To unpathed waters, undreamed shores

[Story mode Shusui]

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    [Palazzo del Mizukage - Villaggio della Nebbia]


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    C'era uno strano presagio in quella pioggia che, fin dalla notte precedente, scrosciava ininterrottamente giù dal cielo. Si riversava al suono in banchi d'acqua calda e umida, tutta insieme, senza placarsi in intensità. La stagione delle piogge era ben lontana dal periodo attuale, eppure, osservando i nuvoloni grigi e il cielo in tempesta, sembrava esattamente che il tempo fosse cambiato, anticipando le tanto detestate settimane di piena. Non era però inusuale che piovesse così tanto a Kirigakure. L'isola non aveva mai goduto di un clima temperato e mite, nemmeno con l'avvicinarsi della stagione estiva. La nebbia che aleggiava come una presenza sinistra e costante sul villaggio, era fitta anche quel giorno nonostante l'acquazzone. Le strade non erano allagate proprio grazie al sistema idrico-fognario costruito ad hoc per sopportare quel riversarsi di acque, il che era da considerarsi un bene per gli abitanti del villaggio. Se così non fosse stato, si sarebbero trovati ad affrontare disagi più o meno gravi, di certo ben poco graditi in quel periodo. Per l'esattezza, uno dei più cupi per il Paese dell'Acqua. La Mizukage era sparita, rapita da forze di cui al momento quasi nessuno voleva discutere o nominare. Aleggiava un senso di inquietudine persino ora che il palazzo del Kage era stato ricostruito in buona parte, tornando ad essere ciò per cui era stato progettato originariamente. Mentre i passi attraversavano in fretta il ponte rosso che, innalzandosi di qualche metro sopra uno dei fiumi artificiali che costituivano il reticolato del villagio, era letteralmente inondato dalla pioggia, Rentaro Takashi alzò lo sguardo verso il cielo. Indossava abiti pesanti che, tutti insieme, creavano una sfumatura dal grigio scuro ad un verde acceso, specialmente nel dettaglio della lunga sciarpa avvolta attorno al collo. Il giubbotto da shinobi era al suo posto, indossato con fierezza proprio come il coprifronte, usato al posto della cintola: la targhetta metallica con il simbolo di Kirigakure scintillava nonostante l'assenza del sole. Le mani nude lasciate morbide lungo i fianchi, sfiorando ogni tanto i rigonfiamenti nelle tasche laterali dei pantaloni, dove probabilmente si trovava parte del suo equipaggiamento. Kunai, carte bomba e simili. L'unico, tra questi, che si poteva vedere chiaramente, era la katana legata attorno alla schiena, la cui elsa svettava accanto alla testa del giovane. Aveva neanche una ventina d'anni Rentaro, ma portava sul volto i segni di un'esperienza passata molto importante. Chunin da tempo, uno dei migliori e più promettenti del Villaggio. La cicatrice che gli attraversava in verticale l'occhio sinistro, miracolosamente illeso, era un segno comunque meno evidente dello sguardo freddo e pregno di una durezza che dimostrano le persone costrette a crescere prima della giusta età, sintomo di un passato turbolento. Eppure, era chiaro che fosse poco più di un ragazzo con il volto bello nonostante lo sfregio: la pelle bianca non aveva alcun cenno di peluria sul mento e sotto il naso dritto. Le labbra pallide, in contrasto con gli occhi colore del mare, simili ai capelli corti e ribelli, molto folti, di un verde bluastro naturale. Il giovane, alto circa centosettantasette centimetri, misurò a grandi passi il ponte in legno fino a giungere, finalmente, al palazzo del Kage. L'aria che si respirava all'interno aveva una freddezza diversa, quasi familiare.
    Come giusto che fosse, il chunin salutò i suoi superiori mentre si dirigeva verso una stanza in particolare, risalendo le famose e altissime scale a spirale. Aveva avuto indicazioni precise e per di più conosceva bene quel luogo. Non si diresse infatti verso la grande stanza del Kage, al momento chiusa ed inutilizzata. Si trovava al piano più alto ma il chunin cambiò direzione repentinamente al terzo piano, addentrandosi nel corridoio a destra. Quando trovò la stanza designata, notò che c'erano ben due persone ad attenderlo.

    Shusui era stato convocato qualche giorno prima: la busta contenente il luogo e l'orario di incontro era stato recapitato a casa sua da un chunin e le informazioni erano state estremamente chiare. Riportavano proprio la quarta stanza a sinistra del corridorio destro del terzo piano del palazzo del Kage. Non gli era stato riferito il motivo per cui avrebbe dovuto recarsi proprio lì, né il chunin-postino aveva ritenuto necessario perdere tempo a chiarie i suoi dubbi. In ogni caso, non avrebbe saputo cosa rispondergli a riguardo. Per questo il genin avrebbe potuto essere intimorito come curioso dalla situazione. Si trovava attualmente in una stanza non troppo grande ma ben illuminata, se non fosse per la giornata decisamente avversa. Arredata in modo spartano, sembrava quasi inutilizzata per lo strato di polvere che ricopriva ogni superficie. Al suo interno Rentaro trovò non solo Shusui ma anche una sua conoscenza.

    «Ah, Kazunari senpai. Buongiorno»

    L'uomo si poggiava sull'unico tavolo presente nella stanza, a braccia conserte. Shusui avrebbe potuto prendere posto in una delle sedie predisposte lungo la parete della stanza, come se ci si aspettasse di poter accogliere più persone in quello spazio più che modesto. Kazunari Sato abbozzò un sorriso verso Rentaro senza mostrare i denti. Eppure, l'arrivo dell'altro sembrava averlo reso più vispo: difatti per tutto il tempo in cui Shusui era stato lì, il neo promosso jonin non aveva fatto altro che sorseggiare il tè da un bicchiere di ceramica, ora poggiato sulla superficie del tavolo dietro di lui.

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    «Rentaro kun, finalmente»

    Era più alto del chunin di forse cinque centimetri. Longilineo seppur le spalle larghe indicassero un fisico ben più che allenato. Aveva un volto sottile, il mento pronunciato e gli occhi sottili, di un comune castano. I capelli blu, invece, erano lisci e sottili come spaghetti, ricadevano ordinatamente fino alla metà del collo. Il suo abbigliamento era totalmente nero dagli scarponi alla cotta sulla parte superiore, senza contare poi i guanti neri. Solo una sciarpa di un tenue blu dava un tocco di colore a quell'outfit molto sobrio. Al contrario del suo sottoposto, il coprifronte con il simbolo del Paese dell'Acqua era ben presente sulla fronte di Kazunari.

    «Janbo sama mi ha detto che il vostro allenamento si è proteso a lungo, ieri sera. Tuttavia, sono stupito. Non è da te arrivare in ritardo»

    Rentaro chinò la testa in un gesto marziale di scuse, ammettendo le proprie colpe. Il sorriso benevolo di Kazunari si distese di più e l'uomo prossimo alla trentina scosse semplicemente la mano davanti a sé, accantonando il discorso. Si voltò invece verso Shusui.

    «Rentaro kun, lascia che ti presenti Shusui. È stato promosso Genin da poco. Lui invece, Shusui kun, è Rentaro Takahashi: chunin e sottoposto di Janbo dei Sette in persona»

    Il diretto interessato chinò leggermente la testa verso quello che era poco più di un ragazzino. Avrebbe ascoltato la sua presentazione se il corvino ne avesse fatta una a sua volta, alzando successivamente la testa verso Kazunari. L'occhiata che gli lanciò sembrava voler dire "e cosa ci fa qui un Genin?". L'altro capì al volo, portando le mani ai fianchi e indebolendo di poco quel sorriso comunque presente sul volto molto magro e affilato. Annuì di rimando e cominciò a spiegare diretto proprio verso Shusui.

    «Il motivo per cui sei qui è che ci è stato riferito da alcuni chunin che si occupano di supervisionare gli allenamenti in arena, che hai avuto un comportamento poco corretto verso un altro shinobi, è così, Shusui?»

    Domandò con tono tranquillo ma anche severo a causa della voce profonda e lo sguardo sottile, quasi tagliente. Attese comunque qualche secondo, prima di scuotere leggermente la testa.

    «"Potenzialmente pericoloso", come ci hanno detto. Ma non hai motivo di cui preoccuparti: questa non è una punizione. Vedila come un'occasione per fare un po' di esperienza. E nel mentre imparare qualcosa su come si collabora in un team, che ne dici?»

    Era propositivo nel tono, seppur, leggendo tra le righe, fosse chiaro come l'idea che era stata data del Genin era quello di un solitario con comportamenti in grado di ledere agli altri. Affidarlo a due superiori che potessero monitorarlo e al contempo insegnargli qualcosa di utile era una sorta di "punizione", in realtà.

    «Ho saputo anche che sai maneggiare la katana, Shusui kun. Perché non ti fai insegnare qualcosa da Rentaro? Come sottoposto di Janbo, è impeccabile come spadaccino.»

    Rentaro, di nuovo, chinò la testa verso il suo superiore e, seppur non sprizzasse di gioia sapendo di dover fare da insegnante ad un ragazzino, non poté controbbattere in alcun modo, accettando di buon grado.

    «Sarebbe un piacere»

    Marmoreo nel tono, scoccò un'occhiata proprio verso Shusui, riportando subito dopo lo sguardo sul Jonin che concluse in breve quel meeting tra ninja.

    «La nave ci aspetta tra circa tre ore, spero abbiate tutto l'equipaggiamento necessario per il viaggio. Attraverseremo il mare del sud e arriveremo a Barbakos in meno di una settimana, se il vento ci è favorevole. Questa è una missione diplomatica!»

    Mentre si apprestavano a lasciare il palazzo del Kage e raggiungere il porto al confine Sud del Paese dell'Acqua, Shusui ebbe modo di apprendere in cosa consisteva quella missione. Al porto li avrebbe aspettati uno dei diplomatici in ascesa del villaggio, a cui loro tre erano stati assegnati come accompagnatori. Kazunari lo aveva nominato come Daizō Watanabe e, seppur non l'avesse mai conosciuto di persona, gli era stato riferito fosse un uomo corretto e fortemente legato al suo paese e agli interessi di questo. Restò però molto vago nella sua spiegazione per ciò che riguardava l'effettiva natura della missione. Ciò che il genin poté intendere, fu Daizō avrebbe rappresentato Kirigakure durante la discussione di alcuni accordi riguardanti scambi commerciali tra i paesi dei due diversi continenti. Kazunari si premurò anche di fornire un breve sunto della situazione di Barbakos, città più grande, quasi "capitale" del continente orientale. La sua Reggente, una donna di nome Deliah, era riuscita a risanare in parte l'isola ormai quasi totalmente distrutta (e su questo il jonin non volle concedere molte spiegazioni al giovane), tenendo in scacco i Pirati, vera piaga del posto. Da un po' di tempo i loro saccheggi e le loro scorribande erano diminuite, seppur fossero sempre presenti non solo a Barbakos ma nelle varie isolete limitrofe. Rentaro, molto più silenzioso e meno socievole del suo senpai, non disse una parola durante tutto il viaggio fino al porto.

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    «Daizō Watanabe, piacere di fare la vostra conoscenza»

    Fu la presentazione dell'uomo vestito di tutto punto con abiti tradizionali e una fascia rossa attorno alla fronte. I capelli castani lasciati liberi all'indietro mentre si inchinava con un unico gesto generale verso i tre. Il diplomatico del villaggio posò lo sguardo su tutti e tre i presenti, indugiando un istante su ognuno di loro come volesse accertarsi di stamparsi bene in mente le persone con cui stava per intraprendere quel viaggio. Non solo quello, ma anche la missione che gli era stata affidata direttamente dal Consiglio. Avevano scelto lui per il suo carisma naturale e, seppur avesse una certa età sotto l'aspetto giovanile, Daizō si era mostrato fortemente entusiasta. Allo stesso modo sembrava il più in forze e il più propositivo riguardo quel viaggio per mare che sarebbe durato una settimana intera circa, sempre che avessero avuto il vento a favore.
    Partirono poche ore dopo su un vascello moderno ma modesto, in grado di portare ben pochi passeggeri oltre che la ciurma preposta per l'occasione. Un viaggio piuttosto turbolento li avrebbe attesi proprio a causa della pioggia, ma nulla avrebbe arrestato la loro avanzata. E per Shusui si prospettava la primissima missione da Ninja.
    Ecco fatto e scusa se ci ho messo un po'. Questo primo post è un vero e proprio prologo quindi sentiti libero di scrivere quello che vuoi, sia riguardo al prima che riguardo al viaggio (se volessi interagire con i png scrivimi in pvt). Tutto ciò che stai è quello che c'è scritto nel post. Nel tuo puoi spingerti fino a descrivere l'arrivo a Barbakos ma senza descrivere nulla del posto.


    Come puoi leggere, ho apportato delle modifiche al piano originale. Difatti, questa story mode non sarà ambientata nel passato ma nel presente, quindi all'effettivo il tuo pg ha già la maestria del Combattente Armato. In ogni caso, on gdr ci sarà comunque un allenamento apposito in vista del prossimo livello della maestria, per cui centreremo comunque l'obbiettivo che ti interessava dall'inizio. Tuttavia, ho deciso di rendere il tutto più "frizzante", in modo che tu possa avere più spunti, non solo quello dell'allenamento. Come ti ho detto per mp, on gdr questa è considerata una vera missione, nello specifico una D. Spero sia di tuo gradimento :rosa:
    Ovviamente per qualsiasi domanda scrivimi in privato.
     
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  2. Zaxon
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    Pioggia, tanta pioggia in quel periodo cadeva sulla nazione nebbiosa e seppur la calda stagione era alle porte sembrava autunno tutto l'anno in quei luoghi. La pioggia che cade è un evento che a volte mi mette di buon umore, altre volte no... porta ricordi, più che altro. Sicuramente preferisco la pioggia al caldo afoso del deserto. Quella mattina restai a letto volentieri, non avevo molto da fare se non qualche faccenda domestica della quale me ne sarei preoccupato più tardi. I miei pensieri scorrevano dalla situazione in cui mi trovavo fino a prendere elementi più distanti come la politica.
    Da tempo ormai non vedevo più Janbo Nuruoki, spadaccino della nebbia, impegnato con i suoi colleghi a giostrare la nazione dopo la sparizione della Mizukage. Un fatto grave che scosse prepotentemente tutti i cittadini della nebbia, tutti ad esclusione di me. Non perché non fossi affezionato alla Mizukage, che forse avrò visto si e no una volta, bensì restai piuttosto distante dalla mentalità di questo paese straniero fino ad oggi che indosso il loro coprifronte, con orgoglio.
    I miei pensieri vennero interrotti da suono del campanello di casa, strano, non mi aspettavo nessuna visita quel giorno, in effetti. Aprii in pigiama la porta d'ingresso e vidi un chunin, riconoscibile dalla divisa, che mi diede una lettera da con sopra il segno in cera blu ed il simbolo del paese, un'onda. La girai, nessun mittente. Alzai lo sguardo per chiedere informazioni ma rimasi solo difronte la porta, il postino se n'era andato via.

    "Ah bene."

    Lessi la lettera interessato, venni convocato alla magione del Mizukage nella quarta stanza del terzo piano per discutere di qualcosa nella quale la lettera diceva ben poco.

    "Di bene in meglio."

    Qualche giorno dopo.
    I giorni passarono e non pensai molto a quella convocazione, forse perché pensavo fosse normale amministrazione il dovermi recare lì. Il cielo non smetteva di piangere e ciò mi mise di buon umore, almeno avrei saputo dove rimanere se avessi voluto piangere per qualche motivo. Impiegai circa un'ora per giungere dalle case per disadattati, me compreso, al palazzo del Kage. Seguì la strada che gentilmente una Kunoichi mi indicò dopo averle chiesto informazioni. Mi recai in quel luogo e bussai ben tre volte, fino a quando una voce limpida e trasparente di un uomo non mi invitò ad accomodarmi.
    Quello che vidi non fu altro che uno shinobi seduto su di un tavolo che prendeva del te, ed ha continuato a farlo per tutto il tempo in cui rimanemmo seduti lì, dopo le dovute presentazioni. Tutta quella situazione mi metteva in soggezione fino a quando non comparve un altro individuo, un ragazzo con una vistosissima cicatrice sull'occhio sinistro e portava una katana dietro la schiena. I due si conoscevano ed aumentò ancora di più la mia ansia, fino al momento in cui non si parlò di Janbo. Lì ad un tratto mi rasserenai e continuai ad ascoltare la loro conversazione, sul più e sul meno. Poi Kazunari mi presentò al Chuunin. Quest'ultimo con una freddezza incredibile disse chi fosse e ciò mi fece mettere in guardia, istintivamente. Con rispetto verso i superiori unii le mani come in preghiera e feci un breve inchino.

    << Shusui, piacere di fare la vostra conoscenza. >>

    In realtà feci la stessa medesima cosa con Kazunari. La figura di Rentaro Takahashi mi colpii particolarmente, era il sottoposto di Janbo e dunque veniva allenato spesso da lui. Il jonin, del quale ne scoprì tale informazione solo per i discorsi fra i due, affrontò un discorso molto pungente nei miei confronti. Ciò che feci a danno di Shiryu, compagno della Nebbia a sua volta, non passò inosservato ai piani alti. Ciò mi fece irritare, non tanto verso loro ma nei confronti di me stesso. Dissero che possedevo un comportamento scorretto e potenzialmente pericoloso. Cercarono di rassicurarmi dicendo che non ero lì per una qualche punizione, bensì per accompagnare i due in una missione. Facendo un inchino e dando poco spazio nella mente per la frase che seguì cercai una qualche giustificazione:

    << Mi dispiace moltissimo per ciò che ho fatto ai danni di Shiryu, signore, purtroppo sono stato mal educato nell'arte del combattimento. Accetto con piacere di far parte del vostro team. >>

    Il jonin tagliò corto e cambiò argomento invitando Rentaro a prendermi sotto la sua ala protettiva per insegnarmi al meglio l'arte della spada. Il chuunin sembrava infastidito ma accettò quello che per lui sembrava più un ordine che un favore.

    << Per me sarebbe un grandissimo onore divenire un vostro discepolo. >>

    Incalzai a mia volta per indicare la mia predisposizione agli ordini ed il mio desiderio di divenire uno dei sette spadaccini della nebbia.
    L'incontro fra i tre terminò quando Kazunari spiegò che si sarebbero dovuti imbarcare, insieme ad un tale Daizo Watanabe -diplomatico affermato della nebbia-, tre ore dopo al porto più a sud per intraprendere una missione diplomatica. Durante il viaggio per giungere al porto venni a conoscenza della missione, avremmo dovuto accompagnare Daizo a Barbakos dove lì vi si trovava una regnante che era riuscita a ridurre il problema della pirateria. Deliah, la regina, riuscì a far riprendere l'isola che oramai era andata distrutta. Una donna tutta d'un pezzo pensai appena ne ascoltai le gesta.

    Tre ore più tardi...
    Giunti al porto vedemmo arrivare, subito dopo, un tale con una bizzarra fascia rossa che si presentò sotto il nome di Daizo Watanabe. Stavo quasi per scoppiare a ridere per la sua fascia ma riuscii a contenermi. L'ultimo arrivato scrutò i presenti e sembrava essere l'unico pieno di positività. Io ero molto ansioso, dopotutto fu la mia primissima missione da Ninja ed ero con due superiori che erano fin troppo seri per i miei gusti. Io fui il primo a parlare ed a stringere un rapporto umano con il diplomatico:

    << Piacere, sono Shusui. Lieto di fare la sua conoscenza. >>

    La settimana per giungere a Barbakos
    Pensai che fosse stata la settimana peggiore in cui pure tentare il suicidio sarebbe stato più emozionante. Fra mare in tempesta, pioggia, gente che stava più in silenzio che altro, il morale era veramente alle stelle ! Solo una volta mi azzardai ad aprire un discorso, durante la terza sera, in cuì domandai a Kentaro:

    << Come sta Janbo ? Non lo vedo da un pezzo. Come vi siete conosciuti ? >>

    « Janbo-Sama è molto occupato a prendersi cura di Kirigakure »

    Rispose inarcando la ciglia come se lo stessi disturbando. Ed effettivamente non rispose alla seconda domanda, anzi sembrava molto infastidito dalla stessa.
    [...]
    Non appena giungemmo alla destrinazione quasi non baciai la terra, sia perché mi stava iniziando il tutto a far nausea, sia perché non vedevo l'ora di iniziare la missione.

    "Una missione diplomatica eh ? Qui di diplomatico c'è solo il dolcetto..."
     
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    Impiegarono ben dieci giorni con il vento a favore, per raggiungere il continente meridionale. Navigarono in acque torbide e scure. La loro nave ondeggiava lenta e più si avvicinavano a destinazione, più l'aria diveniva rarefatta attorno a loro. Una nebbia che si specchiava direttamente sul mare cupo, aleggiando come un terribile presagio attorno alla piccola imbarcazione bianca, il cui simbolo di Kirigakure svettava inciso ai bordi della nave. Vero l'ultimo paio di miglia prima della costa dell'isola, l'imbarcazione aveva preso a rallentare in maniera esponenziale. Ora procedeva a poco più del cosiddetto "passo di uomo". Le temperature erano calate a picco sicché ben presto fu impossibile stare troppo tempo sul ponte. Ma con il passare dei giorni, finalmente l'isola che dovevano raggiungere si fece più vicina all'orizzonte, sempre di più. Un'isola piccola e che, anche a vederla da lontano, dava l'impressione di aver perso tutti i suoi colori. L'aria accogliente che l'aveva in passato caratterizzata, ora si era spenta lasciando spazio ad una sensazione quasi ostile. Poteva essere percepita anche a quella distanza e, arrivando nei pressi del porto, a Shusui fu chiaro il perché di ciò. Difatti, il diplomatico Daizō, il Genin e Kazunari, se ne stavano già pronti per sbarcare, osservando le sagome e i profili dell'isola sempre più vicini.

    «Una ripresa quasi strabiliante», osservò il moro, annuendo con vigore alle proprie personali constatazioni. «Delaiah sama ha fatto un ottimo lavoro nel limitare i danni all'isola. Anche i Pirati sono stati scacciati via dall'isola».

    Il Jonin alzò un sopracciglio voltandosi verso l'altro. Ne soppesò lo sguardo senza battere ciglio, prima di sorridere lievemente, non per cortesia. Sembrava quasi il sorriso di un superiore che viene mosso a tenerezza dall'ingenuità di un suo sottoposto.

    «Non c'è stato molto ad limitare: metà dell'isola è stata letteralmente spazzata via da quella Mukenin, come sicuramente saprà»

    «Ma certo, la ragazza Uchiha, Mokou»

    Kazunari annuì, osservando nuovamente l'isola davanti a sé e riprendendo il discorso. Giusto in tempo per far in modo che anche Rentaro, rimasto momentaneamente in cabina di comando per conversare con il timoniere, li raggiungesse.

    «Precisamente. I Pirati non sono più una minaccia, per lo meno»

    Il suo tono si affievolì a quelle parole e il turchino sospirò, incurvando le labbra sottili verso l'alto quando finalmente la nave entrò nel porto e venne attraccata alla banchina. Lo sbarco era imminente.

    [Continente Meridionale - Barbakos]


    La giornata era un poco grigia ma illuminata nonostante la coltre di nubi si stagliasse contro il cielo. L'aria molto meno umida rispetto al villaggio della Nebbia, persino più calda. Eppure, durante il viaggio in barca la temperatura era scesa all'avvicinarsi con l'isola. Dovevano ricredersi perché, ora, c'erano si è no 25°. La città di Barbakos si presentava un poco spoglia e riportava i segni e le cicatrici di quella disgrazia che si era abbattuta su di lei, quasi un anno prima. Lo si vedeva in alcuni palazzi, crollati e mai ricostruiti, e in alcune strade ancora rovinate, increpate come da un terremoto che aveva scosso ogni cosa. In generale, l'aria che si respirava, e che nulla aveva a che vedere con il clima, era quello di un paese che se l'era vista brutta e, chissà come, era sopravvissuto. Il quartetto camminava come se già sapesse dove andare. Invero, Daizō sapeva esattamente dove recarsi poiché lui stesso aveva preso accordi per la locanda dove avrebbero alloggiato. Difatti, si sarebbero fermati una sola notte in città. Come aveva ricordato più e più volte il diplomatico:

    «L'incontro con Delaiah sama sarà questa sera stessa, alle venti in punto. Un paio d'ore e saremo di ritorno alla locanda. Domani in tarda mattinata, ho dato disposizioni che la nostra imbarcazione sia rifornita e pronta per il viaggio di ritorno».

    Tutto era stato programmato nei minimi dettagli, sicché, mentre camminavano per le vie centrali della città, non avevano fretta alcuna. Del resto, era trascorsa da poco l'ora di pranzo (il pasto dei quattro era avvenuto in cabina, sulla nave ormai attraccata al porto).

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    Il palazzo di Barbakos, una volta sede dei Tredici, era ancora maestoso nonostante tutto. Ricostruito e ripitturato per sembrare ancora più vivace e altisonante, era l'edificio più alto di tutta la città. La locanda, secondo il signor Watanabe, si trovava lì vicino. Difatti, percorsero appena un paio di stradine limitrofe, infilandosi in un vicolo solo apparentemente senza uscita ma che portava ad una piccola piazzetta a quell'ora praticamente disabitata. E la locanda era proprio lì, dall'aspetto piuttosto modesto.

    «Signori, direi di riposarci in vista di stasera. Ho bisogno di rivedere alcune delle mie carte e riprendermi dal viaggio, non sono un patito delle lunghe settimane per mare».

    Esclamò proprio il diplomatico. Al Jonin, comunque, spettava la decisione sull'intera squadra di Ninja, sicché era il più alto in grado. Sospirando con un sorriso piuttosto provato dal viaggio, a sua volta, annuì verso l'altro.

    «Credo che anche io mi riposerò per un poco. Tra l'altro, le indicazioni mi vietano di allontanarmi troppo da lei, Watanabe san. Quindi, mi sembra d'uopo goderci un meritato riposo. Del resto, i due membri più giovani della squadra possono benissimo approfittare dell'isola»

    «Senpai?»

    Al cenno interrogativo che il Ninja dai capelli verdi gli lanciò, quello dai capelli blu rispose scuotendo appena la testa. Sul volto affilato, restava ancora quel vago sorriso.

    «C'è una costa ad est, poco lontana dall'ultimo centro abitato. Siccome non è un posto adatto per fare il bagno, potreste andare lì ad allenarvi. Cosa dici, Rentaro kun?»

    Lui restò per un attimo interdetto e aprì la bocca in quello che, all'inizio, poteva sembrare una contestazione. Ma rilassò le spalle e annuì verso il suo superiore, accettando di buon grado la proposta.

    «Va bene, senpai. Allora torneremo qui verso il tramonto, per accompagnarvi all'incontro a palazzo. Vieni, Shusui».

    Ordinò verso il diretto interessato e, dopo essersi congedato dagli altri due con un doppio inchino del capo, cominciò ad allontanarsi proprio in direzione indicata dal turchino. Sul volto, però, si leggeva una certa inquietudine. Forse fare da maestro non rientrava affatto nelle sue corde.


    Seguendo il passo fermo di Rentaro, ben presto i due kiriani si allontanarono quanto bastava dal centro cittadino. Effettivamente, Kazunari aveva ragione: allontanandosi verso le coste periferiche ad est, l'ambientazione si faceva più selvaggia e i centri abitati più radi. Si proseguiva letteralmente verso la spiaggia in lontananza, seppur questa fosse differente dalla sua opposta dove, invece, ci si poteva tranquillamente recare anche durante la bella stagione per farsi un bagno. Questo perché lì la costa era bassa e, seppur per un lungo tratto di mare ci fossero nient'altro che scogli, il posto era mite. Invece, laddove si stavano portando Genin e Chunin dell'Acqua, il terreno era più molle, formando una vera e propria palude. La vegetazione cresceva sporadica (consistente in ben pochi alberi, sparsi qua e là in piccoli gruppetti) e gli acquitrini si infittivano a vita d'occhio.

    «Fermiamoci qui».

    Disse Rentaro, dando un'occhiata alla spiaggia all'orizzonte. Il mare non era per niente calmo. Si erano fermati in una radura che ancora era vivibile, nonostante a nemmeno una decina di metri dietro di loro, si estendessero i primi larghi acquitrini di acqua scura, dove ninfee galleggiavano colorate. L'odore che quel luogo emanava non era certo granché, ma sopportabile.

    «Kazunari senpai mi ha detto di insegnarti qualcosa con la katana. Bene, lo farò perché me l'ha chiesto espressamente ma vorrei sia chiaro... non sarò il tuo insegnante personale. Attualmente il signor Watanabe e il senpai non hanno bisogno della nostra presenza per riposarsi. Quindi, inganneremo il tempo in questo modo. Per favore, presta molta attenzione ai consigli che ti darò».

    Era molto serio nel tono e, con un solo, elegante gesto, tirò fuori la katana la cui elsa spuntava dietro la spalla destra. Cominciarono quindi in alcuni esercizi di respirazione brandendo le armi, a circa cinque o sei metri l'uno dall'altro in modo da non colpirsi a vicenda, ma sulla stessa linea d'aria. Affondi e fendenti sul posto, a ritmo, dovendo modulare bene il respiro. In modo che a Shusui difficilmente riusciva facile stare dietro al ritmo del ben più esperto superiore.

    Si stavano allenando da una ventina di minuti al massimo quando accadde. Nessuno dei due poteva aspettarselo. Un coltellaccio tagliò improvvisamente l'aria, posandosi proprio nel mezzo del duo, proveniendo da dietro di loro. Un attimo giusto per rendersi conto della bombeletta legata al manico della corta arma, che subito esplose in una nube di fumo bianco che impedì la vista ad entrambi gli Shinobi. Tossendo, Rentaro afferrò per la collottola il più giovane, trascinandolo fuori da quella nube.

    «!!!»

    «Saaalve!».

    Il saluto sprezzante dell'uomo attirò parecchi ghigni di scherno da parte degli altri quattro, suoi compari. Tutti vestiti quasi di stracci ma "abbelliti" da numerose cinture, bracciali e toppe, i due kiriani erano stati semi accerchiati da un branco. La pelle degli sconosciuti variava da un rosa acceso ad un olivastro più scuro. C'era chi teneva una bandana zozza a fermargli i folti capelli, chi li aveva lunghi e sporchi, annodati in lunghe trecce, e chi i capelli non li aveva proprio. In ogni caso, un altro dettaglio balzava all'occhio: l'oro. Dai denti finti delle lega color ambra agli orecchini pendenti o ad anello che indossavano, mostravano un'oro brillante. Il che forse suggeriva il non aver proprio dei poveracci qualsiasi davanti. Invero, vi era un'altra spiegazione. Erano armati fino ai denti: katane, sciabole, pugnali e bastoni chiodati. La loro cerchia sembra oltremodo ostile. Rentaro allargò una mano, quella che non reggeva la katana, verso il ragazzo dai capelli neri.

    «Sono Pirati... fa attenzione, Shusui, resta dietro di me!»

    Il tono era calmo ma il volto più che concetrato, balzando su ognuno dei cinque individui, con calma. Stava già escogitanto un piano.

    «Pensavo vi avessero sterminati tutti»

    «Ghghgh! E cosa ne sa del Grande Meridione uno Shinobi? Ti conviene chiudere la bocca e morire!».

    Forse anche il provocarli faceva parte di questo. Partirono all'attacco senza nemmeno avvertire, aggredendo in tre Rentaro e in due anche Shusui che non venne risparmiato nonostante l'età. Gli energumeni che l'avevano puntato, erano un uomo calvo e piuttosto esile, con una mazza chiodata in mano sui cui, avvicinandosi, il Genin avrebbe potuto notare ancora delle macchie di sangue rappreso. L'altro era decisamente più basso ma largo, con l'occhio sinistro coperto da una benda nera. Il primo tentò una semplice mazzata atta a tramortire il più giovane: caricando il colpo, tentò di rilasciarlo a due mani, dall'alto verso il basso proprio per colpirlo in testa, senza pietà. Quello con la benda e leggermente più scuro di pelle, invece, aveva tirato fuori la propria katana, un poco arrugginita ma funzionante. Urlando verso il kiriano, di infilzarlo all'altezza del fegato, con un affondo dritto data l'altezza praticamente simile a quella dell'aggredito.
    Purtroppo per Shusui, Rentaro aveva già troppe gatte da pelare per aiutarlo.
    Scusa davvero per il ritardo. Ho dovuto mettermi sotto con lo studio e con i regolamenti, in questi giorni.
    Dunque, non perdiamo altro tempo, siamo già nel vivo dell'evento! La situazione è quella descritta: siete in 5 contro 2. Tu, in particolare, hai 2 Pirati contro di te. Le azioni dovrebbero essere abbastanza chiare.
    Puoi difenderti e attaccare nello stesso turno, tuttavia hai sempre le 4 slot azione disponibili da tenere in conto.
    Ti avverto che non terrò in considerazione la riuscita quindi mi raccomando per il post, fammi azioni più chiare possibili, per favore :sisi:

    Per qualsiasi dubbio/problema, scrivimi in privato.
     
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  4. Zaxon
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    Impiegammo una decina di giorni per raggiungere la nostra destinazione, il tempo era quello che era e trascorsi quel tempo a riflettere sul più e sul meno, anche pensando a dei momenti negativi, o addirittura misticheggianti. Giungemmo al porto e Daizo fu alquanto sorpreso nel vedere la destinazione, osservò come la cittadina sia stata -a sua detta- ricostruita. Venni a sapere che una traditrice distrusse completamente quel luogo, e che la regina di quei luoghi riuscì abilmente a far ripartire il paese e distruggere la pirateria da quelle acque. La ragazza si chiamava Uchiha Mokou. La pronuncia di quel nome in maniera quasi referenziale, un nome così normale, mi colpii particolarmente. Ma non compresi il motivo di ciò. Scendemmo dalla barca.
    [...]
    Scesi dalla barca avremmo raggiunto l'hotel dove ci saremmo stabiliti. Camminammo per le vie di Barbakos quasi come se stessimo camminando in un funerale, la città mostrava ancora i segni di distruzione portarti da quella furiosa battaglia. La giornata era bruttina, il sole era coperto dalle nuvole ma vi era una umidità incredibile che quasi mi fece girare la testa per via del caldo. Il viaggio era tutto prestabilito ed organizzato, il diplomatico sapeva perfettamente dove recarsi e cosa avremmo fatto: di sera avrebbe parlato con la regina.
    Camminando, arrivammo nei pressi di una torre immensa, segno della imponenza e della determinazione di far rendere Barbakos una città importante. La locanda dove avremmo dovuto alloggiare era vicino quella torre, ed una volta entrati il Jounin e il diplomatico decisero di riposarsi, alla fine il nostro scopo non fu altro che accompagnare il signor Daizo per compiere questo incontro, ma chiaramente era lui che avrebbe dovuto parlare con la regina. Ma qualcosa di incredibile sarebbe accaduto da lì a breve. Kazunari però congedò me e Rentato dal rimanere lì per mandarci in un altro luogo ad allenarci. Rentaro non sembrava affatto contento all'idea di dover "badare" a me, ma accettò l'intimazione da parte del suo superiore e mi ordinò di seguirlo. Io ero gasatissimo ma non volli proferire parola, preferii piuttosto fare un breve inchino sia a Rentaro che a Kazunari.
    [...]
    Seguii il chuunin in rigoroso silenzio, già ce l'aveva con me, figuriamoci poi a sentirmi parlare. Uscimmo velocemente dal centro abitato e seppur inizialmente vi era una vegetazione più o meno rigogliosa, arrivammo in un luogo pieno di scogli, con un terreno morbido. Rentaro, una volta giunti nel luogo deciso, intimò di fermarci. Poi si sentì in obbligo quasi di spiegarmi la situazione, che non era lui che desiderava allenarmi ma semplicemente non servivamo più in quei luoghi e dunque decise, come quasi un favore di prendersi cura di questo addestramento. Lui estrasse la lama ed iniziò a riscaldarsi con la stessa, afferrai pure io la katana ed iniziai a ruotarla cercando di emulare la bravura di Rentaro.

    "Maledizione, è davvero bravissimo !"

    Si muoveva con una eleganza incredibile, sembrava una danzatrice ed emanava, ruotando la lama, la sua vera essenza: una essenza calma ma che in caso di pericolo avrebbe generato una furia incredibile.

    "Lui è come l'acqua... calma ma burrascosa."

    Qualcosa di spiacevole però accadde subito dopo, un gruppo di cinque persone fecero la propria comparsa: erano degli uomini vestiti con degli stracci ma possedevano pure degli accessori molto particolari, erano pirati ed erano armati con qualsiasi arma possibile. Il colore oro era visibile in loro, da gioielli o denti del medesimo colore ed erano armati con cattive intenzioni. Rentaro mi intimò di farmi indietro e l'ascoltai, si era innervosito poiché pensava che tutti i pirati fossero stati sterminati, e se le cose non fossero in questo modo ?

    << Per chi lavorate ? Se siete qui, così vicini alla cittadina, ci sarà un motivo. >>

    Ipotizzai a quel punto, ma poi la battaglia infuriò. Tre pirati aggredirono rentaro mentre altri due provarono ad attaccarmi, fortunatamente avevo già la spada sguainata ergo avrei potuto difendermi al mio meglio. Due omaccioni volevano me come piatto di carne da mangiarsi, ma non sapevano cosa gli attendeva. Il primo di loro, un uomo molto impostato con una mazza rappresa di sangue caricò un colpo con due mani dall'alto verso il basso, io lì tentai di pararmi con la katana frapponendola all'arma metallica, ed avrei tentato di spingere in alto la mazza ed abbozzare un fendente diagonale verso la spalla destra del nemico.
    Il secondo, che rispetto al primo era più smilzo, afferrò una katana chiaramente arruginita e tentò di infilzarmi con la lama, fortunatamente si stava avvicinando urlando, in modo tale da poter capire a che punto fosse giunto. Mi dedicari dunque proprio all'arrivo dell'uomo, e scivolai con il peso buttandomi verso destra mettendo la mia katana dritta per difendermi in modo tale da dover far scivolare la lama avversaria senza dover, in teoria, subire una ferita. Essendo il suo un affondo, si sarebbe ritrovato sbilanciato nei miei confronti e dalla mia posizione di difesa abbozzai un fendente dal basso verso l'alto ruotanto la spada da sotto. Erano avversari temibili, ma ero pronto a tutto.

    Shusui



    Resistenza (Ki): 200 - 1 - 1
    Stamina (Chakra): 150

    Maestria:
    Combattente Armato I

    Turnazione:
    1) Parata
    2) Attacco Semplice
    3) Parata
    4) Attacco Semplice

    Note
    Chiedo venia per il post striminzito, mi sono arruginito un po' spero di non aver fatto errori grossolani :)
     
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    I cinque pirati erano convinti di aver fatto centro, due giovani ed isolati ninja nel bel mezzo del loro territorio era quanto di meglio avrebbero potuto mai chiedere da quell'infruttuosa giornata, si erano stancati di avere sempre a che fare con selvaggina o con dei poveri vagabondi, soprattutto perché la carne dei secondi era lunga da cucinare. Buttandosi in mezzo alla mischia con le armi in pugno però si resero ben presto conto di non aver a che fare con degli sprovveduti, i tre che avevano aggredito Rentaro infatti capirono un secondo troppo tardi di non avere scelto saggiamente, al Chunin bastarono solo un paio di mosse per disarmare i due più vicini in modo quasi teatrale: uno ci perse solo il pugnale arrugginito, mentre l'altro si ritrovò in ginocchio ad urlare al suo nuovo moncherino che aveva preso il posto della sua mano sinistra. Il terzo, visto quello era successo ai suoi compagni, decise di tenere di più alla pelle e si dileguó senza troppe cerimonie nella vicina boscaglia, seguito poco dopo dall'altro che rinunciò rapidamente alla sua arma, l'ultimo rimasto a terra invece:

    *Tuc*

    La sua testa fece un rumore sordo cadendo sulla sabbia, a Rentaro era bastato un solo e deciso colpo con la katana per porre fine alle sue sofferenze. Shusui però non ebbe modo di apprezzare la fine tecnica del suo compagno, aveva del resto i suoi bei problemi. L'omaccione portò verso il cranio del giovane la sua mazza chiodata con l'intento di farla nuovamente bagnare di sangue, ma le sue attese vennero presto meno, visto che il Genin vi piazzò davanti la katana, reggendo a fatica l'intensità del colpo che scaricó tutto sulle sue braccia non permettendo al giovane di fare altr:

    "Bello stuzzicadenti, ne userò i brandelli per farti a pezzi!"

    L'uomo continuò a fare forza con il chiaro intento di spezzare la katana e ci sarebbe anche riuscito dato lo stridente rumore che aveva cominciato a fare lama, se non fosse che l'altro pirata, buttandosi nella mischia urlando contro Shusui, diede al ragazzo un'uscita perfetta:

    "Ti eri forse scordato di me?"

    Il Genin si staccò dalla mazza chiodata e spostandosi lateralmente evitò l'affondo nemico, cosa che fece aprire completamente la guardia al pirata rendendolo inerme di fronte al fendente del ragazzo che gli un lungo squarcio sul fianco sinistro, una ferita dolorosa quanto inattesa:

    Argh, fottuto verme ninja, dai Krum ritiriamoci, la spiaggia si è fatta stretta.

    L'omone rispose con un cenno di assenso e si dileguò insieme al compagno nella vegetazione. Rentaro, che aveva avuto modo di assistere in parte al combattimento di Shusui, seguí con lo sguardo i pirati fino alla loro totale scomparsa, poi tirò fuori dalla tasca un panno e si mise a pulire il sangue dalla lama della sua katana:

    "Non ti sei mosso male, hai senza dubbio un talento naturale, ma ti do un consiglio per il futuro, non cercare di parare un colpo dato da un'arma da impatto come quella, se il pirata fosse stato più forte avresti potuto dire addio alla tua lama e al tuo braccio."

    Finita l'operazione il ninja controllò brevemente la katana prima di riporla con cura nel fodero:

    "Cominciano a tornare, non penso tu abbia bisogno di altri miei consigli e comunque è meglio fare rapporto sull'accaduto.

    Attese eventuali risposte del Genin, poi si diresse a passo deciso verso la cittadina, per quanto avessero respinto quei pirati non erano ancora del tutto al sicuro.
    Arrivarono a Barbakos quando il sole aveva gia cominciato ad ammiccare all'orizzonte, delle tonalità rossate coloravano il cielo mentre la luna si affacciava timidamente per controllare che fosse tutto apposto. Malgrado in città non vi fossero più i pirati era evidente come la gente non si sentisse affatto tranquilla, il via vai cittadino era notevolmente diminuito nelle ore che i ragazzi avevano passato fuoro e dopo quello che avevamo passato a poca distanza dalla città la cosa non li sorprendeva per niente. Al loro ingresso nella locanda trovarono Kazunari e Daizo intenti a discuire amabilmente davanti ad una bottiglia di sake e due bicchieri, sebbene l'unico a dare l'impressione di aver bevuto fosse il diplomatico che lo ostentava ridendo con un tono di voce molto più alto del dovuto:

    E fu così che convinsi mio fratello a prendermi carico del negozio di nostro padre, riesci ad immaginarmi a pulire pesci dalla mattina alla sera?"

    L'uomo si verso un altro bicchiere, lo sollevò in aria davanti a sè e lo bevve tutto d'un fiato:

    Ah ecco i nostri ragazzi, piaciuta la spiaggia?

    Kazunari era già sul punto di riprenderli, poi però lesse sulle loro facce che qualcosa era andato fuori dal seminato:

    Sembra abbiate avuto un pomeriggio movimentato

    Il Jonin si fece raccontare nel dettaglio l'accaduto, poi rimase pensieroso per qualche istante prima di tornare a parlare:

    Sono contento del modo in cui avete gestito la cosa, peccato non essere riusciti a fare un prigioniero, ma in quella situazione le cose sarebbero potute andare molto peggio. Non penso ci sia in generale molto di cui preoccuparsi, probabilmente si trattava di un gruppo isolato, uno di quelli cacciati via dalla città, meglio pensare all'imminente incontro con Deliah"

    Al sentire queste parole Daizo sembrò destarsi dal torpore in cui fino a quel momento di era rinchiuso e prese con irruenza la parola:

    "Ben detto ben detto, questo colloquio è fondamentale per mantenere dei buoi rapporti tra Kiri e Barbakos e per forza di cose con tutti gli altri villaggi ninja, degli accordi oggi avrebbero un importanza storica!"Bando alle ciance, dirigiamo verso il palazzo centrale, arrivare in ritardo è il modo peggiore con cui cominciare un negoziato

    L'uomo, seppur a fatica, riuscí ad alzarsi in piedi e dopo aver controllato che la bottiglia fosse vuota si incamminò a passo inaspettatamente deciso verso l'uscita:

    "Bene ragazzi adesso per noi comincia la parte noiosa, in quanto scorta dovremmo essere presenti ai colloqui che si terranno a breve ma dovremmo essere come delle statue, rispondete solo se interpellati e non fate niente di avventato, creare un incidente diplomatico adesso avrebbe delle notevoli conseguenze.

    Rentaro annuí deciso, poi solerte raggiunse Daizo che aveva senza attendere lasciato il locale:

    Vai con loro Shusui, io pago il sakè e poi vi raggiungo

    Kazunari si rivolse al giovane con un tono meno rilasato di prima, che l'ansia del caposquadra cominciasse a farsi sentire? Il Genin comunque non poteva fare altro che obbedire, seguendo il suo compagno Chunin ed il diplomatico si avviò verso il Palazzo della Reggente in un rapida passeggiata che durò fortunatamente due minuti. Quando Rentaro si rese conto dell'assenza del Senpai si girò verso Shusui:

    "Sai che fine ha fatto Kazunari?"

    Sentendo la risposta del Genin il giovane si accigliò per qualche secondo prima di scrollare le spalle:

    Avrà di sicuro i suoi buoni motivi per fare tardi, sono certo che al nostro arrivo ci raggiungerá.

    Il ragazzo poi spostò nuovamente lo sguardo sul suo compagno:

    "Ho sentito prima il senpai parlare del comportamento poco consono che hai avuto in allenamento, il motivo per cui sei qui. Scusa la curiosità ma cosa è successo?"

    Dopo l'esperienza della spiaggia Rentaro sembra essere aperto un po' di più con il Genin, chissà forse vederlo combattere aveva fatto aumentare la stima che aveva nei suoi confronti, in ogni caso scambiare quattro chiacchiere prima di arrivare non avrebbe di certo fatto male.

    La previsione del Chunin però non fu rispettata, il Jonin infatti lì raggiunse qualche minuto dopo il loro ingresso nel palazzo, quando giae guardie li avevano scortati dinanzi all'ingresso della sala della Reggente. L'interno del palazzo in ogni caso appariva semplice ma elegante, il mobilio era presente ma non invadente, diversi quadri raffiguranti per lo più località marittime abbellivano i verdi corridoi illuminati da candelabri appesi al soffitto che si ripetevano ad intervalli regolari facendo risaltare la moquette rossa che ricopriva completamente il pavimento:

    Scusate il ritardo, mi sono voluto assicurare che non occhi o orecchi indiscrete nei paraggi

    Il tono di voce era tranquillo ma il suo sorriso tradiva una discreta preoccupazione. Nè Rentaro nè Daizo sembrarono farci caso, anzi quest'ultimo, magicamente tornato sobrio, si permise di riprendere lo shinobi ricordandogli l'importanza della puntualità. Finito quel teatrino in ogni caso le guardie li fecero entrare, introducendoli alla Reggente, impegnata in quel momento nella lettura di un documento in una stanza che dava tutta l'impressione di essere il suo ufficio, viste le numerose pliche di documenti e libri che regnavano sovrani in quel modesto ambiente :

    È arrivato il diplomatico di Kiri con la sua scorta mia signora!

    La donna, posó la cartella sulla scrivania davanti a sè e rivolse ai quattro uno sguardo eloquente prima di congedare i suoi uomini:

    Benvenuti, spero che il viaggio sia stato piacevole nonostante la sua lunghezza. So che l'ora non è la più consona per tenere dibattiti di questa importanza ma come penso sappiate il tempo è contro tutti noi...

    Deliah fece una pausa chiudendo gli occhi ed espirando profondamente prima di continuare:

    Non penso quindi vi dispiacerà se salterò i convenevoli e andrò dritta al punto... che cosa volete da me, da Barbakos, ma soprattutto che cosa potete darmi?

    [Spoiler]Eccoci Saix, scusa per il ritardo ma il cambio ha richiesto qualche preparativo in più del previsto. Ad ogni modo ora ci sono io e cercherò di essere più solerte possibile nel postare! Il post mi sembra esplicativo, per qualsiasi cosa mpizzami : rosa:[/color]
     
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  6. Zaxon
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    Il combattimento entrò subito al momento fatidico e me la visti veramente brutta contro il pirata energumeno questo perché quest'ultimo provò a colpirmi diritto sulla nuca con la sua mazza chiodata. L'impatto con la katana fu tremendo, mi sentii vorticare e tremare poiché la potenza di impatto fu immensa.

    "Tremo ? Ma cosa sta succedendo ?! E' tremendamente forte questo tipo."

    Rimanemmo in una fase di stallo alla braccio di ferro in cui le due armi venivano spinte dai due contendenti, senza che effettivamente qualcuno si muovesse. Una cosa però stava accadendo, la mia spada si stava iniziando a incrinare, una sensazione impercettibile ma stavo capendo che mancava veramente poco.

    "Merda... Non posso rimanere in questa posizione, Rentaro è ancora occupato nel suo di scontro. Tsk.."

    Dopo aver sbraitato, il secondo pirata si scagliò verso di me ed ottenni il modo di svincolarmi dalla situazione scivolando lateralmente verso il neo avversario. Da lì afferrai la spada e lo tagliai dritto nel fianco, un attacco che certamente non si aspettava. Così ferito urlò all'omone di tagliare la corda. I due fuggirono, ed io tremavo ancora. Più per adrenalina che per altro, quello fu il mio combattimento serio contro qualcuno che voleva veramente ammazzarmi. Voltandomi vidi uno spettacolo raccapricciante, tre corpi esanimi ma uno mi colpì più del dovuto: quello al quale non vi era più la testa attaccata al corpo. Un senso di vomito e nausea mi stava salendo dallo stomaco, ma qualcosa mi fermò. Rentaro mentre puliva la propria lama abbozzò un complimento verso la mia persona e mi diede il consiglio di evitare attacchi di quel tipo anziché pararli poiché se fossi stato sfortunato avrei perso la lama con tutto il braccio. Sobbalzai all'idea, ma ascoltai attentamente le sue parole, sembrava diverso rispetto a prima. Pure io rifoderai la lama ed iniziammo a tornare verso il Jonin per fare rapporto. Rimasi per quasi tutto il tempo del viaggio in silenzio, ma poi volli vuotare il sacco:

    << Rentaro - san provavo paura. Tremavo durante lo scontro con quel tizio. Ma non capisco il perché. >>

    Avrei atteso risposta da parte del chuunin.
    [...]
    Arrivammo in città alle ultime luci del giorno, dove vi era già la luna alta nel cielo. Arrivammo alla locanda e ciò che osservammo fu la ubriacatura di Kazunari e Daizo, che continuavano a bere tranquillamente del liquore. Non assaggiai mai bevande del genere poiché sono ancora molto piccolo, però fui piuttosto curioso dal almeno assaggiarne una goccia.
    Lasciai a Rentaro la possibilità di spiegarsi e spiegare l'accaduto nella spiaggia. Non appena venne spiegato il tutto partimmo per l'incontro fra Barbakos e Kiri, un incontro di un certa levatura ed importanza dato che comunque eravamo ancora sprovvisti di Kazekage e serviva un'alleanza potente. Così ci preparammo tutti e partimmo per recarci al cospetto della Regina di quel regno. Kazunari mi disse che avrebbe pagato il conto e ci avrebbe raggiunto subito dopo. Rentaro mi chiese, quando lo raggiunsi, dove fosse il Jonin ed io risposi:

    << Sta tornando, mi ha detto che è andato a pagare il conto. >>

    Comprese e mi domandò perché fossi lì in quel momento, più che altro la motivazione di quell'ammonimento durante l'addestramento. Arrossii per la vergogna ma risposi con molta tranquillità e scioltezza andando dritto al punto

    << Ho tentato di accecare il mio avversario. >>

    Kazunari ancora non si faceva vivo. Che cosa stava combinando ?
    [...]
    Giungemmo al palazzo reale e venimmo accolti con preoccupazione ma sempre con rispetto referenziale. Kazunari arrivò qualche minuto più tardi.
    Ci fecero accomodare ed una donna bellissima ci indagò e parlò con molta fretta chiedendoci cosa volessimo da lei e dal suo paese. Le trattative erano cominciate, non spettava altro che ascoltare e fare attenzione.
    Mi scuso per la cortezza del post in alcuni punti
     
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    La donna si rivolse al diplomatico con decisione e durezza, cosa che non soprese affatto l'uomo, anzi sarebbe più giusto dire che si aspettasse una reazione del genere, del resto i rapporti tra Kiri e Barbakos non sarebbero potuti essere più tesi, prima c'era stata la quasi totale distruzione del loro villaggio con il coinvolgimento della Nebbia, poi la rappresaglia dei Tredici che aveva portato al rapimento del Mizukage, entrambe le parti erano rimaste gravemente scottate:

    Vede mia signora...

    Comincio Daizo con tono tranquillo e rispettoso:

    ...la situazione sia da noi che da voi è precaria, labile. Il rapimento della nostra Kage ha portato scompiglio e ha gettato un velo di paura su tutto il villaggio, i lavori procedono a rilento e le risorse per la ricostruzione, con la guerra ancora alle nostre porte, scarseggiano. Dall'altra parte ci siete voi, intenti a tenere in piedi il forte assediati da tutti i lati dai pirati, fuori sicuramente dalla città ma sappiamo tutti ancora presenti nelle sue immediate vicinanze...

    L'uomo faceva chiaramente riferimento allo sfortunato incontro che avevano avuto i due ragazzi, ma non ritenne necessario spiegare da dove aveva avuto fare informazione, del resto era certo che la donna ne fosse ampiamente al corrente:

    Quello che propongo quindi, a nome di Kiri, è un accordo di non belligeranza e di reciproco aiuto che potrebbe beneficiare entrambi le parti, noi ci impegneremo a fornire supporto per l'eliminazione dei pirati rimasti, cosicché voi possiate consolidare in modo definitivo e sicuro il controllo sulla regione. Quello che chiediamo in cambio è la fornitura di materiali utili alla ricostruzione del nostro villaggio, così da poterlo riportare al suo splendore originale.

    A quel punto il diplomatico fece una pausa, in modo che la donna potesse digerire e riflettere sulla proposta. Sapeva che quello che chiedevano era un'inezia rispetto a quello che offrivano, ma l'idea di quell'incontro era quello di ottenere un accordo su cui poi poter costruire in futuro una pace solida e duratura, per poterlo fare però occorreva creare un precedente che fosse positivo. Deliah ascoltò le parole dell'uomo senza mai abbassare lo sguardo, poi al termine del suo discorso portò entrambe le mani davanti alla bocca poggiandole unite sul mento e si mise a ragionare in silenzio per circa un minuto. In questa breve pausa la finestra alle spalle della donna si aprí delicatamente portando un vento proveniente dal mare che mosse leggermente i lunghi capelli biondi che incorniciavano il volto diafano della giovane:

    Capisco, vedo che siete ben informati su quello che succede sulle nostre sponde, ma dato quello che ci siamo fatti a vicenda la cosa non mi stupisce...

    Deliah interruppe un attimo il suo discorso, si voltò brevemente per chiudere la finestra alle spalle prima di girarsi e continuare:

    Non mi stupisce nemmeno la vostra richiesta, so il bisogno che avete di quello che possiamo offrirvi, perciò sí sono favorevole a fare un accordo, dovremmo però definirne per bene i dettagli...

    Da quel punto in poi, con le carte messe in tavola entrambi i lati concordi sul da farsi, il resto dell'incontro divenne un definire numericamente gli aiuti che entrambe le parti avrebbero dovuto fornire in un senso e nell'altro, la donna malgrado le apparenze si dimostrò di mente fina e pronta a definire ogni virgola di quell'accordo. I tre ninja, loro malgrado, si ritrovarono testimoni di un momento storico, solo che ancora non si potevano rendere conto della cosa. Ci vollero diverse ore prima che l'accordo potesse essere messo per iscritto in duplice copia in modo tale che entrambe le parti fossero d'accordo, purtroppo la diplomazia aveva bisogno dei suoi tempi:

    Molto bene, qui il nostro lavoro è finito, la ringraziamo per il suo prezioso tempo, invieremo quanto possibile truppe a suo supporto come pattuito...

    L'uomo fece segno ai tre ninja di raggiungerlo, poi concluse la sua affermazione di congedo con un profondo inchino:

    Ed Barbakos si impegnerá quanto prima ad inviare i materiali richiesti, che questo siano l'inizio di un nuovo sentiero per i nostri due paesi!

    Rentaro si avvicinò subito al diplomatico e ne imitò i movimenti, cosa che avrebbe dovuto certamente fare anche il giovane Genin, rispondendo entrambi alla donna posta davanti alla sua scrivania che aveva anche lei cominciato un rispettoso seppur non altrettanto profondo inchino.
    Accadde tutto in un istante. Ai ragazzi bastò sbattere un attimo le palpebre per veder materializzare Kazunari davanti a Deliah con un kunai in mano con il tempo e la sorpresa dalla sua. Un secondo dopo e la lama aveva penetrato il costato della Reggente due dita sotto l'ultima costola, un colpo veloce e preciso. La donna fece due passi indietro con aria sorpresa portandosi le mani sulla ferita che aveva cominciato a perdere sangue:

    Cosa diavolo...

    Il Jonin non le fece finire la frase, con un rapido movimento d'anca le portò un calcio sul fianco ferito che lei, d'istinto, riuscí a parare, l'impeto del colpo tuttavia fu tale da farla finire contro il muro alla sua destra. Il volto di Daizo crollò come un muro, gli occhi sbarrati, la bocca semiaperta, lo sguardo in bilico tra il terrorizzato ed il confuso, cercava farfugliare qualcosa ma senza successo. Rentaro, dal canto suo, aveva senza rendersene conto portato la mano destra alla sua katana ma non era ancora riuscito ad estrarla, gli tremava visibilmente la mano, non riusciva a convincersi che quello a cui aveva assistito fosse reale. Shusui fu spettatore di tutto questo, vide negli occhi del suo compagno un emozione simile a quella che lui aveva provato durante il combattimento con il pirata energumeno e gli tornò in mente quello che il Chunin gli aveva detto solo poche ore prima :

    "Quel tremore è la paura, un sentimento irrazionale che ti colpisce quando meno te lo aspetti, che ti porta a dubitare di tutto quello che sei e che sai fare, ti blocca, ti impedisce di agire e di pensare nitidamente. Ricordati che è impossibile non provare paura, ma in quanto ninja devi essere sempre in grado di controllarla, non lasciare che sia lei a prendere il comando, specialmente sul campo di battaglia, alimenti sarai come un agnello indifeso circondato dai lupi.[/ Color]

    Kazunari sorrise avidamente vedendo la piega che la situazione aveva preso, lentamente su girò verso i due ragazzi ed il diplomatico con un ghigno dipinto sul volto:

    [color=#002B80]Scusatemi ragazzi ma oggi non è proprio la vostra giornata, purtroppo per voi sono stato pagato profumatamente dai pirati del luogo per eliminare questa stupenda pulzella, sapete non gli va a genio che qualcuno gli impedisca di fare scorribande in quello che considerano il loro Continente, quindi capirete da soli che non posso lasciarvi respirare, è un peccato perché sembravate entrambi molto promettenti...


    L'uomo mulinò nuovamente il kunai in direzione del volto del povero Genin, davanti al quale però si frappose Rentaro che con la spada in pugno parò il colpo oppendosi con forza al Jonin:

    Shusui prendi Daizo e fuggite da qui, io cercherò di farvi guadagnare del tempo...

    La voce del ragazzo tremava leggermente, segno di come fosse riuscito solo in parte a riprendersi dal torpore del momento. Nel frattempo Deliah era riuscita a mettersi in piedi e si era messa in posizione di combattimento:

    Te la farò pagare cara sporco traditore! GUARDIE!

    Nessuno rispose al suo appello, dalla porta cominciarono ad arrivare rumori concitati di battaglia, il fragore delle armi fece rapidamente capire a tutti i presenti come stavano le cose:

    Ah sì, mi sono dimenticato di dirvi che ho fatto entrare un po' di amici pirateschi nel palazzo per coprire le mie tracce, spero non vi dispiaccia.

    Il Genin era di fronte ad una chiara scelta, da un lato provare a scappare con Daizo per il palazzo in subbuglio lasciando da solo Rentaro, il giovane che poco tempo prima per sdrammatizzare gli aveva raccontato di una sua gaffe durante l'allenamento con Jambo in persona oppure rimanere insieme a lui e a Deliah per combattere Kazunari, cosa avrebbe fatto?

    Tan Dan Dan! Plotwistone! A te la scelta, fammi un bel post in cui descrivi come si deve lo stato emotivo del non Shusui e poi decidi, sappi che qualsiasi cosa sceglierai avrà conseguenze :rosa:


    Edited by Stompo - 1/9/2019, 18:56
     
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    Io e gli altri due shinobi osservammo attentamente tutta la discussione diplomatica che si stava verificando fra il regno di Barbakos e Kirigakure no Sato, un evento da una portata storica elevata. Un moto di orgoglio mi prese in quel momento dato che stavo assistendo ad un evento molto molto delicato, e di conseguenza importante per la storia di due nazioni così vicine eppure così differenti l'una dall'altra. In breve si raggiunse un accordo molto interessanti da ambedue le parti: Kiri avrebbe dato uomini per estinguere la minaccia dei pirati che segna profondamente la bionda regina di Barbakos e quest'ultima avrebbe donato materie prime per la ricostruzione del villaggio, data la brutta situazione che si era venuta a generare nel corso degli anni. Non appena tutte le trattative politiche vennero siglate da un contratto decidemmo di andare via. La missione era stata compiuta con successo. Il diplomatico e Rentaro si inchinarono alla regina ed io emulai i loro stessi movimenti, e lei con un cenno della mano e della testa abbozzò una sorta di ringraziamento. Ma accadde qualcosa, qualcosa di inaspettato, di funesto e grave: non appena ci voltammo per solcare la porta Kazunari si avventò verso la regina di Barbakos e l'accoltellò al costato sfruttando un kunai. Fu tutto così rapido che non me ne accorsi, vidi il terrore nel viso del diplomatico e per la prima volta vidi il terrore in Rentaro. Kazunari ci aveva tradito, aveva tradito la propria patria per aiutare la pirateria a rimanere in quei luoghi a portare caos e disperazione. Ricordai le parole di Rentaro di qualche ora prima: quella che provai fu la paura, la stessa paura che ora riesco a leggere proprio in quegli occhi. Un nostro superiore, un suo amico ci aveva tradito per niente ed avrebbe potuto mandare a monte ogni trattativa. Kazunari dopo aver attaccato la leader di quel paese si scagliò pure verso di me, ero morto. Chiusi gli occhi per vigliaccheria ma sentii lo scontro di una lama, Rentaro mi protesse contro l'agguato del Jonin. Il chuunin mi ordinò di prendere Daizo e fuggire da qui.
    La donna seppur ferita era ancora cosciente ed ordinò alle guardie di entrare ed attaccare ma da fuori si sentivano suoni di lame e le urla di civili che perivano per tutto il palazzo, Kazunari aveva fatto accomodare i suoi "compagni" pirati all'interno. Avevo una scelta da compiere: o rimanere affianco di Rentaro per fronteggiare Kazunari o eseguire l'ordine e tentare di fuggire con un Daizo impaurito e fronteggiare diversi pirati per sbarrarmi la strada. La situazione non era delle migliori e qualcosa in me si stava azionando. Riflettei, il tempo sembrava essersi distorto e diradato, assottigliato. Se fuggivo con il diplomatico avremmo potuto aiutare il palazzo a riprendersi dall'assedio dei pirati ma avremmo consegnato alla Morte sia Rentaro che la Regina, di contro aiutare Rentaro significava catturare il traditore, salvaguardare l'accordo politico e la Regina ma ci saremmo ritrovati un sacco di pirati alle costole, in una sorta di occupazione militare. Compii una scelta, ma ancora ero piuttosto turbato. Vidi il combattimento di lame tra i due shinobi di Kiri e continuavo a rimanere confuso, preoccupato, ansioso, impaurito. Vidi questi stessi sentimenti in Rentaro che stava combattendo più con se stesso che con il Jonin, stava cercando di controllare la sua stessa paura. Il mio viso cambiò gradualmente, da una espressione di turbamento passò ad essere uno sguardo pieno di rabbia, di collera allo stato puro.

    << Ci fidavamo di lei Kazunari - dono ! Come ha potuto ?! Come ha potuto ordinare la nostra stessa esecuzione ?! >>

    Urlai dando per scontato che fu lui, dopo averci consigliato un luogo dove allenarci, a dare la soffiata ai suoi "compagni" per assassinarci.

    << Per cosa poi ?! Per del denaro ?! >>

    Afferrai l'elsa della spada ed iniziai a correre verso Rentaro per aiutarlo nello scontro. Nel passaggio afferrai Daizo e provai a tirarlo indietro verso la regina. Lo guardai in maniera che capisse di rimanere con lei e di proteggerla e magari prestargli un primo soccorso.
    Non appena fui vicino all'avversario estrassi l'arma ed abbozzai un fendente obliquo che partiva dalla gamba destra verso l'alto, per giungere verso la spalla sinistra. Dopodiché provai a dare un colpo di punta, ma questo mi sarebbe servito per allontanarlo un po' e schermarlo dal prossimo attacco. Allorché brandendo la lama solo con una mano mulinai un colpo dall'alto verso il basso, ma quest'ultima sarebbe stata una finta poiché mi sarei gettato con tutto il peso e la forza data in un singolo pugno verso il costato nemico.

    << Rentaro - san mi dispiace disobbedire ad un ordine ma ormai avrà capito che gli ordini mi stanno stretti. >>

    Poi voltai leggermente il viso per osservarlo con la coda dell'occhio ed abbozzai una frase profonda e filosofica, avevo bisogno di Rentaro, dovevamo proteggere la regina e successivamente avremmo potuto espugnare il palazzo reale.

    << Lei mi ha detto che uno shinobi non deve soccombere alla paura. Non soccomba alla paura ! >>

    Poi osservai diritto negli occhi Kazunari ed inveii ringhiando verso esso.

    << Me la pagherà cara ! >>

    Shusui



    Resistenza (Ki): 198 - 1 - 1 - 1 - 10
    Stamina (Chakra): 150

    Maestria:
    Combattente Armato I

    Turnazione:
    1) Attacco Semplice
    2) Attacco Semplice
    3) Finta
    4) Pugno di Arhat

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    A volte la vita ti metteva di fronte ad una scelta, in alcuni casi era una cosa di cui non ti rendevi nemmeno conto, scoprivi solo le conseguenze andando avanti, altre volte invece le alternative ti apparivano lampanti, andare a destra o a sinistra, scegliere il rosso piuttosto che il blu, ogni persona compieva nella sua vita migliaia di scelte, ma alcune, dio solo sapeva quali, erano più importanti di altre perché finivano per influenzare la vita degli altri. Per Shusui quella scelta era arrivata completamente inaspettata, fuggire o restare, scappare o combattere, vivere o morire? Non poteva conoscere la risposta a quella domanda ma alla fine nemmeno gli importava, perché era arrabbiato, furioso, la paura che l'aveva inizialmente invaso era lentamente sparita facendo emergere in lui un sentimento di rabbia, di odio nei confronti di quell'uomo a cui sia lui che Rentaro si erano affidati, come un fiume in piena la sua ira contagiò ogni singola cellula del suo corpo facendogli ribollire il sangue, facendogli vomitare contro quel traditore parole cariche di risentimento e cariche di decisione verso il suo compagno, facendogli attingere a qualcosa dentro di sè che nemmeno Shusui sapeva di avere:

    "...Come ha potuto ?!Come ha potuto ordinare la nostra stessa esecuzione ?! Per cosa poi!? Per denaro?!

    Gli occhi del giovane cominciarono rapidamente a mutare tingendosi di rosso sangue, sull'iride comparve una trama circolare nera su cui spiccava una virgola ben definita. Ma il giovane non poteva rendersene conto, era troppo fuori di sè per potersene rendere conto. Cosi come non di rese conto dell'avvertimento di Rentaro di non attaccare, Shusui estrasse semplicemente la sua katana e si buttò a testa bassa contro il suo nemico che non aspettava altro che quello:

    "Scelta sbagliata, game over pivello!"

    Kazunari sbilanciò Rentaro spostando la mano con il kunai verso sinistra e facendo un mezzo giro su se stesso lanciò la suddetta arma mirando in mezzo agli occhi del povero Genin, peccato che il giovane non era più lo stesso di prima, sebbene ancora non se ne rendesse conto. Shusui infatti riuscì a vedere il veloce movimento del Jonin, quasi come se il ninja si muovesse un po' più lentamente e sfruttó quest'informazione per spostare, quasi istintivamente, la testa verso destra in modo da evitare il kunai. L'uomo rimase profondamente sorpreso della cosa, soprattutto perché si rese conto degli occhi che aveva assunto il ragazzo, una distrazione che si rivelò decisiva, il Genin infatti riuscí a portare entrambi i fendenti a segno provocando uno squarcio sulla gamba destra e una ferita spalla sinistra, prima che il Jonin riprendesse il tempo e leggesse la finta:

    Hai dei begli occhi ragazzo, ma prima di potermi affrontare hai ancora molta strada da fare!

    L'uomo infatti malgrado il sangue che usciva dalle sue ferite non si scompose al primo attacco, aspettò con pazienza il pugno e vedendolo arrivare si portò in avanti, lasciò passare il braccio sul fianco destro e portò rapidamente in leva il gomito del ragazzo che resse solo un istante prima di rompersi con un rumore sordo:

    Ops! Scusa non volevo!

    Il dolore che il giovane avvertí fu atroce, si ritrovò istintivamente ad urlare inginocchiato a terra cercando di reggersi il braccio rotto con l'altro lasciando la katana cadere a terra. Era la sua fine. O meglio lo sarebbe stata se Shusui fosse stato da solo in quella stanza. Deliah e Rentaro infatti, sfruttando il diversivo offerto dal Genin, attaccarono similituaneamente il Jonin alle spalle, la prima con un calcio orizzontale che impattò lateralmente contro il ginocchio sinistro dell'uomo mandandolo in frantumi, il secondo portando un fendente obliquo con la sua fidata katana che gli aprì un profondo squarcio diagonale sulla schiena. Kazunari, circondato, cedette istintivamente a terra ad un metro dal sofferente Shusui, riuscendo a non cadere solo grazie alle mani che aveva istintivamente portato in avanti:

    "Eh eh bella mossa, quel ragazzino ha fatto un diversivo con i fiocchi non c'è che dire...sareste riusciti anche a fregarmi se non avessi avuto un piano B..."

    L'uomo, con il briciolo di forze che gli erano rimaste, compose con la mano destra un sigillo facendosi comparire addosso una decine di carte bomba poste anteriormente sopra il giacchetto. Fu allora che Deliah fece la sua mossa, istintiva, irrazionale forse, ma tipica di chi agiva d'impulso pur di cercare di salvare la sua pelle. La donna infatti porto un calcio al fianco del Jonin facendolo volare verso la porta d'ingresso del suo ufficio, dove era rimasto inerme, impaurito ed indifeso l povero Daizo che si vide volare contro dal nulla un Kazunari intento a rendersi conto di cosa stesse succedendo. L'esplosione fu violentissima, l'onda d'urto spinse Deliah, Rentaro e Shusui contro il muro opposto della stanza e l'esplosione fece saltare la parete vicina, la porta e danneggiò sia il soffitto che il pavimento. Quando si furono ripresi con le orecchie fischianti, la testa intontita e delle bruciature superficiali sulla parte anteriore del corpo, i tre avrebbero potuto osservare i corpi del Jonin e del diplomatico completamente bruciati e carbonizzato, i vestiti in brandelli e gli occhi spenti, uno spettacolo raccapricciante. Rentaro era visivamente sconvolto, osservava i corpi senza vita dei due uomini riuscendo a malapena a respirare, il volto contratto in un'espressione triste e piena di colpa. Fu Deliah, dopo aver dato una mano a Shusui per farlo mettere in piedi, a rompere dopo qualche minuto il silenzio che aveva preso possesso della stanza:

    So che è un pessimo momento, sono terribilmente dispiaciuta per quello che è successo a quel pover uomo ma se non facciamo qualcosa il palazzo e poi la città saranno prese dai pirati. Vi chiedo di aiutarmi a ristabilire l'ordine, dopodiché gli renderemo i giusti omaggi...

    La donna fece una breve pausa, il volto teso, lo sguardo leggermente triste, poi si avvicinò al dolorante Genin:

    Ora vedrò di occuparmi del tuo braccio, in quell'armadio dovrei avere l'occorrente per bloccarlo, non ti passerá il dolore ma almeno potrai combattere. Ti consiglio inoltre di disattivare, spegnere o come cavolo fai tu lo Sharingan, non penso sia saggio che tutta Barbakos lo veda dopo quello che è successo l'ultima volta...

    A quel punto la reggente si sarebbe rivolta verso Rentaro, che fino a quel momento era rimasto in silenzio a guardare i due corpi senza vita:

    Tu ragazzo sei dei nostri?

    Il giovane attese qualche secondo prima di mostrare una reazione, poi spostò lentamente la testa verso la donna annuendo con vigore:

    Sissignora, facciamogliela pagare a questi bastardi!

    Poi di sarebbe rivolto verso il Genin con sguardo d'intesa:

    Non sapevo fossi un Uchiha, ma dallo sguardo che hai probabilmente non lo sapevi nemmeno tu. Fa attenzione non siete molto amati, specialmente in questo periodo. Cerca di fare il possibile per non esporti troppo in battaglia, hai già fatto tantissimo contro...

    Non finí la frase, ma non ce n'era bisogno, il suo sguardo diceva tutto:

    Ad ogni modo grazie per le tue parole, mi hanno davvero aiutato...ora basta con le smancerie però eh? Abbiamo qualche pirata da affrontare!

    Rentaro sorrise con decisione a Shusui, erano usciti vivi da uno scontro decisivo, ma la battaglia non era ancora finita.

    Hai sbloccato gli occhi rossi del bene(o male, a seconda di quello che ci farai xD)leggasi primo stadio dello Sharingan! Adesso puoi attivarlo e disattivarlo a piacimento, malgrado tu non sappia cosa sia ti rendi conto di come fare per attivarlo e degli effetti che ha su quello che vedi. Oltre a questo hai un braccio rotto(leggasi malus all'agilità ed impossibilitá di usare il braccio fino a fine evento con infermeria obbligatoria)bruciature sul fianco destro e ti rimane solo un quarto dei punti Resistenza. Daizo è deceduto, Kazunari pure ed il palazzo è pieno di pirati, arriva fino a quando superi la porta poi continuamo il divertimento :rosa:


    Edited by Stompo - 3/9/2019, 15:34
     
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    Qualcosa cambiò radicalmente in me, ma ancora non me ne rendevo conto. Vedevo cose che comuni esseri umani potevano lontanamente immaginare. Il mio attacco fu feroce e Kazunari non si aspettava completamente di vedermi in quello stato, non era pronto e venne ferito da due dei miei fendenti. Il traditore abbozzò un complimento ai miei occhi, ma tralasciai ciò che disse. Distraendomi qualcosa accadde: un dolore lancinante mi afferrò il braccio per poi non sentire più niente che non un dolore continuo. Caddi a terra lasciando la spada ed stringendomi forte il braccio.

    << Gwaaaaaa !!! >>

    Urlai per il dolore, fino a quando non sentii un ronzio nella mia mente, che stessi per perdere i sensi ? Sentivo solo il mio respiro, un respiro affannato, i miei pensieri sembravano essere attorno a me piuttosto che dentro la mia mente.

    "Cosa sta accadendo ? Quindi è così svenire ? No !"

    E mi fissai ad osservare Kazunari, la sua vista mi fece ribollire di rabbia e vidi dei fili dentro di lui, pareva chakra o almeno così compresi per le varie spiegazioni che fecero all'accademia. Deliah e Rentaro sfruttarono lo stupore del Jonin e si scagliarono contro di lui ferendolo gravemente. Quest'ultimo, però, non pareva darla vinta e decise -dopo aver compiuto un singolo sigillo- di cospargersi di carte bomba. Le lancette dell'orologio scorrevano e sembrava essere la fine per tutti noi, fin quando la regina di Barbakos non diede istintivamente un calcio contro il nemico buttandolo verso la porta esplodendo al contatto. Ahimè Daizo morì sul colpo, la paura lo aveva ucciso dato che non ascoltò il suo istinto di sopravvivenza. Il calore generato mi fece bruciare gli occhi e tutta quella scena mi mise profonda tristezza. Volevo domandare la motivazione di tutto ciò ma le parole mi morirono in gola. Deliah, con nervi saldi, chiese ai due shinobi di darle una mano per rimettere ordine in quel luogo. Mi offrì una mano d'aiuto ed io l'accettai istintivamente, ed ancora non compresi di essere all'in piedi. La donna mi intimò di disattivare lo Sharingan, poiché i popolani del suo regno non volevano più vedere quegli occhi.

    << Sha-sharingan ? >>

    Mentre la donna mi aiutava fasciandomi il braccio prestandomi un primo soccorso, io mi voltai verso il vetro dietro la scrivania e mi osservai bene. Avevo uno sguardo totalmente diverso, i miei occhi divennero rossi e vi era una tomoe sopra l'iride. Ebbi paura, chi ero ? Chiusi gli occhi e tentai di rilassarmi. Riaprii gli occhi ed erano tornati normali. Rentaro e la reggente scambiarono delle frasi che ascoltai di sfuggita fin quando il chuunin non venne da me e disse che non si aspettava completamente che io fossi un Uchiha, e dedusse che nemmeno io lo sapessi. Venni a sapere che questa famiglia non veniva amata, soprattutto in questo periodo. Mi ringraziò per le parole di conforto che gli diedi poco prima, ma fu solo l'istinto a parlare al posto mio.

    << Figurati Rentaro - san... ero solo molto, molto arrabbiato. >>

    Ero ancora turbato da tutto quello che accadde fino a quel momento, mi chinai per afferrare la mia spada ed osservai i corpi carbonizzati. Il fetore di carcassa bruciata mi mise ancora di più in soggezione, uno sguardo perso nella paura. Ma ricordai le stesse parole che dissi al compagno e che lui disse a me. Il mio sguardo divenne più fiero, la battaglia non era ancora terminata.

    << Andiamo. Abbiamo un palazzo da espugnare.

    E così varcammo tutti e tre la soglia della porta dove vi erano i due morti ormai irriconoscibili. Con un segno del capo portai i miei omaggi a Daizo.

    << Dopo tutto questo desidererei una spiegazione su quel Clan, Rentaro - san. >>
     
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    Superata non senza difficoltà la soglia ormai in polvere dell'ufficio della Reggente, i tre poterono constatare fin da subito quanto le parole di Kazunari fossero veritiere, a pochi passi infatti sulla vicina parete si trovavano infatti i cadaveri delle guardie poste a protezione della stanza, portavano sul loro corpo evidenti segni di lotta ed era difficile stabile quale fosse stata la ferita letale. Deliah spostò lo sguardo rapidamente su quello che rimaneva dei suoi sottoposti prima di portarlo nuovamente avanti, era evidente che quella tetra immagine non aveva fatto altro che alimentare la rabbia e la tristezza che la donna stava provando in quel momento, ma sapeva che se avesse cercato avrebbe trovato senza troppa difficoltà qualcuno su cui sfogare quei pesanti sentimenti. Camminare per quei corridoi fece uno strano effetto ai ragazzi, l'ordine e l'eleganza che avevano visto solo poche ore prima erano stati sostituiti da caos e macerie, quadri e mobili rotti si susseguivano senza sosta a cadaveri di entrambe le parti, vi erano anche ampie chiazze di sangue che arrivavano fino al soffitto, cominciando lentamente a colare in modo lugubre sul pavimento. Dopo qualche minuto di camminata in piena allerta al terzetto arrivarono rumori della battaglia, davanti alla porta d'ingresso del palazzo infatti si stava svolgendo una feroce battaglia tra guardie e pirati, i primi notevolmente in inferiorità numerica. Vedendo quello spettacolo Rentaro si lanciò in mezzo alla battaglia per supportare gli uomini della Reggente, ma si rese presto conto di quanto il suo aiuto non fosse necessario: la donna, lo sguardo pieno collera, il volto duro e carico di rabbia, fu notevolmente più veloce di lui cominciando a colpire con colpi ben piazzati tutti i pirati che aveva nel suo raggio visivo. Shusui aveva il posto in prima fila per quello spettacolo, vedeva Deliah con il costato fasciato muoversi ad una velocità quasi inumana mettendo fuori gioco un nemico dopo l'altro, sembrava quasi che stesse danzando e quello fosse tutta una recita, un'opera teatrale, ma era tutto profondamente reale e crudo, la Reggente spezzava gambe, braccia, torceva colli, i pirati non avevano alcuna speranza contro di lei, sembravano dei peschi rinchiusi in una vasca con uno squalo. L'intervento della donna galvanizzò le guardie rimaste che fiancheggiandola misero rapidamente in fuga gli ultimi impauriti nemici:

    "Ottimo lavoro uomini! Setacciate da cima a fondo il palazzo per degli eventuali furboni, non vorrei vedermeli uscire da un armadio."

    I suoi sottoposti obbedirono con entusiasmo sparpagliandosi celermente per i corridoi, sicuri ormai di avere la situazione in pugni. L'ultima dei tredici uscì lentamente dall'ingresso spalancato del palazzo e si mise a scrutare i vicoli vicini tendendo l'orecchio ad eventuali rumori molesti prima di rivolgersi ai due ragazzi:

    "Sembrerebbe che l'attacco pirata fosse mirato solo al palazzo, probabilmente si sarebbero spostati in città solo alla mia eliminazione, la loro rapida fuga ne è l'esempio lampante, sapevano di non poter prevalere con me in vita, che branco di codardi..."

    Rentaro, constatando che la situazione fosse tranquilla, pulì la lama della sua katana sulla manica della sua maglietta prima di riporla nel fodero:

    "Vuole che ci mettiamo sulle loro tracce? Se siamo veloci dovremmo riuscire a riprenderli."

    La donna scosse lentamente la testa:

    Ti ringrazio ma non è necessario, penseremo noi a ristabilire l'ordine, voi è importante che torniate a Kiri, correte al porto e fate il mio nome, vi porteranno dove vorrete, dovrete assolutamente fare rapporto portando questo...

    Dalla tasca del suo vestito la bionda Reggente tirò fuori una delle due copie del documento controfirmato e lo porse al Chunin:

    Oggi collaborare ci ha permesso di sventare una notevole minaccia, sono certo che continuare a farlo non potrà che portare lustro e benessere ad entrambi. Appena si saranno calmate le acque vi raggiungerò personalmente a Kiri con il corpo del diplomatico cosicché possa ricevere un funerale adeguato. Ah ovviamente potete stare tranquilli, non rivelerò il segreto del ragazzo, del resto è grazie a lui se siamo riusciti ad uscire tutti interi.

    Fu in quel momento che i giovani poterono vedere per la prima volta Deliah sorridere, un sorriso aperto, sincero, una dimostrazione di bellezza che era rimasta fino a quel momento nascosta dietro ad un viso duro ed aspro. Rentaro annuì riponendo la lettera in una tasca del suo giubbetto:

    "Grazie vostra signora sarà fatto, spero di poterla rivederla presto!"

    Fatti i dovuti saluti con l'inchino ai due giovani non restò altro da fare che seguire le sue ultime direttive e dirigersi celermente al porto, il viaggio di ritorno del resto era molto lungo e malgrado i giovani avessero diverse cose di cui parlare sapevano che il peso di quello che avevano visto e vissuto non avrebbe aiutato a far scorrere più velocemente la barca tra le onde.

    Tranquillo per tua fortuna Deliah se l'è fatta prendere a male e ha deciso di risolvere la situazione da sola. Fammi il post finale in cui parli anche del viaggio di ritorno con i dialoghi che vorresti avere con Rentaro, scrivimi per mp le domande così ti dico come risponderebbe lui. Dopo il tuo post ne farò un altro io sul funerale di Daizo e poi andremo tutti in pace :rosa:
     
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    Superata la soglia dove vi erano i cadaveri vedemmo il panico. Corpi a terra, il morale degli uomini di Barbakos era a terra fino a quando non comparve lei: Deliah. La Reggente era furibonda, come darle torno, un agguato sotto il proprio dominio a causa di un traditore del mio stesso villaggio. Lo spettacolo era raccapricciante, ma non appena la regina comparve ciò caricò di morale i propri uomini mentre i pirati fuggirono non appena fu possibile. La battaglia si era conclusa ! Avevamo vinto fortunatamente, ma a che prezzo ? Il diplomatico cadde, un traditore venne abbattuto, e tutti fummo feriti gravemente, oltre a vari, numerosi, troppi morti. La regina ci assicurò che tutto sarebbe andato bene e che non vi era bisogno di andare alla ricerca dei piratuncoli da quattro soldi. Ci consegnò il documento che avrebbe sancito l'alleanza fra Barbakos e Kirigakure e che si augurava un futuro radioso per entrambe le nazioni. Sorrise e quel sorriso cancellò ogni traccia di paura nel mio cuore e mi fece comprendere la motivazione della mia missione. Sorrisi pure io e feci un inchino.

    << Grazie mille mia signora. L'attenderemo con impazienza a Kirigakure ! >>

    Arrossii, m'imbarazzai a dire quelle cose. Andammo via per giungere il porto di Barbakos, la regina ci intimò di fare il suo nome per farci muovere tranquillamente ed avere un mezzo sicuro per giungere la nazione della nebbia. Sulla barca parlai con Rentaro e domandai su tutta la situazione di Kazunari, e questa penisola:

    << Perché Kazunari ci ha tradito ? Ma soprattutto perché si è fatto saltare in aria ? Cosa comporterà questa alleanza fra Kiri e Barbakos ? >>

    << Onestamente non so che dirti, il suo tradimento mi ha colto completamente alla sprovvista, mi era sempre sembrato una persona con una grande intergritá morale, ma a quanto pare mi sbagliavo... probabilmente si è fatto saltare in aria per provare a sorprenderci e come piano estremo per non farsi catturare, non lo avrebbero trattato con i guanti.
    L'alleanza probabilmente significherá più case riparate Kiri nel breve periodo e nel lungo chissà, lo scopriremo solo vivendo.
    >>

    Successivamente, per cambiare pure discorso, chiesi sugli Uchiha

    << Rentaro - san cos'è questa storia sugli Uchiha ? Perché sono visti con occhi negativi ed anche qui a Barbakos ? Cos'è lo Sharingan ? E perché ne temono il potere ? >>

    << Non ne so molto, la storia del clan è avvolta nel mistero, nella storia più volta i possessori dello Sharingan, gli occhi rossi con le tomoe, hanno creato con quel potere scompiglio nel mondo dei ninja, Madara, Sasuke, Zero e per ultima Mokou, colei che ha distrutto Barbakos non molto tempo fa. >>

    Tornammo a casa, vittoriosi ma profondamente mutati. Ero un Uchiha, cosa avrebbe comportato nella mia vita ?
     
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    Daizō Watanabe.
    Nome e cognome erano incisi sulla roccia affianco al simbolo di Kiri.
    Tre barrette d'incenso accese, due vasetti con dei fiori bianchi dal pistillo verde chiaro, i suoi preferiti.
    Intorno alla lapide vi erano poche persone, amici, parenti, il Consiglio al completo eccetto Janbo perché in missione e Deliah, sola senza alcuna guardia del corpo, aveva voluto affianco a sé solo Rentaro e Shusui, quest'ultimo con il braccio ancora fasciato.
    A parlare fu il padre, il volto rosso, gli occhi rigati dal pianto ma fieri, disse poche parole che però centrarono il suo ragazzo in pieno, un giovane carismatico pieno di forti ideali ed un cuore incrollabile, così era stato fino alla sua fine.
    Dopodiché il silenzio, alcuni cominciarono ad andare via, altri rimasero per spendere qualche preghiera, qualche parola sussurrata a mezza bocca, tanti funerali si erano visti in quel periodo e tanti dovevano ancora arrivare, certo era però che in quella terra che aveva accolto il povero Daizo era stato messo un seme, un germoglio che sarebbe sbocciato in un'alleanza forte e salda che avrebbe sempre ricordato chi si era sacrificato per darle la vita.

    Story terminata, dati gli sviluppi viene considerata come una missione lvl B, prendi 65 punti exp, 3000 Ryo di Taglia e 5000 Ryo. A breve ti aprirò l'infermeria, spero tu ti sia divertito malgrado le attese, ora vai in pace :rosa:
     
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