Il cammino

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    Ed eccoci lì, come se il tempo si fosse fermato e tutto restava immobile. Ci ritrovammo sospesi in aria, circondati da una fitta coltre di sabbia e ignari del nostro destino. Non ci fu spazio né per un singolo fremito né per uno spasmo di paura. I nostri occhi trasudavano fermezza e come un’unica entità ci preparammo all’inevitabile. Alla mia sinistra il monaco, con il cannone in mano e uno sguardo indescrivibile, alla mia destra la ragazza, con gli occhi chiusi che ci guidava nella nostra discesa per l’inferno. Con la mia mano poggiata sulla sua spalla stava il ragazzo con i capelli bianchi responsabile del nostro destino. In compagnia di questi tre compagni la nostra avventura stava volgendo al termine, le ultime parole stavano per essere scritte. Il boato fu incredibile e oltre la vista gli altri sensi si andarono a spegnersi di colpo, il mio corpo fu un peso morto e in pochi secondi non ebbi più coscienza di me stesso.


    Si dice che un uomo prima di morire veda tutta la sua vita davanti, riguarda tutti i suoi momenti migliori e assapora gli attimi che credeva di aver perso. Ma la vita di un ragazzo? Così breve che è composta da pochissimi momenti? Non si può dar risposta a questi interrogativi, solo chi ha provato la morte può saperlo e purtroppo nessuno è mai ritornato indietro, o almeno, chi lo ha fatto non ha il coraggio di raccontare. Non capì subito dove mi trovavo, cosa fossi e soprattutto chi fossi. Mi sentivo leggero, quasi libero.

    Dove sono?

    In un attimo sentii l’oscurità che mi circondava, non sentivo le mani, le braccia, il mio corpo. Non mi disperai, alla fin fine non sapevo cos'ero e non potevo provare dei sentimenti.

    Chi sono?

    Come ad una richiesta il mio corpo si delineò, le gambe raggomitolate al petto, le braccia a circondare le ginocchia. Non sentivo dolore, non provavo nulla, ancora una volta. Potevo sentire soltanto un lontano ronzio che si trasmetteva nell’aria. Alzando lo sguardo non riuscivo a capire da dove venisse e lentamente scomparve lasciandomi ancora una volta immerso nell’oscurità. Mi chiedevo se dovessi passare l’eternità in questo posto angusto. Lentamente qualcosa cambiò, dentro il mio corpo una sensazione andò a propagarsi, l’angoscia, fu il primo sentimento che provai. Un’orrenda sensazione che mi distruggeva dall’interno e rendendo insopportabile ogni singolo secondo passato in quel posto. Sentivo di annullarmi, il mio essere stava per scomparire e il mio nome cancellato. Sarà vero che si vive nei ricordi? Speravo che qualcuno mi avrebbe donato la vita eterna semplicemente tenendo vivo un brandello di me all’interno dei loro ricordi. Pregavo che la mia vita non fosse dimenticata e che in questa mia breve esistenza il mio nome fosse rimasto impresso da qualche parte. E’ dà egoisti pretendere di vivere? Aggrapparsi ad ogni piccolo appiglio e prolungare la propria esistenza? Ed ecco la seconda sensazione che mi attraversava il corpo, la paura, come una morsa mi attanagliò il petto. Il panico di restare lì, da solo e per l’eternità. Un prezzo così alto da pagare per una persona come me. Lentamente, piccole lacrime mi solcarono il viso, nere come la pece.




    E in un attimo il mondo si riempì di suoni. Ovattati e lontani cominciarono a farsi strada numerosi, sembravano un uomo e una donna che discutevano, non capivo di cosa ma volevo rispondergli, far sentire la mia presenza e vivere con loro, tornare al mondo e non restare in questo posto, per sempre. Ed in quel trionfo di tenebra che mi alzai in piedi, lentamente cominciai a muovere i primi passi, decisi di lottare. Se nella vita bisogna vincere bisogna combattere, se non si combatte non si vince. La mia prima vera lotta stava per cominciare e io non avevo intenzione di perderla. Continuai a muovermi immerso nell’oscurità, con un solo pensiero nella testa: camminare.

    Quando sei immerso nell'oscurità, l'unica cosa che puoi fare è camminare.



    Mi sono messo d'accordo, l'infermeria le gestisce kerbe C:


    Edited by Kuma° - 9/6/2015, 13:52
     
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    La testa del serpente era ruvida, fastidiosa sulla mia pelle già bruciante di per se. Durante la discesa verso la grotta sotterranea, ogni centimetro di pelle scoperta che avevo fu escoriata da quelle pareti sabbiose che si andavano a restringere attorno alla Kotaka, distrutta. Oltre a due centimetri di lamina piantati nel fianco, di cui mi liberai con facilità, avevo solo una costola incrinata, nulla di grave. Il vero problema erano Kuma e Koda, entrambi gravemente feriti, che necessitavano di cure immediate. La mano del ragazzo dai capelli bianchi sembrava un biscotto ridotto in briciole, una visione che non mi diede il voltastomaco solo perché troppo occupata per tutto il resto. Kuma perdeva sangue dalla gola e anche il suo corpo non era messo meglio, tra noi era il più a rischio. Dorian non lo rividi per un po' da quel giorno, non prima di aver sentito la sua sfuriata contro il navigatore che, però, lo ignorò su tutta la linea. Non intervenni, sapevo perfettamente che il tipo biondo e dal bianco kimono non era affatto uno sciocco, non avrebbe mai ingaggiato uno scontro in quella situazione. Se ne andò poco dopo, lasciandoci al nostro destino. Non gli portai rancore per questo, avevo intuito fin da subito che non era tagliato per il lavoro di squadra, aveva solo agito seguendo l'istinto. Ad ogni modo, il riportare i due Genin a casa ricadeva sulle mie spalle. Aiutata da Koda, riuscimmo a tirare fuori il povero Kuma da sotto il propulsore metallico che stava schiacciando il suo esile corpo. Quello che accade più tardi fu che scegliemmo di vivere, fuggendo da quella grotta. Evocai un sottoposto di Manda, un serpente capace di viaggiare nel sottosuolo, nelle cui fauci costrinsi ad ospitare i due ragazzi. Prendendo posto sulla sua testa, cominciammo la nostra salita verso la Vita. Sopra la testa del serpente, quindi, richiusi la via che ci lasciavamo dietro, un tunnel sabbioso che percorrevamo a grande velocità. Il tempo sembrava essersi fermato mentre tutto ciò che avrei desiderato in quel momento fosse che scorresse veloce, portandoci direttamente alla scena successiva. Fu così che, ad un certo punto, non sentii più la sabbia tra i capelli ma una sensazione cocente. Alzai lo sguardo e subito i miei occhi si chiusero, infastiditi dall'abbagliante luce del sole. Incredula, il mio volto si illuminò alla vista del cielo limpido mentre i miei occhi si riempivano di lacrime. Il serpente uscì del tutto dal terreno, allontanandosi il giusto dal buco sabbioso che ricoprii con un gesto sprezzante. Eravamo salvi. Balzai giù dalla testa del rettile, chiedendogli di aprire la bocca, trovando i due ragazzi così come li avevo lasciati. La mia felicità era indescrivibile: i miei compagni di squadra stavano bene. Avevano bisogno di cure ma, adesso, sarebbe stato più semplice tornare al Villaggio. Koda scese dalla fauci del serpente, aiutandomi a trasportare anche Kuma: gli aveva tamponato la gola ma l'emorragia non si era fermata.

    Yuka, dobbiamo tornare a Suna e di corsa. Usiamo il serpente che hai evocato, così faremo più in fretta!

    E in quel momento un boato incredibilmente potente mi fece gelare il sangue. Un frastuono che non avrei mai riconosciuto se non avessi affrontato faccia a faccia il Leviatano. Non era l'unico della sua specie, ce n'erano altri. Guardando all'orizzonte, provai il desiderio di dirigermi nella direzione di quel grido, non riuscivo a togliermi dalla testa l'appena nato pensiero che, probabilmente, gli Shinobi scomparsi fossero ancora vivi, magari quel frastuono c'entrava con loro. Però, la mia missione era conclusa, non potevo abbandonare né Kuma né Koda, dovevo pensare ai miei compagni prima di tutto. Per cui, abbassai lo sguardo, sperando che, in qualche modo, chiunque avesse la sfortuna di trovarsi davanti ad un altro Leviatano, fosse riuscito a sopravvivere. Decisi che Kuma e Koda avevano la priorità così, come consigliato dal ragazzo dalla mano spappolata ma dalla mente ugualmente vispa, viaggiammo sopra il serpente, diretti verso Suna. Durante tutto il viaggio, stringemmo Kuma, tentando di metterlo nella posizione migliore, sperando con tutto il cuore di rivedere i suoi brillanti occhi nocciola sorridere ancora.

    ~


    La prima cosa che sentimmo direi dai medici quando ci accolsero, appena giunti in ospedale, fu riferita a Kuma, ancora privo di coscienza. Mandarono una barella, tre infermieri e ben due medici per occuparsi di lui. Le sue condizioni richiedevano cure immediate e, presi dall'agitazione, Koda ed io corremmo dietro quei tipi in camice, per accertarsi sulle condizioni del nostro compagno di squadra. Sarebbero riusciti a salvarlo? Era quello che volevamo scoprire. Purtroppo, però, quando la barella con il ragazzo si infilò nella sala operatoria, spuntò improvvisamente un giovane medico, con il camice quasi brillante tanto era bianco. Ci spiegò che Kuma era stato operato d'urgenza e, finché non sarebbe stato fuori pericolo, non ci era concesso di entrare. Sbuffai, rassegnata, mentre altri due infermieri arrivavano improvvisamente, quasi accerchiandosi. Insistettero per operare anche la mano di Koda, tralasciata al confronto della condizioni critiche dell'altro Genin. Però, ora che la guardavo bene, era decisamente orribile. Divenni bianca, ancor più di quanto già non fossi, ed ebbi uno svenimento a quella vista. Così, seppur stessi fisicamente bene, altri due infermieri furono costretti ad occuparsi anche di me. Lanciai un ultimo sguardo a Koda, promettendogli telepaticamente che, dopo che si fosse curato quello che rimaneva della sua mano, sarei andata a trovarlo, certamente. Mi diedero uno di quei succhi di frutta tutti zuccherati che di solito ti mollano i medici quando ti fanno i prelievi di sangue o i vaccini, funzionò perché mi sentii subito meglio. E attesi, seduta da sola in sala d'aspetto, fissando la spia rossa, immobile, che indicava l'operazione in corso. Unendo le mani come in preghiera, non potevo far altro che sperare.

    "Puoi farcela, Kuma!"

    Nel mentre, Sala Operatoria



    Kuma era stato spogliato e steso sul lettino, illuminato da una grande lampada che metteva in risalto tutto ciò che il suo povero corpo aveva subito. Abrasioni più o meno lievi erano il danno peggiore, si passava poi ad una brutta storta alla caviglia sinistra per poi passare al polso destro, rotto, finendo con quella brutta e pericolosa emorragia alla gola. I medici la analizzarono in un batter d'occhio. Ad una prima analisi, i bordi della ferita apparivano irregolari e dentellati, come una lacerazione causata da un qualche oggetto dal bordo irregolare. Però, l'emorragia era così grave che i medici capirono che qualcosa aveva penetrato in profondità. Si prepararono immediatamente ad operare: una volta fermata la perdita di sangue, riparare una o due ossa rotte sarebbe stato uno scherzo. Indossarono i guanti, le mascherine, e sterilizzarono gli strumenti. La luce puntata sulla gola del ragazzo metteva in risalto la lacerazione completa. Con un bel respiro, diedero il via all'intervento. L'anestesista fece respirare al ragazzo una miscela di gas per ridurlo in uno stato di narcosi, visto che aveva previsto un possibile risveglio del ragazzo ad operazione iniziata. Una volta che la gola del ragazzo fu rilassata, il chirurgo allargò la ferita, cercando il corpo estraneo con l'intento di rimuoverlo dalla trachea. Purtroppo, il corpo estraneo fu trovato solo una dozzina di minuti dopo e, per un attimo, i medici rimasero confusi. Il corpo in questione era assai più piccolo rispetto alla ferita e i suoi bordi mal corrispondevano alla lacerazione. Però, non c'era altro dentro il corpo del povero ragazzo, in uno stato di completa incoscienza, così trascorsero l'equipe trascorse ben più di un'ora per tentare di salvarlo. Prima di tutto, tentarono di richiudere la ferita della trachea, cosa impossibile se nella squadra non vi fosse stato uno Shinobi. Un Jonin con una lunga esperienza da medico, che impose le mani sulla gola del ragazzo, concentrando il chakra per ricreare dei filamenti capaci di far tornare la lacerazione per intero, sia interna che esterna, alla normalità. Il sudore gli colava dalla fronte e l'infermiere, piuttosto giovane, accanto a lui, si occupava di detergerglielo con un fazzoletto bianco. Un'ora immobile in quel modo, consumando tutta la stamina in suo possesso per salvare il ragazzo. Nel mentre, le abrasioni ed escoriazione venivano disinfettate e, le più gravi, richiuse con i punti, come una piccola apertura sulla testa del ragazzo. Sarebbero di certo guarite in qualche giorno perché curate attraverso un processo medico che utilizzava il chakra. Ora, tutto ciò che dovevano fare era proprio attendere che lo Shinobi richiudesse la ferita al ragazzo. Successivamente, avrebbero fatto delle lastre alla caviglia e al polso del ragazzo, per accertarsi delle reali condizioni della ossa, non prima di aver apportato una trasfusione di sangue, Kuma ne aveva perso decisamente troppo. Finalmente, il Ninja concluse il suo lavoro con un sorriso, annunciando che l'emorragia era stata fermata e che la ferita era stata completamente richiusa, sebbene la cicatrice fosse ancora visibile e la gola avrebbe bruciato al ragazzo per qualche settimana. In quel modo, gli infermieri furono liberi di contattare l'infermeria di Oto, paese d'origine del ragazzo, spiegandogli la situazione e chiedendo referenze sul gruppo sanguigno. Una volta fatto ciò, mandarono due infermieri in laboratorio per recuperare una sacca di sangue del giusto gruppo. Una volta portata la sacca col liquido rosso scuro, fu applicata la flebo sul braccio del biondo Genin di Oto, ormai totalmente fuori pericolo. I medici tirarono un sospiro di sollievo e si apprestarono a controllare le ossa: una storta alla caviglia e il polso rotto. Quello sarebbe stato semplice, per loro. Usando il chakra e le moderne manovre mediche, la caviglia tornò al suo posto, solo un po' indebolita, e il polso del ragazzo se la cavò con una fasciatura che avrebbe dovuto portare per qualche giorno, l'osso era stato sistemato e rinforzato dal chakra. Tutto questo accade esattamente in tre ore e dodici minuti.


    Quando Kuma riaprì gli occhi erano ormai passate cinque ore, durante le quali avevo bazzicato per l'ospedale, andando a trovare Koda e, ad un certo punto, tornando persino a casa per tranquillizzare i miei genitori e la mia sorellina che stessi bene. Mi avevano medicato le abrasioni e messo tre punti sul fianco, oltre che compiuto una manovra per rimettermi a posto la costola. Eh sì, ero tornata esattamente come nuova! Così, ripercorrendo i passi mentre il limpido cielo di Suna illuminava il Villaggio, tornai in ospedale, ancora una volta. Koda aveva subito un intervento molto particolare e la mano era ancora in fase di ricostruzione, anche se le previsioni erano ottime: tutte le dita erano state rimesse a posto! Quando arrivai in sala d'attesa, sobbalzai notando la luce rossa della sala operatoria spenta. Gli infermieri e i medici avevano già abbandonato la sala ma corsi dietro a due di loro che mi sembrava si fossero occupati proprio di Kuma. Mi dissero che l'intervento era andato a buon fine, gli sarebbe solo servito un bel po' di riposo e, finalmente, potevo andarlo a trovare perché aveva aperto gli occhi. Mi precipitai immediatamente per il corridoio, seguendo le indicazioni degli infermieri. Si trovava in una stanza singola, con un camice leggero a coprirlo e infilato accuratamente sotto le coperto di un letto bianco, con la flebo per idratarlo lì vicino. Sembrava davvero uno straccio ma era vivo. Senza pensare di risultare stupida, poco opportuna o semplicemente paurosa, mi precipitai ad abbracciarlo, attenta a non fargli male.

    Kuma! Come ti senti?! Sono così felice di vedere che stai bene!!

    C'era così tanto da raccontargli ma sarebbe stato felice sapendo che la sua trivella di cristallo aveva trapassato il cranio del Leviatano. Era in tutto e per tutto, un vero eroe.

    E' un giro di tre post a testa, alla fine, oltre all'exp, ti indicherò gli eventuali giorni di convalescenza off gdr, sei messo parecchio male :omg:
    Ah, durante la quest sparirò varie volte per poi ricomparire, vado a controllare anche Koda :sisi:
     
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    Camminavo sul mare di oscurità, un’infinita distesa che si perdeva nel tutto. Mi sentivo sempre più leggero e più stanco, volevo fermarmi e chiudere gli occhi, riposare. Mi sarei riposato un pò e successivamente continuato il cammino.

    Non puoi farlo. Non devi farlo Kuma. Se ti fermi adesso è finita.

    Una voce, chi diavolo si trovava in quel posto?

    Continua..

    Quel suono era familiare, era la mia voce.

    Devi farcela.

    Era la voce di altre persone, mille, forse una o forse le stavo solo immaginando.

    Non puoi mollare, non adesso.

    E mi costrinsi a continuare, con nuovo vigore e nuova volontà. Chiunque fosse quella voce diceva solo il giusto, non potevo deluderla, non potevo deludere me stesso. E in quella dannata oscurità ritrovai la luce, non dovevo cercarla altrove, era sempre stata con me.

    WqLSBBK

    Bruciore, fastidioso bruciore che si insinuava nel profondo. Ad ogni piccolo respiro sentivo la gola ardere e prima ancora di aprire gli occhi sentii il profumo delle lenzuola pulite. Cercai di portarmi una mano alla gola per tastare e capire la fonte di quel dannato bruciore ma non riuscii a smuovere un dito. Percepivo l’arto ma non riuscivo ad utilizzarlo, per non parlare della mano destra che sentivo indolenzita come se fosse stata schiacciata da una pietra. Non ebbi il coraggio di aprire gli occhi e scoprire la verità, la mia mente era ancora annebbiata e la paura non mi permetteva di andare oltre. Cercai di tornare indietro con i ricordi e l’ultimo che avevo era tutt’altro che ottimista. Un gruppo di ninja che si scaraventa contro un enorme leviatano. Ad un tratto, come un lampo, un pensiero mi tuonò in mente!

    Yuka! Koda! Dorian! DOVE SIETE?

    Spalancai gli occhi tentando di alzarmi, ci riuscii, ma solo per qualche secondo. Caddi come peso morto con un fiatone assurdo e le palpitazioni che si facevano sentire in gola. Solo dopo qualche secondo mi accorsi di essere solo in una stanza di un ospedale. Gli altri che fine avevano fatto? E il leviatano? E le persone da soccorrere? Non ebbi la forza di piangere, in quello squallido letto di ospedale, solo e infinitamente debole. Mi chiedevo se avrei rivisto i miei compagni: il sarcastico Dorian che non faceva altro che dettare ordini, il filosofo o ricercatore che lavorava un sacco con il cervello o la timida Yuka che arrossiva ad ogni minimo sguardo. Mi sentivo dannatamente responsabile dell’accaduto, se non avessi appoggiato quel piano. Stare nel dubbio era il tormento più grande, non mi interessava nulla del dolore al polso o alla caviglia né del bruciore alla gola. Non sapere lo stato dei miei compagni era un tormento ben peggiore di tutto ciò che stavo passando. Speravo davvero di aver trovato degli amici e non volevo assolutamente che mi scivolassero via dalle mani come minuscoli granelli di sabbia.

    Devo… sapere…

    Non riuscivo ancora ad alzarmi e il dolore si infittiva ad ogni mia piccolissima mossa, non mi sarei mai alzato da quel letto, almeno per oggi. Fissando la porta sperai disperatamente che qualcuno entrasse e mi informasse di tutto. E acconsentendo alla mia muta preghiera un uragano di nome Yuka Satetsu entrò dalla porta, i miei occhi nocciola incontrarono i suoi e in men che non si dica mi abbracciò con delicatezza, come se potesse spezzarmi.

    Kuma! Come ti senti?! Sono così felice di vedere che stai bene!!

    Le accarezzai la testa e cercai il suo sguardo.

    Io sto bene, son contento che stai bene e gli altri? Dimmi tutto ti prego. Cosa diavolo è successo dopo l’impatto? E dove ci troviamo?

     
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    Il corpo di Kuma era debole eppure ricambiò il mio abbraccio in modo reattivo, quasi spontaneo e, da parte mia, non potevo non esserne contenta. Vedere i suoi occhi color nocciola che cercavano i miei era davvero un bel segno, solo in quel momento compresi quanto fosse importante per me che il ragazzo fosse ancora vivo. Fortunatamente, i medici erano riusciti nell'intervento, seppur durato quasi quattro ore! Ma adesso Kuma stava bene. Mi accarezzò la testa e ci separammo, continuando a mantenere il contatto visivo. Non era certo euforico come quando l'avevo conosciuto (appena qualche ora prima), ma era già un'inizio il fatto che fosse curioso. E vorrei ben vedere! Si era perso forse la parte più importante della nostra missione. La sua voce era chiara seppur rauca. Gettai un'occhiata alla cicatrice sul collo, richiusa, ma comunque doveva bruciare ancora un po', immaginai.

    Io sto bene, son contento che stai bene e gli altri? Dimmi tutto ti prego. Cosa diavolo è successo dopo l’impatto? E dove ci troviamo?

    Non agitarti, non ti fa bene! Adesso ti racconterò ogni cosa, non preoccuparti! Siamo nell'Ospedale di Suna, in ogni caso, quindi rilassati, sei in buone mani!

    Sorrisi. Ora che la missione era conclusa avevamo tutto il tempo del mondo per fare rapporto e, probabilmente, i due Genin avrebbero dovuto trascorrere una notte o due in ospedale, avevo questa impressione. Ad ogni modo, presi un bel respiro, poggiai le mani sul letto e mi rilassai, trovando le parole migliori per raccontare il finale della nostra avventura, l'unica parte a cui Kuma non aveva avuto il piacere di assistere. Le sensazioni della caccia ancora le avevo addosso, potevo chiudere gli occhi e sentire il freddo della caverna sotterranea sul mio viso.

    Dunque... eravamo rimasti al punto in cui la Kotaka stava per essere risucchiate nel vortice del Leviatano. Sono l'unica che è riuscita a vedere cosa sia successo grazie ad un sunajutsu che conosco, ma sarai contento di sapere che ce l'abbiamo fatta: la creatura è morta! È stato grazie alla tua trivella, Kuma, il cristallo ha trapassato di netto il punto debole che aveva scoperto Dorian, proprio in mezzo agli occhi! Solo che... mmm... la nave ha preso troppa velocità, si sono persino rotti i comandi... così non solo abbiamo ucciso il Leviatano ma abbiamo continuato ad andare avanti. Purtroppo, però, la nave si è incrinata e quindi siamo fini sottoterra..
    Il nostro scudo ci ha protetti un sacco, comunque! Se non fosse stato per il tuo cristallo e la mia sabbia... forse nessuno di noi sarebbe qui...


    Era un'eventualità sulla quale riflettevo solo ora. Saremmo davvero morti senza quello scudo, dovevo ammetterlo. Mi avevano impressionato le capacità di Kuma, ero del tutto certa che la sua fosse un'abilità Innata. Ad ogni modo, le domande le avrei riserbate per dopo, dovevo continuare con il mio racconto.

    Comunque, la Kotaka è finita qualcosa come cinquanta metri sotto la sabbia, roba da non credere! Mentre scendevamo lo scudo si è quasi del tutto distrutto e la nave ha iniziato a stringersi pericolosamente, insomma, più andavamo affondo più sembra che dovessimo schiacciarci. Poi siamo finiti in un vicolo cieco, ci siamo schiantati al suolo di botto, forse i tuoi ricordi finiscono proprio qui. Ricordi la caduta, Kuma?

    Forse i suoi ricordi si interrompevano proprio in quel punto, con tutta probabilità era stato quell'impatto a ferirlo, anzi, quasi sicuramente era così. Ad ogni modo, continuai dopo aver sentito la sua risposta, sembrava parecchio confuso in realtà, forse aveva una specie di amnesia post traumatica? Non lo so, a dire la verità avevo sentito il termine su una rivista e mi sembrava ganzo riproporlo.

    Insomma, c'è mancato poco che esplodessimo! Nell'impatto la Kotaka è andata in mille pezzi, ci siamo rivoltati come sardine, non c'era neanche un pezzo intero, sembrava fosse passato un ciclone, parola mia. Eppoi non si vedeva bene, c'era solo una fastidiosissima luce intermittente, rossa per di più, roba da far venire i brividi... Ah, io non mi sono fatta praticamente niente, tutto merito del cer...

    Mi bloccai di colpo. Ero davvero idiota. Possibile che stavo per rivelare il mio "segreto" così facilmente? No, no, proprio no. Dovevo rimediare immediatamente, in qualche modo!

    del cer... to quantitativo di fortuna che mi aiuta a... ehm... salvarmi la pelle... ?

    Mi stavo scavando la fossa da sola, quella frase non aveva senso. Arrossii come un peperone, maledicendomi mentre mi scervellavo per trovare qualcosa da dire. Niente, non dovevo aggiungere altro. Come dicevano sempre le mie amiche, fa finta di niente, sorridi e annuisci! Per cui, sorrisi, anche se il mio disagio era evidente.

    Eheheh... eheh... Comunque... tu sei stato l'unico a svenire, Koda e Dorian erano messi male ma se la sono cavata.

    "Accidenti, spero di non essere stata indelicata! Così sembra quasi che gli abbia detto di essere stato un peso..."

    I-il problema è che un propulsore ti è finito addosso, non potevi non svenire, eh! Insomma, devi aver sbattuto contro qualcosa per procurarti quella ferita, stavi perdendo molto sangue...
    Koda si è ripreso quasi subito ma dovresti vedere che fine ha fatto la sua mano, se solo ci ripenso...


    Ci ripensai a quel disgustoso ammasso di carne, ossa e filamenti scomposti, come se qualcuno li avesse calpestati, messi dentro un secchiello e svuotati sulla sabbia. Divenni pallida all'improvviso e quasi svenni, però mi trattenni perché sarebbe stata la terza volta in due ore e non mi sembrava il caso.

    È nell'altra sala, i medici l'hanno ricostruita! Più tardi te lo saluto, anzi, tra un po' dovrei andare a trovarlo, era piuttosto curioso di sapere se stessi bene. Sai, si è preoccupato molto per te, sembrava darsi la colpa di tutto quello che è successo...
    Oh, quasi dimenticavo! Dorian è sparito! Cioè, sembrava volesse suonarle a Koda ma ha lasciato perdere, si è ripreso ed è scappato. Ecco... per favore, non avercela con lui, infondo ognuno di noi reagisce in modo diverso alle situazioni di pericolo. L'importante è che stiamo tutti bene! Per fortuna il serpente gigante ci ha portato fuori dalla grotta in un batter d'occhio, e quando siamo arrivati al villaggio c'era già un gruppo di persone ad aspettarci! Eh... il racconto è finito! Eheheh!


    Avevo tralasciato la parte sul terribile ruggito sentito subito dopo essere tornati in superficie, ma forse gliene avrei parlato dopo, per adesso preferivo far stare tranquillo Kuma, ne aveva già passate tante. Chiacchierammo un altro po', più che altro sentii i suoi pareri su ciò che gli avevo detto, e, ad un certo punto, mi alzai, rivolgendogli un sorriso gentile. Stavo per scusarmi con lui ed andare a trovare Koda ma un medico bussò alla porta ed entrò. In mano reggeva dei fogli con chissà che dati scritti sopra.

    Kuma Shoton, come ti senti? Ho delle buone notizie: sei perfettamente guarito, l'operazione è andata a buon fine.

    È fantastico!

    Sì. Tuttavia non vorrei smorzare il vostro entusiasmo ma è necessario che il paziente resti qui fino a domani per degli accertamenti.

    Spiegò con un lieve sorriso. Non attese le nostre risposte, semplicemente fece un cenno con la testa e lasciò la stanza senza aggiungere altro. Kuma sembrava leggermente abbattuto dalla notizia ma il dottore aveva ragione, avrebbe fatto bene a riposarsi per un po'. Provai quindi a tirargli su il morale come meglio potevo.

    Non preoccuparti, Kuma, posso restare fino a tardi se vuoi! Tanto non devo tornare a casa eheh... E appena esci possiamo andare in giro per Suna, vedrai, ti piacerà! Ah! Possiamo invitare anche Koda! Vado subito a chiederglielo!

    Sorrisi al ragazzo dagli occhi nocciola mentre mi allontanavo, lasciandolo da solo nella stanza. Dopo una missione come quella una bella paura era necessaria e, francamente, non vedevo l'ora di starmene un giorno a riposo. E condividerlo con Koda e Kuma sarebbe stato ancora meglio.

    Scusa il ritardo! Bene, fai l'ultimo post. Però, come ho scritto, ti assegno 1 giorno di convalescenza on e off gdr, è stato un brutto intervento :omg:
    E scusa per il post corto >___<"
     
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    Buffa la vita, non puoi mai immaginarti cosa il destino ha deciso per te e come il giorno proseguirà. Potrebbe essere una placida giornata o una fantastica avventura, oppure un giorno da dimenticare. A definire la giornata che avevo trascorso non sapevo ben definirla, da una parte un adrenalinica caccia ad un gigante vermone dall’altra tutto questo: l’ospedale, il dolore, la tristezza. Se il mattino mi avessero chiesto cosa mi aspettavo in questa giornata avrei risposto tutt’altro. Invece adesso mi ritrovavo in un ospedale, debole e lontano da casa mia. Però non tutte le disgrazie sono fine a se stesse, avevo guadagnato due nuove amicizie che probabilmente mi avrebbero accompagnato a lungo, chissà se avremmo percorso ancora una volta la via del ninja insieme. C’era la ragazza: Yuka, il cambiamento che mi colpì fu alquanto drastico. Al mattino timida e riservata e la sera mostrava la sua vivacità con mille parole. A ripensare che a stento ne usava qualcuna durante tutta la giornata mi veniva da ridere. Poi c’era il ragazzo: Koda, sapientone e filosofo allo stesso tempo, un tipo strano ma non vedevo l’ora di rivederlo e passare un po’ di tempo tutti e tre a ridere e scherzare come se non fosse successo tempo, come se non fossimo ninja in continua lotta con il mondo e le sue minacce. Tre ragazzi e tre cuori puri, la pace e la tranquillità. Invece no, tutti e tre avevamo scelto una strada difficile, pericolosa e soprattutto spietata. La via del ninja non permetteva errori e solo per questa scelta potevamo definirci persone coraggiose, almeno un po’. Fu grazie al coraggio che mi lanciai in quella strana avventura ma adesso, in questo letto di ospedale sentivo una strana sensazione sul petto che mi sussurrava di mollare, di tornare a casa e vivere la mia vita lontana dai pericoli.

    Non agitarti, non ti fa bene! Adesso ti racconterò ogni cosa, non preoccuparti! Siamo nell'Ospedale di Suna, in ogni caso, quindi rilassati, sei in buone mani!

    La ragazza si mise seduta sul letto con le mani poggiate all’indietro, istintivamente spostai la caviglia dolorante e feci spazio a Yuka raggomitolando le ginocchia verso il petto e mettendomi in ascolto, la fissai nei suoi occhi color mare e quasi mi ci persi.

    Dunque... eravamo rimasti al punto in cui la Kotaka stava per essere risucchiate nel vortice del Leviatano. Sono l'unica che è riuscita a vedere cosa sia successo grazie ad un sunajutsu che conosco, ma sarai contento di sapere che ce l'abbiamo fatta: la creatura è morta! È stato grazie alla tua trivella, Kuma, il cristallo ha trapassato di netto il punto debole che aveva scoperto Dorian, proprio in mezzo agli occhi! Solo che... mmm... la nave ha preso troppa velocità, si sono persino rotti i comandi... così non solo abbiamo ucciso il Leviatano ma abbiamo continuato ad andare avanti. Purtroppo, però, la nave si è incrinata e quindi siamo fini sottoterra.. Il nostro scudo ci ha protetti un sacco, comunque! Se non fosse stato per il tuo cristallo e la mia sabbia... forse nessuno di noi sarebbe qui...

    Ricordavo benissimo quei momenti, il caldo, l’oscurità e la paura che divenne coraggio. Quattro ninja che si schiantavano contro un gigantesco verme e con il solo desiderio di sopravvivere. A solo ripensarci mi venivano i brividi e mi chiesi da dove proveniva quel dannato coraggio e forza che mi avevano dominato durante la discesa all’inferno. Purtroppo i miei ricordi si interrompevano in quel punto e mi dovetti affidare alle parole di Yuka. Prima di tutto ero contento che la tattica di Koda era andata a buon fine e che lo scudo coordinato di sabbia e cristallo aveva fatto il suo sporco lavoro. Probabilmente senza l’aiuto di Yuka e della sua capacità di controllare la rena potevamo considerarci stupidi pezzettini di carne sparsi nel deserto.

    Comunque, la Kotaka è finita qualcosa come cinquanta metri sotto la sabbia, roba da non credere! Mentre scendevamo lo scudo si è quasi del tutto distrutto e la nave ha iniziato a stringersi pericolosamente, insomma, più andavamo affondo più sembra che dovessimo schiacciarci. Poi siamo finiti in un vicolo cieco, ci siamo schiantati al suolo di botto, forse i tuoi ricordi finiscono proprio qui. Ricordi la caduta, Kuma?

    Purtroppo no, ricordo soltanto lo schianto poi tutto divenne buio e..

    Il dannato ricordo della sensazione di quasi morte mi fece accapponare la pelle e mi accese un inquietudine che decisi di non mostrare a Yuka, me ne vergognavo.

    Insomma, c'è mancato poco che esplodessimo! Nell'impatto la Kotaka è andata in mille pezzi, ci siamo rivoltati come sardine, non c'era neanche un pezzo intero, sembrava fosse passato un ciclone, parola mia. Eppoi non si vedeva bene, c'era solo una fastidiosissima luce intermittente, rossa per di più, roba da far venire i brividi... Ah, io non mi sono fatta praticamente niente, tutto merito del cer...
    del cer... to quantitativo di fortuna che mi aiuta a... ehm... salvarmi la pelle... ? Eheheh... eheh...


    Un po’ per la stanchezza e un po’ per la sua fretta di parlare non capii l’ultime frasi di Yuka ma quasi non ne avevo la forza di chiedere altre spiegazioni e docilmente aspettai che smettesse di arrossire. Vederla in quello stato mi faceva sorridere, del resto eravamo quasi coetanei e non potei far altro che ridere quando cominciò a farfugliare e spostare gli occhi di qua e di là.

    Ahahaha, calmati, non ti mangio mica, non sono un mostro sotterraneo che va in giro a mangiare le persone!

    Comunque... tu sei stato l'unico a svenire, Koda e Dorian erano messi male ma se la sono cavata. I-il problema è che un propulsore ti è finito addosso, non potevi non svenire, eh! Insomma, devi aver sbattuto contro qualcosa per procurarti quella ferita, stavi perdendo molto sangue...

    Quasi sobbalzai, da un lato il senso di colpa per essere stato di peso al mio team, dall’altro la sorpresa per aver subito un tale trattamento.

    Un propulsore addosso? Allora mi devo sentire fortunato per essere ancora qui. Scusatemi per il disturbo che vi ho procurato, non volevo.. E’ stato allora che mi sono procurato.. questa?

    Mi portai una mano alla gola, tastai con paura di trovare chissà quale stranezza. Purtroppo non sentii la normale pelle, una sorta di strana patina, stranamente liscia e chiara.

    Mi sa che dovrò farmi crescere la barba! Ahahahahaha.. Comunque mi hai detto che Koda è qui, magari andiamo a trovarlo, il tempo che mi rimetto in sesto e si riprende. Spero tanto di rincontrarlo e poter scambiare quattro parole.

    È nell'altra sala, i medici l'hanno ricostruita! Più tardi te lo saluto, anzi, tra un po' dovrei andare a trovarlo, era piuttosto curioso di sapere se stessi bene. Sai, si è preoccupato molto per te, sembrava darsi la colpa di tutto quello che è successo...
    Oh, quasi dimenticavo! Dorian è sparito! Cioè, sembrava volesse suonarle a Koda ma ha lasciato perdere, si è ripreso ed è scappato. Ecco... per favore, non avercela con lui, infondo ognuno di noi reagisce in modo diverso alle situazioni di pericolo. L'importante è che stiamo tutti bene! Per fortuna il serpente gigante ci ha portato fuori dalla grotta in un batter d'occhio, e quando siamo arrivati al villaggio c'era già un gruppo di persone ad aspettarci! Eh... il racconto è finito! Eheheh!


    Ricaddi tra i cuscini, miriadi di informazioni vorticavano in testa e ci avrei messo almeno un’ora per ricollegare tutto, sentivo ancora la testa annebbiata e non riuscivo a ragionare bene.

    Bene! L’importante è che stiamo tutti bene, chissà cosa ci farà quel tizio quando saprà che abbiamo distrutto la sua barca! Spero tanto non mi conci peggio di così.

    Mentre Yuka lasciava la stanza un dottore sorridente portò una buona notizia e una cattiva. La buona era che ero guarito e tutto si sarebbe sistemato solo con una cicatrice, la seconda è che dovevo rimanere in ospedale anche il giorno dopo! Stavo per alzarmi quando alla notizia ricaddi sui cuscini perdendo la poca forza acquistata, fortunatamente Yuka venne subito a consolarmi.

    Non preoccuparti, Kuma, posso restare fino a tardi se vuoi! Tanto non devo tornare a casa eheh... E appena esci possiamo andare in giro per Suna, vedrai, ti piacerà! Ah! Possiamo invitare anche Koda! Vado subito a chiederglielo!

    E uscii dalla stanza lasciandomi da solo con i miei pensieri. Mi voltai con le spalle alla porta, poggiai la testa sul cuscino e inevitabilmente la mia mente volò sul racconto di Yuka, quel dannato leviatano mi aveva segnato e una paura galoppante mi invadeva facendomi tremare in quel caldo lettino. Tentai di trattenere le lacrime, ero un uomo e non potevo permettermi di piangere come un ragazzino. Ripensandoci bene era un dannato ragazzino che era stato dato in pasto ad un mostro mitologico. Mi rannicchiai su me stesso come avevo fatto in quella stanza nera e piansi. Lacrime di rabbia non di paura.

    Non sarò mai più di peso.. a nessuno.



    Edited by Kuma° - 15/6/2015, 18:27
     
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    Lasciai Kuma da solo in quel letto d'ospedale che, a quanto diceva il medico, l'avrebbe ospitato per un altro giorno. Potevo capire come si sentisse il ragazzo, visto che anche io, al rientro da Ame, avevo trascorso due giorni in ospedale per riprendermi. Era stato allora che mi resi conto di essere diventata la forza portante della prima coda. Ad ogni modo, a quel tempo mi aiutarono le mie amiche e i miei genitori, venendomi a trovare giornalmente e restando con me tutta la notte, quindi avrei fatto lo stesso con Kuma e Koda, sarei rimasta con loro finché non sarebbero potuti tornare alla vita di tutti i giorni. Con un sorriso lasciai quindi la stanza dello Shoton, incamminandomi per il corridoio, cercando la stanza di Koda. Bussai e entrai. Il ragazzo dai capelli bianchi era sempre nel letto, guardando distrattamente fuori dalla finestra, ma sembrava più tranquillo, anzi, la mia vista gli fece tornare quasi il buonumore. Gli riferii immediatamente di Kuma e le sue condizioni, il Takiano era così ansioso di sapere se il compagno di squadra stesse bene, si era davvero sentito in colpa nei suoi confronti. Ma sapere che sarebbe tornato alla normalità in appena pochi giorni lo rincuorò. Vederlo più tranquillo rendeva felice anche me anche se iniziavo vagamente a sentirmi stanca: non avevo riposato neanche un attimo, a parte qualche svenimento, e francamente non vedo l'ora di stendermi da qualche parte e non pensare a nulla per un po'. Ad ogni modo, gettai un'occhiata critica alle mano di Koda. Il ragazzo poteva muoverla liberamente ma aveva ancora uno strano colorito ed era cosparsa da bianche cicatrici, un effetto un po' troppo macabro per i miei gusti. Mi ressi al letto per non svenire di nuovo e distolsi lo sguardo, spiegando a Koda che Kuma sarebbe dovuto rimanere in ospedale un altro giorno, così, tanto per cambiare argomento e concentrarmi su qualcosa che non fosse quella maledetta mano. In quel momento, entrò un altro medico, sorridendo al ragazzo e avvicinandosi subito per controllargli la mano, a detta sua. Bofonchiò qualcosa, controllò le flebo e, alla fine, concluse che non appena fosse finito il liquido il ragazzo dai capelli bianchi avrebbe potuto lasciare l'edificio, poiché la mano stava bene, se si escludeva l'aspetto. Fummo entrambi contenti della notizia, sopratutto Koda. L'uomo dal camice bianco ci lasciò, avvertendoci che sarebbe ripassato neanche un'ora dopo per controllare, così restammo di nuovo soli. Il ragazzo sembrava abbastanza stanco quindi pensai fosse il caso di lasciarlo riposare per un po'. Uscii dalla stanza, ripercorsi il corridoio e tornai nella stanza di Kuma.

    Sono stata da Koda, ti saluta! E il medico ha detto che la sua mano tornerà come nuova e che può uscire tra qualche ora, appena finisce la trasfusione di sangue...

    Impallidii e quasi svenni di nuovo, dannato sangue. Mi controllai, sedendomi ai piedi del letto, mentre Kuma mi faceva gentilmente spazio. Era quasi il tramonto ormai e iniziavo ad avere una fame da lupi. Il mio stomaco borbottò rumorosamente e arrossi per l'imbarazzo. Delle infermiere che giravano per il corridoio annunciarono che tra qualche minuto avrebbero servito la cena e che l'orario a disposizione per i visitatori era terminato. Mi dispiaceva lasciare i due ragazzi ma non mi era permesso restare a, anche se non lo dissi, tornarmene a casa per un po' non mi sarebbe affatto dispiaciuto. Ad ogni modo, avevo giusto pensato ad un modo per rimediare.

    Ehi, ho un'idea! Perché tu e Koda non vi fermate al Villaggio per qualche giorno? Anche solo uno va bene, insomma, domani mattina ti dimetteranno quindi, magari, potrei portarvi a fare un giro! Così mangerete anche qualcosa di decente, ho l'impressione che il cibo faccia pietà qui!

    Ehm...

    Mi girai e la vecchia infermiera mi guardò malissimo, si portava dietro un carrello con il pasto per il paziente. Arrossi dalla testa ai piedi, scusandomi più imbarazzata che mai per la gaffe. Kuma quasi non riusciva a tenere le risate. La vecchia servì al ragazzo della pastina che sembrava più dura del marmo e verdure che non sembravano verdure. Dovevo averla colpita nell'orgoglio.

    E mangia tutto. Ti farà bene!

    Enfatizzò lei, rivolgendomi l'ennesima occhiata sanguinaria. Ringraziammo la signora che se ne andò, non prima di avermi ricordato che, per me, era giunta l'ora di andarmene. Ma come potevo lasciare Kuma con quella tortura cinese da mangiare? Purtroppo, dovevo, ma domani sarebbe sicuramente stato un giorno migliore. Così, annunciando la mia uscita, sorrisi al ragazzo, promettendogli che ci saremmo rivisti il giorno seguente.

    Ah, se non ti piace quella roba scaricala nel gabinetto, ma non tutta insieme o si ottura! Buonanotte, Kuma!

    Lo abbracciai velocemente per poi alzarmi dal letto e sorridergli prima di chiudermi la porta alle spalle. Passai a salutare anche Koda, riferendogli inoltre l'invito per il giorno seguente. Dopo aver fatto ciò, mi stiracchiai nel bel mezzo del corridoio, proprio mentre la vecchia rifilava anche al ricercatore dai capelli bianchi quella sbobba indecente che chiamava cibo. Stanca morta, mi lasciai l'ospedale alle spalle. Il cielo era giù scuro e tuttavia brillante. L'aria fresca mi scompigliò i capelli e sorrisi rincuorata. Avevo avuto paura di non farcela, eppure eccomi lì, con Koda e Kuma vivi e vegeti e Dorian disperso da qualche parte. Certo, mi ero immaginata in modo diverso la fine della nostra missione ma dovevo ammettere che anche quel finale mi andava bene. In effetti, quel finale poteva rivelarsi anche l'inizio. Chissà, l'avrei scoperto il giorno seguente.

    Scusa il post corto ma non ho tempo per scrivere qualcosa di decente e non volevo bloccarti ulteriormente. Dunque, da adesso hai un giorno di convalescenza on/off gdr da scontare, per il resto sei completamente guarito :*): Ti assegno 24 exp perché, cronologicamente, non sei ancora diventato Chunin. Eh, niente <3
    Se qualcuno desse exp anche a me, mi farebbe un piacere
     
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  7. Kote
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    Kerbe, 47 e vai a finire di studiare per l'esame :sisi:
     
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6 replies since 8/6/2015, 22:39   178 views
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