[Nanakusa] Spade contro Insetti

Lìf • Piratessa Mukenin • Aburame

La terra squarciata dai tralicci di legno produsse un suono che soltanto una imponente onda avrebbe potuto generare. Il legname magico di Ryuga sconquassò la terra in punti incredibilmente numerosi, facendo tremare la grotta, arrivando a incrinarla e a sostenerne il peso di un possibile crollo. Sentendo i muscoli duri come roccia ma non riuscendo, nel tempo, a rivestire il derma di una carrozzeria brillante e metallica, accusai i danni del colpo che non avrei mai potuto prevedere per via di tante variabili. Da un lato c’era il buio e la mancanza di un occhio distorceva lievemente la percezione dello spazio, rendendo tutto più arduo e scomodo. Dall’altro lato bisognava ammettere che gli avversari davanti a me non erano sprovveduti e che quindi sapevano il fatto loro, sapevano come uscire da una situazione spinosa. Ma avrebbero previsto proprio tutto?

Gama, stai bene?

Mugugnai ritirando le braccia posizionate in maniera difensiva e raddrizzando il corpo da una posa rannicchiata e intima, logica e istintiva in una situazione di imminente pericolo. Le sentii discretamente pesanti per via delle ferite che man mano si riaprivano a causa dei colpi nemici. Il {CRACK} delle protezioni di Gama fu un altro dei suoni che sentii perché molto vicino a me, praticamente attaccato.

.:*Croak* Sicuramente ho visto giorni migliori. Lo sento molto vicino ma con tutto questo maledetto legno non riesco a vederlo!:.

Borbottò un po’ spazientito e con le placche metalliche disfatte in alcuni punti ma capaci di sostenere un nuovo ed eventuale attacco che avrei preferito evitare. Mi premeva attualmente sapere i punti in cui i due si trovavano ma ero convinta del fatto che l’onda sonora precedentemente scagliata avesse occluso le loro vie uditive rendendoli parzialmente sordi, decisamente troppo per la giornata e che ciò rendesse anche loro spaesati, difficilmente in grado di scovarmi nella foresta generata. Arricciai il naso nel liberare la tensione, nell’esercitare gli effetti della calma che cominciò a pervadere il petto assieme ad un fiato caldo e filtrato dalla maschera sul volto.

Lìf aveva chiesto soltanto delle informazioni, ma guerriero di legno avere quasi rischiato di ammazzare anche suo compagno facendo crollare grotta. Lìf ricordava di aver visto da qualche parte vostri volti ma ora lei averli riconosciuti. Voi siete Ryuga Senju e Kurosawa Guren, non è così?

Erano passati al lato oscuro? Avendo bazzicato tra mercati neri ero entrata in possesso di alcune informazioni, scambiate sia gratuitamente che attraverso varie contrattazioni con divulgatori affermati e mercenari dall’ego smisurato. Tutti si erano macchiati di crimini per sostare nel mercato nero, eccetto qualche medico incerto sulla moralità del mondo ninja e sul fondamentale dilemma delle fazioni e sul contrasto netto tra “buoni e cattivi”, universi isolati ma fusi più di quanto qualcuno volesse realmente accettarlo. Il pollice non smise di sanguinare e, per quanto fosse antigienico e pericoloso non rattopparlo o disinfettarlo, non c’era un modo di farlo in quell’istante. La medicina da campo non era una disciplina a cui m’ero affidata e di cui ero invaghita, esplorarla avrebbe fatto comodo per una lupa di mare solitaria come me ma c’erano altre vie che avevo scelto nel corso degli anni. Desideravo dare uno sbocco a quella mia libertà ma simbolicamente c’era qualcuno che ogni giorno si frapponeva tra me e il mio modo di vivere. Prima Qayin col suo folle diletto e ora loro due, persone anonime che pensavo sarebbero rimaste tali dopo una breve e apatica interazione.

Lìf non avere altra scelta.

Chiusi le palpebre dell’occhio destro con difficoltà, i muscoli facciali pulsavano ad ogni sforzo ricordando per sempre quell’evento la cui puzza insozzava la pelle come una nefanda maledizione eterna. Qualsiasi insetto ronzasse all’esterno cadde a terra picchiettando foglie, tronchi e rocce come se bagnati dalla pioggia scrosciante, mentre imbastivo il campo per un nuovo esercito. La mente stava ripercorrendo un momento speciale e io, rincorrendolo, volevo riappropriarmene per sentirlo esplodere dalle viscere e trasformarmi nel loro incubo peggiore. Lasciarmi dominare dalla tentazione degli antenati sembrava la sola possibilità di assaggiare la libertà e professarmi come un pericolo agli occhi di chi, col suo agire stolto, non voleva lasciarmi in pace. Se fossi riuscita nell’impresa di ghermire la forza ancestrale e spezzarne le catene attorno all’anima, la prima impressione percepibile ai presenti sarebbe stata l’esplosione di un’aura magica e verdastra che avrebbe sicuramente investito Gama e Kurosawa in quanto vicini alla zona di propagazione. Da lì la forza del Risveglio ancestrale avrebbe influito sull’aspetto del corpo variando il colore del crine da un rosso cinabro a tinte smeraldine e condensandosi – in parte – qualche centimetro sotto le scapole, in due ali di falena. L’obbiettivo da perseguire a tutti i costi era liberarmi del nemico e annichilirlo in un solo istante, con tutta la potenza che avevo in corpo.

#Rimpiangerete di non avermi fornito ciò che gentilmente avevo richiesto. Volevate che me le guadagnassi le informazioni? Bene. COSì SIA!#

Mille voci si sovrapponevano alla mia e tali parole sarebbero giunte in maniera distorta a ciò che rimaneva del loro scarso udito mentre dedicai un momento nel mio piccolo spazio per rianimare più velocemente le creature e utilizzarle. Non c’era spazio per elevarsi da terra né per muoversi, quindi provai a sollevare le mani e porre le braccia parallele al terreno ma non difronte a me, bensì nelle due direzioni laterali. Da lì concentrai l’energia nei palmi in modo tale da far fluire 200 insetti, 100 da un arto e 100 dall’altro, in due violente matasse acidificate che soltanto successivamente si sarebbero disposte in lingue più sottili e affusolate, compresse e attorcigliate in due trivelle verdastre pronte a dilatarsi in una sorta di tuffo rettilineo e incrociato per sciogliere la corteccia degli alberi con due sequenze e puntare a Ryuga.

#Gama. Ci faremo strada verso l’esterno, distruggiamo questo legno#

.:Ayo!:.

In pochi istanti il rospo avrebbe spinto i suoi arti in un assalto ai tronchi infondendo la propria forza in 4 pugni ben assestati e rapidi su un livello inferiore a quello degli insetti, in modo tale da non essere ostacolato e guadagnare una manciata di metri rispetto al punto di partenza, circa 50. Se fossi stata in grado di raggiungere Ryuga con quell’incedere violento avrei provato nuovamente a colpirlo con un tornado ronzante costituito da 100 insetti e in grado di danneggiarlo ancora più maggiormente per via dell’effetto marcescente degli insetti, destinando il medesimo trattamento a Kurosawa con la restante parte e prosciugando in lui un altro po’ di chakra.

Lìf • Piratessa Mukenin • Aburame

Il potere mi sfuggì di mano lì, per l’ennesima volta, riversandosi su esseri che io stessa mai avrei voluto finissero in quello stato. Fu un’esplosione di potere che io, da piratessa, proprio non riuscivo a controllare e che fece tornare in me i ricordi di quell’alba ai confini di Konoha. Fermai improvvisamente la mano nell’incapacità più totale di voler continuare oltre, spiazzata dalla potenza famelica e dalla brama di carne instillata nella mente degli insetti. Fui presa dall’impellente bisogno di urlare, eppure il rimorso e la colpa mi si bloccarono in gola strozzando la voce e ponendole un blocco, uno stop. Lasciai scivolare le mani per chiudere quel potere disarmante e tornare normale, regredendo ad un aspetto e ad una potenza normalissimi, facendo cadere in una pioggia di morte gli insetti per poter così evitare altri incidenti e altra sofferenza.

.:Se non sai controllare quel potere non essere così stupida da richiamarlo. :.

Verbiò Gama con rabbia, facendo vibrare la voce dalla bocca espansa per poi svanire in una coltre bianca e frastagliata, rattristata da quel potere che ha -ancora una volta – violato la promessa fatta proprio ai Rospi. Non avendo più le ali potevo solamente scegliere la terra per vagare su quella grotta ancora una volta, attraverso il percorso creato con l’acidificazione. Ciò che però mi venne in mente come stranezza fu la comparsa di quei due rospi un po’ particolari che riuscii a scorgere tramite il monocolo e che mi lasciarono ben più basita e delusa di quanto non lo fossi, soprattutto perché Ma e Pa erano considerati i più saggi. Ma che saggezza c’era nel subentrare in quella situazione e rivolgere ad un proprio simile le loro armi?

Vattene.

Proferii con difficoltà e dolore, con un viso nascosto dietro maschere e bendaggi e una lacrima invisibile dalla palpebra destra. Cominciò a fluire pur con quella prigione di metallo e a sgorgare con una carica irrefrenabile rigando il volto deturpato e stanco, trovando impicci nel monocolo e nella maschera. Le gambe si mossero da sole verso ciò che restava di Kurosawa, verso i possibili resti del suo corpo, con un andazzo lento e affranto come l’esodo di un affamato nel deserto. Mi abbassai lì, lo feci non per cercare qualcosa o per prendere qualcosa, ma per dare al giovane qualcosa che probabilmente nemmeno meritava: una degna sepoltura. Andai alla ricerca degli attrezzi giusti chinandomi in terra con le ginocchia a battere per prime, pur dovendo fare i conti con il tremore alle mani, con la testa inquieta e un continuo via vai di sangue alle tempie. Lì, in quel preciso posto, avrei provato a scavare una fossa abbastanza grande ove poter seppellire i brandelli del mukenin, con il riflesso del muro di fiamme alle mie spalle e il calore da esso generato. Avrei dovuto tenere in considerazione una reazione a quell’evento sicché non avevo chiaro il loro legame, ma sentii sulle spalle l’enorme fardello del potere che mi era stato donato e il peccato che avevo compiuto elevandomi al di sopra del mare, unico giudice in grado di valutare una vita, perdonarla o prenderla con se. Il processo sarebbe stato lento e nel pieno rispetto di quel corpo che -se vivo – avrei sicuramente trattato diversamente, forse lo avrei depredato da vera piratessa ma senza andarci pesante. In quel momento mi interessava soltanto completare quel rito e andarmene, cosa che avrei fatto fondendomi al terreno per scomparire da lì il più rapidamente possibile, per rimettere a posto i pezzi e lenire quella botta. Ma come avrei fatto?