La forza della nuova generazione

Passavano i giorni tra duri allenamenti, studi e riflessioni. Una dieta sana ed equilibrata e le giuste ore di riposo confezionavano la mia routine. Non desideravo altro che migliorare giorno per giorno. Dopo una dura preparazione però arrivava il tempo dei bilanci. Bisognava raccogliere sul campo i frutti del seminato.

La padella sfrigolava diffondendo per tutto il pian terreno gli aromi rilasciati dal fresco pescato che io stesso mi ero procurato in una rilassante sessione di pesca mattutina. La allontanai dal fuoco ancora ardente per impiattare dopodichè mi sedetti a tavola. Il momento della cena era per me circostanza di profonda analisi. Nel contemplare il pasto, atto a rifocillarmi delle energie spese durante la giornata, mi lasciavo andare a pensieri riguardanti i miei impegni, alle mie tecniche ed alle possibilità di accrescere le mie conoscenze. Iniziai ad addentare il pesce, che risultava cotto a puntino e liberai la mente.


È tutto fin troppo calmo. Quasi mi turba..
Eppure qualcosa si starà muovendo là fuori..chi farà la prossima mossa?


Ci trovavamo in un periodo storico indubbiamente critico. Le forze stavano organizzando le loro strategie per insidiare il nemico ma con acuto riserbo. La vita al villaggio sembrava scorrer tranquilla ma sapevamo di non poter continuare così a lungo.


Il tempo è una di quelle variabili che mi ha sempre affascinato. Nonostante tutto il tempo va avanti. Con il tempo tutto ha fine, tranne se stesso. Allora possiamo definirlo il nostro peggior nemico o il nostro più grande amico? Qualcuno potrebbe dire che dipende da come lo si sfrutta..Troppo banale.


Nel frattempo finì il mio piatto e con un colpo di reni feci vacillare la sedia sulle gambe posteriori e mi allungai le mani fra i capelli, dietro la nuca, dondolandomi.


Potrei trovare un modo per controllarlo...


Mi lasciai andare ad una risata.


Ahahah! Come al solito penso troppo...


Ristabilì il mio equilibrio riportandomi con i piedi a terra ed allontanandomi dai binari deliranti in cui ogni tanto la mia mente si incanalava. Non v’erano dubbi però che per scoprire se avevo sfruttato bene il mio di tempo avrei dovuto mettermi alla prova.

Dal rapporto che avevo richiesto al villaggio sulla prima prova del torneo Chunin da poco concluso mi ero fossilizzato sulle gesta degli shinobi che come me erano riusciti ad ottenere la promozione. Pensai che misurarmi contro uno di quei ragazzi, i quali appartenevano dunque al mio stesso rango e di fatto potevo considerarli al mio livello, potesse essere il mezzo più efficacie per valutare la mia crescita. Tra tutti ero rimasto colpito da quanto scritto su Jiren Sakata. Nonostante il suo team si fosse ritrovato in una delicata situazione, con la sua abilità nell’utilizzo del Taijutsu, abbinata alla famigerata abilità innata appartenente al clan Hyuga: il Byakugan, era riuscito a sconfiggere il kiriano Juza, anch’egli promosso. Dagli aspetti sottolineati nel report veniva citata una spiccata determinazione. Si trattava indubbiamente di un profilo di tutto rispetto e in quanto tale pensai rappresentasse il giusto connubio di caratteristiche con il quale confrontarmi in quel momento.


Durante il mio primo viaggio a Konoha avevo già affrontato uno shinobi locale, che si era rivelato un validissimo avversario, tanto da avere la meglio. La tradizione del Villaggio della Foglia era riconosciuta in tutto il mondo. La volontà del fuoco che ardeva nell’animo dei suoi cittadini contribuiva a formare abilissimi ninja. L’ospitalità riservataci in occasione del torneo non faceva altro che migliorare la mia considerazione di quel Paese.


Credo di esser giunto ad una conclusione.


Così mi alzai, sparecchiando il tavolo e spostando i piatti nel lavandino. Mi avviai verso le scale che portavano al secondo piano e una volta salito mi diressi verso il mio studio. Arrivato alla scrivania accesi con un fiammifero la candela di cera rossa, già consumata per metà, la quale illuminò il piano di lavoro. Mi accomodai e presi un foglio da lettera bianco. Immersi dolcemente la penna nel calamaio che ne irrorò la punta di inchiostro. Scossi leggermente per allontanare i residui e procedetti con una scrittura pulita.



Piegando il foglio in tre parti lo inserì all’interno di una busta, sigillandola alla chiusura e firmandone l’intestazione.


Se quello che ho letto su di te è vero, due righe sono più che sufficienti per convincerti.


L’ora era tarda ed il sole era ormai calato da tempo. Tuttavia volevo esser sicuro che quella lettera partisse nell’immediato il mattino seguente. Così presi il mio giubbotto, adagiai sopra il mio impermeabile e uscì di casa per raggiungere la cabina postale più vicina.



[…]



Il mattino dell’appuntamento mi svegliai riposato. Mi concessi una sostanziosa colazione e partii in direzione dell’ingresso del villaggio. Intendevo arrivare sul posto con largo anticipo per poter accogliere il nostro ospite e ricambiare per quanto possibile l’ospitalità ricevuta qualche settimana prima. Arrivato nei pressi delle maestose porte di Kiri, salutai con il cenno di una mano le sentinelle di turno e mi spinsi qualche passo oltre, lungo il viale sterrato che portava al porto. Il clima era particolarmente freddo, lo notai pur essendone abituato; la rigidità dell’inverno iniziava a farsi sentire.


Spero tu ti sia coperto per bene Jiren.

Il rumore dei passi che si avvicendavano mi preannunciarono l’arrivo di un ragazzino, la cui figura comparve ombrosa in mezzo ai fitti banchi di nebbia per farsi sempre più nitida avvicinandosi. Sulla fronte portava il coprifronte con il simbolo degli shinobi uniti e indossava il giubbotto donatoci con l’avanzamento di grado. Presentava un sorriso stampato sul volto. L’inverno a Kiri è sempre stato particolarmente rigido, soprattutto per chi veniva da climi temperati come quello del Paese del Fuoco e difficilmente capitava di vedere qualcuno che non arrivasse battendo i denti o imprecando per la temperatura proibitiva.


Ahhh così sei tu Sebo, fa freddo si, ma ho idea che ci scalderemo subito.
Sono già stato a Kiri tempo fa, per la mia prima missione . . . beh non è andata esattamente come previsto, una lunga storia, se vuoi uno di questi giorni te la racconto, sai ho fatto tutto questo lungo viaggio e intendo fermarmi un po' qui!
Allora Sergio, dove si va?


Il suo esordio mi spiazzò decisamente; tanto da impietrirmi per una frazione di secondo e poi scucirmi una sentita seppur breve risata.


Ahahah! Sei un matto Sakata.


Mi ricomposi in un attimo. Non ero solito divertirmi davanti anche alle più esilaranti battute ma la genuinità di Jiren appariva unica. Non diedi peso ai suoi errori nella pronuncia del mio nome e ovviamente non mi importava nulla della sua lunga storia. Avevo bisogno di uno sparring partner, non di un amico.


È un chunin a 13 anni?! Dovrò fare molta attenzione con lui..ha sconfitto Wolf al torneo e dal rapporto che ho letto, sà il fatto suo.


Era piuttosto protetto e portava con sé una katana, ben riposta nel suo fodero. Un equipaggiamento caratteristico di chi prediligeva uno scontro fisico. Dopotutto proprio con uno stile di combattimento corpo a corpo era riuscito a sopraffare il mio concittadino. Vista la sua voglia di parlare, decisi allora di domandargli qualcosa proprio sull’altro Chunin di Kiri che non avevo ancora avuto occasione di conoscere.


Cosa mi dici di Wolf? Yuza..ricordi?


Precisai anche il nome, anche se poteva risultare un elemento poco incisivo per il mio ospite.

Nel frattempo lo invitai a passeggiare per le vie principali di Kiri per dirigerci verso un posto più isolato che ci permettesse di dare pieno sfogo alle nostre abilità combattive.


Siete stati molto accoglienti a Konoha..lo sarete altrettanto quando le cose si metteranno male?


Lo stuzzicai per capire quali fossero i suoi rapporti con il villaggio natale, accennando un sorriso di circostanza che probabilmente avrebbe solo accentuato il mio intento provocatorio.

Deviai leggermente su un sentiero secondario che portava al luogo da me designato e mi assicurai che Jiren mi seguisse. Dopo qualche minuto arrivammo a destinazione. Una landa desolata, ricoperta da un manto di erba selvatica umidiccia che rilasciava nell’aria il suo forte aroma. Al centro del prato naturale un albero, spoglio delle sue foglie, accompagnato da pochi altri, disseminati nella zona. Una leggera brezza aveva spazzato via parte della nebbia, riducendo allo stesso tempo la già proibitiva temperatura. Il cielo era ricoperto di nuvoloni scuri, alcuni dei quali aleggiavano minacciosi sulle nostre teste.





Direi che qui può andar bene.


Mi fermai e scrutai il giovane Sakata. L’opportunità di verificare i miei progressi era finalmente arrivata.

Le buone maniere, soprattutto in battaglia, non mi appartenevano più. Rispettarle mi pareva sempre più come un punto a favore dell’avversario. Tuttavia avevo presentato a Jiren una proposta di allenamento e mi era sembrato da subito un ragazzo meritevole di rispetto. Decisi dunque di aspettare che entrambi ci posizionassimo, a pochi metri l’uno dall’altro.

La mia cortesia però si sarebbe esaurita lì. Intendevo prendermi l’onore della prima mossa e senza indugiare avrei irrorato le mie iridi di chakra in modo da attivare il gene innato del mio Clan, accedendo al potere degli occhi demoniaci. Rilasciai i freni inibitori che sempre mi tenevano composto e mi affidai all’adrenalina che in me iniziò a farsi spazio. L’opportunità di scontrarmi contro un Chunin di Konoha mi inebriava e mi faceva sentire più che mai vivo e libero.


Ti pentirai di esser venuto qui oggi, Sakata..


Avrei sollecitato una grande quantità di chakra, mantenendo il contatto visivo con il mio obbiettivo anche grazie al Magan, per poi liberarla nell’aria concentrata in diversi punti nei quali si sarebbero materializzate una serie di sfere luminose. Con la massima accortezza avrei spinto quei piccoli globi d’energia in direzione del mio avversario, imprimendo agli stessi la mia massima potenza.

Senza esitare avrei dato continuità alla mia offensiva. Così, facendo ricorso al mio elemento principale ne avrei richiesto l’ausilio, manipolando il mio flusso energetico per richiamarlo lungo le braccia. Avrei divaricato le gambe per prendere maggior stabilità sul terreno e mi sarei esibito nei sigilli di Drago, Tigre e Coniglio in rapida successione. Giungendo verticalmente le mie mani con determinazione avrei rilasciato il mio jutsu: un’onda di Suiton si sarebbe liberata davanti a me, pronta a travolgere il Chunin di Konoha. Avrei immagazzinato una maggior quantità di acqua in quell’esecuzione per evocare una versione più potente della tecnica stessa, che conoscevo già da tempo ma che avevo migliorato proprio in quell’ultimo periodo.

A quel punto non mi rimaneva che affondare il colpo e passare in qualche modo ad un jutsu di livello superiore. Il principio era pressoché lo stesso. Tre sigilli diversi: Cinghiale, Cane, Pecora. Una nuova richiesta di chakra ma in maggiore quantità. Nuovamente il percorso del flusso avrebbe dovuto seguire lo stesso percorso, concentrandosi però verso la mia mano destra che portai in avanti dilatando il palmo verso il mio avversario.


Hahonryuu!!!


Un getto ben più distruttivo del precedente sarebbe partito dai punti di fuga del mio palmo, facendosi forza dell’energia impressa e formando un imponente flusso di acqua longitudinale che come un fiume in piena si sarebbe dovuto abbattere su Jiren.

Non potevo permettermi di sottovalutare le sue capacità. D’altra parte le sue gesta parlavano per lui. Inoltre, dal rapporto dell’esame che avevo ricevuto, l’aspetto che più mi incuriosiva del suo profilo era sicuramente quello legato alla sua abilità oculare, tanto famosa. Ero sicuro si sarebbe affidato ad essa, proprio come facevo io. Una contrapposizione tra doujutsu rappresentava quasi una sfida nella sfida. E questo rendeva il tutto ancor più stimolante, alimentando in me quell’ebrezza che solo un crudo combattimento poteva darmi.

Avrei sfruttato quindi uno dei poteri associato al mio Magan. Irrorai ancor più gli iridi per disperdere nell’aria un velo di chakra che si sarebbe esteso a largo raggio intorno a me, permettendomi di materializzare una decina di copie illusorie di me stesso le quali si sarebbero schierate l’una a pochi metri dall’altra. A quel punto avrei testato le abilità del famigerato Byakugan.


Giochiamo un po’ con i nostri occhi!

I miei colpi andarono a segno in rapida successione e scaraventarono il ragazzo della Foglia ad una decina di metri da me. Tuttavia l’ultimo jutsu, il Torrente Distruttivo, mancò di gittata e finì per disgregarsi a pochi passi dall’obbiettivo. Potevo essere soddisfatto della mia offensiva? Assolutamente no. Seppur rispettassi il valore indiscutibile di Jiren, lo scopo di quell’allenamento era quello di valutare i miei progressi, in vista di un futuro duro e crudo, dove gli errori potevano costarci molto cari. Le mie manie di perfezionismo continuavano a suggerirmi che ero sulla buona strada, ma dovevo lavorare ancora..tanto.

Jiren, dopo essersi rialzato leggermente acciaccato, sorrise. Dal suo animo, intercettato dalle abilità uniche dei miei occhi demoniaci, traspariva una sorta di compiacimento che sembrava pronto a trasmettere, rispondendo a tono con i fatti.


Sai Seto, sono davvero felice di aver accettato il tuo invito, sei un avversario straordinario e grazie a questo scontro sto imparando moltissimo! Non sono nemmeno sicuro di poterti mettere in difficoltà da quel che ho visto fino ad ora hehehehe


Lo spirito di quel ragazzo mi piaceva. Sembrava trarre il lato positivo da qualunque cosa gli si presentasse a tiro.

Non gli risposi per non tradirmi e rivelargli la mia posizione, abilmente celata con la mia abilità innata. Ero solito ignorare le parole durante i combattimenti ma in quel caso avrei fatto volentieri un’eccezione.


Tira fuori quello che hai dentro..


Lo scontro magico sembrava un terreno fertile su cui battere, visti i risultati raccolti dal mio rush introduttivo. Mantenere le distanze mi avrebbe permesso di legittimare questa mia supremazia, impedendogli di intraprendere una via sicuramente a lui più congeniale, come quella di un combattimento ravvicinato.

Mi accorsi che il mio avversario stava partendo all’assalto quando lo vidi esibirsi nel sigillo della Tigre, alla fine del quale il suo corpo si mosse rapidamente in avanti. Un jutsu che riconobbi con estrema semplicità. Mi sarei preparato dunque a difendermi iniziando ad immagazzinare una buona quantità di chakra. Dallo stato d’animo di Jiren emergeva tutta la sua voglia di sfoderare un attacco nel quale non si sarebbe risparmiato.

Il suo corpo cominciò a roteare e dai suoi punti di fuga il chakra si sprigionava, avvolgendolo vorticosamente e creandogli intorno una semisfera di energia. Le distanze tra di noi erano ancora piuttosto proibitive per l’utilizzo di un taijutsu, così ancor più sicuro della pericolosità delle sue azioni mi concentrai sullo sviluppo della situazione. Improvvisamente un filo d’acciaio, alla cui estremità si trovava un artiglio, si materializzò dal flusso di chakra puntando nella mia direzione. Era legato a Jiren. Che si trattasse del nuovo congegno della dotazione dell’O.S.U? I miei occhi, irradiati di un rosso luminescente, mi permisero di notare che un flusso di chakra impregnava quel filo e che dunque celava un’ulteriore insidia che solo i possessori di doujutsu avrebbero potuto individuare. Ma quel che più mi preoccupò, in quell’istante, fu il movimento rotatorio che si innescò in reazione alla leva del mio avversario. Il filo infatti prese una traiettoria arcuata che avrebbe potuto mettere in difficoltà la mia posizione tra le copie illusorie. La mia rrisposta sarebbe dovuta arrivare con il giusto tempismo in modo da garantirmi un’esecuzione pulita. Con i miei primi jutsu avevo riversato sul terreno una modesta quantità di acqua. Proprio di quella avevo intenzione di servirmi. Il Suiton era senza dubbio l’elemento su cui facevo maggiore affidamento. Dopotutto ci stavamo affrontando al massimo delle nostre capacità. Avrei raccolto quindi, attraverso l’utilizzo del mio chakra, una grande quantità di acqua, richiamandola proprio dal terreno per innalzare il muro più solido che potessi creare, il quale mi avrebbe circondato a 360 gradi, in protezione non solo di me stesso ma anche del vantaggio strategico che il velo di chakra vermiglio mi stava fornendo.


Muro Acquatico!!!


A quel punto avrei dovuto continuare a tener d’occhio il ragazzino della Foglia che sembrava pronto ad affondare il colpo. L’unica cosa che contava per me in quell’istante era evitare che il mio avversario mi si avvicinasse troppo. Tutto ciò che la situazione richiedeva, io l’avrei messo in campo per sconfiggere Jiren. La corsa frontale minacciava un’offensiva diretta. Non perdendomi in esitazioni avrei dato fondo alle mie riserve interne di Suiton per costruire un secondo muro, questa volta più ravvicinato del primo e che quindi avrebbe quasi certamente compromesso la mia posizione potenzialmente ignota. Un jutsu senza sigilli del quale si servirono shinobi illustri della storia e che in quel momento rappresentava la mia difesa più efficace.

Le mie capacità di analisi delle situazioni erano nettamente migliorate e così la mia determinazione nelle scelte.


Non potevo scegliere avversario migliore.