Orphanage

La genesi di Eanor Atreides

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   Like  
     
    .
    Avatar

    "Chi sia io non è importante - è il mio messaggio ad esserlo."

    Group
    Kiri's Ninja
    Posts
    2,905

    Status
    Offline

    Capitolo 1 - Orphanage

    Amegakure - Orfanotrofio statale

    https://imagizer.imageshack.com/v2/320x240q90/924/PRYQ9C.png
    La vita in un orfanotrofio di Amegakure non l'avrei raccomandata a nessuno, nemmeno al mio peggior nemico, ma così come in una prigione, se ti sai adattare e se sai farti rispettare, puoi uscirne vivo.
    Ricordo ancora oggi, dopo una lunga vita, i giorni più intensi passati in quel posto, che nonostante fosse poco accogliente, era l'unico posto che io fossi in grado di chiamare casa, visto che era li che ero nato, l'unico posto che avessi mai conosciuto era quello, quattro mura ed una finestra nella grande stanza comune di noi ragazzi, dalla quale osservavo la pioggia cadere fuori, in un mondo che non conoscevo per nulla.
    La vita in orfanotrofio era particolare, non esistevano veri e propri orari, se tralasciamo il pranzo e la cena, infatti la colazione non era pratica comune, il cibo era poco ed i ragazzini erano tanti, troppi.
    La mattina ci si svegliava più o meno tra le 7 e le 8, ci si rifaceva la branda e si andava nella sala comune, dove il vecchio Beily, storico direttore dell'orfanotrofio, aveva sempre qualche parola per noi, a volte di incoraggiamento, ed altre volte di ammonimento per qualcosa che potevamo aver combinato il giorno prima.
    Il vecchio Beily, così chiamato da noi bambini per la sua veneranda età, era una brava persona, questa è la prima cosa e anche l'ultima cosa che le persone dicono di lui, un brav'uomo, era stato un ninja ai tempi della guerra di Zero, adesso direttore dell'orfanotrofio centrale del villaggio.
    Noi bambini avevamo pareri contrastanti su di lui, chi lo giudicava un faro di speranza, andando da lui quando aveva bisogno di qualcosa, e chi lo prendeva in giro e disprezzava, riversando su di lui la colpa della propria condizione di orfano, dato che lui era l'emblema, il volto, per così dire, dell'orfanotrofio.
    Gli altri inservienti ed educatori dell'orfanotrofio invece erano tutt'altra gentaglia, persone che evidentemente non erano riusciti a trovare un altro posto di lavoro, ed avevano ripiegato per un "porto sicuro", cioè queste quattro mura, che avevano sempre bisogno di personale, anche poco specializzato.
    Mi tornano alla mente l'infermiera, una frigida vecchia con le mani rugose, da noi soprannominata "la vecchia strega", un po perchè lo sembrava davvero, ed un po perchè non avevamo idea di quale fosse il suo vero nome...poi c'era Pete, l'inserviente principale, quello che svolgeva le pulizie in tutto l'orfanotrofio, un uomo di mezza età, evidentemente molto solo e senza moglie; passava tutto il tempo in nostra compagnia, credo che in fondo noi gli piacessimo almeno un po, non era mai solo quando era in servizio, ed era spesso gentile con noi, non come Rue, il dottor Rueda per la precisione...il dottore dell'orfanotrofio, quello che si assicurava che fossimo sempre in salute, o almeno abbastanza per venire adottati, era un vecchio ninja medico congedato con disonore per dei fatti di droga, adesso finito qui, come tutta la sporcizia di Ame.
    I miei compagni di carcere, se così potevamo definirli, erano della più colorita tipologia, dai ragazzi più grandi, i bulletti principali, ai ragazzi con alcune disabilità, come Tomoe, una ragazzina in sedia a rotelle, abbandonata all'orfanotrofio dai suoi genitori, evidentemente dei bastardi poco di buono.
    La vita in orfanotrofio non era semplice, era necessario sapersi destreggiare tra personale e ragazzini, sapere di chi potersi fidarti e di chi no...personalmente Pete era sempre stato un ancora di salvezza per noi ragazzi più piccoli, ci difendeva dai bulletti di 16 anni e ogni tanto ci permetteva di aiutarlo nelle pulizie...non c'era molto da fare durante il giorno, e anche dare il cencio per terra ci sembrava qualcosa di straordinario li.
    Per quanto riguarda me personalmente, all'interno dell'orfanotrofio ero ritenuto una specie di leggenda, non perchè fossi il più tosto o il più forte, ma solo perchè tra tutti i bambini che erano stati "scaricati" qui dai loro genitori, o i cui genitori erano rimasti uccisi per qualche motivo, io ero l'unico che qui ci era praticamente nato, infatti il vecchio Beyli mi raccontava sempre di come era entrato in contatto con me la prima volta.
    Mi raccontava che una notte particolarmente piovosa, sentì suonare il citofono del cancello principale, e dopo essersi affrettato ad andare ad aprire, curioso di capire chi potesse essere a quell'ora tarda, aprendo la porta vide solamente una culla coperta da un panno stropicciato, e dentro di essa c'ero io, non curante della pioggia e dei fulmini.
    Rimase sempre stupito di come io non piangessi, nonostante le intemperie ed i rumori di un temporale, ero calmo, e lo guardavo dritto negli occhi, quei vecchi occhi marroni, mentre stringevo nel mio piccolo e fragile pugno un foglietto di carta, con su scritto solamente "Eanor", quello che il vecchio direttore ritenne essere il mio nome.
    Difatti è così che mi chiamarono, Eanor, un nome molto particolare anche per un posto come Ame, un covo di tagliagole e trafficanti d'armi, ed io crebbi così, facendo dell'orfanotrofio la mia casa, e dei suoi abitanti, la mia famiglia.
    Negli anni vidi molti bambini andare e venire, chi veniva adottato, chi riusciva a scappare, e chi purtroppo se ne andava in un sacco per piccoli cadaveri, stroncato da una malattia di qualche tipo.
    Ogni volta che vedevo un bambino andarsene con una nuova famiglia, non potevo fare a meno di pensare, perchè lui si ed io no?
    Dopo tutto ero un bambino come tutti gli altri, non avevo handicap fisici o mentali, non avevo nulla di male, perchè non venivo adottato?
    I dubbi continuarono ad attanagliarmi l'animo per tutto il tempo in cui rimasi li, nell'orfanotrofio girava la voce, fondata, purtroppo, che più sei grande, e meno probabilità ci sono che tu venga adottato, questo perchè le famiglie che non riescono ad avere un figlio, cercano il bambino più piccolo possibile, così da avere più tempo con lui e permettergli di affezionarsi maggiormente...adottare un ragazzino di 10 anni era già cosa più compressa.
    Quando raggiunsi i dodici anni di età, mi fu tristemente chiaro che di li io, probabilmente, non me ne sarei mai andato mano nella mano con qualche adulto, e meditai la fuga, cercando di approntare un piano insieme ad altri ragazzi della mia stessa età, ma non se ne fece mai nulla, un po per paura, ed un pò perchè nessuno aveva idea di dove andare una volta fuori da quelle quattro mura di pietra grigia, poichè nonostante odiassimo ammetterlo, non c'era nulla per noi la fuori, e giravano voci di ragazzi riusciti a scappare, i quali però erano poi finiti nei giri sbagliati di un villaggio purtroppo afflitto dalla malavita a livello profondo , tutto girava intorno al crimine, e i ragazzini senza genitori, orfani come lo siamo noi, venivano frequentemente rapiti e usati come corrieri della droga, o peggio.
    Da quell'orfanotrofio io non fuggii mai, ma a quanto pare, col senno di poi, il destino aveva altro in mente per me.
     
    .
  2.     Like  
     
    .
    Avatar

    "Chi sia io non è importante - è il mio messaggio ad esserlo."

    Group
    Kiri's Ninja
    Posts
    2,905

    Status
    Offline

    Capitolo 2 - Revelation

    Scheda
    Paese - Tempo - Luogo

    https://imagizer.imageshack.com/v2/320x240q90/924/PRYQ9C.png
    Il giorno in cui compii diciotto anni arrivò in un freddo pomeriggioautunnale, ormai ero diventato il più vecchio di tutti i bambini dell'orfanotrofio, molto miei coetanei erano stati misteriosamente adottati verso i 14 da figure di dubbia provenienza, le quali avevano pagato una bella somma al vecchio Beyli, il quale, trovandosi economicamente alle strette, dovette accettare, per scongiurare il fallimento dell'orfanotrofio e il dover abbandonare tutti noi per strada.
    I diciotto anni sono una data molto importante nella vita di un ragazzo, ma per me lo erano in special modo, poichè quella è l'età alla quale bisogna obbligatoriamente abbandonare l'orfanotrofio, ammetto che l'idea non mi dispiaceva affatto, ma fuori d quelle quattro mura non conoscevo nessuno, non avevo amici, conoscenti, figuriamoci familiari, dunque nemmeno un posto dove dormire o dove mangiare qualcosa.
    Fui convocato dal vecchio Beily la sera stessa del mio compleanno, nel suo ufficio al pian terreno.
    Generalmente, quando venivi convocato al cospetto del direttore era per due motivi principalmente, o eri stato adottato, oppure avevi combinato qualcosa che non andava fatto, e allora venivi punito; Nel mio caso invece, non fu nessuno dei due, poichè il vecchio Beily mi confidò, quando mi convocò il pomeriggio per la sera, che voleva discutere "da uomo a uomo", facendo scaturire così la mia innata curiosità.
    La sera stessa, dopo cena, raggiunsi l'ufficio del direttore, annunciandomi con una triplice bussata sulla vecchia porta lignea all'entrata dell ufficio.

    «Ah Eanor, viene ragazzo vieni...accomodati.»

    Esclamò il vecchio Beily, cercando di dare un tono alla sua voce, ormai affievolita dagli 86-88 anni che aveva sulla schiena.
    Mi invitò a sedermi, e poi mi fissò dritto negli occhi per almeno 4 secondi prima di proferire nuovamente parola, potevo scorgere un piccolo sorriso su quel vico così emaciato e consumato dagli anni.

    «Sai, ricordo quando arrivasti qui...eri così piccolo che non puoi ricordartelo, ma io ricordo bene i tuoi piccoli occhi verdi e quei capelli castani, ne avevi parecchi già da bambino eheheh...è così strano vederti così grande, ormai un uomo.»

    Sorrisi timidamente, quell'uomo mi faceva lo stesso effetto che presumibilmente un padre fa su un figlio quando gli dice qualcosa di dolce, era lui mio padre dopo tutto, colui che si era preso cura di me in tutti questi anni.

    «Ora che sei diventato grande purtroppo le regole dell'orfanotrofio sono chiare...fosse per me potresti rimanere ancora, ma i soldi sono pochi e facciamo fatica già così a dare da mangiare a tutti...ma prima che tu vada, è il momento di dirti finalmente una cosa, qualcosa che non ho potuto dirti per tutti questi anni, dietro indicazioni di...tua madre.»

    Saltai un battito a sentire quelle parole, non sentivo nominare la parola "madre" da così tanto tempo, che sentire queste parole mi provocarono un dolore allo stomaco non indifferente.
    Fissai negli occhi il vecchio Beily, chiedendo a cosa si riferisse.

    «Di che parli?»

    «Vedi Eanor, la notte che arrivasti qui, come ben sai, avevi tra le mani un piccolo foglio di carta con su scritto il tuo nome, lo conservo ancora gelosamente come un piccolo tesoro, mi ricorda i tempi lontani.
    Quello che non sai, è che il giorno dopo, trovai sulla mia scrivania questa lettera qui...»


    Esclamò, prendendo una busta bianca da un cassetto chiuso a chiave.

    «Voglio che tu la legga, ora che sei pronto.»

    Presi la lettera in mano, tremando dalla paura e dall'incertezza di cosa avrei letto, se per il vecchio Beily era così importante, doveva esserci scritto qualcosa su di me, o sulla mia famiglia, o sul motivo per il quale ero stato abbandonato qui...finalmente qualche risposta dopo anni di silenzio!

    CITAZIONE
    «Al Direttore Josahya Beily.

    Le scrivo questa lettera in anonimato ed in confidenza, confidando che la terrà per se fino alla maggiore età di Eanor.
    Il piccolo Eanor è molto amato sia da me che da suo padre, ma porta con se un eredità pericolosa, un eredità per la quale sarà perseguitato ed inseguito qualora fosse resa nota, per questo io e mio marito abbiamo deciso di lasciarlo qui, è stata la decisione più difficile della nostra vita, ma con noi avrebbe corso un rischio troppo grande.
    Egli porta con se qualcosa che, quando sarà il momento, dovrà scoprire e comprendere da solo, ma fino a quel momento non permetta a nessuno di adottarlo, la prego, si fidi di me.
    Quando raggiungerà i 18 anni, gli mostri la lettera, e lo lasci libero di seguire la sua strada...è insita nei suoi geni la capacità di cavarsela da solo.

    ...

    Ora mi rivolgo a te, mio piccolo principe, non pensare neppure per un attimo i tuoi genitori non ti amino, ma un giorno capirai il perchè abbiamo fatto quello che abbiamo fatto, fino a quel giorno, porta con onore il tuo nome, il nome di tuoi nonno, e sappi che il tuo cognome è...Atreides.»

    «...Atreides...»

    Beily non smetteva di guardarmi, cercava di capire le mie emozioni, sarei esploso a piangere? Mi sarei infuriato? Le possibile reazioni erano molteplici, ma tutto quello che fuoriuscì dalla mia bocca fu un sorriso, un sorriso ed una piccola lacrima dall'occhio destro...non ero solo.

    «Allora non sono un orfano, i miei genitori esistono...ma perchè lasciarmi qui? Di quale eredità parlano? Soldi?»

    «Non lo so, ma qualsiasi cosa sia, era abbastanza perchè una madre ed un padre abbandonassero il proprio figlio, non so darti altre risposte, adesso sai tutto quello che so anche io, scusa per non avertene parlato prima, ma tua madre desiderava così.»

    Guardai il vecchio direttore con una luce diversa negli occhi, aveva tenuto questo pesante segreto per tutti questi anni, e adesso sembrava che si fosse tolto un grosso peso dal cuore, ne sembrava sollevato, felice.

    «...Atreides...»
     
    .
  3.     Like  
     
    .
    Avatar

    "Chi sia io non è importante - è il mio messaggio ad esserlo."

    Group
    Kiri's Ninja
    Posts
    2,905

    Status
    Offline

    Capitolo 3 - Atreides

    Scheda
    Paese - Tempo - Luogo

    https://imagizer.imageshack.com/v2/320x240q90/924/PRYQ9C.png
    Il giorno della partenza giunse una settimana dopo la consegna della lettera, in una fredda e piovosa giornata autunnale, fredda e piovosa come ormai tutte le giornate che da un mese si susseguivano ad Ame, famosa per i suoi climi freddi ed umidi in inverno, ed umidi e afosi d'estate, sebbene non si raggiungessero mai temperature troppo basse, come nella vicina Tetsu.
    Ad accogliermi all'uscita principale c'erano il vecchio Beily, Pete l'inserviente, che aveva fatto così tanto per me negli anni, e tutti i miei amici della camerata, tristi nel vedermi partire, per i più piccoli ero ormai diventato un punto di riferimento, mentre per i più grandicelli ero un amico di "scorribande" per i corridoi dello stabile.
    Tenevo la lettera gelosamente custodita nella tasca interna della giacca che il vecchio direttore mi aveva regalato per il compleanno qualche giorno prima, era vecchia ed un pò logora, ma perfetta per il clima invernale, un prezioso regalo che avrei tenuto stretto a me per tutti gli anni a venire, e che conservo tutt'ora.

    «Bene Eanor, è arrivato il momento...come ti senti?»

    «Pronto, sono finalmente pronto a vedere cosa c'è la fuori.»

    «Si..lo vedo, hai gli occhi di chi non vede l'ora di esplorare il mondo, ma fai attenzione, la città sa essere un posto crudele se finisci nei giri sbagliati, rimani sempre nella luce, evita di sprofondare nella parte bassa della città, e punta sempre al cielo ragazzo mio.»

    Abbracciai il vecchio direttore, conscio del fatto che non gli rimanessero più molti anni da vivere, ma gli ripromisi che sarei tornato a trovarlo appena mi fossi sistemato da qualche parte.
    Lui si commosse, e disse che non aveva mai avuto un ragazzo per così tanto tempo nell'orfanotrofio, e che per lui ero come il figlio che non aveva mai avuto.
    Poi mi rivolsi ai ragazzi, abbracciandoli uno per uno, ognuno di loro costituiva un pezzo della mia personalità, ognuno di loro,negli anni, mi aveva aiutato a imparare cose diverse; qualcuno la pietà, un altro l'altruismo, un altro a controllare la rabbia, tutti loro erano pezzi di un puzzle, il puzzle della mia anima, della mia coscienza, del mio essere.
    Poi mi rivolsi a Pete, l'inserviente un pò solo, che aveva visto in me forse anch'egli il figlio che non aveva mai avuto, mi aveva tirato fuori da diverse risse, ed insegnatomi che la violenza non è tutto.
    Poi, senza guardarmi indietro, varcai il cancello principale, ritrovandomi fuori, all'aria aperta, nonostante avessi compiuto soltanto pochi passi, mi sentivo già talmente lontano da casa da sentirmi sperduto, non avevo una meta precisa, ma se i miei genitori erano davvero ancora vivi, e forse in pericolo, li avrei dovuti cercare a ogni costo.
    Purtroppo la lettera non lasciava intendere nessun indizio su dove trovarli, solo il mio cognome, Atreides, un cognome singolare e sicuramente non originario di Amegakure, ma era un informazione troppo vaga su cui lavorare.

    ...



    La mia parlantina e le mie conoscenze generali mi permisero di sopravvivere per qualche settimana lavorando come pescivendolo e dormendo in una piccola stanza che la donna del banco del pesce mi affittava a 250 ryo a settimana, retribuendomi 350 a settimana per aiutarla a vendere il pesce...certo non era il massimo, ma da qualche parte dovevo pur cominciare.
    I giorni passavano lunghi, mentre sentivo la mancanza dell'orfanotrofio, e alcune notti mi ritrovavo a piangere nel letto, sperando di potervi fare ritorno prima o poi...per molti un orfanotrofio è un posto triste, ma non hanno idea di come si senta qualcuno che, vissutoci per così tanto tempo, si ritrovi per strada senza una meta o un posto dove andare.

    ...



    I mesi passarono, i lavoretti scarseggiavano, ma mentre camminavo per una lunga strada principale, quella che taglia in due il villaggio in diagonale, passai accanto all'"Accademia della Pioggia", un imponente costruzione in metallo e cemento, sede della scuola militare del villaggio.
    Avevo considerato la carriera militare all'inizio, ma mi ero fatto scoraggiare dal fatto che non avessi ricevuto un educazione accademica da giovane, e questo avrebbe potuto inficiare l'accettazione della mia domanda all'accademia, ma quando mi resi conto che, vista la situazione geo-politica, l'accademia aveva abbassato i criteri d'ammissione, decisi che, anche se non avessi poi continuato la carriera militare, un addestramento basilare e un annetto in "caserma" avrebbe giovato al mio spirito...inoltre ero stato licenziato dall'ultimo lavoro poichè il proprietario mi aveva sorpreso a rubare del cibo dal frigorifero, quindi ero senza soldi e senza una casa.
    Varcai la soglia dell'accademia e mi diressi alla reception, presieduta da una giovane ragazza di si e no 30 anni, che molto cordialmente mi salutò, chiedendomi il motivo della visita.

    «Salve, vorrei qualche informazione sull'iscrizione all'accademia come studente.»

    «E' fortunato, le iscrizioni chiudono domani, questi son o i fogli da compilare, inoltre la tassa di ammissione è di 500 ryo.»

    500 ryo era tutto quello che avevo in tasca, se avessi pagato tale somma, non avrei più mangiato per i giorni a venire, ne avrei potuto affittare un posto dove dormire.
    Riflettei attentamente sul da farsi, nel frattempo compilai i moduli, omettendo per ovvi motivi le informazioni sui miei genitori, limitandomi a scrivere "orfano" sulle caselle adibite ai nomi e cognomi dei parenti più prossimi.
    Decisi infine di sacrificare quei pochi ryo che avevo in tasca, avrei dormito sotto un ponte per qualche sera, e del cibo potevo farne anche a meno dopo tutto, mi sincerai con la giovane receptionist se fosse disponibile una mensa per gli studenti, e alla sua risposta positiva fui infinitamente sollevato, non sarei più dovuto andare alla mensa dei senza tetto, un luogo fetido e squallido nei sobborghi della città.
    Mi congedai da lei con appuntamento a qualche giorno dopo per l'inizio delle lezioni, l'appuntamento era li, lunedì mattina alle 7.45.

    ...



    Il primo giorno di accademia lo ricordo ancora oggi con molto piacere, i visi che vedevo erano molto diversi da quelli dei bambini dell'orfanotrofio, visi puliti, ragazzi più giovani e ben vestiti, mentre io avevo addosso lo stesso cappotto che un mese prima il vecchio Beily mi aveva regalato...portavo ancora con me la lettera, non me ne separavo mai, era il mio bene più prezioso.
    Varcai la soglia della classe tra gli sguardi un po straniti di molti ragazzi, mi giudicarono appena varcai quelle porte, ma la cosa non mi stupì più di tanto, in orfanotrofio avevo imparato a fregarmene delle cattive opinioni altrui, ero concentrato soltanto sull'imparare il più possibile, e magari riuscire a guadagnare abbastanza ryo da comprarmi da mangiare.
    I mesi passarono rapidi, e le mie conoscenze aumentavano giorno per giorno, feci amicizia con pochissimi ragazzi, e passavo la maggior parte del tempo da solo...ma quel tempo passato in solitudine, in palestra ad allenarmi, mi diede una forza che ancora oggi ritengo esser stata la cosa che mi ha permesso di arrivare dove sono adesso.

    - E col senno di poi, quell'eredità maledetta di cui parlava mia madre, è stata la mia forza più grande. -


    The End

     
    .
  4.     Like  
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Masters
    Posts
    3,284
    Location
    Roma

    Status
    Anonymous
    33 exp
     
    .
3 replies since 18/9/2020, 16:51   139 views
  Share  
.