[PQ] Enoclofobia

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    [Hekisui - Villaggio - Evento dopo missione]


    Era una giornata d’autunno come le altre, la brezza scorreva lieve in quelle terre lasciando brividi di freddo ad attraversare la pelle in vibrazioni incontrollate. Il sole aiutava a sopportare quegli spifferi sussurrati da Madre Natura e per questo il giovane se ne stava lì, poteva sentire spirare la terra in ogni flebile respiro del cielo. Assorto in quelle faccende quotidiane sembrava comunque impegnato e concentrato nel revisionare lo stato di quell'arco che lo ha accompagnato per moltissimo tempo, rivederne la struttura era quindi un intrinseco grazie al suo "strumento". Quella bolla di apparentemente silenziosa venne rotta dall'arrivo di Nora che, trotterellante, si impose sulla scena come eterna protagonista. Arrivò di corsa come se stesse covando chissà quale notizia fantastica, qualcosa di cui anche Shiro potrebbe rallegrarsi probabilmente! Per questo, anche grazie ai suoi sensi taglienti, anticipò l'arrivo della giovane con uno sguardo lievemente stupefatto e curioso. Del resto i due erano amici da fin tanto tempo, avevano condiviso tantissimo insieme e probabilmente era l'unica ragazzina che si accostava al biondo senza il minimo rancore. Quella stessa ombra che poteva tranquillamente percepire in ogni sguardo, in quei gesti distratti della gente che cercava impercettibilmente di allontanarsi dal Selvaggio. Il motivo? È presto detto. L'origine, o meglio, la storia di Shiro erano avvolte da un passato imperscrutabile e decisamente privo di logica. Un ragazzino traboccante di cicatrici e calli che si presenta alle porte del villaggio con gli abiti macchiati di sangue rappreso non è mai stato il miglior biglietto da visita per nessuno, lui compreso. Venne accolto, certamente, ma come orfano. Non come tutti gli altri ovviamente, fu trattato diversamente grazie a quella presentazione poco rassicurante e se con il tempo la sua natura comunque docile venne a galla non passava giorno che il Villaggio, o chi ne fa le veci, cercasse di ricordargli chi era. Ma non lei, Nora, lei era semplicemente se stessa. Per lei era solo un nuovo amichetto, un ragazzino con mille storie da raccontare.

    Che c'è?

    Il visino gonfio della giovane lasciava poco all'immaginazione, lo osservava con occhi indispettiti cercando di instillare rabbia e fanciullesca offesa in quel contatto privo di parole. Si fermò giusto qualche metro all'albero in cui il giovane se ne stava appollaiato, le gambe ciondolavano leggere da quel ramo che lo sosteneva senza troppi problemi. Il modo di fare dell’amica era pressoché comico, o almeno così lo trovava Shiro, ne amava quei gesti pregni di sentimenti puri che continuavano a sgorgare senza alcun tipo di freno.

    Mamma mi ha detto che non vieni alla festa. Perché?

    Quel primo sorriso, quello sguardo curioso vennero congelati nel tempo da quelle parole che lo trafissero come lance. Parole che probabilmente non si aspettava di sentire proprio in quel momento, sillabe che lo strattonarono metaforicamente. Ricordi evanescenti presero forma solida, si concretizzarono in qualcosa di eternamente presente andando a far sudare freddo il Ninja. Fu allora che il vento si fece più presente, lo sentì entrargli nei pori della pelle. In realtà non era cambiato nulla e probabilmente era solo una reazione a ciò che frullava dentro la testolina del giovane. Qualcosa che aveva dimenticato o semplicemente rinchiuso in un angolo oscuro della sua memoria. Curioso come qualcosa possa ritornare alla ribalta con delle semplici parole, con dei semplici occhi offesi. Ma ora non era il momento di cedere, bisognava semplicemente respirare lentamente cercando di mantenere il controllo così da poter continuare a parlare con Nora.

    E allora? N-non voglio venirci.

    Cercò di sostenere lo sguardo nella speranza di dettare qualche nota comica e tranquilla al suo dire, non voleva insospettire la ragazzina provando a scacciare quella paura delle sillabe che si dipanarono leggere. Racchiudere le proprie emozioni, controllarle, non farle sgorgare. Ma sapeva che era impossibile, trattenere un fiume con le mani è controproducente, Shiro ne capiva la vera essenza di questa semplice frase.

    Daiiiii


    Un tono smielato, di supplica, cercò di convincere il manipolatore di cristalli ma tutto ciò che ottenne fu solamente un segno di diniego.

    E’ per quello che è successo quella volta?


    E fu inevitabile. Cadde all’indietro in una bolla temporale, ci si fiondò senza volontà propria. I ricordi riemersero dal passato inghiottendone la razionalità e palesandosi in un flashback decisamente non gradito.



    Edited by Kuma° - 9/6/2017, 01:35
     
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    Parlato - Pensato Shiro
    Folla
    Nora


    [ Hekisui – Villaggio periferico – Anni prima ]




    Non era passato molto dall’arrivo di Shiro in città, si aggirava con la stessa aria stranita e curiosa che ormai permeava ogni suo sguardo. Osservare quelle case, le costruzioni agghindate, i rapporti sociali o perfino quell’orizzonte sporco di civiltà, lasciavano trasudare quello spirito pregno di interesse che si affacciava con netta avidità su qualsiasi cosa nuova, anche le più banali, come se fossero autentiche rarità. Ma in quel tempo non si trovava a "casa", non si nascondeva tra quelle mura che l’avevano accolto la prima volta. Per volontà di Nora, conosciuta da veramente poco, doveva assistere ai grandi fuochi per la festa del villaggio natale dell’amica. Una ricorrenza annuale che simboleggiava l’addio alla bella stagione andando ad abbracciare i colori caldi dell’autunno che rapido tesseva la propria tela di colori caldi su quell’ambiente pronto a farsi dipingere. Le foglie ondeggiavano lente fino a staccarsi in soffici vortici colorati. Fu come se un pittore avesse accidentalmente versato della vernice su quelle fronde verdi, a macchia d’olio si espansero quei colori forti lasciando una malinconia a cantare nei cuori di tutti. L’estate rimaneva solo una semplice sensazione, qualcosa che grattava alla porta dei ricordi e da guardare con soffocante tristezza. Flebili giornate appassivano di fronte a freddi sorrisi lasciando che quelle ore, le ultime graziate dai ricordi, aleggino ancora per qualche secondo prima di spirare via insieme al resto. Ed ecco spiegata la sua presenza lì, tra quel mare di folla che adesso si slungava lungo quelle sponde del lago.

    Mi spieghi ancora una volta cosa sono?

    In mezzo alla folla concitante sfuggì una voce curiosa, sbucò tra quei suoni di contorno che non distraevano neanche troppo. La confusione era comunque persistente, gente ovunque. La popolarità di quella festa toccava i villaggi vicini andando ad accogliere quell’affluenza pericolosa ma comunque apparentemente gestita. Il “pubblico” era circondato da possenti ringhiere in legno massiccio, permettevano una perfetta selezione all’ingresso dell’evento lasciando quindi spazio a ninja di guardia che perlustravano il perimetro e garantivano ordine in quella calca un po’ pressante. Si trovavano infatti tutti vicini vicini, lo stesso biondo poteva tranquillamente sentire il respiro di Nora all’orecchio. Biascicava parole sui fuochi d’artificio cercando di descriverli al meglio provando addirittura ad aiutarsi con gesti delle mani, infantili come al solito. Il suo tono era spiccato nel convincere Shiro, quell’idea aveva fin da subito fatto torcere il naso al ragazzino amante della solitudine. Amava rimanere da solo, ovviamente, e quella sensazione di sentire il corpo delle persone a contatto con il suo instillavano un nervosismo percepibile da quel flebile velo di sudore. Intanto i fuochi stavano per cominciare, lentamente le persone zittirono le loro lingue cominciando a tirare su il mento nella speranza di giudicarsi qualche centimetro di cielo da osservare. Lo spettacolo era stato annunciato per settimane, si vociferava di nuovi colori ad illuminare la notte ma il Selvaggio poteva sentire quell’orribile sensazione crescere dentro di lui ogni secondo. Avrebbe dato tutto per sfumare nell’aria ma dovette accontentarsi di un profondo respiro nella speranza di calmare quei nervi, doveva instillare quella concentrazione da cacciatore così da ricalarsi nei panni freddi di un passato affatto lontano. Chiuse gli occhi per qualche istante provando a rifugiarsi nel buio e nel suo ordine invisibile ma una luce esplose nell’aria insieme a milioni di urli.

    Sono cominciati.

    Il pensiero tagliò la mente istantaneamente, non rimaneva che schiudere le palpebre per questo nuovo evento da archiviare. Una nuova scoperta da assaporare tutto in un sorso. Ci fu un problema, se ne accorse in quelle pochissime frazioni di secondo mentre gli occhi si riaprivano. Quelle urla, quello sgolarsi, non era affatto pacifico. Poteva tranquillamente percepire il panico in quelle voci scroscianti di disperazione, la paura impregnava le note più alte fondendosi nella notte in archi macabri. Non riuscì nemmeno a vedere il cielo, appena la vista riconquistò il suo ruolo il fiato mancò nei polmoni. Un’onda di gente si riversava via dal lago cercando di correre via, poteva vedere tutti quei volti pieni di panico ma che non potevano rispondere agli interrogativi mentali che non fecero nemmeno in tempo a riflettersi nell’espressione di Shiro. Venne letteralmente sbalzato a terra, poté sentire il suo corpo impattare con il suolo con violenza. Numerosi piedi cominciarono a calpestarlo senza remore, le suole si conficcavano nella carne in qualsiasi punto del corpo.

    CI UCCIDONO! SCAPPATE!

    Le parole sibilavano nelle bocche di tutti mentre il povero biondo cercò solamente di accucciarsi appena. Sospinse gli arti verso il busto cercando di coprirsi la testa in un istinto di sopravvivenza che ruggiva nel petto, lo stesso che urlava alla vita. Gli occhi azzurri del giovane cercavano di scrutare tra quelle gambe provando a scovare il pericolo incombente, aveva la netta sensazione che qualcosa di terribile si nascondeva oltre quella valanga di carne che continuava a calpestarlo. Fu lì che colpì. Sentì quella sensazione arrampicarsi dal cuore e dal cervello, lavorarono all’unisono cercando di dettare le note di una canzone sconosciuta ma temuta. Quella che si narra come incubo, come fine, come punto di non ritorno. La Morte. La sentiva, la percepiva lì. Era pronta a prendersi anche lui, sapeva che sarebbe morto da lì a poco. Quella CERTEZZA di star per lasciare il mondo terreno si stampò in lui come un timbro, si impresse nel suo cuore vacillante mentre ogni secondo che passava sapeva che qualsiasi cosa si nascondeva dietro quelle persone stava per arrivare.

    Sono morto.

    Si spensero anche quei piedi che continuavano a martoriarlo ovunque, le persone che continuavano a scavalcarlo erano piccole adesso. Avevano perso la loro importanza di fronte alla fine, alla parola che avrebbe concluso la sua brevissima esistenza. Ma tutto questo continuava a perpetuarsi nel tempo, quell’attesa era si dilatata ma comunque sconsiderata. Lentamente la razionalità cominciò ad instillarsi nella mente del giovane, quell’istinto di autoconservazione ritornò a graffiargli il petto e senza nemmeno rendersi conto si ritrovò in piedi a correre verso la presunta salvezza. Impattò contro una di quelle recensioni in legno ma questa venne letteralmente scaraventata a terra dalla foga del ragazzino. Ogni cellula di quel corpo urlava in quella disperata corsa verso la vita, slanciava quel fisico in velocità mai sfiorate. I piedi si tagliavano mentre la terra penetrava nelle palme ma questo non sembrò interessarlo, la sua meta era lontana da quel marasma di carne pronto a ringhiottirlo. Scavalcò persone, oggetti o qualsivoglia ostacolo che gli si parava davanti. Nel cuore batteva quella sensazione di morte alle sue spalle, sentiva la minaccia sfiorare le sue caviglia in ogni passo disperato. Non gli restava che correre via, lontano, al sicuro. Dove la morte non poteva più toccarlo anche se, per un certo senso, le era già entrata dentro.



    Edited by Kuma° - 9/6/2017, 01:41
     
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    Parlato - Pensato Shiro
    Nora


    [ Hekisui – Villaggio – Presente ]




    Allora?

    Quella voce lo risvegliò da quel sogno ad occhi aperti, le sopracciglia sfarfallarono appena nel rendersi conto della situazione e del flashback che era risorto come un incubo del passato. Scuotendo la testa cercò di mettersi in faccia l’espressione più stupefatta e curiosa che poteva tirare fuori. Provò ad ingannare la ragazzina con un sorriso stampato sul davanti.

    No! Non ci vengo e basta.

    Cercò di instillare tutta la sua decisione in quelle parole sincere e ferme. Per quanto quella bugia pesasse il giovane lo fece senza pensarci due volte. La sensazione di morire accarezzava il suo petto da allora, impregnava alcuni delle sue notti in incubi senza fine e bussava alla porta in una paura netta che lo avvolgeva quando si trovava in mezzo alle persone, tra la gente. Aveva cominciato ad odiare la confusione, sentire il calore dei corpi attorno a lui era qualcosa di così costrittivo che lo spingeva a fuggire ancora una volta. Tutto questo per colpa di quella notte, di quel falso allarme lanciato nell’aria da chissà chi ma che aveva impresso la sua essenza su Shiro come un marchio di fuoco, una cicatrice impossibile da riassorbire. Quella ferita che prudeva spesso ma qualcosa con cui si poteva vivere, sopravvivere. Ma adesso Nora stava spingendo sul bottone sbagliato, si arrampicava su una parete spoglia cercando di toccare l’animo del biondo. Qualcosa di eternamente celato dall’armatura che teneva di fronte a sé, una debolezza che ovviamente andava nascosta per sempre.

    Io lo so che è per quella cosa! E’ stato solo un incidente, la gente è scappata presa dal panico per uno scherzo di uno scemo! Quest’anno non sarà così, dai.

    Ti ho detto di no.

    Il tono si inasprì appena, il biondo finì anche di maneggiare quell’arco andando a passarlo oltre la spalla così da porlo dietro la schiena e la corda a premere sul petto. Cercò di mantenere la calma anche se quel ricordo ritornò ancora, sfiorò la razionalità così da instillare un moto di paura nel cuore che cominciò a battere più velocemente. La frequenza dei respiri continuò a crescere mentre le parole di Nora continuavano a frapporsi con quella mimetica realtà in continuo mutamento. D’improvviso il cielo si colorò di notte, si contornano miliardi di stelle fino a brillare come mille soli d’avorio. Quel ragazzo da solo sull’albero venne circondato da mille persone smosse dalla confusione, tentò di urlare per farsi largo ma all’improvviso quel velo notturno si squartò come carta ritornando alla realtà.

    BASTA!

    Si ritrovò in piedi su quel ramo mentre l’energia fluiva dal suo corpo, si cristallizzava in ondate di furia rombanti. Sfiorava la materia e la tramutava in altro, alterava la natura secondo leggi bizzarre e decisamente non controllate. Il suo cuore urlava, i suoi occhi traboccavano di vivo terrore mentre quel chakra lasciava il suo corpo senza la minima volontà del suo possessore. La realtà si gelò nel tempo, sospesa in quei mille aghi che vennero a crearsi nell’etere e spingendo panico nella figura di Nora che cominciò a correre via da quel parto cristallino pronto a distruggerla. Il problema è che non fu abbastanza veloce e la sua caviglia venne intaccata da quell’ondata, cristallizzandola. Fu il rumore della ragazza che inciampò a terra che lo fece risvegliare, trasalì da quella sensazione fino ad annaspare fuori come un naufrago. I polmoni si dilatarono violenti lasciando che la grattante aria potesse invaderli ancora una volta, sentì la gola bruciare mentre lacrime ricacciate cominciavano a scatenarsi in quelle iridi azzurrine. Doveva aiutare la sua amica, l’aveva ferita senza volerlo e quel passo verso il vuoto poteva solo simboleggiare un atto di redenzione. Si mosse con un istinto sconosciuto, lasciò che il corpo si spingesse fuori da quell’appiglio ligneo così da librarsi in aria per qualche istante. Poi avvenne. Il suo potere venne richiamato senza tremore, senza paura. Un dragone di cristallo prese vita da quei costrutti sparsi ovunque, da quella vita smorzata dalla sua natura. Mille scaglie scintillanti respinsero i timidi raggi solari andando a disegnarsi di mille riflessi, di mille colori.

    Nora.

    Si ritrovò accanto a lei, uniti dallo stesso tremore. Non ci volle comunque molto a liberarla da quella cristallizzazione superficiale, un pizzico di volontà per disassemblare quei minerali. L’avrebbe stretta a sé cercando di strozzare le sue lacrime con un abbraccio, un’emulazione dei gesti visti in quella strana società ma che improvvisamente si spogliò dei mille significati. Si tinse di un vero legame, di un profondo perché che non ha bisogno di alcuna parola per essere spiegato. Bastava leggerlo in quelle mani piene di tagli e cicatrici che adesso stringevano quel corpicino tremante.

    Verrò alla festa…

    Davvero?

    Si.


    Glielo doveva, l'avrebbe lasciata piangere e sfogarsi. Sapeva che non si era arrabbiata ma non poteva lasciarla andare da sola. L'avrebbe accompagnata, sempre, con quel potere che adesso pulsava nel petto fino a riaddormentarsi in sospiri di cristallo.



    Edited by Kuma° - 9/6/2017, 01:47
     
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    Colui che è e si spera sarà

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    sblocchi lo stadio e prendi il Max di exp
     
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