Incontri voluti dal destino

[PQ con Yuna]

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    Inutile, non mi abituerò mai alla spiacevolissima sensazione del trasferimento. Ho quasi la sensazione di morire e rinascere ogni volta che uso questo sistema e temo di perdere una parte di me ogni volta. I brividi alla pelle, la sensazione di soffocamento, la pressione nel petto . . . sembra come una folle discesa sulle montagne russe più veloci del mondo, per poi fermarsi all’improvviso.
    Ho appena terminato un’altra sessione di addestramento sulla base volante dell’OSU e sono stanco morto. L’Hokage non è nel suo ufficio, dove si trova il sigillo di trasferimento, probabilmente sarà impegnato da qualche altra parte. Mi scosto i capelli dalla fronte sudata scompigliandoli un po’ all’indietro, per quanto possibile con quel che mi ritrovo in testa. Non vogliono prendere una direzione ben precisa e non vogliono mai stare in ordine, dandomi sempre un’aria leggermente trasandata, o sbarazzina. Esco dall’ufficio dell’Hokage con passo stanco, pensando alle poche informazioni che sono riuscito a ricavare sui Cyborg dai miei superiori e dai miei compagni di sezione . . . a quanto pare nessuno di quelli con cui ho parlato non ne ha mai affrontato uno, e nemmeno visto. Quelli di alto grado che potrebbero avere informazioni sono sempre irreperibili, occupati in missione o a farsi gli affari loro nei rispettivi paesi. Per questo ho un’aria un po’ delusa e distratta mentre vago per i corridoi del palazzo senza minimamente rendermi conto che di fronte a me sta arrivando un personaggio davvero irritante.

    Yo, come va pulcino? sembri più svampito del solito!

    Oh sei tu Roh, scusa ma oggi non sono in vena di scherzare.

    Faccio per andarmene quando, un po’ inaspettatamente, Roh mi posa una mano sulle spalla, mi sorride per poi cingermi il collo con tutto il braccio e trascinarmi con lui verso il tetto dell’edificio, tra mille proteste da parte mia e l’inutile tentativo di divincolarmi.

    Fammi compagnia mentre mi fumo una sigaretta ok? da qui si gode una bella vista e lo trovo un posto magnifico per riflettere.

    Basta che tieni lontano da me il fumo di quella stecca mortifera, dovrebbero arrestarti!

    Hahaha ecco il mio moccioso impertinente!

    Vecchio tossico pervertito!

    Si infila la sigaretta in bocca, ci poggia sopra l’indice della mano destra e subito la punta diventa rossa incandescente, emettendo un sottile filamento di fumo. Lo guardo dare una profonda boccata per poi buttar fuori il fumo dalle narici. Mi volto a guardare il panorama, che effettivamente mi rimette subito di discreto umore. Ultimamente sono proprio pesante e depresso in effetti, devo far qualcosa per uscire da questo vortice, lo so bene, reagire in qualche modo, ma è difficile. La notte ho molti incubi e talvolta, anche quando sono sveglio, mi capita di assentarmi per qualche istante e rivivere ad occhi aperti il momento della morte di Katsura . . . il suo volto teso e lo sguardo pieno di terrore . . .
    Ma ora, mentre guardo dall’alto il villaggio della Foglia illuminato dal sole, con una fresca brezza che preannuncia la primavera, mi sento meglio, più leggero. Certo che Roh non è così stronzo come vuol far sembrare, anzi, ha proprio un cuore d’oro.

    Allora sputi il rospo o devo farti interrogare da un ANBU per sapere cosa ti prende?

    Lo sai, è tutta la situazione che è ancora fresca, inoltre non ho scoperto nulla o poco meno su quei stramaledetti pezzi di ferraglia.

    Rassegnati, ti rimarrà per sempre quel dolore, io ho perso molti amici e soffro ancora per ognuno di loro, ma è proprio questa sofferenza che mi fa ricordare . . . ricordare le gioie che abbiamo passato assieme, non solo la loro fine. Cerca di accettare quel dolore e di sfruttarlo per diventare più forte, altrimenti ne verrai inghiottito.
    Per quanto riguarda i Cyborg, gira voce che una delle nostre Kunoichi li abbia affrontati e sia sopravvissuta. Dovresti provare a chiedere a lei, il suo nome è Yuna Hittori . . .
    Su che aspetti, vai a cercarla!


    E come se non so manco che aspetto abbia?

    Beh, è molto bella ed ha i capelli di un colore simili ai tuoi . . . ma graziosi, fidati la riconoscerai!

    Wow che descrizione . . . sei utile come un fiammifero nel deserto

    Vola basso ragazzino, o potresti scottarti

    Salto dal tetto del palazzo per muovermi rapidamente fra gli edifici più alti della città. Vorrei mettermi subito a cercare questa Yuna, ma sono stanco, sporco e sudato, così decido di prendere un cambio di vestiti ed andare a farmi un bel bagno rilassante alle terme cittadine.
    In pochi minuti arrivo a casa, prendo un cambio di vestiti, poso armi e attrezzatura varia e mi fiondo di gran carriera di nuovo fra i tetti delle strade, muovendomi con agili balzi felini. In fondo la ricerca di Yuna può anche aspettare che mi faccia un bel bagno no?
    Prima di tutto mi butto sotto una doccia fredda per tirar via tutto il sudore accumulato allenandomi e per rinvigorire il mio corpo. Non sto più di una trentina di secondi sotto l’acqua fredda dopo di che corro dove c’è la grande vasca di acqua termale e mi ci fiondo con un gran tuffo che fa schizzare acqua ovunque. Due vecchietti mi guardano un po’ male e gli faccio un cenno di scuse con la mano, il capo chinato e un gran sorriso, ma non apprezzano comunque.
    rimango immerso nell’acqua calda per quasi mezz’ora dopodichè decido che è giunto il momento di trovare questa Yuna.
    Mi vesto in fretta e furia con i miei abiti puliti e lascio quelli sporchi alla lavanderia poco distante. Intanto inizio a chiedere in giro di questa Yuna Hittori. Vengo indirizzato in diverse parti della città finchè non trovo una ragazza che sa addirittura dove abita, chi mi ha dato l’informazione gestisce un piccolo negozio di fiori, inusuale come cosa, ma ne sono più che felice. Per fortuna casa di Yuna è poco lontana e spero che sia quella giusta.
    Mi avvicino con il cuore un po’ in gola, agitato all’idea di cosa mi aspetta con questi Cyborg di cui ancora conosco praticamente zero, e col pensiero di non riuscire a trovare in tempo Shinsuke . . .
    Busso alla porta ed attendo con ansia che si apra . . . il tempo che passa mi sembra un’infinità, ma perchè sono così agitato?
    Finalmente la porta si apre e . . .

    Mamma? Ehm Bu-buongiorno, scusi il di-disturbo . . . ehm siete la signorina Yuna Hittori? Siete voi che avete combattuto contro i Cyborg? mi serve il vostro aiuto, la prego, farò qualsiasi cosa!

    E mi esibisco con un profondo inchino carico di dolore e disperazione, le lacrime che iniziano ad uscirmi dagli occhi e la voce mezza spezzata mentre le faccio quelle richieste. Non riesco più a reggere e tutta la tristezza ed il dolore per quanto accaduto poche settimane addietro ritorna ad attanagliarmi più forte che mai. Yuna è al momento la mia unica speranza di poter fare progressi concreti in questa mia ricerca!
     
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    La casa era piccola, essenziale, ritagliata tra le vie come un piccolo fazzoletto di terra dagli odori stravaganti, vivi, come quella linfa che scorreva tra la terra brulla e coltivata, ricolme di piante e fiori. Il piccolo paradiso nel villaggio non era altro che il luogo in cui Yuna poteva confinarsi in pace con sé stessa, non era di certo il luogo in cui poteva dar sfogo ad ogni fibra del suo cuore ma, in quel reprimere, lì poteva godere di qualche attimo di pace. Sorpassato un vialetto costellato da pietre si poteva accedere ad un ampio porticato, lo spazio più ampio della proprietà, dove un tavolo ed una larga sedia a dondolo ospitavano la Kunoichi per la maggior parte del tempo: chi controlla il meteo non ha di certo problematiche ad attendere un buon sole per godersi l’aria fresca, no? Per questo in quella zona nasceva una calura stabile, temperature miti portati da quella Luce Solare che si rifletteva nei dintorni come una buona ventata di ottimismo. La felicità a fior di pelle, viva, suscitata da quell’esternare un controllo sulla sua capacità innata ereditata alla morte del fratello. E Yuna era lì, seduta su di un tavolo mentre osservava un punto non precisato del cielo, i suoi occhi riflettevano e padroneggiavano quei colori come se fossero propri, le labbra lievemente malinconiche ed il colorito pallido che si estendeva ben oltre il crine, in una tempesta di capelli color neve lasciati finalmente sciolti. È tra questi che una mano si perdeva, sollevata fin oltre le spalle, lì dove i capelli erano tagliati, fermentava pensieri ed opinioni che probabilmente riflettevano le decisioni che doveva ancora prendere. Sul tavolo in fronte a lei esistevano infatti lettere su lettere, scartoffie con diciture ufficiali che la richiamavano ad un ruolo completamente nuovo, forte, di una leader che non si sentiva tale. Lo stesso ruolo di Atsushi, si, uno Special Jonin del Villaggio della Foglia.

    Un passo da te, mai stata così vicina.

    Sollevò la mano avanti a sé e la guardò intensamente, sapeva che in lei si celava qualcosa di nuovo e non solo un nome da sfoggiare con orgoglio. I suoi sforzi del resto le erano valsi qualcosa ma cosa aveva realmente ottenuto? Come aveva già metabolizzato aveva fallito ed Azibo non era più accanto a lei, lui stava combattendo la sua guerra e non c’era più spazio per sentimentalismi, per lasciarsi andare. Eppure c’aveva quasi sperato, non sapeva descrivere se le emozioni che provava per il Gufo nascevano dalla voglia di abbandonare tutto e lasciar libero sfogo ai suoi flutti di potere ma se c’era qualcosa, anche solo una scintilla, sembrava doveroso inseguirla. Ma non era questo l’argomento che voleva toccare, la sua voce aveva scandito ben altro: la vicinanza con il fratello. Hoshi viveva in lei, in quel potere che ora poteva sentire borbottare dentro come un nuovo manto e una nuova forza. C’era qualcosa che però non andava, lo sentiva nelle viscere e non poteva capire che cosa. Era come se qualcosa si fosse lentamente rotto, pian piano, come una crepa che si era fatta larga tra due metà perfettamente compatibili. Lo avvertiva nell’aria, sulla pelle, in quelle dita che lentamente si inumidirono di un qualcosa di impercettibile, come se avesse sfiorato una bolla d’acqua.

    Cosa dovrei fare Hoshi? So che devo andare avanti, so che alla fine non mollerò ma mi chiedo cosa devo fare. Questo mondo senza di te sta perdendo il suo ordine e io non riesco a vederci attraverso. C’è qualcosa che non comprendo, che non fa parte di me, ma non riesco a spiegarmi cosa.

    Esternò nuovamente i suoi pensieri, del resto era da sola e poteva tranquillamente liberarsi dei suoi problemi confessandoli al nulla. La aiutava a fare ordine, sentire quei suoni rendeva tutto reale, vivo, pronto ad essere veicolato e calcolato secondo nuovi pensieri che le turbarono la pelle. Questa volta però fu ben più fisico di ciò che si poteva pensare: dal di dentro qualcosa era cambiato e premeva per uscire. Lo sentiva nel cuore, avvertiva qualcosa spezzare l’equilibrio e farsi largo come una cascata imperturbabile. Violenta, vibrante, la scosse e la costrinse ad irrigidire la postura mentre tra le mani qualcosa inumidiva l’aria. Era nel suo chakra, era una natura che combatteva per nascere e prendere vita, mutare e scorrere. Tra il fuoco e l’aria, premeva tra l’essenza scoppiettante e il potere di ogni corrente. Un sentimento del tutto diverso, troppo diverso e quasi invadente, una consapevolezza che lentamente doveva nascere come partorita in ritardo, premeva per uscire dal suo animo e non poteva fare altro per lasciarla dormiente.

    Non è possibile.

    Scattò in piedi mentre le mani lasciarono due impronte umide sulla sedia, si precipitò all’interno e raccolse da uno dei cassetti una manciata di fogli del tutto particolari, unici, che sapeva potevano essere la giusta risposta. Eppure non ebbe il momento giusto per stringerlo tra le dita e controllarsi, in quel tremore ecco che la porta borbottò di un bussare sconosciuto e nascondendo in tasca ogni cosa si costrinse a portarsi alla fonte di quei rumori. Era lì, con un completo di felpa e pantaloni, svampita, mentre con faccia sorpresa si poneva di fronte ad un ragazzo del tutto intento a presentarsi un borbottio di parole e…fraintendimenti?

    Mamma? Ehm Bu-buongiorno, scusi il di-disturbo . . . ehm siete la signorina Yuna Hittori? Siete voi che avete combattuto contro i Cyborg? mi serve il vostro aiuto, la prego, farò qualsiasi cosa!

    In un primo impatto non sapeva bene cosa rispondere, di quelle parole non aveva altro che recepito un unico termine di impatto, qualcosa che la costrinse a spingersi in avanti, fuori, chiudendosi la porta alle spalle con un certo cipiglio aggrottato, scosso da qualcosa.

    Scusi, lei è?

    Domandò in prima istanza mentre si mosse fino al tavolo dove immediatamente chiuse qualche cartellina per celare chissà quali informazioni confidenziali.

    Sono Yuna Hittori, Chun- Special Jonin del Villaggio, si trova nella mia abitazione personale. Non so cosa le sia stata riferito ma il mio incontro con i Cyborg è dettagliato nel rapporto che ho stilato per la missione, se non è stato in grado di poterlo leggere probabilmente non ha i permessi necessari. Scusi se sembro piuttosto sfiduciata dalla sua presenza ma… è così.

    Chiaramente inasprita da ciò che stava accadendo non poteva neanche rendersi conto di come il vento lentamente si sollevò nei dintorni, al di fuori di quella tettoria, mentre antichi e nebulose nuvole minacciavano l’aria caricandola di elettricità e rombanti tuoni in lontananza. Una tempesta pronta a cavalcare il cielo.
     
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    Davanti ai miei occhi si para una donna bellissima, dai lineamenti particolari, quasi esotici, con una corta capigliatura color neve che le ricade fino alle spalle, davvero somigliante alle vecchie fotografie di mamma. Il mio imbarazzo è tale da trasparire nella mia postura e nella mia parlantina incespicata.

    Scusi lei è?

    Che sciocco, come ho potuto dimenticare di presentarmi a dovere? Si vede che sono poco più di un bambino.
    Mi rimetto in posizione normale dopo l'inchino e la guardo dritto negli occhi, provando un certo imbarazzo, soprattutto perchè mi è scappato un "mamma" come prima cosa.

    Perdonatemi, il mio nome è Jiren . . . Jiren Sakata, sono appena stato promosso a Chunin e sono un agente della Sezione Gin, la squadra dedita al rintracciamento e all'eliminazione dei Cyborg.

    La donna mi guarda in maniera circospetta e sfiduciosa, quasi spazientita dalla mia intrusione. In altre circostanze mi sarei scusato con una risata e me ne sarei andato, ma oggi non posso proprio farlo, devo assolutamente ottenere le informazioni di cui ho bisogno.

    Sono Yuna Hittori, Chun- Special Jonin del Villaggio, si trova nella mia abitazione personale. Non so cosa le sia stata riferito ma il mio incontro con i Cyborg è dettagliato nel rapporto che ho stilato per la missione, se non è stato in grado di poterlo leggere probabilmente non ha i permessi necessari. Scusi se sembro piuttosto sfiduciata dalla sua presenza ma… è così.

    Che strano, fino a pochi secondi fa c'era un sole quasi estivo ad illuminare quella via e la graziosa casa di Yuna. Ora si sta alzando un forte vento freddo e delle nubi temporalesche stanno poco a poco offuscando il sole, come a presagire qualcosa di brutto, o forse è solo la mia immaginazione?
    Beh, ora non ha importanza, ho bisogno di informazioni e lei è l'unica persona che li ha affrontata alla mia portata nel breve tempo. Il rapporto, per quanto possa essere dettagliato, non può di certo darmi i dettagli di cui ho bisogno, sono le sue sensazioni ed impressioni di cui ho bisogno. Dettagli umani che di certo non posso trovare in dei rotoli di pergamena.

    Mi spiace se le sto facendo una brutta impressione, ed anche io al suo posto sarei diffidente nei confronti di un estraneo, soprattutto di un bamboccio come me . . . ma mi creda, ho davvero bisogno del suo aiuto.

    Nuovamente chino il capo e, dopo qualche secondo di silenzio, mi lascio cadere sulle ginocchia gettandomi letteralmente a terra nell'inchino più profondo che si possa fare.
    La mia voce esce rotta dalla mia bocca, smorzata dal nodo in gola che provo solo al ricordo di quanto accaduto pochi giorni fa, le mie mani si stringono in pugni contro il pavimento e delle lacrime prendono a scorrermi lungo il volto fino a cadere in piccole gocce.

    Il mio Sensei, l'uomo che mi ha insegnato moltissime cose . . . ha ucciso il mio amico e compagno di squadra Katsura davanti ai miei occhi. Mi fidavo, lo ammiravo, ma si è preso gioco di tutti ed ha preso la vita di Katsura . . .
    Poi ha preso Shinsuke, il terzo membro della squadra, l'ha portato via con se dicendo che lo darà a qualcuno per farlo diventare un Cyborg.
    La prego, devo salvare almeno lui, ho bisogno del suo aiuto, ho bisogno di sapere quanto più possibile il prima possibile, per avere una speranza di salvare almeno lui.
    Chi sono questi Cyborg, sono ancora umani? Si possono riportare alla normalità?
    Ho bisogno di sapere, di conoscere ciò che dovrò affrontare per salvare Shin . . . e leggere un pezzo di carta non mi porterà da nessuna parte, ho bisogno dell'esperienza di chi ha combattuto direttamente! Per favore, mi aiuti a salvare il mio amico Shin! Mi aiuti a diventare più forte con la sua conoscenza!


    Non oso ancora alzare la testa e rimango inginocchiato ai piedi della donna, non tanto per impietosirla, ma perchè non mi sento più forza nel corpo, mi sento sfibrato e senza più un barlume di energie. Le gambe non rispondono ai miei comandi così come la schiena, che si è fatta pesante e dolorosa.
    L'unica cosa che posso fare è cercare di trattenere le mie lacrime e i miei singhiozzi da bimbo, poichè a dispetto della mia età anagrafica, ora devo diventare un uomo.

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    Bloccata momentaneamente per l'assenza di Kuma
     
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