[C] I sette sigilli

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    Stanno succedendo strane cose poco lontano da Suno. Sparizioni misteriosa, donne rapite, abbiamo sentito addirittura delle strane urla provenire da casolari che credevamo abbandonati dopo la grande guerra Ninja. Sono ridotti talmente male che nessuna persona sana di mente ci andrebbe mai ad abitare. Da diverso tempo stavano succedendo cose strane ma solo ora le cose iniziano a farsi decisamente più preoccuanti: è stata rapita una bambina. Richiediamo l'intervento delle forza Ninja per assicurarsi che non vengano praticati strani riti dalla dubbia provenienza. Una volta accettata la missione, chiedete di Juichi nel secondo villaggio che incontrate procedendo da Suna verso sud. Vi aspetto.

    Limitatevi a ruolarle l'arrivo della missiva o il leggere la missione in bacheca, il viaggio, l'arrivo a Suna e la ricerca di informazioni. La missione inizialmente è per tre persone, preferibilmente due genin e un chunin, ma se qualcuno vuole unirsi fatemelo sapere via Mp.
     
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  2. Pallid_Emperor
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    Era arrivata da poco a Konoha dal funerale di suo nonno, era parecchio turbata da ciò che vide e che sentì, aveva una sorellastra e in più sua madre era un mukenin, un adoratrice di Zero. La ragazza non sapeva come sentirsi, era delusa e si sentì un po' tradita. Quando arrivò a casa dalla villa famigliare dove fu tenuto il funerale, trovò i suoi due migliori amici ad aspettarla fuori dalla porta d'ingresso.

    Ichiro, Megumi, cosa ci fate qui?

    Siamo qui per tirarti su di morale scema! Disse Ichiro.

    La ragazza arrossì, dopo la sua prima missione dove vide il suo compagno letteralmente spogliarsi e sedurrla, ci fu sempre un po' di tensione tra loro due. I tre ragazzi entrarono dove Naori spiegò tutta la storia, gli altri due ragazzi non sapevano come reagire, erano scioccati quanto lei, poi intervenne Ichiro.

    Secondo me andando in missione ti potrebbe aiutare, prendere a pugni qualcosa o qualcuno é sempre confortevole.

    Ha ragione, ultimamente stai accumulando un sacco di rabbia, forse come ha detto Ichiro, ti può aiutare a sbollire un po'.

    Avevano ragione, era parecchio confusa ma ciò che voleva veramente fare era picchiare qualcuno.

    IL GIORNO DOPO



    La ragazza si alzò presto quella mattina, preparò il suo borsello e mise il suo coprifronte intorno al collo e uscì di casa. Si avviò verso l'accademia dove c'era l'ufficio del Hokage e le varie missioni in bacheca, ci fu una missione che le spirava, una missione di livello C.

    Interessante.

    Insieme a lei c'era un ragazzo dai capelli rossi che stava fissando la stessa missione.

    Piacere, sono Naori Senju, anche tu sei alla ricerca di una missione? Potremmo andare insieme se vuoi

    Forse potevano essere nuovi amici, dopo le presentazioni Naori decise che era ora di cominciare la missione, si diressero verso Suna intanto chiacchierando con il suo nuovo amico.


    Inviato dal mio Galaxy Tab 4 7" tramite ForumFree App



    Edited by Pallid_Emperor - 4/3/2017, 00:44
     
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    Quella mattina cominciò nel migliore dei modi. Mi alzai di buon ora, mi preparai in un attimo, feci una ricca colazione e mi diressi tutto contento verso l'accademia. Mi sentivo fresco e riposato, complice anche il sole primaverile che mi investì riscaldandomi con il suo tiepido abbraccio. Mi lasciai la porta di casa alle spalle e mi immersi con calma nelle affollate vie del villaggio. Trovavo sempre bizzarro l'elevato numero di persone che si potevano incrociare a quell'ora, certo con i lavori in corso sparsi in giro alcune strade era più trafficate di altre ma vedere così tante persone produttive mi metteva di buon umore. Oltre hai commercianti che erano lì per portare avanti il loro mestiere potevi incrociare lo sguardo con madri cariche di buste, vecchietti intenti a passeggiare mano per mano come due giovani innamorati, bambini immersi nella loro fantasia che inscenavano epiche battaglie, il villaggio era vivo e come tutti gli altri esseri viventi a quell'ora sembrava nel pieno della sua attività. In pochi minuti mi ritrovai ad osservare la grande bacheca posta all'esterno dell'accademia, dove quando disponibili venivano appese missioni per tutti i gradi ninja. Non ero il solo a controllare quel sacro spazio di speranza, ma fui l'unico che trovò lì per lì qualcosa che facesse al caso suo:
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    Stanno succedendo strane cose poco lontano da Suno. Sparizioni misteriosa, donne rapite, abbiamo sentito addirittura delle strane urla provenire da casolari che credevamo abbandonati dopo la grande guerra Ninja. Sono ridotti talmente male che nessuna persona sana di mente ci andrebbe mai ad abitare. Da diverso tempo stavano succedendo cose strane ma solo ora le cose iniziano a farsi decisamente più preoccuanti: è stata rapita una bambina. Richiediamo l'intervento delle forza Ninja per assicurarsi che non vengano praticati strani riti dalla dubbia provenienza. Una volta accettata la missione, chiedete di Juichi nel secondo villaggio che incontrate procedendo da Suna verso sud. Vi aspetto.

    Diedi una rapida lettura a quel foglio, di fatto volevo sapere se fosse una missione adatta ad un Genin, ma solo quella bastò a smorzare l'aria felice e spensierata che mi ero fino a quel momento costruito. Il messaggio faceva trapelare la preoccupazione e l'inquietudine dello scrittore, sensazioni che iniziarono piano piano ad insidiarsi nella mia mente. La missione a prima vista non sembrava semplice, ma forse fu proprio questo a spingermi ad accettarla: volevo poter aiutare quelle persone. Il mio flusso di pensieri venne presto interrotto dalla voce di una ragazzetta bassina, portava dei biondi capelli legati con un nastro viola. Posò i suoi azzurri ghiaccio su di me e si avvicinò per dirmi qualcosa:

    "Piacere, sono Naori Senju, anche tu sei alla ricerca di una missione? Potremmo andare insieme se vuoi"

    La sua schiettezza lì per lì mi sorprese. Per quanto io ai tempi dell'accademia sia stato una persona amichevole ho sempre avuto un carattere timido che non mi rendeva troppo loquace con le ragazze. Certo con il passare del tempo le cose erano migliorate, ma le parole mi misero un attimino in imbarazzo:

    "Ah...Ciao ehm piacere di conoscerti, mi chiamo Yamashita Kazuma. Sì in effetti mi hai beccato, volevo partecipare a questa missione..."

    Indicai il foglio arrivato dai pressi di Suna:

    "...E sì, non mi dispiacerebbe un po' di compagnia"

    Mi sentivo ancora un po' in imbarazzo, ma nonostante questo decisi per fare una buona impressione di porgerle la mano in segno di saluto. Finite le presentazioni ci dirigemmo al palazzo del Kage, dove con un po' di fortuna avremmo potuto avere una scorta per il nostro viaggio verso Il paese della Sabbia. Naori camminò tranquilla per tutto il tragitto, guardandosi intorno e sfoggiando un sorriso che dirigeva a tutti quelli con cui incrociava lo sguardo:

    " Perchè stare vicino a lei mi mette in imbarazzo? In fondo ho fatto già una missione con una ragazza, ma perchè l'idea di farla con lei mi faceva sentire così?"

    Ci pensai un attimo, in effetti la ragazza in gestione era Gekkikara e non può dire che si sia comportata molto da ragazza, anzi a tratti mi era sembrata più un maschiaccio che altre, forse era per questo che con una ragazza che si comportava come tale ero più in soggezione. Arrivati in loco parlammo con una donna che ci diede la stupenda notizia che un Chunin stava giusto partendo per andare in missione da quelle parti e che quindi ci avrebbe potuto scortare a destinazione. Ci disse inoltre che ci saremmo dovuti aspettare almeno 4 giorni di viaggio e che con il clima così teso dopo l'attentato dei Figli di Zero a Konoha bisognava muoversi con cautela. Già, il villaggio aveva ancora i segni di quell'atto di terrorismo, una ferita ancora aperta che non aveva smesso di sanguinare. Ringraziammo la donna per le informazioni e ci dirigemmo alle porte del villaggio, luogo dell'incontro con il Chunin in questione. Io e Naori non parlammo molto, non che ci fosse fretta, avevamo un lungo viaggio in cui avremmo potuto conoscere, ma in generale anche alla luce di quello che mi aveva detto quando ci eravamo conosciuti non era sembrata una ragazza di molte parole. Arrivati a destinazione trovammo ad aspettarci un uomo sulla trentina abbastanza alto, longilineo, capelli scuri a spazzola, carnagione olivastra e due occhi verdi scuro che ci scrutarono non appena entrammo nel suo campo visivo. A pochi passi da lui potei notare un altro dettaglio: aveva in bocca un mozzicone di sigaretta spento che si passava da un angolo all'altro della bocca, quasi come fosse una gomma da masticare. Fu il primo a parlare, rivelando un tono di voce basso e cavernoso:

    "Sono Jet. Voi siete i due pivelli a cui devo fare da baby-sitter fino a Suna? Fatemi vedere la lettera con i dettagli della vostra missione"

    Sembrava stesse parlando a due bambini, cosa che non me lo fece andare molto a genio, in altra occasioni l'avrei trovato quasi irritante, ma essendo un nostro superiore decisi di non farci troppo caso. Gli passai la missiva presa dalla bacheca con i dettagli, lui la guardò per qualche secondo poi scoppiò a ridere:

    "E questa sarebbe una missione? Andiamo persino un poppante sarebbe in grado di portarla a termine. Meglio muoversi, non voglio per troppo tempo per colpa vostra"

    Invece che restituire il foglio lo lanciò in aria facendolo volare per terra, poi cercò nella tasca un accendino, si accese il mozzicone che teneva in bocca e senza dire altro si iniziò ad incamminare a passo svelto fuori dal villaggio. Raccolsi la lettera da terra visibilmente seccato, poi rivolsi a Naori uno sguardo eloquente: quel tizio mi stava davvero antipatico, ogni suo parola era stata una palese provocazione e farsi 4 giorni con lui sarebbe stato un inferno. Ci mettemmo subito a seguire il Chunin, mantenendoci vicini ma non troppo, dato che non volevo aver e molto a che fare con lui. La cosa fastidiosa era che non sembrava minimamente interessarsi a noi, camminava sempre avanti fumandosi una sigaretta oppure bevendo da una piccola fiaschetta metallica che tirava fuori a intervalli regolari dalla tasca del suo giubbotto. Per ingannare il tempo cercai di fare un po' di conversazione con Naori, da un lato per cercare di vincere l'imbarazzo, dall'altro per conoscere meglio la persona con cui avrei dovuto affrontare un missione apparentemente difficile:

    "Allora...come...come sei diventata un ninja, perché segui questa difficile via ?"


    Non era la prima cosa che si chiede a chi devi conoscere, ma non mi veniva in mente nient'altro e poteva magari essere un modo per iniziare. Parlammo per diverso tempo, le raccontai delle mie missioni, delle mie esperienze, non menzionai però né i Dark ne lo stato della mia famiglia, quelle cose le avrei sempre tenute per me. Lei fece lo stesso, iniziò ad aprirsi con tranquillità, non parlò moltissimo, fui io quello con la parola in bocca per la maggior parte del tempo, ma riuscimmo comunque a passare il tempo in serenità. Jet non si fece mai sentire, per tutta la durata del viaggio fu sempre sulle sue, non ci rivolse mai la parola, anzi spesso si girò lanciandoci sguardi torvi quando parlavamo da troppo tempo probabilmente infastidendolo. Il nostro cammino verso Suna fu accompagnato da un tempo favorevole, il problema fu Jet che fece pochissime pause, costringendoci in lunghe camminate portandoci più volte allo stremo. Ogni giorno che passava finivo per odiarlo sempre di più, cominciai più volte a chiedermi di come una persona così potesse essere diventata Chunin con il carattere che aveva, non ce lo avrei mai visto in squadra con altre persone. Arrivammo a Suna all'inizio del quarto giorno, merito delle marce forzate che ci erano state imposte. La cosa che notai e che mi colpii fu il lento cambio di paesaggio, infatti passammo da sentieri immersi nella foresta, a passaggi tra le montagne, una inesorabile scomparsa del paesaggio che divenne da marginale a inesistente che venne affiancata da un inaridimento del tempo, da fresco e umido a caldo e secco. Quest'ultimo in particolare unito hai ritmi di marcia elevati contribuì a sfiancarci molto in fretta. Quando il villaggio fu in vista intorno a noi vi erano solo sabbia e rocce, sicuramente molto appropriato per luogo. L'ingresso del villaggio era davvero particolare, un passaggio scavato nella parete rocciosa, sicuramente un bel modo per sfruttare le difese naturali a proprio vantaggio. Jet ci accompagnò fin dentro il villaggio, poi ad un certo punto si girò e ci rivolse un sorriso macabro:

    "Bene finalmente siamo arrivati, ora potete levarvi dai piedi, in bocca al lupo per la vostra... hahahah non riesco nemmeno a dirlo"


    Prese il mozzicone in mano e lo buttò per terra, poi si diresse per la sua strada senza degnarci nemmeno di un vero saluto. Nel corso del viaggio era passato da fastidioso a irritante e da irritante ad insopportabile, ero davvero sollevato che ce lo fossimo tolto dai piedi, cosa che probabilmente pensava anche lui:

    "Menomale che siamo arrivati, non lo reggevo un secondo di più, ora finalmente possiamo iniziare la missione"

    Mi guardai intorno un po' spaesato, l'architettura del villaggio era completamente diversa da quella di Konoha, tutto sembrava fatto e costruito con la sabbia o con la terra, era sicuramente uno spettacolo nuovo e interessante:

    "Ok per prima cosa ci conviene cercare informazioni su come raggiungere il villaggio in questione, forse al se andiamo al palazzo del kage avremo qualche informazione in più"

    Lì per lì però mi accorsi che non avevo idea di quale potesse essere il luogo dove risiedeva il kage, così alla fine decisi di puntare tutto sull'edificio decisamente più grosso degli altri e sperando di averci visto giusto mi diressi in quella direzione.

     
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    Giornata nuvolosa in quel di Ame, reduce di un periodo di forti piogge primaverili che avevano lasciato spazio ad un intero week-end di sole mite. Quell’umidità pungente era tornata nuovamente a far visita, e oltre ad essa un paio di cumulonembi pronti a dar battaglia. Ma insomma, data la stagione già cominciata da un tempo non mi sarei aspettata altro dal clima, che tuttavia non aveva fermato il mio interesse per la cartografia. Restai in casa per parecchi giorni, non tanto perché odiassi l’acqua ma perché volevo evitare che i fogli da disegno si inzuppassero e divenissero un inutile ammasso melmoso senza più un uso. Passavo molto tempo delle mie giornate a leggere libri sulla materia e a disegnare servendomi di strumenti quali matite, compassi, squadre e altri oggetti ad alta precisione, e in quel tempo avevo scoperto l’esistenza di un’applicazione particolare del chakra che mi portò parecchie energie, seppur a detta di Escanor io ne possedessi molte per la mia età. Attirata da forme geometriche fatte di fili mi ritrovai a secernere su di essi una strana sostanza inodore ma liquida, quasi vischiosa. Un veleno che feci analizzare da uno dei tanti esperti di chimica, che non esitò in alcun modo nell’affermare che quella sostanza in realtà era stata ricreata grazie ad una modifica del mio “chakra”. Cose da poco in realtà, su cui provai ad allenarmi per prenderne il pieno controllo fino a riuscirci discretamente. Mi ero dimenata a lungo durante la notte per via di un forte mal di testa e un incubo sfocato che interruppe il mio sonno alle 4.30 del mattino. Mi ero risvegliata bruscamente tra le lenzuola, sollevando la schiena di scatto e puntando fisso al pavimento quasi come se avessi adocchiato un fantasma. In realtà fu proprio quel brutto sogno a portarmi alla realtà e non riuscii nemmeno a ricordarne una minima immagine durante tutto l’arco della prima mattinata. Mi mossi dal letto svelando la sola esistenza di un top arancione a coprire i seni morbidi e un paio di shorts blu in jeans scuciti alle estremità, sedendo dapprima sul letto per riprendere fiato. Allungai la mano verso il comodino adagiando le dita su un bicchiere vitreo e mezzo pieno, contente dell’acqua fresca, che trattenni nella mano da lì in poi fino alla lunga scalinata. Ne bevetti il contenuto passo dopo passo, trattenendomi l’equilibrio grazie non sono a dei piedi stabili ma anche alla mano sinistra ben piantata su un muro in cartongesso al medesimo lato. Era ancora così presto ma non ero una persona capace di riaddormentarsi in maniera facile, così dovetti arrendermi all’idea di dover iniziare la mia giornata a partire da lì, da quel mal di testa e da un paio di toast a base di prosciutto e burro d’arachidi che preparai senza troppa difficoltà. Decisi di far colazione immediatamente, passando al setaccio i pensili nel tentativo di trovare il barattolo del caffè.

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    Scaldai la macchina, preparandola adeguatamente all’operazione e attesi che il tutto fosse pronto rigirando l’attenzione verso l’alto, verso un ventilatore a pale appeso al soffitto. Uno di quei vecchi marchingegni misti tra la tecnologia e la discarica, presi in qualche mercatino dell’usato per risparmiare. Faceva comunque il suo lavoro anche se in verità il suo rumore pareva attirare molte più zanzare del solito e solleticare gli insetti all’interno del mio corpo, probabilmente la causa di quel forte mal di testa. Pronti i toast al *driin* del microonde, lo spensi e aprii il portellino tirando fuori il piatto girevole con un guanto da cucina; li sistemai su un tagliere e allungai lo stesso in direzione del tavolo a poco meno di due metri, ritornando indietro per assicurarmi che anche il caffè fosse pronto. Lo presi e ne versai un po’ in una tazza nera, bevendone un sorso per umettare le labbra con il suo gusto forte e amaro. Amaro, proprio come piaceva a me. Già, non ero per nulla una ragazzina convenzionale già alla mia età e bastava guardare al mio passato per capirlo.

    <guarda cos’ho trovato>

    Non feci nemmeno in tempo a posare il culo sulla sedia che dall’ingresso la voce cavernicola di Escanor rimbombò tra le mura, bloccandomi nel tentativo di addentare il primo di una numerosa serie di morsi. Reduce di una corsetta (alle 4.30 del mattino, meglio puntualizzare) si fece strada come un licantropo a piedi scalzi, brandendo tra le mani una missiva in maniera possessiva.

    Cos’hai trovato? Ti prego non urlare, sono le quattro e trenta del mattino e siamo in un quartiere in cui la gente dorme a quest’ora. E poi ho il mal di testa, non riuscirei a sforzarmi di tradurre quella parole.

    Non badò molto al mio avvertimento vista la sua reazione, ma tuttavia elaborò la cosa in maniera tale da riprendere parola e tradurre il tutto mentre a stento i miei occhi riuscivano a tenergli testa.

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    Stanno succedendo strane cose poco lontano da Suna. Sparizioni misteriosa, donne rapite, abbiamo sentito addirittura delle strane urla provenire da casolari che credevamo abbandonati dopo la grande guerra Ninja. Sono ridotti talmente male che nessuna persona sana di mente ci andrebbe mai ad abitare. Da diverso tempo stavano succedendo cose strane ma solo ora le cose iniziano a farsi decisamente più preoccuanti: è stata rapita una bambina. Richiediamo l'intervento delle forza Ninja per assicurarsi che non vengano praticati strani riti dalla dubbia provenienza. Una volta accettata la missione, chiedete di Juichi nel secondo villaggio che incontrate procedendo da Suna verso sud. Vi aspetto.

    Una missione? Sbaglio o hai detto Suna? UHmm, beh non sembra per nulla male.
    <affatto. Ti accompagnerò io come al solito, lo faremo presente più tardi e partiremo oggi stesso... mal di testa o meno.>
    D’accordo, ma prima fammi addentare questo toast. Un paio di medicinali e sarò come nuova, occupati tu delle scartoffie burocratiche.
    <as always!>

    Risi, riprendendo la colazione dopo aver dato all’uomo il permesso di agire. Beh avrei avuto parecchio da fare, ma data l’ora i problemi non sussistevano.




    <questo SOLE è PROPRIO Ciò CHE CI VOLEVA!>

    Si ma sta calmo, ho gli insetti che mi ronzano dappertutto e non riesco a farli smettere.

    Lo dissi con stizza, perché era proprio quella la sensazione. Ci eravamo messi in viaggio il pomeriggio stesso ma ci vollero tre giorni di afa e sabbia nelle scarpe per oltrepassare il confine e giungere a destinazione. Tra il gracchiare dei avvolti e le temperature sempre più elevate seguimmo la rotta di alcuni commercianti di tappeti, diretti proprio a Suna. Venditori su carovane trainate da cavalli o cammelli bisognosi di abbeverarsi. Lunga la tratta, tre le soste tra un giorno e l’altro. Le notti passarono velocemente e l’orizzonte sembrava identico, dominato da aria calda e vibrante, dune e scorpioni. Tutto ciò finché il villaggio prescelto non ci parve come un miraggio, indicatoci da una gentile vecchina accovacciata su un carro e imbacuccata per proteggersi dalle raffiche di sabbia. Ci dividemmo senza tanti convenevoli e imboccando il tragitto mi accorsi di quanto fossi disidratata, ciò che mi portò a fermarmi giusto in tempo per bere dalla borraccia in metallo che avevo nello zaino e ripartire con viso accaldato, verso le mura di quell’agglomerato di casupole tutte uguali in cui avremmo dovuto cercare informazioni su un certo Juichi, il cui scopo in quell’incarico era ignoto.

    Sæll! Conoscete per caso un certo Juichi?

    Ovviamente per via della mia lingua due persone comuni, un uomo e una donna che avevamo incontrato a ridosso delle mura non compresero nulla, se non il nome di quell’uomo. Ci fu anche Escanor a tradurre in modo un po’ rozzo, appuntai tutto su un taccuino per ripetere la traduzione una volta tornata a casa. Attendemmo la risposta dei due, senza effettivamente capire cosa aspettarci.


     
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    A Suna...

    Una giornata esattamente come tante altre, monotona e tutt'altro che movimentata. Quasi noiosa a tratti. Il vento a Suna soffia piuttosto forte, come spesso accade da quelle parti, e potenzialmente potrebbe anche dare fastidio a chi non ha origini in quel paese. Il Villaggio della Sabbia vive la sua quiete dopo la grande guerra come tanti altri villaggi, tra ricostruzioni e innovazioni, tra inganni politici e tante altre attività svolte all'oscuro di tutto e tutti. Niente di importante, almeno per il momento. I nostri due giovani eroi, giunti entrambi da Konoha, non si sarebbero decisamente trovati a loro agio. Non unicamente perché non c'era, effettivamente, modo di accedere al villaggio del Kage, pesantemente controllato e con numerose guardie poste intorno al suo perimetro, ma perché in linea generale il clima sembrava abbastanza teso. L'attacco recente ai danni della stessa Konoha aveva palesemente messo alla prova tutti i villaggi Ninja, che ora stavano cercando di rimediare e di evitare altri spiacevoli colpi di scena. In primis la sicurezza era stata incredibilmente aumentata, tanto da cadere quasi nel paranoico. Venivano fatti controlli piuttosto serrati un po' ovunque e soprattutto a tappeto, cosa che non andava proprio a genio alla popolazione, ma le alternative erano ben poco. Disposti a sacrificare la loro libertà per la loro sicurezza, qualcuno aveva addirittura deciso di aiutare le guardie Ninja negli atti di controllo e perquisizioni, in modo da scongiurare qualsiasi pericolo, stupido o meno. Per questo motivo due Ninja venuti da Konoha non passano propriamente inosservati, così come non passano inosservati gli sguardi carichi di diffidenza e totale insicurezza diretti proprio nei loro confronti. In particolare una donna, sulla quarantina, si ferma davanti a loro, incrociando le braccia sotto al seno e fissandoli negli occhi. Non ha coprifronte né altro che possa dar modo ai due ragazzi di pensare che quella donna possa essere un Ninja, tutt'altro.

    Due Ninja di Konoha qui a Suna? Cos'è siete qui per attaccare, dopo essere stati attaccati?! Noi non abbiamo paura, avete capito?!

    Insomma, i toni sembrano tutto fuorché amichevoli. Altre persone si avvicinano alla donna, tutti con sguardi piuttosto freddi e duri, ma nessuno realmente intenzionato a fare del male ai due ragazzi né a volerli cacciare. Sembrano più spaventati per la loro stessa sicurezza che altro.




    Nel villaggio.

    Storia completamente diversa per Lif, giunta molto più facilmente a ridosso del villaggio dove era stato richiesto il suo aiuto. Trovarlo non fu affatto difficile per chi, come lei, sapeva come muoversi e soprattutto aveva voglia di farlo, incuriosita più in generale dal mondo intero. Il villaggio si presentava come un villaggio scarno, apparentemente deserto - eccezion fatta per qualche passante che, di tanto in tanto, sembrava quasi prendere coraggio e uscire dalla propria casa - e soprattutto ridotto piuttosto male. Come se fosse abbandonato da anni, ma era abbastanza palese che le cose non erano così facili. Segni di carri sul terreno, finestre che venivano aperte e chiuse più volte, voci proveniente dall'interno delle case lasciavano intuire a Lif che effettivamente quel villaggio era vivo e che quelle persone, forse, avevano unicamente paura di... qualsiasi cosa.
    L'uomo e la donna interpellati dal Genin si guardarono intorno, attendendo la traduzione piuttosto scarna di Escanor prima di rispondere. Continuavano a guardarsi intorno, palesemente nervosi. La donna indicò, dopo aver dato un'occhiataccia all'uomo, una vecchia casa con il tetto divelto, piuttosto isolata da tutte le altre. Senza neanche attendere una risposta da Lif e dagli altri, sparirono via, piuttosto velocemente.


    Allora, signori. Voglio provare una piccola cosa con voi! Non tanto per Yama, ma per Stompo e Pallid i ritmi, in gioco, sono piuttosto serrati, quindi prendetevi anche la libertà di scrivere in maniera leggermente meno approfondita ma di interagire di più sia tra di voi che con la folla. Se lo ritenete necessario, fate anche più di un post a testa prima del mio intervento, nel caso abbiate bisogno di parlarvi od organizzarvi senza doverlo fare in Off.
    Yama, per quanto riguarda te, fai come meglio credi: per il momento non sta succedendo nulla, ma quando incontrerai una persona con la quale vorrai parlare o lo stesso Juichi, chiederò anche a te di fare post dove si interagisce di più.
    Spero di essermi spiegato, nel caso Mp.
     
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    Il mio primo pensiero arrivato al villaggio fu:

    "Menomale che mi sono vestito leggero..."

    Il clima era davvero secco, il vento era caldo e carico di sabbia, ad ogni sferzata c'era il rischio di ritrovarsi dei granelli nell'occhio, cosa non proprio simpatica. Non che mi aspettassi un clima fresco data la reputazione del villaggio, sta di fatto però che delle temperature così a Konoha non l'avevo mai percepite sulla pelle. L'aria stessa era bollente, ad ogni respiro potevo quasi sentirla arrivare fino ai polmoni per quanto era calda. Notai dopo qualche minuto di camminata che vi era una tensione palpabile, diversi ninja pattugliavano avanti e indietro le strade e nessuno di loro sembrava avere un'aria tranquilla. Mi girai verso la mia compagna di missione per chiederle un parere:

    " Naori ma sembra solo a me o qui sono tutti nervosi e preoccupati? Un clima del genere l'ho visto solo a Konoha dopo i terribili avvenimenti recenti, forse temono anche loro una rappresaglia?"

    Mentre ascoltavo la sua risposta continuai ad andare avanti buttando ogni tanto un occhio alle persone per starda: mi accorsi che nessuno rispondeva al mio sguardo cordialmente, chi mi guardava sorpreso, chi spaventato, chi addirittura arrabbiato. Avevo la costante sensazione di sentirmi osservato e non mi faceva affatto piacere. Con il passare dei minuti quello che era solo un presentimento divenne reale, ebbi la chiara sensazione di non essere il benvenuto. Si fece carico degli onori di casa una signora sulla quarantina che senza mezzi termini si fermò davanti a noi con aria preoccupata:

    "Due Ninja di Konoha qui a Suna? Cos'è siete qui per attaccare, dopo essere stati attaccati?! Noi non abbiamo paura, avete capito?!"

    Dovetti fare uno sforzo incredibile per non riderle in faccia, ma capii subito che le sue parole non era maligne, erano invece guidate dalla paura di chi non vuole vedere la sua casa distrutta o i suoi cari uccisi, non potevo darle torto. Decisi così di sfoderare il mio sorriso migliore e con aria bonaria e conciliante mi rivolsi alla donna:

    "Signora non si preoccupi, c'è stato un fraintendimento. Io e la mia compagna siamo qui per aiutare i ninja di Suna, abbiamo ricevuto una missiva che parla di donne e persino di una bambina rapite in un villaggio a sud di qui e siamo subito venuti per fare luce sulla situazione e salvarle, siamo entrati tra queste mura per chiedere informazioni sulla posizione di questo luogo e poter compiere il nostro dovere"

    Tirai fuori la lettera e la avvicinai alla donna cosicché potesse confermare i suoi eventuali dubbi. Nel fare questa operazione mi accorsi che non vi era solo lei, ma anche un nutrito gruppo di persone si era riunito per sincerarsi delle nostre intenzioni, cosa che confermò le mie precedenti supposizioni sulla vivida preoccupazione che si percepiva nel villaggio. Sperai dentro di me che la mia spiegazione avrebbe convinto la donna, altrimenti ci saremmo trovati in una pessima situazione.
     
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    Nulla di tutta quella zona a tratti rurale mi parve conosciuta. Ero stupefatta dalle vastità del mondo e meravigliosamente cominciavo ad affacciarmi su quello scoprendo quanto soli tre giorni di cammino potessero portare a tanti cambiamenti. Se avessi continuato più in avanti mi sarei ritrovata Suna, e forse avrei adocchiato nuovamente delle novità! Chi mai avrebbe potuto immaginare delle case costruite con la stessa sabbia del deserto sulla base di tecniche di carpenteria bizzarre? Pareva un villaggio piccolo e rurale, differente dalla capitale del paese del vento ma non per questo privo di unicità. Guardavo il mondo con occhi nuovi e sfuggenti e studiavo sempre ogni singolo dettaglio, provando a disegnarlo con bozze più o meno veritiere. Avevo blocchi per ogni categoria e per ogni villaggio: Suna ne avrebbe avuto uno tutto suo, con un capitolo dedicato ai modelli delle costruzioni, un capitolo per la mappatura, gli insetti, le armi e così via. Volevo essere di grande aiuto sia a me stessa sia a mia madre ma come volevasi dimostrare necessitavo ancora di molto tempo e molti quaderni, matite, strumenti.
    Come passeri nei loro nidi semi vuoti li sentivo parlottare, uno sciame poco gremito di esseri presi a parlare di chissà quali questioni. Logicamente sentivo poco e ne capivo ancora meno, inoltre i due passanti sbucati fuori titubarono un po’ e si guardarono negli occhi coprendosi la fronte da un raggio di sole violento e tagliente. Escanor tradusse e ciò portò loro ad allungare il braccio in direzione di un punto non molto lontano nei pressi del centro villaggio, malmesso anche quello e non particolarmente gremito.

    Þakka ykkur, herrar!

    Rivolsi a loro un semplice “grazie, signori” nella mia lingua, fissandone la fuga con il dubbio nella testa. C’era palesemente una componente strana in quel villaggio, lo notai nella rigidità dei loro atteggiamenti e lo notò anche Escanor. Lo stesso si zittì per un po’ e proseguimmo lungo quella tratta di chianche nere come carbone e coperte da un velo d’oro dipinto da un vento predominante. Era chiaro come il volantino dicesse il vero: la notevole maggioranza di uomini, il fragore violento di serrande aperte e chiuse per la paura di rimetterci le penne e gli sguardi diffidenti di chi ci fissava erano il prologo e il contorno di quella missione. La ricerca dell’uomo divenne serrata, così come la marcia verso il casolare divelto indicato dai famosi due abitanti di prima. Una palla di gomma rotolò verso i miei piedi dalle pendici di una salita stretta e laterale, dal quale due bambini sbucarono fuori con vesti striminzite. Uno dei due mi corse contro per riprendere la palla mentre l’altro, in una lingua strana, cercò di ammonirlo puntandolo con un dito inquisitorio.

    Oplà!

    Mugugnai e di rimando lanciai l’oggetto tondeggiante al suo possessore, che scappò alla svelta dopo aver mostrato un sorriso privo di canini e buffo abbastanza da farmi ridere.

    Qui non sono in vena di dare una mano, proprio per niente.
    <non mi aspettavo il contrario infondo, sono spaventati e a quanto pare è normale. Questo è il lato tetro dei villaggi ninja, c’è chi non viene aiutato e chi non vuole farsi aiutare.>
    Non pensi sia nella giurisdizione di Suna, pur essendo nel suo territorio?
    <e che vuoi che ne sappia! Comunque sia, già il fatto che non ci siano ninja con il coprifronte della sabbia per me è una cosa strana.>

    In realtà qualcuno c’era, ma sembravano nient’altro che genin alle prime armi o “volpi” del deserto attratte dal metallo. Camminammo ancora per un altro paio di metri, fino a ritrovarci dopo una curva ad uncino il casolare indicato. Chiedemmo in giro la stessa cosa per conferma, qualcuno si dimostrò più propenso e meno titubante, altri negarono completamente un aiuto che altrimenti avrebbe potuto cambiare in qualche modo la situazione.

    Signor Juichi! Signor Juichi è lì dentro? Abbiamo trovato il volantino, ci dispiace aprirci se è lì?


    Una cosa da sbirri, seppur non bussammo alla porta né cercammo di sfondarla. Non mi fidavo molto in realtà e mi tenni alla larga dal perimetro di circa 4 metri, accompagnando quelle urla con l’ausilio dei palmi aperti e disposti a “coppetta” attorno alle labbra curate con un lucidalabbra al mirtillo.
     
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    Gli abbiamo dato abbastanza tempo, mi arrangio e nulla, fate finta che non abbia scritto nulla nello spoiler precedente.


    Per quanto in maniera piuttosto assurda, le cose non si stavano mettendo bene. I due Ninja di Konoha, ormai accerchiati da quelli di Suna, stavano cercando di spiegarsi e di chiarire il brutto malinteso, che sarebbe potuto diventare piuttosto pericoloso. D'altro canto, la lettera che il ragazzo tirò fuori e mostrò alla folla fu abbastanza eloquente: stava dicendo il vero e non era lì per altri scopi. Niente secondi fini, niente inganni, era lì in missione, per compiere il proprio dovere. La donna, dopo essersi fondamentalmente promossa da sola a leader di quella dilapidante folla, alzò appena il capo, indicando verso l'esterno delle mura, verso Sud. Fece un cenno anche agli altri presenti, che rapidamente si allontanarono, come se non fosse veramente successo nulla. La lettera era bastata a calmare completamente le acque. O forse c'era altro? A un occhio abbastanza attento, infatti, non sarebbe di certo sfuggito un piccolo particolare: nel momento esatto in cui il Ninja tirò fuori la lettera e la donna la lesse, rendendosi conto di quanto stava succedendo, qualcuno rabbrividì, qualcuno si allontanò come se avesse realmente paura. Forse le cose erano ben più grandi rispetto a quanto raccontato nella missione.

    Sbrigatevi e scusate, non volevo farvi perdere tempo. Uscite dal villaggio, troverete un ragazzo biondo con una cicatrice sul volto. Dite lui che vi manda Kumiko, vi accompagnerà al villaggio. Fate attenzione.

    Congedò i due Ninja con un cenno del capo, dileguandosi nella folla assieme a tutti gli altri. Raggiungerla o cercarla sarebbe stato completamente inutile. Giunti alle porte del villaggio, quelle indicate dalla donna, il ragazzo biondo era lì, in attesa dei due Ninja. Non sembrava avere un'aria minacciosa, tutt'altro.




    Nel villaggio, invece, le cose erano ben diverse. Nessuno sembrava voler mettere piede fuori casa, i pochi che lo facevano avevano paura. Urlando, Lif aveva involontariamente spaventato altra gente, dal momento che nel preciso istante in cui la ragazza urlò, altre finestre, questa volta ben più vicine alla piazza, vennero sbattute, anche in maniera piuttosto eclatante. Quelli che seguirono furono secondi interminabili di silenzio: dalla casa non sembrava provenire rumore alcuno, mentre il villaggio sembrò morire per qualche istante; le cartacce che svolazzavano a pochi centimetri da terra si accasciarono, come se fossero state posate lentamente sul terreno stesso. Una porta, cigolante, si fermò improvvisamente, non provocando più il rumore fastidioso e ripetitivo. Pochi attimi ancora e la porta si aprì. Un uomo sulla quarantina era in piedi, sulla porta. Lo sguardo vuoto, perso nel nulla. Le labbra grondanti sangue, l'addome perforato all'altezza del cuore. Si accasciò a terra, rivelando dietro di lui una bambina. Dieci anni, non di più. Lo sguardo perso, quasi come quello del signore, ma questo era vivo. La bambina, era viva. Le labbra si allargarono in un sorriso compiaciuto, mentre con uno balzo felino si spostò sul tetto, lanciando un'ultima occhiata ai due presenti prima di iniziare a correre via. Era veloce, sì, ma probabilmente Lif sarebbe stata in grado di starle dietro. A lei la scelta: inseguire quella bambina o entrare nella casa? Purtroppo non era stata fatta nessuna descrizione della bambina scomparsa: poteva esser lei, come poteva non esserlo. A lei la decisione.


    Stompo, dì pure che il tizio biondo, sentendo il nome, vi accompagna verso il villaggio, ma non descrivere l'arrivo al villaggio.
    Yama, scegli tu. Tranquillo che in nessuno dei due casi la missione finisce e fallisce! :asd:
     
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    La situazione stava diventando sempre più pericolosa, in pochi attimi eravamo passati dal passeggiare tranquillamente per il villaggio a trovarci circondanti da un folla di persone forse troppo spaventate dai recenti eventi per poter ragionare lucidamente. Non potevamo metterci a litigare con loro, avevo già perso abbastanza tempo a cercare informazioni, tempo che avremmo potuto impiegare a cercare quel rapitore. Tutte le nostre speranze sembrava in quel momento riposte in quella donna che stava attentamente leggendo le lettera che le avevo dato. La lesse ad alta voce, in modo che tutti potessero sentirla, sembrava quasi che si fosse fatta rappresentata di una folla che era sul punto di diventare inferocita:

    "Sarebbe davvero una pessima situazione...se anche ci attaccassero non potremmo certo difenderci da dei civili, anche perché oltre a ferire qualcuno rischieremmo di incasinare i rapporti tra i nostri villaggi, speriamo bene..."

    Iniziai a fare dei respiri più lungo, volevo cercare di calmarmi e non lasciare che l'ansia prendesse il sopravvento in una situazione in cui avevo bisogno della massima calma. Per fortuna però la situazione, così come si era velocemente complicata, sembrò andare verso una facile risoluzione: la donna, ad ogni riga che leggeva, diventava sempre più preoccupata, glielo si leggeva dallo sguardo. Appena ebbe finito di leggere un clima di paura ed inquietudine aleggiava nell'aria sparso tra la folla. Per nostra fortuna sembravano aver capito che non eravamo una minaccia, la rabbia era svanita:

    "Sbrigatevi e scusate, non volevo farvi perdere tempo. Uscite dal villaggio, troverete un ragazzo biondo con una cicatrice sul volto. Dite lui che vi manda Kumiko, vi accompagnerà al villaggio. Fate attenzione."

    Ringrazia la donna e mi diressi nella direzione che mi aveva indicato, avendo ormai la strada sgombra. Nonostante tutto fosse andato bene però, qualcosa continuava a non guardarmi:

    "Erano molto spaventati, quasi troppo per quello che avevano letto, che ci fosse sotto qualcos'altro?"

    Mi tornò subito alla mente la missione che mi aveva portato sull'isola di Nanakusa, in quell'occasione aveva avuto modo di capire che non tutto era mai come davvero appariva. Spostai il mio sguardo sulla mia compagna, le condivisi a bassa voce i miei pensieri, chissà se anche lei aveva avuto le mie stesse impressioni. Mentre mi avvicinavi sempre di più alla meta indicatami riflettei più a fondo sulle parole della donna:

    "Ci ha dato un nome, forse qualcuno che ha a che fare con questa storia. Le cose sono due: o abbiamo avuto fortuna nella sfortuna trovando una persona che ne sapesse qualcosa, oppure la situazione è più grave del previsto... speriamo che mi stia sbagliando..."

    In pochi minuti arrivammo davanti all'ingresso di cui aveva parlato la donna, come anche quello di Konoha sembrava vi fossero molte guardie a difenderlo, tutte attente ad ogni persone che entrava ed usciva dal villaggio, nell'aria si poteva quasi percepire la tensione, tutti a quanto pare a Suna si aspettavano un attacco da un momento all'altro. Cercai di camminare con disinvoltura, non volevo dare nell'occhio e rischiare di trovarmi nuovamente nei guai. Dando un rapido sguardo in giro inizialmente pensai di aver capito male le indicazione, poi quando ero già sul punto di chiedere informazioni alle guardia notai un ragazzo dai capelli biondi che aveva una vistosa cicatrice sul volto:

    "Cavolo combacia perfettamente alla descrizione! Speriamo sia più amichevole di quella che ci ha mandato da lui..."

    Mi avvicinai con calma e appena gli fui vicino mi schiarii la gola per annunciarmi, dimodochè non si potesse spaventare non vedendoci arrivare:

    "Ciao, scusa se ti disturbiamo, ci manda Kumiko, vorremmo chiederti se potessi accompagnarci al villaggio, abbiamo una missione importante da compiere lì"

    Decisi di non dargli troppe generalità e andai subito al punto. Mi colpii subito il fatto che questo ragazzo, sebbene la taglio che portava in volto, non aveva un'aria minacciosa, anzi sembrava piuttosto amichevole. Appena sentii nominare Kumiko infatti si dimostrò molto cortese e senza perdersi in troppo chiacchiere iniziò a farci strada verso la nostra destinazione. In cuor mio sperai davvero che quel ragazzo ci avrebbe portato nel luogo della nostra missione, volevo evitare a tutti i costi che quel pazzo potesse rapire qualche altra ragazza.

    Edited by Stompo - 12/4/2017, 08:28
     
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    Eravamo stranieri e la nostra presenza non piaceva, lo sentivo nell’aria. Era davvero facile intuire che qualcosa non andasse, ma che colpe ne avevamo noi? Mi sembrò di ritornare al passato quando l’Orca Nera attraccava per i rifornimenti e gironzolavo un po’ per disegnare qualche schizzo delle varie zone portuali. Pensai alle risse in cui venivo coinvolta, rozze zuffe con gli abitanti di quei distretti che vivevano soltanto di pesca e avevano poco da fornirci. Mia madre non era in grado di digerire gli “schiavi del commercio”, li chiamava così. Quasi sempre i prezzi offerti erano spropositati rispetto alla qualità della merce, ma sapeva al tempo stesso che quelle manovre rappresentavano uno dei tanti modi per mantenere il controllo sugli oceani e sulle rotte commerciali del mare. Detenendo il controllo non poteva sorpassare su ciò, usava il pugno di ferro nei momenti opportuni ma non andava mai oltre il colloquio. Usava le baliste solo nelle guerriglie ma non contro l’abuso nei porti commerciali, il suo sistema in quelle zone era diverso: aveva istituito un accordo che prevedeva una rotazione dei capi al vertice, ogni sei mesi un nuovo individuo prendeva le redini, e con ciò si assicurava quasi sempre una vittoria schiacciante.
    Il modo di zittirsi degli abitanti somigliava molto a quello dei rivoltosi nelle acque. Attesi in silenzio l’evolversi della situazione ma gettai uno sguardo ad altre case in pietra nel circondario, notando una palese circospezione mista a paura degli abitanti. Reagirono spaventati e una serie di nuove finestre si chiusero con un effetto domino, una dopo l’altra e tutte consequenziali. Mi parvero persino un po’ ignoranti nel loro pregiudizio ma potevo capirli, la descrizione della missione infondo lo spiegava chiaramente. Juichi non apparve al mio richiamo e nemmeno a quello di Escanor, che diede manforte con il timbro vocale di un cavernicolo armato di clava in una caccia al bisonte. Apparentemente non emersero rumori in reazione all’appello, l’interno del locale non mutò e non emise nient’altro che uno scricchiolio morente. Era davvero sicuro che ci fosse qualcuno al suo interno? Avevano indicato quel posto ma in effetti non parevano saperne altro, lasciandomi dinanzi ad un bivio la cui scelta sarebbe ricaduta forzatamente su una delle opzioni: avanzare ed irrompere o indagare ancora. Evidentemente necessitavo di un cane che fiutasse meglio di me, e non mi dispiaceva affatto l’idea di circondarmi di un animale domestico. Rimasi in allerta abbassandomi e puntando i piedi nella sabbia, sfiorando l’anca con le dita per raggiungere il borsello. Non potevo contare sul coprifronte in caso volessi attutire qualche oggetto vagante improvviso e si sentivano chiaramente i postumi dell’allenamento, con l’avambraccio indolenzito dalla tallonata del ninja della sera prima. Il sonno mi fece recuperare un po’ di forze, ma quante ai fini della missione? Attesi a testa alta e ginocchia chine con rumori di altre porte e finestre in sottofondo, fin quando non percepii quello che davvero stavo attendendo con impazienza: la traccia di ingranaggi che si mossero all’interno della serratura, scoprendo con il disincastro e l’apertura dell’uscio la nuda realtà.

    .:Il risvolto inaspettato:.



    Dio Sanbi.

    Fu la constatazione che confabulai prima che un uomo barcollante non finisse a terra, esponendo in un attimo fuggente tra l’apparizione e la caduta lo sterno traforato. Grondava sangue come un pesce impalato da un arpione, le sue mani adunche, le sue labbra palesemente maschili e morsicate. Tutto il rosso ne tinse la pelle e a poco a poco scivolò per terra, impregnandola come una tovaglia bianca macchiata dal vino o una tela dipinta di vernice. Successivamente scoprii di aver a che fare con un problema ancora più grosso e contorto, e tutte le info vorticarono nella mia mentre. Quando vidi quella bambina dallo sguardo vuoto e la smorfia compiaciuta mi ritrovai a vagare nella confusione. No, non avevo mai visto bambine compiaciute dinanzi ad un atto di simile spessore psicologico, capitava che negli attacchi in mare la gente morisse ma sempre per mano di uomini alla pari. L’occhio vagò scaltro e la vide esibirsi in un balzo agile alla pari di un primate, i suoi atteggiamenti nascondevano oscurità. Cercò di scappare ma volevo seguirla, avevo bisogno di farlo.
    <vai, non potresti fare nulla qui.>
    Era tutto esatto, le sue parole nella lingua madre mi colpirono e mi fecero capire quanto non sapessi nulla, sapevo disegnare mappe ma di certo non potevo risanare una vita. Provai ad estrarre subito il filo di venti metri, un cavo metallico e irto di spine. Il veleno sulle punte s’era asciugato già da un po’ e non avevo intenzione di riutilizzarlo al momento, mi bastava soltanto raggiungerla e bloccarla. Provai a “cambiare” formula al chakra per simulare un effetto “ventosa” sotto i piedi e piegai le gambe su se stesse affinchè potessi spiccare un balzo una volta liberata tutta la potenza accumulata. Avrei tentato di seguirla e di legarla con il filo se necessario, avendo dalla mia parte una modesta portata in grado di coprire un raggio. Sospirai e portai indietro le braccia, cominciando a correre sui tetti alla caccia di quel piccolo pesce così agile da mettere nel sacco i predatori più ingenui.

    AeJ:
    Estrazione filo spinato
    Rincorsa bambina


    Edited by Yama™ - 6/4/2017, 12:10
     
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  12. Pallid_Emperor
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    I due ragazzi di Konoha arrivarono a Suna, il villaggio della Sabbia, non fu la prima volta per la ragazza a visitare quel villaggio ricoperto da polvere e dune di sabbia e coccolato da venti forti, difatti la ragazza trascorse un periodo in quel villaggio mentre si allenava nelle arti mediche.

    Era da parecchio che non visitavo Suna, da prima dell'attacco sul Villaggio.

    Disse al suo compagno. I ragazzi notarono che erano un po' agitati e nervosi i cittadini, una cosa insolita per i coraggiosi abitanti di Suna.

    Naori, ma sembra solo a me o qui sono tutti nervosi e preoccupati? Un clima così l'ho visto solo a Konoha dopo i terribili avvenimenti recenti, forse temono anche loro una rappresaglia?

    La ragazza si guardò intorno, notò che la gente si allontanava da loro oppure abbassavano la faccia in timore.

    Forse, ma la gente di Suna solitamemte non é così timorosa, specialmente solo per due ragazzini

    Una signora sulla quarantina si avvicinò a loro e con tanti di peli sulla lingua iniziò ad accusare i due ragazzi di un attentato a Suna.

    Signora, stia tranquilla, siamo qui per aiutarvi.

    Il suo compagno spiegò il resto della missione alla signora che era alquanto paranoica. Mentre il ragazzo tirò fuori la missiva dalla tasca e mentre intorno a loro si riunirono un gruppo di persone, la ragazza potè notare che un ragazzo dalla folla stava scappando quasi come se avesse paura, il suo compagno forse non se ne accorse perché era distratto dalla folla.

    Perché sta scappando? Crede che siamo ancora terroristi? O forse c'é qualcos'altro sotto...

    Dopo che la donna mandò via quel gruppo di persone , spiegò ai ragazzi dove andare e che cercare, un enorme aiuto, la ragazza ringraziò e con il compagno si diressero nella direziome indicata dalla donna.

    Ci ha dato un nome, forse qualcuno che ha da fare con questa storia. Le cose sono due: o abbiamo avuto fortuna nella sfortuna a trovare una persona che sapeva qualcosa o le cose sono più gravi del previsto... speriamo che mi stia sbagliando.

    Non credo, credo che le cose sono più geavi del previsto, vedi, mentre tiravi fuori la missiva notai che c'era una persona nella folla che stava scappando via intimorito, certo, forse crede che siamo ancora terroristi ma forse c'é qualcosa sotto, comunque qualcosa qua puzza...

    Arrivarono ai cancelli che era armato fino ai denti da guardie, ovviamente il motivo era per evitare un simile attacco qua a Suna, il ragazzo che accompagnava la Senju chiese informazioni intanto la ragazza si guardò intorno per vedere se c'era qualcosa di strano, qualcosa che non quadrava.

    Scusate l'immenso ritardo ma avevo segnalato la mia assenza.
     
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    Up. Ti prego Doc non ci lasciare :(
     
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    Purtroppo per problemi personali di Doc dobbiamo chiudere la missione. Per il disguido prendete tutti il minimo del vostro grado almeno.
     
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    cavolo mi dispiace,
    Spero sia niente di serio :( possiamo quindi aggiungere la missione come completata o solo l'esperienza ?
     
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