C'è sempre una prima volta

Infermeria Renji Hyuga

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  1. Incursio92
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    Avevo perso, non potevo far niente per cambiare quel fatto, ma non solo avevo perso, avevo anche permesso che il mio corpo venisse ferito a tal punto che non potevo più reggermi sulle mie gambe e dovetti perdere i sensi sulla sabbia.
    Svenuto e quindi incapace di riprendere coscienza, sentivo lo stesso il mio corpo che veniva toccato e spostato, chissà cosa ne stavano per fare: torture, sepolto vivo nel deserto o chissà cosa.
    Quando finalmente iniziai a riprendermi aprì gli occhi piano piano, era evidente che il mio corpo era ancora provato dal colpo subito; mi guardai intorno, c'erano macchinari medici attorno a me, le mura ed il tetto era fatto interamente di sabbia, compressa ed indurita, da una finestra nel muro di sinistra si riusciva a vedere la sabbia che svolazzava, come le foglie che si vedono dalle finestre delle case nel mio paese.

    Suna?! Mi trovo a Suna?! Nell' ospedale?!

    Ma come potevo trovarmi nell' ospedale di Suna se ero in pieno deserto, così cercai di alzarmi dal lettino su cui ero coricato, e fu a quel punto che vidi il mio torace fasciato e dalla porta della stanza entrò un' infermiera che mi disse:

    Ragazzo, stai fermo! Il dottore sta arrivando e potrai andartene a breve!

    Rimasi un pò intimorito dall' aggressività delle parole dell' infermiera, così per non farla alterare più di quanto non lo fosse già la assecondai aspettando il dottore.

     
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    L'infermiera del turno di notte entrò nella prima stanza del reparto, in cui erano ubicati i letti numerati dal #1 al #4: in realtà solamente la metà di quelle sistemazioni erano al momento occupati, i loro temporanei padroni dovevano essere in giro per l'ospedale a fare chissà quali esami di laboratorio o strumentali per completare la loro terapia e possibilmente essere dimessi quanto prima.
    L'unico presente era un vecchietto sulla ottantina, per nulla frenato dall'età avanzata e dall'operazione chirurgica subita ma, arzillo, si dimenava sotto le coperte, frustrato dalla condizione di prigionia cui i medici lo avevano sottoposto ed impaziente di abbandonare quella condizione da malato che così poco gli si addiceva.
    Nel letto di fronte, un giovanissimo giaceva sotto le coperte, ancora nel mondo dei sonni, largamente vestito di bende bianchissime, cambiate solamente il giorno prima dallo specializzando di turno, durante una delle sue molteplici attività: la cartella del paziente era appesa sulla spondina laterale del letto, molti dei fogli erano ancora bianchi, altri invece erano scarabocchiati da una calligrafia indecifrabile, propria del più tipico dei medici.
    La porta cigolò rumorosamente quando la ragazza fece la sua apparizione, destando il Foglioso dal suo sopore

    Suna?! Mi trovo a Suna?! Nell' ospedale?!

    Ragazzo, stai fermo! Il dottore sta arrivando e potrai andartene a breve!

    L'infermiera si avvicinò al letto del ragazzo, afferrando la cartella con decisione, controllando alcuni valori e quindi, imbracciando lo sfigmomanometro e misurando la pressione del ragazzo stringendo il bracciale al suo arto sinistro, per poi completare le sue rilevazioni con la temperatura corporea e le pulsazioni. La routine, sostanzialmente.

    Sono qua per cambiarti la flebo, questa oramai è finita.. Sei arrivato con parecchie ustioni.. Sai dirmi cosa è successo?

    La ragazza trafficò con u vari tubicini che si dipartivano dal suo braccio, creando un collegamento fra le sue vene e l'ambiente esterno, un prezioso ponte che i medici potevano sfruttare per la somministrazione di farmaci: a dire il vero, a parte una copertura antibiotica di base, poiché il rischio infettivo era sempre presente, pronto ad insidiare qualsiasi degenza, il farmaco principale che gli era stato infuso era stata della semplice soluzione fisiologica, della volgare "acqua" - per i non addetti - con la semplice funzione di non farlo disidratare, a causa delle vistose ferite.
    La ragazza annotò gli ultimi dettagli sulla terapia appena cambiata, quindi si fermò ad ascoltare la storia del giovane, controllando che la sua storia coincidesse con quanto scritto in cartella, e, nel caso ci fossero delle discrepanze, sarebbe stata pronta ad annotare le correzioni a lato, in modo che il medico le formalizzasse in via definitiva.

    Se hai delle domande, fai pure, ma io sono solo un'infermiera, spero di poterti aiutare!
    Ah se ora che sei sveglio senti il bisogno di andare al bagno, è del tutto normale. Non alzarti da solo, non per il momento, chiamaci per qualsiasi cosa, puoi usare quel pulsante sulla tua destra..


    Detto questo, di poggiò con una gamba sul fondo del letto, stanca e con le gambe doloranti, attendendo un'eventuale richiesta da parte del paziente, prima di congedarsi da lui, dall'ospedale, per tornare a casa ed infilarsi sotto le coperte.



    Non sono riuscito a fare di più, sono stanco morto. Dato che sei esperto, non serve che ti dica nulla :si2:
     
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  3. Incursio92
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    L' infermiera sembrava un mix tra rabbia, determinazione e professionalità, mostrò sin da subito capacità che, per quello che ne potessi capire, sembrano quelle di un vero e proprio medico, anche negli atteggiamenti.
    Prese, con fermezza, la mia cartella clinica e dopo avergli dato una prima lettura, non so cosa ci fosse scritto ma con probabilità erano i risultati degli esami che mi avevano fatto mentre ero privo di sensi; successivamente prese alcuni strumenti medici coi quali mi misurò pressione, temperatura e pulsazioni...

    " Che professionalità... "

    Sono qua per cambiarti la flebo, questa oramai è finita.. Sei arrivato con parecchie ustioni.. Sai dirmi cosa è successo?

    Mentre cercavo di fare mente locale, per evitare di dare informazioni errate dello svilgimento degli eventi, l' infermiera iniziò a svolgere il suo compito afferrando i tubicini che partivano dal mio braccio sino alla flebo e ,dopo aver cambiato quest' ultima, annotò questo operazione sulla mia cartella clinica.

    Le spiego, ieri notte mi trovavo nel deserto alla ricerca di qualche ninja del vostro paese per un allenamento, ne ho trovati ben due di ninja, una ragazza chebattaccava con un filo spinato, col quale mi ha colpito un paio di volte, ed un ragazzo che utilizzava jutsu Katon coi quali mi ha causato le bruciature che porto sul corpo.

    Feci una breve pausa per riprendere fiato, il bruciore della pelle si era ormai quasi completamente estinto, ma il corpo era ancora abbastanza provato...

    Però non chiedetemi di descriverli perché era abbastanza buio, e non sono riuscito a distinguerli bene in viso ed i nomi non ce li siamo detti perché è avvenuto tutto all' improvviso.

    Mentre parlavo vidi che l' infermiera annotava le mie parole sul referto e dopo aver finito di scrivere mi disse:

    Se hai delle domande, fai pure, ma io sono solo un'infermiera, spero di poterti aiutare!
    Ah se ora che sei sveglio senti il bisogno di andare al bagno, è del tutto normale. Non alzarti da solo, non per il momento, chiamaci per qualsiasi cosa, puoi usare quel pulsante sulla tua destra..


    " Vuole darmi una mano in bagno?! Eh pervertita! Eh eh eh "

    Non potei fare a meno di mostrare un piccolo sorrisetto sul viso, ma poi risposi determinato:

    No grazie!
    L' unica cosa che voglio è andarmene il prima possibile...
     
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    La studentessa si era poggiata sul fondo del letto del paziente, stanca: quello sarebbe stato l'ultimo paziente del suo interminabile turno, da cui avrebbe smontato presto. Sfortunatamente il capo sala le aveva assegnato pure quelle altre faccende, ritardando di qualche minuto il suo rientro a casa ed il tanto agognato sonno.
    Da quando era entrata in stanza aveva sbrigato le solite faccende, oramai una routine cui non doveva più prestare attenzione, il suo corpo oramai si muoveva in automatico, destreggiandosi e districandosi in maniera automatica fra quel dedalo di burocrazie e procedure standard.
    Solitamente non si sarebbe appoggiata al letto del paziente ma data la stanchezza e l'età particolarmente giovane del ragazzo, si concesse questa licenza, dando sollievo alle sue stanche gambe.
    La sacca contente il liquido cristallino gocciolava rapidamente in un piccolo contenitore, pronto per essere incanalato nel lungo tubicino che ti tuffava in una delle numerose vene che correvano nell'avambraccio del Foglioso.
    Era sostanzialmente acqua, sterile e con gli elettroliti e i sali minerali ben bilanciati, d'altronde era essenzialmente quello il rischio maggiore derivante dalla sua condizione, ovvero la disidratazione e l'alterazione di tutti quei valori.
    Che detta così, sembrava un qualcosa di innocuo e non pericoloso, ma in realtà costituiva una condizione di grande pericoloso, potenzialmente mortale, se non trattata tempestivamente.

    Le spiego, ieri notte mi trovavo nel deserto alla ricerca di qualche ninja del vostro paese per un allenamento, ne ho trovati ben due di ninja, una ragazza chebattaccava con un filo spinato, col quale mi ha colpito un paio di volte, ed un ragazzo che utilizzava jutsu Katon coi quali mi ha causato le bruciature che porto sul corpo.
    Però non chiedetemi di descriverli perché era abbastanza buio, e non sono riuscito a distinguerli bene in viso ed i nomi non ce li siamo detti perché è avvenuto tutto all' improvviso.


    Ah...

    Sperava in qualcosa di più sostanzioso, ma il breve resoconto riportato dal giovane non aveva aggiunto alcuna informazione preziosa, nulla di utile al completamente del suo quadro clinico, ma solamente una serie di interrogativi, tipo come fosse possibile che non li avesse visti tanto da poterli descrivere o non conoscesse nulla sulle loro identità.
    Era tutto molto strano, ma non erano affari suoi, e non era assolutamente interesse dell'infermiera dilungarsi ulteriormente o trovare nuovo lavoro da sbrigare.
    La porta si aprì nuovamente ed un dottore avanti con l'età, seppur ancora particolarmente energico, la varcò sospingendo un carrello contenente vari fagottini chiusi ed particolare apparecchio da cui emergevano almeno una decina di fili, in parte intrecciati fra di loro: l'infermiera si alzò in piedi per aiutare il medico, il quale gentilmente rifiutò l'offerta sia per il trasporto che per la successiva operazione di medicazione, sancendo definitivamente la conclusione del suo turno e quindi la libertà.
    Rimasto solo in stanza, si avvicinò al paziente in questione, per spiegarli cosa si sarebbe apprestato a fare:

    Salve, sono il chirurgo chiamato dal reparto per le tue ustioni.. Data la loro estensione, credo sia bene intervenire più drasticamente, coprendole con lembi di tessuto biologico, che poi sarà scalzato da nuova pelle.
    Ma per decidere, devo prima dare un'occhiata.. Ma prima, devo vedere come funziona il tuo cuore, sia prima che durante tutta la procedura, quindi dovrò attaccarti questi fili al corpo.. Chiaro?


    Senza attendere la risposta, questi lo scoprì, rivoltando le coperte e posizionando dunque i primi sensori, gli fece cenno dunque di scoprirsi il torace e, nudo come un verme, cominciò ad applicare le altre ventose cui poi si sarebbero collegati i fili del macchinario: muoveva le mani con disinvoltura, del tutto indifferente alle reazione del giovane, che poteva giustamente sentirsi in imbarazzo, in una situazione del genere.
    Tastò i vari punti, assicurandosi che la colla avesse fatto presa sulla cute, quindi azionò la macchina che, con un classico rumore da stampante, cominciò a delineare una serie di righe spezzate dalla forma periodica, espellendo una quantità di carta di forma rettangolare e dalla tinta rosata che in breve toccò terra, cominciando ad accumularsi in un gomitolo informe.

    Sei pronto?
     
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  5. Incursio92
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    Iniziai a spiegare in breve l' accaduto all' infermiera che mi ascoltò con molta cura e serietà; finito il racconto, anche se tale non si poteva considerare vista la sua breve durata, l' infermiera rispose, con un curioso tono di delusione:

    Ah..

    Dico curioso perché le avevo dato tutte le informazioni che potevano essere utili per fargli capire cosa avesse subito il mio corpo, invece sembrava che non fossero utili quelle informazioni.
    Ripensai a lungo a l' accaduto e mi rivenne in mente un particolare che prima avevo dimenticato di dire:

    Ah si!
    Dimenticavo, quando sono stato colpito dal filo spinato della ragazza ho sentito una strano ed esagerato senso di affaticamento... non so se questa informazione possa esservi utile


    Dopo qualche secondo la porta della stanza si aprì nuovamente, un medico di età avanzata, ma con evidenti agilità e forza giovanili, varcò l' entrata trasportando un carrello pieno di fagottini chiusi ed un macchinario su cui vi erano decine di fili, intrecciatini e non...

    " Chissa a cosa serva quel marchingegno?! "

    Curioso, attesi che il medico prendesse parola, nel frattempo esso congedò l' infermiera che finalmente, con espressione contenta se ne potè andare, chissà dove, forse a casa, ero contento di sapere che finalmente si sarebbe potuta riposare, aveva evidenti segni di stanchezza stampati sul viso.

    Salve, sono il chirurgo chiamato dal reparto per le tue ustioni.. Data la loro estensione, credo sia bene intervenire più drasticamente, coprendole con lembi di tessuto biologico, che poi sarà scalzato da nuova pelle.

    L' ideai si quei tessuti biologici messi sulla mia pelle mi faceva un pò ribrezzo, dove avevano preso dei lempi di pelle?! Dai cadaveri?!
    I miei dubbi però passarono in secondo piano, vedendo come la professionalità del medico e le sue parole ferree mi diedero il coraggio di andare avanti...

    Ma per decidere, devo prima dare un'occhiata.. Ma prima, devo vedere come funziona il tuo cuore, sia prima che durante tutta la procedura, quindi dovrò attaccarti questi fili al corpo.. Chiaro?

    Chiaro dottore!

    La mia risposta però avvenne mentre il dottore già aveva iniziato a togliermi la coperta di dosso, mi fece cenno anche di scoprirmi il torace, cosi lo feci ed il dottore potè applicarmi le varie ventose dei sensori al petto, controllando una per una suddette ventose che la colla avesse aderito alla mia pelle.
    Il macchinario iniziò a funzionare disegnato su di un lungo foglio una linea impazzita che si muoveva in alto e in basso, a seconda del battito del mio cuore.

    Sei pronto?

    Anche se non ne ero molto convinto, risposi:

    Sono nato pronto!

    Avevo dato il segnale al dottore che poteva dare inizio all' operazione.

    Edited by Incursio92 - 9/4/2017, 13:10
     
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    Il chirurgo aveva condotto con sé il carrello per le medicazioni, con sopra i fedeli strumenti del mestiere, che negli anni aveva imparato ad usare e padroneggiare meglio di Kunai e Shuriken: quello che aveva davanti, infatti, non era un semplice dottore, bensì un militare ritiratosi dall'attività bellicosa per continuare a servire il proprio Paese con delle vesti civili, dirigendo il reparto, curando i pazienti e istruendo le nuove generazioni, che fossero soldati o meno.
    Bisognava comunque sottolineare come la maggior parte della classe medica si fosse in qualche modo staccata da quella militare, correndo in un binario parallelo, ugualmente importante se non maggiormente rilevante, rispetto ad un fante comune: come un pezzo speciale sulla scacchiera, dotato di movimenti e mosse peculiari, questi non era solamente capace di impastare il Chakra per offendere, ma si specializzava più nel difendere o, nel peggiore dei casi, a lenire le ferite delle prime linee, in modo di rinvigorirli e poterli inviare nuovamente sul fronte o in missione.
    Non era certo una strategia innovativa quella di prendere di mira, in primo luogo, proprio questa speciale divisione, decimandola al punto da impedirgli di offrire ai propri connazionali l'assistenza da campo necessaria per farli sopravvivere.
    Ne aveva visti di scontri e di guerre, l'anziano ma vispo chirurgo che di certo non si sarebbe spaventato per delle ustioni di primo, massimo secondo grado, sul corpo della giovane vittima, ricordando a malincuore analoghe lesioni, ma dall'aspetto e dalla prognosi ben peggiore, che lo avevano costretto a scelte difficili, fra cui amputare arti e sacrificare tessuto sano al fine di circoscrivere il morbo, non sempre con successo, sfortunatamente.
    L'uomo aveva dato il cambio alla giovane infermerie, due generazioni così lontane fra di loro che pareva assurdo lavorassero nella stessa struttura e nello stesso momento: sull'uscita di lei, il giovane farneticò qualcosa riguardo sensazione di affaticamento e stanchezza progressiva, informazioni di poco conto, in quel momento, dato che tutti i pazienti appartenenti alla categoria dei Ninja venivano sottoposti ad una serie di test di routine, fra i quali comparivano anche quelli tossicologici, che avevano già evidenziato una leggera forma di avvelenamento, trattata con antidoti specifici, miscelati nella sacca di fisiologica appesa all'albero e collegata al sistema circolatorio del giovane.

    Chiaro dottore!

    Così rispose l'energico ragazzo alle indicazioni del sanitario, il quale non attese di certo l'assenso a procedere: scoprì completamente il malato, ignudo, come era solito avvenire ai suoi tempi, quando era un giovane studente, quindi piazzò le ventose necessarie alla registrazione dell'elettrocardiogramma, infine preparò i propri attrezzi sterili, tutti poggiato su un panno di carta, di altrettanta asetticità.
    Afferrò un rotolo e lo svolse, quindi poggiando la mano su un sigillo eseguì un Richiamo Inverso, facendo comparire una enorme capsula di petri contenente del materiale trasparente, la nuova provvisoria pelle del ragazzo.
    Dunque staccò i cerotti e le bende, facendo vedere nuovamente la luce alla carne, normalmente prigioniera dello spesso strato di cute.

    Farà male ma.. sei un Ninja no? Sopporta stoicamente!

    Detto questo, compose un paio di sigilli e un'aura verdina circondò la sua mano destra: quell'energia battericida venne imposta sulla lesione, con l'obiettivo di sterilizzare tutto il campo e, sebbene l'avesse modulata in modo da non ledere i tessuti, qualche effetto avverso c'era, ed era il malato a scontare lo scotto.
    Disinfettata l'area, il dottore afferrò con due pinze sterili la membrana biologica, quindi delicatamente la poggiò sull'area, modellandola e sagomandola a colpi di forbici di chakra, mediante una propaggine azzurrina e tagliente emanata dal dito indice, quindi ,una volta soddisfatto, richiamò in causa l'aura verdognola, a questo punto non affidandosi all'effetto antimicrobico, bensì a quello "rigenerante": invece di sfruttare dei punti di sutura, per giustapporre i due tessuti, l'uomo avrebbe stimolato le cellule epiteliali a crescere e a formare dei ponti con il materiale cresciuto in coltura, in modo che questo aderisse naturalmente alla normale pelle.
    L'intera operazione durò circa 20 minuti, durante i quali i vari processi si ripeterono per diverse volte, in modo che in tutti i punti le due strutture combaciassero in un'unica, ibrida.

    Abbiamo finito.. dovrai stare un po' calmo per qualche giorno, invece per due settimane la parte dovrà essere protetta dal sole, quindi sempre protezione solare, e tienila coperta.. Bè, arrivederci!

    Dimesso il paziente, il dottore lasciò il documento che attestava la fine delle cure di Renji sul tavolino, gli staccò la flebo, rimuovendogli anche l'ago in vena e, raccogliendo tutta la spazzatura che aveva prodotto con l'apertura dell'attrezzatura cui si era servito, si allontanò dalla stanza, lasciando al giovane la privacy per rivestirsi, collezionare le proprie cose e lasciare la "locanda", che già aveva trovato un nuovo ospite.


    Fine. Prenditi 27.
     
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