Il risveglio

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar


    Group
    Tetsu's Samurai
    Posts
    7,137
    Location
    The Spiral

    Status
    Offline

    ~ La ragazza addormentata ~


    I raggi del sole filtravano attraverso gli alberi, così lucenti da darle fastidio persino ora che aveva gli occhi chiusi. Le sembrava di non averli mai aperti in vita sua ma non poté riflettere su questa ipotesi abbastanza perché il dolore alla testa era troppo lancinante per permetterle di concentrarsi su altro. Una fitta che sembrava non volerla lasciare andare, rendendo opache le sensazione date dagli organi di senso, completamente inibiti. Solo attraverso le palpebre la raggiungeva quell'illuminazione fastidiosa e il male al capo sembrò aumentare. Iniziava a captare qualcosa, dei rumori strani e lontani, come un'eco che però risuonava in superficie mentre lei nuotava sott'acqua. La prima sensazione che sentì fu quella del proprio corpo, disteso su qualcosa di molto duro e scomodo, leggermente umido. Aveva i muscoli e indolenziti, gli arti intorpiditi, come addormentati. Non riusciva ancora a muoversi completamente ma le dita delle mani e dei piedi facevano piccoli scatti, tentando di riacquistare mobilità. Stesa a terra, chissà dove, sentiva il battito regolare del proprio cuore e il proprio profondo respiro. L'aria che respirava era fresca e umida al contempo, come se avesse piovuto da poco, appena qualche ora. I piedi della ragazza cominciarono a muoversi pian piano mentre le mani si aprivano e si chiudevano a comando. Stava riprendendo finalmente il controllo. Il mal di testa non le dava pace, eppure adesso capiva, seppur con occhi ancora chiusi, dove si trovasse. Sentiva il rumore del vento tra le fronde degli alberi, il gracidare delle rane, lo sbattere d'ali e il cinguettio degli uccellini. Doveva trovarsi in una foresta o in un bosco, forse solo in un grande prato. Non l'avrebbe mai scoperto se avesse continuato a starsene immobile al suolo. Eppure quel pulsare sulle tempie era indescrivibilmente fastidioso. Aveva forse avuto un incidente o qualcosa del genere? Aprendo la bocca, sentì l'aria soffiarla sulle labbra secchissime. Trattenne il respiro e aprì lentamente gli occhi. Il sole era lì a fissarla, sopra di lei e solo oscurato dalle chiome degli alberi verdi. Infastidita, la ragazza mugolò portandosi le mani al volto, inaspettatamente quel gesto fu istintivo. Forte di ciò, contrasse gli addominali e si mise a sedere, con le gambe ancora intorpidite. Un fischio sordo, come provocato dalla locomotiva d'un treno esplose nella sua testa. Vi portò le mani come per scacciarlo via, digrignando i denti per il dolore. Eppure sembrò essere stata l'ultima offensiva di quel mal di testa che, incredibilmente, svanì all'istante, sempre di più, lasciandola libera in una decina di secondi. Le rimase solo il vago senso di smarrimento. Si guardò intorno, confusa, osservando i colori del bosco come qualcosa di nuovo, che non aveva mai visto. Le cortecce scure e selvagge degli alberi erano ricoperte di resina, le foglie avevano ogni forma e dimensione e potevano assumere varie sfumature di verde. L'erba era ancora fresca di rugiada, o forse era pioggia, per questo aveva sentito quella sensazione di bagnato, prima. Era sola, in uno spiazzo erboso circondato da alberi.

    D... dove sono... ?

    Sentire per la prima volta la sua voce le sembrò quasi nuovo, come se non l'avesse mai ascoltata prima. Si era interrogata su dove fosse e, guardandosi intorno, capì che "una foresta" era una riposta generica ma alquanto esatta. Ma c'era decisamente qualcosa che non andava, una sensazione che non voleva lasciarla andare, forse era persino legata a quel mal di testa che era svanito improvvisamente. Paradossalmente, si rese conto che in lei sussisteva il concetto di Bosco, ma quella era la prima volta che ne vedeva uno. Purtroppo, si rese conto che quella sensazione problematica, quello smarrimento non riguardava solo il bosco in questione. Tutto era nuovo per lei, seppur sapesse di cosa si trattasse a primo sguardo. Sapeva di essere stata distesa sull'erba ma quella era la prima volta che toccava i sottili e selvaggi filamenti verdi che ricoprivano il suolo. Sapeva cosa fosse il sole ma i suoi raggi a infastidivano per la prima volta. L'aria, gli uccelli, il cielo, le nuvole, tutto faceva parte del suo bagaglio di conoscenze teoriche, che per la prima volta, in quel momento, si trasformavano in conoscenza pratica. Confusa e leggermente agitata, si portò le mani alla testa, cercando di ricordare. Ottenne solo un nuovo e fugace seppur molto intenso mal di testa. Riprovò più volte, nei minuti a seguire, scoprendo con orrore e riscoperta agitazione che, seppur si concentrasse, non riusciva a trapelare in lei alcun ricordo. Semplicemente non ne aveva. Capiva dove si trovasse ma difatti non ricordava di essere mai stata in un bosco. Possibile che quella ragazza non avesse alcun ricordo? Era così, se ne rese conto cercando il minimo indizio nella sua testa: aveva perso la memoria. Stranamente... non entrò nel panico, non cominciò a urlare né pianse disperatamente. Era come se, non avendo nulla da ricordare, nulla potesse mancarle. Era come essere appena venuti al mondo. Si sentiva solo stranamente stanca e confusa. Si guardò finalmente le mani e i piedi, scoprendo che indossava degli abiti, non era nuda. I suoi piedi erano ricoperto da una particolare calzatura chiamata "scarpa", questo la sapeva. Indossava scarpe color lillà e le sue gambe erano ricoperte da lunghe che però si rese conto somigliare più a lunghi calzini, due lunghe calzini a righe azzurre e bianche. Scorrendo lo sguardo verso l'alto, si rese conto di indossare un vestito abbastanza corto ma non attillato né pesante, viola e rosa, con uno strato di pizzo bianco all'estremità inferiore. Non aveva le maniche ma, in compenso, la ragazza indossava una corta giacchetta con il cappuccio, il tutto bianco e lillà al contempo. Calandosi il cappuccio sulla testa, non si rese conto che i suoi abiti erano alquanto strani, ma non poteva saperlo perché, per quanto cercasse di ricordare, non ricordava di aver mai incontrato nessuno con cui fare un confronto, eppure era certa che esistessero suoi simili, anzi, sapeva che il mondo ne era pieno. Eppure, era sola e da quanto non ricordava lo era sempre stata. Si grattò la testa con un sospiro. Sentiva a tatto che i capelli non erano né lunghi e né corti ma costantemente spettinati, e solo per le punte che le arrivavano talvolta negli occhi capiva che erano chiari ma non biondi, di un viola pallido, o forse di un azzurro ancora più chiaro. Non aveva specchi quindi l'immagine di se stessa era semplicemente mentale e parecchio confusa. Decise che guardarsi in faccia era indispensabile, sentiva di dover capire quale fosse il suo aspetto. Si alzò in piedi, ritrovandosi a barcollare sui suoi stessi passi. Era bassina ma non avrebbe saputo dire rispetto a chi o cosa. Si guardò intorno, confusa. Solo il rumore di una corrente la spinse ad avventurarsi nell'ignoto e, dopo qualche minuto, scorse un piccolo torrente, nel bel mezzo dell'erba. Vi si inginocchio vicino e, trattenendo il respiro, si sporse. L'immagine riflessa sulla superficie chiara le mostrava un volto giovane e dai bei lineamenti. I capelli erano spari qua e là, non biondi né azzurri o rosei, solo di una sfumatura lillà. Gli occhi che la squadravano con curiosità, invece, erano grandi e color ametista, seppur non sapesse neanche cosa fosse. Rimase quindi in quel modo, ad osservare la propria immagine riflessa nel torrente. Improvvisamente, qualcosa le tornò in mente, una parola strana, uscita dal suo inconscio, un richiamo che non sapeva spiegarsi così familiare, quasi come se le appartenesse. Prima che potesse pensarlo, fu la sua voce a pronunciarlo.

    Neptune.

    Senza altro da dire, capì di aver appena pronunciato il suo nome. Non c'erano dubbi, le apparteneva. Fissava il suo riflesse e pensava che non avrebbe potuto possedere altro nome se non quello. Così, Neptune ritrovò il suo nome. Inusuale e certamente misterioso, ma era il suo e vi si affezionò all'istante. Si sentì felice e quella fu un'emozione vera e reale, perché sentita per la prima volta. Aveva quasi acquistato più coraggio. Si alzò in piedi, fissando il cielo limpido sopra di lei. Non sapeva perché si fosse risvegliata in quel bosco né come o perché vi fosse arrivata. Ma sapeva che i suoi ricordi erano completamente andati; ritrovarli, in realtà, sembrava non essere il suo primo pensiero, come se non ci fosse nulla da ricordare. Ma si incamminò dall'altra parte rispetto alla sua posizione. Da tutta la confusione e lo smarrimento di quel momento, Neptune capì che c'era qualcosa ad aspettarla, fuori da quella foresta.
     
    .
  2.     Like  
     
    .
    Avatar


    Group
    Tetsu's Samurai
    Posts
    7,137
    Location
    The Spiral

    Status
    Offline

    ~ Belle persone con cattive intenzioni ~


    Neptune sapeva, in qualche modo ricordava, che le foreste i boschi fossero vaste zone verdi, dove crescevano alberi, cespugli e tanta tanta erba. Eppure sembrava non essersi resa conto che potessero essere così grandi. Camminava da quasi un'ora e non sembrava aver raggiunto nulla, le sembrava di ritrovarsi sempre nello stesso punto. Il paesaggio si confondeva intorno a lei e, oltre alla stanchezza, iniziava anche ad agitarsi. Le piaceva il posto, era piacevole osservare gli uccellini che cinguettavano tra i rami e gli scoiattoli, le lepri e le farfalle, tutti gli animaletti boschivi insomma, ma capiva di essere umana, non un picchio o un rospo, non era il suo habitat naturale. Stava cercando segni di vita umana, qualche essere come lei, con due mani e due braccia, con il quale poter interagire. Però era davvero sola, sembrava non esserci anima viva in quel posto e quella foresta era così grande che iniziava a tornarle il male alla testa. Possibile che non vi fosse modo di uscire? La ragazza dalla pelle chiara si fermava ogni tanto per riprendere fiato e riposare le gambe indolenzite. Le sembrava fin troppo strano non riuscire a trovare una via d'uscita, a meno che quella non fosse davvero una grande foresta. Non era un'opzione da escludere ma Neptune non conosceva nessun luogo, non ricordava alcun posto, quindi non poteva neanche riconoscere, in modo generico, la foresta, e tentare quindi di capire quanto fosse vasta o no. Era una situazione non proprio spiacevole ma alquanto seccante per lei. Ora che ci pensava, non aveva neanche idea di che ore fossero e poteva solo capire che fosse giorno dalla situazione del cielo. I suoi passi avanzavano imperterriti eppure iniziava vagamente a stufarsi di tutto quel camminare. Non era una ragazza molto paziente ma, sopratutto, era pigra. Se non avesse realmente sentito l'impulso di ricercare qualcosa che potesse aiutarla a capire dove si trovasse, non si sarebbe mai mossa da quello spiazzo erboso. Così, mentre camminava, decise che impegnare la mente avrebbe fatto a caso suo. Purtroppo, non ricordava giochi di parole o storielle divertenti, così decise di esaminare il suo corpo. Non aveva alcun livido o graffio, non aveva perso sangue ne si era sbucciata le ginocchia o rotta qualcosa. Abbozzò anche una tesi sul fatto di essere immacolata.

    "Se è stato un incidente a farmi perdere la memoria, dovrei avere qualche segno, come un trauma o roba così.. Almeno penso.. Uh... Avevo mal di testa ma non ho lividi né nulla in testa, quindi non ho subito impatti o cadute, altrimenti me ne sarei accorta... Aaaaaaah! Che rottura pensarci! Proprio io dovevo perdere la memoria?!"

    Forse era stato il Destino o forse no, ma era accaduto proprio a lei. Si chiese se c'era qualcuno che la stava cercando, proprio in quel momento, si chiese se anche lei avesse una mamma e un papà a cui voleva bene. Si sforzò di pensarci e il mal di testa tornò a tormentarla.

    Uffa, ho capito! Smetto di pensarci allora!

    Esclamò ad alta voce, prendendo a calci un sasso davanti a lei. Il piccolo minerale volò in avanti, rimbalzando al suolo. Fu per un attimo l'unico rumore estraneo ai passi della ragazza. Ella continuò a camminare, sforzandosi di riconoscere gli alberi che aveva intorno da quelli che già si era lasciata alle spalle, anche se ciò risultava praticamente impossibile. Quella foresta stava diventando quasi un labirinto e metteva a dura prova il suo spirito d'iniziativa. Il caldo, poi, non le era affatto amico. Seppur fosse vestita leggera non poteva non risentire dei raggi che si abbattevano sulla sua testa e, per di più, era davvero disidratata. Si chiese perché si era abbeverata al torrente ma era tardi per tornare indietro e ritrovarlo. Sembrava un cadavere mentre barcollava qua e là, desiderosa solo di qualcosa da bere e un po' d'ombra, ah, e di fuggire da quel posto. Si controllò le tasche ma non aveva nulla, non una mappa o una cartina, neanche un fazzoletto, proprio niente. Sbuffando, si lasciò cadere ai piedi di un albero dalla chioma così vasta da fare un bel po' di ombra sul terreno, infatti almeno lì si sentiva vagamente più fresca. Si stiracchiò, cercando di rilassarsi. Forse stava chiedendo troppo a se stessa, sarebbe stato meglio riposarsi per un po'. Così, poggiò la schiena alla corteccia dell'albero e chiuse gli occhi, sonnecchiando tranquillamente. Si sarebbe svegliata più tardi e avrebbe continuato il suo viaggio verso qualcosa, ma in realtà la storia non andò proprio in quel modo. Neptune non riuscì neanche ad addormentarsi del tutto perché qualcosa turbò i suoi sensi. Sentì dei passi che non avevano nulla di animale, erano passi umani. Pensò di star sognando ma, quasi istintivamente, aprì un occhio. C'erano dei volti pallidi ed entusiasti a fissarla.

    Aaaaaah! C-che cosa volete?!

    Non era proprio l'incontro che aveva immaginato. Scattò in piedi, allontanandosi da tre uomini accovacciati, che continuavano a fissarla un po' imbarazzati mentre agitavano le mani davanti a lei come per scusarsi o far vedere che non avevano cattive intenzioni. Due di loro erano praticamente uomini, con tanto di barba e capelli brizzolati, mentre il terzo era più giovane ma comunque era già un uomo. Erano disarmati ma la ragazza non aveva potuto non spaventarsi da quella vicinanza improvvisa; per di più, i tre non sapevano proprio cosa dire, come se non potessero in alcun modo giustificare il loro comportamento. Continuavano solo a lanciarsi occhiate criptiche ed osservare gli strani abiti e i capelli della ragazza. Ora che finalmente aveva un termine di paragone, dovette ammettere che sembrava molto diversa da loro, dai capelli scuri e gli abiti, come dire, normali, se quella era la normalità. Il più anziano tra loro, ad un certo, punto, si alzò, tentando si sorridere e protendendo le braccia in avanti, come per mostrare di essere completamente innocuo. Neptune non era del tutto sicura che lo fossero, ma era decisamente incuriosita dalla scena. Era quella la sua occasione di uscire da quel posto! Magari quei tipi sapevano come fare e le avrebbero dato un po'd'acqua, forse l'avrebbero condotta da qualche parte, come un villaggio. Per questo, seppur sulla difensiva, decise di non arretrare ulteriormente, cosicché anche i tre non si avvicinarono più del dovuto.

    Scusa se ti abbiamo spaventata, non era nostra intenzione, signorina. Non avere paura di noi, siamo brave persone, telo posso assicurare!

    Gli altri due scossero la testa in cenno d'assenso e il vecchio con la barba nera sorrise. La ragazza lo squadrò da capo a piedi e convenne che non sembrava affatto una cattiva persona. Era vestito non in maniera sudicia e non aveva graffi, tagli o sangue rappreso da qualche parte, che dava sempre l'aria di uno a cui piace fare a pugni. Ma ovviamente non poteva fidarsi del tutto, anche se iniziava a tranquillizzarsi.

    Mi chiamo Riku, e questi sono Kuu e Kai. Siamo contadini e temevamo ti fossi persa visto che te ne stavi tutta sola nella foresta. Puoi dirci il tuo nome?

    Mmm... mi chiamo Neptune.

    Neptune? Che nome strano, se posso permettermi! Vero, Kuu?

    Esclamò il giovane dai capelli biondi e lisci, facendo un sorriso così affascinante che la ragazza abbandonò il restante senso di inquietudine all'istante. Era quindi lui Kai, mentre l'altro, dai capelli biondi e brizzolati, era Kuu. Anche lui asserì che quello della donzella era un nome parecchio inusuale ma nessuno più commentò. Riku sembrava più impegnato nel convincere la ragazza a non starsene tutta sola in quel posto, con fare gentile e un sorriso stampato sul volto.

    Bhe, Neptune, non è buono che una giovane e carina ragazza come te se ne stia tutta sola nella foresta, sai? Se hai sete e fame possiamo darti qualcosa ma adesso non abbiamo nulla.

    Avete una casa, quindi?

    Gli altri due ridacchiarono della domanda piuttosto ingenua e divertente di Neptune, che arrossì di nuovo, non capendo cosa ci fosse da ridere. Riku, gentilmente, spiegò al situazione, sembrando quasi di poter leggere nel pensiero della ragazza dagli occhi di quella strana sfumatura ametista.

    Certo! Ma non nella foresta, ecco. Ahaha! È al villaggio, se vuoi possiamo andare fin lì, poi ognuno per la sua strada non preoccuparti. Eravamo solo preoccupati per te, credimi.

    Allora approfitterei dell'ospitalità, se non vi dispiace!

    Esclamò lei, incamminandosi con i tre sconosciuti per la foresta. Sembravano conoscerla davvero bene e le fornirono tante spiegazioni sulla loro posizione, rimanendo però confusi dal fatto che la ragazza non sembrava avere idea di ciò che dicessero. Spiegarono che si trovavano nella foresta tra il Paese del Fuoco e quello dei Campi di Riso, ma fu come parlare al vento visto che non sapeva neanche dell'esistenza di paesi chiamati così. Ad ogni modo, il sentiero che seguirono fece risparmiare loro molto tempo e ben presto si ritrovarono al delimitare della foresta, scorgendo in lontananza tante risaie e un villaggio in lontananza, che Neptune non aveva mai visto. Era il Villaggio del Suono, principale punto di riferimento del Paese dei Campi di Riso, come avevano detto Riku, Kuu e Kai. A proposito dei tre, la loro casa era adesso visibile ai loro occhi. Non era tra le mura del villaggio ma una modesta casetta di legno, completamente isolata dal resto, situata un centinaio di metri dai campi di riso. A giudicare dalle dimensioni modeste, Neptune capì che i tre non vivevano insieme e tanto meno lì, probabilmente era solo il loro punto di ritrovo per il lavoro o qualcosa del genere. Si sentiva tranquilla adesso e non vedeva l'ora di bere qualcosa. Non era semplicemente da quando si era risvegliata, le sembrava di essere disidratata da giorni interi. Entrarono nella casa e la porta cigolò in modo sinistro. Un brivido percorse la schiena della ragazza ma non ci fece caso poiché Riku si era già spostato verso il lavandino e stava riempendo d'acqua un bel bicchiere. L'interno era modesto e c'era uno strano odore, quasi di fieno. Assieme a Kai, Neptune si sedette al tavolo, afferrando e bevendo con foga il bicchiere che le aveva porto Riku, prima che continuasse a tirare fuori roba da mangiare. Kai le sorrideva ma lei era troppo impegnata a rifocillarsi per farci caso. Non si accorse minimamente che Kuu era sparito in un'altra stanza, né che Kai aveva chiuso la porta d'ingresso a chiave. Insomma, non si accorse di essere finita in trappola. Se non avesse perso la memoria, forse avrebbe saputo che uno degli insegnamenti che si riceve fin da bambini è "mai seguire gli sconosciuti, neanche se ti offrono le caramelle". Neptune ci era cascata in pieno. Non appena alzò lo sguardo dal piatto, dopo aver spazzolato una quantità industriale di biscotti al cacao, si rese conto che il giovane e il vecchio erano seduti proprio davanti a lei e la fissavano senza battere ciglio. Fu allora che iniziò a capire che c'era qualcosa che non andava. Il battito del suo cuore accelerò mentre un rivolo di sudore le scendeva lungo la schiena. Non le piaceva quella sensazione e non le piaceva per niente il fatto che mancasse uno di loro all'appello.

    Sei piena? Erano buoni i biscotti?

    Il suo tono era diverso, non sembrava davvero interessato alla sua salute e deglutii sentendo la voce della ragazza, spaventata. Kai divenne rosso e sembrò quasi sul punto di saltarle addosso, una visione che alla ragazza diede il voltastomaco. Non sta accadendo davvero, si disse.

    Sì, grazie... Quindi adesso, io vado eh...

    Ma come, di già? Perché non resti un altro po'?

    ...N-no...

    Riuscì a balbettare prima di scattare in piedi e voltarsi. Ma sbatté contro Kuu che le afferrò per i polsi. Con il cuore che le martellava nel petto, sentì lo spostarsi delle due sedie e, un secondo dopo, si ritrovò per terra. Neptune non aveva nessuno, era sola, non aveva neanche dei ricordi, aveva solo il suo nome. Eppure, capì in quel momento di non essere una normale ragazza. Quando ci si trova in pericolo, l'organismo rilascia una sostanza chiamata Adrenalina, questa sostanza provoca un aumento della frequenza cardiaca e una deviazione del flusso sanguigno verso i muscoli, il fegato e il cervello. Si dice che l'adrenalina, in una situazione di pericolo, dia quell'impulso che permette di scappare o combattere, è insomma ciò che riesce a salvarti la pelle. Neptune ne aveva così tanta in circolo che, successivamente, pensò fosse quello il motivo per il quale riuscì a fare ciò che, effettivamente, stava per fare. Non poteva sapere, poiché non aveva ricordi, che non era solo l'adrenalina ma la sua predisposizione naturale a farla agire in quel modo.

    Tienila ferma, Kuu!

    Ci sto provando ma 'sta qua si agita parecchio!

    Tra poco non riuscirà neanche a muoversi!

    Un attimo prima di perdere lucidità, Neptune vide il bel ragazzo dagli occhi verdi, Kai, che si avventava su di lei. Sentì le mani percorrerle le cosce e fu allora che si lasciò andare. La gamba che Riku le teneva ferma sfuggì alla sua presa, il tacco della scarpa si stampò sul naso del ragazzo che urlò e cadde all'indietro, tentando di fermare l'emorragia con le mani, tra mille lamenti. Il vecchio dai capelli neri riuscì ad afferrarle di nuovo le gambe e la ragazza le usò come perno per sollevare la parte inferiore del corpo, scalciando fuori finché il vecchio non poté fare nulla e la lasciò andare. Velocemente si voltò di fianco, sempre mentre l'altro le teneva stretti polsi, ma la ragazza chinò la testa e, invece di allontanarsi, gli si scagliò contro, colpendolo in faccia. Due di loro erano stesi e la ragazza era in piedi, scattando verso la porta mentre Riku si alzava, infuriato, scagliandosi contro di lei.

    Col cazzo che scappi!

    Crepa!

    Un calcio dove non batte il sole arrestò la sua corsa, facendolo cadere in ginocchio per il dolore. Erano tutti e tre stesi sul pavimento, senza dare segno di voler continuare con le loro porcherie. La ragazza li fissò disgustata, infondo erano solo tre idioti troppo complessati per trovarsi una donna come si deve, ma ciò non giustificava affatto le loro azioni.

    La prossima volta che vi rivedo ve li calpesto, quei cosi inutili che avete tra le gambe, chiaro? E provate a farlo di nuovo a qualche altra ragazza e verrò a cercarvi personalmente!

    Un lamento unisono fu la risposta e, soddisfatta, la ragazza rovesciò mobili, ruppe stoviglie e vetri e si rubò un altro pacco di biscotti, prima di andarsene definitivamente. Lasciandosi alle spalle quello che poteva diventare un inferno fatto casa, voltò lo sguardo verso il villaggio del Suono in lontananza. Aprì il sacchetto dei biscotti e iniziò a sgranocchiarli mentre attraversava i campi di riso.

    Gli uomini non mi hanno fatto una buona impressione. Crunch! Crunch! Spero di incontrare solo ragazze d'ora in poi! Crunch! Crunch!

    Il suo desiderio sarebbe stato in parte esaudito.
     
    .
  3.     Like  
     
    .
    Avatar


    Group
    Tetsu's Samurai
    Posts
    7,137
    Location
    The Spiral

    Status
    Offline

    ~ La ragazza con un'idea folle da realizzare ~


    Quando giunse finalmente al Villaggio del Suono, Neptune si rese conto che tutti la fissavano. Ovunque camminasse trovava sguardi incuriositi, a volte persino infastiditi o giudicatori, ma aveva gli occhi di tutti puntati addosso. Forse era per gli abiti strani o per il colore dei capelli e gli occhi, ancora più bizzarri, fatto sta che, nonostante tutte le attenzioni, sembrava che nessuno la conoscesse. Nessuno che venisse a rivolgerle la parola o che desse segno di averla già vista. La ragazza camminava tranquillamente, quasi saltellando, guardandosi intorno meravigliata di quel posto che non aveva mai visto. Non le tornava niente in mente, tabula rasa, così continuò a mangiare i biscotti al cacao che si era portata dietro, ignorando gli sguardi dei cittadini. Il villaggio non sembrava particolarmente movimentato o colorato, era un normale villaggio, insomma, ma i cittadini non sembravano antipatici, solo che non le andavano giù tutte quelle occhiatacce. Masticava tranquillamente i suoi biscotti, lasciando che i suoi passi fossero guidati dall'istinto. Osservava le botteghe e i negozi per la strada con interesse, notando come ci fosse una quantità immensa di oggetti da vendere ma anche vestiti e beni alimentari. Il commercio sembrava, dopotutto, andare bene, pensò la ragazza. Non poteva certo saperlo ma le sembrava di sì, vedendo tutti quei negozi. Purtroppo, adesso che era finalmente entrata nel villaggio, capì che non aveva idea di che fare. Non conosceva nessuno e nessuno conosceva lei. Dunque che fare? Non poteva mica girare in eterno sperando che qualcuno la prendesse con se riconoscendola miracolosamente. Forse il suo passato, smarrito nei ricordi che aveva perduto, non apparteneva al Paese dei Campi di Riso. Questo poteva essere un problema. Non aveva nulla con se, anzi, l'aveva, ma non pensava che un pacco di biscotti quasi vuoto potesse avere un qualche valore. Si abbandonò su una panchina solitaria, con i suoi biscotti, sgranocchiandoli tristemente.

    Uff... Cosa dovrei fare adesso?!

    Fissò il cielo, chiudendo gli occhi e sospirando. Aver perso la memoria era davvero un problema, se ne rendeva conto solo ora. Si chiese perché nessuno la stesse cercando e arrivò alla triste conclusione che, forse, a nessuno interessava della sua scomparsa. Ma i suoi pensieri vennero interrotti improvvisamente. Difatti, qualcuno le inciampò praticamente sopra e il pacco di biscotti volò in aria, cadendo rovinosamente al suolo, così come Neptune e la figura sconosciuta. Traumatizzata per la perdita dei biscotti, la smemorata era sulla via buona per perdere le staffe. Si alzò spolverandosi le ginocchia mentre l'altra figura faceva lo stesso, più velocemente di lei.

    Ma che modi sono? Mi hai rotto tutti i biscotti!

    Scusa ma sono parecchio di fretta!

    Era una ragazza poco più grande di lei, con grandi occhi color oro e capelli corti e blu, tutti scompigliati. Aveva il volto sporco di fuliggine, come se avesse fatto un bagno nella polvere; anche i vestiti erano ricoperti dalla stessa polvere scura. Sorrideva e sembrava parecchio divertita, per nulla stupida o colpita dall'aspetto di Neptune che, confusa, non poteva fare altro che fissarla. Indossava occhiali da aviatore sulla testa ed era vestita come una vera e propria esploratrice. La ragazza senza memoria stava quasi per chiederle se lo fosse, dimenticandosi all'istante dei biscotti, ma delle voci concitate e un rumore di passi attirò l'attenzione di entrambe. Voltandosi, notarono con orrore che c'era un gruppo di uomini, commercianti all'apparenza, che brandivano mazze e mattarelli, con le facce tutte accigliate correvano nella loro direzione, lanciando imprecazioni e insulti a destra e a manca. Erano così furiosi che, vedendo la fuggitiva assieme ad un'altra ragazza, pensarono immediatamente si trattasse di una complice, e la povera Neptune si ritrovò di nuovo nei guai senza neanche sapere il perché. Era proprio destino!

    Prendete quelle due ladruncole! Non lasciatele scappare!

    Urlò il tipo in testa, brandendo un mattarello e puntandolo proprio contro le due ragazze. Neptune sbiancò dalla paura mentre la sconosciuta trattenne a stento le risate. Si sistemò lo zainetto di pelle dietro la schiena e afferrò improvvisamente il braccio della ragazza.

    Non è una buona idea restare qui. Vieni con me!

    Ma io non ho fatto nulla!!

    Dannate teppiste!!

    Prendiamole!!

    E così la ragazza parecchio sfortunata si ritrovò a venire trascinata per un Villaggio che conosceva appena da una misteriosa ragazza mentre un branco di signori di mezza età infuriati come scimmie le inseguiva. La tipa era veloce, così tanto che Neptune faticò per starle dietro ma la prospettiva di ricevere una mazzata in testa la aiutò a tenere il passo. Sgusciavano tra la folla, confusa e agitata da quella situazione così inusuale. Si infilarono tra vicoli, si arrampicarono su cornicioni (la ragazza dagli occhi ametista non aveva ancora idea di come riuscisse a stare dietro all'altra), neanche fossero le padrone del villaggio. E in tutto questo il branco di anzianotti cominciava a diminuire seppur restasse l'astio verso quelle due tipe egualmente eccentriche. Erano veloci e decisamente scaltre, riuscirono a sostenere quell'inseguimento per quasi venti minuti, prima che anche l'ultimo tipo pelato con un randello in mano non cadde al suolo sfinito. Fu in quel momento che le due ragazze la smisero di arrampicarsi sui tetti e si dileguarono tra la folla, rintanandosi in una taverna poco affollata ma dall'aria intima. Il locale odorava di legno e idromele e c'era una luce soffusa nonostante fosse ancora pieno giorno. Finalmente Neptune poté tirare un sospiro di sollievo, abbandonandosi sulla sedia di un tavolo nascosto in un angoletto. La ragazza con i capelli blu non sembrava affatto stanca, anzi, era euforica e senza una sola goccia di sudore sulla pelle.

    Wow! È stato emozionante, non trovi? Peccato, erano abbastanza lenti da non farci impegnare sul serio, ahah!

    La protagonista la osservò confusa. Ma chi diamine era quella ragazza spuntata dal nulla che tra un'acrobazia e l'altra aveva anche da lamentarsi sull'incapacità degli inseguitori? Si fece servire due grandi bicchieri di idromele, dandone uno a Neptune, per ringraziarla.

    Emozionante non è proprio il termine che userei... Ma sopratutto... Mi spighi chi diavolo sei?! E perché quei matti ci stavano inseguendo?! Io non ho fatto nulla di male, me ne stavo per i fatti miei, accidenti!

    Calma, calma! Una domanda per volta o mi esploderà la testa, ahah! Ecco, il mio nome è Shoko! E tu sei.. ?

    Neptune.

    ... Ma è un nome?

    Ovvio! È il mio!

    Già, scusami. È che è un po' strano! Ahaha! Comunque piacere di conoscerti, Nep!

    Mi dai già soprannomi?

    Eheh, scusa ma è un po' difficile pronunciarlo. Ah, bevi pure il tuo idromele, dicono che qui è davvero buono!

    Sospirando, la ragazza dal nome impronunciabile si portò il boccale alle labbra e scoprì che Shoko aveva ragione, l'idromele era davvero buono. Ne mandò giù una bella sorsata, riacquistando il sorriso istantaneamente. L'altra ragazza sorseggiava tranquillamente il suo, gettandosi qualche occhiata attorno, senza farsi notare. Fu allora che a Neptune venne in mente.

    Di un po', sei una ladra o qualcosa del genere?

    Chi, io? Naah! Sono un'esploratrice. Vado in giro per il mondo alla scoperta di tesori e posti inesplorati. Sai, quella roba là.

    Davvero? Ma allora è davvero una cosa figa! Esplorare è davvero fantastico!

    Lo è davvero, ahah! Ti ci vedo, sai, Nep? Anzi, avrei una certa cosa fare, tra poco, perché non vieni con me? Se sei ad Oto solo di passaggio non dovrebbe essere un problema. Abiti qui per caso?

    No, non sono di cui. Ma... dove dovremmo andare? Ah! E non mi hai ancora risposto alla domanda, eh!

    Ahah, scusami! Dunque, stavo scappando da quei tizi perché ho rubato un po' di roba da mangiare nei loro negozi.

    Ma allora sei una ladra!?!

    Ti ho già detto di no! Sono solo contro il sistema monetario! Prendo roba in prestito: renderò tutto alla mia morte!

    Si alzò in piedi, facendo cenno all'altra di seguirla. A quanto sembrava era ora di agire. Nep non aveva idea di cosa stessero facendo o di dove stessero andando ma aveva trovato finalmente qualcuno con cui parlare e non le sembrava neanche male come persona. Un po' estrosa e certamente strana, ma era chiaro che l'Avventura ce l'aveva dentro. Lasciarono la taverna senza pagare, per questo si allontanarono velocemente, confondendosi tra un gruppo di persone che camminavano per la via principale. Shoko era molto più alta della nuova compagna d'avventura e sembrava anche fisicamente allenata, doveva esserlo sicuramente per saltare da un tetto all'altro. Sottovoce, l'esploratrice spiegò alla novella teppista che avrebbero sgraffignato un mezzuccio tanto per col fine di usarlo per allontanarsi da Oto e dirigersi verso il Paese del Vento. Di nuovo, Neptune non sapeva neanche esistesse un paese con quel nome quindi non disse nulla, anche se la parte <<sgraffignare>> non le andava molto a genio, le metteva certi brividi addosso. In buona fece, pensò si trattasse di una vecchia carrozza o qualcosa del genere, un mezzo che c'era o non c'era non faceva differenza. Così, quasi svenne quando scavalcarono un alto muretto e si ritrovarono in uno spiazzo dove, in bella vista, c'era un mezzo che sembrava tutto tranne scrauso. Si trovavano in quegli edifici che facevano da rimessa per mezzi importanti e quello che avevano davanti era uno di questi. Shoko si sfregò le mani, contenta, avvicinandosi al mezzo in questione mentre Neptune si guardava intorno, maledicendo se stessa per aver seguito quella folle. L'esploratrice si improvvisò scassinatrice e, con tanto di forcina per capelli, si apprestò a manomettere lo sportello del mezzo. Non era molto grande ma faceva il suo effetto con la forma a farfalla e le grandi ali.

    Shoko, che diavolo è questo coso?

    Questo gioiellino? Un Mosquito! Non vedo l'ora di pilotarlo, mi sembra quasi un sogno poterci mettere le mani!

    ... Non lo staremo mica rubando, vero?!

    Relax! Non se ne accorgerà nessuno.

    Uno scattò segnò il completamento dell'opera scassinatoria dell'esploratrice che sollevò esperta il vetro che fungeva da tetto per l'abitacolo del pilota, capace di ospitare appena due persone. Neptune si guardò in giro, al contrario di Shoko che non fece altro che infilarsi dentro e prendere i comandi. Sospirò ed entrò anche lei, chiudendo il tetto del Mosquito. L'interno aveva un buon odore, come di nuovo e i sedili in pelle erano comodi. Stranamente, invece di complicati comandi tecnologici di ultima generazione, c'era una semplice cloche e tanti cavi con ventose come estremità che potevano venire tirati fuori, anche se la ragazza senza memoria non aveva la minima idea di come funzionassero. L'altra, invece, sembrava parecchio esperta. Afferrò due cavetti, uno per volta, portandoseli alle tempie, in modo che le ventose vi si appiccicassero. Sembrava pronta per farsi una visita medica e, invece, nel preciso istante in cui chiuse gli occhi, Neptune percepì qualcosa, un'energia che si manifestò improvvisamente, provenire proprio dalla ragazza. Incredibilmente, il mezzo si accese con un rombo, vibrando lungo tutto il suo asse. I cavetti sembravano quasi brillare di qualcosa e la sventurata senza ricordi rimase parecchio confusa e agitata dalla situazione. Shoko prese un bel respiro, afferrando saldamente la cloche mentre il Mosquito cominciava a muoversi. Davanti a loro la strada si estendeva in un lungo rettilineo.

    Bene, penso che sia necessario raggiungere la massima velocità entro questo tratto, direi che possiamo farcela.

    E cosa succede se non ci riusciamo?

    Nulla di che. Praticamente ci schiantiamo contro il muro di cinta e saltiamo in aria.

    COSA?! MA TU SEI COMPLETAMENTE FOLLE!!

    Naaaah, è divertente! E adesso allacciati la cintura, si parte!

    NON PROVARCI NEANCH... !!!

    La velocità con cui partì il mezzo la incollò al sedile, facendole battere forte il cuore. Le ruote del mezzo vibravano e roteavano, e il Mosquito quasi si innalzava in volo tanta era la velocità. La strada davanti ai loro occhi si accorciava sempre di più e il muro di cinta, alto due metri, diventava sempre più grande. Purtroppo, a quella velocità non sembrava che l'avrebbero superato. Il mezzo quasi si alzava da terra ma non sarebbe riuscito a spiccare il volto prima dell'impatto. Neptune, blu dalla paura, balbettava confusamente. Non poteva credere che il giorno in cui si risvegliava senza memoria era anche il giorno in cui sarebbe morta schiantandosi contro un muro!

    F-rena! S-shok-ko! Frena-a-a!!

    Macché! Qui si accelera!!

    Afferrò la cloche e la spinse decisamente in avanti, proprio quando appena una dozzina di metri le separavano dal muro. Il Mosquito e vibrò e iniziò ad alzarsi da terra, a qualche decina di centimetri. Mancavano dieci metri.

    FERMATI PER L'AMORE DI DIO!! NON VOGLIO MORIRE!!

    Cinque metri e il Mosquito non aveva ancora raggiunto il metro di altezza dal terreno. Neptune chiuse gli occhi, urlando con tutta se stessa, preparandosi all'impatto.

    SHOKOOOO!!!

    REGGITI!!

    La cima del muro sfiorò solamente il Mosquito che si librò in volo, veloce come una saetta. Sentendo le risate gioiose di Shoko, Neptune si decise ad aprire gli occhi, bagnati di lacrime. La sua espressione cambiò radicalmente quando si rese conto che stavano planando qualche metro sopra il terreno, lasciandosi il lontano Villaggio del Suono alle spalle. Ce l'avevano fatta.

    Finita
     
    .
  4.     Like  
     
    .
    Avatar


    Group
    Tetsu's Samurai
    Posts
    7,137
    Location
    The Spiral

    Status
    Offline
    uppete
     
    .
  5.     Like  
     
    .
    Avatar


    Group
    Tetsu's Samurai
    Posts
    7,137
    Location
    The Spiral

    Status
    Offline
    uppete
     
    .
  6. ~Dan
        Like  
     
    .

    User deleted


    64 exp, e scusa del ritardo. Appena riesco leggo l'altra
     
    .
  7.     Like  
     
    .
    Avatar


    Group
    Tetsu's Samurai
    Posts
    7,137
    Location
    The Spiral

    Status
    Offline
    non preoccuparti :asd: Thank you <3
     
    .
6 replies since 12/7/2015, 15:56   132 views
  Share  
.