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narrato, parlato, parlato altri(in colori diversi)
Beh, non si può dire che la mia giornata fosse stata piatta! Avevo appena sbloccato il mio primo elemento, avevo ancora addosso tutto il mio equipaggiamento. Decisi che avrei dormito fino a tardi, quindi mi ritirai subito in camera mia, pronto a farmi cullare dalle dolci braccia del sonno. Così speravo, almeno. Invece chi mi trovai davanti alla porta, ansiosi di notizie? Esatto i miei genitori. Non persero nemmeno troppo tempo in convenevoli, tanto erano assetati di conoscenza.
"Allora? Cosa è successo? Che elemento è uscito?"
incominciarono a chiedere con insistenza, come se fosse una lotteria. Devo ammetterlo, non mi è mai piaciuto troppo raccontare dei fatti miei ai miei genitori, ma cerco di chiudere un occhio e sopportare la curiosità, almeno per quanto riguarda l'ambito scolastico e lavorativo. Quindi, evitando di arricchire il resoconto di troppi dettagli (che avrebbero inevitabilmente portato ad altre richieste di delucidazioni) gli raccontai cosa era successo quel giorno. Gli raccontai del foglio di carta, della sua reazione al mio chakra, la scoperta di possedere l'elemento fuuton, il primo basilare esercizio per poterlo portare a galla, e infine il resto della giornata passato con Atsuko. Grazie ad anni e anni di esperienza, il mio racconto riuscii a placare la loro sete di informazioni immediata, ma sapevo che non si sarebbero accontentati. Finalmente ci sedemmo a tavola, magistralmente imbandita con riso al vapore, zuppa a base di carne e stufato di carne. Affamato, incominciai a mangiare, interrotto solo dalle domande che mi si rivolgevano. Esse spazzavano un'ampia gamma di argomenti relativi alla mia giornata appena finita, dal semplice
"Che ne pensi dell'elemento che hai ottenuto?"
"Boh, immagino vada bene. Insomma, tutti hanno forze e debolezze, e il vento è il tipo di chakra più comune qua a Suna, se non mi ricordo entrambi lo usate, vero? E poi, non avevo voce in capitolo per quanto riguarda la scelta del mio elemento, quindi mi sembrerebbe alquanto strano creare aspettative che non posso influenzare, no?"
"A proposito di creare aspettative, Kyoshi... abbiamo notato che hai passato molto tempo con atsuko... Ci devi dire qualcosa? Per caso è la tua fidanzata?
"Ma di che state parlando? Fidatevi, in mia presenza ha mostrato segni di alto disinteresse verso di me... é gentile con me, ma lo è con tutti i suoi amici."
Sapevo molto bene che quello avevo detto era una mezza verità, ma sapevo anche che rispondere in maniera diversa avrebbe avuto un effetto simile a quello di far esplodere dighe ancora piene di acqua. Dopo essere sopravvissuto alla cena, sgattaiolai in fretta e furia in camera mia, dove avrei potuto abbracciare il mio migliore amico, il letto. Pace, finalmente… ma niente dura in eterno. Fui svegliato alle sette di mattina dall’urlo materno, che gridava qualcosa sullo scendere in fretta per la colazione e per un regalo. Sentita l’ultima parola, saltai fuori dal letto, mi vestii con le prime cose pulite che trovai, e volai giù per le scale. Mi trovai davanti un pacco regalo enorme, grande quasi quanto me. Non avevo la minima idea di cosa fosse, quindi avevo grandi aspettative… che vennero tutte deluse nel momento in cui tirai fuori dall’imballaggio una giara di sabbia. Non ero triste a causa del regalo in sé, ma più che altro perché sapevo a cosa avrebbe portato. E come avevo previsto, passai le seguenti ore mattutine ad allenarmi sotto la supervisione di mio padre nella comprensione dei sunajutsu, e nella esecuzione delle tecniche più basilari di essi. Ci fermammo solo per pranzo, e solo perché mio padre si era stancato di ripetere le stesse cose. Quindi gli venne in mente un’idea brillante: continuare il mio allenamento, da solo, nei campi comuni usati il giorno prima per allenarsi nell’utilizzo degli elementi. Mi allenai per un po’nelle tecniche che già sapevo, ma poi decisi di concedermi una pausa. Ero seduto su un ramo piuttosto spesso di uno degli sparuti alberi che popolavano il campo di addestramento numero cinque. Il pomeriggio era secco e soleggiato, non sembrava fosse nemmeno autunno. L'aria era ferma, io ero annoiato, e ad essere sincero, ero anche piuttosto seccato da questa situazione scaturita dai miei genitori. Avevo bisogno di qualcosa con cui distrarmi, ma cosa? Non c’era niente nel raggio di kilometri…
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