Il paese della Speranza

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    ~ Ishivar ~


    Da quando Shoko si era separata da lei, nel deserto di Suna, Neptune non aveva idea di dove andare. Aveva viaggiato per la distesa desertica per ore e ore, senza mai fermarsi, confusa sul da farsi, spaventata per l'ignoto che la circondava e stanca fisicamente per la lunga camminata. Il sole era cocente e la borraccia d'acqua che la ragazza dai capelli lillà si portava appresso era più vuota che mai, i suoi passi affondavano nella sabbia mentre la fronte si impregnava di sudore. Il respiro della viaggiatrice si faceva sempre più affannato mentre le spalle e le gambe diventavano pesanti e un mal di testa assillante cominciava a farsi sentire, causa il caldo, naturalmente. Era ormai lontana dal Paese del Vento anche se non poteva saperlo con certezza; difatti gli eventi di quella giornata l'avevano confusa e scossa per la loro intensità. Aveva visto un bestione gigantesco fare tuffi da una duna all'altra ed era stata sorpresa da una tempesta di sabbia che l'aveva trascinata chissà dove. Ed ora le sembrava che il deserto non fosse più semplice "deserto". Le dune cominciavano ad appiattirsi sotto i suoi passi e sparivano in lontananza, lasciando spazio a rocce alte e dalle forme quasi circolari, sembrava quasi un canyon quello in cui si trovava. Ogni tanto le capitava di scorgere degli strani alberi che però non somigliavano per niente a quelli visti nella foresta in cui si era svegliati: avevano lunghi arbusti che però non stavano belli dritti, anzi, alcuni sembravano elastici tanto si piegavano e non avevano uno spessore notevole, poi la chioma non era folta, praticamente c'erano queste lunghe foglie che sembravano quasi dei capelli sparati in aria, verdissimi. Erano palme e facevano parte della ristretta flora desertica. Neptune, sempre più stanca, costeggiò quindi le alte rocce e salì su per promontori, diretta chissà dove. Per tutto il tempo soffrì fame, sete e sonno ma qualcosa, un istinto in lei, le suggeriva di continuare a camminare. Così fece, dunque. Camminò per l'arido deserto che, improvvisamente, aveva rinunciato alle dune per lasciare spazio a rocce e promontori. Fu proprio salendo su per uno di questi che, all'improvviso, qualcosa si mostrò alla ragazza. In piedi, scorse un piccolo paese sotto di lei, formato da baracche ed edifici non proprio imponenti, quasi tutti in muratura o in paglia ma, qualsiasi cosa fosse quel posto, era in fermento. Rovine la racchiudevano, creando qualcosa di estraneo al resto del mondo, Neptune riusciva a sentire che fosse così. Anche da quell'altezza riusciva a rendersi conto che quel piccolo villaggio non aveva nulla a che fare con Oto e il Villaggio del Suono dove era stata. I suoi occhi si illuminarono mentre un sorriso splendeva sul suo volto. Non sapeva perché, neanche si impegnò per capirlo, ma sapeva di essere arrivata a destinazione nonostante non ne avesse mai avuta una. Come una furia, corse giù per il promontorio, fermandosi giusto in tempo per evitare un capitombolo. Il cuore le batteva forte mentre il desiderio di raggiungere quel villaggio sconosciuto sembrava prendere il sopravvento su di lei. Pian piano, si calò sempre più giù, spostandosi da un masso all'altro, attenta a dove metteva i piedi, senza preoccuparsi di trovare una sorta di cammino o una scala, qualcosa del genere per scendere. Il vento soffiava lievemente, sembrava fare molto caldo, quasi più che nel deserto del Paese del Vento. Gli occhi color ametista della ragazza brillavano mentre i suoi bizzarri vestiti venivano illuminati dalla luce solare. Effettivamente era davvero appariscente, si sarebbe potuto scorgere in lontananza anche dal villaggio. La discesa proseguiva bene e, nel mentre, la ragazza rifletteva su cosa avrebbe fatto una volta scesa da lì e raggiunto il villaggio sconosciuto. Sperava vivamente di venire creduta quando avrebbe detto di aver perso la memoria e di aver affrontato un viaggio parecchio strano e tortuoso. Il problema principale, per lei, era proprio quei ricordi perduti che non riusciva in alcun modo a recuperare, visto che ogni volta in cui si costringeva a rimembrare veniva sopraffatta da capogiri e mal di testa allucinanti. Non le era chiaro il perché ma, infondo, era "sveglia" da meno di ventiquattro ore, come avrebbe potuto saperlo? Era pomeriggio inoltrato ma il sole era ancora alto nel cielo, probabilmente sarebbe tramontato tardi. E intanto lei pensava e ripensava, non facendo neanche più caso a dove si muovesse. Purtroppo, qualcosa andò storto durante la discesa. Neptune era leggermente sfortunata per alcuni versi, infatti, il problema fu proprio una sua "colpa" se così si può chiamare. I bracciali circolari che indossava ai polsi erano davvero particolari, non vi aveva mai fatto caso avendoli addosso, ma erano quasi lucidi, non sembravano dei semplici bracciali e, come scoprì a sue spese, riflettevano la luce. Spostandosi in discesa tra una roccia e l'altra, il polso destro della ragazza raggiunse una certa posizione che permise ai raggi del sole di riflettersi con un'angolazione a dir poco perfetta, sì, nel finire negli occhi della ragazza. Mancavano si e no sei metri alla fine del percorso quando le mani della ragazza si staccarono dalla roccia, i piedi scivolarono e il suo corpo cadde a peso libero, dritto nel vuoto. Neptune tirò un urlo impaurito e, ancora a mezz'aria, riuscì solo a voltarsi, in tempo per vedere il terreno arido e duro avvicinarsi ad una velocità spaventosa.

    WAAAAAAAH!!!!

    Mentre cadeva sentì una strana sensazione, accompagnata da un fastidioso bruciore alla schiena, precisamente nel mezzo delle scapole. Forse era la caduta, forse l'adrenalina che entrava in circolo, ma alla ragazza sembrò quasi che la sua caduta fosse accelerata all'improvviso. Verso l'ultimo tratto della cauta, le sembrò fisicamente di andare più veloce, ritrovandosi al suolo al'improvviso, colpendo con forza il terreno brullo. Aveva gli arti doloranti ma quell'accelerazione finale sembrava quasi averle impedito di schiantarsi al suolo con tutto il suo peso. Si ritrovò a terra, un po' confusa e ammaccata ma, nel complesso, viva e vegeta. Le sembrò davvero strano quell'accelerazione tanto improvvisa, così tanto che pensò si fosse trattato di uno scherzo della mente, visto che la sensazione fastidiosa alla schiena era improvvisamente sparita, così convinse se stessa che non era accaduto nulla di strano se non una specie di allucinazione data dalla paura. Probabilmente era proprio così. Spolverandosi i vestiti con le mani, Nep si rimise in piedi, osservando l'ingresso del villaggio a circa mezzo chilometro di distanza. Fortuna che nessuno l'aveva sentita urlare, pensò. Strinse i pugni e s'incamminò verso di esso, con il cuore che batteva più forte ad ogni passo. Era appena sopravvissuta da una caduta di ben sei metri ma il fatto non l'aveva toccata minimamente.

    "Bene, ci siamo! Sto per arrivare... Chissà cosa succederà.. Spero solo di rimediare qualcosa da mettere sotto i denti, e dell'acqua, anche! Ah, sono troppo nervosa! Cosa dovei dire? Cosa dovrei fare? Accidenti! Ok, Nep, niente panico, niente panico! Va' lì, sorridi, e dì tutta la verità. Non esiste che ti caccino via, sei un essere umano propri come loro! Credo..."

    Deglutii quando arrivò praticamente alla porta del villaggio, immobile davanti a lei, aperta e senza nessuno di guardia. Questo la fece riflettere, pensò che quello fosse un posto pacifico se i suoi abitanti non avevano paura di venire invasi o attaccati. Neptune si fermò per un attimo prima di entrare, sospirando con le gambe che le tremavano. Di certo non poteva starsene là fuori ad aspettare qualcosa, anche se non sapeva che entrare in un villaggio straniero in quel modo poteva risultare davvero maleducato. Ma era perdonata: aveva perso la memoria, ergo, come poteva saperlo? Inspirò e varcò la soglia, entrando nei confini del villaggio sconosciuto. Sembrava un piccolo paese e tutto, attorno e in lontananza, sembrava fatto da rovine, capanne e baracche in muratura e legno. Non c'era praticamente nessuno là vicino perché, come capì all'istante, si trovava in periferia. Tutto ciò le ricordava la periferia del villaggio del Suono, dove c'erano campi e campi di riso, solo che adesso il riso non c'era e neanche i campi, ma qualcosa di simile glielo ricordava. Dunque era di nuovo sola e non aveva la minima idea di che fare. Avrebbe potuto raggiungere il centro del villaggio ma si accorse di essersi sbagliata, non era affatto sola. Sembrava quasi un incontro del terzo tipo. C'era una piccola ed esile figura poco lontana da Neptune, intenta nel fare qualcosa che la straniera non provò neanche a capire perché era rimasta paralizzata nell'esatto istante in cui gli sguardi delle due si erano incrociati. La ragazzina in questione non era vestita per niente come lei, indossava un kimono scuro che non aveva tutti i colori degli abiti dell'altra; aveva lunghi e lisci capelli neri e occhi dorati. Non era proprio questo a colpire Neptune quanto la sua pelle liscia e scura, sembrava quasi caffé latte. Si fissarono dapprima in silenzio mentre la ragazza che aveva attraversato il deserto la osservava con estrema curiosità, chiedendosi perché avesse la pelle così scura e sopratutto perché la sua mano sinistra fosse così strana. Non aveva lo stesso colore della pelle e non sembrava per niente della pelle! Sembrava quasi meccanica, notò Neptune. Ad ogni modo, ognuna delle due sembrava scossa e incuriosita al contempo e, dopo qualche minuto di silenzio, Neptune prese il coraggio a due mani. Fece qualche passo verso la ragazza dagli occhi gialli e, sorridendo, alzò una mano in segno di saluto.

    Ehilà! Io mi chiamo Neptune. Tu, ehm... parli la mia lingua?

    Poverina, non era per niente abituata a situazioni del genere!

    Quando vuoi, Dan
     
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  2. ~Dan
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    Essere una Sentinella era forse la gioia più grande della ragazzina.
    L'appartenere alle forze belliche del Villaggio la costringeva ad una serie di obblighi inderogabili, fra cui addestramenti, ronde ed incarichi di ogni genere, seppur limitati ad un ambito piuttosto elementare e confinati fra le mura di Ishivar, eppure le dava delle possibilità di cui altrimenti non avrebbe goduto, quei gradi di libertà cui la sua giovane anima bramava come l'ossigeno che si cattura ad ogni ciclo respiratorio.
    Ogni giorno che passava sentiva che quella routine fosse propria, rispecchiava i suoi desideri e collimava con i suoi ritmi biologici e psichici, al contrario di una vita "civile", come quella dei propri genitori, seppur rispettabile e carica di dignità, aspetti che, però, la sua giovane età non le consentiva di apprezzare.
    A parte la ricerca di utensili, l'aiuto al mercato locale o lavori simili, la giovane si era allontanata dal centro abitato in poche occasioni, tali da poter essere contate sulle punta delle sue esili dita: un paio di volte aveva prestato il proprio aiuto ai contadini delle campagne della Speranza, applicando le sue conoscenze in un campo non propriamente conosciuto, seppur la sua forza e la sua energia non poteva che dare risultati positivi e migliorare l'entità del raccolto quotidiano; per altre due volte era stata chiamata come guardiana del bestiame, assicurandosi che l'intera mandria si nutrisse e passeggiasse, in modo da mantenere la propria muscolatura tonica e funzionale e proteggendola da eventuali predatori che, sfortunatamente per lei, non si presentarono; infine, come ciliegina sulla torta, recentemente era stata assegnata ad un gruppo di cacciatori, col duplice scopo di eliminare un paio di belve feroci che, in più di un'occasione, avevano minacciato la vita di alcuni abitanti della Speranza, e dunque scuoiarle e prepararne la carne per il trasporto, in modo da rifornire di carne fresca i magazzini cittadini.
    In quell'occasione, seppur partendo dalla panchina e giocandosi neanche un minuto di quel match, aveva avuto modo di combattere sul campo, in uno scontro reale, seppur pilotato in larga parte da guerrieri di grado superiore: nonostante fosse più una rappresentazione fittizia piuttosto che una battaglia vera e propria, l'adrenalina che le era montata in corpo era certamente reale, come anche gli effetti invocati dalla scarica adrenergica.
    Palpitazioni, sudore, tremore in ogni muscolo scheletrico, fremente di attivarsi in un'esplosione di energia; per non parlare dell'iniziale senso di paura e di smarrimento, presto cancellati e sostituiti da un'euforia selvatica, animale.
    Ed eccola lì, a godere del suo tesoro, del suo bottino di guerra, per quanto parco ed insignificante: dopo aver gustato una striscia di carne arrostita su un fuoco allestito istantaneamente dal clan di caccia, la giovane aveva chiesto ed avuto il permesso di portare via con sé un paio di ossa della bestia, strutture ancora grondanti di sangue e di tessuti lacerati che con calma e precisione chirurgica, seppur la giovane non aveva né competenze né interessi nella medicina, Kira ripulì con l'aiuto del proprio coltello, scavando e grattando fino a far assumere ai due organi il loro ideale colorito, quel grigio striato di perlaceo bianco, venature che si arrampicavano sulla struttura cilindrica con varia direzione e per varia estensione.

    Perfetto..

    Gli occhi ambrati della bambina si rispecchiarono nel lucido periostio, complice l'intensità dell'illuminazione solare: impugnando sapientemente il coltello, dopo averlo fatto leggiadramente volteggiare fra le dita della sua mano sinistra, la bambina iniziò ad intagliare, affilare e spianare quella superficie, mostrando una competenza ed una manualità che non sapeva di possedere, e che probabilmente aveva ereditato dal proprio padre, artigiano di professione, il quale, però, preferiva il legno come materiale grezzo da cui ricavare le proprie opere.
    Aveva ripreso mano al suo bottino dopo qualche giorno dall'evento di caccia, perché solamente in quel momento si era riuscita a ritagliare del tempo per abbellirlo e lavorarlo a dovere: come laboratorio aveva scelto un posto all'aperto, vicino casa e molto più vicino ad un ingresso del Villaggio, quindi in estrema periferia, dove poi viveva.
    Un grosso masso solitario le faceva da seggio, il suo grembo era il suo tavolo.
    Nonostante l'ora, un silenzio innaturale regnava in quel distretto, come se per qualche incantesimo gli abitanti fossero ancora addormentati, soggiogati da un sonno coatto e forzato. Quale condizione migliore per poter lavorare in tranquillità?
    La lama calò più e più volte sull'osso, staccandone trucioli e riccioli biancastri, che si depositavano un po' ai suoi piedi, un po' sul suo Kimono nero, contrastandone la monocromaticità.
    La ragazza lavorò per qualche minuto, quando un brivido le percorse la nuca, una sensazione strana, sintomo di un'altrettanta assurda percezione, ovvero quella di essere osservata da qualcuno, reo di aver infranto quell'atmosfera di concentrata solitudine.
    Alzò lo sguardo, ed i suoi occhi si persero in lilla di una bambina, minuta e mingherlina, vestita di colori ben assortiti alla tonalità delle sue iridi, colori accesi e vistosi, al contrario della cupezza degli abiti dell'Ishivariana.
    Non seppe valutare quanto durò quello stallo, era però ovvio come fosse merito della straniera l'averlo rotto, avvicinandosi alla sua posizione con fare più incuriosito che intimorito, sentimenti che sembravano essere mutuati anche in Kira, dato che non aveva mai visto tratti così particolari fra gli abitanti del Villaggio, indizio che potesse essere una forestiera, proveniente da chissà quale località remota. Un pozzo di risposte agli interrogativi di Kira.

    Ehilà! Io mi chiamo Neptune. Tu, ehm... parli la mia lingua?

    Kira inarcò un sopracciglio, la mano alzata ed il tono utilizzato sembravano i modi perfetti da usare con un mentecatto od un tonto, e lei non rientrava in nessuna delle due categorie suddette.

    Secondo te? Certo che parlo la tua lingua! Io sono Kira.. tu non sei di qua vero, Neptune? Da dove vieni? Hai viaggiato molto per arrivare ad Ishivar? Hai qualche arma o altra cosa di caratteristico delle tue parti?

    Era partita la raffica di domande, interrotte momentaneamente dal limite di dover respirare, per poter sopravvivere
     
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    ~ Kira ~


    Neptune sorrideva agitando la mano. Non sapeva bene perché ma le sembrava il modo migliore per approcciarsi ad una persona sconosciuta, non che ne sapesse qualcosa visto che non aveva mai avuto esperienze analoghe, ma qualcosa le diceva di star facendo le cose per bene. Se poi al gesto vi aggiungeva anche un accompagnamento vocale sarebbe stato decisamente meglio, e quando si incontra una persona che non si conosce è buona educazione presentarsi, si disse. Così si avvicinò un po', osservando incuriosita la ragazzina davanti a lei, che sembrava guardarla con la sua stessa espressione incuriosita, nonostante sembrasse un filino meno eccitata di lei all'idea di incontrare una persona così apparentemente diversa dal normale. Nep era quasi catturata da quei lineamenti esotici, quella pelle scura che si contrapponeva agli occhi chiari e di un colore assai particolare come il giallo. Anche Shoko aveva occhi del medesimo colore ma non erano brillanti come quelli della ragazzina in kimono, quelli di lei sembravano pregni di qualcosa di sconosciuto, come una luce diversa che la ragazza dagli occhi ametista non poteva spiegarsi.

    Ehilà! Io mi chiamo Neptune. Tu, ehm... parli la mia lingua?

    Disse alla fine, tentando di non perdersi tra i suoi stessi pensieri. Osservò con il medesimo sorriso la ragazzina che non doveva essere più grande di lei, sembrava addirittura più giovane di qualche anno, mingherlina, di poco più bassa. Eppure, l'espressione che mise su la fece sempre adulta, decisamente più di Neptune e i suoi modi infantili. La ragazza dai capelli scuri e lunghi alzò un sopracciglio, come a sottolineare il comportamento sciocco della straniera. L'altra arrossì all'istante, capendo che doveva risultare davvero ridicola. Abbassò la mano e la nascose dietro la schiena, come per far finta di nulla. L'altra ragazza, comunque, le rispose e Nep fu quasi sollevata dal saper riconoscere le parole.

    Secondo te? Certo che parlo la tua lingua! Io sono Kira..

    La ragazza dai capelli chiari ridacchiò per dissimulare l'imbarazzo: la sua era stata davvero una domanda buffa. Kira, però, non glielo aveva fatto pesare ma solo notare, probabilmente era una persona sveglia e attenta, di quelle che detestano sentirsi fare domande stupide. Ad ogni modo, sembrava interessata alla straniera esattamente come lei era interessata a Kira. La vide lasciar stare il coltello che aveva in mano e l'osso nell'altra.

    Tu non sei di qua vero, Neptune? Da dove vieni? Hai viaggiato molto per arrivare ad Ishivar? Hai qualche arma o altra cosa di caratteristico delle tue parti?

    La raffica di domande la mise per un istante in agitazione, poiché, in realtà, non sapeva rispondere con esattezza a nessuna di queste. A quanto pare le prime difficoltà erano appena arrivate, ma la ragazza non si lasciò certo scoraggiare. Con le pallide guance che presero un po' di colorito, tentò di trovare risposte che non sembrarono troppo strane. Il peccato fu che non si limitò a pensarle ma pensò bene di ragionare ad alta voce, facendone venire fuori un discorso leggermente contorto.

    Ecco... Non sono di qua, qualunque posto sia questo... Ma non so da dove vengo! Cioè, dalla foresta ma non so esattamente dove sia... Ero vicina al Paese dei Campi di Riso e un altro, tipo... una cosa sul fuoco, credo... Cioè io ero nel mezzo, capisci? Non so dove esattamente ma mi sono svegliata nel bosco e... Non vengo da nessuna parte in realtà... E non so perché ero lì, in realtà ho perso la memoria... Come quando non ricordi le cose, hai presente? Solo che io non mi ricordo nulla di nulla... Ah! Ma so come mi chiamo! Però non da dove vengo e né perché stavo nella foresta.
    Sono andata al Villaggio del Suono ma prima ho incontrato tre tipi davvero maleducati! Però quello era fuori dal villaggio, non dentro, ci sono andata dopo, eh.. Eppoi ho incontrato una ladr... ehm, un'esploratrice di nome Shoko e insieme abbiamo rubat.. preso in prestito un coso volante, anche se non volava davvero, e siamo finite nel deserto quando si è rotto. E a quel punto c'erano degli altri tizi strani e Shoko e io li abbiamo mandati via usando... qualcosa tipo... il karma? No, aspetta... il churro! No! Il churrasco! Accidenti... Vabè, ad ogni modo ci siamo separate e ho continuato a viaggiare nel deserto per ore e ore, il che è strano perché erano già passate ore e ore! Poi è arrivata una tempesta di sabbia e quando mi sono risvegliata ho continuato a camminare fin qui e sono scesa da quel promontorio laggiù!


    Spiegò, voltandosi infine verso il promontorio, indicandolo con la mano. Dall'espressione di Kira, che sicuramente era una tipa sveglia, Neptune capì di aver messo su un discorso totalmente disordinato, ma d'altronde lei stessa era disordinata e confusa.

    Non ho niente con me, solo questi vestiti.. E questi bracciali che mi hanno fatta cadere mentre scendevo!

    Era ancora arrabbiata per la caduta ma si riprese in fretta. Conoscendola, era intuibile che fosse strana, sì, ma innocua. Il suo era stato un viaggio movimentato e il fatto che non avesse più ricordi era ciò che incuriosiva di più. Mentre Neptune fissava speranzosa la ragazzina, il suo stomaco brontolò pigramente e si ricordò di non aver mangiato né bevuto per ore intere. Adesso, naturalmente, avrebbe volentieri messo qualcosa sotto i denti.

    Ecco... so che è improvviso ma... Sto morendo di fame e sete... non è che puoi portarmi a casa tua? O almeno da qualche parte! Non voglio morire di sete! Se avessi dei ryo con me ti ripagherei ma non ne ho... mmm, non so che darti in cambio!
    AH! Lo so! Se vai nel deserto e scavi perbenino troverai un Mosquito tutto per te! È quel coso volante che ti dicevo!


    Non sembrava un equo scambio considerato che scavare nel bel mezzo di un punto imprecisato del deserto non era molto allettante. Ad ogni modo, gli occhioni che Neptune mostrò a Kira parlavano da soli.

    Uh! Magari intanto puoi dirmi qualcosa di 'sto posto! Infatti non sapevo che ci fosse un villaggio, eheh. Dove mi trovo? E tu cosa fai di solito per divertirti? Si mangia bene qui? E perché siete lontani dagli altri villaggi? Ah, scusa se lo chiedo ma... avete tutti la pelle così scura? Non che non mi piaccia, eh! Anzi, la trovo bellissima! E sembra anche morbida! E...

    In quel momento gli occhi della ragazza dalla pelle chiara ricaddero sulla mano sinistra. Non si era sbagliata, era in qualche modo meccanica. Sembrava una protesi più che una protezione, come se Kira non avesse la mano e quella ne fosse una sostituta.

    Che ti è successo alla mano, Kira?

    Chiese un po' imbarazzata ma fortemente incuriosita. Non aveva mai visto qualcosa del genere prima d'ora, persino il Mosquito sul quale aveva viaggiato sembrava meno interessante di quella protesi d'acciaio che si muoveva come se fosse una mano vera. La ragazza era tutta presa nell'osservare il metallo che si fondeva con la pelle, distogliendo lo sguardo poco dopo, capendo che forse a Kira poteva dare fastidio un'attenzione del genere. Per questo sorrise, tentando di scusarsi.

    Scusa la domanda, è che non ho mai visto qualcosa del genere, eheh..

    Scusa per la brevità!
     
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  4. ~Dan
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    Non era mai un evento comune incontrare un forestiero per le Terre della Speranza, e, in caso fossero giunti da terre lontane per chissà quale motivo, magari economico o puramente culturale, sicuramente non questi non erano soliti aggirarsi con aria spaesata per la periferia deel Villaggio, con la possibilità, o meglio - visto il suo carattere spigoloso - con il rischio di incontrare una bambina come Kira, sicuramente la persona meno adatta a vestire i panni di guida turistica, non perché non conoscesse il luogo, ma per i controversi sentimenti che la legavano alla sua terra d'origine.
    La straniera si era avvicinata e si era presentata con modi piuttosto grotteschi, forse perché di un Paese talmente lontano da ignorare che quelle terre erano state colonizzate tempo addietro da una tribù che, col tempo, aveva fatto si che una manciata di capanne di paglia si evolvessero in muri di pietra e calce, segnando, di fatto, il luogo ove sarebbe sorto il Villaggio di Ishivar.

    Ehilà! Io mi chiamo Neptune. Tu, ehm... parli la mia lingua?

    La ragazzina non riuscì a trattenere un commento pieno di sarcasmo, seppur pronunciato non con cattiveria: lei era essenzialmente fatta in quel modo, secondo alcuni, forse molti tratti, un'adulta nel corpo di una bambina di dodici anni, il che non rendeva certamente facile la vita ai suoi interlocutori, che spesso incappavano in situazioni di imbarazzo proprio per questo fatto.
    Neptune ridacchiò, nascondendo la mano come nell'atto di occultare un crimine indicibile, le guance rosse non per il caldo o per il sole: se mai la giovane si stesse struggendo a causa del suo passo falso, nel fare quella nuova conoscenza, Kira non le offrì comunque il tempo di approfondire la propria vergogna, dato che subito la incalzò con una serie di domande personali, in modo da carpire chissà quali informazioni sul mondo che si trovava all'esterno dei loro confini.
    Una gocciolina di sudore imperlò la fronte della vivace ragazza, sintomo forse dell'agitazione sorta a fronte di tutti quei quesiti cui, a quanto pareva, entrambe avrebbero tanto voluto trovare una risposta.

    Ecco... Non sono di qua, qualunque posto sia questo... Ma non so da dove vengo! Cioè, dalla foresta ma non so esattamente dove sia... Ero vicina al Paese dei Campi di Riso e un altro, tipo... una cosa sul fuoco, credo... Cioè io ero nel mezzo, capisci? Non so dove esattamente ma mi sono svegliata nel bosco e... Non vengo da nessuna parte in realtà... E non so perché ero lì, in realtà ho perso la memoria... Come quando non ricordi le cose, hai presente? Solo che io non mi ricordo nulla di nulla... Ah! Ma so come mi chiamo! Però non da dove vengo e né perché stavo nella foresta.
    Sono andata al Villaggio del Suono ma prima ho incontrato tre tipi davvero maleducati! Però quello era fuori dal villaggio, non dentro, ci sono andata dopo, eh.. Eppoi ho incontrato una ladr... ehm, un'esploratrice di nome Shoko e insieme abbiamo rubat.. preso in prestito un coso volante, anche se non volava davvero, e siamo finite nel deserto quando si è rotto. E a quel punto c'erano degli altri tizi strani e Shoko e io li abbiamo mandati via usando... qualcosa tipo... il karma? No, aspetta... il churro! No! Il churrasco! Accidenti... Vabè, ad ogni modo ci siamo separate e ho continuato a viaggiare nel deserto per ore e ore, il che è strano perché erano già passate ore e ore! Poi è arrivata una tempesta di sabbia e quando mi sono risvegliata ho continuato a camminare fin qui e sono scesa da quel promontorio laggiù!


    Un fiume di parole investì le attente orecchie dell'Esploratrice, un flusso di informazioni sostanzialmente sterile e privo dei mirabolanti dettagli che la sua fervida mente poteva immaginare: durante il monologo pensò di essersi persa un paio di parole o addirittura una frase intera, dato che non riuscì a seguire un paio di concetti confusamente espressi dall'altra, che non pareva avere propriamente le idee chiare sulla propria storia.
    Accusava un'amnesia, ma non una temporanea, dovuta ad una commozione cerebrale o a qualche altra forma di trauma, la giovane non sembrava ricordare assolutamente nulla di sé, se non il proprio nome e poco altro.
    Se Kira fosse stata un po' più grande, magari con un po' più esperienza di Guerriera alle spalle, avrebbe potuto formulare una serie di ipotesi ragionevoli: la sua storia sembrava collimane con un possibile rapimento, magari la ragazza era stata drogata e per qualche motivo poi abbandonata a se stessa. Eppure, nonostante la giovane fosse magra, non appariva denutrita, né mostrava segni di violenza. Nella giovane ed innocente mente nella bambina non vi era minima traccia di queste supposizioni, se non un profondo senso di interesse ed ammirazione, dato che nel confuso eloquio erano stati nominati Villaggi e strani macchinari volanti, emozioni presto sostituite da tristezza, quando Neptune confidò lei di non avere nulla con sé.

    Ah..

    Per un istante, una frazione di secondo, gli occhi rivelarono quel sentimento, rivelando al mondo intero quanto bambina ancora fosse e che, dietro quell'aspetto e quell'espressione dura, si celassero ancora desideri e sogni infantili.

    Ecco... so che è improvviso ma... Sto morendo di fame e sete... non è che puoi portarmi a casa tua? O almeno da qualche parte! Non voglio morire di sete! Se avessi dei ryo con me ti ripagherei ma non ne ho... mmm, non so che darti in cambio!
    AH! Lo so! Se vai nel deserto e scavi perbenino troverai un Mosquito tutto per te! È quel coso volante che ti dicevo!


    Si chiama Mosquito! Bello! però dove nel deserto? Io non posso uscire da sola dal Paese, devo chiedere il permesso agli Anziani.. gli Anziani!
    Su vieni, dobbiamo andare da loro, ti ci porto io, ma ad una condizione: se mi daranno il permesso di uscire, tu mi dovrai far strada fino al luogo dove è sepolta la macchina volante! Ok, ci stai?
    Ah, cosa è un Ryo?


    In preda all'eccitazione, Kira scattò in piedi e, prendendole la mano, cominciò letteralmente a trascinarla per il sentiero, immaginando come potesse essere fatto questo Mosquito.
    Tutto il resto passava in secondo piano, in quel momento.

    Uh! Magari intanto puoi dirmi qualcosa di 'sto posto! Infatti non sapevo che ci fosse un villaggio, eheh. Dove mi trovo? E tu cosa fai di solito per divertirti? Si mangia bene qui? E perché siete lontani dagli altri villaggi? Ah, scusa se lo chiedo ma... avete tutti la pelle così scura? Non che non mi piaccia, eh! Anzi, la trovo bellissima! E sembra anche morbida! E...Che ti è successo alla mano, Kira?


    Kira alzò la mano sinistra, di metallo, chiedendo conferma all'altra se fosse proprio quella a destarle curiosità.

    Questa dici? Io sono nata così, ma qua è piuttosto comune, tutti gli abitanti hanno una protesi, da qualche parte. Spalla, braccio, coscia o piede, sta certa che una protesi gliela trovi, anche se non mi sono mai chiesta il perchè..
    Comunque questo è il Villaggio di Ishivar! Se non ho qualche incarico da fare, solitamente mi alleno, oppure intaglio queste ossa per farci qualcosa di carino, ma non mi vine in mente nulla.
    Mia madre cucina molto bene, quindi si, si mangia bene, anche se non so fuori se sia più o meno buono, io non ci sono mai andata, là fuori..
    Quanto sono lontani questi Villaggi? E quanti sono? Sono diversi dal nostro?
    La pelle noi l'abbiamo quasi tutti scura, però ho visto qualche bambino di carnagione più chiara, chissà perchè.. Perchè fuori come sono tutti?


    Aveva iniziato una nuova serie di domande, la sua curiosità era incontenibile, sebbene la giovane le avesse appena detto di non ricordarsi molto, nella sua vita passata.
    Arrampicandosi su un sentiero trafficato di qualche locale, sotto gli sguardi stupiti ed incerti degli stessi nei confronti della straniera, elemento che la dodicenne non notò nel modo più assoluto, la bambina si fermò un attimo.

    Io adesso ti porto dagli Anziani, loro vorranno sicuramente parlarti.. Non so se mi sarà permesso assistere al vostro colloquio.. Comunque non ti preoccupare, non ti succederà nulla, Andras è un tipo apposto, ti ascolterà sicuramente.


    Con il prossimo giro, abbiamo finito. Almeno la mia parte :asd:
    Sto andando veloce e magari mi sono perso qualcosa o avrei potuto scrivere di più, ma almeno finiamo prima che io parta. Incomincia ad avvertire Fury o il mod che ruolerà il PNG di Ishivar :sisi:
     
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    ~ Una sorta di patto ~


    Per la prima parte della loro conversazione, Neptune si era sentita un po' goffa, poi confusa, poi imbarazzata, poiché le sembrava che, nonostante la differenza d'età, Kira fosse nettamente più matura di lei. Anzi, sembrava quasi una vera e propria adulta! I lineamenti gentili e fanciulleschi sembravano così seri e impassibili da mettere soggezione alla ragazza con gli occhi ametista e i capelli di quello strano colore, ma, nonostante non fosse certo un un guru riguardo le relazioni umane, le sembrò di veder trasparire una nota fanciullesca negli occhi gialli dell'Ishivariana. Precisamente quando la nuova arrivata le spiegò di non avere niente di "straniero" con se. L'espressione della ragazzina sembrò tra l'essere delusa e la rassegnata e le dispiacque vederla in quel modo. Nella sua ignoranza, Nep tentò di capire come mai quel desiderio di conoscere e toccare con mano oggetti estranei, ma non riuscì a venirne a capo, anche se, da una parte, riusciva a comprendere i sentimenti della ragazza. Lei che non apparteneva a nulla, che era sola al mondo, riusciva a stupirsi nel vedere luoghi o oggetti che per altri erano più che comuni, le sembrava in tutto e per tutto di viaggiare in un mondo sconosciuto. La differenza con Kira era che, sostanzialmente, la ragazza dalla pelle scura sembrava quasi bramare il mondo esterno, mentre l'altra lo viveva senza soffermarsi troppo su di esso, cercando qualcos'altro. Quando lo stomaco di Neptune gorgogliò, le venne in mente qualcosa e lo espose subito all'altra, anche perché non le dispiaceva parlare con lei ma non ferme in quel posto.

    Ecco... so che è improvviso ma... Sto morendo di fame e sete... non è che puoi portarmi a casa tua? O almeno da qualche parte! Non voglio morire di sete! Se avessi dei ryo con me ti ripagherei ma non ne ho... mmm, non so che darti in cambio!
    AH! Lo so! Se vai nel deserto e scavi perbenino troverai un Mosquito tutto per te! È quel coso volante che ti dicevo!


    Si chiama Mosquito! Bello! però dove nel deserto? Io non posso uscire da sola dal Paese, devo chiedere il permesso agli Anziani.. gli Anziani!
    Su vieni, dobbiamo andare da loro, ti ci porto io, ma ad una condizione: se mi daranno il permesso di uscire, tu mi dovrai far strada fino al luogo dove è sepolta la macchina volante! Ok, ci stai?
    Ah, cosa è un Ryo?


    Kira aveva completamente cambiato atteggiamento, sembrava quello che era in realtà, una bambina, ma nel senso buono della parola! Si alzò e prese per mano Neptune che si lasciò trascinare, molto più rilassata adesso. Certo, non capiva chi fossero questi "Anziani" né perché alla ragazzina non fosse permesso uscire dal Villaggio... ma anche lei era poco più di una ragazzina, per cui passò tutto in secondo piano. Era più concentrata su quella condizione che le aveva proposto la sua accompagnatrice. Sembrava uno scambio equo, e anche se non lo fosse stato a nessuna delle due sembrava importare.

    Ci sto! Spero solo di ricordarmelo, eheh! Però se puoi uscire ti ci accompagno volentieri! Ah, un ryo è una specie di pezzo di carta che però ha un valore, cioè è come una moneta! Tipo... un pezzo di carta che vale cento ryo ti permette di comprare qualcosa che non superi quel valore. Cavolo, è un po' complicato da spiegare... Ma perché, voi non ne avete?

    Da come apprese poco dopo, no, a quanto pare in quel Villaggio vigeva quello che gli abitanti chiamavano "Baratto", ovvero scambiare qualcosa per qualcos'altro. Neptune ci pensò su e si disse che non era poi così male. La incuriosiva quel posto, ancora di più ora che se ne andava in giro con Kira come fosse una turista qualsiasi. L'ambiente era assai diverso rispetto a quello del Villaggio del Suono ma gli abitanti la guardavano in modo diverso, incuriositi ma non ostili come le era accaduto dall'altra parte. La più incuriosita, però, era proprio la straniera che osservava stupita quella gente dai capelli chiari come gli occhi ma dalla pelle scura. Avrebbe voluto fare tante domande e Kira era proprio lì con lei, quindi colse l'occasione al volo.

    Uh! Magari intanto puoi dirmi qualcosa di 'sto posto! Infatti non sapevo che ci fosse un villaggio, eheh. Dove mi trovo? E tu cosa fai di solito per divertirti? Si mangia bene qui? E perché siete lontani dagli altri villaggi? Ah, scusa se lo chiedo ma... avete tutti la pelle così scura? Non che non mi piaccia, eh! Anzi, la trovo bellissima! E sembra anche morbida! E...Che ti è successo alla mano, Kira?

    Alzò la mano metallica e Neptune le fece un cenno, si riferiva proprio a quella.

    Questa dici? Io sono nata così, ma qua è piuttosto comune, tutti gli abitanti hanno una protesi, da qualche parte. Spalla, braccio, coscia o piede, sta certa che una protesi gliela trovi, anche se non mi sono mai chiesta il perchè..
    Comunque questo è il Villaggio di Ishivar! Se non ho qualche incarico da fare, solitamente mi alleno, oppure intaglio queste ossa per farci qualcosa di carino, ma non mi vine in mente nulla.
    Mia madre cucina molto bene, quindi si, si mangia bene, anche se non so fuori se sia più o meno buono, io non ci sono mai andata, là fuori..
    Quanto sono lontani questi Villaggi? E quanti sono? Sono diversi dal nostro?
    La pelle noi l'abbiamo quasi tutti scura, però ho visto qualche bambino di carnagione più chiara, chissà perchè.. Perchè fuori come sono tutti?


    Questo la incuriosiva. Era davvero singolare il fatto che tutti avessero quelle strane protesi e, guardandosi bene intorno, la ragazza dai capelli chiari scoprì che era vero, Kira non le aveva mentito. Tutti avevano, da qualche parte, quei pezzi metallici. Era quindi qualcosa di comune ad ishviar. Neanche questo nome le sembrava comune, sapeva davvero di straniero. La stupiva sempre di più che Kira fosse così interessata al mondo al di fuori di Ishivar, tanto che accompagnarla fuori, nel deserto, le sembrava quasi un obbligo morale. Dopotutto era un po' ingiusto che lei che neanche aveva la memoria avesse viaggiato di più rispetto alla ragazzina che sembrava avere un'anima da esploratrice. Le ricordò Shoko e, con un moto di tristezza che scemò istantaneamente, si chiese dove fosse.

    Oh, in realtà non è che abbia mangiato tanto anche io. Solo dei biscotti e un idromele buonissimo! Ma sarei curiosa di prova il cibo di.. Ishivar.. è davvero singolare come nome! Sai, gli altri Villaggi hanno nomi tipo "Villaggio del Suono" e roba così. Non li ricordo proprio tutti ma un'amica che ho incontrato lungo il cammino mi ha fatto vedere una mappa! Praticamente, vediamo... Da qui dovresti attraversare il deserto per ritrovarti al Paese del Vento, a Suna. Ma è un bel po' lontano perché il deserto è tipo gigantesco!! E Suna è una delle Cinque Grandi Terre Ninja. Sono, ecco... Suna, il paese del vento e Kumo, il paese del fulmine; poi c'è... Iwa, quello della terra, mi sembra... E poi Kiri, quello dell'acqua e... Com'era... Ah! Il paese del fuoco, Konoha! Sì, mi sa che sono proprio questi! E poi ce ne sono altri, tipo Oto, ma tutti non me li ricordo, mi dispiace... Penso che comunque siano belli grandi perché per andare da Oto al deserto ci abbiamo messo dieci ore!

    Ridacchiò Neptune, senza rendersi conto di dove stesse andando, accompagnata dalla ragazza dai capelli neri che la ascoltava interessata, quasi rapita.

    Non ne sono sicura ma non ho visto nessuno con la pelle scura... Forse... voi siete speciali!

    Forse lo erano davvero ma era tutta questione di punti di vista. Mentre camminavano per le strade del Paese della Speranza, Kira si fermò improvvisamente, voltandosi verso l'altra. Si guardarono per un attimo, prima che la ragazza dalla pelle scura prendesse la parola. Neptune si agitò un poco perché la storia degli Anziani le metteva soggezione, anche se non avrebbe saputo spiegarsi il motivo.

    Io adesso ti porto dagli Anziani, loro vorranno sicuramente parlarti.. Non so se mi sarà permesso assistere al vostro colloquio.. Comunque non ti preoccupare, non ti succederà nulla, Andras è un tipo apposto, ti ascolterà sicuramente.

    Andras...

    Ripeté confusa Neptune, chiedendosi se davvero sarebbe andato tutto bene, ma era una ragazza che seguiva l'stinto, e l'istinto le diceva che Kira non le stava mentendo. Era stata davvero gentile con lei e l'avrebbe ripagata una volta finito il colloquio con gli Anziani. Sperava solo di saper dare un resoconto migliore rispetto a quello dato alla ragazza. Nep le sorrise fiduciosa, tentando di mascherare l'ansia. Da lì a poco si sarebbe trovata al cospetto degli Anziani e di questo Andras ma la rincuorava sapere che c'era Kira là fuori ad aspettarla.

    Grazie per avermi accompagnata! Se lo dici tu sono certa che andrà tutto bene! E una volta uscita ti accompagnerò nel deserto, promesso!

    Le mostrò il pollice in segno di vittoria e prese un bel respiro, seguendola la ragazza di Ishivar.

    "Coraggio, Neptune. Prendi un bel respiro e dì le cose come stanno! Hai un patto da mantenere!"

    Perfetto, grazie per la pq, Dan Provvederò a contattare Fury :sisi:
     
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  6. ~Dan
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    ~ Il Paese Della Speranza
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    Parlato
    Altri

    In un modo assolutamente casuale e del tutto inaspettato, le due ragazze appena incontratesi, nonostante le loro differenti storie e le loro personalità divergenti, avevano stretto un rapporto che sicuramente non poteva essere definito d'amicizia, ma che sembrava presentarne tutti i presupposti. E, parlando di Kira, quello si che poteva essere definito un evento: scontrosa e pungente, la giovane sicuramente non godeva di enorme popolarità, tant'è che non aveva nessun vero amico. Sebbene fosse una Sentinella, il periodo di addestramento, per l'ammissione e la promozione, non aveva creato le giuste condizioni per l'instaurarsi di legami di quel tipo, ma la colpa di tale insuccesso era tutta attribuibile al comportamento dell'Ishivariana, sempre sulle sue, costantemente immersa nei suoi pensieri non proprio in linea con la mentalità comune, lì al Villaggio.
    Con Neptune era diverso, forse proprio perché lei era straniera, dunque non risultava indottrinata dall'educazione del luogo, o forse proprio per la fantomatica amnesia da lei dichiarata, una condizione che necessariamente la rendeva particolarmente aperta e disponibile a tutto, poiché registrato come novità.
    Con la sua mano pallida stretta in quella sua color nocciola, le due ragazzine si facevano strada per le anguste vie della periferia, marciando con decisione verso il centro del Villaggio, nell'edificio ove era solito riunirsi il Consiglio degli Anziani, uomini e donne poste al comando della comunità, i cui ordini e decisioni avevano come unico scopo la salvaguardia del Popolo della Speranza, e nient'altro.
    Alla bambina era stato insegnato che era suo diritto chiedere loro udienza ogni qualvolta lo desiderasse, sia per denunciare un problema, che per chiedere un confronto su gli argomenti più disparati: come depositari di saggezza, era loro natura asservirsi alla comunità come meglio potevano, al pari di ogni cittadino, che quotidianamente offriva i propri servigi per fini altruistici, in modo di mantenere prospero il Villaggio.
    Ma se l'autoctona si muoveva spedita e a testa bassa, quasi percorrendo a memoria quelle strade calpestate centinaia di volte, l'altra sembrava ben più interessata a ciò che la circondava, cercando di catturare quante più immagini ed informazioni possibili su quel luogo.

    Ci sto! Spero solo di ricordarmelo, eheh! Però se puoi uscire ti ci accompagno volentieri! Ah, un ryo è una specie di pezzo di carta che però ha un valore, cioè è come una moneta! Tipo... un pezzo di carta che vale cento ryo ti permette di comprare qualcosa che non superi quel valore. Cavolo, è un po' complicato da spiegare... Ma perché, voi non ne avete?

    Carta con un valore? Uaho! Cioè, vuol dire che io con quel pezzo di carta, quel Ryo, posso andare al mercato e prendere qualcosa in cambio?
    No, qua non funziona così. Noi qua barattiamo: se io ho un utensile, pensa al coltello che stavo usando poco fa, ma non lo uso più, posso provare a scambiarlo per qualcosa di pari valore, magari un altro utensile da artigiano...


    Senza comprenderlo pienamente, la giovane fatto la sua conoscenza del sistema di compra-vendita del mondo all'Esterno, un sistema che le pareva molto più complicato e macchinoso rispetto a quello adottato dai suoi connazionali, forse proprio per semplificare fino all'essenza quei processi di transazione.
    C'era talmente tanto di cui parlare e su cui confrontarsi che le loro conversazioni erano solite saltare da un argomento all'altro con grande naturalezza, sebbene i contenuti variassero in maniera sostanziale, tanto da risultare completamente slegati: adesso era Neptune a mostrarsi curiosa, notando la protesi metallica impiantata al posto della mano sinistra della giovane.
    La replica fu semplice ed essenziale: Kira le fece notare brevemente come ogni abitante di quel posto fosse segnato da una malformazione importante, corretta in maniera lodevole ed eccelsa da quell'ammasso di metallo e circuiti, tali da permettere a tutti loro di vivere una vita normale.

    Oh, in realtà non è che abbia mangiato tanto anche io. Solo dei biscotti e un idromele buonissimo! Ma sarei curiosa di prova il cibo di.. Ishivar.. è davvero singolare come nome! Sai, gli altri Villaggi hanno nomi tipo "Villaggio del Suono" e roba così. Non li ricordo proprio tutti ma un'amica che ho incontrato lungo il cammino mi ha fatto vedere una mappa! Praticamente, vediamo... Da qui dovresti attraversare il deserto per ritrovarti al Paese del Vento, a Suna. Ma è un bel po' lontano perché il deserto è tipo gigantesco!! E Suna è una delle Cinque Grandi Terre Ninja. Sono, ecco... Suna, il paese del vento e Kumo, il paese del fulmine; poi c'è... Iwa, quello della terra, mi sembra... E poi Kiri, quello dell'acqua e... Com'era... Ah! Il paese del fuoco, Konoha! Sì, mi sa che sono proprio questi! E poi ce ne sono altri, tipo Oto, ma tutti non me li ricordo, mi dispiace... Penso che comunque siano belli grandi perché per andare da Oto al deserto ci abbiamo messo dieci ore!

    Per la prima volta, nei loro lunghi discorsi, era saltato fuori quel termine, "Ninja", tanto comune al di là dei loro confini, seppur questi lei non potesse saperlo, ma misconosciuto entro quelle terre, tant'è che, nella spiegazione di Geografia ascoltata, l'unico passaggio oscuro riguardava proprio quel lemma, il resto le era risultato sufficientemente chiaro, tanto a termini quanto nelle distanze grossolanamente descritte. Si maledì per non avere con sé carta e penna, in modo da appuntarsi quei nomi, dunque cominciò a ripeterli a mente, in modo da non dimenticarli.

    E.. quella mappa non ce l'hai con te vero? L'ha tenuta la tua amica?
    Ah, ma, di preciso.. cosa significa la parola Ninja?


    Ma non le lasciò il tempo per parlare perché, fra l'avvertimento sul cosa sarebbe successo da lì a poco, ovvero della sua udienza al cospetto di Andras e degli altri, ed il loro passo incalzante, le due erano giunte a destinazione, all'ombra di un edificio leggermente più grande rispetto a quelli circostanti, o comunque alla media delle costruzioni del Villaggio.
    Sotto un arco sorretto da due grezze colonne, due Guerrieri montavano la guardia a quello che poteva essere definito il palazzo di potere di Ishivar.
    Kira si avvicinò a loro, e dopo averli formalmente salutati, si presentò, dunque comunicò il motivo dell'udienza, ovvero dell'improvvisa comparsa della straniera dai ricordi confusi.
    I due scrutarono sospettosamente Neptune, ma poi diedero loro il permesso di passare, comunicando loro che avrebbero comunicato agli Anziani della loro visita, in modo da potersi preparare ad accoglierle.
    Percorso il lungo corridoio, le due ragazzine si ritrovarono dinanzi l'entrata della sala di Consiglio, ugualmente protetta da un paio di soldati: le due fecero per entrare, ma una delle due guardie intimò a Kira di fermarsi, dato che a lei l'accesso non era stato consentito.

    Ahh, non mi fanno entrare. In bocca al lupo, Neptune. Io sarò qua ad aspettarti, a meno che.. Non dimenticarti della promessa!

    Gli occhi furbi della bambina rotearono in tutte le direzioni, cercando una possibile via alternativa, in modo che potesse sgattaiolare all'interno della Sala e almeno sentire le decisioni prese dagli Anziani.
    Neptune varcò l'entrata, e la pesante porta di legno si chiuse dietro di lei, separando, per ora, le loro strade.


    Andata. Grazie a te
    Io attendo l'exp, che termino qua. Fury o chi continuerà ci può assegnare l'exp?
     
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  7. ~Dan
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    Up per la mia valutazione. E di conseguenza vale anche per la Kerbe :asd:
     
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    Prendete pure il massimo entrambi, io posterò a breve
     
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    Quel giorno fui informato dell'arrivo di una ragazza.
    Mi sorprese un po' a dire il vero, anche se la spiegazione poteva essere plausibile, no? Da quando Ishivar si era mostrata in maniera forte nel continente ninja, tutto iniziò a cambiare.
    La cosa mi piaceva molto. Volevo ardentemente che il mio popolo e i ninja si capissero a vicenda.
    Ero nella sala del Consiglio perché avevamo da poco discusso i preparativi per l'imminente meeting dei Kage che ci avevano fatto la cortesia d'invitarci a presiedere. Inutile dire che Scar risultava un problema nella decisione finale. Ma quando i Consiglieri sono d'accordo unanime, il Capo Tribù non può fare nulla.
    Non sarebbe finita là. Scar odiava essere scavalcato e temevo che questo potesse accrescere il suo odio nei miei confronti.

    Tornando a noi, proprio mentre mi accingevo a masticare una bella tavoletta di cioccolato fondente puro, entrarono due Guardiani della Speranza, rispettivamente Khari e Jiuh.

    Scusate l'interruzione Anziani, c'è una ragazza che è varcato l'ingresso delle nostre terre, era accompagnata da una delle nostre Sentinelle.
    L'abbiamo tenuta d'occhio e ora è qua fuori.


    Essendo più o meno al corrente della situazione, decisi di prendere la parola.

    Posso occuparmene io se siete d'accordo. Le parlerò e scopriremo qualcosa di più di lei e sul motivo per cui è arrivato fin qui.

    Gli altri Anziani fecero un cenno d'assenso e lasciarono la sala da un'altra entrata posteriore e io a quel punto acconsentii a fare entrare la straniera.
    Non appena la vidi rimasi profondamente colpito.
    Non sembrava per niente come le altre kunoichi, aveva vestiari insoliti e il suo colore di capelli era molto appariscente nel suo essere rosato tendente al lillà.

    Piacere di conoscerti! Io sono Andras e questa è Ishivar, come penso ti abbiano già detto, è la Terra della Speranza e questo villaggio è il fulcro. Prima di cominciare devo chiederti di posare per terra ogni tuo avere. Lo so, è un po' rude come inizio, ma le nostre leggi sono diventate ferree a causa di precedenti visitatori malintenzionati. Sono quasi certo che tu non rientra in questa categoria, però le prassi sono prassi, purtroppo.
    Dimmi pure il tuo nome e se hai bisogno di cure o hai fame, sete o altro non hai che da chiedere!


    Dissi così, sorridendole e porgendole metà del mio cioccolato, funzionava quasi sempre come approccio!
     
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    ~ Il consiglio ~


    Neptune non era mai andata a scuola, non che ricordasse, ma la sensazione che ebbe entrando nella Sala del Consiglio si avvicinava molto a quella di uno studente che entra in aula prima di un esame. Non c'erano banchi né lavagne, questo è certo, ma l'atmosfera era davvero simile. La sala in questione era modesta ma faceva comunque la sua figura. Una specie di aula magna dove gli Anziani (così li aveva chiamati Kira) si riunivano per discutere. Di questi anziani, però, non v'era traccia. Per quel poco che la ragazza riusciva ad immaginare, si era aspettata tanti occhi addosso e sguardi interrogativi, una moltitudine di volti sconosciuti che la scrutavano severi, in attesa di qualcosa. Ma non fu così. La grande sala era praticamente deserta se non fosse stato per un singolo individuo. I passi della straniera si fermarono dopo un po', non appena si fu posizionata al centro della stanza, restando immobile ad osservare l'estraneo che le si parava davanti. Egli, invero, sembrava scrutarla con altrettanta curiosità. Neptune osservò che, proprio come Kira, il giovane uomo in questione aveva pelle e capelli scuri, gli occhi brillavano di un singolare ed intenso color oro. Ciò che però incuriosì la ragazza furono i tatuaggi che gli ricoprivano quasi completamente il corpo. Un'infinità di tribali tutti collegati tra loro che sembravano risplendere seppure su fondo scuro. Si trattava quindi di un giovane dall'aria affabile, nonostante sembrasse uno che la sapeva lunga, come si suol dire. Indossava abiti totalmente diversi da quelli di Neptune, per forma, colore e, insomma, tutto. Si guardarono per qualche secondo in silenzio. La straniera avrebbe dovuto presentarsi o come minimo dire qualcosa, ma avendo la memoria azzerata, mancava di buone maniere, per cui restò imbambolata a fissare l'altro, che, invece, prese la parola. Il suono della sua voce riportò la ragazza alla realtà, ricordandole il perché era lì.

    Piacere di conoscerti! Io sono Andras e questa è Ishivar, come penso ti abbiano già detto, è la Terra della Speranza e questo villaggio è il fulcro. Prima di cominciare devo chiederti di posare per terra ogni tuo avere. Lo so, è un po' rude come inizio, ma le nostre leggi sono diventate ferree a causa di precedenti visitatori malintenzionati. Sono quasi certo che tu non rientri in questa categoria, però le prassi sono prassi, purtroppo.
    Dimmi pure il tuo nome e se hai bisogno di cure o hai fame, sete o altro non hai che da chiedere!


    Le sorrise e le porse qualcosa che la ragazza non riconobbe. In realtà non aveva un aspetto così invitante. Era una barretta scura, tanti quadratini attaccati gli uni agli altri. Emanava un profumo invitante, sottile ma delicato. Non aveva la minima idea di cosa fosse. Probabilmente Andras notò il suo titubare, ma alla fine la ragazza allungò la mano e toccò la superficie dura ma liscia della barretta. Una leggera pressione e tack! La barretta si spaccò esattamente a metà. Senza pensarci due volte, Neptune la annusò e spontaneamente le venne l'acquolina in bocca. Si mangiò la sua parte in un sol boccone. L'espressione di beatitudine che si dipinse sul suo volto non lasciava dubbi.

    Ma è la cosa più buona che abbia mai mangiato! Che cos'è?! Potrei vivere solo di questo!

    Contenta come una pasqua, si leccò le labbra, ringraziando lo straniero. Era stato davvero gentile e si era guadagnato il rispetto della ragazza, con una sola barretta di cioccolata. Lo fissò per qualche secondo, prima di riprendere da dove aveva interrotto. Andras era un nome che non le sembrava familiare, quindi Neptune escluse il suddetto dalla lista di persone che avrebbero potuto appartenere ad un suo ipotetico passato. Il suo cervello immagazzinò i dati ricevuti e, per tutta risposta, la ragazza sorrise. Adesso sì che era ora di presentarsi.

    Piacere, io mi chiamo Neptune! Per quel poco che ho visto, Ishivar sembra davvero un posto carino!

    Forse "carino" non era il termine adatto ma, come detto, la ragazza era sprovvista di filtro cervello-bocca. Senza perdere un attimo, eseguì la richiesta di Andras, ovvero lasciare tutti i suoi averi a terra. In realtà si rese conto di non avere niente di niente con se, neanche un gomma da masticare, ma si confuse, chiedendosi se per "avere" l'altro intendesse letteralmente ogni cosa.

    Non ho niente con me! Però, aspetta, ho questi!

    Senza pensarci due volte, senza il minimo senso del pudore, lasciò cadere il giacchetto a terra mentre tentava di togliersi le scarpe usando i piedi, barcollando di qua e di là. Solo quando le rimase una mezza scarpa e il vestito stava per scoprire ogni cosa, si rese conto che probabilmente quella era un'esagerazione. Che ci avrebbe fatto con le sue scarpe? E con i suoi abiti più colorati dell'arcobaleno? Le piacevano anche, alla fine, così, leggermente imbarazzata, si scusò, rimettendo tutto in ordine. Si rialzò le calze, si riallacciò le scarpe e sistemò vestito e giacchetto, sistemandosi i capelli, più elettrici di una presa. Tentò di lisciarli a mano ma si arruffarono ancora di più, così rinunciò.

    Dicevo, a parte i vestiti non ho niente! Anche se...

    Distolse lo sguardo, ripensando a qualche ora prima. Non ne era certa, ma tecnicamente possedeva un Mosquito, un mezzo di trasporto che si alimentava con il chakra, come le aveva spiegato Shoko. Ora, in realtà quest'ultima l'aveva preso in prestito (ovvero rubato), ad Oto, quindi era divenuto suo. Ma poi Shoko se n'era andata, lasciandolo a Neptune. La ragazza ci pensò su e concluse che, fino a quel punto, il veicolo era suo. Però l'aveva promesso a Kira, quindi niente da fare. Non aveva proprio niente di niente che le appartenesse.

    Avevo una cosa ma ora non l'ho più! Quindi ho solo i vestiti, però mi piacciono, non voglio darli via! Potrebbe anche fare freddo!

    Esclamò, andando in confusione. Non voleva disobbedire o essere scortese con Andras ma, d'altra parte, non voleva neanche lasciare i propri abiti. Il vero problema per lei era il non capire che cosa intendesse l'altro con "averi". Ci pensò e si rese conto che era quello il vero dilemma. Bastava chiederglielo, quindi.

    Oh, ecco! I vestiti sono compresi tra gli averi, per caso?

    Se glielo avesse chiesto prima si sarebbe risparmiata un bel po' di tempo e qualche pessima figura, ma non c'era niente da fare con Neptune, viaggiava completamente su un'onda diversa, quasi anomala.
     
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    La ragazzina sembrò apprezzare immediatamente la mia cioccolata, tanto che la divorò quasi in un istante. Ne fui felice!

    Ma è la cosa più buona che abbia mai mangiato! Che cos'è?! Potrei vivere solo di questo!

    Non riuscivo a capacitarmi del fatto che non conoscesse la ciccolata, il suo aroma, il suo sapore e tutto il resto... Rimasi quasi scioccato.

    Ehm... Cioccolato. L'ho fatto io, partendo dalle mie piante di cacao! Sono contento che ti piaccia!

    La ragazzina poi si presentò col nome di Neptune e alla mia richiesta sugli averi ella rispose iniziando a togliersi i vestiti...
    Inutile dirvi che la cosa mi aveva devastato.
    Iniziai a sentirmi in forte imbarazzo, cosa che mi era già successa, ma era sempre peggio ogni volta che si presentava un'occasione tale. Non capivo perché poi si stesse togliendo tutto e forse non lo capiva nemmeno lei...

    Non... Non c'è bisogno dei vestiti, quelli è giusto che tu li tenga!

    Si convinse a rivestirsi prima di far "danno" e fui leggermente più tranquillo della situazione, poi la osservai più rassicurante e la ragazza continuò a parlare.

    Dicevo, a parte i vestiti non ho niente! Anche se...

    Mh?

    La ragazza si fermò come se fosse colta da un dubbio incredibile. Mi diede l'ennesima conferma sulla sua confusione mentale, era come se fosse fuori dal mondo, come se non ne avesse mai fatto parte. Io ero come lei quando ero più piccolo, mi sembrava ogni cosa una novità e non avevo mai dato nulla per scontato.

    Avevo una cosa ma ora non l'ho più! Quindi ho solo i vestiti, però mi piacciono, non voglio darli via! Potrebbe anche fare freddo!

    Non fa niente, come ho detto puoi tenerli... Quello che però m'interessa sapere è da dove vieni e come sei arrivata qui, anche se percepisco che non sembri sicura di saperlo, mi sbaglio?

    Mi accovacciai dopo essermi messo più vicino a lei e continuai.

    Se non hai dove andare, potrai restare a vivere qui ad Ishivar, ma non è semplice, sai? Il tipo di vita che facciamo qui non è come nei villaggi ninja. Per questo dovrò sottoporti ad una piccola prova... Mh... Vediamo...

    Mi misi in una posizione "pensante", portando la mano destro sotto il mentre e portando lo sguardo in alto verso il vuoto.
    La legge della tribù richiedeva che chiunque volesse entrare a far parte della nostra realtà, dovesse dimostrare di poter viverci al meglio.
    In passato ci sono state delle persone che hanno tentato, uno di questi fu mio padre, Cale. A quel tempo, IdrisPukke gli aveva fatto affrontare il Jabberwockan, ma per la ragazza mi sembrava decisamente troppo. Così optai per qualcosa di più "semplice".

    Non so se te la cavi a combattere, ma per valutarti mi sembra il minimo lanciarti una sfida. Prova a sfilarmi la bandana che ho in testa e avrai vinto la sfida, in questo modo potrai essere considerata un membro della nostra tribù. Ci stai?


    Edited by F u r y - 15/11/2015, 22:26
     
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    ~ La sfida ~


    Neptune fissò in attesa Andras. Non riusciva a stare ferma, si teneva l'orlo dei vestiti incerta se toglierli o no e la sua espressione iniziava a farsi davvero confusa e preoccupata. Sembrava una bambina intenta a scegliere se fare o non fare qualcosa. All'ishivariano non sfuggì il suo comportamento singolare, d'altronde era dotato di un animo empatico, poteva facilmente comprendere lo stato d'animo della ragazza. Il giovane iniziava a farsi un'idea del perché Neptune apparisse così disorientata al mondo, il primo segno, oltre al suo aspetto, era stato il non riconoscere una normalissima barretta di cioccolata. Difatti, la straniera sembrava vivere per la prima volta in vita sua, nulla di più vero considerando che il suo cervello si era messo in moto la mattina stessa. In qualche ora aveva affrontato molti eventi diversi, per cui era più che normale fosse confusa. Andras le venne incontro, percependo che, nonostante la misteriosità, quella che aveva davanti era una ragazza tranquilla. Forse solo un po' suonata.

    Non fa niente, come ho detto puoi tenerli... Quello che però m'interessa sapere è da dove vieni e come sei arrivata qui, anche se percepisco che non sembri sicura di saperlo, mi sbaglio?

    Ci aveva preso in pieno. Neptune ridacchiò, dimenticandosi istantaneamente del problema dei vestiti. Non si stupì del fatto che il giovane Anziano avesse inquadrato il problema, ne era felice perché le risparmiava molto tempo. Solo ora, però, capì che le faceva uno strano effetto ripensare al suo risveglio e parlarne. Le sembrava un evento distante, quasi inesistente. Quante ore prima si era risvegliata nella foresta? Dodici? Quindici? Aveva perso il conto, non aveva il senso del tempo, purtroppo. Se Andras fosse riuscito a schiarirle le idee, pensò, gliene sarebbe stata davvero grata. Prese un bel respiro e iniziò dal principio. Raccontò di come si fosse svegliata in una foresta senza alcun ricordo se non il proprio nome impresso nella testa, venuto a galla circa dieci minuti essersi vista riflessa in un torrente. Spiegò come tre uomini le avevano dato da mangiare e come li aveva presi a calci quando decisero per conto loro di voler essere troppo "affettuosi". Fece un po' di confusione con i nomi che continuavano a sfuggirle dalla testa, ma spiegò che si trovava nel Paese dei Campi di Riso. Per puro caso aveva incontrato una ragazza di nome Shoko e, grazie a lei, era arrivata fin lì. O almeno in parte grazie a lei.

    Shoko ha guidato un Mosquito velocissimo fino al deserto! Volava da paura, dico sul serio! Anche se mi sono addormentata nel mentre... e quando mi sono svegliata siamo rimaste a piedi e sono arrivati dei briganti! E allora...

    Distolse improvvisamente lo sguardo. Ricordava bene come, all'improvviso, qualcosa fosse scattato dentro di lei. Aveva unito le mani in pose che non aveva mai visto ma che, per qualche motivo, conosceva a memoria. E quell'energia che l'aveva pervasa la ricordava bene, non si era mai sentita in quel modo prima.

    Shoko ed io li abbiamo cacciati via. Sì, è andata così...

    Sembrò titubare e riprese il filo del discorso solo qualche secondo dopo. Si sentì invadere da un moto di tristezza quando rivisse mentalmente il momento del loro addio, si sentì come se tutta la sua felicità fosse svanita all'istante. Scosse la testa, dandosi coraggio. Finì il suo racconto spiegando ad Andras come fosse stata vittima di tempeste di sabbia e avesse visto un gigantesco mostro del deserto, tutto dopo la partenza di Shoko. Erano stati gli eventi più casuali al mondo a farla arrivare fino ad Ishivar, il caso l'aveva guidata per uno scopo, forse, qualcosa che la ragazza non riusciva a comprendere. Dopo aver ascoltato il breve e un po' confusionario racconto, Andras si avvicinò a lei, pensando a qualcosa. Capiva la situazione attuale che verteva su Neptune, sola al mondo e senza un luogo in cui stare. Era risaputo che la gente del Paese della Speranza fosse altruista e gentile con il prossimo, per cui l'Anziano tentò di trovare un escamotage per aiutare la smemorata senza però violare i regolamenti di Ishivar. Infatti, i malfattori non erano graditi, e non a tutti gli stranieri era concesso di divenire parte di una comunità tranquilla e solida come quella ishivariana.

    Se non hai dove andare, potrai restare a vivere qui ad Ishivar, ma non è semplice, sai? Il tipo di vita che facciamo qui non è come nei villaggi ninja. Per questo dovrò sottoporti ad una piccola prova... Mh... Vediamo...

    Si resse il mento, alzando gli occhi al cielo per pensare meglio. Neptune si sporse in avanti, fissandolo con i grandi occhi color ametista, come in trance. Pendeva dalle sue labbra e non le dispiaceva affatto l'idea di restare ad Ishivar. Non sapeva neanche come fosse la vita nei villaggi dei Ninja, per cui pensò di potersi abituare in fretta. Per di più, scoprì che le sfide le piacevano. Era davvero curiosa e, proprio come i bambini, non faceva il minimo sforzo per nasconderlo.

    Cosa, cosa?

    Non so se te la cavi a combattere, ma per valutarti mi sembra il minimo lanciarti una sfida. Prova a sfilarmi la bandana che ho in testa e avrai vinto la sfida, in questo modo potrai essere considerata un membro della nostra tribù. Ci stai?

    Neptune sorrise a trentadue denti, più euforica che mai. Era capace di passare da un'emozione all'altra alla velocità della luce! Il suo cervello si mise in moto, concentrandosi su "sfida" e "sfilarmi la bandana". Le parole chiave che si agitavano nella sua mente come trottole impazzite. Senza pensarci due volte, senza neanche capire fino in fondo di che tipo di sfida si trattasse, saltellò dalla gioia.

    Certo che ci sto! Sembra divertente!

    Andras avrebbe dovuto aspettare qualcosa, probabilmente, ma Neptune non aveva ben capito cosa intendesse l'altro con "combattimento". Felice e sicura di se, si limitò ad avvicinarsi all'altro, alzarsi sulle punte e stendere il braccio per rubargli la bandana rossa che indossava legata al capo. Non le sfiorò neanche lontanamente l'idea che quella sfida era fin troppo facile... ed inutile. Certo, si stava impegnando però, essendo Andras molto alto e lei molto bassa. Un po' confuso, dovette spiegarle che ciò che ci voleva in una situazione del genere era un vero e proprio combattimento. Si allontanò quindi da lei, un po' confusa. La ragazza si grattò la testa, facendo un grande sforzo per pensare. Che avrebbe dovuto fare? Andras era davanti a lei, pronto per affrontarla. Finalmente, un lampo di genio come un fulmine a ciel sereno. Ricordò come aveva affrontato quei briganti nel deserto, come Shoko le avesse spiegato di quella energia che si chiamava...

    ...chakra...

    Lo sussurrò tra se e se ma sicuramente Andras la sentì. Una molla scattò dentro di lei, aveva raggiunto una sensazione familiare e tuttavia sconosciuta. Le bastò pensare a quella parola per sentirsi irrorata da qualcosa di vivo e scattante. Le dita delle mani le formicolarono mentre i suoi sensi si acuivano improvvisamente. E quella energia cominciò a vorticarle dal plesso solare, espandendosi a tutto il corpo. La strana e solare ragazzina cambiò improvvisamente. Sembrava sapere cosa stesse facendo, i suoi occhi divennero sicuri e il suo corpo si tese come in preparazione. Il modo in cui guardò Andras sancì l'inizio di un vero e proprio combattimento. Neptune era certa di non aver mai lottato sul serio, eppure il suo corpo reagì da solo così come la sua testa. Non sapeva nulla di nulla sul suo avversario, né tanto meno sulle proprie capacità, ma l'istinto prese il sopravvento, come un adulto prende per mano un bambino, mostrandogli qualcosa che egli non ha mai visto. D'improvviso le sue mani si unirono: entrambi i mignoli e gli anulari piegati mentre il resto delle dita erano tese, toccandosi in modo simmetrico. La ragazza sentì la strana energia dentro di se dividersi in tante parti e, come era accaduto nel deserto, avrebbe visto con i suoi occhi tante ragazze come lei apparire dal nulla. Erano copie illusorie che avrebbero avuto il compito di mascherare la reale Neptune. Correvano tutte assieme verso il bersaglio ma solo una di loro notò la gamba destra del ragazzo dalla pelle scura. Proprio come la mano di Kira, era fatta di metallo. La vera Neptune pensò di puntare su quella per destabilizzare l'avversario, pensando erroneamente che la potesi in questione fosse un punto debole. Le copie tentarono di accerchiare l'Anziano, il tutto per dare il tempo alla vera ragazza di posizionarsi dietro di lui. Senza neanche pensarci, aprì la mano sinistra, concentrandosi intensamente. Quasi si deconcentrò per la sorpresa di vedere una spada semi trasparenti apparire dove prima non c'era nulla. La strinse e si lanciò verso il basso, cercando più di far cadere il suo avversario che colpirlo per indebolirlo. Ovviamente Andras non restò immobile a farsi colpire. Si allontanarono l'uno dall'altra e questa reazione stimolò Neptune per un qualche motivo a lei sconosciuto. Le sue mani si unirono di nuovo, compiendo una serie di movimenti dettati puramente dall'istinto. Erano in realtà i seguenti sigilli: Cane, Serpente, Scimmia, Bue e Tigre. La sequenza attivava una tecnica illusoria. Come sapesse padroneggiare anche la Arti Illusorie Neptune non lo sapeva ma in quel momento neanche si fermò a pensarci. La tecnica le avrebbe permesso di scomparire e apparire velocemente verso il suo avversario, poi l'illusione avrebbe raggiunto la mente avversaria, facendogli credere di essere stato imprigionato tra i rami di un albero spuntato dal terreno. La ragazza senza ricordi pensò allora di poter arrischiarsi a catturare la bandana. Scattò verso Andras non solo con il proprio corpo. Era certa che il giovane sarebbe rimasto immobile ma non poteva davvero esserne sicura, per questo una vocina dentro di lei le suggeriva di sbrigarsi. Le piaceva la velocità e la dinamicità degli eventi, quella sfida la entusiasmava non poco. Concentrò nella mano destra un chakra particolare, ricolmo di un'energia che sfruttava un elemento naturale, il vento. Stese il braccio dietro di se rilasciando il colpo, tentando di usare il rinculo come propulsore per raggiungere Andras. Il cuore le batté forte e smise di respirare, tendendo il braccio in avanti, verso la bandana rossa. Era improvvisamente tornata se stessa e smaniava per vincere. Strinse i denti e in quei pochi secondi non chiuse gli occhi, guardò il suo obbiettivo fino alla fine, desiderando la sua conquista.

    "Ci siamo, ci siamo! Devo prenderla. Prendila, Neptune!"

    Azioni:
    - Tecnica della moltiplicazione del corpo
    - Spada di Chakra: Grande Taglio Incrociato [verso la gamba destra di Andras]
    - Illusione Demoniaca: Intrappolamento dell'Albero
    - Vortice di Vento dalla Montagna [usata per darsi una spinta verso Andras]
    - Tentativo di afferrare la bandana

    Non ho calcolato stamina e il resto perché non so se vuoi risolvere con l'arbitraggio oppure no, non ti prendo in ogni caso :*):
     
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    La ragazza cercò di spiegarmi, per come le veniva possibile, da dove venisse.
    Riuscii a capire che una ragazza di Oto, il Villaggio del Suono, l'aveva portata fino al deserto e in pratica ne aveva passate di cotte e di crude. La sua difficoltà ad essere chiara nellaa sua esposizione, mi faceva sempre più pensare che potesse avere dei problemi di memoria, non ero certo di poter fare una diagnosi di amnesia totale, ma sicuramente aveva molti problemi nel poter fare una ricostruzione del suo passato.
    Proposi comunque la mai sfida, in primis per la legge del villaggio, che comunque dovevo tenere in considerazione e poi perché volevo testare el sue abilità, magari non era una semplice ragazzina e aveva appreso tecniche o abilità ninja.

    La mia supposizione si rivelò esatta nel momento in cui accettò di buon grado la mia proposta.

    Non agì immediatamente. Ciò mi fece pensare che potevamo spostarci dalla sala del consiglio per andare all'esterno e mettere in pratica la prova in un luogo più ampio, ma mentre stavo per andare all'uscita, facendo senno di seguirmi, la ragazza tirò fuori la tigre che era in lei e si esaltò per la sfida.
    Avevo ragione. Padroneggiava il chakra con maestria, ma doveva solo trovare la concentrazione e risvegliare i suoi poteri sopiti, anche quello poteva essere un effetto collaterale di una forma di amnesia.

    ...chakra...

    Mh... Aspetta Neptune, non possiamo qui...!!

    Ma dopo essersi moltiplicata, andò all'attacco puntando subito verso di me, più precisamente alla mia protesi. Riconobbi subito che aveva del potenziale e il suo intento era sconfiggermi. Non c'erano dubbi, Neptune era stata allenata da ninja.

    Oh... Ok... Speriamo solo che gli altri non lo vengano a sapere...

    Feci un salto all'ultimo momento, prima che la lama di chakra della ragazza potesse colpirmi.
    L'evasione andò a buon fine, ma la ragazza aveva in mente ben altro e posso dirvi con certezza che in un'altra situazione me la sarei vista davvero brutta.
    Fui intrappolato in quello che capii solo dopo essere un Genjutsu. Un albero sbucò dal terreno e iniziò ad afferrarmi e a stringermi per paralizzarmi per bene.

    Ma che...?

    Ero bloccato e senza possibilità di fare nulla, cercai di riflettere e di capire come fosse possibile che Neptune avesse quel genere di abilità, ma non riuscivo a spiegarmelo.
    Ovviamente la ragazza ne approfittò per muoversi contro di me, ma nonostante la mia forza non riuscivo a liberarmi dei rami che continuavano ad avvolgersi a me.
    Poi capii proprio quando Neptune scattò e si trovo a pochi centimetri dalla mia testa, pronta a prendere l'ambito premio.
    Mi concentrai, inizialmente pensai di aprire le Porte, ma non mi sembrò molto più veloce di me, così aprii alcuni Tenketsu per avere più forza. Il chakra iniziò ad uscire copiosamente e una grande aura iniziò ad avvolgermi. Inutile dire che quel gesto si rivelò molto utile. Uscii dall'illusione e scattai di lato con un'acrobazia a piroetta esattamente nel momento in cui Neptune sfiorò la bandana.

    Uuuuuurca! Fiuuu... C'è mancato poco! Sei bravissima sai? Mi hai costretto ad andare oltre, vuol dire che non ti arrenderei per il tuo obiettivo, caratteristica perfetta per far parte della nostra comunità, però la bandana è ancora sulla mia testa e...

    Proprio in quel momento la suddetta bandana si sfilò dalla mia fronte e cadde ai miei piedi... In pratica l'onda d'urto dello scatto arrestato di Neptune aveva comunque avuto effetto, anche se non era riuscita ad afferrarla fisicamente. La sua determinazione aveva portato ai suoi fruttii con mio stupore.
    Normalmente qualcuno si sarebbe sentito umiliato e ferito nell'orgoglio, ma io non ho mai saputo cosa fosse e reagì come poteva reagire un fan della mia avversaria per il "quasi" successo della sua azione.

    Fantastica! Sei riuscita sciogliermi la bandana dalla testa, non è nelle tue mani, ma è comunque una vittoria. La tua determinatezza è comunque palese! Sei ufficialmente ammessa alla nostra tribù con il rango di Capo Branco d'Ishivar o come diciamo noi "Kadoha Shirya"!
    Detto questo...


    Mi chinai per raccogliere la mia amata bandana e mentre la legavo al suo posto continuai il mio discorso.

    ...ora ti accompagno a prendere i doni della tribù, potrai scegliere alcuni oggetti o armi che ti saranno utili e poi puoi scegliere il tuo posto, una specie di casa, tanto qui ce ne sono a bizzeffe!
    Ti spiegherò i nostri usi, i nostri costumi e le nostre regole, ti ambienterai in poco tempo e potrai usufruire delle tue abilità a servizio della tribù!
    Quindi che ne dici di andare?


    Porsi la mano verso la ragazza che avrebbe cominciato il suo nuovo percorso...


    Bene, direi che questo è il mio ultimo post, hai diritto a 5 armi da lancio a tua scelta e 5 oggetti di vario genere. In più potrai scegliere altri oggetti del valore di 1600 Ryo per il tuo grado.
    Per le cose che ho scritto, la casa, l'ambientazione, mi sarebbe piaciuto fare una quest, ma Andras è un PNG ora e potrai anche "manovrarlo" o citarlo nelle tue quest in questa terra, altrimenti avrei volentieri fatto io :sigh:
    Detto questo attendo l'exp per i miei post e poi dopo il tuo conclusivo potrai ottenerne anche tu :3
     
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    ~ Verdetto! ~


    Lo scontro era incalzante ed entrambi le parte potevano dirsi coinvolte in esso. Da una parte c'era Neptune, totalmente ignara di ciò che stava facendo, guidata unicamente dall'istinto. Dall'altra c'era Andras, decisamente su un livello superiore ma assai stupito delle capacità dell'avversaria. Poteva dedurre per sommi capi che la ragazza senza memoria sapeva utilizzare le Arti Magiche e quelle Illusorie, si convinse che era stata addestrata da Ninja, eppure non c'era modo di saperlo. Nep sembrava aver scollegato il cervello, si muoveva e basta, lasciando fare al suo istinto più primordiale. Come eseguisse sigilli, manipolasse il chakra e utilizzasse tecniche a lei sconosciute non lo sapeva ma non stava certo a chiederselo, non sul momento. Era intenta a portare a termine la sua sfida: prendere la bandana di Andras. Le copie avrebbero dovuto darle un vantaggio ma la ragazza non poteva certo sapere che il suo avversario possedeva in realtà abilità sensoriali tali da permettergli di riconoscere la fonte di chakra avversaria. L'ishivariano schivò un fendente fatto di puro chakra che lo avrebbe altrimenti colpito alla gamba. I suoi movimento erano precisi, veloci, impeccabili, al contrario di quelli di Neptune. Non era stata allenata nelle Arti Marziali, non era né veloce né forte e questo la svantaggiava in una sfida del genere. Ma la ragazza non aveva intenzione di arrendersi. Quando il suo avversario schivò il suo corpo, decise di usare un altro mezzo per bloccarlo in modo da prenderlo alla sprovvista. Utilizzò le Arti Illusorie. Ciò distrasse Andras, anzi, quasi lo stupì a tal punto da far guadagnare qualche secondo alla sua avversaria, giusto il tempo di usare il Genjutsu. Fu così che il giovane dalla pelle scura si ritrovò per magia in un'illusione ad occhi aperti, dove lui, il protagonista, veniva imprigionato dalle radici e dai rami di un albero spuntato dietro di lui. Non era una semplice illusione, gli sembrava di sentire davvero i rami stringergli la pelle, ma era un guerriero esperto e sapeva bene come difendersi. Neptune, intanto, aveva usato un semplice trucchetto per spostarsi velocemente: sfruttare il rinculo di un jutsu fuuton. Vedeva il bersaglio e non pensava ad altro. Quella bandana rossa doveva essere sua. Tese la mano e per un attimo le sembrò quasi di sentire il soffice tessuto stringersi tra le sue mani. Ma così non fu. Andras fu avvolto da un'aurea quasi invisibile che gli permise di liberarsi dall'illusione. Sicché scattare di lato con un balzò quasi pirotecnico fu facile per lui. Le dita bianche di Nep sfiorarono appena il tessuto ma Andras fu improvvisamente fuori dal suo raggio d'azione. Si fermarono per riprendere fiato mentre la ragazza tentava di capire cosa fosse successo. Non era facile per lei capirlo, oltretutto aveva appena realizzato di aver perso la sfida.

    Uuuuuurca! Fiuuu... C'è mancato poco! Sei bravissima sai? Mi hai costretto ad andare oltre, vuol dire che non ti arrenderei per il tuo obiettivo, caratteristica perfetta per far parte della nostra comunità, però la bandana è ancora sulla mia testa e...

    La ragazza si rabbuiò improvvisamente ma qualcosa accadde. Che fosse stata l'onda d'urto della sua tecnica, l'aria o un semplice scherzo del destino, la bandana di Andras si allentò, cadendo a terra senza tante cerimonie. Vedere quella lunga striscia rossa a terra fece alzare lo sguardo a Neptune. Il cuore le batté forte mentre sperava con tutta se stessa che bastasse. Non ci sperava in realtà: ne era certa! Era ottimista di natura, la tipa. Andras sorrise e l'altra lo imitò istantaneamente.

    Fantastica! Sei riuscita sciogliermi la bandana dalla testa, non è nelle tue mani, ma è comunque una vittoria. La tua determinatezza è comunque palese! Sei ufficialmente ammessa alla nostra tribù con il rango di Capo Branco d'Ishivar o come diciamo noi "Kadoha Shirya"!
    Detto questo...


    Si chinò per raccogliere la bandana mentre Neptune si tratteneva dal non urlare dalla gioia. Come al solito, di tutta la frase aveva capito solo poca roba. In questo caso: vittoria, ammessa. Breve e coincisa. Avrebbe capito solo col tempo cosa avrebbe comportato ricoprire un rango del genere. Ma per adesso, poteva benissimo prendersela comoda e godersi la sua nuova vita come abitante di Ishivar.

    ...ora ti accompagno a prendere i doni della tribù, potrai scegliere alcuni oggetti o armi che ti saranno utili e poi puoi scegliere il tuo posto, una specie di casa, tanto qui ce ne sono a bizzeffe!
    Ti spiegherò i nostri usi, i nostri costumi e le nostre regole, ti ambienterai in poco tempo e potrai usufruire delle tue abilità a servizio della tribù!
    Quindi che ne dici di andare?


    Non voleva sentirsi ripetere altro. Non le sembrava vero: era "nata" da meno di ventiquattro ore e già aveva una casa e una tribù. Shoko aveva ragione, aveva seguito il suo istinto e magicamente non era più sola. Andras le porse la mano e Neptune, per tutta risposta, gli si avvinghiò direttamente al braccio con un salto, come una bambina.

    Evviva! Grazie, Andras!!

    Si lasciarono l'edificio alle spalle, diretti verso il cuore del Paese della Speranza. In qualche ora il ragazzo dai capelli scuri spiegò a Neptune tutto ciò che gli veniva in mente e rispose ad ogni sua domanda, per quanto strana fosse stata. Si diressero al grande mercato dove la nuova arrivata capì il sistema del baratto. Si spostarono per le vie principali del villaggio finché la ragazza non si innamorò di una casa bassa e malandata. Erano resti di una casa vera fatta di pietre, con solo un piano, piuttosto piccola a dire il vero, ma lei la trovò comunque perfetta. Fu lì che la lasciò Andras, invitandola a dirigersi al mercato il prima possibile, dicendole inoltre che c'era qualcuno che sicuramente la stava aspettando. Neptune non aveva dimenticato Kira e subito si precipitò per le vie ancora inesplorate solo per trovarla. Aveva una promessa da mantenere, l'avrebbe accompagnata fuori dal villaggio il prima possibile. Prima di trovarla passò quasi un'ora perché si perse innumerevoli volte, ma mai una sola volta si spaventò. Per quanto le sembrasse strano e affrettato, si sentiva già a casa.

    Grazie per la pq, Fury! :*): Per l'exp ti do sia la fascia per Viraru che per Arumin, visto che non so a chi la aggiungerai :asd: 26 // 76, a te!
     
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