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Si avvicinava la sera nel paese del vento, ancora sdraiato sul letto potevo scorgere il cielo incupirsi e farsi sempre più scuro. L’arancione divenne blu e numerosi puntini cominciarono a fare capolino dal rettangolo di cielo che mi era permesso guardare. Era passato un po’ prima che Yuka se ne andasse, si era trattenuta il più possibile per farmi compagnia, notavo la stanchezza nei suoi occhi e senza fare storie la mandai a casa rassicurandola di potercela fare da solo. Non volevo che passasse la notte in ospedale a farmi da balia, potevo cavarmela e non volevo pesare ancora sulle spalle della ragazza, già avevo fatto abbastanza casini per la giornata e tutto ciò che desideravo e che tornasse a casa per rilassarsi con la sua famiglia e levargli ogni pensiero dalla testa. Anche se adesso mi sentivo un po’ solo potevo riposare e riprendere le forze per il giorno dopo, detestavo stare in ospedale per tutta la notte e il giorno dopo, se fossi stato in grado mi sarei alzato con i miei piedi e lasciato in qualche secondo l’ospedale andando in giro per Suna a trovarmi un alloggio che non puzzasse di disinfettante. Ormai avevo una sorta di allergia per gli ospedali, sia come visitatore e soprattutto come ospite, prima avrei lasciato questa stanza prima mi sarei sentito meglio. Purtroppo un uomo deve riconoscere i propri limiti e non c’era verso di alzarsi dal letto con le proprie forze, mi sentivo stanchissimo ma non volevo addormentarmi. Sentivo dentro di me che se avessi ceduto al sonno sarei caduto in qualche strano incubo che mi avrebbe riportato indietro nel tempo per farmi rivivere questa dannata giornata che, ostinata, rifiutava di terminare. Neanche il nero sipario della notte sembrava porre fine allo spettacolo e cominciavo ad essere stanco di questa lunga messa in scena. Volevo solo dimenticare, volevo che il tempo passasse in fretta, che il dolore passasse che le ferite si rimarginassero.Allora, ecco la tua cena! Vediamo di darci da fare.Senza il minimo preavviso una donna dalla carnagione scura entrò nella stanza spingendo un carrello e con un sorriso che non prometteva niente di buono. D’istinto ritrassi le gambe e la guardai impaurito sgranando gli occhi. Notandoli la donna sorrise e mentre avvicinava il carrello al letto sembrò trovare la situazione molto divertente mentre io non facevo altro che sperare che se ne andasse subito.Sai, quando mi guardi così sembri tanto il nostro Bambi, comunque io sono l’infermiera Carol e adesso è l’ora di fare la pappa. Fatti sistemare un po’.Bambi?Di che diavolo stava parlando quella donna? Senza degnarmi di risposta si chinò verso di me e cominciò a sistemare cuscini su cuscini per tenermi seduto su letto. Quasi mi vergognavo a farmi trattare come un anziano che non poteva muoversi ma nelle mie condizioni attuali non potevo far altro che protestare senza successo.In realtà non ho molta fame.E poi era gia arrivata un'altra infermiera per darmi la cena.Ahahaah divertente questa! Allora caro signorino..L’infermiera si sedette sul letto poggiandomi una mano sulla spalla, avevo quasi l’impressione che stringesse la presa per dar forza alle sue, già temibili, parole.Secondo te non mi sono accorta che hai fatto riportare il vassoio intatto? O mangi o ti infilo il cibo direttamente in gola con le mie mani, che ne pensi? Se vuoi restare qui a vita allora non mangiare ma sappi che quel letto non resterà così comodo a lungo. Allora, che hai deciso?Istintivamente portai una mano sul vassoio e afferrai il pane. Al solo odore mi si chiuse lo stomaco ma lo sguardo di Carol non ammetteva repliche e la presa sulla spalla sembrava pesante come il cemento. Strano ma vero fui costretto a mandare giù il rospo, letteralmente.Bene, vedi che cominci a capire. Aspetterò che tu finisca, ho molto tempo sai? Si appoggiò al letto e cominciò a leggere la cartella a me assegnata, nonostante fosse distratta avrei scommesso qualsiasi cosa che stava tenendo d’occhio le cose che stavo mangiando accertandosi che mi finissero nello stomaco. Senza la minima intenzione di disubbidire al tiranno di Suna la guardai attentamente studiando i suoi connotati. La pelle era scura e i capelli ricci erano neri, dalla mia poca esperienza potei constatare che non appartenesse al villaggio e come me non era natia di queste terre.Vedo che ne hai passate di belle tu, mi sa che dobbiamo cambiare la fasciatura alla gola. Per il resto non c’è bisogno ma bisogna controllare per forza quella.La donna stava ancora guardando il referto medico e con occhio clinico mi guardò il collo, sicuramente aspettava che finivo di mia spontanea volontà il pasto per poi dedicarsi alle sue mansioni mediche.Comunque, dovrei raccontarmi come ti sei procurato quella, sai sono una pettegolona e voglio sapere tutto! Poi ce lo devi, ti abbiamo salvato la vita, sai ero in sala operatoria anche io e ci sono stati momenti in cui pensavo che ti avremmo perso, il medico è stato grandioso ma non deve essere stato difficile neanche per te. Allora, forza racconta!Inghiottì l’ultimo pezzo di pane e mi sentii pronto per rivivere i peggior momenti della mia vita, sospettavo mi sarebbe stato difficile ma contrariamente a quel che mi aspettavo mi sentivo pronto a parlarne con qualcuno. Un ultimo sospiro e il racconto ebbe inizio.
Fu strano tornare con la mente ai freschi ricordi della giornata, anche se erano trascorse quasi 10-12 ore potevo sentirli lontani come se vissuti da un anno o direttamente da un'altra vita. Lentamente ripercorsi a ritroso tutti gli avvenimenti partendo dall’ultimo ricordo in miei possesso.Allora, io vengo dal villaggio di Oto, mi sono recato qui per una missione di salvataggio. Due ninja erano stati inghiottiti da una strana creatura che sembrava vivere nel sottosuolo! Beh, fatto sta che mi sono subito recato a Suna dopo aver avuto l’autorizzazione del villaggio. Fortunatamente non è stato difficile trovare il punto d’incontro e subito ho conosciuto il mio team che si preparava alla grande caccia. Eh si, il nostro scopo era scovare la bestia e salvare i due malcapitati ma durante la missione ci siamo come scordati di questo perché le nostre stesse vite erano in pericolo. Abbiamo adescato la bestia con un ingegnoso trucchetto del sapientone del gruppo, si chiama Koda. E’ un dannato genio che sa praticamente tutto, è un ricercatore e dobbiamo ringraziarlo moltissimo per tutto quello che ha fatto, senza le sue informazioni potevamo trovarci ancora nel deserto a cercare un ago nel pagliaio. Alla fine però abbiamo trovato il mostro, o meglio lui ha trovato noi! Ha cominciato ad inseguirci e ad un tratto ci siamo ritrovati ad essere le prede! E’ stato orribile, sentivo di poter morire da un momento all’altro ma con l’aiuto di yuka e dorian l’abbiamo rallentato e preso un margine di vantaggio. Sembrava che tutto stava filando liscio quando il grande verme scomparve davanti ai nostri occhi, neanche un secondo che un enorme vortice di sabbia cominciò a trascinarci verso la sua enoooorme bocca che non aspettava altro che fare un buon pasto. In quel momento non so cosa accadde di preciso ma..Mi fermai, i ricordi cominciarono a farsi più confusi e lentamente abbassai lo sguardo cercando di ricordare gli eventi, non capivo se realmente li avevo scordati o una sorta di meccanismo di protezione mi vietava di tornare con la mente agli ultimi momenti della mia coscienza. L’unica cosa di cui ero fortemente sicuro era quella strana sensazione che mi accompagnava da quel momento, un misto tra inquietudine e incertezza. Come avevo reagito ad una situazione del genere?Ehi, se non ti va di ricordare non ti preoccupare, posso capirti e alcune cose è meglio lasciarle dentro la propria testa. Però sai, affidarsi ad un’altra persona e confidarsi fa bene, quindi per qualsiasi cosa chiamami pure, basta premere quel pulsante. Ora vado a chiamare Bambi così ti faccio medicare.Prima che potessi ribattere o chiedermi chi fosse il tanto nominato Bambi l’infermiera uscii portando con se il vassoio ormai vuoto e lasciandomi a letto con la pancia piena. Anche se non volevo ammetterlo mangiare mi aveva fatto riacquistare parte delle energie e finalmente potevo muovermi con una certa autonomia. In attesa ispezionai la stanza particolarmente vuota, l’unico mobilio era una sorta di armadietto di fronte al letto e una sedia in un angolo. Su quest’ultima vi era posto un fagotto tutto sporco, da lontano sembravano solo stracci impregnati di terra e.. sangue. Quasi mi venne un colpo, quelli erano i miei vestiti. Chiamai subito l’infermiera che si presentò con un dottore dagli occhi dolci e i capelli neri, accorsero preoccupati e mi sentii in colpa per averli chiamati per un motivo futile.Cosa succede? Tutto bene?Lo sguardo era serio e il tono non incrinato dalla paura. Professionisti all’opera che evitavano l’interferenza dei sentimenti nel loro lavoro. Ad un tratto capì, come i medici che distinguevano lavoro e sentimenti dovevo trovare un modo per essere ninja senza essere contaminato dai sentimenti deboli che mi rendevano dannatamente fragile nelle situazioni di pericolo. I due si avvicinarono e si poggiarono al letto, i miei occhi dicevano tutto e non servirono parole per avere in un attimo i miei vestiti tra le mani. Stentavo a riconoscerli: lacerati, strappati, insanguinati e logori. Come un enorme macigno la consapevolezza di tutto mi piombò addosso lasciandomi senza parole e senza lacrime. Lentamente l’infermiera mi tolse dalle mani ciò che consideravo i miei vestiti e lentamente li buttò in un cestino, si sedette al letto e scambiò uno sguardo accondiscendente con il medico. A quanto pare aveva recepito il messaggio e cominciò a parlare:Sono il dottor Len, o meglio conosciuto come Bambi dalla mia cara amica infermiera. Ho saputo del tuo caso e mi hanno raccontato quello che hai passato. Noi siamo con te e non ti lasceremo solo, se hai bisogno di un aiuto non esitare a chiedere.BASTA! La rabbià scoppiò come un fiume in piena, ero stanco di sopprimerla. Con un ondata di calore mi sentii dannatamente in furia con me stesso e con questo dannato mondo che non mi permetteva di essere ciò che volevo essere. A pensarci meglio neanche io sapevo, le mie certezze erano crollate e ogni sicurezza sparita nel vento. Avevo bisogno di un appiglio, ancora una volta dovevo contare su qualcun altro.SONO STANCO DI CONTARE SUGLI ALTRI, IO VOGLIO RIUSCIRCI DA SOLO, NON VOGLIO CHIEDERE AIUTO A NESSUNO!Come la rabbia scorrevano le lacrime, lente cadevano amare e piene di rabbia e risentimento verso me stesso. Volevo solo sfogarmi e darmi tutte le colpe. Maledetta debolezza.Io… voglio… solo smettere di avere… paura.