[L.P.Q] Un nuovo duo?

Haruki Sato x Jyoshi Jiki

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    Questa quest è ambientata dopo lo Scontro di sundavr e prima di questa missione Inoltre è ambientata prima del mio passaggio a Genin

    Narrato Haruki | «Parlato Haruki» | ~Pensato Haruki~
    Narrato Kyoshi, Parlato Kyoshi Parlato altrui(colori diversi)



    Sunagakure no Sato, 20 d.Z

    Accademia



    Il Sole era già alto nel cielo, mentre la temperatura si aggirava sulla "normalità". Anche se quelle non potevano certo definirsi tali, ma questo era il Villaggio della Sabbia. Nessun viaggiatore sarebbe mai pronto per quelle avversità. Eppure lui non è originario di quel Villaggio. No, le sue origini dovevano essere ricercate altrove nonostante ciò aveva vissuto da sempre lì, in quel caldo atroce, in quel deserto infinito che nascondeva e proteggeva Sunagakure no Sato. L'ennesimo giorno in quella struttura, in quell'Accademia dove si formavano giovani leve lanciate poi come una catapulta in quel mondo cosi crudele e pieno di difficoltà. Solo i più forti potevano sopravvivere, mentre i deboli avrebbero sofferto. Cosi funzionava il mondo, cosi è sempre stato. Si ritrovava nuovamente in quella stessa Aula, a rileggere quegli stessi libri sfogliati innumerevoli volte. Quelle pagine ormai erano quasi consumate mentre sui polpastrelli era possibile vedere alcuni segni lasciati da quello stesso libro. Passarono diverse ore e ormai gli altri suoi compagni erano già andati via. La sua mente cercava una via di fuga, mentre le iridi andavano a scrutare ciò che mostrava quella grande finestra. S'alzò d'improvviso uscendo dalla porta di quella stanza e notando come fosse diventato tardo pomeriggio. Una voce proveniente da qualche metro catturò la sua attenzione, mentre i suoi passi lo portavano verso di essa.

    Kyoshi tornò a Suna dopo lo scontro con l’Otoiano distrutto nell’animo e malconcio nel fisico, e soprattutto, necessitante di cure. Fortunatamente le ustioni non sono cosa raraa Suna, quindi potette efficacemente anche a casa. Mentre stava stringendo le bende, pensò che un Suniano che va a Oto e poi si scotta è probabilmente l’inizio di qualche barzelletta, e quel pensiero lo tirò su di morale mentre copriva quasi tutta la superficie del busto di impacchi di aloe. Non aveva preso bene la sconfitta contro Luffy, e la cosa che gli stava più sui nervi era la sua inutile, dannosa e miope superiorità morale che aveva ostentato a fine scontro. Il giorno seguente, vuoi per noia, vuoi per nostalgia, decise di ignorare il senso comune ed andare fino alla mia vecchia Accademia ninja, principalmente per affrontare un suo vecchio nemico: la burocrazia. Avrebbe provato a capire come si svolgeva il processo di smistamento delle missioni. Quindi indossò dei vestiti puliti sopra le bende, allacciò il coprifronte al collo, lasciandogli abbastanza spazio affinché calzasse morbido e si diresse verso il luogo in cui aveva speso tanto tempo in passato. Appena entrato, fu accolto dalla signora alla segreteria, che con perizia ed esperienza gli spiegò il processo di smistamento delle missioni. Era tardo pomeriggio, quindi quasi nessuno era più presente. Kyoshi cercò di seguire al meglio tutto il percorso spiegatogli, ma lo sapete, quelle cose lo annoiano a non finire. Dopo che concluse il suo discorso, la segretaria si interruppe un attimo, poi chiese:

    “Quindi… vuoi andare a controllare se c’è una missione per te?”
    “Grazie, ma forse tra qualche giorno”

    Le rispose cordialmente

    “Sa, prima devo risolvere questo problema”

    Continuò alzando leggermente la maglietta e mettendo in mostra le fasciature, sorridendo imbarazzato.

    «Sembra una bella ferita»

    Disse Haruki arrivato alla foce di quelle voci, osservando quel ragazzo che mostrava le ferite ricevute. Che fosse di ritorno da qualche missione o da qualche combattimento? Stava immobile, eretto sulla soglia di quella porta e con le iridi puntate proprio dirette verso quella persona.

    «Come sta l'altro?»

    Sul suo volto apparve un piccolo sorriso. Cosa alquanto strana per lui iniziare una discussione con un nuovo individuo ma quelle ferite avevano incuriosito il giovane ragazzo. Le stesse ferite che aveva subito negli anni precedenti, dove la sua vita era fatta di sopravvivenza.


    Una voce ruppe l’improvviso il silenzio che si era creato tra Kyoshi e la segretaria. Un ragazzo, probabilmente uno studente poco più piccolo del genin, era apparso alla soglia della segreteria. Aveva un aspetto molto singolare per essere un suniano: pelle chiara, capelli e occhi castani, mento affilato, tutte cose che indicavano qualcuno di straniero. Però l’accento era tipico di Suna. Neanche Kyoshi era particolarmente suniano di aspetto, ma sorvoliamo. La cosa che lui notò di più però furono i bendaggi che anche l’altro ragazzo portava. Era improbabile che se le fosse procurate in Accademia, dove sono molto certosini nella sicurezza apposta per evitare cose del genere. Questo voleva dire che il ragazzo se le era fatte per strada. O forse in casa! Kyoshi scacciò l’ultima idea. Era improbabile che fosse un aspirante genin se fosse stato vittima di abuso. Solo in quel momento si ricordò che gli aveva fatto una domanda, e neanche una comoda per lui. Tentò di deviare velocemente dando meno dettagli possibili, non gli piaceva ricordare i fatti di qualche giorno prima.

    “Beh, non è messo male quanto me, sfortunatamente” disse, imbarazzato
    “D’altro canto, non avendo il katon, non ho potuto restituirgli il favore delle bruciature” aggiunse.
    “Ma non mi sono ancora presentato! Kyoshi Jiki, piacere! Credo di averti già visto in giro per l’Accademia, ma non mi viene in mente il tuo nome…”

    Haruki ascoltò le parole del ragazzo. Pensava con chi mai avesse potuto combattere. Di certo le sue abilità erano molto superiori rispetto a quelle di Haruki. Il suo fisico sembrava piuttosto allenato, semplicemente non era a livello del suo avversario.

    «Mi chiamo Haruki. Haruki Sato, piacere mio»

    Si avvicinò lentamente al ragazzo, mentre le sue iridi andavano ad osservare meglio le sue ferite

    «Beh già che sei vivo è importante. Puoi capire cosa hai sbagliato da quello scontro e rafforzare le tue debolezze»

    Ricordò cosa aveva udito nel corridoio. Di quella folle volontà del suo concittadino.

    «Andrai in missione con quelle ferite? Non credo andrai molto lontano, anzi..»

    Nella mente di Haruki ritornano le parole del suo Sensei. Affidarsi completamente a se stesso. Ma come poteva farlo con quelle ferite?


    Sull’importanza di tornare a casa vivo siamo molto d’accordo

    Confermò kyoshi, cercando di trattenere una smorfia mentre pensava alla fine dello scontro. Ma fallì, e dalla bocca gli uscì una frecciatina diretta a qualcuno che non poteva sentirla.

    Il mio avversario però la pensava diversamente… In ogni caso, tranquillo, non ho intenzione di andare a mettermi in situazioni pericolose per il momento! Più che altro, mi sembra tardi per restare ancora a scuola… Io stavo andando a prendermi qualcosa di freddo all’ombra c’è un posto molto carino qua vicino che vende bevande fredde… dai, seguimi, ti offro qualcosa!


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    La giornata stava quasi per volgere al termine. I due ragazzi avevano compiuto ciò che dovevano e la proposta di Kyoshi allettò la mente del povero Haruki.

    «Andiamo.»

    Non sapeva cosa dire. Sembrava quasi imbarazzato. Mai aveva ricevuto un tale invito da qualcuno, mai nessuno si era avvicinato tanto a lui. La sua mente simulava cosa poter dire a Kyoshi. Lui che non era abituato a tutto ciò se non con la sua "famiglia".

    «Eh.. raccontami di chi ti ha inferto quelle ferite»

    Forse era l'unico argomento su cui sapeva qualcosa. L'unico su cui poter costruire un dialogo con una nuova persona. D'Altronde lui era cresciuto per strada, dove o sei predatore o sei la preda. Dove devi rubare per poter sopravvivere.


    Kyoshi e il suo nuovo compagno si incamminarono fuori dall’Accademia, in una Suna che si apprestava ad entrare nella parte finale della giornata. Ciononostante, il Sole batteva ancora forte sulle loro teste, mantenendo alta la temperatura nel deserto, che sarebbe scesa solo dopo il tramonto.

    Il tipo che mi ha fatto queste ferrite? In realtà era un genin di Oto, aveva un nome strano, qualcosa tipo Luffy. Abbiamo incominciato l’allenamento normalmente, ma ad un certo punto, mi blocca con del filo, e poi mi colpisce in maniera importante con un justu katon. Io sono bloccato dal filo, e conciato piuttosto male, quindi mi dichiaro sconfitto.

    Kyoshi fece una pausa. Ora arrivava la parte che lo faceva arrabbiare di più.

    Questo allora procede ad incazzarsi come un leviatano del deserto, ed incomincia a blaterare di cose del tipo “un vero ninja non smette mai di combattere” e simili. Se non fossi stato ferito e legato come un salame, gli avrei risposto che non arrendermi avrebbe voluto dire prendersi altri jutsu katon in faccia, e che non avevo voglia di peggiorare le mie già non perfette condizioni fisiche solamente per il suo diletto. Ma lui probabilmente era dell’avviso di non arrendersi mai, perché comprendere i propri limiti e lavorarci gradualmente è una cosa stupida.

    Kyoshi concluse, senza nascondere una buona dose di ironia verso l’ideale proclamato dal suo avversario. Dopo aver concluso il suo sfogo, stette per un po’zitto.

    Haruki ascoltava con attenzione le parole del ragazzo che aveva già avuto qualche esperienza di vita sulle spalle. Il suo tono di voce portava con se una piccola dose d'amarezza. Era facile capirne le motivazioni. Perdere cosi non è mai positivo, specialmente quando si incontra un individuo del genere.

    «Questo genere di persona lo odio profondamente»

    Disse Haruki con sguardo serio. Le sopracciglia aggrottate mostravano il suo stato d'animo. Provava rabbia per ciò che aveva subito il suo nuovo "amico". Il suo capo era chinato, come se ricordasse degli episodi spiacevoli della sua vita.

    «Quel dannato magari ha avuto sempre tutto lì pronto, servito su un piatto d'argento. Mentre altri come lui devono lottare per sperare di sopravvivere»

    Tutto quello era sbagliato. Il mondo lo era, cosi come chi ci abitava. Vivere nell'ozio, essere considerato un Prodigio. Tutto ciò dava alla testa e Haruki ne era ben cosciente. La vita è dura per chi non possiede dalla nascita tali abilità, o per chi non era nato in una famiglia benestante.

    «Sono le persone come lui a rendere questo mondo un inferno.. a renderlo sbagliato. Scusa.. forse mi sono fatto trasportare troppo dai sentimenti»

    Quell'oscura e frustante verità. Una piccola tempesta si scatenava nel animo del giovane Haruki, mentre la mascella andava a stringersi sempre più, come quando il predatore conficca i suoi denti dentro la carne della sua preda. Poi tutto calma, come un Oceano dopo la tempesta.


    La svolta che la discussione aveva preso era inaspettata per Kyoshi, che rimase sorpreso dalla rabbia che aveva Haruki dentro di sé.

    " Sai, non lo so se lui abbia fatto tutto quello per cattiveria. "

    Rispose Kyoshi, naso all’aria, occhi che scrutavano il cielo, e tono di chi stava cercando di visualizzare qualcosa (o qualcuno).

    " Non so nemmeno da che famiglia è nato, e i dialoghi che abbiamo avuto oltre a quello che già sai sono piuttosto scarsi"

    Continuò, strizzando un po' gli occhi per schermarsi dalla luce.

    " Alla fine, credo fosse solamente un ragazzo un po' troppo idealista. Io non sono arrabbiato perché mi ha fatto la ramanzina, figurati; quella roba mi è entrata da un orecchio ed è uscita dall'altro. Sono arrabbiato perché lui perché quell'atteggiamento espone lui e chi lavora con lui a molti più pericoli del normale, e non è che noi facciamo un lavoro di ufficio…"

    Prese un secondo di pausa, poi continuò

    "Però per il resto mi trovo d’accordo con te… Le persone come quelle che hai descritto sono uno spreco di aria… e lo dico da possessore di abilità innata! "

    Disse, sorridendo ad Haruki. Sembrava uno studente gentile, ma sentiva che c’era qualcosa, nel profondo di quel ragazzo. Era rabbia, forse derivante da un conflitto interiore, forse da risentimento. Kyoshi si chiese se fosse giusto per lui andare a interessarsi delle questioni irrisolte di una persona appena incontrata, e la risposta a cui arrivò è... sì!!

    Qui però non sono l’unico con delle fasciature, eh?

    «Queste fasciature dici?»

    Haruki pensò a cosa dirgli, quali informazioni trapelare. Non aveva mai raccontato a nessuno della sua vita, e questa non sarebbe stata la prima volta. Non lo faceva per cattiveria anzi, ma voleva tenersi tutto dentro in modo tale da non ricordare tutto ciò.

    «Queste mi servono per ricordare da dove provengo. Quello che ho dovuto sopportare e le difficoltà che ho superato. Ho sempre vissuto in un orfanotrofio e ho dovuto sempre lottare per poter sopravvivere»

    Eppure Haruki sentiva in quel ragazzo qualcosa di diverso, un animo puro in mezzo a quel inferno infinito. Poteva fidarsi di Kyoshi?


    Una volta che Kyoshi scoprì il passato di Haruki, molti più pezzi si misero al loro posto. Ora comprendeva meglio il perché di quel discorso, la sua reazione piena di risentimento, quei suoi paragoni, quel suo atteggiamento chiuso e riservato.

    "Mi dispiace averti fatto ricordare cose così brutte, volevo solo essere sicuro che quelle fasciature non venissero da qualcuno di vicino a te... Anche se capisco che forse loro ti hanno lasciato altre ferite, invisibili ma molto più profonde."

    Disse, con tono grave. Ringraziò dentro di sé di aver visto tante opere teatrali tragiche: almeno sapeva cosa dire per esprimere quel dispiacere che lo aveva attanagliato.

    Haruki simulò un sorriso falso. Quei ricordi non gli permettevano di essere felice e mai lo avrebbero permesso. Il mondo era duro e lui lo sapeva sin dalla sua nascita. Eppure intorno a lui vi era una "famiglia" ma allora perché sentiva quel vuoto dentro? Perché si sentiva solo?

    «Fa nulla.. con il tempo ci si abitua»

    Kyoshi avrebbe voluto urlargli che non era vero, che non doveva abituarsi a provare dolore, che la situazione sarebbe migliorata...ma chi era per dirglielo? Era convinto che se avesse provato, Haruki gli avrebbe riso in faccia, nella migliore delle ipotesi. No, prima doveva dimostrarglielo coi fatti. Doveva fargli capire coi gesti che la sua situazione sarebbe migliorata, che avrebbe raggiunto la felicità, che sarebbe stato libero dai pensieri negativi che lo attanagliavano… ma doveva farlo con calma e tatto.

    Il capo di Haruki ritorna a guardare il basso, abbattuto nel morale e nello spirito.

    «Sai.. mi hanno detto che non puoi affidarti a nessuno. Purtroppo questa è la cruda verità. Devi basarti solo su te stesso e nessun'altro.»

    Quel mondo folle era il completo artefice del suo pensiero. Le iridi di Haruki tornano a guardare il Kyoshi, sperando che egli possa commentare il suo pensiero, combatterlo magari. Sarebbe stato capace di esporre la propria opinione? Sarebbe stato capace di contraddirlo?


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    "Beh… In parte, hai ragione. Ci saranno momenti in cui potrai fare affidamento solo su te stesso, ci saranno momenti in cui tutto dipenderà da te, ci saranno momenti in cui non ci saranno altre persone che ti possono aiutare. Ma sono quello che sono: momenti. Certo, sono momenti in cui dovrai essere forte, e dovrai esserlo da solo… Ma non si diventa forti da solo. Si cresce, si matura e si migliora confrontandosi, allenandosi e discutendo con altri! E’ per questo che le missioni spesso sono di gruppo, perché ci alleniamo con i nostri pari anche da altri paesi e con idee e valori completamente diversi dai nostri, e perché le persone tendono ad organizzarsi in gruppi. Siamo animali sociali, Haruki, anche se non ti sembra…

    Rispose Kyoshi, con fervore sempre crescente, ma controllato. La verità era che, per quanto non lo avrebbe mai ammesso vivo, un po’ ci si era affezionato ad Haruki, e vederlo accettare l’idea di avere una esistenza solitaria e triste gli spezzava il cuore.

    Lo sfortunato ragazzo udiva le parole del suo compagno, immobile, concentrato nell'analizzarle. Momenti diceva. Missioni in gruppo sosteneva. Parole belle le sue, capaci di abbattere un grande muro se avessero voluto. Eppure non riescono a colpirlo nel profondo. Haruki è ancora lì, posto tra la luce e l'oscurità. Senza ancora aver capito cosa significasse vivere. Non poteva capirlo da quelle parole, non da quel semplice scambio di chiacchiere.

    «Momenti dici..» prese una piccola pausa, un piccolo sospiro mentre quelle parole riecheggiano nella sua mente «..eppure questi sembrano non finire mai. Nessuno in fondo è puro d'animo. Anche il più buono di cuore tradirà chi ama. Non serve il gruppo, ognuno deve pensare a se. Nessuno pensa al prossimo. Non fraintendermi non penso che le tue parole siano inutili. E' questo mondo ad essere corrotto. Siamo animali è vero, cosi com'è sempre stato è il più forte a vincere, mentre nessuno aiuta il debole. Dev'essere lui ad opporsi al destino. Combattere per una vita che non avrà mai. »


    Kyoshi ascoltò attentamente ed in silenzio le parole del suo compagno. Come aveva paura succedesse, esse non riuscirono a scalfire l'animo di Haruki, che rimase fermo nelle sue convinzioni.

    " Beh, non mi aspettavo che le mie parole ti avrebbero cambiato da un giorno all'altro

    Disse kyoshi con un accenno di sorriso.

    " Sarebbe stato presuntuoso da parte mia pensare che delle semplici parole potessero spazzare via anni di violenze e cattiverie: è giusto che tu abbia le tue convinzioni. Non era nemmeno quello il mio obiettivo. Quello che volevo fare, piuttosto, era buttare un sasso in un fiume. "

    Disse, mentre distendendo la mano destra davanti a sé creò col chakra una piccola sfera di sabbia. Kyoshi ci giocò per qualche secondo, per poi continuare il discorso.

    "Vedi, è piccolo, e se lo butti in acqua, fa onde piccole. Ma poi quelle onde si espandono, sempre di più sempre di più, fino a che, ad un certo punto… "

    Continuò, e usando il controllo del chakra, scagliò la pallina sulla sabbia presente nella strada che stavano percorrendo. Per poi sfruttare nuovamente i principi del sunajutsu, e far partire dal punto d'impatto un piccolo impulso che appiattì tutte le piccole dune che si erano naturalmente create nella sabbia. Ora tutta la sabbia della strada era liscia per diversi metri. Una volta finito quello spettacolino, finì il discorso.

    "Quel sassolino crea dei muri d'acqua invalicabili… O perlomeno, così mi hanno raccontato!" disse, ridendo della sua inesperienza
    "Non ho mai visto uno specchio d'acqua più grande di qualche metro, quindi non sono esperto! Ma di nuovo, sarebbe presuntuoso da parte mia cercare di convincerti con belle parole."

    «Forse hai ragione. Forse no. Magari il problema sono io»

    No il problema era il mondo intero. Finché ci sarà il Bene, vivrà anche il Male. Finché il mondo degli Shinobi sarà in piedi ogni cosa potrà creare dolore nel cuore delle persone.

    «Forse con il tempo questa mia visione cambierà, o magari affogherò nell'Oscurità più profonda»

    Haruki non voleva nient'altro che capire il significato della vita stessa. Proteggere i propri cari ad ogni costo. Infondo era un ragazzo dal cuore puro.

    «Fatto sta che il discorso si è fatto pesante, se per te va bene cambierei argomento»

    Il piccolo sfortunato non voleva proseguire oltre ma aveva intenzione di rimuginare su quelle parole. Kyoshi sembrava sapere il fatto suo ma quel discorso superava di gran lunga le menti dei due. Troppa poca esperienza.


    "Già, hai ragione, siamo qua per prenderci una bevanda fredda in pace, non per discutere sul senso della vita! A proposito, dovremmo essere quasi arrivati..."

    Disse, cercando nel frattempo di fare mente locale sulla posizione esatta del locale. Kyoshi non era mai stato bravo in geografia.

    «Sei molto abile nel controllo del Chakra, magari potremmo confrontarci un giorno e vedere se il tuo discorso sul gruppo regge in piedi»

    "Grazie, ma non ho fatto niente di speciale!"

    Rispose, imbarazzato ma felice che qualcosa gli fosse rimasto impresso.

    "Ma accetto volentieri la tua proposta, Diventa genin e potremo fare tutti gli allenamenti che vuoi. Ah, eccoci arrivati! "

    Disse, mentre la faccia gli si illuminava di sollievo. Il bar di cui aveva tanto parlato era proprio lì, di fronte a loro. Non era niente di speciale, un edificio color sabbia (come tutti gli altri), alto un paio di piani, dei quali il primo era adibito a ristorazione, e gli altri erano delle stanze in cui i viandanti potevano passare la notte. Kyoshi conosceva bene quel posto: essendo vicino a casa sua (e in generale molto vicino ad un quartiere densamente popolato dal suo clan) Aveva passato molto tempo dentro quelle quattro mura. Da piccolo aveva fatto conoscenza del vecchio gestore del locale, e del figlio, che qualche anno prima aveva preso il posto del padre dopo la sua dipartita. L’interno, al contrario dell’esteriore, era molto più curato: il bancone, una penisola adiacente al muro opposto all’entrata si allungava leggermente verso centro della stanza, e divideva lo spazio in un ferro di cavallo, in gran parte tappezzato di tappeti rosso acceso, che si sposavano con le pareti dello stesso colore. Non c’erano sedie: esse erano sostituite da comodi cuscini, e abbinate a bassi tavoli in modo che i clienti avessero almeno un appoggio stabile per i loro cibi/bevande. A destra e a sinistra del bancone poi c’erano due porte, che portavano ad altre stanze, che seguivano la stella linea di quella principale, ma senza il banco.
    Appena entrato, Kyoshi si diresse verso il barista (attualmente dietro al bancone)

    "Ciao Anzai! Da tempo che non ci si vede, eh! "
    "Kyoshi, quanto tempo! Sai, iniziavo a preoccuparmi, ma alla fine ora sei un genin, non puoi più oziare!"
    " Lo so, sono stato impegnato con…problemi fuoriporta, mettiamole così. Poi ti racconto tranquillo! Questo è un mio amico, Haruki; Haruki, questo è Anzai, il proprietario! "
    "E’ un piacere conoscerti Haruki! Quindi cosa vi posso portare?"
    "Per me il solito!"

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    I due entrarono in quel Bar mentre per le iridi di Haruki tutto ciò era nuovo per Kyoshi invece era l'esatto opposto. Sembrava aver passato molto tempo lì dentro, difatti conosceva bene quello era il proprietario del bar. Era un locale tipicamente abbellito con decorazioni provenienti da Sunagakure no Sato. Insomma aveva un forte senso di patria. Tutti quei dettagli apparivano quasi magnifici agli occhi dello "sventurato" ragazzo che da prima seguì il suo nuovo compagno e poi si presentò. Era giunto il momento di rinfrescarsi la gola e proprio come fece il suo compagno, ordinò da bere.

    «Mmh.. per me lo stesso»

    Furono consegnate due bibite diverse dal solito. Rinfrescanti certo ma con insoliti dettagli. Del Thé, semplice se non fosse per quell'aggiunta di latte, fresco magari, senza schiuma e con poco limone.

    «Hai decisamente dei gusti particolari Kyoshi»

    Disse portando la mano destrorsa ad afferrare quel bicchiere versato dal proprietario. Lo annusava prima con le narici, gustandone da prima l'odore che emetteva. Poi lentamente portare la bocca ad esso ed alzando di poco la mano che manteneva salda il bicchiere, quel liquido poteva scendere giù per la gola di Haruki.

    «Devo ammettere però che è buono.. complimenti»

    Quella bevanda scendeva con amore nella gola di Haruki, rinfrescando l'intero corpo del giovane da quella arida giornata che vi era stata. Era scettico di ciò che aveva chiesto l'altro ragazzo eppure si era sbagliato. Davvero un Thé degno del suo nome. Probabilmente gli ingredienti arrivavano da lontano, si domandava nella testa ma era troppo preso per chiederlo. Lentamente la bevanda veniva consumata finché non ne rimase poca, anzi troppo poca.


    "Mi fa piacere che questo tè sia di tuo gradimento! "

    Rispose giulivo Kyoshi, tra un sorso e l’altro di quella dissetante bevanda.

    "Sai, né a me né ai miei piace particolarmente il retrogusto amaro del tè, quindi anche a casa lo bilanciamo col latte. Alla stessa maniera, le foglie per l’infuso le abbiamo scelte per la loro dolcezza, e provengono da un’oasi a nord del villaggio"


    Continuò giulivo.

    «Si davvero ottimo. Devo ammettere che a guardarlo sembra strano ma il sapore è tutt'altra cosa.»

    "Sai, Anzai dice che solo io e la mia famiglia beviamo quelle foglie, visto che a molti altri sono sconosciute. Mio padre ha scoperto quel venditore per caso durante le sue esplorazioni del deserto, e ha fatto impazzire sia me che mia madre. Lo ha fatto poi conoscere al padre di Anzai, che, un po’ perché ci voleva bene, un po’ per sostenere il produttore, da quel momento ne tenne una scorta sempre pronta per noi. Abbiamo notato che sui gatti ha degli effetti simili, ma più blandi, di quelli dell’erba gatta. Buffo, no? "

    Si rese conto solo dopo di quello che aveva detto.

    "Ah, giusto… ignora la parte sui miei genitori!"

    Disse con un sorriso nervoso. Sperava sinceramente che non avesse rovinato l’atmosfera con il suo blaterare insensibile.

    «Cos'hanno che non vanno i tuoi genitori?»

    Pronunciò il giovane Haruki cercando di capire quale fosse il rapporto che c'era nella famiglia di Kyoshi.

    Fortunatamente non poteva andare peggio, o meglio, così pensava Kyoshi.

    "Ehy Kyoshi, non eri andato a fare visita all’Accademia?"

    Haruki avrebbe potuto vedere il volto di Kyoshi trasformarsi in un misto di preoccupazione e sorpresa, mentre il padre di Kyoshi, Yuzawa, si avvicinava a loro. Padre e figlio erano molto simili, sia caratterialmente, che fisicamente. Stessa forma facciale, stessi capelli neri scompigliati, stessa mancanza di voglia di fare qualsiasi cosa richieda anche solo un minimo di fatica. L’unica differenza sono gli occhi: dove quelli del figlio sono verdi, quelli del padre sono marrone scuro.

    "Questo è un tuo nuovo amico? Piacere, io sono Yuzawa, suo pa..."
    "Papà non è questo il momento, poi ti racconto a casa!"

    Si affrettò Kyoshi ad intromettersi.

    "va bene, non c’è bisogno di essere così bruschi… in ogni caso brutte notizie: tra qualche giorno ci sarà una riunione del clan, e voglio tutti i ninja, anche i genin, presenti."
    "Ah, fantastico..."
    "Beh, io torno a casa. Arrivederci!"

    Disse, e salutò con un gran sorriso sia il figlio, che il suo nuovo amico.

    "Perchè Anzai non mi ha detto che c’era mio padre?!? E’ cieco? Mi dispiace, avrei dovuto pensarci prima..."


    Haruki osservò con attenzione quella scena, cercando nello stresso tempo di capire cosa stava succedendo e quale tipo di rapporto avessero i due. Erano certamente Padre-Figlio, come già specificato eppure non avevano un buon legame, anzi c'era qualcosa di profondo sotto.

    «Scusa la domanda: ma cosa c'è fra te e tuo padre?»

    Il giovane moro non s'aspettava una risposta, infondo perché avrebbe dovuto riceverne una? I panni sporchi devono essere lavati in famiglia, cosi era e cosi sarà sempre. Il volto di Kyoshi ora era completamente trasformato, assumendo un aria cupa. Non s'immaginava che in una famiglia vera potesse crearsi questo tipo di rapporto e forse era meglio non possederne alcuna. Anche dopo quella visione la sua stessa convinzione di vita non cambiò affatto, rimase ferma al suo posto.

    «Ho notato che non corre buon sangue,però sai.. di questi tempi sono molte le persone che non hanno la fortuna di avere una famiglia»


    Oh, no, io e mio padre andiamo d’amore e d’accordo! Sì, a volte abbiamo delle discussioni, ma di solito scaturiscono dal fatto che siamo, in un certo senso, troppo simili, quindi abbiamo anche molti difetti in comune, tra i quali spicca la pigrizia. Siamo campioni di scarico di compiti e oneri sugli altri, e quando lo facciamo tra di noi… beh, è incasinato! "

    Rispose Kyoshi, finendo con una risata spensierata.

    «Perdonami ho completamente frainteso...»

    "Mi hai visto andare in panico perché avevamo appena detto di non parlare più della questione familiare, e ovviamente appare un mio genitore… che tra parentesi mi ha portato una delle peggiori notizie che mi poteva dare: un meeting del clan… che palle!"

    Kyoshi sarebbe stato molto felice di saltare quel noioso incontro, ma se richiedevano anche la presenza dei genin, doveva essere importante!

    Tutto questo era nuovo agli occhi del giovane Haruki. Sapeva cosa fossero i Clan, quelle grandi famiglie ricche di storie avvincenti e alcune che si perdevano nell'Oscurità più totale. Pensava a cosa succedeva in quegli incontri, a cosa poteva provare se anche lui faceva parte di uno di essi. Poteva essere felice forse..

    «Ricordo che hai accennato alla tua Innata...»


    Kyoshi possedeva un Innata. Ma cos'è un Innata? Non era altro che delle abilità particolari, capaci solo ad alcuni Shinobi provenienti da determinati Clan appunto. Conosceva qualcuno a lui caro che riusciva a controllare qualche marionetta, oppure chi poteva manipolare il calore e infine chi era capace nel utilizzo della sabbia nera.

    «... ti va di parlarne?»


    "Beh, in realtà neanche io so molto della mia abilità."

    Disse un pensieroso kyoshi, mentre finiva di sorseggiare il suo tè freddo.

    "Un po’ per mantenere la segretezza, un po’ perché non ho ancora le capacità per capire io stesso la mia abilità, ma tutti mi hanno sempre detto che prima di poter essere allenato, avrei dovuto “sbloccarla”, in qualche modo. Che se chiedi a me, è una cosa un bel po’ generica visto che stiamo parlando di... magnetismo!"

    Continuò avvicinandosi verso Haruki per dirgli a voce leggermente più bassa del normale le ultime parole.

    "E in realtà questo è tutto quello che so: che possiamo fare casini coi campi magnetici.

    ~Campi... magnetici?~

    Pensò Haruki mentre cercava di collegare tale abilità Innata al determinato Clan. Poche volte aveva sentito nominare quelle capacità ma mai ne era stato testimone. La voglia di allenarsi con Kyoshi cresceva sempre più.

    «Campi magnetici dici.. ne avevo sentito parlare ma non ho mai visto nessuno capace di tali abilità. Vorrei vedere cosa può fare davvero. In futuro ci confronteremo sicuramente, questa è una promessa»

    Già, Haruki era il tipo di ragazzo che era ligio alla parola data. Mai avrebbe infranto una promessa e fu proprio una di quelle che in qualche modo cambiò la propria vita.

    "Non vedo l'ora sia di allenarmi con te che di capire di più della mia abilità! "

    Rispose Kyoshi. Nonostante non gli piacesse allenarsi in generale, sapeva che ne aveva bisogno, ed un ragazzo più motivato di lui avrebbe potuto dargli l'impulso di spingere in avanti quando lui non ne aveva più voglia.

    «Sai sembra bizzarro ma mi ritrovo qui in veste da studente a causa proprio di una promessa. Promisi al mio vecchio che sarei diventato un abile Shinobi e che avrei protetto le persone a me care»

    "Devi essere molto vicino a questa persona, per aver accettato un compito così imponente. Hai un'integrità ed una forza d'animo incredibili, per riuscire a portare avanti questa sua volontà. "

    Osservò Kyoshi, sinceramente colpito ed impressionato. Ma non riusciva a non togliersi un sapore amaro dalla bocca. Perché questa sua figura parentale lo aveva condannato ad una vita di violenza e dolore? Perché lo aveva costretto ad essere un soldato? Uno shinobi protegge le persone a lui care, ma uccide, ferisce, mente e fa altre cose di cui nessuno andrebbe fiero…

    «Credo di..»

    Haruki non sapeva cosa dire. Era molto legato al vecchio? Nemmeno lui era a conoscenza di ciò. Sentiva solamente un gran vuoto dentro di se. Prese a fare sospiri profondi, facendo chiarezza nella sua mente. Quella promessa era ricolma di responsabilità ma allora perché diede la sua parola?

    «Credo di si..»

    Disse mentre osservava la sua mano manca appoggiata a quel freddo bicchiere di vetro. Ormai la bevanda dissetante era finita da un po'. Non sapeva nemmeno come poter definire il legame con quel vecchio uomo, o con quelli che chiamava fratelli e sorelle.

    «So che quella promessa comporta una gran responsabilità e che a corrompere questo mondo siamo proprio noi Shinobi. Ma credo che un giorno tutto questa crudeltà cessi, anzi deve farlo. Nascerà qualcuno che metterà fine a tutto ciò»

    Le sue parole sono dettate dalla poca esperienza di vita. Un calvario continuo ricco di sofferenze e dolori. Tanti episodi sconvolgono la sua mente cosi come il suo cuore.

    «Purtroppo per proteggere i propri cari devi diventare forte. Per diventare forte devi diventare parte di questo mondo, uno Shinobi. Non so se la mia strada sarà priva di Luce o meno. Ma so per certo che non perderò nuovamente i miei cari. Devo diventare forte per loro. Inoltre c'è un altro motivo..»

    L'Abbandono. Senza un Padre o una Madre. Completamente solo nella vita. Quello era l'obiettivo di Haruki che vorrebbe saperne di più sul loro conto. Desiderava ardentemente vedere il viso della propria Madre, sentire il suo tocco.

    «...sono stato abbandonato sulle scale di un vecchio orfanotrofio. Non ho mai avuto una Madre ne tanto meno un Padre. Eppure sento come se fossero lì ad un passo da me. Ho da sempre vissuto in quella che chiamo casa, e con quel vecchio che non so come considerare. Ho sempre vissuto con quelli che chiamo fratelli e sorelle. Ora che ho tutto ciò non voglio che qualcuno me li porti via. Allo stesso tempo voglio capire chi sono i miei veri genitori e cosa ne è stato di loro. Per quale motivo sono stato abbandonato.»


    "Boh, chiamami disilluso, ma non credo che sia una cosa possibile, e la recente storia ha solo confermato che la pace, spesso,non è duratura. Alla fine, tutti noi vogliamo qualcosa, materiale o meno, e il nostro obiettivo porterà inevitabilmente a scontrarci con qualcuno. La voglia di essere migliore dell’altro è insito nella natura umana, anche se non giustifica la vita che hai dovuto subire fino ad ora.

    Disse Kyoshi, pensieroso.

    "I tuoi obbiettivi sono molto nobili, oltre che giusti, dal mio punto di vista. Vuoi proteggere la tua famiglia, mentre cerchi risposte riguardo alle tue radici biologiche. Ma quello che mi preoccupa è che la vita del ninja ti farà viaggiare molto lontano da casa, e ti porterà al limite fisico e mentale più volte di quanto tu immagini. Quello che ti voglio dire è che non ci sarai sempre per proteggerli da tutto, e ci saranno cose da cui potrai proteggerli. Ricordati, tutti ritorneremo alla terra, prima o poi. E con questo non voglio scoraggiarti, ma cercare di metterti in guardia."


    Haruki stette un attimo in silenzio. Aveva trovato qualcuno che condivideva in parte la sua visione di un mondo corrotto e in conflitto perenne. Eppure una parte di lui sperava in un lieto fine, d'altronde c'è ne sempre uno in ogni favola no?

    «Pensavo che fossi io quello più pessimista dei due»

    Rispose con un tono scherzoso. In cuor suo sapeva che le sue parole erano giuste e questo lo addolorava e non poco. Tuttavia un falso sorriso appariva sul suo volto, emulando uno stato d'animo che non lo apparteneva.

    «Purtroppo ciò che dici è vero. Le persone vanno e vengono anche se il destino sembra prendersi gioco di me. Il genere umano è la rovina di questo mondo. Credo che se l'intero genere umano fosse spazzato via ci sarebbe una vita migliore. D'altronde la violenza chiama altra violenza. Una guerra chiama altre guerre. Possiamo combattere questo destino quante volte vogliamo, ma termineremo sempre col culo per terra»

    "Io non mi considero pessimista. "

    Rispose Kyoshi, giocando distrattamente col bicchiere vuoto.

    "Vedo semplicemente le cose come stanno. Ma so anche che queste cose sono più grandi di me, quindi non gli permetto di farmi stare triste di continuo. Credo che la felicità derivi da cose diverse dalla pace nel mondo, per quanto mi possa far sembrare egoista. "

    «Finché ci sarà chi soffre, non potrà mai esserci felicità. Finché ci saranno guerre, non potrà mai esserci felicità. Finché ci saranno malattie, non potrà mai esserci felicità. Osserva il tuo punto di vista da un altra prospettiva. Tu hai qualcosa che puoi chiamare "famiglia". Potresti avere qualcuno da chiamare "fratello" o "sorella". Immagina di perdere tutto ciò a causa di queste futili guerre, di queste continue guerre che ormai hanno devastato il mondo. Credi davvero che la felicità non derivi dalla pace nel mondo?»

    Le parole di Haruki avevano un certo peso ed erano dettate dal suo unico e familiare pensiero di vita. Davvero potrebbe esserci felicità che non derivi dalla pace nel mondo? No, non credeva a quelle parole udite. Il mondo è crudele. L'uomo è crudele. La pace avrebbe portato felicità e prosperità.

    "Beh, la pace aiuterebbe a donare a tutti noi una tranquillità che ci permetta di raggiungere la felicità. Ma essa per me è una cosa più privata di una situazione geopolitica stabile. Però questo è il pensiero di qualcuno che, come hai detto te, ha una famiglia. "

    Kyoshi alzò le spalle. Sapeva molto bene che era considerato da molti egoista e parsimonioso, e oramai aveva imparato a convivere con la parte più brutta del suo carattere.

    «In realtà penso che la felicità in se non esista. Che sia solamente un sentimento effimero nella vita di tutti. Una burla, uno scherzo. Anche terminata una guerra e raggiunta quindi la pace, ci saranno persone che si arricchiranno e altre che cadranno in malora. La vera felicità si ottiene quando nasce una nuova creatura, un nuovo bambino. Credo che quella possa chiamarsi felicità. Per il resto tutto è falso »

    "Abbiamo definizioni diverse, di felicità… ma entrambi concordiamo che sia qualcosa di privato… Boh, questo discorso è troppo generale e complesso per noi, direi di finire qua. "

    Concluse Kyoshi, tirando le somme della loro discussione. Osservò poi, come sia il suo bicchiere che quello del suo compagno fossero vuoti, e quindi decise che era il momento di uscire dal bar.

    "Hey, visto che abbiamo entrambi finito il tè, che ne dici se usciamo per un’altra passeggiata? Tranquillo, non c’è bisogno di pagare!"

    Kyoshi si alzò, e si incamminò fino al bancone, dove si rivolse ad Anzai.

    "Hey, metti i due tè sul conto dei miei, pagano la prossima volta che ritornano!"

    Finendo con un occhiolino ed un salutandolo battendogli il pugno. Si ricongiunse con Haruki, ed uscirono dal locale.

    - 4 -



    Edited by sundavr - 9/9/2020, 18:38
     
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    Ormai l'intero pomeriggio era volato via in tante, troppe chiacchiere. Nuove amicizie si presentavano al orizzonte per Haruki che ne era davvero felice. Anche se per la maggior parte del tempo, quelle discussioni riguardavano il mondo intero. Un argomento assai delicato e poco felice. Il Sole ormai stava tramontando e nonostante ciò vi erano ancora dei raggi deboli che colpivano il Villaggio.

    «Quindi ora che facciamo? Il Sole sta iniziando a calare»

    D'improvviso un piccolo ma forzuto colpo gli venne arrecato dietro la parte basse della schiena, poco più in alto rispetto al fondo schiena.

    «Haru.. che ci fai qui?»

    Haruki si voltò d'improvviso verso quella voce, arrossendo alla sua visione.

    «Shi.. Shizuka?? Nulla.. sono con un.. amico»

    Nulla, quasi non riusciva a elaborare una frase di senso compiuto in sua presenza. Qualcosa stava cambiando nei confronti di quella ragazza. Cosi dannatamente carina, con quei lunghi capelli biondi raccolti in una folta treccia. Quegli occhi color come i diamanti che riuscivano ad incantare al primo sguardo.

    «Ah già... questo è Kyoshi. Kyoshi questa è Shizuka. Mia sorella..»

    «Piacere mio Kyoshi. Mi raccomando veglia su Haru»

    Il tono della ragazza era scherzoso come suo solito. Amava la vita con tutte le sue forze anche se quella stessa vita era stata dura con lei.


    "Il piacere è tutto mio Shizuka! "

    Disse con tono affabile, stringendole la mano. Kyoshi non potè fare a meno di notare come l'atteggiamento di Haruki cambiò quasi completamente appena una volta che la ragazza.

    "Ma non penso che abbia bisogno del mio aiuto. È un ragazzo abile, se la saprà cavare in ogni situazione la fuori. "

    Continuò. Credeva seriamente che Haruki fosse un ragazzo serio e capace, e che avesse le carte per andare avanti in questo mondo.

    "sembrate molto amici, quindi immagino che siate sotto la protezione dello stesso uomo? "

    «Ci conosciamo da quando eravamo piccoli. Si, suo nonno ha adottato ben sei ragazzi nella sua casa»

    Haruki cercò di abbattere quella sua timidezza che aveva da sempre avuto nei confronti di Shizuka, quella che doveva essere sua sorella. Difatti non lo erano per niente. Non c'era nessun legame di sangue ma soltanto quella casa li legava. Negli anni qualcosa stava cambiando, soprattutto nei suoi confronti. Non sapeva bene cos'era ma alla sua presenza era come se cambiasse quasi personalità.

    «Mi fa molto piacere vedere che hai trovato finalmente un amico»

    Disse Shizuka mentre Haruki voleva sprofondare dalla vergogna. Certo, era vero che non aveva mai trovato un amico ma sventolarlo cosi a vele spiegate era un altro paio di maniche.

    «Comunque Haru non dimenticarti del compleanno del nonno. Devo giusto finire di comprare qualche altra cosa quindi non posso trattenermi oltre»

    Sapeva che era il compleanno della persona che lo aveva raccolto dal Oscurità, ma non era riuscito a trovare qualcosa da comperare come regalo. Quella giornata era stata ricca di eventi e quasi non ne trovò il tempo.

    «Io non ho avuto proprio il tempo.. mi sento una merda..»

    «Dai ci penso io»

    Poteva sempre contare sul suo aiuto. Lo aveva sempre fatto. Shizuka era ormai diventata una persona assai importante per Haruki. Uno dei pochi appigli che gli rimaneva per restare nella Luce e non sprofondare nell'Oscurità.

    «Gr.. grazie»

    «Allora ci vediamo dopo. Magari puoi portare anche Kyoshi cosi lo presentiamo anche agli altri. Sai..dobbiamo festeggiare quest'evento: il tuo primo amico!»

    L'aveva fatto di nuovo. Punzecchiava Haruki ma il suo volto angelico gli impediva qualsiasi rivolta. Sembrava che questo quasi potesse piacergli: le ragazze sono un entità misteriosa.


    "Quindi abitate insieme ad altri quattro ragazzi… "

    Disse kyoshi sovrappensiero.

    «Si questa è.. la mia famiglia»

    "A proposito,Shizuka, credo di essere stato io a fargli perdere tempo invitandolo a prendere una bibita fresca qua vicino… scusa!"

    Si intromise. In effetti era stato lui a proporgli un’offerta che non poteva rifiutare. Come resistere ad un tè freddo in una giornata afosa come quella di oggi?

    «Non preoccuparti affatto. Posso rimediare io e poi è la prima volta che vedo Haruki con un compagno, quindi divertitevi e mi raccomando cercate di venire alla festa. Ora devo proprio andare»

    "Primo amico… non sei molto socievole eh?"

    Aggiunse con un sorriso. Si stava incominciando a fare un’idea del ragazzo con cui aveva avuto a che fare fino ad ora.

    «Eheheh...»

    Haruki non sapeva cosa dire, come uscire da quella situazione imbarazzante in cui l'aveva messo Shizuka. Il ragazzo era stato molto segnato nella sua infanzia e questo lo portò a creargli problemi nel legarsi con qualcuno.

    «Hai colpito in pieno il mio essere. Non riesco a relazionarmi al prossimo... per motivi personali»


    "Vai tranquillo, non devi giustificarti con me! Se non te la sentivi di creare legami con altre persone, hai fatto bene a non farlo. E inoltre, ti posso assicurare che sei molto di più di un “qualcuno senza amici”: non sono quelle cose che ti definiscono."

    «Fortuna sia cosi.. non mi considero un genio sul lato sociale»

    Completamente vero. Un completo disastro sul piano sociale ed emotivo. Non riusciva a socializzare con il prossimo, ne tanto meno a parlare a Shizuka di ciò che stava accadendo nel suo cuore.

    «A dirla tutta non so nemmeno come sia riuscito a parlarti. Tendo ad analizzare la situazione che mi si presenta d'avanti, piuttosto che socializzare con il prossimo. Eppure la sociologia è alla base dell'essere umano, ciò che ci distingue da un animale ed io invece sono tanto contrario a tale prassi»


    "Che sia stato per queste ferite? "

    Chiese kyoshi, alzandosi la maglietta per mostrare ancora una volta le bruciature.

    "Forse, vedendole, hai creato più o meno inconsciamente un legame empatico con me, anche se le nostre ferite sono di natura e origine diversa. O forse ti sembravo simpatico, e hai incominciato la conversazione perché ti andava! " Continuò.
    "Come si suol dire: non ti preoccupare troppo del perché, ma sii felice perché lo hai fatto… ok, questo lo ho inventato al momento"

    Concluse, scoppiando a ridere subito dopo. Haruki sapeva che avrebbe incontrato molte difficoltà lungo la sua strada, infondo le missioni ninja erano basate sul gruppo. Tale organizzazione però non può esistere se ognuno pensa per se. Se nessuno riesce a trovare un canale di comunicazione. Però quel ragazzo, quel Kyoshi, sembrava smuoverlo fin nel suo profondo.

    «Comunque si sta iniziando a fare tardi, dai vieni che ti mostro casa mia»

    "Perfetto, fai strada!"

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    «Ok eccoci arrivati»

    Haruki accompagnò il suo amico verso la sua abitazione, lì dove aveva trascorso tutta la sua vita. Era una piccola chiesa e trasformata poi in un orfanotrofio segnato dal tempo. Non era certo di grande bellezza e la manutenzione lasciava a desiderare, però c'era una cosa che più spiccava su tutte. Le piante. C'erano alcune piante appoggiate alle varie finestre poste lungo tutta l'abitazione. Alcune erano delle semplici piante: come delle rose. Altre invece, erano più speciali. Ciò che accomunava tutte quelle, era la loro vita, quel colore che sapeva far innamorare al primo sguardo. L'uomo che aveva accudito da sempre Haruki, Kazuhiko, le amava alla follia e aveva sempre posto molta cura in loro.

    Kyoshi rimase sorpreso dall'enorme quantità di fiori presenti sulla facciata di quell’edificio, di forme e dimensioni diverse. Sembravano tutti in ottima forma, al contrario della struttura del palazzo, che non sembrava aver ricevuto la stessa cura. La cosa risultava ancora più impressionante, se si pensava al clima del paese della sabbia, non adatto a tali attività.

    "Wow… é stato il vostro protettore che ha fatto tutto questo? Ha davvero voluto creare un’oasi in mezzo al deserto, e intendo in tutti i sensi."


    Esclamò Kyoshi. Era ovvio il parallelismo tra le oasi vere e proprie, usate come punto di ristoro dai viaggiatori del deserto, e quell’orfanotrofio. Probabilmente voleva far capire che quello era uno spazio sicuro per i bambini che finivano lì.

    «Esatto. Da che ne ho memoria ha sempre avuto un amore profondo verso queste piante. Sua moglie aveva un grande interesse per le piante e per i fiori. Ha voluto continuare i suoi due più grandi desideri»

    "Lui la doveva amare molto"

    Pensò Kyoshi ad alta voce. Si chiese se avrebbe mai trovato qualcuno con cui instaurare un rapporto del genere, così forte da oltrepassare la morte. La defunda moglie di Kazuhiko aveva origini diverse da quelle del marito. Nata a Konoha, circondata da quel verde immenso e ricco di vita. Fu proprio lì che nacque il suo amore per quelle piante e per quei fiori.

    «Forza entriamo!»

    "Dai… fammi strada!"

    Esortai Haruki. Era curioso di vedere una famiglia così diversa da quella con cui era cresciuto, con tanti fratelli e un solo genitore. Per la prima volta sembrava felice, mai aveva portato qualcuno di estraneo in quella casa. Quel giorno era speciale per Haruki, uno di quelli che difficilmente riesci a dimenticare. Si avvicinarono alla porta, aprendola e scoprendo il suo interno. Si presentava come una casa normale, anzi troppo. Spoglia di qualsiasi decorazione. L'arredamento non era molto ricco, ma c'era il giusto. All'entrata si poneva un modesto salone, dove si erano riuniti tutti per festeggiare il compleanno del vecchio. Un tavolo e appena due grandi armadi fatti in legno. Erano già tutti lì presenti, sorridenti e felici come sempre.

    "Permesso..."

    «Sono a casa»

    «Haru finalmente. Vedo che hai portato anche Kyoshi, su dai venite»


    «Haruki.. insieme a qualcuno?? Dobbiamo festeggiare ahahah» disse Hayato, lui era l'anima della festa, sempre molto loquace. Un ragazzo che sapeva molto interagire con il prossimo e con un cuore grande come mai nessuno.

    «eheheh» pronunciò Haruki imbarazzato «Auguri vecchio» disse con un gran sorriso sul volto. Era davvero felice di averlo nella sua vita, doveva tutto a lui.

    «Grazie mille Haru. Cosi tu sei Kyoshi giusto? Mi fa molto piacere sapere che qualcuno è entrato nella sua vita, se lo merita davvero»


    Dovette ammettere che la facciata esterna gli aveva fatto pensare molto peggio: la casa di per sé era assolutamente degna, e non mancava niente. Certo, non c’erano vanità o inutili oggetti di lusso, ma neanche in casa di Kyoshi erano molto presenti. Fu portato subito in un salone decorato con sobrietà e garbo. Sembravano tutti molto felici, e questo un po’ lo sollevò. Haruki era cresciuto in un luogo che, almeno a prima vista, sembrava gioioso. Tutti, meno Shizuka ovviamente, furono sopresi dal vedere che Haruki aveva fatto amicizia con lui, incominciando a complimentarsi con lui. E Kyoshi intanto stava lì in piedi a metà tra l'imbarazzato per sé stesso e il felice per il suo amico.

    "Salve a tutti, il mio nome è Kyoshi, molto piacere di conoscervi! "

    Disse ad alta voce, con un sorriso smagliante. L'atmosfera stava contagiando anche lui.

    "Il piacere è tutto mio, ha cresciuto Haruki e gli altri in maniera impeccabile, ne approfitto per farle gli auguri e per scusarmi di essermi imbucato nella sua festa! "


    «Grazie e non scusarti affatto, è un piacere conoscere l'amico di Haruki»

    Il calore e l'amore che echeggiava nell'aria era chiaramente vivibile sulla propria pelle. Erano davvero una famiglia affiatata. Tutti erano intorno al povero Haruki riempendogli la piccola testa dalle innumerevoli chiacchiere. Solamente Kazuhiko, il vecchio, e Kyoshi erano rimasti in disparte.

    «Haruki è quello che più di tutti soffre per la perdita dei propri genitori. Ti prego quindi di sorvegliarlo quando io non potrò più»

    Haruki si ritrovò circondato da tutti i suoi "fratelli" che lo stavano ricoprendo di parole. Egli sembrava leggermente a disagio, ma felice. Erano una bella famiglia, per quanto poco convenzionale. Kyoshi era rimasto affianco a Kazuhito, in disparte rispetto al al centro della festa. Le parole di Kazuhiko erano accompagnate dalla speranza in un futuro migliore, che quel suo amato "figlio" potesse finalmente capire il senso della vita e finalmente poter vivere.

    "... Lo terrò d'occhio"

    Rispose. Kyoshi non potè non pensare a cosa avrebbe potuto fare sul povero Haruki anche la perdita di Kazuhito. Egli aveva preso male il non essere cresciuto con i suoi genitori, perdere l'unica figura paterna che avesse mai avuto avrebbe peggiorato la situazione in maniera grave, ma imprevedibile. Kyoshi sarebbe rimasto a fare pensieri sempre più brutti e deprimenti, quando fu interrotto proprio da Haruki, che gli offrì un pezzo di torta.

    «Kyoshi... prendi»

    L'arrivo di Haruki spezzò quel piccolo momento. Si avvicinò ai due con in mano un piatto contenente una fetta di torta, quel dolce preparato da Shizuka con tanto amore. Allungò la mano destra verso il nuovo compagno sperando che venisse accettata.

    "Grazie, Haruki, la prendo volentieri!"

    Disse, allungando entrambe le mani per prendere il piatto e la forchetta.

    "Buon appetito! "

    Esclamò, prima di assaggiare il dolce.

    "Mmh… Hey, ma è buonissima! "

    Notò dopo il primo boccone, aumentando la frequenza delle forchettate.

    «Com'è che vi siete conosciuti?»

    Hayato era davvero curioso di conoscere questo particolare, probabilmente per creare una specie di bulla al povero Haruki.

    "Beh, non è stato niente di particolare. "

    Incominciai, mandando giù il boccone prima di incominciare la storia.

    "Ero andato il Accademia per avere informazioni sulle missioni, su dove richiederle, dove accettarle, come cercarle, e stavo parlando con la segretaria. Dopo aver preso tutte le info, mi chiede se voglio iniziare da subito e io declino l'offerta, dicendole che prima voglio guarire da delle fastidiose ferite"

    Disse per poi prendere un secondo di pausa per mangiare un boccone.

    "Questo deve aver incuriosito Haruki che stava passando da lì in quel momento , perché abbiamo iniziato a fare conversazione, e poi abbiamo incontrato un'altra ragazza dell'orfanotrofio, Shizuka, giusto? E poi abbiamo camminato fino a qua!"

    Concluse.

    Ormai la piccola festa era agli sgoccioli e tutto quello che doveva essere mangiato o bevuto era terminato da un po'. La notte era calata sull'intero Villaggio e quelle temperature tanto odiose, s'erano affievolite leggermente lasciando nell'aria una dolce brezza. Kyoshi si stava divertendo in quella piccola ed inaspettata festa; il fatto che nel giro di qualche ora sarebbe passato dal conoscere Haruki a festeggiare il compleanno del suo tutore era una storia che lo avrebbe accompagnato per molto tempo, e che avrebbe rivissuto nei suoi ricordi con piacere. In quel momento, stava conversando con i “fratelli” di Haruki, quando una voce a lui familiare gli chiese un momento di privacy

    «Ok ora basta. Kyoshi vieni con me»

    "Certo Haruki, fai strada… ci vediamo dopo ragazzi!"

    Disse mentre seguiva il ragazzo sul soffitto. Haruki arrivò giusto in tempo, salvando di fatto il suo povero amico. Lo guidò verso la sua zona della casa preferita, il tetto.

    «Amo la vista da qua sopra»

    Amava quella visione, specialmente in quelle Notti dove proprio la Luna era in piena forma, illuminando per intero il Villaggio. Fasci di luce colpivano il volto di Haruki, mentre i suoi occhi castani quasi parevano diventare smeraldi. Prese un momento per osservare l’immensità del deserto, e per apprezzare la leggera frescura che lentamente prendeva il posto del calore del giorno. Chiuse un attimo gli occhi per poter apprezzare la piacevole sensazione del vento (per una volta non bollente) che solleticava la sua faccia.

    "Adoro le viste panoramiche di Suna"

    Gli fece eco Kyoshi, riaprendo gli occhi. Davanti a lui, una moltitudine di luci accese che dopo un certo punto si fermavano bruscamente delineava i limiti delle case dentro le mura di Suna. Fuori, il deserto sia metaforicamente che letteralmente.

    «Mi scuso se i miei fratelli sono stati insistenti»

    Disse mentre un fievole sorriso apparve in volto accompagnato da un leggero rossore. Il capo era rivolto leggermente verso Kyoshi per poi ritornare ad osservare quella infinita bellezza.

    "Non scusarti per i tuoi fratelli, probabilmente erano solo eccitati di conoscere un tuo amico. E poi era una festa, fare conversazione è parte del gioco! "


    Rispose ridendo. Per quanto la sua pigrizia gli facesse preferire restare a casa a dormire, a volte si scordava di quanto lui fosse una persona fortemente estroversa e prona alla conversazione, almeno rispetto a “veri” introversi.

    «La Luna è cosi bella in queste notti... senti devo chiederti una cosa»

    "Certo chiedimi pure!"

    La mano dominante andò a spostarsi verso la tasca del pantalone, afferrando quella preziosa collana donatagli qualche giorno prima. Era difatti l'unico regalo ricevuto nella sua vita e ne era davvero affezionato. Ciò che stuzzicava la sua curiosità tuttavia, era quel piccolo ciondolo che si mostrava. Una figura che non aveva mai visto e sperava che il suo compagno, potesse dirgli qualcosa.

    «Ecco guarda. Non ho mai visto questo simbolo al Villaggio. Tu essendo Genin da prima di me, potresti saperne qualcosa»

    Disse di rimando. Haruki tirò fuori da una tasca una collana con una pendolo e me la porse. La collana in sé non sembrava essere niente di particolare, ma il simbolo inciso pareva aver scatenato la curiosità del mio compagno di soffitto.
    Era un disegno semplice, ma elegante, con due linee perpendicolari, e delle ramificazioni che si originavano dalla linea orizzontale, simmetriche sia rispetto a quest’ultima, che a quella a lei perpendicolare. Un simbolo che non aveva mai visto nè a Suna, nè da nessun’altra parte. Scosse la testa e diede indietro il ciondolo.

    "Mi dispiace, ma non posso aiutarti, perché non so cosa sia quel simbolo… però so dove ti posso aiutare!"

    Disse illuminandosi.

    "La biblioteca ninja non è solo un luogo in cui ci sono tecniche, ma anche libri di studio normali, puoi provare a cercare lì! Anzi, potresti anche provare a chiedere alla bibliotecaria, mi è sembrata un persona molto preparata!"

    Haruki abbassò leggermente lo sguardo, deluso e rammaricato nello spirito. Sperava che il suo compagno avesse almeno visto quello strano simbolo, strano nelle forme e nelle origini.

    «E' stato un regalo del vecchio. Forse non è niente d'importante»

    Kyoshi potè percepire la chiaramente delusione di Haruki nella sua voce.

    "Se non avesse avuto valore, Kazuhito non te lo avrebbe dato, no?"

    Diede un ultimo sguardo al ciondolo, mentre Haruki lo rimetteva in tasca. Neanche sforzandosi, non riusciva a identificarlo. Eppure aveva la senzazione che lo avrebbe dovuto conoscere, anche se non riesce a nemmeno a capire in quale contesto posizionarlo per restringere il campo di ricerca.
    Haruki nascose quella collana come il suo tesoro più prezioso. Alzò lo sguardo poi verso l'alto, ritrovando la quietudine tanto ambita.

    «S'è fatto davvero tardi... mi dispiace»

    Quasi non s'è n'era accorto. Il giorno ormai era concluso e uno nuovo era iniziato. La luna splendeva ancora in cielo, illuminando l'intero Villaggio. Haruki, indurendo i muscoli delle gambe e degli addominali, ritornò in piedi per poi porgere verso il suo amico la leva superiore dominante, stringendo la mano in un pugno.

    "Già, oramai è notte inoltrata"


    Fece eco ad Haruki. Si alzò anche lui in piedi, e sorridendo battè il pugno al suo nuovo amico.

    «Mi ha fatto davvero piacere fare la tua conoscenza e passare dei momenti insieme. Spero di incontrarti dopo la missione che farai e magari potremmo lottare insieme»

    "Tornerò sano e salvo dalla missione solo per poterci scontrare prima!"

    Disse, poi, all'improvviso, incominciò a correre verso il bordo del tetto. A meno di un metro dalla fine di esso, saltò nel vuoto, e poi creò una nuvola di sabbia che attutisse la sua caduta, e che lo riportasse all'altezza di Haruki.

    "Stammi bene Haruki, e salutami la tua famiglia! Ora devo andare, si è fatto tardi! "

    «Ci vediamo presto allora!»

    Urlò Kyoshi, per poi comandare alla nuvola di portarlo a casa. E ora chi li sentiva i suoi genitori? Haruki invece si trovò eretto in piedi, mentre le sue iridi scrutavano fisse il suo compagno, mentre s'allontanava sempre più. Era nata una bella amicizia fra i due. Sarebbe durata? Sarebbero diventati il futuro di Suna?

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    Io vengo dalla luna che il cielo vi attraversa e trovo innopportuna la paura per una cultura diversa

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    Mi è piaciuta molto. Potete prendere il max dell'exp
     
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6 replies since 16/7/2020, 18:18   163 views
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