La Nascita del Nuovo Guerriero

PQ Personale-Sblocco Innata

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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Una giornata come le altre. Stavo per terminare l'allenamento col maestro Misao, uno scontro aldilà dei limiti del mio corpo. Grondavo di sudore e stanchezza, bagnando ulteriormente la sabbia umida sotto i miei piedi col sudore che mi colava dalla fronte, percorrendomi tutta la parte laterale del viso fino a cadere infine dal mento.
    Mi trovavo di fronte all'avversario sulle spiagge di Kiri, col fiatone e una stanchezza indescrivibile. Ansimavo, pregando che quell'incontro finisse il più presto possibile. Le gambe stavano per cedere, riuscivo a malapena ad alzare un braccio per sferrare un pugno. Non ero mai arrivato ad un limite così elevato di sforzo fisico, neanche nel combattimento contro l'Ishivariano di mesi addietro ero arrivato a tanto, nonostante in quell'incontro fossi altrettanto stremato.
    E invece Misao sembrava impassibile, carico ed energico, quasi annoiato dalla mia preparazione. Come se fino a quel momento non avesse mosso neanche un muscolo nonostante combattessimo da più di un ora. E la rabbia mi assaliva, prendendo il sopravvento. Possibile mai che fosse così forte? Possibile mai che non riuscissi a metterlo neanche in difficoltà? Eppure avevo dato tutto me stesso, ero al limite, anzi.. il limite l'avevo sorpassato.

    - Perché?! Perché?!? -

    Mi guardò dall'alto verso il basso, col suo solito sguardo severo e irascibile.

    - Sei migliorato tantissimo da quando tempo fa entrasti nella mia classe. Ma sei ancora troppo debole, puoi fare di più. Ho l'impressione che ti limiti inconsciamente. Forse mi sbaglio, o forse non sei quello che cercavo. -

    Mi sentì come esplodere, una rabbia disumana. Qualcosa dentro di me si muoveva, si contorceva, si formava. Mi sentivo strano, una sensazione probabilmente causata dall'incredibile incazzatura. Urlai come un dannato, caricando l'uomo con una corsa frenetica.

    - WUAAAAAAAAARGH! -

    Feci tre passi e poof! Caddi inesorabilmente per terra come un pero. Non avevo più neanche la forza di alzarmi, di parlare, e neppure di pensare. Svenni.
    Come in un sogno mi risvegliai a casa, sul mio letto. Ero tutto dolori, probabilmente avrei dormito ancora per tutto il resto del giorno fino all'indomani mattina. Anche se il problema non erano di certo quei semplici lividi, ma i profondi e lancinanti dolori che mi venivano ogni notte da quattordici anni. Puntuali e mai assenti, cominciavano non appena prendevo sonno di notte, facendomi passare le intere notti d'inferno. Mi costringevano ad urlare come se fossi esorcizzato, né i dottori né altri riuscivano a spiegare quel mio problema, era una croce che mi sarei dovuto portare a vita.

    -Ah, sei già sveglio.. Hai dormito solo tre ore. Misao ti ha portato quì in braccia, disse che avevi bisogno solo di dormire. -

    - Già, e mi sa che adesso mi addormento di nuovo. Non ho fame quindi non chiamarmi stasera. -

    - Va bene Tak, ti lascio riposare allora! -

    - Grazie mamma, a domani. -

    Chiuse la porta alle sue spalle dopo aver spento la luce, lasciandomi nel buio della mia stanza. Fortunatamente non avevo paura dell'oscurità, mi ci trovavo a mio agio invece. Amavo il silenzio e il rumore della pioggia. Pioveva a dirotto quel giorno, l'acquazzone doveva essere cominciato poco dopo l'allenamento, ricordo che il cielo era molto nuvoloso.
    ....

    Qualche ora dopo..


    AAAAAAAAAAAAAAAARGH! AAAAAAARGH!!! AAAAAARGH!!!!

    Entrambi i miei genitori accorsero nella mia stanza, accendendo la luce e venendomi accanto. Mia madre andò a prendere di fretta una pezza bagnata mettendomela in fronte mentre io continuavo a gridare e a dimenarmi per i dolori. Era come se qualcosa mi lacerasse le carni dall'interno, mi sentivo esplodere come una bomba ad orologeria. Stavo morendo? Che cosa mi stava succedendo? Perché a me?
    Sempre le stesse domande mi giravano in testa ogni sera, ogni notte. Era una routine ormai, ma ogni volta che succedeva era come la prima volta. Una sofferenza inaudita, una disperazione unica. Non potevo desiderare altro che stare bene, che quegli orribili spasmi terminassero. Urlavo, gridavo, strillavo.

    * Puoi fare di più. Ho l'impressione che ti limiti inconsciamente. Forse mi sbaglio, o forse non sei quello che cercavo. *

     
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    UAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!!!!!!!!!!!



    Con un misto di dolore e rabbia esplosi definitivamente, provocando una reazione improvvisa e inaspettata. Qualcosa fuoriuscì dal mio corpo, una moltitudine di punte bianche e affilate come lame, lunghe un metro ciascuna. Come un riccio pieno d'aghi appuntiti, sembrai un mostro. Dalle cosce, dalle braccia, dal petto e dalla schiena, perfino dalle spalle. Sembravo trafitto da una trentina di spade bianche e la cosa più strana era che sembravano attaccate all'interno del mio corpo.
    All'improvviso tutto il dolore sembrò passare, ma ciò che ne seguì non riuscì a distinguere se fosse un miracolo o una disgrazia. Che mi era successo? Che cosa ero?
    Nella foga e nello stupore non mi accorsi neanche che quelle ''cose'' sporgenti dalle mie interiora avevano perfino ferito i miei familiari, provocandogli tagli superficiali pressoché ovunque. Ma quel problema per quanto grave potesse essere sembrò passare in secondo piano, tutti e tre eravamo shoccati per ciò che era successo nel mio corpo.
    Allora quella sensazione dentro il mio corpo.. era ... questo....
    Le ''lame'' bianche di cui ci rendemmo conto fossero ossa sembravano sporche di un liquido grigiastro, ma nessuna traccia di sangue sgorgava dal mio corpo. Le emozioni che emulava il mio animo stranamente sembravano più forti del solito. Mi sentivo euforico, potente, integro, ma soprattutto, più vivo! Era come se stessi per affrontare una guerra, pronto a distruggere intere armate.
    Mio padre Kamigawa e mia madre si guardarono intontiti negli occhi, consapevoli di una verità che ben presto avrebbero dovuto affrontare. Perché dopo diversi minuti di stupore e silenzio abissale, mi ritornò la lucidità di pensare e riflettere. Non ero uno stolto, sapevo che quella strana abilità era prerogativa del famoso e burrascoso clan Kaguya.
    Ma nessuno dei miei genitori appartenevano a quel clan, né avevano lontani parenti con innate e simili.
    Ma allora chi ero io? Da dove venivo? Perché le mie ossa erano fuoriuscite dal mio corpo?
    Mi dovevano delle spiegazioni e la cosa era più che ovvia. Ma mentre mi calmavo e tornavo in me stesso, riuscivo a sentire le ossa che pian piano rientravano nel mio corpo, come una katana che rientrava nel proprio fodero. E una volta dentro, la carne bucata si rimarginava come per magia, facendo tornare il mio corpo nuovo ed integro come prima, con la differenza che tutto ciò che indossavo era pieno di buchi, compreso il materasso e le lenzuola su cui stavo sopra.

    - È giunto il momento della verità... -

    - Verità? Sanguinate a causa mia, prima dovete medicarvi! -

    - No, prima devi sapere. -

    Mia madre non proferì una parola ma si limitò a chinare il capo, come un uomo che stava per espiare i propri peccati dinnanzi un confessionale.

    - Noi ti abbiamo adottato.. Non sei stato partorito da Mayako, lei non può avere figli per un problema all'utero. Quattordici anni fa, proprio a quest'ora un uomo bussò alla mia porta. Era un anbu, e mio carissimo amico. Portava un neonato in braccia, tu. Mi chiese di adottarti, lui non poteva occuparsi di te per motivi di lavoro. Per noi eri un angelo caduto dal cielo, non potevamo avere figli e tu sei stato la nostra felicità. -

    - Quindi tu non sei mio padre, e lei non è mia madre.. -

    - No! -

    Intervenne Mayako, come un cane aggressivo a cui stavano per togliere un cucciolo.

    - Tutto l'amore che abbiamo provato e proviamo per te è sempre stato vero, una madre non è colei che partorisce il bambino, ma chi se ne occupa e lo fa crescere! Dandogli tutto l'affetto e l'amore del mondo! -

    - Non posso dirti nient'altro, perché non so altro del tuo passato, tanto meno chi siano i tuoi genitori naturali. Non immaginavamo che possedessi un'innata. -

    - Dove abita quest'uomo? -

    - In periferia.. Si chiama Zekin. La sua casa è isolata dalle altre, la troverai subito. -

    Non dissi nient'altro, mi vestì in fretta e uscì di casa in piena notte. Avevo un'assoluto bisogno di parlare con quell'uomo, non mi interessava dell'orario. Quattordici anni di menzogne, avevo vissuto una vita che non mi apparteneva di diritto. Chi erano i miei reali genitori? Che fine avevano fatto? Perché ne fui separato?
    Avevo mille domande e non vedevo l'ora di conoscerne le risposte, la curiosità sul mio passato mi stava divorando.
    Kiri quella notte era silenziosa e solitaria, avvolta nel buio e nella fitta nebbia del paese.
    Dovrebbe essere questa..
     
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    TOC TOC TOC


    Bussai ripetutamente con le nocche rivolte sulla porta in legno ma nulla, non sembrava esserci anima viva in casa. Era pur vero che essendo notte fonda difficilmente mi avrebbe aperto, ma sarei stato lì tutta la notte se ne fosse stato il caso. Avevo l'urgenza di parlare con Zekin e nolente o volente mi doveva delle risposte.

    TOC TOC TOC


    Non mi arrendevo, continuavo a bussare violentemente sulla soglia dell'abitazione, finché..

    - Chi sei? -

    Una voce fredda e concisa mi fece la domanda dall'altro lato della porta. Risposi senza pensarci due volte.

    - Il figlio di Kamigawa. -

    Passarono diversi secondi, finché la porta si aprì di scatto. Entrai deciso e determinato, consapevole che da quel momento in poi avrei fatto luce sul mio passato e la mia vera identità. Ma una volta dentro mi ritrovai completamente al buio, avvolto nell'oscurità della casa e senza una guida che mi dicesse dove andare. Dov'era lui?

    - Di qua. -

    Seguì la sua voce, mentre un lampo seguito da un tuono illuminò la finestra permettendomi di vedere, anche se di sfuggita, la figura dell'uomo e della stanza. Era seduto di fronte a me, con una gamba accavallata all'altra e un kimono nero pece, come i suoi lunghi capelli lisci. Non ne ero sicuro, ma intravidi anche alcune ciocche bianche all'estremità del capo.

    - E così alla fine si sono decisi. -

    La sua voce fredda e misteriosa metteva i brividi, ma ci passai sopra e cominciai a tartassarlo di domande come se non ci fosse un domani, impaziente di scoprire la realtà su me stesso.

    - Chi sono io? Chi sono i miei genitori? Perché mi hai portato da un tuo amico? Dove mi hai trovato? Voglio delle risposte! -

    Un altro lampo, ma lui non c'era più. Scomparso dalla sedia e dal resto della stanza, come se si fosse volatilizzato. La camera tornò al buio e io avevo la brutta sensazione di trovarmelo alle spalle.

    - Sta calmo e abbassa il tono con me, potresti pentirtene. -

    - Dove sei?! -

    Mi girai di scatto, ma non c'era. Stavo cominciando seriamente a preoccuparmi e cominciai a sudare freddo dalla fronte. Mi venne facile in quel momento ad esternare un osso dal palmo della mano, lo impugnai a mo di spada e continuai a girarmi e a rigirarmi cercando di trovarlo. All'improvviso un tuono sembrò spaccarmi i timpani e contemporaneamente mi ritrovai Zekin davanti con una katana nelle mani. Mi colpì l'osso esternato, spezzandomelo come un bastoncino e poi mi calciò alle ginocchia, spezzandomele con facilità.

    - Aaargh! -

    Caddi per terra inerme, non potevo muovermi, avevo le gambe fuori uso. Poi un altro lampo e lui era nuovamente seduto sulla sedia mentre io ero sdraiato per terra, che lo guardavo dal basso incapace di muovermi.

    - Sei debole, le tue ossa sono fragili. Ma hai comunque il diritto di sapere almeno una piccola parte della tua vita.
    I fatti che sto per rivelarti sono altamente top secret, quindi se ti permetti di parlarne con qualcuno sarò costretto ad ucciderti.
    Dunque...


    ...


    Il mio cervello accumulava un'informazione dietro l'altra, dandomi tutte le risposte che cercavo senza neppure fare ulteriori domande. I miei genitori erano nelle segrete di Kiri per aver tentato un colpo di stato insieme agli altri membri del clan, avevo perfino un fratello maggiore, Akito, ed ero un purosangue del clan Kaguya. A quel punto mi sorgeva un'unica e ultima domanda, dov'era mio fratello?

    - Dov'è adesso mio fratello? -

    - Va via, hai saputo più del dovuto. Torna da me quando le tue ossa non si spezzeranno e allora si che avrai il resto delle risposte. -

    - Non posso muovermi, mi hai spezzato le gambe. -

    - Le tue gambe sono integre da un pezzo ormai, sei un Kaguya, non dimenticarlo mai. -

    Mi lanciò contro due rotoli che presi al volo, avevano lo stemma del clan e lui aveva ragione. Riuscì ad alzarmi come se le gambe non si fossero mai spezzate. Possibile che le ossa si erano rigenerate in così poco tempo e così facilmente?

    - Devi dirmi dov'è mio fratello! Voglio parlarci! -

    - Ah si? E come hai intenzione di convincermi? Con la forza? Sei debole Takeshi, e adesso vattene prima che ti uccida seriamente. -

    Strinsi il pugno e digrignai i denti come un cane rabbioso. Per forza maggiore dovetti limitarmi a girarmi e ad andarmene incazzato, sbattendo la porta d'uscita alle mie spalle con forza. Si era fatto più tardi di quanto non lo era già, il temporale era finito e il sole stava per sorgere. Avevo appreso la verità su me stesso e mi restava da scoprire quella di mio fratello. Da quel momento in poi avrei avuto un solo obiettivo in mente: Diventare talmente forte da sconfiggere Zekin e farlo parlare a suon di pugni!
    Fine. Se non si fosse capito, mi racconta tutto ciò che è successo nella PQ Genesi di cui ho messo il link. Sarei stato ripetitivo a riscrivere tutto.
     
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  4. Kote
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3 replies since 3/12/2015, 14:08   101 views
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