[Evento improvviso] La spedizione dentro se stessi

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    Colui che è e si spera sarà

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    Il grande giorno finalmente era arrivato. Quanti giorni...no mesi avevo atteso per quel momento?Avevo letto ogni passo del libro di Jak, avevo studiato più volte le cartine e preparato ogni possibile percorso per raggiungere la mia meta...finalmente sarei potuto andare al tempio Uchiha...forse però sarebbe stato meglio usare il plurale, dato che anche Mokou aveva deciso di seguirmi in quella importante spedizione...certo non era stato facile convincerla e avevo dovuto combattere con lei per avere la certezza della sua partecipazione, ma quello non importava, non importava nemmeno quale era stato il risultato di tale sfida, lei era una Uchiha, come me del resto e sentivo che era giusto che lei fosse presente a quell'evento...stesso sangue, stessi occhi, stesso destino. Quando la mattina del giorno designato arrivo...dire che mi sentivo carico sarebbe stato riduttivo, mi sentivo elettrico, sprizzavo energia da tutti i pori, erano giorni che non mi sentivo così vivo, mi sentivo in grado di fare qualsiasi cosa. Sapevo perché mi sentivo così, ci avevo pensato e ripensato a lungo, alla fine mi reso conto del perché mi sentivo così felice...per la prima volta nella mia vita sentivo di aver trovato un obiettivo, una meta senza l'influenza di nessuno, né mia madre, né mio padre, né mia sorella, solo io avevo deciso di intraprendere quel viaggio, mi ero documentato, avevo preparato le tappe e gestito tutti i dettagli della spedizione senza l'aiuto di nessuno, per una volta sentivo di aver raggiunto qualcosa di solo mio, qualcosa che apparteneva a me e a me soltanto. Mi alzai da letto in un istante, volai subito in bagno e mi guardai negli occhi per qualche secondo...finalmente avrei avuto modo di scoprire tutti i loro segreti, finalmente avrei avuto modo di capirmi fino in fondo ed eliminare le mie insicurezze e le mie paure, solo io sarei stato l'artefice del mio destino. Avevo preparato tutto l'occorrente la sera prima, un grande zaino da una parte che conteneva pasti per due persone, una felpa in caso ci fossimo dovuti addentrare sotto terra, un corda, due torce elettriche e un taccuino su cui avrei appuntato eventuali scritte o simbolo strani; il mio borsello ninja invece conteneva tutto l'equipaggiamento bellico per eventuali imprevisti. L'abbigliamento che avevo scelto era abbastanza semplice, maglietta con collo alto e maniche lunghe e un paio di pantaloni in tinta, non mi volevo scoprire troppo ma allo stesso tempo non volevo morire per colpa di un'eventuale aumento delle temperature. Per colazione mangiai al volo thé e biscotti, non avevo in fondo molta fame, ero troppo eccitato per quel viaggio che mi era quasi passato l'appetito ma sapevo che quelle energie mi avrebbero fatto comodo. Prima di uscire ricontrollai un paio di volte che avessi preso tutto, poi quando mi sarei sentito sicuro avrei preso la cartina sul tavolo della cucina su cui avevo appuntato il percorso ideale e l'avrei ripiegata e messa nella mia tasca, così da averla subito a portata di mano...ma li mi sarei fermato...il sguardo si sarebbe perso per diversi secondi su quel libro, quel manoscritto che avevo studiato in ogni minimo particolare e che mi aveva permesso di arrivare a dove ero oggi, di ritorno dalla spedizione avrei dovuto senz'altro offrire a Jak una cena fuori...sarebbe stato il minimo. Alla fine uscii di casa con la mente leggera, uno zaino pesante in spalla e un cuore pieno di speranza. Il tempo si dimostrò clemente, qualche sporadica nuvola andava a coprire a tratti un cielo altresì limpido, il sole se ne stava tranquillo a metà del suo regno, gli serviva ancora del tempo per raggiungere il suo apice e questo garantiva una tempera gradevolmente mite. Incomincia ad incamminarmi a passo svelto verso le porte del villaggio, luogo dove mi ero dato appuntamento con la mia compagna di spedizione, stavolta non solo ero in orario, probabilmente sarei riuscito anche ad arrivare in anticipo. Le strade erano sgombre, a quell'ora della mattina non tutti avevano cominciato le loro mansioni e per di più l'aria più fresca coadiuvava un sonno tranquillo che la torrida estate in passato aveva più volte negato. Mi feci agilmente largo tra i pochi passanti nonostante l'ingombrante carico, quasi non lo sentivo nonostante le modeste dimensioni, ero talmente carico che avrei potuto correre per ore senza sentirmi nemmeno stanco. Passai le grandi porte in legno senza problemi, le guardie mi guardarono un attimo poi si concentrarono su altro senza fare problemi, in fondo non doveva essere strano vedere un ninja partire per andare in missione con tutto l'equipaggiamento addosso, non ero il primo e sicuramente non sarei stato l'ultimo. Arrivai al luogo dell'appuntamento, della ragazza albina degli occhi rossi nessuna traccia. Mi appoggiai ad un vicino albero che era cresciuto lungo alla strada, sperai in cuor mio di non dover aspettarla troppo, la mia voglia di partire aumentava ogni secondo di più, non stavo più nella pelle volevo raggiungere quel tempio il prima possibile. Fu in quei minuti di attesa che la mia mente cominciò a vagare, a perdersi nelle righe lette del libro, nella descrizione della maestosità di quel luogo, casa e mausoleo di uno dei clan più antichi e potenti del villaggio della foglia, quasi non riuscivo a credere che dopo mesi e mesi di sogni e schizzi di quel luogo quasi onirico avrei avuto la possibilità di vederlo con i miei occhi, chissà magari saremmo riusciti ad esplorarlo, a scoprire dettagli sul nostro passato che non potevamo nemmeno immaginare...tremavo dalla felicità al solo pensiero, non vedo l'ora di scoperchiare quella fetta di passato troppo a lungo rimasta sepolta. Fu in quel momento in cui mi accorsi della presenza di Mokou, mi trovò con gli occhi sognanti perso nei miei pensieri. Quasi mi sorprese la sua apparizione, chissà per quanto tempo ero rimasto a fissare il nulla...ad ogni modo cercai di riprendermi subito e sorridendole la salutai con entusiasmo, forse troppo per lei ma in quel momento non potevo fare altrimenti:

    "Buongiorno! Pronta per scoprire il nostro sconosciuto passato?"

    Non mi sarei aspettato niente di più di una semplice occhiataccia o di un commento tiepido, ma nulla in quel momento avrebbe potuto spegnere il fuoco che sentivo dentro. Finiti i convenevoli avrei tirato fuori la mappa e avrei cominciato a spiegarle in grandi linea il percorso:

    "Allora...ci aspettano circa 3 ore di cammino, dovremmo arrivare prima di pranzo se non troviamo ostacoli...anche se da quello che ho sentito le strade che dovremmo percorrere sono piuttosto tranquille...in ogni caso meglio tenere gli occhi aperti. Nello zaino ci sono dei pasti anche per te in caso avessi bisogno, sono dei semplici panini, niente di speciale, ma in caso di necessità ce li hai...per il resto ho una torcia a testa, una corda...non ne dovremmo avere bisogno ma non si sa mai...per il resto se hai dubbio o altro chiedi pure!"

    Le avrei parlato sempre in tono molto allegro e alla fine del mio discorso sarei stato pronto a sciogliere ogni suo dubbio, per poi cominciare ad incamminarmi a passo normale verso la nostra destinazione. Il viaggio fu tranquillo...forse anche troppo. Il paesaggio si mantenne sempre tendenzialmente uguale, la foresta appariva silenziosa e placida intorno a noi, gli alberi da sempre carichi di foglie verdi cominciavano a tingersi di tinte più scure, sebbene fossimo da poco entrati in autunno già parecchie foglie brune abbellivano il prato e volteggiavano soavi nel vento; avevamo un solo sentiero da percorrere, seguiva via via il corso del terreno, variando di poco altezza e direzione, niente di imprevisto ci costrinse a cambiare mai strada, per nostra fortuna. Fin dall'inizio capii che Mokou non aveva molta intenzione di conversare, come se l'avesse mai avuta, se ne stava sempre sulle sue, guardandosi intorno con sguardo assente...chissà cosa le passava per la testa. Inizialmente mi limitai a controllare periodicamente la strada sulla cartina, a volte alzavo lo sguardo per ammirare gli alberi e la vegetazione...ma dopo un po' quel silenzio cominciò a starmi stretto...ero da sempre stato un tipo socievole ed essendo costretto a vivere da solo non riuscivo mai a non essere espansivo quando avevo modo di fare quattro chiacchiere con qualcuno...cercai di resistere il più possibile perché sapevo che lei non amava conversare...ma soprattutto in quel giorno in cui mi sentivo veramente euforico non riuscii a controllarmi più di tanto:

    "Non dovrebbe mancare molto...stiamo andando a un buon passo...Ehm senti ma...tu cosa ti immagini che troveremo una volta arrivati al tempio? Ho letto tanto e mi sono fatto delle idee ma...ho come l'impressione che quello che vedremo lì sarà senza precedenti... che ne pensi?"

    Alla fine cedetti alla mia curiosità...in fondo era impensabile che anche lei non si chiedesse cosa fosse quel tempio e che non si fosse immaginata qualcosa...magari anche lei era curiosa come lo ero io. Avrei ascoltato le sue eventuali risposte, se fossero state un minimo concilianti avrei cercato di continuare a ravvivare la conversazione, altrimenti se si fosse limiti a delle risposte indifferenti ed ostili avrei lasciato perdere, seppur a malincuore non avrei continuato ad infastidirla. Alla fine però le ora di cammino sarebbero finite, qualsiasi clima si sarebbe creato i nostri passi ci avrebbero portato in ogni caso alla nostra destinazione...il sentiero avrebbe via via cominciato ad aprirsi, la foresta sarebbe diventata sempre meno fitta, fino ad aprirsi in un enorme spiazzo erboso...al cui centro c'era...
     
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    "E' pericoloso uscire dalla porta. Ti metti in strada, e se non dirigi bene i piedi, non si sa dove puoi finire spazzato via". Mokou non era una che guardava dove metteva i piedi. Era più il tipo che teneva lo sguardo fisso davanti a se ma non vedeva per davvero. Il mondo, ai suoi occhi, non era altro che una grande festa piena di gente alla quale non voleva divertirsi. Non poteva divertirsi. Ogni tanto sapeva dove andare, ricercava degli obbiettivi e li raggiungeva, ma era tutta una questione motoria. Chi era per davvero? Perché il destino era così crudele con lei? Non erano domande che si faceva di primo mattino. Neanche allora. Il sole era alto nel cielo poiché l'autunno era appena iniziato e c'erano ancora le giornate belle lunghe, residuo dell'estate. Il sole sorgeva presto e tramontava tardi. Non aveva bisogno di fare colazione, si era già preparata e, placidamente, abbandonò la sua stanza, dirigendosi verso le scale. Forse qualcosa al volo avrebbe potuto mangiarlo. La cucina era illuminata, piena di rumori. E, infatti, l'albina si imbattè nella sorella, intenta nel preparare la colazione per lei e sua nonna. Era piuttosto stanca in quel periodo, la vecchina, per questo la minore delle Houraisan si era premurata di svolgere gli incarichi di casalinga. D'altronde per un chunin, occuparsi della casa, era uno scherzo, no? Mokou indossava un paio di sandali scuri, avvolti attorno a delle bende scure che risalivano il polpaccio. Un paio di pantaloni aderenti, neri, corti fino a poco sopra le ginocchia. Immancabili le bende bianche agli avambracci, in particolare quello destro ove si nascondevano i fogli con i sigilli per richiamare le armi. La mano sinistra era libera, la destra indossava un unico guanto. Siccome la stagione era incerta in quel periodo, l'albina aveva indossato nient'altro che un toppino che le ricopriva anche spalle e collo, di un verde scuro. più sopra una veste più corta, di un verde più chiaro. Il taschino era sempre legato sul fianco sinistro, di dietro. Questa volta, però, il borsello era stato fermato con delle bende sul braccio sinistro. I capelli erano sciolti e avrebbero funto persino da coperta in caso si fossero abbassate le temperature. Kaguya era in pigiama, con i lunghi capelli scuri spettinati e lo sguardo ancora intontolito dal sonno. A trovarsela lì davanti, l'albina rallentò per un attimo. Ovviamente la più piccola, che ormai l'aveva quasi raggiunta in altezza, spostò lo sguardo verso di lei. Silenziosamente la squadrò, soppesandone l'espressione.

    - Dove vai? -

    Pessima domanda. Prendendosi qualche momento, gi occhi scarlatti di Mokou si spostarono in un'altra direzione. Sapeva bene quanto, da quando l'Hokage l'aveva rapita, sua sorella (che sapeva ogni cosa) aveva cominciato seriamente a preoccuparsi per lei. Dopo anni a detestarsi ed ignorarsi, Kaguya aveva finalmente capito che la presenza della sorella le interessava eccome. Mokou l'aveva capito un po' meno, il suo carattere burbero e testardo le impediva quotidianamente di crescere, ma per lo meno i rapporti con la corvina erano migliorati almeno di un poco.

    - A vedere una roba. Non è nulla di pericoloso. -

    - Allora posso venire con te? -

    - No. -

    - Allora stai mentendo. E io vengo con te. -

    La corvina azzardò un passo verso l'altra ma lo sguardo tetro di Mokou fu irremovibile. Si guardarono in silenzio per qualche secondo e gli occhi scuri di Kaguya non si abbassarono neanche per un secondo. Quella storia stava diventando stressante.

    - Va tutto bene. So cavermela da sola. -

    Il bel viso di Kaguya si infranse in una smorfia mentre si lasciò alle spalle la sorella dai capelli bianchi, chiudendosi in bagno con aria impettita. Non importava quanto ci provasse, Mokou non sembrava volerla tra i piedi. Ma fraintendeva le sue motivazioni, solo che l'altra non le dava motivo di credere il contrario. Attese qualche secondo, fissando la porta chiusa del bagno con aria combattuta. Sospirò. Stava già facendo tardi.


    Si incontrarono alle porte del Villaggio, proprio come pochi giorni prima si erano detti. Il ragazzo aveva rispettato la sua condizione e, nonostante non sembrasse, Mokou era una di parola. Almeno in quella situazione. Ma aveva già l'umore nero, ora per colpa di sua sorella, per cui l'entusiasmo di Yamashita, appena arrivato, trovò un ostacolo davvero ingombrante sul suo cammino.

    Buongiorno! Pronta per scoprire il nostro sconosciuto passato?

    - Mh. -

    Un mugolio risentito in risposta, cos'altro poteva aspettarsi il rosso? Non bastò certo a fermarlo! Subito tirò fuori una grossa mappa e prese a spiegare tutto quello che c'era da sapere. Aveva calcolato il percorso, si era persino fatto un'idea dell'ora di arrivo. Aveva preparato delle provviste e degli utensili, tutta roba che alla ragazza non interessava proprio.

    - Sbrighiamoci allora. E, ti prego, cuciti la bocca per un po', non sono dell'umore adatto. -

    Detto fatto, sarebbe stato impossibile cavarle una sola conversazione decente di bocca. Come sarebbe stato impossibile zittire l'Uchiha dai capelli rossi. E lasciarono il villaggio, addentrandosi per Konoha. L'aria era calda seppur non troppo, ma il cammino di certo era stancante. Tre ore erano tante. La foresta, poi, sembrava tutta uguale, per questo Mokou non poté fare altro che seguire silenziosamente Yamashita, più esperto di lei in quel campo. Non c'era nulla che potesse distrarla e i suoi pensieri vertevano sempre su Kaguya. Solo su di lei. Sul perché fosse così preoccupata per lei, sul perché fosse così difficile per l'albina ammettere che il ricordo di lei rapita dall'Hokage (seppur fosse stata solo un'illusione), le aveva fatto capire quanto tenesse a lei. Aveva paura che coinvolgerla avrebbe significato quasi sicuramente condannarla. Ma Kaguya era furba, molto più di Mokou, la seguiva passo per passo spiando il suo diario segreto. Per questo sapeva anche dei due uomini che aveva ucciso e di Yamashita Kazuma, l'altro Uchiha. Sicuramente aveva già qualche informazione su di lui. Purtroppo ler Kaguya, Mokou aveva tralasciato di scrivere di quella loro "gita".

    Gita che procedeva lentamente, con la ragazza che si limitava a sbuffare e rispondere a monosillabili alle soventi domande altrui. Non riusciva a starsene zitto quello lì. E intanto la foresta si era snodata al loro passaggio, divenendo sempre più tetra e selvaggia. Al buio, sarebbe stato impensabile per loro addentrarsi fino a quel punto. E, invero, i pensieri di Mokou cominciavano a spostarsi verso quel tempio di cui le aveva parlato Yamashita. Un po' di curiosità l'aveva, era inutile negarlo, almeno a se stessa. Quasi leggendole nel pensiero, improvvisamente il rosso sembrò interessatissimo al suo parere riguardo la faccenda.

    Non dovrebbe mancare molto...stiamo andando a un buon passo...Ehm senti ma...tu cosa ti immagini che troveremo una volta arrivati al tempio? Ho letto tanto e mi sono fatto delle idee ma...ho come l'impressione che quello che vedremo lì sarà senza precedenti... che ne pensi?

    L'altra si prese qualche secondo per rispondere. L'espressione perennemente fredda e imbronciata non mutò ma i suoi occhi si spostarono. Ci stava pensando seriamente.

    - Non lo so. Nei tempi c'è roba vecchia. Forse troviamo qualche tomba. -

    Buttò lì, facendo spallucce. Scosse poi la testa, tornando a guardare dritta davanti a se. Lo sentiva che erano vicini all'obbiettivo.

    - Spero solo ci sia roba interessante, altrimenti sono venuta qui per niente. -

    Borbottò stancamente, continuando a seguire il ragazzo. Improvvisamente notò la sua espressione mutare e capì anche lei che erano finalmente arrivati. Il ragazzo accelerò inconsciamente il passo e così fece lei. Perché il suo cuore aveva preso a correre anche lui? I pensieri sfumarono, svanirono completamente mentre il corpo riprendeva energie. Era lì, il tempio? Seguendo un percorso tortuoso si accorsero che lo stesso terminava in uno spiazzo erboso. Finalmente, l'avevano trovato.

    Guardate il vestito carino di Mokou :sagh: click!
     
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    Io vengo dalla luna che il cielo vi attraversa e trovo innopportuna la paura per una cultura diversa

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    ...P...perché...? Agh...

    Una donna calpestava le dita di un uomo oramai finito. E lo faceva con una violenza inaudita. Il suo corpo era decisamente più forte, da quando il nano-chakra viveva in lei.

    Mi chiedi... perché? PERCHE'?

    Lo prese per il collo sollevandolo al suo viso. Gli occhi della donna si illuminarono di rosso. Si, quel rosso. Quel rosso maledetto che non lasciava mai in pace la storia degli shinobi. Lo Sharingan.
    L'uomo, Eizan, cadde in un Genjutsu potentissimo. E pensare che era il semplice tre tomoe e fargli vedere la sua stessa morte, una morte che si ripeteva con mille aghi che si conficcavano nel cuore uno dopo l'altro per poi riavvolgersi nel tempo.

    AAAAAAAH!!! AAAAAGH!!

    Mi avevi promesso di prenderti cura di lui e non hai fatto altro che bramare il suo potere. Gli hai detto milioni di bugie e l'hai fatto vivere nel terrore... MIO FIGLIO! BASTARDO! MUORI!

    Un tempo, Oceania, non avrebbe agito in quel modo, ma il diventare madre, una madre sola, l'aveva incattivita contro quel mondo che Zero gli aveva rubato. Tutti pensavano fosse morta in guerra, invece era finita nelle mani di un uomo che aveva altri piani per lei.
    L'uomo che l'aveva resa quello che era e che la teneva in pugno, impedendole di poter vivere una vita normale, una vita in cui proteggere il suo erede e i loro poteri.
    Eizan fu poi finito dalla mano della donna che gli trapassava il petto. Il sangue uscì copioso schizzando sul viso e sui vestiti che coprivano il corpo meccanico della donna.
    Lei comunque conservava la sua umanità. Oceania di Taki era ancora umana, anche se leggermente diversa nel suo fisico, aveva ancora coscienza di sè e delle sue emozioni. Non provò più rabbia nell'uccidere Eizan. E non la provò quando scovò ogni altra persona che aveva alterato la vita del suo Yamashita, facendolo vivere nel panico, nel terrore e nel dubbio. Non era così che doveva essere cresciuto. Non nelle menzogne, non nelle tenebre com'era vissuta e cresciuta lei. Senza sapere, fino all'età adulta, perché proprio lei aveva eriditato lo Sharingan e fu l'uomo che tutti chiamavano Fury Senju a rivelarglielo.

    CITAZIONE
    "Lo vuoi davvero sapere? Vuoi sapere perché sei un'Uchiha?"
    "Dimmelo!"
    "Con piacere... Tu sei figlia del demone chiamato Tristania Uchiha... Colei che ha scatenato la Quinta Grande Guerra e colei che ha fatto diventare Zero quello che era."
    "NO! NOOOO! NON CI CREDO! TU SAI SOLO MENTIRE!
    Non è possibile che io menta in questo caso, mi dispiace per te. E non ti ho detto il peggio. Tuo padre è l'uomo che ha causato il terrore della guerra con le sue mosse politiche... L'uomo che ha governato su Ame come un dittatore. Hi Sakkaku.

    In quell'occasione lo shock la fece sentire come una bambola inutile. Ricordare quella conversazione la faceva andare su tutte le furie.
    La rabbia covata la sfogò su ogni legame di Yamashita. Cancellò i Dark dalla faccia della terra bruciandoli in strazianti grida. Schiacciò il cranio del Dr. Brown come se fosse fatto di plastica e strangolò a morte la fantomatica sorella di Yama, Sunako, la quale in fondo non aveva colpe, era insieme a Go, la vera prole di Eizan che nella follia di ottenere lo Sharingan tutto per sè, si dimenticò quale fosse il figlio che aveva adottato quel lontano giorno di 16 anni fa, anche sel a spiegazione è anche più plausibile di questa. Eizan aveva vissuto, fin da quando gli fu affidato Yamashita, come un derelitto. Aveva fatto cose orribili e carte false per non fars scoprire che il bambino fosse un Uchiha e aveva aspettato pazientemente che risvegliasse il suo potere non contraddistinguendo più la realtà dalla finzione, credendo di essere lui stesso un discendente del clan mitico. Credendo davvero che Yama fosse sangue del suo sangue.
    L'ultima a morire doveva essere la madre di Yama, ma purtroppo per Oceania o per Yamashita stessa, ella era morta nella prigionia dei Dark da settimane e settimana. Il fuoco si sarebbe divorato la tenuta Kazuma con lei, con i Dark e con tutti.

    [...]

    Arrivando nei pressi del tempio ciò che trovarono fu il nulla. O meglio, c'era qualcosa, ma era solo cenere, e pietre rovinate sparse. Tutto ciò che era quel santuario degli Uchiha era scomparso definitivamente e l'impronta della mano distruttrice era dell'imperatore Zero, che poco prima della sua ascesa aveva ottenuto lo Scudo di Yata per il suo Susano'o e poi aveva cancellato la prova dell'esistenza di quel luogo per evitare che altri potessero leggere la famosa "stele degli Uchiha".
    Purtroppo però, Zero stesso non poteva sapere che il fuoco dell'Amaterasu non aveva sempre efficacia, soprattutto su qualcosa di sacro e antico come quel pezzo di storia.
    Qualche scritta della Stele era visibile sulla pietra che fuoriusciva dalla cenere al centro della distesa d'erba.
    S'è tirata fuori avrebbero potuto notare che la stele era spaccata a metà, erano scritte senza senso, codici strani e sparsi i cui simboli non appartenevano a nessuna lingua conosciuta.
    L'altra metà della stele poteva essere ovunque, magari tra le ceneri, oppure andata perduta per sempre. Poi un'ombra si gettò alle loro spalle.

    E' inutile. Leggerla vi farà solamente soffrire. La Stele degli Uchiha manca di un pezzo importante che non è più qui, mentre quello che vedete nasconde segreti più gestibili dalle vostre fragili menti. Per leggerlo bisogna usare lo Sharingan. Il nostro Sharingan.

    Oceania, si tolse la mascherina paraocchi e si mostrò ai due giovani ninja, mentre il suo Sharingan a tre tomoe risplendeva alla luce del sole.

    Mi chiamo Oceania... Oceania Uchiha, ahimè. E anche se non mi crederai, Yama... Sono tua madre, la tua VERA madre. Sono qui per voi due...

     
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    Nulla. Il grande tempio Uchiha di cui tanto avevo letto, le sue stanze, le sue camere, i suoi fregi e le sue antiche incisioni...non c'era più nulla...davanti ai nostri occhi c'erano solo polvere e macerie spazzate via dal vento. La mia prima reazione fu di completo sbigottimento...caddi in ginocchio a bocca aperta, le mani inermi lungo i fianchi...non riuscivo a provare niente, non sentivo niente dentro di me solo vuoto...solo...freddo. Quanti giorni interi avevo dedicato allo studio? Quanti sogni avevo fatto su come questo posto avrebbe potuto stravolgere tutto quello che sapevo su di me, sul mio sangue, sul mio retaggio, avevo persino combattuto e convinto Mokou a venire, talmente ero certo di quello che avrei trovato venendo qui ed invece...non c'era rimasto nulla...dov'erano le sagge parole dei miei antenati? Dov'erano i disegni e le descrizione delle vecchie battaglie del passato? Era davvero questo il luogo dove i grandi Uchiha del passato avevano vissuto e si erano dati battaglia? Ancora una volta i miei sogni si scontrarono con la realtà...come contro Mokou, la certezza che avevo avuto riguardo a questo posto si era rivelata solo un illusione. Come avevo fatto ad essere così ingenuo? Ora mi rendevo conto di quanto il mio fosse stato solo un sogno infantile, un irrealizzabile desiderio che non avrebbe mai trovato la luce, davvero avevo creduto che quel posto avrebbe potuto risolvere tutti i miei problemi? Quanto ero stato stupido...ma la cosa che più mi bruciava era aver portato qualcun con me ad assistere al mio fallimento, avevo trascinato qualcuno dinanzi alle mie inutili fantasie. Fu infatti per quello che mi scusai con Mokou, l'avevo ingannata e le avevo fatto perdere tempo...forse come l'avevo perso io:

    "Mi dispiace Mokou averti fatto venire fino a qui per niente...sembra che qui ci siano solo polvere e macerie..."

    Avrei voluto piangere, ma mi contenni, avevo sbagliato, mi ero illuso di qualcosa che sembrava essere sparita da tempo...forse che non c'era mai stata. Mi puntellai con le braccia in avanti per farmi forza e tirarmi su...dovevo accettare la realtà, tutto quello che avevo visto in quel posto era solo quello che ci avevo voluto vedere, niente era rimasto per potermi guidare verso un futuro migliore o verso una più ampia conoscenza personale, avevo solo perso il mio...ehi ma...quello cos'era? Scuotendo la testa piena di cattivi pensieri mi cadde l'occhio su un particolare che fin a quel momento mi era sfuggito, forse troppo preso dallo sgomento generale: in mezzo all'area erbosa, circondata da rocce di varie dimensioni erose dall'agenti atmosferici, c'era un lastra di pietra con sopra delle scritte...non riuscivo a leggerle da quella distanza ma...era sicuramente qualcosa! Non appena mi resi conto della mia scoperta gli occhi si spalancarono all'improvviso, un enorme sorriso spazzò via l'aria triste che mi aveva preso fino a qualche secondo prima, inconsciamente cominciai ad avvicinarmi a quell'oggetto preso da una sempre più crescente euforia:

    "Mokou hai visto lì in mezzo a quelle rocce? C'è...c'è qualcosa, sembrano delle scritte o delle incisioni, forse qualcosa è rimasto!"

    L'avevo chiamato con il suo vero nome, cosa che probabilmente non le avrebbe fatto piacere, ma in quel momento non mi importava, la mia attenzione era completamente rivolta a quel frammento in pietra, niente in quel momento mi avrebbe potuto distrarre da quel pezzo di storia. Corsi fino a quel punto, spostando rocce e cenere, volevo vedere con i miei occhi, volevo leggerla, volevo sapere...inconsciamente il mio battito aveva accelerato, tutte le sensazioni negative che avevano cominciato a prendere d'assalto la mia mente erano di colpo sparite...forse...forse non tutto era stato vano. Sollevai quell'oggetto e mi resi subito conto di un taglio irregolare che ne definiva un lato, sembrava fosse stato spezzato...forse era un reperto incompleto, ma me lo sarei fatto bastare lo stesso. Cominciai subito a cercare di capire di che tipo di linguaggio si trattasse, cercai parole chiave conosciute, un alfabeto simile, disegni o simboli noti ma non riuscii ad identificare niente di utile...sembra in tutto e per tutto una lingua mai vista prima. Mi sentii frustrato per quella scoperta, poteva avere la soluzione dei nostri problemi tra le mani ma non riuscivamo a leggerla...di certo non mi sarei fatto fermare da così poco ma non era un inizio confortante:

    "Non riesco a decifrarla, non ho mai visto un linguaggio simile...proviamo a cercare l'altra metà, forse lì ci troviamo una chiave di lettura..."

    Cominciai a spostare il mio sguardo in giro, ma non potei cercare per molto...dopo qualche secondo infatti vidi con la coda dell'occhio un improvviso movimento alle nostre spalle e mi girai per controllare cosa fosse. Era una donna dai capelli blu e il fisico minuto, portava dei vestiti in parte stracciati e dei pantaloncini corti,oltre a delle strane protuberanze metalliche sulla mani e quello che sembrava un tatuaggio a forma di fiamma sulla guancia destra, aveva un paio di occhiali integrali con lente rossa che le coprivano gli occhi:

    "E' inutile. Leggerla vi farà solamente soffrire. La Stele degli Uchiha manca di un pezzo importante che non è più qui, mentre quello che vedete nasconde segreti più gestibili dalle vostre fragili menti. Per leggerlo bisogna usare lo Sharingan. Il nostro Sharingan."

    Accompagnò le sue parole scoprendo i suoi occhi...il mio cuore manco un battito: prima ancora di registrare quello che aveva detto, lei... lei aveva lo Sharigan con tre segni neri, lo stesso che avevo visto a Mokou, i due occhi rossi che stavano a significare solo una cosa... era un'Uchiha come noi, condivideva il nostro stesso sangue, il nostro stesso passato...chi diavolo era e da dove usciva quella donna? Quanti adepti di un clan estinto da tempo camminavano nel nostro continente? Non avevo modo di dare risposta a quella domanda e l'aver scoperto una cosa del genere mi lasciava...basito. Fu quella serie di pensieri a balenarmi per primi nella mia mente, solo dopo riuscii a mettere un attimo a fuoco le sue parole...la Stele degli Uchiha? Lo Sharigan? Ma certo...come avevo fatto a non pensarci prima...in questo modo solo gli Uchiha avrebbero avuto modo di leggerla...ma forse non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di farlo...quella donna dava l'impressione di saperne molto riguardo...

    "Mi chiamo Oceania... Oceania Uchiha, ahimè. E anche se non mi crederai, Yama... Sono tua madre, la tua VERA madre. Sono qui per voi due..."

    "Cosa?"

    Lì per lì pensai di non aver afferrato bene, dovevo aver capito male, non poteva essere vero quello che aveva appena detto...lei non poteva essere mia...mia madre? La cominciai a guardare con aria perplessa, come se avessi sentito qualcuno dire che il cielo fosse verde...non poteva essere vero, era per forza una menzogna:

    "Perché dici una cosa del genere? Chi sei tu per dire una cosa del genere? Io mia madre la conosco, si chiama Hisa e mi è stata portata via dai Dark, è da lei che ho preso il mio carattere gentile e a volte testardo...tu invece sei un ex- Takikage che è sparito alla fine della Guerra di Zero... ho letto di te solo sui libri di storia, in sedici anni non ti sei mai fatta viva e te ne esci dicendo che sei mia madre? come... come fai a dire che sono tuo figlio? E poi che vuol dire che sei qui per noi? Cos'è che vuoi?"

    Feci uscire ogni parola così come me la sentivo, parlai senza freni, senza vincoli, non riuscivo, non potevo credere a quella tipa, mi sentivo come un fiume in piena che aveva esondato, emotivo ed incontrollabile... davvero poteva dire una cosa del genere con quella tranquillità e sperare che le credessi? Mia madre era stata da sempre uno dei pochi punti cardine della mia esistenza, spesso l'unico faro che mi aveva illuminato la via quando mi ero sentito perso nell'oscurità...non poteva arrivare dal nulla una tizia ritenuta morta e portarmi via quell'unica certezza che avevo mai avuto...no non gliel'avrei permesso.

    Edited by Stompo - 12/6/2017, 09:08
     
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    Gli occhi scarlatti di Mokou si mossero repentinamente in lungo e in largo per quel grande spiazzo erboso. Tutto ciò che riuscirono a incontrare erano macerie e polvere. Nel caso quell'irriconoscibile ammasso di cenere fosse stato davvero il tempio degli Uchiha, lo era, appunto, solo stato. Qualcuno si era preso la premura di raderlo al suolo. Lo sbigottimento di Yamashita non aveva eguali e Mokou, abbassando lo sguardo a terra, non notò altro che ciottoli.

    - Solo sassi. -

    Sentenziò secca, con un'espressione indecifrabile sul volto, mentre calciava con poca forza una pietra che ruzzolò poco lontano. La kunoichi non sapeva spiegarsi se quella sensazione di vuoto fosse da riallacciare al proprio tempo perso o alla delusione di non aver trovato nulla. Segretamente, aveva sperato di trovare delle risposte. Anche se non era stata lei a farsi certe domande. Il suo campagnolo di viaggio, comunque, sembrava più abbattuto: tra i due era stato quello ad impegnarsi di più anche solo per trovare la strada giusta per raggiungere il tempio.

    Mi dispiace Mokou averti fatto venire fino a qui per niente...sembra che qui ci siano solo polvere e macerie...

    Non fosse stato perché poteva capire la sua delusione (e per il momento di sbigottimento comune), la ragazza gli avrebbe risposto semplicemente di non chiamarla per nome. Odiava chi lo faceva senza il suo permesso. Ma si trattenne, solo per quella volta, scuotendo la testa con un mugolio monosillabico. Poteva essere inteso come un "sta' zitto, sono arrabbiata" o, come in quel caso, "non importa". E, in quel momento, non le importava per davvero perché il suo sguardo era ricaduto su di un particolare interessante. L'aveva notata anche Yamashita, di sicuro, quella sottospecie di lapide mezza andata che spuntava dal terreno.

    Mokou hai visto lì in mezzo a quelle rocce? C'è...c'è qualcosa, sembrano delle scritte o delle incisioni, forse qualcosa è rimasto!

    - Non chiamarmi in quel modo! -

    Questa volta la ragazza rimbeccò seccata, raggiungendo lentamente il ragazzo che, invece, era partito in quarta verso la grossa pietra rettangolare. Forse la sua curiosità era molto più grande di quella di Mokou. O forse lei non voleva dare a vedere quanto in realtà le importasse. Una volta raggiunto il ragazzo, scoprirono che l'oggetto in questione sembrava parte di una stele impossibile da decifrare. Gli occhi di Mokou tentarono di scrutarla per tutta la sua superficie alla ricerca di qualcosa che potesse anche solo capire. Invece vedeva solo simboli, codici e sigilli che in avevano niente della loro lingua nè di qualsiasi altra lingua conosciuta. Sembrava quasi impossibile che esistesse qualcosa del genere ma l'avevano lì davanti. Yamashita non si diede certo per vinta ora che, effettivamente, qualcosa avevano trovato.

    Non riesco a decifrarla, non ho mai visto un linguaggio simile...proviamo a cercare l'altra metà, forse lì ci troviamo una chiave di lettura...

    - Non credo ti serva a molt- -

    Frase mai finita perché improvvisamente un'ombra strisciò alle loro spalle.

    E' inutile. Leggerla vi farà solamente soffrire.

    Mokou si voltò di scatto verso la figura, tirando fuori dal taschino sulla coscia un kunai che afferrò nell'immediato. Aveva davanti una donna mai vista prima.

    "Non mi sono accorta della sua presenza.. chi diavolo è?"

    La Stele degli Uchiha manca di un pezzo importante che non è più qui, mentre quello che vedete nasconde segreti più gestibili dalle vostre fragili menti. Per leggerlo bisogna usare lo Sharingan. Il nostro Sharingan.

    La mascherina che indossava venne portata sul suo capo con un gesto lento, sicchè il suo viso fu completamente visibile. Fu allora che sgranò gli occhi, sbigottita. Non era la sua immaginazione: gli occhi della donna erano irrorati dallo Sharingan. Uno Sharingan come il suo, con tre tomoe per occhio. Per questo la giovane kunoichi ebbe davvero una brutta sensazione. Non poteva essere una casualità.

    Mi chiamo Oceania... Oceania Uchiha, ahimè. E anche se non mi crederai, Yama... Sono tua madre, la tua VERA madre. Sono qui per voi due...

    Lo sguardo scarlatto di Mokou si posò su Yamashita, confuso. Sembrava atterrito quanto lei. Anche se non aveva l'aria di star afferrando il discorso. L'albina sapeva a grandi linee la sua storia, di come la sua "famiglia" aveva rapito sua madre. Ma de quella Oceania diceva di essere lei.. La situazione si era fatta improvvisamente complicata per il rosso. Persino Mokou, per niente empatica (specialmente con lo shinobi) riuscì a percepire la sua agitazione. Abbassò quindi il kunai. Lo sguardo si spostava dal ragazzo alla donna.

    Perché dici una cosa del genere? Chi sei tu per dire una cosa del genere? Io mia madre la conosco, si chiama Hisa e mi è stata portata via dai Dark, è da lei che ho preso il mio carattere gentile e a volte testardo...tu invece sei un ex- Takikage che è sparito alla fine della Guerra di Zero...

    ".. ! È vero, anche io la conosco!"

    ..ho letto di te solo sui libri di storia, in sedici anni non ti sei mai fatta viva e te ne esci dicendo che sei mia madre? come... come fai a dire che sono tuo figlio? E poi che vuol dire che sei qui per noi? Cos'è che vuoi?

    L'espressione di Mokou si fece più affilata ma questa volta si posò solamente verso Oceania. Nonostante la cosa non avrebbe dovuto riguardarla, l'albina era in agitazione. Tanto per cominciare, le attenzioni della donna erano chiaramente rivolte anche a lei. E, tanto per cambiare, il suo tono avrebbe anche potuto essere pacato ma Mokou riconosceva fin troppo bene certo sguardi.
    Sentiva che la donna era una minaccia. Restò in silenzio, stringendo comunque il kunai nella mano destra, stesa lungo il fianco. La carta bomba avvolta attorno all'impugnatura. Fortunatamente, il fatto di non essere direttamente coinvolta in quella confusione emotiva, le consentì di non perdere in da subito la calma. Un rivolo di sudore scese lentamente dalla tempia sinistra fino a giù, sul collo, freddissima.

    "Che situazione di merda!"

    Ora, c'era una cosa che non sapeva è una che sapeva per certo. La prima, era che in alcun modo immaginava cosa quella donna con lo Sharingan volesse da loro. Ciò che sapeva per certo, era che se avesse usato la forza sarebbe stato un guaio.
    Non avevano speranza contro un Kage.
     
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    "Perché dici una cosa del genere? Chi sei tu per dire una cosa del genere? Io mia madre la conosco, si chiama Hisa e mi è stata portata via dai Dark, è da lei che ho preso il mio carattere gentile e a volte testardo...tu invece sei un ex- Takikage che è sparito alla fine della Guerra di Zero... ho letto di te solo sui libri di storia, in sedici anni non ti sei mai fatta viva e te ne esci dicendo che sei mia madre? come... come fai a dire che sono tuo figlio? E poi che vuol dire che sei qui per noi? Cos'è che vuoi?"

    La donna sospirò alle parole del figlio, lo guardava e ricordava il momento in cui lo diede alla luce dopo ore di travaglio, circondata solamente dal popolo di Hekisui da poco fondato.
    Aveva ottenuto la nomina a Primo Hekisuikage, ma il suo mandato non durò molto, giusto un anno.
    Tre mesi dopo la nascita di Yamashita ella fu rapita da Fury, ma per tempo riuscì a consegnare il figlio alle mani di Konoha.
    Tutti quegli eventi la intristirono, si era ripromessa di non farsi prendere dai sentimenti. Il suo corpo oramai era per metà umano, ma il processo di trasformazione in cyborg non eliminava molte delle funzioni umane, gli organi erano per metà artificiali e quindi le sue lacrime si potevano considerare vere, vere come quelle che scesero da entrambi i suoi occhi rossi accessi.

    Sapevo non sarebbe stato facile... Tu sei Mokou, non è vero? Assomigli a una mia vecchia amica, molto anche. Devo dedurre che quello che mi è stato detto su di te sia vero, ma non sono qui per parlare della tua storia, però ti chiedo di mettere via quel kunai, renderesti le cose più facili...

    Spostò lo sguardo prima sull'albina e poi sul figlio tornando al discorso che si era preparata.

    Sono qui per dirvi principalmente che non siete maledetti o strani solo per colpa di questi occhi. Siete la progenie di un clan che si credeva estinto e che è proliferato grazie a Sasuke Uchiha. Egli era l'ultimo Uchiha, ma aveva una figlia. Questa figlia si chiamava Sankarea e per la cronaca è vostra bisnonna e mia nonna.

    Fece una pausa per vedere se i due stessero seguendo il discorso per filo e per segno, capendo anche che non era facile memorizzare tutte quelle informazioni in una volta. Avrebbe pazientato, detto quello che doveva dire e poi avrebbe detto la verità sulle sue azioni a Yamashita aspettandosi una reazione.

    Lo so... Avrete mille domande, ma potete farmele anche dopo, per adesso vorrei faceste attenzione, questi nomi sono importanti e anche i legami di sangue che intercorrono tra di noi.
    Dicevo... Sankarea tradì suo padre Sasuke consegnandolo agli Anbu di Konoha che lo uccisero per essere il Mukenin più ricercato del suo tempo. Ella poi ebbe molte relazioni nel corso della sua vita, non serve che per adesso sappiate con chi, ma da quegli amori occasionali e disinteressati nacquero varie persone tra cui una certa Marion e una donna famosa, colpevole dell'aver scatenato la prima guerra che coinvolse la mia vita da ninja, la Quinta Guerra Shinobi, tale donna si chiamava Tristania Uchiha, nonché mia madre...


    Al pensiero che lei potesse essere figlia di quegli individui spregevoli che avevano causato morte e distruzione per anni e anni, si sentì in imbarazzo. Una vergogna sporca che scivolava dritta come petrolio sul suo cuore. La sensazione di disagio si poteva sentire, era palpabile e Yama e Mokou non avrebbero mancato di notarlo.

    Tornando alla donna di nome Marion, invece, lei era la madre del celebre Sefiro Mitarashi, che penso conosciate meglio col nome di Zero, Zero l'Imperatore del Fuoco.
    Perché vi dico queste cose? Perché non ve le dirà nessun altro. Tuttavia, oltre me, in giro so che ci sono altri Uchiha, molto probabilmente genitori dell'attuale generazione Uchiha a cui voi appartenete. Al momento so che voi siete gli unici ad aver risvegliato lo Sharingan in quest'epoca e per questo sono stata mandata qui da un uomo, un uomo che può offrirvi una ragione migliore di quello di combattere per i villaggi ninja, che può darvi uno scopo per proteggere l'umanità da sè stessa e da altri...


    Quasi si morse la lingua terminando quella frase, avrebbe voluto dir loro che c'era molto di più dietro. Che Fury li voleva per sè per sfruttarli proprio come stava facendo con lei e con altri, che il mondo era in pericolo. Ma se l'avesse fatto sarebbe morta proprio qualche secondo dopo e con lei anche loro due. Non poteva permettersi questo lusso.

    Immagino che molte cose non vi siano chiare, ma tutto avrà senso tra qualche tempo. L'offerta di quell'uomo è valida, ma non è il momento nè di seguirmi per incontrarlo nè per conoscerlo, prima devo capire quanto siete abili e testarvi in qualche modo. Vi ho detto che metà della stele è perduta, in realtà è proprio nelle mani di quest'uomo potente. Quella che invece tieni in mano, Yama, se attivate lo Sharingan potrete leggere due informazioni vitali. La prima ve la darò io, anche se potete verificare voi stessi leggendo come ho detto, e la seconda la scoprirete col tempo se i vostri occhi miglioreranno...

    Chiuse gli occhi per un minuto e riprese fiato, a lei in quel momento non importava di tutta quella lezione di storia, fosse stato per lei avrebbe preso Yama e corso più veloce che poteva lontano da quella realtà maledetta, lontano dai pericoli, lontano da Fury e da altri che volevano solo mettere il mondo a fuoco. Non le importava poi molto nemmeno della ragazzina, anche se era sua parente in un certo senso e lei sapeva pure perché...

    La prima parte recita testualmente: "La luce dello Sharingan splenderà più forte quando l'ombra si poserà su di esso". Aldilà delle interpretazioni, questa frase vuole dire che potete far evolvere il vostro Sharingan ad un livello completamente diverso. E cioè questo...

    Oceania riaprì nuovamente i suoi occhi, ma stavolta il suo Sharingan era cambiato, era qualcosa di diverso e nonostante sia Mokou che Yama non avevano mai visto niente di simile, avrebbero potuto percepire che emanava un potere diverso, quasi terrificante.




    Mangekyou Sharingan... O Sharingan Ipnotico. Per ottenerlo bisogna subire un grande shock o stress emotivo. Il modo più rapido è quello di veder morire qualcuno a cui teniamo o di ucciderlo noi stessi. Questa è la maledizione del nostro potere.



    Oceania si ricordò il secondo motivo per cui era lì e per poco non gli venne un crollo emotivo, barcollò un secondo, per poi ricomporsi e guardare negli occhi, quegli occhi, il suo Yamashita.

    A proposito di quello che hai detto all'inizio, Yama... Colei che credevi essere tua madre, Hisa, l'ho trovata morta nel covo dei Dark, era morta da moltissimo tempo per la verità... Ho ucciso i Dark... Ho ucciso Eizan e il Dr. Brown e ho anche ucciso Sunako. Colei che diceva di essere tua sorella, non era altro che un impostore come tutti gli altri del resto. Il tuo vero padre non è mai stato Eizan, la tua vera madre non era mai stata Hisa e nè Sunako nè Go erano tuoi fratelli. Menzogne nata dalla follia di Eizan di ottenere lo Sharingan per sè. Ora sai tutto...

    Attese, non sapeva di preciso cosa, attesa una reazione, delle domande, poi sarebbe passata alla seconda fase del piano.
    Stava soffrendo dentro per quello che aveva rivelato a Yamashita. Non poteva davvero fare del male al suo unico figlio, l'unica vera gioia che le era rimasta, ma era costretta. Non si pentiva di aver eliminato i legami falsi per lui, ma sapeva che significava quando una verità forte si insinua improvvisamente nella tua vita e forse Yamashita non avrebbe retto il colpo.


    Yamashita sblocca il terzo livello della Sharingan per lo shock della verità
     
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    Oceania

    Oceania...avevo letto diverse cose su di lei nelle lunghe giornate passate sui libri di storia, ma mai avrei pensato che un personaggio uscito dal passato potesse apparimi davanti e blaterare sull'essere mia madre...non aveva alcun senso...c'era un'unica cosa che ci legava, erano quegli occhi, quel sangue che scorreva nelle nostre vene, ma non poteva esserci altro...non poteva.Fu per quello che le parlai, quasi le urlai contro, ero stanco di essere preso costantemente preso in giro, ero stanco di essere trascinato da una parte all'altra, prima ero un Kazuma, poi un Dark, poi ancora un Uchiha...tutte mezze verità, diventate poi solo menzogne...ogni volta che riuscivo a mettere un punto fermo...ogni volta che qualcosa sembrava andare al posto giusto succedeva qualcosa che rimischiava le carte in tavola...ero così stanco di tutto questo, ogni volta che mi guardavo dietro vedevo solo morti, rapimenti, tranelli...voleva la verità...anzi no già la conoscevo, ma adesso questa Oceania usciva dal nulla per riportare scompiglio nel mio mondo? No era davvero troppo. Non avrei saputo dire cosa stesse facendo o provando Mokou, non sentii una singola parola uscire dalle sue labbra e comunque avevo la mente altrove, lo sguardo fisso su quella donna... la mia frustrazione sembrò impattare contro di lei, la vidi sospirare e poi...piangere? Gli occhi rossi le si riempirono di lacrime che le rigarono le guance:

    "Sapevo non sarebbe stato facile... Tu sei Mokou, non è vero? Assomigli a una mia vecchia amica, molto anche. Devo dedurre che quello che mi è stato detto su di te sia vero, ma non sono qui per parlare della tua storia, però ti chiedo di mettere via quel kunai, renderesti le cose più facili..."

    Si rivolse per la prima volta direttamente a Mokou, non capii il discorso del kunai ma nemmeno mi girai a controllare, non mi interessava, in un modo o nell'altro non riuscivo a togliere gli occhi di dosso ad Oceania...le cose che aveva detto ancora bruciavano vive nella mia mente e non riuscivo proprio a mandarle giù...stavo solo aspettando di ricevere risposta ai miei quesiti, ai miei dubbi, solo quello mi importava in quel momento, tenevo a stento l'ira a freno, la sentivo pulsare sotto la mia pelle, non avevo idea di dove sarebbe andato a parere il suo discorso, ma non mi era per niente piaciuto come era cominciato:

    "Sono qui per dirvi principalmente che non siete maledetti o strani solo per colpa di questi occhi. Siete la progenie di un clan che si credeva estinto e che è proliferato grazie a Sasuke Uchiha. Egli era l'ultimo Uchiha, ma aveva una figlia. Questa figlia si chiamava Sankarea e per la cronaca è vostra bisnonna e mia nonna."

    Sasuke Uchiha...un altro nome famoso dal passato...avevo già intuito durante le mie ricerche che avessi in qualche modo un legame con lui, evidentemente era molto più forte e vicino di quanto mi sarei aspettato...ma perché ci stava dicendo tutto questo? Che senso aveva farci una lezione di storia in quel momento? Dove voleva andare a parare? Ancora... ancora ad insinuare che fosse mia madre...e da come parlava Mokou doveva essere in qualche modo mia cugina...come faceva tutto quello ad avere senso? La donna fece un breve pausa, come per darci il tempo di fare mente locale...come se ne avessi bisogno...strinsi i pugni con forza per cercare di mitigare la rabbia che si stava facendo strada sempre più rapidamente nella mia mente, sentii le unghie della mie mani spingere sul palmo quasi a farlo sanguinare...dovevo cercare di controllarmi ma diventava ogni secondo sempre più difficile, dopo quello che mi aveva detto stava diventando difficile anche solo guardarla in volto:

    "Come fanno tutte queste cose ad avere senso? Stai dicendo che non solo tu saresti mia madre... Sasuke Uchiha sarebbe il nostro quadrisnonno e lei sarebbe in qualche modo mia cugina? "

    Finii la frase indicando Mokou dietro di me, sempre senza girarmi a guardarla, quel discorso stava diventando ogni secondo più assurdo, più Oceania continuava a parlare e meno riuscivo a capire tutta quella storia...soprattutto perché MALEDIZIONE c'era una donna che si stava spacciando per mia madre e continuava a dire cose sempre più senza senso! Le nocche mi divennero bianche dalla tensione, il polso cominciò a tremarmi dallo sforzo che stavo compiendo in quel momento per darmi una calmata:

    "Lo so... Avrete mille domande, ma potete farmele anche dopo, per adesso vorrei faceste attenzione, questi nomi sono importanti e anche i legami di sangue che intercorrono tra di noi.
    Dicevo... Sankarea tradì suo padre Sasuke consegnandolo agli Anbu di Konoha che lo uccisero per essere il Mukenin più ricercato del suo tempo. Ella poi ebbe molte relazioni nel corso della sua vita, non serve che per adesso sappiate con chi, ma da quegli amori occasionali e disinteressati nacquero varie persone tra cui una certa Marion e una donna famosa, colpevole dell'aver scatenato la prima guerra che coinvolse la mia vita da ninja, la Quinta Guerra Shinobi, tale donna si chiamava Tristania Uchiha, nonché mia madre..."


    La donna continuò il suo discorso, terminando con un evidente espressione di disagio, le si leggeva in faccia che quella parte in qualche modo le dava fastidio...che in qualche modo si vergognasse di essere quello che era? Non avevo modo per dirlo, ma soprattutto non mi importava... tanti nomi ed eventi storici...e allora? Dannazione ero sul punto di dirgli tutto quello che pensavo in faccia ma mi morsi la lingua cercando di rimanere in silenzio...perché stavo reagendo così? In fondo non mi stava raccontando tutto quello che avevo sempre voluto sapere? Perché allora era così tanto arrabbiato con lei? Era qualcosa che andava oltre la semplice menzogna che mi aveva raccontato, tante in fondo ne avevo sentite, ma perché quella mi stava toccando così tanto? Non riuscivo a capirlo, non riuscivo a spiegarmi perché mi sentissi così arrabbiato, come non mi ci sentivo da tempo, forse era per quello che facevo di tutto per contenermi, non avevo idea di cosa mi stesse succedendo e volevo andarci in qualche modo cauto, perdere eccessivamente la calma si sarebbe potuta rivelare una pessima mossa. Oceania in ogni caso si riprese quasi subito, continuando a parlare come se niente fosse:

    "Tornando alla donna di nome Marion, invece, lei era la madre del celebre Sefiro Mitarashi, che penso conosciate meglio col nome di Zero, Zero l'Imperatore del Fuoco.
    Perché vi dico queste cose? Perché non ve le dirà nessun altro. Tuttavia, oltre me, in giro so che ci sono altri Uchiha, molto probabilmente genitori dell'attuale generazione Uchiha a cui voi appartenete. Al momento so che voi siete gli unici ad aver risvegliato lo Sharingan in quest'epoca e per questo sono stata mandata qui da un uomo, un uomo che può offrirvi una ragione migliore di quello di combattere per i villaggi ninja, che può darvi uno scopo per proteggere l'umanità da sè stessa e da altri..."


    Zero...quindi eravamo in qualche modo imparentati anche con l'uomo che aveva costretto in schiavitù quasi tutto il continente...tutti gli Uchiha che ci aveva descritto e da cui discendevamo erano tutti passati alla storia per la loro malvagità e per l'aver gettato il mondo nel caos, nella guerra, nell'oscurità...forse era quella che sentivo anche dentro di me, tenuta a bada dalla mia morale, forse tutti gli Uchiha in qualche modo tendevano naturalmente al male. Ma fu l'ultima frase che attirò maggiormente la mia attenzione, quella fu la chiave del discorso che ci fece capire il motivo della sua presenza in quel luogo, voleva reclutarci... e non da lato a cui eravamo da sempre stati abituati...voleva farci diventare dei Mukenin...lei non era nostra alleata, poteva essere un Uchiha, ma non sembrava essere dalla nostra parte e quello poteva essere un serio problema:

    "Immagino che molte cose non vi siano chiare, ma tutto avrà senso tra qualche tempo. L'offerta di quell'uomo è valida, ma non è il momento nè di seguirmi per incontrarlo nè per conoscerlo, prima devo capire quanto siete abili e testarvi in qualche modo. Vi ho detto che metà della stele è perduta, in realtà è proprio nelle mani di quest'uomo potente. Quella che invece tieni in mano, Yama, se attivate lo Sharingan potrete leggere due informazioni vitali. La prima ve la darò io, anche se potete verificare voi stessi leggendo come ho detto, e la seconda la scoprirete col tempo se i vostri occhi miglioreranno..."

    La vidi chiudere gli occhi e prendere il fiato...altre informazioni, sembrava quasi volerci comprare con esso, convincerci di poterci aiutare facendoci crescere...le stesse parole dette dal dottor Brown, lo stesso intento di Eizan, anche lei, come il tizio che le stava sopra ci volevano solo per i nostri occhi e per il nostro potere. Ero amareggiato, la rabbia aveva cominciato a mutare, ero sempre furioso, ma cominciavo anche a sentirmi un po' triste, ancora una volta la gente non vedeva altro che i miei occhi, erano stati loro a cambiare tutto e persino il mio tentativo di comprenderli mi aveva portato tra le braccia di altri Mukenin...dovunque mi girassi c'era sempre e solo feccia:

    "La prima parte recita testualmente: "La luce dello Sharingan splenderà più forte quando l'ombra si poserà su di esso". Aldilà delle interpretazioni, questa frase vuole dire che potete far evolvere il vostro Sharingan ad un livello completamente diverso. E cioè questo..."

    Oceania spalancò gli occhi all'improvviso, rivelando uno sguardo completamente diverso, un Sharigan mai visto prima...il rosso dell'occhio era andato a delineare una specie di Shuriken, quello era davvero il livello superiore del nostro potere? Rimasi semplicemente senza parole, per qualche istante lo stupore prese il posto della rabbia, tanto ancora dovevo imparare sui miei occhi...

    Mangekyou Sharingan... O Sharingan Ipnotico. Per ottenerlo bisogna subire un grande shock o stress emotivo. Il modo più rapido è quello di veder morire qualcuno a cui teniamo o di ucciderlo noi stessi. Questa è la maledizione del nostro potere.

    Un potere...maledetto...per raggiungerlo avrei dovuto...uccidere o veder ucciso qualcuno di caro? Poteva esserci qualcosa di più sadico al mondo? Quelle parole mi fece subito accendere un'altra spia nella mente...avevo visto la morte di mio fratello, quella del mio migliore amico e...non l'avevo sbloccato? Contavano così poco per me quelle persone? E se...no...no non poteva essere vero...non...non aveva alcun senso! Mi ero sempre chiesto perché se lo Sharingan si evolvesse con il dolore e la sofferenza, io non fossi comunque riuscito a sbloccarlo nonostante tutto quello che mi era capito...ora avevo una spiegazione...ora le cose... avevano un senso...non ero mai stato davvero così male evidentemente perché loro...dentro me sapevo che loro per me non erano niente! Doveva...no non dovevo cascarci, erano solo menzogne, sporche bugie messe in piedi per farmi cadere tra le sue braccia...non mi sarei fatto incantare. La donna, dopo aver finito di parlare ebbe un sussultò per qualche secondo, poi si ricompose e mi fissò dritto negli occhi:

    "A proposito di quello che hai detto all'inizio, Yama... Colei che credevi essere tua madre, Hisa, l'ho trovata morta nel covo dei Dark, era morta da moltissimo tempo per la verità... Ho ucciso i Dark... Ho ucciso Eizan e il Dr. Brown e ho anche ucciso Sunako. Colei che diceva di essere tua sorella, non era altro che un impostore come tutti gli altri del resto. Il tuo vero padre non è mai stato Eizan, la tua vera madre non era mai stata Hisa e nè Sunako nè Go erano tuoi fratelli. Menzogne nata dalla follia di Eizan di ottenere lo Sharingan per sè. Ora sai tutto..."

    Silenzio...sgomento. Le sue parole, andarono squarciare la tela della mia mente, distrussero ogni singolo neurone, ogni singola sinapsi, rimasi per diversi secondo da guardarla con gli occhi spalancati, la bocca aperta, il cuore accelleró il battito, sentii quasi esplodere il sangue nelle mie vene, quell'era l'immagine che più si avvicinava al dolore che stavo provando in quel momento...inconsciamente mi portai una mano sulla spalla dove avevo il sigillo di dislocazione di mia sorella, davvero era diventato niente più che uno strano tatuaggio? Mia madre...lei non poteva...No...avevo sempre sperato, avevo sempre creduto che...che sei sarei riuscito a salvarla, che saremmo tornati insieme felici come un tempo...lei non poteva...NOOOOOOO. Mi portai le mani alle tempie, sentivo la testa sul punto si scoppiarmi, cercai di spinGere sul mio cranio, per cercare di contenerlo, mi sembrava stesse quasi cercando di uscire fuori dalla sofferenza che stavo provando...lacrime, come fiumi in piena cominciarono a scendere sulle mie guance, mentre tutto il mondo intorno a me sembrava sul punto di crollare, tutto... ogni ricordo, ogni sogno, ogni desiderio...tutto dentro di me stava collassando su se stesso...lo sentivo diventare cenere, come quel tempio che tanto avevo cercato...

    Non sei contento adesso...Yamashita? Finalmente hai scoperto la verità...sei sempre vissuto nella menzogna, forse una parte di te l'aveva pure già intuito... in fondo nessuno dei tuoi "parenti" o "famigliari" aveva lo Sharigan...Da chi pensavi di averlo ereditato?saluta la tua vera mamma Yamashita...saluta da bravo..."

    Urlai...sia dentro che fuori la mia mente...ero stato messo di fronte ad una verità che non ero pronto ad accettare...niente...niente era rimasto della mia vita...niente era rimasto di me... che cosa...che cosa avrei dovuto fare? Levai le mani bagnate dal mio volto, ritrovandomi in ginocchio...gli occhi, non erano più azzurri, forse non lo erano mai più stati, lo Sharigan vi aveva preso dimora e non se ne sarebbe più andato...Non ero più un Kazuma...anzi non lo ero mai stato... in quel momento non provavo niente...mi sentito solo rotto dentro, il mio volto era serio, forse come non lo era mai stato...Non ero più arrabbiato, confuso, ero una tavola piatta, vuota...qualcosa, anzi qualcuno aveva reciso via il mio pasSato, aveva spazzato via l'illusione e mi aveva permesso di vedere la verità. Ora lo sapevo, ora capivo le parole di Oceania, mi suonavano più vere di qualsiasi altra cosa avessi mai sentito. Alzai lo sguardo, lo mio Sharigan che si specchiava nel suo...Ora la vedevo con occhi diversi...con gli occhi di un figlio:

    "Si...ora lo so...madre, ora capisco...cosa...cosa vuoi che faccia?"

    Parlai con un tono piatto, privo di emozioni, come una macchina, in quel momento non è che non le avessi, semplicemente non potevo provarle...chissà cosa avrebbe pensato Mokou, in fondo lo Yamashita Kazuma che aveva conosciuto lei non c'era più...era stato tagliato in minuscoli pezzettini che ora erano sparsi alla rinfusa nella mia mente...Una rottura da troppo tempo rimandata.
    spero di averlo reso bene, sta di fatto che il mio pg ha avuto un totale crollo emotivo, ora si muove e reagisce passivamente a quello che gli capita,
    Onestamente per lo shock che ha avuto mi sembrava la reazione più coerente, soprattuto per come è fatto Yamashita che ha sempre bisogno ai un qualcuno a cui appoggiarsi, per voi è sensata ?


    Edited by Stompo - 13/6/2017, 13:31
     
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    La tensione era palpabile ma il disagio di Mokou era muto, volteggiava dentro di lei. Quella situazione era quanto di più scomodo avesse mai chiesto. E il sentirsi inadeguata al mondo ebbe ancora più pressione su di lei in quel momento. Yamashita aveva trovato sua madre. Per quanto fosse ignobile una sua apparizione in quel frangente, dopo sedici anni di abbandono, era tornata da lui. Solo da lui. Mokou sapeva benissimo di non avere genitori, sapeva bene che Maya aveva perso sua figlia durante il parto e aveva deciso di allevarne da sola la figlia. Sapeva che, trovandola per strada, aveva raccolto anche lei, senza nasconderle quel giorno. Sua nonna non lo era davvero. Sua sorella Kaguya era "sorella" in quanto imposizione sociale ma, difatti, non lo era. Era da sola. Nessuno era mai venuto a prenderla o a spiegarle il perché del suo abbandono. Per il ragazzo era diverso. Quella donna era piombata nella sua vita proclamandosi sua genitrice e cosa avesse in mente nessuno oltre a lei poteva saperlo. L'albina lanciò un'occhiata a Yamashita che parve mettersi sulla difensiva nei confronti di Oceania, la ex-kage. Proprio questa non abbandonò lo sguardo impassibile, eppure pianse silenziosamente. Lacrime cominciarono timidamente a scorrere piano piano lungo le guance. Di nuovo, mokou si sentì a disagio. Cosa ci faceva lì?

    Sapevo non sarebbe stato facile... Tu sei Mokou, non è vero? Assomigli a una mia vecchia amica, molto anche. Devo dedurre che quello che mi è stato detto su di te sia vero, ma non sono qui per parlare della tua storia, però ti chiedo di mettere via quel kunai, renderesti le cose più facili...

    Lo sguardo scarlatto dell'albina si accigliò. Le venne spontaneo non abbassare la guardia ma dovette per il momento far credere all'altra di avere tutto sotto controllo. Ripose il kunai nel taschino, senza abbassare lo sguardo. Chi aveva parlato alla donna di lei?

    "Quel bastardo di Jarago.. forse tutti i Kage sono della stessa risma."

    Il solo pensiero la disgustava ma non poteva mica mettersi a pensare ai fatti suoi. Non in quella situazione. La presenza di Oceania non la faceva sentire al sicuro e quel rapporto tra lei e Yamshita a disagio. Era il cosiddetto terzo incomodo. Per di più, quel maledetto Sharingan negli occhi della donna era la cosa peggiore.

    Sono qui per dirvi principalmente che non siete maledetti o strani solo per colpa di questi occhi. Siete la progenie di un clan che si credeva estinto e che è proliferato grazie a Sasuke Uchiha. Egli era l'ultimo Uchiha, ma aveva una figlia. Questa figlia si chiamava Sankarea e per la cronaca è vostra bisnonna e mia nonna.

    Come fanno tutte queste cose ad avere senso? Stai dicendo che non solo tu saresti mia madre... Sasuke Uchiha sarebbe il nostro quadrisnonno e lei sarebbe in qualche modo mia cugina?

    Mokou si strinse nelle spalle: era esattamente ciò che pensava fosse lo Sharingan. Una maledizione. Il motivo per cui si sentiva schiacciare dal mondo. Costantemente fuori posto, infelice, inadeguata. Tutta la sua sofferenza era causata da quegli occhi, lei lo sapeva. Per questo strinse i denti e distolse lo sguardo. Decise, allora, che non sarebbe bastate due parole qualsiasi di una donna qualsiasi per guarirla dal suo male di vivere. Cosa ne sapeva lei? Era come Yamashita: possedeva quegli occhi ma non sapeva nulla, nulla. C'era ben altro dietro.
    Non sarebbe mai bastato. E intanto la conferma che c'era un legame di sangue con Yamashita e persino con quella donna, sembrava non interessare minimamente all'albina. Troppo presa dal difendere se stessa.

    Lo so... Avrete mille domande, ma potete farmele anche dopo, per adesso vorrei faceste attenzione, questi nomi sono importanti e anche i legami di sangue che intercorrono tra di noi.
    Dicevo... Sankarea tradì suo padre Sasuke consegnandolo agli Anbu di Konoha che lo uccisero per essere il Mukenin più ricercato del suo tempo. Ella poi ebbe molte relazioni nel corso della sua vita, non serve che per adesso sappiate con chi, ma da quegli amori occasionali e disinteressati nacquero varie persone tra cui una certa Marion e una donna famosa, colpevole dell'aver scatenato la prima guerra che coinvolse la mia vita da ninja, la Quinta Guerra Shinobi, tale donna si chiamava Tristania Uchiha, nonché mia madre...
    Tornando alla donna di nome Marion, invece, lei era la madre del celebre Sefiro Mitarashi, che penso conosciate meglio col nome di Zero, Zero l'Imperatore del Fuoco.
    Perché vi dico queste cose? Perché non ve le dirà nessun altro. Tuttavia, oltre me, in giro so che ci sono altri Uchiha, molto probabilmente genitori dell'attuale generazione Uchiha a cui voi appartenete. Al momento so che voi siete gli unici ad aver risvegliato lo Sharingan in quest'epoca e per questo sono stata mandata qui da un uomo, un uomo che può offrirvi una ragione migliore di quello di combattere per i villaggi ninja, che può darvi uno scopo per proteggere l'umanità da sè stessa e da altri...


    Troppe informazioni tutte insieme. Alla ragazza dagli occhi scarlatti sembrò girare la testa. Distolse lo sguardo e respirò a fondo. Sasuke Uchiha.. Zero, l'imperatore del fuoco.. un uomo miserioso con una proposta che riguardava lo Sharingan e.. altri Uchiha. Era questa l'informazione che, per qualche motivo, colpì con un pugno allo stomaco, lasciandole un buco laddove prima c'era qualcosa. Tutto il resto era solo confusione nella sua testa, nomi e informazioni che però non trovavano alcuna forma perché tutto ciò a cui riusciva a pensare era quella frase. C'erano altri come lei, come loro. Non era l'unica. Non stette neanche a chiedersi perché la cosa la facesse sentire in quel modo in cui non si era mai sentita prima. Non era una bella sensazione. Ed Oceania, pur notando lo smacco dei due giovani, aveva altro da dire loro. Non voleva dargli tregua.. perché? Era stato quel miserioso uomo a mandarla lì, no? Per Yamashita, in quanto suo figlio. Ma Mokou? Cosa voleva da lei?

    Immagino che molte cose non vi siano chiare, ma tutto avrà senso tra qualche tempo. L'offerta di quell'uomo è valida, ma non è il momento nè di seguirmi per incontrarlo nè per conoscerlo, prima devo capire quanto siete abili e testarvi in qualche modo. Vi ho detto che metà della stele è perduta, in realtà è proprio nelle mani di quest'uomo potente. Quella che invece tieni in mano, Yama, se attivate lo Sharingan potrete leggere due informazioni vitali. La prima ve la darò io, anche se potete verificare voi stessi leggendo come ho detto, e la seconda la scoprirete col tempo se i vostri occhi miglioreranno...

    La kunoichi alzò lo sguardo verso la donna, improvvisamente presa dalle sue parole. Quella parola, "miglioreranno", non era detta a caso. Lei stessa aveva visto una nuova tomoe spuntare nei suoi occhi, da due a tre. Al solo pensarlo fremette, i suoi occhi si ripresero e si sporse involontariamente verso Oceania. C'era un modo per ottenerne ancora di più? Abbassò lo sguardo verso la stele, o almeno ciò che ne restava. Era contenuto lì il segreto.

    La prima parte recita testualmente: "La luce dello Sharingan splenderà più forte quando l'ombra si poserà su di esso". Aldilà delle interpretazioni, questa frase vuole dire che potete far evolvere il vostro Sharingan ad un livello completamente diverso. E cioè questo...

    .. Sì! Era tutto vero! Oceania mostrò loro qualcosa di incredibile. Le tre tomoe vorticarono, unendosi fino a creare un'immagine più complessa, scarlatta. Un nuovo Sharingan.


    Alla ragazza batté forte il cuore, le dita le tremarono. Percepiva la tremenda pericolosità di quell'occhio, avvertendone il potere. E desiderandolo. Era la risposta ad una domanda che ancora non conosceva. Che paradosso, conoscere la risposta i propri problemi senza sapere il perché essi esistano. Quell'occhio riusciva ad attrarla, facendole momentaneamente scordare l'odio che provava per i suoi stessi occhi. Lo odiava, amandolo.

    Mangekyou Sharingan... O Sharingan Ipnotico. Per ottenerlo bisogna subire un grande shock o stress emotivo. Il modo più rapido è quello di veder morire qualcuno a cui teniamo o di ucciderlo noi stessi. Questa è la maledizione del nostro potere.

    L'espressione presa di Mokou si spense lentamente. Le sembrò di non aver capito realmente quanto appena sentito. Ricordò improvvisamente quando, pochi giorni prima, aveva pensato di uccidere Yamashita.. Forse avrebbe funzionato. Forse no.

    "Uccidere.. una persona a me cara.."

    Fu quasi istintivo per lei. Lo sguardo diffidente, gli occhi scuri e i lunghi capelli neri di sua sorella le vennero in mente. Prima quello sguardo, poi il ricordo di quell'illusione che l'aveva vista in pericolo. Poi di nuovo.. quel giorno. Mokou scosse la testa, arrossendo così lievemente che giusto lei avrebbe potuto accorgersene. Non credeva.. di poterne essere in grado. Il suo sguardo si incantò all'orizzonte, la sua mente si svuotò. Le sembrò quasi di staccarsi dal suo stesso corpo, scuotendosi giusto in tempo per non perdersi quel ricongiungimento madre-figlio che tanto la faceva sentire a disagio. Lo sguardo di Oceania non le piaceva affatto, non perché fosse cattivo o pericoloso. Quell'espressione pentita e preoccupata sembrava quasi disgustarla. Era fatta così, non conosceva il perché delle sue emozioni ma l'istinto prevaleva su di lei. Per questo il volto si chiuse in una smorfia di diffidenza verso quello spettacolo. Ma, di nuovo, sarebbe stato questione di momenti per farla mutare. Purtroppo sembrava che, di tutto quel discorso, fosse quella la parte che più Oceania sentì. Lo diceva quello sguardo che l'albina non riusciva a comprendere.

    A proposito di quello che hai detto all'inizio, Yama... Colei che credevi essere tua madre, Hisa, l'ho trovata morta nel covo dei Dark, era morta da moltissimo tempo per la verità... Ho ucciso i Dark... Ho ucciso Eizan e il Dr. Brown e ho anche ucciso Sunako. Colei che diceva di essere tua sorella, non era altro che un impostore come tutti gli altri del resto. Il tuo vero padre non è mai stato Eizan, la tua vera madre non era mai stata Hisa e nè Sunako nè Go erano tuoi fratelli. Menzogne nata dalla follia di Eizan di ottenere lo Sharingan per sè. Ora sai tutto...

    .. !!

    Mokou esitò, esterrefatta, incredula. Rapidamente si voltò verso il ragazzo e l'espressione che si era formata sul suo volto la colpì. Era quella l'espressione di un uomo che perde ogni cosa? La ragazza digrignò i denti in un gesto seccato, prendendo a fissare la donna, in silenzio. La squadrò per quelli che sembrarono secoli prima di serrare le labbra e aggrottare le sopracciglia, in uno sguardo ostile.

    - Tu..

    Ringhiò appena, sottovoce. Sentiva il ragazzo singhiozzare, soffocato dalle sue stesse lacrime. Lei lo detestava. Aveva tentato di ucciderlo. Persino in quel momento non poteva dirsi empatica nei suoi confronti. Neanche quando gli occhi del ragazzo mostrarono ciò che Oceania aveva detto loro.. invece delle due tomoe, ora il suo Sharingan ne mostrava tre per occhio. Quella visione mise in una situazione scomoda Gekikara che però distolse lo sguardo da lui. Il suo pianto si faceva sempre più silenzioso.
    CITAZIONE
    Tuttavia, oltre me, in giro so che ci sono altri Uchiha, molto probabilmente genitori dell'attuale generazione Uchiha a cui voi appartenete.

    Rimembrare quelle parole questa volta la infastidì ancora di più. Yamashita aveva una tomoe in più per occhio. Quella donna possedeva lo Sharingan Ipnotico. E lei era lì, in mezzo a tutta quella merda, lasciata a se stessa. Una spalla di cui ci si poteva dimenticare.
    Perché proprio lei?

    Attirò la sua attenzione solo Yamashita, rimettendosi.. in piedi? Lo sguardo serio ed impassibile, seppur tempestato di lacrime, rosso per lo sforzo, gli occhi gonfi. La voce nasale. Eppure perché diavolo aveva quello sguardo?

    Si...ora lo so...madre, ora capisco...cosa...cosa vuoi che faccia?

    La ragazza abbassò lo sguardo, serrando così tanto le labbra che si tinsero di bianco, sparendo poiché dello stesso colore della pelle affetta da albinismo. I pugni si sinsero e, prima che potesse anche solo pensarci, Gekikara, scattò come una furia.. verso Yamashita. Avrebbe affondato la gamba sinistra nel terreno, facendo scattare l'anca destra per tentare di sferrargli un pugno in pieno volto, sulla guancia. Il suo sguardo era furente, proprio come durante il loro scontro. Non riusciva a spiegarsi il perché. Lo detestava ma, ora come allora, lo puniva quasi aiutandolo. Cosa c'era a spingerla a fare ciò? Perché vedere quel ragazzo abbandonarsi all'idea di aver perso ogni cosa la spingeva a compiere quei gesti? Perché detestava che l'altro avesse paura?

    - Idiota! Come puoi avere il coraggio di chiamare madre una donna del genere?! Dovresti saperlo cosa vuol dire avere una madre VERA! Non una che ti ha abbandonato! -

    Come un avvoltoio, invenì contro il ragazzo dall'alto della sua posizione, indicando con un brusco cenno della mano Oceania. Non le importava nulla di lei. Avrebbe preferito non incontrarla, da una parte. C'era troppa confusione in lei, era in balia delle sue stesse emozioni.

    - Tu.. sei debole proprio come pensavo! REAGISCI! -

    Urlò senza neanche pensarci. Tutto quel rancore e quella frustrazione, quell'invidia e quel desiderio di potere si riversarono in lei e fuori da lei. La soluzione alla sua incognita era incredibilmente vicina.

    Mokou Houraisan

    Azioni:
    - Pugno

    Stamina:
    [350] --> [350]

    Resistenza:
    [200] -1--> [199]


    Edited by Kerberotte - 14/6/2017, 06:39
     
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    Ciò che accadde dopo le parole di Oceania fu qualcosa che sinceramente non aveva previsto. Le sue parole dure, la sua proposta e l'aver rivelato di essere l'assassina di Sunako e di tutti gli altri, di aver trovato Hisa morta, tutti quegli eventi fecero andare fuori di testa Yamashita.
    Urlò, pianse, si disperò, tremò. Il suo cervello non rispondeva bene ai comandi.
    Oceania non riuscì a reagire di fronte quella visione. Il figlio che amava, ma che non aveva visto crescere se ne stava andando di fronte a lei, ma non sapeva esattamente cosa fare. Le venne in mente di poter usare un Genjutsu per entrargli nella mente, ma era pericoloso.
    Poi stranamente si calmò, anche se era ancora scosso. Lo Sharingan a tre tomoe brillava nei suoi occhi e lui era come apatico. Impassibile. Sembrava più macchina di sua madre che lo era decisamente per metà.

    CITAZIONE
    "Si...ora lo so...madre, ora capisco...cosa...cosa vuoi che faccia?"

    Oceania si rese conto che aveva esagerato. Sperava di scatenare in lui la rabbia e lo stress necessario per fargli sbloccare lo Sharingan Ipnotico, invece ottenne un figlio ubbidiente e col cervello fuori posto. Voleva che lui l'attaccasse proprio come aveva detto Fury.

    Yama... ascoltami...

    Cercò di avvicinarsi a lui lentamente, ma Mokou anticipò ogni sua mossa e sferrò un pugno in pieno volto a Yamashita, come se volesse rimproverarlo della sua debolezza.
    Di certo il pugno sortì un effetto risanatorio. Ma fece scattare Oceania verso i due.

    Non mi pare di averti detto che ti riguardava giusto?

    Lo Sharingan Ipnotico di Oceania iniziò a vorticare non appena si ritrovò di fronte alla ragazza, gliel'avrebbe fatta pagare. Fury era stato chiaro. Nessuno di loro doveva morire, ma non aveva mai detto di non ferirli e qualcosa le diceva che Mokou fosse abbastanza forte da sopportare un Genjutsu anche se proveniva da lei.
    Qualcosa però sembrò andare storto. Oceania aveva spesso visioni di un futuro incerto. Non tutto ciò che vedeva si realizzava, ma era in grado, grazie all'eredità del padre e della madre di trasmettere il tempo passato e futuro alle persone con cui entrava in contatto sia con lo sguardo dello Sharingan e sia con il contatto fisico.
    Ciò che mostrò a Mokou non era volontario, anche perché lei stessa, se avveniva all'improvviso, non conosceva le visioni.
    Entrambe videro qualcosa di incredibile a cavallo tra il passato e il futuro.

    CITAZIONE
    Passato

    Una donna. Sankarea Uchiha baciava un uomo dai lineamenti particolari. Entrambi avevano gli Sharingan ai loro occhi.
    Poi li avvolge l'oscurità e nel buoi compaiono tanti bambini con lo Sharingan attivo.

    CITAZIONE
    Futuro

    Mokou più grande di qualche anno. Tiene per il collo qualcuno sospeso su una rupe, i suoi occhi hanno lo Sharingan attivo, però il tre tomoe.

    Sono Mokou... Mokou Uchiha...

    CITAZIONE
    Passato

    Un uomo mascherato accarezza la pancia di una donna incinta, quella donna ha i capelli argentati corti e dentro di lei alberga un demone, ma non è il bambino.

    Io non posso. Zero è morto e gli Uchiha non devono più tornare su questa terra. E se lei fosse come me?

    Non ucciderò mia figlia!

    CITAZIONE
    Passato

    Una piccola neonata albina nasce a Suna, piange mentre la madre, la donna di prima la stringe a sè.

    Mi dispiace, piccola Mokou... Spero che un giorno tu possa perdonarmi...

    CITAZIONE
    Futuro

    Di nuovo un futuro di Mokou, mentre litiga con un altro Uchiha non definito.

    NESSUNO PUO' DIRMI QUELLO CHE DEVO FARE! OTTERRO' GLI OCCHI CHE MI HA PROMESSO FURY!!! CON O SENZA DI TE!!!

    giphy


    CITAZIONE
    Futuro

    Mokou più grande si trova davanti alla donna che dovrebbe essere sua madre nella visione, si trovano nel deserto di Suna.

    Dimmelo! Me lo devi! Chi era mio padre?

    Forse l'hai già capito... Tuo padre è Sefiro Mitarashi, ma non fidarti di ciò che dicono. Lui non era Zero!

    Le visioni cessarono lì. Erano tanti flash, come se fossero scene di un film. Vividissime, veloci, ma vivide. Oceania era visibilmente affaticata dall'esito di quegli avvenimento, tanto che l'occhio destro iniziò a sanguinarle. Effettivamente si era dimenticata di rivelare una parte molto importante dell'Ipnotico, ma non era quello il momento. Yama intanto si stava riprendendo e stavolta in lui c'era dolore, ma la rabbia lo sovrastava. Oceania era in ginocchio mentre si teneva l'occhio che perdeva diottrie, diottrie che poteva recuperare grazie al nano-chakra del suo corpo da cyborg, ma ci voleva tempo per quell'esito.
    Mokou restò paralizzata per ciò che aveva visto. Aveva percepito chiaramente che quelle scene erano reali, aveva capito perfettamente quando erano collocate, è come se sentiva di averle vissute.
    Il passato ero certo, ma il futuro?
    Come avrebbe reagito a quella visione? E se i due ninja di Konoha non potevano contenere le loro emozioni contro quella donna mandata da Fury per testarli? Se l'obiettivo fosse che alla fine dovevano combatterla?

    Non... Non doveva accadere... Non dovevi vedere quelle scene...

    Oceania si rialzò, ma sentì una voce nel suo orecchio. Era la voce di Fury.

    *Basta con queste pagliacciate. Passa alla mia proposta.*

    Non voleva, non voleva combattere con quei due innocenti, ma se non obbediva sarebbero morti tutti e tre, cosa poter fare per la sopravvivenza.

    Ora basta... Riprendetevi e attaccatemi, dovete dimostrarmi che sapete fare, dovete dimostrarmi entrambi di meritare lo Sharingan e a seconda del risultato, l'uomo per cui lavoro accetterà di incontrarvi per farvi la sua proposta. Se riuscirete a colpirmi anche solo una volta, vi darò due oggetti che vi saranno utili nel vostro cammino. Avanti. Yama, odiami pure. Ma tu sei mio figlio e sempre lo sarai. Mokou, cova pure tutta la rabbia che vuoi, ma usala, sprigionala. DIMOSTRATEMI DI ESSERE UCHIHA!

    Un urlo in cui lei stessa non credeva, ma non aveva altra scelta. Doveva provocarli, doveva portarli da lei... Da lui...


    Allora.
    Yamashita si riprende, ma lo stress gli ha sottratto 80 punti Resistenza e 50 punti Stamina per lo sforzo dello Sharingan nuovo. Giocala come vuoi, ma di certo sei incazzato nero dopo la fase di shock, ringrazia Mokou per il pugno perchè potevi anche morire per lo stress.
    Da ora Yamashita, quando attiva lo Sharingan tre tomoe avrà un'instabilità psicologica d'ira e dolore insieme.

    Mokou ha visto quelle scene e sono reali. Chi vive quelle scene sa in quale momento storico appartengono. Lo percepisce.
    Anche tu reagisci di conseguenza. Oceania vi ha provocati, tutto questo potrebbe finire in altri due post a testa.


    Edited by F u r y - 15/6/2017, 11:42
     
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    Colui che è e si spera sarà

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    Nulla aveva più importanza...niente l'aveva mai avuta...niente era rimasto...il passato...il presente...il futuro...nulla più aveva importanza...mia sorella...mia madre...mio padre...nessuno era rimasto...amici...nemici...niente aveva più importanza...
    Vuoto, nessun pensiero, nessun sentimento, la mia mente girava su se stessa come un disco rotto, cercando in qualche modo di riprendersi, di ripartire, ma non ci riesce... ogni linea, ogni punto cardine, ogni riferimento che avevo mai avuto era stato spazzato via, cancellato dalla donna che avevo riconosciuto come mia madre, la vera madre, quella con i miei stessi occhi, quella con il mio stesso sangue...
    Fame...sete...destino...sventura...rinascita...morte...vita...nulla aveva più importanza....
    Avevo bisogno di lei, avevo bisogno di qualcuno a cui appoggiarmi, qualcuno che mi avrebbe potuto sorregger e portare lontano...da solo non ero niente...da solo non ero nulla...
    Sunako...Hisa...Eizan...Kanzu...Go...nulla aveva più importanza...
    Ero lì...fermo... lo sguardo fisso su di lei, su di Oceania...i suoi occhi...brillavano come i miei...mi diceva qualcosa, vedevo le labbra muoversi ma non capivo...non potevo capire...nulla aveva più importanza...
    Un colpo al volto inaspettato, un fulmine a ciel sereno, una scossa, un brivido, un'onda che immerse completamente la mia testa e portò con sé...tutto quanto...le emozioni, i ricordi, i sentimenti...la rabbia...lentamente cominciai a tornare padrone dei miei pensieri, del mio corpo, secondo dopo secondo sentivo di nuovo di avere il controllo...ma non venne da solo...c'era qualcuno con lui, qualcuno che fino a quel momento era cresciuto nell'ombra in silenzio ed ora...ora finalmente potevano gridare al mondo senza limiti...furono loro le due emozioni che sentii e che rimasero dentro di me...dolore...e rabbia...
    I miei occhi tornarono lentamente a registrare quello che avevano davanti...Mokou a due passi da me, lo sguardo furioso, colmo d'ira...cosa le era successo? Cosa l'aveva spinta fino a quel punto? Furono le sue parole le prime che tornai a capire, mentre il cervello ed il mio corpo tornarono in funzione:

    "Idiota! Come puoi avere il coraggio di chiamare madre una donna del genere?! Dovresti saperlo cosa vuol dire avere una madre VERA! Non una che ti ha abbandonato!"

    Quelle parole mi colpirono nel profondo e come un piccolo sassolino caduto dalla cima della montagna, cominciarono a trascinarsi dietro una cascata di pensieri, di sensazioni, talmente intense che faceva male, tutti i ricordi e le emozioni tornarono tutte insieme, il dolore alla testa, il dolore al cuore, la tristezza per le notizie ricevute, la disperazione per le mie perdite...e infine l'ira, la furia verso colei che era stata causa di tale sofferenza:

    "Tu.. sei debole proprio come pensavo! REAGISCI!"

    Un urlo, la scintilla che mancava per farmi ripartire e darmi il via, per ridarmi la vita...fu in quell'istante che tornai in me stesso, tornai davanti al tempio Uchiha, tornai con Mokou e con...Oceania...mia madre...il mio sguardo passo prima dall'albina e poi si fermò su quest'ultima...cavolo non riuscivo a levarle gli occhi di dosso...la donna che mi aveva dato la vita e che al tempo stesso aveva fatto di tutto per portarmela via...aveva fatto qualcosa di incalcolabile, qualcosa di indicibile...mi aveva portato via tutto, aveva quasi portato via anche a me...ero furioso, ero arrabbiato, sentivo l'ira scorrere nelle vene, alimentata dal forte dolore che provavo al cuore, era lì che avevo riposto i miei sogni, le mie speranze, le persone a me care...ora non c'era più nulla, ora c'erano rabbia e sofferenza...la stessa che avrei fatto provare lei. Fu in quel momento che la vidi accasciarsi al suolo, con la mano si reggeva un 'occhio sanguinante, quel Mangekyou Sharingan... aveva il fiatone, sembrava stanca, come se qualcosa l'avesse debilitata...ma non mi importava...quello era niente in confronto a quanto stessi soffrendo io, a quando forte era il dolore che stavo provando io, qualcosa di inimmaginabile ed incalcolabile...meritava di soffrire per quello che mi aveva fatto:

    "Non... Non doveva accadere... Non dovevi vedere quelle scene..."

    Cosa non avrebbe dovuto vedere? Spostai lo sguardo su Mokou e la vidi...paralizzata, ferma sul posto come se avesse visto un fantasma...una parte di me voleva aiutarla, una parte di me voleva sapere cosa fosse successo e come poteva esserle d'aiuto...ma non era quella parte a comandare...no nemmeno lontanamente...la rabbia, l'odio, loro erano al comando ora...le sentivo muoversi dentro di me, le sentivo gonfiarsi, esplodere in tutta la loro potenza attingendo al dolore che stavo provando, come se avessi un carbone ardente nel petto, il dolore che provavo mi faceva arrabbiare ancora di più e l'odio mi faceva tornare in mente le parole di Oceania...un circolo vizioso che non sembrava volersi arrestare... e c'era solo un bersaglio per tutte quelle emozioni...una donna che nel frattempo si era rialzata in piedi:

    "Ora basta... Riprendetevi e attaccatemi, dovete dimostrarmi che sapete fare, dovete dimostrarmi entrambi di meritare lo Sharingan e a seconda del risultato, l'uomo per cui lavoro accetterà di incontrarvi per farvi la sua proposta. Se riuscirete a colpirmi anche solo una volta, vi darò due oggetti che vi saranno utili nel vostro cammino. Avanti. Yama, odiami pure. Ma tu sei mio figlio e sempre lo sarai. Mokou, cova pure tutta la rabbia che vuoi, ma usala, sprigionala. DIMOSTRATEMI DI ESSERE UCHIHA!"

    La guardai negli occhi, i denti stretti dalla furia che avevo in corpo, ogni singolo muscolo era in tensione, mi sentivo sul punto di esplodere, tanto era grande la rabbia che provavo per lei...per mia madre...non potevo più tacere, non potevo più guardarla in silenzio:

    "Eccome se ti odio, sono furioso, sono arrabbiato e deluso da te...sei mia madre...sei colei che mi ha dato la vita...perché allora...PERCHÈ ME L'HAI VOLUTA PORTARE VIA? Sento il mio cuore esplodere, sento il mio mondo crollare, ma quella che più alberga dentro di me è la rabbia...la rabbia verso quella persona che sarebbe dovuta essere tutto per me...e invece mi ha lasciato con NULLA IN MANO! Io ti dimostrerò che sono un Uchiha...ma non per compiacere il tuo capo...ma per vendicare la vita delle persone che hai portato via, per farti capire quanto grande è stato lo sbaglio che hai fatto con me...sì forse sarai mia madre...ma la donna che lo è stata davvero è morta tempo in quella sudicia prigione dei DARK!"

    Partii verso lei...non mi importava chi fosse, non aveva importanza cosa rappresentasse ne quali fossero le sue capacità...doveva pagare...i miei occhi mi mostravano un mondo nuovo, diverso, non erano più come prima, lo sapevo... lo sentivo...un mondo pieno di dolore, un mondo pieno d'odio...non mi importava come, ma lei avrebbe dovuto pagare per tutto quello che aveva fatto e sarei stato io a presentarle il conto. Cercai subito di concentrare il mio chakra il più velocemente possibile, avevo un attacco in mente, solo il fuoco poteva farle capire quanto stavo soffrendo, solo l'arsura delle fiamme le avrebbe potuto far capire cosa stavo provando...tentai di impastarlo per eseguire una delle mie tecniche più potenti, avrei lasciato scaldare tutto il mio chakra nel mio stomaco fino a farlo ribollire alla stessa temperatura in cui sentivo bruciare il mio cuore, a quel punto avrei provato ad eseguire l'unico sigillo che mi serviva, quello del topo, e avrei cercato di rilasciare tutto il fuoco incamerato attraverso la tecnica degli Artigli Scarlatti della Fenice di Fuoco, cercando di indirizzare gli 8 proiettili che si sarebbero eventualmente venuti a creare verso il petto di Oceania e avrei anche cercato di farli disporre quanto più possibile lungo un unica linea... in modo da poter poi far seguire il mio secondo attacco... concentrando nuovamente tutto il chakra disponibile chakra infatti, ma dandogli le proprietà di un differente elemento, avrei cercato di eseguire la tecnica delle Onde del Vuoto, cercando di indirizzare le eventuali lame di vento create nella stessa direzione e con lo stesso bersaglio dei proiettili di fuoco, in modo da provare a potenziarli e creare quindi un potentissimo attacco ad ampio raggio molto difficile da evitare. Non mi sarei fermato lì...quello sarebbe stato solo un assaggio della rabbia e dello odio che stavo provando in quel momento...infatti finito quella prima sequenza di attacco avrei cominciato a correrle incontro, l'avrei guardata uno sguardo carico d'odio e di sofferenza, avrei cercato di farle capire quanto era immenso lo sbaglio che aveva commesso, quando nel profondo era andata a ferirmi...e quando sarei riuscito ad arrivarle vicino avrei cercato di concentrare ogni goccia di chakra nei miei palmi, mi sarei impegnato al massimo per dare una forma ed una rotazione perfetta ai due Rasengan che avrei provato a creare nelle mie mani, pericolosissime sfere di chakra che avrei cercato di dirigere contro il petto del mio avversario...di mia madre...quella donna che con poche parole aveva distrutto tutto il mio mondo, che mi aveva portato via l'anima...e che ora volevo colpire con tutte con tutte le mie forze...senza più punti fermi nella vita sarei stato io a decidere i miei nuovi orizzonti...io e nessun altro.

    Yamashita Kazuma
    Azioni:
    -Mantenimento Sharigan III stadio
    -Tecnica degli Artigli Scarlatti della Fenice di Fuoco(8 proiettili)+sforzo extra max(50)
    -Tecnica delle Onde del Vuoto+sforzo extra max(50)
    -Doppio Rasengan+sforzo extra max(50)

    Resistenza:200-80=120
    Stamina:500-15-50-15-30-50-30-50-65-50=145

    Maestrie attive:
    -Mangiafuoco 1 livello
    -Maestro dei Ninjutsu 1 livello

    Abilità Speciali:
    -Jutsu ad una mano
    -Riverbero del Chakra

    Ho usato sempre lo sforzo extra max perché coerenza con lo stato di dolore e furia di Yamashita :sisi:


    Edited by Stompo - 15/6/2017, 11:09
     
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    Il tempo sembrò essersi fermato nell'istante in cui il suo pugno colpì il volto di Yamashita, forte. Sentiva ancora la pressione sulle nocche arrossate mentre lo sguardo scrutava come a rallentatore la reazione lenta del rosso. Impossibile dire se si stesse riprendendo o no. Ma una reazione più scattante venne da Oceania, la genitrice naturale del ragazzo, la quale intervenne prontamente in sua difesa. Proprio come una amdre a cui era stato toccato il cucciolo. Per questo Mokou assottigliò lo sguardo, irrigidendosi. Un brivido freddo le percorse la schiena, tuttavia si costrinse a non arretrare. Non voleva esserle di meno nonostante il tono furente.

    Non mi pare di averti detto che ti riguardava giusto?

    Alla ragazzina morì la risposta sulle labbra. Lo sguardo si incupì mentre constatava con orrore come, dalle tre tomoe della donna, nacque nuovamente lo Sharingan ipnotico con le sue spire. Al solo guardarlo Mokou ne sentì la minaccia, questa volta arretrando senza remore. Sapeva già cosa stava per accadere, conosceva bene la capacità di creare potenti illusioni grazie a quel doujutsu. Strinse i denti e si preparò a.. qualsiasi cosa avesse davanti. Non aveva mai sentito sulla sua pelle il potere dello Sharingan. Ma qualcosa andò storto. L'albina non si sentì soffocare, non udì urla o gemiti di terrore. La sua mente era libera, non incatenata da alcuna illusione. Invero, il tempo si fermò mentre, davanti ai suoi occhi e tutt'intorno a lei, qualcosa le veniva mostrato. Era in una dimensione in cui non aveva il controllo di nulla, seppur avesse la onnipotente capacità di capire e ricordare ogni cosa. E le visioni si susseguirono velocemente, restando però marchiate a fuoco nella sua memoria. Nel momento stesso in cui si proiettavano, lei sapeva di non poterle scordarle, neanche volendo.

    La prima visione fu per lei quasi incomprensibile. Una donna dai capelli neri e il volto pallido che baciava un uomo, come lei, con lo Sharingan. Un uomo che faticò a riconoscere per i tratti. Ne susseguì un certo numero di bambini, portatori del medesimo doujutsu. L'unica cosa di cui Mokou era certa, era di star vedendo qualcosa finito tempo fa. Il passato.
    La seconda visione, invece, scoprì riguardarla. Vide se stessa, riconoscendo i capelli albini e le tre tomoe per occhio, mentre teneva qualcuno sospeso su di una rupe. Il suo sguardo.. era più malvagio che mai, mentre pronunciava il suo vero nome. Uchiha. Un nome che, fino a poco tempo prima, aveva ripromesso a se stessa di non riconoscere come proprio.
    La visione seguente aveva di nuovo il sapore del passato. Un'immagine grande, una pancia prosperosa, gravida. Una mano dalle unghie curate che, gentilmente, l'accarezzava. Una voce maschile che parlava degli Uchiha.. e di lei. Ma la futura mamma non sembrava d'accordo con la sua decisione.

    "Mamma.."

    Come avrebbe potuto essere altrimenti? Era lei, seppur solo la pancia e una mano. Lei l'amava ma l'uomo al suo fianco.. no. Non la voleva con se. Quella maschera che indossava si stampò a fuoco nella mente dell'albina. Purtroppo già in balia della quarta visione.
    Era quella in cui lei stessa, appena nata, piangeva a squarciagola. Era nata albina ma le braccia che la stringevano sembravano chiare allo stesso modo.
    CITAZIONE
    Mi dispiace, piccola Mokou... Spero che un giorno tu possa perdonarmi...

    Nel sentire sua madre pronunciare il suo nome, Mokou sembrò incapace di capire. Perché la stava abbandonando chiedendole di perdonarla? Ricollegandosi alla visione precendente, Gekikara avrebbe capito che, probabilmente, la donna la stava proteggendo da quell'uomo.. da quella maschera.

    Improvvisamente tutto divenne buio e il cuore della ragazza si fece pesante. Senza che se ne accorgesse, si era appesantito sino a quel momento, carico di una sensazione particolare, legata a quella madre della quale conosceva solo la voce. Ma questa visione in particolare mostrava un futuro chissà quanto prossimo. Un futuro che sconvolse la ragazza. Le sembrò come di sentire una musica bassa, terribile e potente al contempo, come un canto senza posa. Il suo cuore accelerò i battiti mentre poteva percepire le sue stesse emozioni. Una rabbia incontrollata mista a .. paura. E ciò che vide la toccò come avrebbe potuto toccarla un lungo spillo infuocato dritto al cuore.
    CITAZIONE

    NESSUNO PUO' DIRMI QUELLO CHE DEVO FARE! OTTERRO' GLI OCCHI CHE MI HA PROMESSO FURY!!! CON O SENZA DI TE!!!

    giphy


    Le sembrò quasi di averlo lì con se. Era.. il Mangekyou Sharingan. Era il suo ipnotico. Suo. Suo. Lei lo possedeva. Le tomoe nere vorticarono e apparve lì, occhi negli occhi. Il volto della ragazza si aprì in una smorfia sbigottita. Perché si sentiva in quel modo? Fu come se quella sola visione avesse potuto provocarle l'orgasmo più dolce della sua vita. Al contempo la reprimeva, doveva scacciarla. Era solo una finzione. Una menzogna. Lei aveva rifiutato quel nome.

    Non le fu concesso altro tempo. Di nuovo le immagini nella sua mente vorticarono e sentì come se il suo intero corpo volteggiasse assieme a lei. Lo stomaco si strinse e le orecchie le fischiarono. Barcollò nella realtà, chiuse gli occhi e digrignò i denti mentre il calore del deserto la invadeva. Era solamente lo stato febbricitante in cui si trovava a farglielo credere, ma, siccome si ritrovò davvero in un deserto, le venne istintivo pensare che quel calore fosse dato dal luogo in cui pensava di trovarsi. Nella sesta ed ultima visione, la sua immagine vivida le suggerì che avesse qualche anno in più. I lineamenti si erano fatti più duri, sembrava aver preso (ancora) qualche centimetro. Di nuovo poté udire veloci stralscichi di conversazione. Era lei e.. quella donna. Sua madre..
    CITAZIONE
    Dimmelo! Me lo devi! Chi era mio padre?

    Forse l'hai già capito... Tuo padre è Sefiro Mitarashi, ma non fidarti di ciò che dicono. Lui non era Zero!

    Veloci come tante pellicole da appena qualche secondo, quelle visioni penetrarono la sua mente e l'abbandonarono vuota e pregna al contempo. La realtà confuse Mokou con i suoi colori e i suoi suoni, stordendola. Barcollò sui suoi stessi passi, quasi accasciandosi al suolo. Le ginocchia si piegarono mentre il corpo tutto intero si sporse in avanti. Le braccia agguantarono la pancia e la kunoichi chiuse forte gli occhi prima di vomitare. Un paio di rigurgiti mentre sudava freddo, nonostante il caldo. Niente era scomparso. Ricordava ogni cosa perché l'aveva vissuta. Ogni singola sensazione, ogni parola. Suo padre era stato l'Imperatore del fuoco. No, forse quella era solo una maschera. E poi c'era il Mangekyou.. e il potere che sembrava ancora più grande.. il potere promesso da Fury, chiunque fosse. DI nuovo lo stomaco di Mokou si strinse ma la giovane si costrinse a voltarsi, in tempo per vedere Oceania tenersi l'occhio dal quale scorreva del sangue. Un brivido percorse nuovamente la schiena calda della ragazza. Tornare a quella normalità così di getto l'aveva confusa. Fu come se si fosse dimenticata perché era lì. Che cosa stava facendo?

    Non... Non doveva accadere... Non dovevi vedere quelle scene...

    Sembrava scossa e provata quanto lei ma ebbe il modo di riprendersi. Il suo sguardo si fece più affilato e la nausa dell'albina si affievolì piano piano. Quello solo sguardo era in grado di stimolarle l'andata in circolo di adrenalina, un buon medicinale in quel frangente. Ma non bastò. Non aveva chiara la concezione della realtà. Quello che aveva visto, seppur non dovendo farlo, era reale? Aveva visto sua madre, Zero, lo Sharingan che segretamente aveva desiderato per se da quando, poco prima, Oceania glielo aveva mostrato.

    Ora basta... Riprendetevi e attaccatemi, dovete dimostrarmi che sapete fare, dovete dimostrarmi entrambi di meritare lo Sharingan e a seconda del risultato, l'uomo per cui lavoro accetterà di incontrarvi per farvi la sua proposta. Se riuscirete a colpirmi anche solo una volta, vi darò due oggetti che vi saranno utili nel vostro cammino. Avanti. Yama, odiami pure. Ma tu sei mio figlio e sempre lo sarai. Mokou, cova pure tutta la rabbia che vuoi, ma usala, sprigionala. DIMOSTRATEMI DI ESSERE UCHIHA!

    .. Come poteva? Il suo cervello era una bomba pronta per scoppiare. Non un solo pensiero lucido riusciva ad infiltrarsi in quella serie di visioni che presero a scorrere nuovamente come un film nei suoi ricordi. Ancora e ancora, in sequenza. Ogni parola, ogni sensazione. Dalla meno pesante fino alla più distruttiva. Gli occhi scarlatti della ragazza imploravano solo pietà. Troppe informazioni tutte insieme. Ma ancora non era finita.. Non aveva dimenticato la passività di Yamashita davanti alle rivelazioni di sua madre, ma ciò che la kunoichi udì fu peggiore. Il volto del rosso era livido di una rabbia che, anche lucidamente, lei non avrebbe saputo spiegarsi. Era passato da un'accettazione muta a quella ribellione incontrollata. E c'era lo Sharingan nei suoi occhi, il nuovo. Mokou invece, avrebbe potuto ottenere un potere ancora più grande di quello. E anche allora, se avessi seguito quella strada..
    Ancora più grande. Ancora.

    Eccome se ti odio, sono furioso, sono arrabbiato e deluso da te...sei mia madre...sei colei che mi ha dato la vita...perché allora...PERCHÈ ME L'HAI VOLUTA PORTARE VIA? Sento il mio cuore esplodere, sento il mio mondo crollare, ma quella che più alberga dentro di me è la rabbia...la rabbia verso quella persona che sarebbe dovuta essere tutto per me...e invece mi ha lasciato con NULLA IN MANO! Io ti dimostrerò che sono un Uchiha...ma non per compiacere il tuo capo...ma per vendicare la vita delle persone che hai portato via, per farti capire quanto grande è stato lo sbaglio che hai fatto con me...sì forse sarai mia madre...ma la donna che lo è stata davvero è morta tempo in quella sudicia prigione dei DARK!

    Fu quella la rottura di ogni cosa. Gli occhi stanchi di Mokou tornarono alla realtà sorbendosi fuoco, vento. Ghirigori che si spezzavano in fischi sordi e vortici di luce accecante che non riuscì a comprendere. Ora.. ricordava. Erano lì per visitare il tempio, che però era anduto distrutto. Oceania, la madre di Yamashita, aveva uccido tutti i suoi legami. Aveva rivelato loro di un uomo che voleva aiutarli. E aveva mostrato loro quel potere superiore al loro. E poi.. quelle visioni che l'avevano tormentata fino ad un attimo prima. E cosa stava succedendo a Yamashita? Improvvisamente sembrava aver cambiato idea. No.. sembrava essere cambiato e basta, come un'altra persona. Perché aveva mestamente accettato il suo destino per poi impazzire in quel modo? Tutto ciò non fece altro che provocare ancora di più la mente di Mokou, già di per se fragile in quel periodo.
    Fu proprio tra quelle fiamme e quelle urla che, finalmente, Mokou capì.

    Il cuore vacilla perchè crede


    La visione dello Sharingan ipnotico la avvolse tra le dolci spire dell'oscurità. Lei che era sempre stata sola al mondo, una contro tutti, costretta a sentirsi inadeguata e disprezzata. Come una macchia sporca sul candido velo di una sposa. Non si amava, si odiava. Persino chi le stava vicino la temeva, non sapeva scrutare dentro di lei. Barlumi di speranza le permettevano di vedere la luce, solo in poche e rare circostante. Solo in quei lontani momenti. Quando i sorrisi riuscivano a raggiungerla e i sentimenti altrui scalfivano il suo muro. Ma quello.. non era il momento giusto.
    In quell'istante tutto apparve fermo, immobile, scorrendo a rallentatore. Non era solo per lo Sharingan a tre tomoe che si era risvegliato nei suoi occhi. Era l'epifania di qualcosa di oscuro che era penetrato fuori da lei, scalfendo una corazza costruita da frustrazione, solitudine e, per la maggior parte.. illusione. Si era illusa troppe volte. Silenziosamente sperava e vacillava, cadendo sempre di più nell'oscurità.
    Lo Sharingan era la causa del suo dolore, eppure, all'aumentare di questo, manifestava potere. Il suo dolore la rendeva unica al mondo. L'unica tra gli unici.
    CITAZIONE

    "La luce dello Sharingan splenderà più forte quando l'ombra si poserà su di esso"


    Fu allora che finalmente la consapevolezza della sua condizione sgorgò fuori da lei, insieme alle lacrime e agli occhi stessi, sgranati. Il corpo fremeva indecibilmente, come percosso da scosse ripetute e gravissime. Un fischio sordo mentre osservava Yamashita combattere. Il malore del suo essere e il potere sprigionato dallo Sharingan andavano di pari passo. Nessuno poteva esistere senza l'altro. Era quindi quel potere a renderla unica, quel dolore. La sua stessa esistenza era dolore e le permetteva di essere diversa da tutti gli altri. Per questo nessuno poteva comprenderla. Nessuno era come lei.
    Unica.
    Non dovevano esisterne altri.. il suo dolore non poteva essere eguagliato e il suo potere non doveva essere sconfitto. L'epilogo di anni di rabbia cieca e frustrazioni finalmente consentirono alla ragazza di raggiungere quel finale.
    Doveva proteggere se stessa e quegli occhi, doveva preservare il dolore che la teneva in vita. Solo addentrandosi nell'oscurità poteva emmettere luce, laddove nessun'altro doveva e poteva. Era il suo cammino, la sua ignobile e amata oscurità. Non c'era spazio per altre luci. Non avrebbe mai potuto brillare in un cielo buio, circondata da altre stelle. Chiunque mirasse la volta celeste non si sarebbe mai accorto di lei, perché uguale agli altri.. Non poteva brillare se altri brillavano con lei. Tutto il suo dolore sarebbe stato.. frivolo, inutile. Il suo potere sarebbe divenuto un nulla, qualcosa da dimenticare in funzione di qualcosa di più grande. Era per questo che lei detestava Yamashita. Con quel suo sorriso e i buoni propositi. Con la sua voglia di scoprire il mondo e continuare a sorridergli mentre gli strappava via ogni cosa. Perché lui non voleva camminare nell'oscurità? Perché sorrideva? Perché si disperava nelle proprie illusioni?
    Perché non era come lei?

    Doveva.. spegnere quella luce. Quella e tutte le altre. Altrimenti sarebbe stata lei a spegnersi, sarebbe morta nella disperazione del venire dimenticata e risultare invisibile agli occhi del mondo. Era questa la sua verità, la stessa che aveva tentato di scacciare e non accettare fino ad allora. Si era ripromessa di disprezzare quegli occhi ma.. come poteva quando la rendevano speciale? La sua verità pianse per lei, le guance inondate di lacrime in un muto sorriso. Sorrideva perché quella verità era capace di renderla felice seppur potesse sentire la sua anima macchiarsi della sua stessa superbia, giorno dopo giorno. Era la sua decisione, la sua verità. Aveva scelto se stessa.

    Così sbagliata.
    Così bella.
    Così cattiva.


    La volontà si manifestò in una scarica di chakra improvvisa, ma così energica e sentita. La mano destra compose un unico sigillo mentre la sinistra si stendeva in avanti, venendo improvvisamente retta dalla stessa destra che l'afferrò al polso. Mokou concentrò il chakra e tentò di utilizzare quella tecnica. Il Mille falchi avrebbe preso a saettare attorno al suo braccio, pregno di chakra. Tutto quello che era in suo potere. Nessuna esitazione, nessuna emozione.
    Era per se stessa.

    Scattò in avanti, stendendo la mancina verso l'esterno. Il viso deformato in un'espressione.. di speranza. Occhi fragili e maliziosi al contempo. Doveva farlo perché lo voleva. Aveva scelto se stessa. Il chidori mangiò il terreno mentre la kunoichi tentava di raggiungere Yamashita che, ingenuamente, le dava le spalle. Aveva provato ad aiutarla, a difenderla. Ma le sue visioni avevano avuto la meglio. La brama di un futuro migliore era tutto per lei. Il potere la richiamava e non c'era spazio per condividerlo.
    Neanche con Yamashita. Colui che, forse, avrebbe potuto chiamare amico. Se solo non fosse stato come lei.. Per questo avrebbe tentato di raggiungere l'Uchiha, stendendo prontamente il braccio sinistro in avanti. Le saette vorticavano mentre le dita della mano si stringevano, puntando alla schiena del ragazzo. Non c'era altro modo.

    YAMASHITAAA!

    Era la prima volta.. che lo chiamava per nome.
    Urlò a squarciagola mentre il suo corpo non voleva fermarsi. La sua volontà l'aveva pervasa. Avrebbe tentato di ucciderlo mentre la bambina in lei urlava. Si sarebbe fermata solo quando il suo corpo avrebbe ceduto, il Mille falchi sarebbe scomparso. E le lacrime avrebbero ripulito il suo viso dalla colpa di amare se stessa più di ogni altra cosa. Urlò ancora e ancora. La sua anima si macchiava e ormai non avrebbe potuto tornare indietro in alcun modo.
    Piangendo per aver distrutto la vecchia se stessa che soffriva per non essere stata capace di insegnarle l'amore, Mokou chiuse gli occhi come a non volerli più riaprire, abbassando la testa quasi come se volesse poggiarsi alla schiena del ragazzo.
    Questa volta non era rabbia o vendetta. Era lei stessa a distruggere la propria anima con tutta la sua volontà di farlo. Avrebbe acceso una luce reale in quell'oscurità nella quale non poteva vedere.

    Dove nessun altro poteva.

    Mokou Houraisan

    Azioni:
    - Attivazione Sharingan III stadio [+15 fisso]
    - Mille Falchi [Sforzo extra max +20 riuscita/danno | Riverbero del chakra +15 | Jutsu ad una sola mano +10]

    Stamina:
    [350] -15-35-50--> [250]

    Resistenza:
    [199] --> [199]
     
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    Accadde l'inferno in pochi secondi. Oceania aveva provocato i due, ma prima ancora aveva distrutto molte certezze di Mokou a causa di quel suo potere veggente.
    La ragazza era visibilmente provata. Stressata e incerta, chiusa nella sua mente che le stava pian piano dicendo come delineare sè stessa.
    Iniziava a sentirsi come il padre. "UNICO TRA GLI UNICI".
    Yamashita invece, aveva ovviamente degli sbalzi emotivi preoccupanti. Prima stava crollando in una crisi di nervi senza precedenti per poi riprendersi e comportarsi da ameba con la madre ritrovata. Dopo il pugno di Mokou si ritrovò invece avvolto da una rabbia quasi primordiale e accettò l'invito di Oceania ad attaccarla.
    La madre stava vivendo una tristezza infinita che le veniva da dentro. Il suo cuore non reggeva bene quel colpo e avrebbe voluto urlare e piangere. Abbracciare il figlio di cui si era procurata l'odio, ma stava per essere attaccata da lui e sapeva non avrebbe potuto recuperare più nulla. Non aveva scelta.
    Non fare ciò che le era stato ordinato avrebbe significato morte certa per lei e per Yamashita. Intanto Fury stava registrando ogni cosa nel suo laboratorio. Era profondamente deluso dal comportamento del figlio di Oceania. Era instabile, non controllabile o controllabile senza spessore e non gli serviva. Osservava intanto anche Mokou, vedendola distrutta.
    Lui aveva visto bene, tramite Oceania, la visione a cui aveva assistito. Poteva essere un problema, ma non per lui. Considerava quello un gran colpo di fortuna. Niente di meglio per un Uchiha se non toccare il fondo e riemergere. Lo Sharingan è una maledizione. Lo sapeva bene. Se abbracci il potere completamente e se ottieni quegli occhi evoluti, vuol dire che hai perso qualcosa per cui la tua vita cambierà per sempre. Vedendo le scene a cui avevano assistito le due protagoniste, aveva anche capito come poter manipolare e portare dalla sua parte Mokou.
    Il ragazzino partì in modo instabile all'attacco dopo aver urlato il suo odio. Un attacco ben poco organizzato e dettato solo dalla mera forza delle sue tecniche.
    Gli artigli di fuoco con l'Onda di Vento furono facilmente schivati da uno spostamento così rapido da sembrare un teletrasporto. Poi fu il momento di fronteggiare il Rasenrengan di Yamashita. Oceania era preoccupata, ma anche sorpresa. Suo figlio era riuscito a padroneggiare da Genin quella forte tecnica. Stava avanzando verso di lei e si accorse che anche qualcun altro aveva preso la rincorso: Mokou e il suo Chidori diretto con rabbia verso Yamashita.
    Allora Fury capì.
    Lei aveva realizzato il suo destino. Lei sapeva di essere un Uchiha e bramava l'Ipnotico che aveva visto nella sua visione, lo stesso del suo antenato, Sasuke.
    C'era qualcuno che osservava quell'andazzo degli eventi il cui tempo sembrava rallentato. Yamashita contro sua madre e Mokou contro Yamashita incapace di potersi difendere da quell'attacco alle spalle.

    CITAZIONE
    YAMASHITAAA!

    L'intrusa spiona, uscì allo scoperto nel momento in cui Mokou si mise ad urlare. Tramite Oceania, già Fury l'aveva notata. Stando alle informazioni quella ragazzina era la sorella adottiva di...

    MOKOU! NO!

    Contro ogni pronostico, Kaguya Houraisan era lì, aveva assistito a tutto dopo aver seguito la sorella con preoccupazione.
    Dall'altra parte del mondo, a Fury si illuminarono gli occhi. Aveva pochi secondi per realizzare ciò che in realtà Mokou desiderava ardentemente, ma non è uccidendo Yamashita che avrebbe ottenuto il Mangekyou Sharingan.

    *Fai come ti dico subito o esplodi con tuo figlio. La migrazione, ora, su Mokou. Spostala sulla ragazza mora. L'avevi notata, ma non hai fatto nulla. Obbedisci.*

    Oceania si ritrovò spaesata, ma i suoi riflessi erano così rapidi che vedeva tutto a rallentatore. Afferrò per un braccio suo figlio lanciandolo via e facendo schiantare il Rasenrengan sul terreno che si distrusse in mille pezzi.
    Con l'occhio destro si concentrò sulla ragazzina in corsa, la risucchiò nella tecnica della Migrazione Spazio-Temporale facendola riapparire proprio a pochi centimetri dalla sorella anche lei che correva verso il centro della scena.
    L'esito fu ciò che Fury aveva progettato in così pochi secondi.

    Il lato oscuro dell'ambizione



    Il Chidori si schiantò sulla fragile carne della ragazza dai capelli corvini trapassandole il cuore e i polmoni. Il sangue schizzò sul viso di Mokou. Entrambe caddero una sull'altra in uno scenario orrificante.
    Una pozza di plasma calda iniziò a crearsi sotto di loro, mentre Kaguya tossiva e spaventata dalla morte che sopraggiungeva riuscì solamente a guardare Mokou incredula e dire per l'ultima volta...

    Scusami... D-dovevo... sa-salvarti...

    Esalà il suo ultimo respiro con gli occhi sbarrati e in lacrime. Il sangue continuava a bagnare il terreno e i vestiti delle sorelle, o meglio delle non-sorelle.
    La disperazione e il potere iniziarono a scorrere negli occhi dell'albina. Una parte delle profezie si stava avverando... Se si fosse specchiata avrebbe potuto vedere che era cambiata, lei e la luce...

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    Oceania osservò quella scena con disinteresse, anche se dentro di lei sentiva solo un'aggiunta di peccati al peso già insormontabile che aveva creato la sua vita maledetta. Sapeva che ciò che aveva fatto era scatenare un'altra anima dannata, ma non potè farne a meno. La vita del figlio veniva prima di tutto e non provava molta pena per colei che aveva tentato di uccidere Yamashita.

    *Ottimo. Perfetto. Sei stata brava. Ora però strappa gli occhi a tuo figlio. Per me è inutile, mi serve solo la ragazza. Puoi scegliere di fare questo o di morire con lui, ci sto un attimo a premere il pulsante*

    *Non... Non puoi chiedermi questo! Dovrei rendere mio figlio cieco!? Sei folle!*

    *Devo dedurre che ti stai rifiutando? Preferisci quindi saltare in aria con lui? Credi che m'importi? Troverò altri Uchiha, altri Sharingan. Oppure puoi farlo continuare a vivere in questo mondo. Vediamo che madre sarai, ti sto dando tre secondi. Uno... Due...*

    *D'accordo! Lo farò...*

    La donna si portò sul punto in cui si era schiantato nel terreno Yamashita. Lo afferrò per i vestiti e lo sollevò tanto quanto bastava per allungare la mano verso di lui. Non c'era forza che lo potesse liberare. Lo Sharingan di Oceania attuò un Genjutsu su di lui che lo paralizzò dalla testa ai piedi.
    Poi, in lacrime che non riuscì a controllare, Oceania aprì i bulbi oculari del ragazzo, prima il destro e poi il sinistro. Fu orribile. Il dolore quasi agghiacciante, insopportabile. Tenne in mano le due "sfere bianche" e poi lasciò andare il ragazzo.

    Perdonami...

    *Conservali. Ci serviranno. Ora lascia accanto a Mokou il diario e la mappa, poi torna qui. La missione è compiuta.*

    Osservando ancora per qualche secondo il corpo del figlio oramai cieco. Si sentì stringere in una morsa così forte che le sembrò di non poter respirare. Le sue lacrime scorrevano copiose, ma non poteva contenerle. Allungò una mano verso di lui che poi ritrasse quasi istintivamente. L'aveva perso. Gli aveva tolto praticamente tutto.
    Si voltò verso Mokou e avvicinandosi a lei poteva percepire come quel luogo fosse veramente un inferno. Il luogo in cui era sorto e caduto il tempio Naka, il luogo dove Zero ha ottenuto più potere e dove si era consumata la tragedia di due giovani Uchiha curiosi di sapere chi fossero.
    Cercò di asciugarsi le lacrime posando la mappa e il diario di Sasuke Uchiha accanto alla ragazza e al cadavere di sua sorella.

    Il diario che ti sto dando apparteneva a Sasuke Uchiha. Vi è la sua storia, dall'inizio alla fine. Potrà servirti... La mappa invece può essere letta solo con lo Sharingan e indica il punto in cui incontrare l'uomo per cui lavoro. Ha grandi progetti e tutto ciò che hai subito oggi era necessario a quel fine... Non abusare dell'Ipnotico perchè i suoi poteri, poco a poco, ti portano via la vista. C'è un modo per far si che questo effetto collaterale passi, ma te lo dirà lui quando lo incontrerai... Addio.

    Se ne stette in piedi giusto un attimo prima di svanire nel vortice del suo Sharingan lasciandosi alle spalle tutto quel dolore. Almeno Yamashita era salvo.
    Ma cosa avrebbero fatto i due Uchiha lasciati in quello stato? Cosa poteva mai volere Fury da Mokou? C'era anche la stele rotta da considerare. Se l'Ipnotico di Mokou poteva essere utilizzato per leggere il contenuto e scoprire qualcosa di più oscuro?


    Allora, facciamo il punto.

    - Mokou ottiene il diario di Sasuke Uchiha. Per info, ti dirò io cosa contiene, apparteneva a Zero, ma Fury l'ha preso alla sua morte.
    - Mokou ottiene lo Sharingan Ipnotico per lo shock di aver ucciso Kaguya
    - Yamashita è diventato cieco

    Stompo, l'esito di questo evento sarebbe dipeso interamente dalle vostre azioni. Kerbe però è stata coerente con il suo personaggio, già combattuto tra l'ambizione e l'odio verso lo Sharingan.
    Tu invece hai seguito l'andazzo degli eventi facendoti trasportare da essi. Prima la rabbia, poi la crisi, poi la rassegnazione e di nuovo la rabbia. Sei passato nel giro di pochi minuti a emozioni di vario tipo, non ruolando coerentemente con il tuo personaggio. Mi sarei aspettato un tuo mandare al diavolo quella donna e l'offerta di Fury cercando di convincere Mokou a seguirti, pensavo sarebbe stato il tuo trampolino di lancio verso il ninja buono che aveva subito molte malefatte, ma che non per questo se ne faceva trascinare. Devi dare più spessore al tuo personaggio cercando di mantenere coerenza, correttezza verso l'evento e soprattutto l'interpretare bene i sentimenti che può provare in una situazione come questa. Quando Yamashita ha avuto la crisi nervosa, ero molto contento, ma continuando poi ho letto quella rassegnazione e obbedienza alla madre che ti aveva portato via tutto. Lì hai cominciato a cadere. Se non fosse stato per la reazione di Mokou saresti probabilmente morto. Attaccandoti ha scatenato Oceania che non poteva assolutamente lasciar morire il figlio.
    L'andazzo degli eventi ha portato a questa "punizione". Hai perso lo Sharingan. E dovrai ora impegnarti di più per ruolare con un pg privo di quel potere e della vista. E' una sfida. Puoi accettarla e continuare, oppure ricominciare con un altro personaggio (dando una motivazione e una ruolata degna per la morte di Yamashita), ma con un avvertimento. Cercare di maturare secondo i consigli che ti ho dato. Prendi molto spunto dalle role di Kerbe. Dai spessore a ciò che racconti, spiega meglio cosa capita al tuo pg e a chi gli sta intorno e non creare storie come quella dei Dark e di tuo padre ecc. Le Personal Quest parlano dei vostri pg, ma non per questo dovete catapultarvi al centro dell'attenzione di qualcosa che fa parte di complotti familiari segreti, missioni oltre il limite consentito, parenti fortissimi che fanno gli Anbu e poi i Mukenin, rapimenti senza che il villaggio ne sappia nulla. Insomma credo di aver detto tutto. Se hai altri dubbi puoi sempre mandarmi mp, anche se io dopo i vostri ultimi post chiuderò l'evento e mi eclisso fino al 30/06, in caso anche Kerbe e Kuma sarebbero lieti di darti i giusti consigli.

    L'esperienza che otterrette è il doppio di quella di una missione livello A.

    Kerbe prende il massimo (200 exp)
    Stompo prende 160 exp

    Dovete comunque fare gli ultimi post e dovreste anche decidere cosa fare d'ora in avanti, anche perché vi sono successe cose che esigono spiegazioni al villaggio. Dipende da cosa volete fare, potrete continuare a ruolare qui nell'evento come se fosse una P.Q.
     
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    Come detto, facciamo la conclusione e continuiamo in un'altra pq. Grazie per l'evento Fury, ci tengo a dirti che ti capisco perfettamente. Ti sei immerso nei pg e sei stato coerente, non c'era altro modo per muoverti che non fosse questo. Purtroppo il gdr non è altro che la trasposizione della vita vera e lo sappiamo tutti che,
    purtroppo, non va sempre come vogliamo noi. Ma la forza sta nel continuare, per questo Stompo ed io useremo questi nuovi spunti di gioco per continuare, nonostante tutto. Grazie perché sei stato capace di farmi emozionare, ancora una volta. E' importante che esistano certi tipi di eventi in un gdr, (e soprattuto certi tipi di master!) non può sempre essere tutto facile e bello. Grazie per davvero!
    Prendi il massimo del tuo grado, al prossimo evento! <3
     
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12 replies since 10/6/2017, 16:11   473 views
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