermarsi e delle robuste mani che mi afferravano e mi strattonavano fuori. I miei piedi sprofondarono di qualche centimetro in quella che pareva proprio essere sabbia ed ecco che una voce lontanamente familiare mi accolse diventando man mano più udibile e vicina.

    CITAZIONE
    < Finalmente l’ospite d’onore è arrivato... Ren Natsume… Non desideravo altro che incontrarti un’ultima volta per darti ciò che meriti. Ti ricordi di me? >

    Il cappuccio mi fu bruscamente tirato via ed il sole mi abbagliò per qualche istante impedendomi di distinguere subito i lineamenti di chi avevo davanti. Pochi istanti e finalmente ogni mio dubbio svanì, stentavo quasi a crederci ma la folle idea che avevo avuto si rivelò esatta al punto che quasi scoppiai a ridere.

    Non posso crederci... Sei davvero tu... Certo che mi ricordo di te...

    CITAZIONE
    < Qui tutti mi danno del pazzo per averti voluto pagare a peso d’oro. Ma questo branco di idioti non sa quanto quel gingillo che ti porti dietro. Gingillo che appartiene a me di diritto! L’Avalon. Ero io sulle tracce dell’Avalon. Ma poi siete arrivati voi. Tu e quello stupido spadaccino a guastarmi la festa. Ma non bastava questo. NO! Mi avete anche affondato la mia Pianto di Sirena! Era la mia nave! >

    A quel punto mi afferrò per le catene e, sollevandomi, mostrò la sua forza che già avevo potuto vedere all'opera sbriciolando quegli anelli che mi tenevano bloccato, facendomi cadere quindi sulla sabbia. Mentre mi rialzavo, massaggiando i polsi indolenziti, potei dare uno sguardo ai dintorni ed identificare la zona come un'insenatura del paese del Fulmine, altro dettaglio che mi fece sorridere. Non sarebbe stato difficile in futuro ripercorrere i passi fatti nel carro, ma non era quello il momento di preoccuparsene, fui infatti riportato al presente da un cenno di Jinzabuto fatto alla sua ciurma un cui membro si apprestò a lanciare una katana ai miei piedi.

    CITAZIONE
    < Fatti sotto samurai. Voglio che tu muoia battendoti. >

    Il mio sguardo si volse dalla spada al volto del pirata in attesa della mia mossa, folle si, ma non potevo non riconoscere la sua forza e, nonostante sapevo che quel combattimento uomo a uomo era dettato solo da spirito di vendetta e dal desiderio di uccidermi con le sue mani, il mio volto si fece serio. Il mio orgoglio da samurai mi imponeva di accettare quel duello nonostante potessi facilmente recuperare tutto ed andarmene via.

    Molto bene Jinzabuto... Questa volta siamo solo io e te...

    Dissi afferrando la spada nella mano sinistra mentre stendevo la destra come per afferrare qualcosa di invisibile, fu il mio chakra Suiton a materializzare una nuova arma affilatissima della medesima forma di una katana. La suddetta fu posta tra i miei denti e con la mano ripetei nuovamente il medesimo movimento armandomi di una terza spada acquatica mentre la prima, metallica, si stava rivestendo lentamente di una sfavillante patina di chakra.

    Uomo a uomo... All'ultimo sangue... Ne resterà solo uno!



    Assunsi la mia solita posizione di combattimento e, attivando il mio chakra innato alla massima potenza, diedi al mio nemico l'ultimo avvertimento del caso.

    Preparati... dall'altro mondo non avrai altre occasioni di vendicarti, quindi vedi di rassegnarti a morire in pace se verrai sconfitto!

    Le onde del mare lentamente avanzavano placide sul bagnasciuga fino a che una, più audace delle altre, non surclassò un piccolo granchio risucchiandolo tra i flutti. In quello stesso istante fu come se per me il tempo si fermasse. Era da tanto che non correvo senza avere indosso la mia fedele Avalon, creata anche per limitare i danni che potevo causare alla massima velocità, ma non avevo nulla di che preoccuparmi, infondo ero circondato da nemici della peggior specie. Potevo spingermi al massimo senza temere alcuna ripercussione!

    20201002_105704_0000-2

    Non so se qualcuno tra i presenti, Jinzabuto compreso, avrebbe potuto seguire quei miei movimenti, accellerati non solo dalla mia spaventosa velocità, ma anche da un ulteriore aiuto dato dal chakra abilmente regolato sotto la pianta dei piedi, in modo da avere una ulteriore spinta ottimale. Certo è che tutti avrebbero potuto udire il fragoroso boato causato da quel mio sprint, al cui culmine avrei dato sfogo alla più alta esposizione della mia velocità, muovendomi in ogni dove attorno al nemico, anche sopra di lui visto che in quello stato anche l'aria era un facile appoggio per me, non diverso da qualsiasi superfice. Così, Boom sonico dopo Boom sonico, chi avesse avuto riflessi al di là dell'umano, avrebbe potuto vedere ombre del mio passaggio come dei cloni fino al momento decisivo in cui, con l'ultimo movimento, avrei tentato un balzo in avvitamento verso di lui, pronto a rilasciare tutto il mio impeto in una serie acrobatica di fendenti a ripetizione, atta a stilizzare un 8 sul suo torace.
    Tempo addietro avevo tentato un simile approccio ma da allora erano cambiate tante cose... Ero cresciuto molto, sia in forza che in sicurezza...

    Ce la farò anche senza di te questa volta... Bokuda

    Pensai durante un breve respiro, pronto a tentare di chiedere quel duello in un baleno, così come si conviene per l'uomo più veloce del mondo. Un ultimo colpo ben piazzato esattamente alla base del collo sarebbe quindi stato il mio successivo tentativo, portato nuovamente con un magistrale controllo del chakra a coadiuvare i miei spostamenti dal fare acrobatico e piroettante. Riuscire in queste azioni sarebbe stato il massimo per me, segno che la mia forza avrebbe potuto esse paragonata a quella di bokuda quantomeno in efficienza. Chissà se il pirata sarebbe stato in grado anche solo di capire cosa stesse accadendo in mezzo al caos generato dai miei soli spostamenti.


    Riassunto Azioni


    Azioni
    Armamento acquatico x 2 (arma grande) - 70
    Diramazione del chakra - 25
    Status Supersonico - 90 - 90
    Lame concatenate + Rincorsa + Concentrazione superiore del chakra + Zanzo + Sforzo Max - 78 - 10 - 18 - 18 - 50
    Decapitazione frontale + Concentrazione superiore del chakra - 28 - 10

    parametri
    Resistenza:650 - 90 - 78 - 18 - 50 - 28 = 386
    Stamina:700 - 70 - 25 - 90 - 10 - 18 - 10 = 477

    Maestrie
    Combattente Armato (Spada) III
    Stile Acrobatico II(Stile della cavalletta)/III(WuShu)

    equipaggiamento
    Katana

    Consumabili
    //

    Conoscenze
    Tecniche e del chakra II
    Orientative e geografiche III
    Naturalistiche III

    note
    Ren è fatto così... o mena come si deve o non mena affatto... :hat: Ho voluto maxare la riuscita per suo carattere ma probabilmente basta l'effetto dello status supersonico: - Il rilevamento dell'utilizzatore tramite percezioni fisiche non funzionerà in questo status... Non avrebbe quindi modo di vedere i miei attacchi...

     
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    Jinzabuto era quel tipo di uomo che tende a sopravalutare sé stesso e a sottovalutare gli avversari.

    D’altro canto, Ren era una persona irruenta e avventata che non aveva mai inserito nel proprio vocabolario la parola “contenersi”. In quella situazione ci si era ritrovato perché aveva peccato di imprudenza, gettandosi a capofitto giù per una scala buia senza sapere né dove portasse né chi vi avrebbe trovato alla fine. Così era stato catturato e gettato in una prigione nel Paese del Fulmine.

    Per fortuna, il destino riserva sempre sorprese. La voce della sua cattura era giunta a Jinzabuto, il quale aveva deciso di andare a disseppellire i tesori di anni e anni di scorrerie in mare per comprare un nuovo galeone da guerra e riprendere la rotta della pirateria. Venuto a sapere della prigionia di Ren, aveva deciso di non lasciarsi sfuggire l’occasione di vendicarsi del torto subito lo scorso anno. Se il prezzo di questa “gioia” era alto, il capitano pirata sapeva perfettamente quanto potesse valere un’armatura forgiata con le sapiente mani del samurai da un acciaio così prezioso come l’Avalon.

    Tuttavia, Jinzabuto non si sarebbe mai accontentato di appendere per il collo Ren, ma avrebbe voluto sbudellarlo in una prova di forza. Quello fu un errore, un grave errore. Era sicuro che il samurai spogliato delle sue armi non fosse capace di infliggerli alcun male, che mai nulla avrebbe scalfito il corpo di nero acciaio ed invece Ren fu devastante.

    Senza l’Avalon ad attutire i suoi passi, l’aria pressurizzata spostata dai suoi movimenti fulminei fece scoppiare i timpani a tutti presenti e causò non pochi fastidi al capitano. Jinzabuto aveva risposto alle lame acquatica del samurai attivando la corazza Koton, ma non ebbe modo di salvarsi dal rumore infernale che lo investì. Allo stesso modo, non ebbe speranza contro la velocità del samurai e non potè far altro che affidarsi alla resistenza della sua pelle per scampare alla sua furia. Ne uscì con lievi ferite sull’addome e sulla gola, ma nulla di troppo grave.

    < Tutto qua, pivello? > lo schernì tastandosi la gola insanguinata. La tunica che portava era ridotta a pezzi e gli scivolò giù dalle spalle. Dalle ferite appena inflitte scorreva fin troppo poco sangue se paragonate alla violenza e alla perizia dei colpi dei samurai. Nel frattempo, la pelle tornava a indurirsi, facendole scomparire sotto il suo nero velo.

    Lì dove la spada leggendaria di Bokuta l’aveva colpito, la pelle era avvizzita e tendente al marrone, come se nemmeno l’acciaio nero della sua innata potesse coprire l’onta subita quel giorno.

    < Ora tocca a me. >

    Dal centro del petto del pirata, emerse una protuberanza nera grossa come una palla di cannone e rimase in bilico per alcuni istanti, attaccata al suo creatore da un sottile cordone nero. Poi, scattò a mezz’aria a gran velocità in direzione del samurai. Jinzabuto si protese all’indietro e poi soffiò un getto di fiamme roventi che avrebbero investito la palla di acciaio nero deformandola e rendendola ancora più pericolosa.

    Schivare per il samurai non sarebbe stato facile e parare quel mix forse sarebbe stato del tutto impossibile, ma Jinzabuto non si sarebbe accontentato di ciò. Avrebbe caricato il samurai con un poderoso colpo di gomito per impattargli sulla base del collo e spedirlo a ruzzolare nella sabbia, senza più un alito di ossigeno nei polmoni.

    Devi difenderti. Hai neutralizzato tutto la ciurma (doloranti per i timpani, qualcuno svenuto, nessun morto, ma tutti impossibilitati alla lotta) e fatto danni a Jinzabuto per 498
    Adesso devi difenderti da:
    - Arte dell'Acciaio: Tecnica del Proiettile (Koton: Hagane no Ju) potenziato da un Dai Endan
    - Lariat con sforzo max
     
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    Il mio assalto andò a segno praticamente al completo, l'effetto generato non fu però tale da garantirmi una vittoria lampo così come l'avevo immaginata. Non a caso nel nostro scontro precedente dovette intervenire Bokuda con la sua Spacca Elmi pe concludere in un solo colpo lo scontro. Avevo voluto tentare lo stesso e vedere se potevo essere alla sua altezza ma non era ancora così, certo avevo fatto molti passi avanti, ma ancora non lo avevo raggiunto. Giunse così la provocazione del pirata che, ormai completamente metallizzato, si apprestava a partire all'attacco.

    Tranquillo... Sono solo all'inizio... Non ti sarà così facile uccidermi!

    Esordii pronto a reagire al contrattacco di Jinzabuto che era ormai imminente, un grosso proiettile si stava infatti formando sul suo petto, pronto a schizzare verso di me. Non gli fu però sufficiente, continuò infatti con un potente jutsu Katon atto a potenziare il suddetto proiettile.

    Vediamo se sarai abbastanza veloce da colpirmi...

    Lasciai quindi svanire le due lame acquatiche ponendo rapidamente la katana tra i denti e preparandomi a schivare con un altissimo balzo acrobatico, con tanto di capovolta e piroetta. Il mio intento era quello di scavalcare sia il proiettile ormai fuso dal fuoco ardente che il nemico, riatterrando svariati metri alle sue spalle. Quel movimento sarebbe però stato potenziato al massimo dalle mie arti magiche, magari non sviluppate quanto quelle fisiche ma comunque di alto livello, non mi limitai quindi a concentrare una giusta quantità di chakra sotto i piedi per assistermi nella spinta, ma composi anche un rapido sigillo quasi impercettibile alla vista, che avrebbe infuso le mie gambe di una prorompente scarica di energia. Se fossi riuscito in quella manovra, mi sarei però trovato a dover fronteggiare un nuovo assalto, questa volta più fisico, stava infatti correndo verso di me a braccio spiegato, mi apprestai quindi a schivare nuovamente con un balzo in avanti atto a farmi scavalcare il braccio pronto a surclassarmi, giungendo nuovamente a terra ed eseguendo una capovolta per rimettermi in piedi rapidamente.



    Riassunto Azioni


    Azioni

    Mantenimento Status Supersonico - 55 - 55
    Schivata + Corpo Sfarfalante + Concentrazione superiore del chakra + Sforzo - 2 - 5 - 10 - 25
    Schivata + Corpo Sfarfalante + Concentrazione superiore del chakra + Sforzo - 2 - 5 - 10 - 25

    parametri
    Resistenza:386 - 2 - 25 - 2 - 25 = 332
    Stamina:477 - 10 - 5 - 10 - 5 = 447

    Maestrie
    Combattente Armato (Spada) III
    Stile Acrobatico II(Stile della cavalletta)/III(WuShu)

    equipaggiamento
    Katana

    Consumabili
    //

    Conoscenze
    Tecniche e del chakra II
    Orientative e geografiche III
    Naturalistiche III

    note
    Qui sono andato tranquillo, pronto al colpo di scena in fase d'attacco... Due schivate semplici semplici potenziate da tutto xD Cavalletta, Wushu, Corpo sfarfallante, Concentrazione superiore e sforzo aggiuntivo.
    Ps. I Boom Sonici sono sempre lì

     
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    CITAZIONE

    Responso nr. 1


    Attacco Jinzabuto:
    - Arte dell'Acciaio: Tecnica del Proiettile + dai endan 209 Fallisce
    - Lariat 466 Fallisce

    Difesa Ren:
    Schivata 490 RIESCE
    Schivata 491 RIESCE

    Danni:
    Jinzabuto 64 per gli spostamenti
    Ren //


    Narrazione Turno:
    Jinzabuto prova a porre fine immediatamente allo scontro con una combo devastante. Purtroppo per lui, la sua capacità con i ninjutsu è molto inferiore alla rapidità di Ren, il quale schiva con un balzo il proiettile incandescente. Alcuni uomini della sua ciurma restano coinvolti dal colpo, finendo per morire tra atroci sofferenze. Il capitano pirata ci riprova con un colpo di taijutsu, arte in cui se la cava molto meglio, ma ancora una volta il samurai si fa beffe dei suoi attacchi schivando con un altro salto carpiato.


    Situazione Finale:
    Attacco a Ren. Sei oltre i due turni di status supersonico, quindi cominci a subirne i malus come da regolamento.


    Commenti Arbitro:
     
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    Quelle incalzanti offensive furono abilmente eluse, ma non potevo andare avanti con semplici schivate, il mio fisico era ormai al limite di sopportazione dello sforzo cui ero sottoposto nello stato in cui mi trovavo. Dovevo trovare il modo di mettere fine allo scontro, ma questa volta Bokuda non era con me a darmi manforte, avrei dovuto trovare da solo il modo di chiudere... O forse no...

    CITAZIONE
    < Giovanotto io non posso fare altro che lasciarti questo mio misero testamento. Quando il mio corpo sparirà mangiato dai vermi, di me non resterà nulla. Nessuno mi piangerà, nessuno mi ricorderà. Per questo ti chiedo questo scambio. Ogni volta che userai il potere che sto per passarti, pensa a me. Pensa a questo stupido vecchio che non sarebbe riuscito a difendere neanche questo villaggio sperduto. >

    Quelle parole mi tornarono alla mente, senza un motivo apparente, così, all'improvviso, come a volermi ricordare che quel dono che mi fu fatto era ora parte di me. Non ero solo, avevo una grande famiglia al mio fianco, pronta ad assistermi nelle situazioni più buie, grazie a quel vecchio che in punto di morte volle affidare parte di sè, il suo ricordo, a me!

    Bene... Jinzabuto... Direi che possiamo smettere di giocare... Con quegli attacchi hai mostrato il tuo potere... Ora tocca a me farlo!

    Un respiro profondo rilassò il mio essere e lasciò che il flusso di chakra dentro di me si ristabilisse, la mano sinistra si mosse verso la katana saldamente impugnata nella mano destra e, senza esitazione sfiorò la lama con il palmo. Un leggero fiotto rosso attraversò l'aria finendo sulla calda spiaggia, la mano fece lo stesso e con quel gesto tentai di chiamare in mio aiuto lui!

    Ti ringrazio vecchio... A te devo la mia vita... Ed anche oggi mi salverai... Non ti sarò mai abbastanza grato per il potere che mi hai concesso!

    Se tutto fosse andato come doveva, una immensa nube di fumo avrebbe inondato la spiaggia e sotto i miei piedi si sarebbe fatta spazio una creatura dalla mole immane.

    Ei ragazzo... E' la prima volta che richiedi il mio intervento... Devi trovarti in una pessima situazione...

    Aveva certamente ragione, non avevo mai evocato lui in persona ed anzi, non avevo mai chiesto aiuto diretto in battaglia a nessuno di loro, ma questa volta non potevo contare solo sulle mie forze per uscirne. Dovevo accettare che l'orgoglio non mi avrebbe condotto da nessuna parte e che, in situazioni come quella, chiedere aiuto non era un disonore.

    Hai ragione Boss... Questa volta ho proprio bisogno del tuo aiuto... La mia impulsività mi ha portato in una pessima situazione... Combatterai con me? Sarebbe divertente provare quella cosa...

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    Vero che non avevo mai combattuto prima insieme a lui, ma nei miei diversi viaggi al monte Myoboku avevo avuto modo di conoscerlo e scambiare con lui diversi discorsi, qualche volta ci eravamo addirittura allenati insieme, combattere all'unisono sarebbe stato divertente.

    Ahahahah... Bene ragazzo... Sarà divertente... Facciamolo!

    Il fumo iniziava a diradarsi ma ciò che avrebbe rivelato alla vista di Jinzabuto non sarebbe stata la presenza di due avversari, ma bensì di uno solo decisamente fuori dal comune. Io ed il boss ci saremmo infatti uniti in unico essere mastodontico, più piccolo di Gamabunta ma decisamente più grande di un normale essere umano, e dalla lucente armatura argentata, unica arma fissata al suo fianco, la wakizashi appartenente al boss.

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    Preparati Jinzabuto... ARRIVO!

    Mi apprestai quindi a sfruttare prima di tutto una particolare tecnica del mio fidato compagno di lotta, tentai infatti di espellere una immane ondata di olio del rospo in modo che iniziasse a piovere su tutta la spiaggia e, solo dopo aver fatto ciò, impugnai la lama ancora riposta nel fodero e mi preparai a colpire con un rapido movimento di estrazione dell'arma che, in proporzione alle mie dimensioni, poteva essere scambiata per una katana, prontamente rivestita da un affilato strato di chakra grazie alla mia capacità di diramazione. Se i miei movimenti si fossero susseguito come volevo, dopo un rapido scatto verso piccolo pirata, avrei estratto durante una rapida piroetta per incrementare il potere del colpo ed avrei cercato di impattare proprio sul solco ancora visibile del colpo dato in precedenza dalla Spacca Elmi. Conscio però della prodigiosa resistenza di quel maledetto non mi sarei però fermato, almeno non fino a che non lo avessi visto KO oltre ogni ragionevole dubbio, nuovamente armato di spada avrei quindi spiccato un balzo atto a portarmi a cadere in picchiata verso il bersaglio, esibendomi in svariate acrobazia durante la discesa, e quindi tentare di tempestarlo di fendenti. Al termine di quella precisa e ben determinata sequenza di colpi avrei poi tentato una nuova acrobazia per prendere slancio con una piroetta e, dando per un fugace istante le spalle al nemico, avrei provato a mettere a segno un ulteriore colpo con quella gigantesca lama, con un arco menato a quello che ritenevo il punto debole nemico, proprio mentre riacquistavo la posizione frontale al mio nemico. Non impedii però a quel movimento rotatorio di farmi continuare a girare, lasciai infatti che continuassi ad accumulare lo slancio per un ultima piroetta al termine delle quale tentai di destreggiarmi in una combinazione particolare. Volevo infatti sfruttare nuovamente una tecnica del mio compagno, il devastante Proiettile Acquatico, potenziato da un mio ultimo fendente, questa volta a vuoto, ma infuso di chakra Fuuton lasciato deflagrare nel potente Grande cannone del vuoto che avrebbe incrementato la distruttività già molto elevata del Suiton gigantesco. La mia rapida sequenza di colpi sarebbe stata interamente coadiuvata da un magistrale incanalamento di chakra sotto i miei piedi per velocizzare ogni spostamento, ma non erano solo i danni causati dai fendenti ciò su cui speravo, anzi l'obiettivo principale di quelli era cercare di innescare una scintilla, anche minima, in modo che l'olio piovuto poco prima prendesse fuoco.


    Riassunto Azioni


    Azioni
    Evocazione Gamabunta - 60
    Trasformazione combinata - 30
    Proiettile Infuocato d'Olio del Rospo - 70
    Diramazione del chakra Max - 50
    Estrazione e taglio + Concentrazione del chakra - 74 - 10
    Rendan + Balzo del rospo + Concentrazione del Chakra - 39 - 10 - 10
    Decapitazione inversa + Balzo del rospo + Concentrazione del chakra - 22 - 10 - 10
    Proiettile Acquatico + Grande cannone del vuoto - 35 - 10

    parametri
    Resistenza:332 + 800 - 74 - 39 - 10 - 22 - 10 = 977
    Stamina:447 - 60 - 30 + 500 - 50 - 10 - 10 - 10 - 35 - 10 = 732

    Maestrie
    Combattente Armato (Spada) III
    Stile Acrobatico II(Stile della Cavalletta)/III
    Fabbri, Artigiani e Carpentieri III

    equipaggiamento

    Consumabili

    Conoscenze
    Tecniche e del chakra II
    Orientative e geografiche III
    Naturalistiche III

    note
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    VIII


    Jinzabuto non è quel tipo di avversario da prendere sotto gamba e Ren lo aveva ormai capito. Provato dal perdurarsi di quel combattimento che lo aveva costretto a sfruttare il pieno potenziale della sua innata con ciò che ne conseguiva. Era chiaro che non si potesse continuare a sfruttare lo status supersonico a lungo senza subirne conseguenze, tuttavia il capitano di Tetsu aveva molti assi nella manica. Decise di sfruttare a suo vantaggio il lascito di un vecchio uomo stanco della vita, il quale aveva visto in Ren la persona giusta per proseguire la battaglia contro la malvagità.

    Chiamare in campo Gamabunta, signore dei rospi, diede il giusto grado di gravità del combattimento. Non si poteva scherzare e Ren non aveva assolutamente intenzione di farlo. Perfino Jinzabuto rabbrividì trovandosi di fronte a un rospo di quelle dimensioni: la sua pellaccia dura avrebbe tenuto testa alla forza di una bestia tanto grande? La sorpresa maggiore arrivò quando Ren decise di unirsi al suo compagno anfibio, dando vita a un nuovo essere addirittura più minaccioso. La Spacca Elmi aveva lasciato un solco inguaribile sulla spalla del pirata, finendo per trasformare quel punto nel suo tallone d'Achille.

    Rallentati i suoi movimenti con un getto d'olio che investì tutta la spiaggia, Ren e Gamabunta, divenuti un solo essere ma conservando coscienze separate, gli si lanciarono contro per menare un fendete proprio sulla cicatrice lasciata da Bokuda. La lama tagliò la carne come se fosse fatta di burro e aprì in due il corpo di Jinzabuto in un esplosione di sangue. Inutile fu il suo tentativo di parare il fendete con le mani perchè la violenza del colpo ruppe la guardia così alzata e potè proseguire precisa come un orologio.

    Il cuore del pirata smise di battere ancor prima che il corpo toccasse terra. Il sangue rosso si mischiava all'olio verdastro. I membri della ciurma cominciarono a darsela a gambe, chi aveva ancora la capacità di farlo perchè molti rimasero con i timpani sfondati e privo di sensi a terra. Il carro che aveva portato Ren e la sua attrezzatura era ancora lì, sporco anch'esso d'olio, ma intatto. A largo, nella baia, galleggiava la nave pirata rimasta orfana del suo capitano.

    Eccoci qua alla battute conclusive. Diciamo che non sarebbe dovuto andare così l'evento, ma le scelte compiute ti hanno fatto catturare e finire nelle mani di Jinzabuto. Questo evento serve per la licenza di cacciatore di tesori e quindi devi dimostrarmi se sei davvero in grado di scovare qualche tesoro. Per qualsiasi cosa, sai dove trovarmi
     
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19 replies since 9/4/2021, 13:38   471 views
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