Un abito per Kuma

Aspettavo al bancone di un qualche bar di Oto sperduto nei quartieri periferici, questo non significava affatto che erano zone malfamate, al contrario dei pensieri che la normale gente si fa il bar in cui mi trovavo era abbastanza tranquillo con poche persone e soprattutto pacate. Anche la zona in cui si trovava era in quiete e nulla sembrava alterare la pace. L’unico elemento che posso considerare di disturbo ero io, seduto a quella sedia che nervosamente agitavo su e giù la punta del piede destro facendo vibrare il bancone, il proprietario mi osservava con aria interdetta e tentò di attaccare bottone come un qualsiasi commesso vuole fare per estorcere informazioni e nutrire la propria curiosità.

Dimmi un po’ chi aspetti?

Alzai lo sguardo e notai i suoi luccicanti sopra la mia testa che cercavano di tirarmi via la riposta e porre pace alle domande che si poneva sul mio conto.

Capisco che è quasi deformazione professionale sapere tutto sui suoi clienti ma questa volta penso debba fare un eccezione.

Irritato lasciai il bar e decisi di aspettare la controparte dell’appuntamento nella piazza di fronte, l’avrei intercettato prima che entrasse nel bar ed evitato una figuraccia colossale, come mi era venuto in mente di dare appuntamento a quel ragazzo in un luogo pubblico? Non che mi stava antipatico anzi, quel ragazzo poteva atterrarmi in poche mosse, ma la cortese amicizia che era nata nel nostro primo incontro stava maturando e speravo davvero di diventare buoni amici e aiutarlo per migliorare la sua situazione.

Ovviamente mi riferivo a Yukimura, il ragazzo che mi esaminò al Dojo di Oto e che mi permise di essere promosso alla prova da lui stesso creata. Ricordo ancora il combattimento e le emozioni che provai cercando acciuffarlo, la sua specialità era sparire e riapparire in continuazione evitando ogni attacco e sferrando potenti offensive in grado di sbaragliarti in pochissimi secondi. La mia sconfitta fu ovvia ma l’impegno mostrato mi aiutò nella valutazione e mi permise di continuare il mio cammino ninja con una nota positiva sulla mia carriera. Il tempo si faceva sempre più breve e sentivo dentro di me il desiderio di mettermi alla prova e cominciare seriamente il mestiere di Ninja, fino ad allora tutto sembrava un gioco ma adesso mi sentivo pronto e non bramavo altro che diventare un Chunin e farmi valere per le mie capacità. Non avrei mai saputo il tempo propizio e mi sarei dovuto tenere pronto ad ogni piccola opportunità.

Tornando al presente mi ero tenuto in contatto con Yukimura e dopo qualche breve dialogo eravamo giunti alla conclusione di vederci e passare una giornata insieme parlando un po’ del più e del meno e facendo conoscenza. Nonostante la piccola confidenza creatasi tra noi Yukimura non faceva altro che rivolgersi a me usando del lei e questa sarebbe stata un’occasione propizia per porre fine all’imbarazzane uso della terza persona. Il suo arrivo fu preceduto da un paio di occhiatacce lanciate dai passanti che lo vedevano percorrere la via verso il bar dell’incontro. Da lontano non potevo distinguere il suo abbigliamento ma potevo scommetterci che si trattava di qualche abito femminile che lui amava tanto portare, chissà se oggi avrei cambiato questa sua abitudine. Sicuramente non sarebbe stata una giornata normale.

Sono qui!

Alzai la mano per richiamare la sua attenzione, intercettai il suo sguardo e gli sorrisi. No.. non sarebbe stata una normale giornata.

Yukimura! Sono qui!

Il secondo tentativo era andato in porto, era passato qualche minuto prima che il ragazzo si accorgesse di me e potesse cambiare traiettoria per raggiungermi nel nuovo punto d’incontro. Lentamente focalizzavo il ragazzo e scoprii come si era vestito per quest’apparizione in pubblico. Portava un cerchietto nero con un fiocco rosa sulla testa per tenere all’indietro i capelli biondi mettendo in risalto la fronte e il viso angelico che tanto lo caratterizzava. Indossava un lungo vestito che si fermava all’altezza delle caviglie, il suo tessuto sembrava leggero e il colore era alquanto simile a quello del cerchietto. Da lontano poteva sembrare una tipica tunica ma dopo un attento esame si poteva distinguere un palese abito lungo femminile che suscitava ilarità tra i passanti che lo adocchiavano e portando una mano davanti alla bocca strizzavano gli occhi e sgomitavano il vicino facendogli notare la strana apparizione. Per un attimo fugace mi abbracciò l’idea di lasciarlo lì e andare via tagliando tutti i ponti e fare finta di non averlo mai conosciuto. Fu soltanto un attimo ma riuscii a cambiare idea e restare lì fermo impalato ad aspettarlo.

Salve Aniki, è un piacere rivederla.

Ancora una volta mi spettava un saluto in terza persona facendomi sentire troppo grande rispetto ad un coetaneo che per quanto ne sapevo poteva avere la mia stessa età.

Su dai non darmi del lei! Come va?

Gli passai una mano attorno al collo e lo scrollai in modo amichevole, li stropicciai i capelli e presi il suo cerchietto e lo provai cominciando a schernirlo.

Allora come mi sta?

Cominciai a muovermi imitando palesemente una donna e scoppiammo tutti e due a ridere, passò qualche secondo e si riprese, non era da lui dare così tanta confidenza e le sue guance cominciarono ad arrossire, si divincolò dalla stretta e afferrò in un baleno il suo cerchietto rimettendolo a posto con cura.

Spero tu non mi stia prendendo in giro. Sai non mi piace come mi tratta la gente, vedo i loro sguardi e le loro risate. Io sono così, o meglio mi hanno insegnato che essere così non è meno rispetto a nulla. Se oggi sono qui è perché pensavo di trovare un amico in te ma vederti trattarmi in questo modo mi dà fastidio e mi rattrista. Se per te questo è tutto quello che puoi offrirmi meglio salutarci ora no?

Come un torrente in piena le sue parole mi colpirono e istillarono in me il senso di colpa che si dilagò come una goccia colorata in un bicchiere pieno d’acqua. Lentamente abbassai lo sguardo e lasciai le braccia penzolanti lungo i fianchi come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili. Ciò che disse fu come un muro che mi si schiantò sulla testa e mi lasciò quasi in trance a riflettere. Non volevo perdere un amico prima ancora di legarci e raramente venivo trattato in questo modo dalle persone. Solitamente quando mi approcciavo a qualcuno venivo apprezzato ma raramente venivo respinto. Mi avvicinai e sempre a capo chino dissi

Scusami, non volevo offenderti. Ho un’idea.. per farmi perdonare mi farai passare una giornata vestito come te e vedremo come me la cavo, come dici tu stesso. Qualsiasi uomo sprizza virilità in qualunque situazione no?

Temevo quasi che accettasse.

Se avessi potuto immaginare la piaga che la giornata stava per prendere, mi sarebbe piaciuto rimanere a letto sotto le calde coperte. Era quasi irreale, insieme a Yukimura mi stavo dirigendo in un particolare negozio che riforniva le più eleganti donzelle del villaggio e che era predisposto alla vendita di soli abiti femminili. Al fianco di un amico che sembrava irradiare gioia da ogni poro, ci dirigevamo al suddetto negozio per fare compere, o meglio, cominciare la tortura. Non pensavo davvero che avrebbe accettato la mia richiesta ma una volta fatta una promessa bisogna pur sempre mantenerla. Ed eccomi lì, accompagnato da un uomo travestito da donna ad affrontare lo stesso destino che Yukimura aveva affrontato a suo tempo.

Non sono sicuro.. magari facciamo un altro giorno?

Sentendo la nota di paura nella mia voce Yukimura mi fermò e con teatralità mi pose un braccio sulla spalla e sorrise.

Fa niente, se non vuoi fare compere andremo a casa mia e ti darò qualcosa che fa per te! Non puoi tirarti indietro.

Una luce abbastanza inquietante brillava nei suoi occhi e il sorriso che mi rivolgeva faceva accapponare la pelle. Purtroppo mi ero infilato in questa situazione e potevo soltanto sperare che la giornata sarebbe finita il più presto possibile.

Passata circa un’ora ci ritrovammo nella sua umile dimora così rosa e tenera che mi suscitava la nausea. Come potrebbe mai un uomo vivere in una stanza del genere? Ad una prima occhiata sembrava appartenere ad una donna di mezz’età ma invece era stato un ragazzino ad arredarla. Più passava il tempo più le domande si accumulavano e per non ferire l’animo di Yukimura le tenevo per me evitando qualsiasi inopportuna sceneggiata nel bel mezzo della giornata. Da un grande armadio il mio amico estraeva vestiti su vestiti di dubbia provenienza e virilità. Vestiti da cameriera, lunghi abiti e in particolare uno ancora appeso mi fece trasalire. A prima vista non l’avrei riconosciuto ma le circostanze me lo fecero notare.

Ma quello è..

Senza neanche finire la frase presi il vestito e lo mostrai a Yukimura, era un abito dada cameriera molto normale ma era logoro e strappato.

Si, è quello che ho usato per combattere contro di te, non mi scorderò mica di un genin che ha osato o meglio riuscito a colpirmi. Davvero ammirevole.

Perché lo conservi?

Beh, quel giorno ho imparato una nuova lezione e questo lo devo solo a te. E’ un oggetto che mi ricorda quel giorno e per questo l’ho conservato per tutto questo tempo.

Arrossendo lo poggiai su letto e lasciai continuare Yukimura nella sua ricerca. Nella mia mente si accavallavano e mi chiedevo sempre più se davvero potevo contare qualcosa per una persona. Solitamente ero una figura passeggera nella vita delle persone. Da sempre cercavo di imprimere un ricordo indelebile nei ricordi per lasciare una mia traccia nel mondo. Speravo che con il mio carattere potessi dare nell’occhio e rendermi particolare. Possibile che per Yukimura rappresentavo più di un normale ninja che ha battuto? Ero finalmente riuscito a farmi un amico per la vita?

Ecco qui! Questo fa per te!

La sua voce mi riportò sulla terra, girandomi lentamente trattenni il respiro e pregai l’essere che stava in cielo, chiunque esso sia, di non far avverare il terribile incubo che avevo in mente.

Ehm.. io dovrei indossare.. quello?

Yukimura non scherzava, aveva in mano un vestito da cameriera simile al suo, si era cambiato in un secondo e adesso me ne porgeva un altro identico.

Così sembreremo uguali!

Non avevo la minima intenzione di rendermi così ridicolo di fronte ad un amico o peggio ancora di fronte al mio villaggio.

Lo indosso ad una sola condizione, non uscirò mai da questa stanza.

Yukimura annuendo mi porse ancora il vestito e riluttante accettai. La difficoltà fu inaudita, le calze a rete erano come ragnatele e cento strati dovevano essere sistemati correttamente per indossarlo. Per non parlare della cerniera che dovette chiudere Yukimura e che mi fece scendere mille brividi lungo la schiena. Il colpo di grazie fu il cerchietto che dovetti indossare per completare il tutto. Volevo dissolvermi in volute di fumo e viaggiare miglia lontano da me stesso per quello che stavo facendo.

Adesso ti insegno a sprizzare virilità sotto questa forma. Forza fatti sotto!

Senza preavviso ricevetti un pugno e caddi a terra a gambe aperte.

Ma cosa fai?

Forza fatti sotto! Fammi vedere chi è l’uomo. Una sana scazzottata e vedrai che sarai più virile di prima.

Passò così il pomeriggio, tra cazzotti e prese che resero entrambi esausti e sudati. Cosa avevo imparato da quell’esperienza? Nulla, mi sentivo ancora un ragazzino o meglio una ragazzina considerato gli abiti che indossavo. Per far contento Yukimura dovetti portare quel completo a casa e conscio di non indossarlo mai più lo salutai e lo ringraziai per la fantastica, si fa per dire, esperienza.

La prossima volta ti farò vestire io da uomo.

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