Sharingan contro Oscurità

Narrato - Parlato - Pensato - Parlato altrui

La sua offesa era riuscita ancora una volta, riuscendo in qualche modo ad attivare le tecniche ancora prima che il ragazzo potesse muoversi. Lei non aveva nemmeno sfiorato il corpo del suo avversario, ma era stata in grado in qualche modo di continuare quell'assalto grazie alle arti magiche. Shusui aveva tentato di difendersi in qualche modo, od almeno così sembrava dai suoi gesti poco prima che venisse accecato e colpito da entrambe le tecniche. Questa volta sembrava avesse colpito a fondo, bruciandolo in diversi punti del corpo e spedendolo diversi metri indietro. Erano probabilmente quelli i risultati dell'allenamento e, nonostante dovesse ancora migliorare su diversi punti del proprio stile di combattimento, era piuttosto soddisfatta dei risultati ottenuti. Non che fosse sadica od altro, ma era stata quasi contenta di vedere i propri attacchi connettere. Qualche mese fa avrebbe quasi chiesto scusa (e probabilmente lo aveva fatto, contro Shin), ma ora era più che altro concentrata sugli istanti successivi alla battaglia. Che strana sensazione quella di essere assorbiti completamente in un'attività, come se stesse leggendo un movimentato libro.
Devo comunque fare attenzione... Non erano molto lontani e sospettava che l'avversario avesse realizzato che era meglio attaccarla direttamente. E così fu, visto che si vide Shusui percorrere velocemente quella distanza che li separava, vedendo arrivare verso di sé uno shuriken che sembrava puntare alla zona dello petto, poco sopra le sue mani. Istintivamente, Dadi utilizzò nuovamente la mossa usata in precedenza, questa volta in maniera più difensiva. Avrebbe impastato il chakra elementale nelle mani, per poi battere forte le mani in direzione dell'arma da lancio. Avrebbe creato la corrente di vento direzionata verso la sua sinistra, tentando di deviare la traiettoria dello shuriken da sé ed allo stesso tempo evitando che finisse in qualche punto sensibile del corpo del ragazzo. Non era ancora così crudele da fargli impiantare un pezzo d'acciaio nelle carni.
Ad ogni modo, dopo aver tentato di scansare via quella piccola arma metallica, si sarebbe vista arrivare l'Uchiha di nuovo di fronte a sé come era successo all'inizio dello scontro. La memoria muscolare, alimentata dal timore del cervello di subire nuovamente lo stesso dolore fisico, voleva evitare ad ogni costo di essere colpita ancora da un'altra ginocchiata. Temeva seriamente che Shusui gli avrebbe rotto od incrinato almeno una costola, questa volta. Si stava quasi pentendo di non aver direzionato lo shuriken verso di lui, visto che la stava caricando come un toro scatenato. Prese così la decisione di riutilizzare il metodo utilizzato in precedenza per schivare il colpo, cercando di capire se fosse efficace anche contro gli attacchi fisici. Avrebbe tentato, poco prima di venire colpita da quella ginocchiata, di far cadere Shusui in un'illusione floreale imponendo il sigillo della Pecora. Se avesse avuto successo sarebbe scomparsa dalla sua vista, scomponendosi in un'elegante illusione ed avrebbe tentato di allontanarsi da quel doppio attacco buttandosi all'indietro, sperando che il suo diventare una massa di petali confondesse abbastanza l'Uchiha per permetterle di schivare.
Dopo averlo sentito parlare di terminare lì il combattimento, avrebbe fatto una faccia decisamente interdetta, aggrottando le sopracciglia anche se fosse stata celata dal Genjutsu. Non aveva motivo per terminare lì, ma in cuor suo sapeva che era ad un colpo dal non rialzarsi più. Anche le condizioni di Shusui erano in qualche modo da trattare, visto che lo aveva ustionato e probabilmente causato qualche abrasione. Che fosse stata colpita dalla ginocchiata dal ragazzo e quindi con poco fiato in corpo, o che fosse ancora nascosta dall'illusione, avrebbe cominciato a parlare. Nell'ultimo caso, avrebbe interrotto la tecnica per mostrarsi di nuovo a lui.
Oh...sì, certo. Spero ne sia valsa la pena venire qui. - La sua espressione era divenuta più calma, più che altro per non mostrare quella faccia ridicola al ragazzo. Si sarebbe sistemata i capelli, mettendo il lungo ciuffo bianco sul lato destro del viso, aspettando una sua risposta.

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In tutta onestà, la ragazza dubitava che un combattimento potesse essere così entusiasmante come lo descriveva Shusui. Ora che si era calmata, il dolore allo sterno era tornato e le puntellava fastidiosamente la cassa toracica. Mentre il ragazzo parlava si era portata una mano sul petto, massaggiando l'area nel modo meno vistoso possibile. In realtà, era visibilmente preoccupata del fatto di avergli fatto di nuovo male al braccio, visto che se lo era afferrato senza preavviso, quasi stesse per cadergli. La mano della ragazza però rimase sul suo corpo, senza raggiungerlo. Non voleva fare danni ed onestamente, gli sembrava piuttosto irrispettoso per il suo orgoglio. Un ninja dopotutto doveva essere in grado di cavarsela da solo, senza che nessuno lo aiutasse. Soldati silenziosi che dovevano soffrire in silenzio, diceva il maestro dell'albina.
Fai attenzione a quel braccio, comunque. - Fu quello l'unico commentò sulla sua condizione, prima di passarsi una mano ed asciugarsi il sudore dalla fronte. L'aveva proprio messa sotto sforzo, sia fisico che mentale, dover riprodurre tutti quei sigilli per non venire colpita da Shusui. Ognuno ha i propri punti di forza. Direi che non sei portato a quello a distanza come io non lo sono a quello da vicino. Gli sorrise sinceramente, cercando di sdrammatizzare un po' la situazione. Vedeva il ragazzo come una persona molto particolare, un po'...malinconica, forse. Non le piaceva definirlo triste, anche perché non sarebbe stata la verità. L'aveva comunque messa in difficoltà ed era in grado di utilizzare un elemento, oltre a saper utilizzare i Taijutsu con molta precisione e forza. Più che non essere in grado di combattere a distanza, era lei che aveva un asso nella manica proprio contro quel tipo di tecniche.
Ah...diciamo che posso assorbire il chakra e le arti magiche con la mano sinistra. Alzò il braccio, mostrando il simbolo del diamante rosso impresso sul suo palmo. Era una spiegazione un po' complicata da fare, di cui non era sicura nemmeno lei. Alla fine si trattava di avere una specie di tifone tra le mani che annullava ed assorbiva tutto come se lo portasse in una specie di abisso. Oltre ciò, poteva analizzare il livello di Chakra degli altri e capire che tipo di elemento possedessero. Era una specie di identikit che andava a sensazione. Certi tipi di chakra avevano una sensazione diversa dagli altri, come aveva appena constatato. I Ninjutsu avevano più o meno tutti lo stesso "sapore", se si poteva paragonare le tecniche ad un cibo delizioso e ristoratore. Detto ciò, il fatto che Shusui avesse appena scoperto di far parte del Clan Uchiha la stupì, anche se poteva in un certo senso comprenderlo. Anche lei aveva preso coscienza di quel potere solo di recente, anche se tutti avevano molte speranze in lei. Speranze che non erano poi servite a molto, visto che non c'era più nessuno rimasto per ammirarla. La conferma che fosse Sharingan le stuzzicò la curiosità, ma non voleva chiedere troppo al ragazzo, anche se glie lo aveva detto all'improvviso. Forse voleva qualcuno a cui dirlo, o magari era perché lei aveva parlato. Dopotutto sperava rimanesse qualche giorno, nel suo profondo. Avere qualcuno con cui parlare faceva sempre piacere.
Allora avevo visto giusto. Mi sorprendi ogni volta che ti vedo, Shusui. - Era un po' imbarazzata nel dirlo, ma non sapeva bene come rispondere. Si sistemò i capelli, anche se non c'era nulla da sistemare, prima di fare un piccolo inchino e cominciare a camminare in fretta verso l'uscita con la faccia colorata da una sfumatura rosata. Spero di vederti in questi giorni. Se mi vuoi venire a trovare l'accampamento di Oto è tra le piattaforme più alte! Lo avrebbe salutato un'altra volta con la mano, prima di dirigersi velocemente fuori da quel campo. Che imbarazzo, un'altra volta. Sembrava che le loro interazioni sociali dovessero per forza avere un qualche fraintendimento o strane domande a cui non sapeva bene dare una risposta. In realtà, mentre camminava verso l'accampamento, pensava già che presto si sarebbe trasferita. Stava cercando una sistemazione migliore, considerata la situazione di stallo attuale. Si chiedeva però, se prima o poi le cose sarebbero mai cambiate.

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