Il viaggio

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    ~ Cavalcare le dune a bordo di un Mosquito ~


    Era incredibile come così tanti eventi avessero scosso la nuova prospettiva di vita, senza alcun ricordo, di Neptune. Fino a qualche ora prima si era risvegliata in una foresta, con solo il suo nome ad appartenerle, aveva pensato di non riuscire a trovare una via d'uscita a quel dedalo dal quale non sapeva come vi fosse entrata. Poi, lo sfortunato incontro con i tre uomini che avevano tentato di farle del male mentre lei, straordinariamente, aveva reagito istintivamente, mettendoli al tappeto. Come si era ripresa in fretta dalla situazione e come aveva raggiunto il villaggio, non curandosi degli sguardi altrui. Per tutto il tempo, le sembrava di essere stata sola, seppur circondata da persone. Nessuno sembrava riconoscere qualcosa nel suo sguardo e lei, da parte sua, non scorgeva altro che estranei. Abbandonata, chissà dove sarebbe adesso, chissà con chi o cosa avrebbe fatto. Invece, il destino aveva continuato a girare perché, secondo lui, Neptune non poteva semplicemente starsene tranquilla da qualche parte. C'era qualcosa di speciale nella sua storia, in quella memoria andata perduta e quell'aspetto fin troppo bizzarro. Chissà se esisteva qualcuno come lei al mondo, qualcuno che la stava aspettando e a cui importava della sua scomparsa. Forse c'era o forse no, ma erano momenti come quello che riuscivano a sovrastare i pensieri della ragazza. Viaggiare come se si volasse, colte dal brivido d'eccitazione dato dalla fuga, sapendo di star prendendo in mano la propria vita, proprio in quel momento. È la sensazione di essere padroni del mondo, quella scarica di adrenalina capace di far sorridere persino in una situazione critica fino a poco prima. Viaggiavano in una sconfinata palude. Non c'erano alberi, troppo pochi per essere ritenuti un ostacolo alla loro corsa; gli acquitrini rispecchiavano l'ombra del Mosquito che viaggiava leggero e silenzioso, mischiandosi, per la sua forma, alle zanzare e agli insetti che svolazzavano in quel luogo palustre. Poche piante, per lo più cespugli alti che spuntavano dalla melma, e una nebbiolina che, se le due ragazze non fossero state al sicuro dentro il mezzo, si sarebbe scoperto essere anche maleodorante, e mica poco. Shoko manovrava la cloche con aria esperta mantenendo lo sguardo eccitato dritto sulla strada. La giovane senza memoria la osservò, ammettendo di dover rivalutare l'idea che si era fatta di lei. Sì, era sconsiderata e folle, decisamente una ladra e sembrava non curarsi minimamente degli altri; eppure era decisamente determinata e capace, sapeva esattamente ciò che stava facendo e guardarla in azione era emozionante. Sembrava davvero una di quelle eroine un po' scapestrate che però conquistano il cuore dei lettori.

    Ti senti più tranquilla adesso, Nep?

    Si voltò a fissarla con un gran sorriso e tutta la paura e anche la rabbia che aveva provato lei mentre era convinta di morire scomparve. Era stato anche divertente sotto un certo punto di vista. Ridacchiò e si ripromise di dare più fiducia alla pilota, capì soltanto dopo che era la persona migliore che potesse incontrare in tutto il Villaggio. Forse, se non fosse inciampata sopra di lei e non l'avesse trascinata per Oto, la storia di Neptune si sarebbe conclusa nel peggiore dei modi, forse non sarebbe mai giunta nel luogo in cui il destino aveva deciso di indirizzarla. Tutto merito di quella folle ragazza.

    Sì, e scusa se ho urlato ma ho davvero avuto paura... Ma come fa a volare questo coso?

    Ah, con questi.

    Rispose l'altra dagli occhi ambrati, indicandosi i cavi attaccati alle tempie. La smemorata face un cenno d'assenso perché l'aveva intuito, solo non capiva come potessero riguardare la mobilità del veicolo.

    Praticamente trasmettono l'energia del pilota al mezzo. Quindi, in questo caso, il mio chakra serve da carburante.

    "Chakra... Io... conosco questa parola... Sono sicura di conoscerla..."

    Pensò Neptune, perdendosi tutta la breve lezione di Shoko su come i cavi e le cinture servissero per interpretare e manifestare le tendenze del pilota sul mezzo stesso, attraverso un complesso meccanismo inventato ad hoc che rendeva il Mosquito, assieme a molti altri, uno dei veicoli più tecnologicamente avanzati delle nuova generazione. Era rimasta davvero colpita da quella parola, al ragazza, ma se provava a ricordare qualcosa il solito capogiro le imponeva di rinunciare all'impresa. Chissà perché c'era questa sorta di blocco mentale che non le permetteva di pensare al passato. Magari aveva a che fare con l'incidente? Comunque prima o poi, secondo lei, sarebbe passato e sarebbe riuscita a ricordare ogni cosa. Osservava il paesaggio attorno a lei scorrere così velocemente da sembrare quasi irreale. La palude diveniva sempre più selvaggia e anche la nebbiolina diveniva a tratti più fitta, altre volte sembrava quasi scomparire. Il cielo era sempre limpido e il sole brillava pallido sopra le loro teste. Nep non aveva la minima idea di dove stessero andando ma, non appartenendo propriamente a nessun posto, non si sentiva agitata, come se il problema non esistesse neanche. Si chiese nuovamente se, prima di perdere la memoria, avesse avuto una casa, un posto in cui rifugiarsi. Dov'era? Perché si trovava così lontana da lì? Spontaneamente, fece conversazione per non incappare in quei pensieri che le provocavano un moto incerto tra confusione e nostalgia.

    Dove stiamo andando esattamente?

    Mmm, non ho proprio una meta precisa.. Però sicuramente devo andare a Suna, anzi, stiamo andando proprio verso il deserto!

    C'è il deserto a, ehm, Suna?

    Che domanda è? Quel posto è solo deserto! Ahahah! Ma è forte, non è la prima volta che ci vado. Ti piacerà, vedrai!

    Tra quante ore arriviamo?

    Tipo mezza giornata, forse un po' di meno se continuiamo ad andare così veloci!

    Eh?! Ma è troppo tempo! E come facciamo per il cibo? Eh? Guarda che muoio di fame!

    Shoko rise di gusto, aprendo lo zainetto accanto a lei e mostrandole le scorte alimentare che aveva sgraffignato a quei poveri cristiani che l'avevano rincorsa per mezzo villaggio. Neptune chiese il permesso all'altra e iniziò a mangiarsi un pezzo enorme di pizza bianca, sporcandosi tutta d'olio. Nel mentre, il Mosquito proseguiva dritto nonostante la pilota fosse molto attenta alla strada. Tirò fuori dalla tasca un pezzo di pergamena un po' vecchiotto e lo porse alla passeggera, spiegandole che si trattava della mappa delle Terre Ninja. Immediatamente l'altra mollò la pizza, troppo incuriosita da quei disegni d'inchiostro che mostravano un grande pezzo di terra diviso con strisce non lineari e circondato dal mare. C'erano dei simboli su ogni parte di terra che però, non essendoci alcuna legenda, lei non seppe riconoscere. Shoko notò come sembrava in difficoltà e la corsa le parve strana, ma forse non era altro che una straniera, venuta da una terra lontana. Fissandole poi i capelli lillà, gli occhi violacei e gli abiti strambi capì che, forse, era proprio una forestiera. Questo però la incuriosiva: perché mai una forestiera se ne stava tutta sola ad Oto senza neanche sapere dell'esistenza di altri villaggi? Decise però di non indagare, abituata com'era alle stranezze più disparate. Durante le sue esplorazioni aveva raggiunto posti incredibili e incontrato persone ancor più strane dalle storie più assurde, insomma, non era nuovo per lei incontrare gente dall'aria strana. Le spiegò quindi che esistevano, in quel continente, le Cinque Grandi Terre Ninja, Konoha, Suna, Iwa, Kiri e Kumo; oltre a questi grandi paesi, però, c'erano paesi minori che però avevano raggiunto o no una certa importanza. Uno di questi era proprio quello in cui si trovavano attualmente, Oto, famoso per i suoi campi di riso. Sulla mappa, indicò a Neptune il simbolo di Suna, "quella specie di tappo" come lo chiamava lei, spiegandole che avrebbero viaggiato al confine di numerosi paesi per arrivarvi. Raccontò poi come ogni paese avesse qualcosa di particolare che lo distinguesse dagli altri, solitamente legato al paesaggio. Konoha, per esempio, era famosa per la grande e selvaggia foresta, Kiri per essere un'isola parecchio nebbiosa, Kumo per i monti che la occupavano e, appunto, Suna per il grande paesaggio desertico. Mentre la ascoltava, la ragazza rimase completamente rapita da quei racconti, rendendosi conto che esisteva un vero e proprio mondo là fuori, così grande che per forza non sapeva da dove venisse! Chissà se la sua dimora si trovava a Iwa o a Kusa, se a Taki o a Konoha. Ripensandoci, si era risvegliata in una foresta, quindi poteva esservi arrivata da Oto o Konoha, ma anche da Kumo che, una volta scesi i monti, ci si ritrovava comunque nella foresta; e se invece fosse arrivata su una nave da Kiri? La sua mente viaggiava tra quei pensieri, pensando e ripensando a quei ricordi inesistenti finché il sonno sopraggiunse e la ragazza, con aria tranquilla, si addormentò. Nonostante l'armonia che regnava nell'abitacolo e il viaggio proseguisse tranquillo, i sogni della ragazza furono agitati.

    *Si trovava sospesa in un liquido fresco che la faceva galleggiare. Lo sguardo verso la luce, sopra di lei, che si allontanava sempre di più. Si trovava nell'oceano, scendendo sempre di più in profondità ma continuando a respirare. Intorno a lei non c'era nulla, i pesci e ciò che dovrebbe trovarsi in un paesaggio marino erano tutti spariti, c'era solo lei, scendendo lentamente verso il fondo degli abissi. Vedere la luce del sole che si allontanava sempre di più la spaventava, non voleva lasciarla andare. Protese un braccio in avanti ma il suo corpo era immobile. E scendeva, scendeva, mentre i suoni erano quelli dell'acqua che la accompagnavano verso la discesa. Più il suo corpo andava giù più sentiva freddo perché la temperatura scendeva.

    "Perché sto affondando? Non voglio... Voglio risalire in superficie!"

    Semplicemente non poteva, era costretta a scendere immobile senza poter fare nulla. Avrebbe visto la luce continuare ad allontanarsi finché tutto sarebbe diventato buio e freddo. A quel punto...*

    D-dove... mi trovo...?

    I suoi grandi occhi brillanti si aprirono, un po' inumiditi per via del sonno, infastiditi dalla luce che penetrava il vetro del tetto del Mosquito che continuava ad avanzare a qualche metro dal terreno, a velocità costante. Ma Neptune scoprì che il paesaggio era cambiato: attorno a loro non c'era nulla se non dune sabbiose, distese di polvere dorata. Era a Suna, il Paese del Vento, nel suo temibile e selvaggio deserto.

    Ma quanto va veloce questo affare?! Mezz'ora e siamo già arrivate!

    Eh? Ma quale mezz'ora, sono passate tipo dieci ore... Sono stanchissima...

    Cosa?! Ma ho dormito per così poco tempo... Possibile che...

    Erano una più sconvolta dell'altra. Shoko era davvero stanca, forse anche troppo visto che il Mosquito cominciava a perdere velocità; Neptune era davvero scossa per il suo sogno, non tanto per la natura di esso quanto per la durata. Le era davvero sembrato si trattasse di una decina di minuti e, tra risveglio e fase rem, le sembrò passata giusto una mezz'ora, invece aveva dormito per dieci ore, chissà quanto era durato quel sogno. Era stato anche strano. Forse era legato al suo passato? L'incidente che le aveva fatto perdere la memoria era proprio quello vissuto nella dimensione onirica? No, e come poteva essere? Non si perde mica la memoria affondando in acqua... E anche se fosse, si disse la ragazza, qualcuno avrebbe dovuto salvarla e quindi perché abbandonarla in una foresta? Shoko sospirò, stiracchiandosi. Il deserto scorreva attorno a loro identico, misterioso e sconfinato.

    Non so per quanto potrò reggere ancora...

    Detto fatto, improvvisamente divenne pallida e la velocità diminuì. Appena dieci secondi più tardi, il Mosquito era a terra, nel bel mezzo del nulla desertico. Shoko era stanca morta e, purtroppo, le brutte notizie non arrivano mai da sole.
     
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    ~ Davvero, la (s)fortuna è cieca ~


    Il boato del motore divenne un sibilo sommesso per poi tramutarsi in silenzioso nulla. Niente, il Mosquito era morto. Anzi, per essere precisi era Shoko ad aver finito quasi completamente la sua riserva di chakra, completamento prosciugato dal mezzo. Si staccò le ventose dei cavi dalla fronte sudata, abbandonandosi sul sedile. Aveva decisamente osato troppo e, adesso, erano rimaste a piedi, nel bel mezzo del deserto. Neptune, comunque, non aveva alcuna intenzione di affibbiarle la colpa o simili, anzi, le era grata per averla portata fino a quel punto. Le passò una borraccia d'acqua che la pilota svuotò in pochi secondi, mentre l'altra iniziava ad avere caldo. Purtroppo, si erano fermate proprio sulla sommità di una duna e il sole stava proprio sopra di loro, così che attraverso il tetto di vetro arrivasse un gran calore, quasi insopportabile. Scambiandosi un'occhiata complice, aprirono il tetto e saltarono giù dal mezzo, atterrando sulla sabbia che le fece barcollare. Guardandosi intorno le due capirono di essere capitate nel punto peggiore di quel deserto, proprio nel bel mezzo del nulla. Non un'oasi in lontananza, uno scorcio di villaggio che si profilava all'orizzonte, niente di niente. E il sole era allo zenit, per giunta. Si trovavano in una situazione non molto piacevole insomma. E le cose erano destinate a degenerare perché, si sa, la sfortuna, come la fortuna, è cieca. Infatti, caso volle che una banda di predoni del deserto avesse da poco preso con se un tipo non molto sveglio, piuttosto giovane ma parecchio tonto. Era il cugino di uno di loro e aveva espresso il desiderio di aggregarsi ai nove, così che, piagnucolando qua e là, alla fine era entrato a far parte della banda. Tutti e dieci non facevano nulla di che, erano anche parecchio fifoni ma occasionalmente derubavano qualche carro. L'ultimo arrivato era decisamente euforico per il suo nuovo impiego, come lo chiamava lui, fin troppo euforico. Infatti, si era perso la spada che gli altri avevano rubato per lui nel bel mezzo del deserto. Fu questa la sfortuna di Neptune e Shoko perché la banda di predoni era passata proprio per di là, dove adesso il Mosquito giaceva al suolo silenziosamente. Quando i dieci equini con altrettanti briganti scavalcarono la grande duna, invece della spada che cercavano trovarono quindi il grande mezzo e le due ragazze, tutte sole. Inizialmente si fermarono, schierati, osservandole. Shoko capì subito che si trattava di predoni ma a Neptune sembravano solo un branco di cretini con i turbanti bianchi e il volto mascherato. I dieci si scambiarono un'occhiata d'intesa, scendendo dai cavalli con sorrisi minacciosi. A quel punto la ragazza senza memoria si ricordò dei tre uomini e, capendo al volo la situazione, sbuffò contrariata.

    Che palle! Ma perché gli uomini sono così stupidi? Cosa avete nella testa, eh? Criceti?!

    Urlò loro mentre Shoko si grattava la testa, confusa. I dieci si fissarono e le loro espressioni cambiarono. Adesso erano infuriati. Sguainarono le sciabole e si lanciarono contro le due. A quel punto tutto cambiò. La ragazza dai grandi occhi violastri si bloccò, terrorizzata dalla vista delle armi. Il suo cuore iniziò a battere forte e il suo corpo si irrigidì. Qualcosa sembrò bloccarla, una sorta di censura mentale che le impedì di reagire in qualsiasi modo, persino di pensare. Sarebbe rimasta ferma ad osservare quella che forse sarebbe stata la sua fine. Ma così non fu. Shoko, seppur stanca morta e con la propria riserva di chakra agli sgoccioli, avanzò, stupendola. Gli occhi di Neptune erano rapiti da quella figura che, improvvisamente, aveva unito le mani e cominciato a farle assumere pose strane, mai viste prima e quasi spaventose perché a lei incomprensibili. Fu lì che sentì qualcosa scattare dentro di se. Lei sapeva cosa fossero quelle pose, ne era certa anche se non riusciva a ricordare.

    Fuori dalle palle, brutti balordi!

    Tecnica della Moltiplicazione del Corpo!

    Le venne naturale, come respirare. Quando provò ad unire le mani esse si mossero in quel modo così strano, da sole, e quando si unirono Neptune esclamò quella strana frase che non aveva mai sentito in vita sua. Le venne spontaneo, come se fosse parte di lei. Improvvisamente spuntarono dal nulla una dozzina di ragazze identiche a lei che disorientarono i briganti, arrestando la loro corsa. La ragazza non capiva, non credeva ai suoi occhi. Come era possibile tutto ciò? Shoko sorrise e, portandosi una mano alla bocca, sputò un'enorme sfera di fuoco. L'altra indietreggiò spaventata e ammirata da ciò e dentro di se sentiva lo stesso senso di familiarità. Cos'era quella sensazione così bizzarra? Dentro di se sentiva vorticare qualcosa, qualcosa che le innervava ogni cellula, un'energia che non ricordava di avere. Non riusciva a comprendere. Si guardò le mani, dimenticandosi di ogni altra cosa ma i briganti se l'erano già data a gambe levate. C'era qualcosa che aveva dimenticato, qualcosa di davvero importante che cercava di venire fuori, proprio come allora. La stessa sensazione di familiarità sentendo la parola "chakra" e vedendo le pose delle mani, tutto combaciava, le due cose erano legate, ne era più che certa. Ma cosa avevano a che fare con lei? Chi era davvero?

    Fiuu! Meno male che se ne sono andati! Nep, non mi avevi detto di saper usare i Ninjutsu!

    Shoko si stava stiracchiando con un gran sorriso stampato sul volto. Non sembrava neanche più così stanca. L'altra la guardò, confusa come sempre. Non aveva capito a cosa si stesse riferendo, cos'è che sapeva usare lei? La pilota notò la sua espressione così rise e decise di spiegarle direttamente tutta la faccenda, anche se dentro di se non poteva più nascondere il fatto che la sua accompagnatrice avesse qualcosa di diverso, qualcosa di strano. Adesso spuntava fuori che era in grado di usare le Arti Magiche ma non sapeva neanche cosa fossero, decisamente bizzarro.

    Nep, i Ninjutsu sono le Arti Magiche, hai presente? Se riesci a controllare il chakra puoi utilizzare anche le Arti Magiche e quelle Illusori... le illusioni, Nep! Ma davvero sai usarle senza neanche sapere cosa siano?

    Veramente io...

    Distolse lo sguardo ma sentiva di dover raccontare al verità alla ragazza. L'aveva portata fino a quel punto e le aveva appena salvato la vita, non poteva mentirle in quel modo o nasconderle la verità, per di più, forse avrebbe potuto aiutarla. Così prese un bel respiro e disse le cose chiare e tonde, così come stavano.

    Ho perso la memoria. Mi sono svegliata stamattina in una foresta... ma non ricordav.. non ricordo, nulla. Solo il mio nome. Non so perché prima sono riuscita a fare quella cosa, non so neanche perché l'ho fatto, mi è venuto naturale, ecco...
    So che probabilmente non mi credi ma...


    Perché non dovrei crederti? Anzi, questo piega tutto! Mi sembrava che avessi la faccia fin troppo confusa, ahahah!

    Neptune fu stupita dal vedere quella risata così sincera ancora una volta. Shoko le credeva e le era stata accanto senza chiedere nulla, così, spassionatamente, come fossero amiche. Anche adesso le credeva nonostante la storia dell'amnesia potesse sembrare assurda. La ragazza dai capelli corti e blu si fece improvvisamente seria, i suoi occhi color oro brillarono mentre incontrava quelli ametista di Neptune, la ragazza senza memoria.

    Credo che quando si perde qualcosa bisogna andare alla ricerca di altro. Tu hai perso la memoria, Nep, ma puoi crearti nuovi ricordi! E magari recupererai anche il passato ma l'importante è non fermarsi mai! Forse è il destino che ti ha fatto dimenticare ogni cosa, forse perché il tuo posto non era quello a cui appartenevi... Sì, ho capito! Nep, devi trovare il luogo adatto a te! C'è sicuramente qualcosa a cui sei destinata là fuori, devi solo raggiungerla!

    Quelle parole la colpirono, erano state così dirette e sincere da lasciarla senza difese. Sì, qualcosa in lei era d'accordo con la pilota, era convinta che là fuori ci fosse un luogo che la richiamava, la stava aspettando da sempre. Ma la fantasia era braccata dalla realtà e Neptune capì che non c'era modo di raggiungerla. La verità era che era sola e senza memoria, un minuscolo pesce che si trova improvvisamente a dover navigare in uno sconfinato oceano.

    Ma... come posso raggiungere quel posto? Non ricordo nulla, non so nulla. Non so neanche dove mi sono risvegliata, non ho proprio idea di cosa ci sia la fuori ad aspettarmi... E se invece non raggiungessi mai quel posto? Se fossi costretta a vagare... per sempre, senza memoria? Come raggiungo qualcosa che non so neanche se esiste?

    Shoko si avvicinò a lei, fissandola dritta negli occhi che risplendevano al sole. Neptune sentì il cuore batterle forte mentre, delicatamente, l'altra puntò il dito sul suo petto, in alto, a sinistra, proprio dove provenivano i battiti.

    Con questo. La tua memoria e la tua conoscenza non possono aiutarti, sei come un bambino che respira per la prima volta quindi... Vai dove ti porta il cuore. Segui il tuo istinto e non potrai mai perderti!

    C'era qualcosa in quel sorriso così sincero e spassionato che portò Neptune a crede alle sue parole. Il cuore le batté ancora più forte mentre accettava la realtà. Avrebbe seguito il consiglio della ragazza, non si sarebbe mai fermata e avrebbe lottato per riconquistare i suoi ricordi e crearne degli altri. Improvvisamente realizzò che seppur si conoscessero da mezza giornata, Shoko era in assoluto la persona più cara, l'unica che avesse al mondo. Ricambiò il suo sorriso mentre un sinistro tonfo avvertiva entrambe che il Mosquito era sprofondato sotto la sabbia. Risero a quella scena, trovandola estremamente buffa. Poi si ricordarono che lo zainetto di Shoko era ancora dentro e si precipitarono per tirarlo fuori. Fortunatamente fecero giusto in tempo a lanciarsi giù dal mezzo prima di ritrovarsi fin sotto la sabbia che iniziava a scottare, ma lo zainetto era salvo! A quanto pare il loro viaggio sarebbe continuato a piedi, ma purtroppo il destino aveva previsto una separazione imminente. Shoko tirò fuori una sacchetta, riempendola di qualcosa da mangiare e porgendola all'altra che non capì quel gesto. Intuì però che il loro viaggio assieme stava per giungere al termine.

    Vorrei averti conosciuta prima, avremmo potuto divertirci decisamente di più, ma ho raggiunto il mio posto. Partirò con la Gilda degli Esploratori che mi aspettano a qualche chilometro da qui. Devo realizzare il mio sogno. Vedi, quando ero piccola lessi di una gemma così lucente da battere in brillantezza qualsiasi altra luce, era uno di quei tesori dei quali anche l'esistenza non è certa, ma da allora ho deciso di trovare quella pietra, per questo sono riuscita ad entrare a far parte della Gilda, sono sicura che viaggiando con loro la troverò.. Oggi inizierò per davvero a rincorrere il mio sogno, Nep... Mi dispiace solo di doverti lasciare, però.. qualcosa mi dice che ci rivedremo, non credi?

    Un misto di nostalgia, tristezza, confusione ma anche speranza animava la giovane ragazza che aveva perso la memoria e aveva avuto la fortuna di trovare una persona come Shoko a starle vicino. Forse si era affezionata anche troppo alla ragazza, troppo rispetto al breve tempo che avevano trascorso assieme. Ma non poteva non essere triste per la sua partenza e non nascondeva a se stessa che avrebbe voluto far perdurare quella giornata per tanto tanto tempo. Ma era quello il loro fato, si sarebbero divise in quel deserto. Un velo di tristezza aleggiava nell'aria ma, invero c'era qualcosa che aveva legato le due ragazze ed entrambe sapevano, nel profondo del cuore, che si sarebbe rincontrate di nuovo. Per questo continuarono a sorridersi senza crogiolarsi nella nostalgia ma gioendo della fortuna che avevano avuto conoscendosi.

    ... Sì, Shoko, ne sono sicura anche io! Spero che riuscirai a trovare la pietra! E intanto anche io troverò qualcosa di importante per me.. E chissà, forse ritroverò anche la mia memoria!

    Si scambiarono un abbraccio, pronte per separarsi definitivamente. Solo il tempo poteva sapere se le due avrebbero potuto rincontrarsi in futuro
    Se n'era andata ma non allo stesso modo dei suoi ricordi. Il viso, la voce, la breve e intensa avventura condivisa insieme era marchiata a fuoco nella sua memoria e, mentre si allontanava sulla sabbia, Neptune capì che non l'avrebbe mai dimenticata. Era impossibile abbandonare un ricordo che prima della mente si era insinuato nel cuore.
     
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    ~ Verso una nuova Speranza ~


    Il sole cocente scottava sulla bianca pelle di Neptune che non poteva ripararsi in alcun modo da quella tortura naturale. Ansimava per via del caldo e della fatica, e come biasimarla, stava camminando da ore! Una volta separata da Shoko non poteva certo rimanersene con le mani in mano nel bel mezzo del deserto, per questo aveva proseguito il cammino a piedi, seguendo la direzione originaria del Mosquito che riposava sepolto sotto la sabbia. I suoi passi affondavano nella sabbia, il suo corpo era incapace di camminare senza barcollare tra quelle dune che sembravano quasi astratte tanto le loro forme erano casuali. Vere e proprie colline sabbiose che improvvisamente si abbassavano, tramutandosi in lande desolate, dove dei monti sembravano innalzarsi in lontananza ma se fosse una visione reale o un'allucinazione questo la protagonista non poteva saperlo. Semplicemente continuava a camminare senza meta, sempre più stanca e confusa. Le parole dell'esploratrice l'avevano toccata nel profondo, aveva creduto davvero che il suo istinto potesse aiutarla ma adesso si rendeva conto che, per quanto istinto avesse, si trovava da sola, nel deserto, senza memoria, senza acqua (in un attacco di sete si era scolata la borraccia in un sol sorso). Ora che il momento di mistica amicizia e impavido ottimismo era passato, la ragazza si rese finalmente conto di aver preso un muro in faccia. Come le era saltato in mente di avventurarsi da sola per il deserto? Non riusciva a capacitarsene ma ormai era fatta, tornare indietro non sarebbe servito a nulla e non c'erano neanche certezze che avesse ritrovato la strada giusta. Ma sopratutto, che strada stava cercando lei che non apparteneva a nessun luogo? Dove sarebbe potuta andare in quelle condizioni? Sapeva solo il suo nome e, per quanto fosse vera, era convinta che non tutti avrebbero potuto credere alla sua storia come aveva fatto Shoko, magari l'avrebbero presa per bugiarda e per questo l'avrebbero lasciata a marcire da qualche parte. Non aveva nulla, né soldi né credenziali, era come se neanche esistesse, una ragazza che c'era ma burocraticamente non esisteva. Questo era il motivo del suo disagio e ritrovarsi sperduta nel bel mezzo di una landa desolata non aiutava affatto. Fermandosi parecchie volte, provò ad orientarsi col sole, siccome qualcosa in lei ricordava che ci si può orientare con la posizione delle stelle, ma quel come le sfuggiva. Tentò di ricordarsi la mappa delle terre che le aveva mostrato Shoko e bisogna dire che la ricordava benissimo, ma era comunque inutile se non si sapeva la propria posizione. Da qualsiasi punto di vista guardasse la situazione, Neptune non trovava neanche un fattore positivo, le sembrava semplicemente di star vagando verso la sua fine e già immaginava come avrebbe lasciato il mondo, dopo neanche un giorno di vissuto. Sarebbe morta di sete per poi essere sbranata dai lupi (anche se non era sicura esistessero lupi nel deserto), o forse dagli avvoltoi. Altrimenti sarebbe stata mummificata sotto la sabbia e ritrovata qualcosa come tremila anni dopo. C'era poi la possibilità che si formasse improvvisamente un gigantesco cratere e la inghiottisse, catapultandola in un mondo sotterraneo dove creature oscure e antiche se la sarebbero mangiata (sì, aveva una fissa col cibo la ragazza). Le aveva pensate proprio tutte: trascinata dal vento verso un tornado, investita da un altro Mosquito a folle velocità, infilzata come uno spiedino dalle spada della banda di predoni che erano tornati indietro. Tuttavia non aveva per niente preso in considerazione l'eventualità che potesse sopravvivere. Ad ogni passo rallentava sempre di più, attanagliata dalla sgradevole sensazione di essersi perduta in via definitiva. Una parte di lei aveva ancora il coraggio di andare avanti e di sperare nelle parole di Shoko; non voleva morire nel bel mezzo del deserto, desiderava trovare il luogo che il suo istinto bramava. Dovo concentrarmi, si disse, chiudendo gli occhi e sforzandosi di captare qualcosa, un segno che le indicasse la retta via, ma non accadde nulla. Agitata, tentò nuovamente di ricordare uno strascico dei suoi ricordi perduti ma il capogiro la fermò di nuovo. La sua testa prese a vorticare e tutto, dentro di lei, tremava. Tremava violentemente per giunta. Adesso quel tremolio si era esteso a tutto il corpo che vibrava non riuscendo a stare in piedi. Eppure il dolore stava passando. Perché tutto tremava? E all'improvviso il segno che stava aspettando apparve chiaro ed evidente davanti ai suoi occhi. Purtroppo la ragazza non ne fu estasiata, ben pochi lo sarebbero stati. Era più spaventata che altro.

    WHAAAAAAAH!!!! CHE DIAVOLO È QUELL'AFFARE?!

    Spiegare a se stessa cosa fosse quel coso era impossibile. Un corpo che si estendeva per cento metri, scuro e ricoperto di una corazza scagliosa, con una lunga coda che sembrava una clava. Quel gigantesco essere spuntò improvvisamente da sotto la sabbia, facendo tremare le dune e il terreno stesso come fosse il padrone del deserto. Neptune osservò immobile, senza neanche respirare, quel gigantesco titano che, come se nulla fosse, inarcò la schiena e virò a destra, infilandosi di nuovo sotto la sabbia con un fragore assordante. Così come era venuto se ne andò, lasciando la povera ragazza senza parole, ancora con il batticuore. Si riprese dallo shock un minuto più tardi, dopo aver scosso la testa e continuato il suo viaggio. Purtroppo per lei le calamità naturali non erano ancora finite. La poverina, dopo dieci minuti di cammino in cui la temperatura scese precipitosamente nonostante fosse ancora pomeriggio non troppo tardi, si ritrovò vittima di un evento molto comune nel deserto ma non per lei: una tempesta di sabbia. Fu davvero sgradevole. Un polverone di sabbia la raggiunse ancor prima che potesse accorgersene e si ritrovò in un batter d'occhio nel cosiddetto occhio del ciclone. Strascinata di qua e di là dovette sorbire impotente la violenza di quella tempesta di sabbia che sembrò durare secoli. Inciampò per le dune, rotolò giù e ingoiò così tanti granelli di sabbia che pensò quasi di morie. Poi, all'improvviso si risvegliò come da un lungo sonno, spaesata. Il sole le dava fastidio agli occhi e la sabbia si era fatta improvvisamente più dura, come se non si trovasse più tra le dune. Scombussolata, si mise in piedi, guardandosi intorno e restando meravigliata.

    uHZOg53
    Ancora non lo sapeva, (e come avrebbe potuto?) ma Neptune non si trovava più nel Continente Orientale, patria degli Shinobi, tuttavia, non era neanche giunta all'antico e misterioso continente Occidentale. Caso volle che si trovasse nel bel mezzo di un qualcosa che era sorto come una tamerice, un qualcosa nato dalla disperazione e cresciuto con la speranza. Improvvisamente qualcosa sembrò risvegliarsi dentro la ragazza. No, non erano i suoi ricordi. Il cuore le batteva forte mentre una sensazione quasi ultraterrena le ordinava di andare avanti senza mai fermarsi. Fu allora che capì: era il suo istinto! Lo seguì ciecamente, addentrandosi in quella landa arida, osservando ammassi rocciosi di notevole grandezza, vallate sconfinate di puro deserto, oasi lontane e quasi immacolate, altopiani in lontananza e pianure ripide che davano sugli abissi, finché non giunse ad un promontorio molto alto. Non c'era altro che volesse fare se non scavarlo, ormai sentiva di essere sulla retta via. Il suo sorriso brillava nonostante la fatica perché il suo cuore aveva capito ancor prima di lei che era quello il suo posto. Salì il promontorio fino ad arrivare in cima e quando guardò dall'altra parte ebbe un tuffo al cuore. Un piccolo villaggio diroccato, in rovina, continuava a vivere e pulsare nel mezzo di quel nulla. Da lì, se qualcuno avesse casualmente alzato lo sguardo, avrebbe visto quella strana ragazza senza memoria osservare il mondo davanti a lei, l'avrebbe vista scendere giù senza curarsi di potersi fare male, l'avrebbe vista correre verso la sua ultima speranza. Senza più ricordi, sola con il proprio nome, Neptune scelse per se il luogo più diverso da lei, più lontano e inadatto, paradossalmente l'unico in cui sarebbe stata bene. Con la fiducia nel proprio cuore, la ragazza senza memoria giunse ad Ishivar, il Paese della Speranza.

    Finita. Si trattava di una pq introduttiva (ma non troppo) del pg. Non è granché ma devo ancora calarmi bene nella parte :asd:
     
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  6. ~Dan
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    62. Et voilà!
     
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5 replies since 13/7/2015, 17:21   114 views
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